RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 118 - Testo della trasmissione di martedì 27 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa guatemalteca ricorda
il VI anniversario della morte di mons. Juan Josè Gerardi
La
festa induista di Kumbha Mela diventa occasione di dialogo tra induisti e
cristiani
In
Iraq oltre 40 guerriglieri uccisi in combattimenti fuori Najaf: scontri anche
alle porte di Falluja
Ancora
scontri nelle Molucche tra cristiani e musulmani: è salito a 24 il numero delle
vittime. Il vescovo di Ambon, Petrus Mandagi, chiede – ai nostri microfoni - la
cessazione delle violenze
Stamani,
a Pretoria, il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha giurato per il suo secondo
mandato
Ancora
nessun dato sul voto di domenica nella Guinea Equatoriale: scontata la vittoria
del presidente in carica Obiang Nguema, accusato di brogli dall’opposizione.
27
aprile 2004
PORTARE
IL VANGELO NELLA CULTURA DI OGGI PER GUARIRE L’UMANITA’
DALLE
PAURE E DALLE DIVISIONI:
COSI’
IL PAPA, RICEVENDO LA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
IN
OCCASIONE DEL 25.MO DELLA COSTITUZIONE APOSTOLICA “SAPIENZA CRISTIANA”
Occorre portare con coraggio il Vangelo nella cultura di
oggi per guarire l’umanità dalle sue paure e dalle sue divisioni. E’ quanto ha
detto il Papa stamane ricevendo i membri della Congregazione per l’Educazione
Cattolica in occasione del 25.moo anniversario della Costituzione apostolica
“Sapientia Christiana” sulle università e le facoltà ecclesiastiche, firmata
dallo stesso Giovanni Paolo II il 15 aprile del 1979. Ma ascoltiamo le parole
del Santo Padre nel servizio di Sergio Centofanti.
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“Oggi,
più che mai le Università e Facoltà ecclesiastiche devono giocare un ruolo
nella “grande primavera” che Dio sta preparando per il Cristianesimo”.
“L’uomo contemporaneo – ha detto il Papa - è più attento a
certi valori: la tutela della dignità della persona, la difesa dei deboli e
degli emarginati, il rispetto della natura, il rifiuto della violenza, la
solidarietà mondiale”.
A fronte di questo però – ha aggiunto – il mondo di oggi è “minacciato da fratture
sempre più profonde, per esempio, tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Sono spaccature
che hanno alla loro base l’allontanamento dell’uomo da Dio”. Ci sono inoltre
“le insidie dell’individualismo, del pragamtismo, del razionalismo”.
In questa situazione le università ecclesiastiche, “in
linea con il Vangelo, la Tradizione e il Magistero”, hanno l’importante compito
di evangelizzare la cultura adoperandosi “con tutta la loro forza a unire il
mondo della scienza e della cultura alla verità della fede per far riscoprire
l’ordine salvifico del piano divino nella realtà di questo mondo”.
“Il compito di insegnare – ha sottolineato – riveste
un’importanza particolare nella realtà odierna, contrassegnata, da una parte,
da un progresso tecnico impressionante e,dall’altra, dalle più varie
contraddizioni, scissioni e tensioni”.
“In varie Encicliche - ha detto Giovanni Paolo II - ho cercato di indicare la strada per realizzare
la riconciliazione in profondità tra la fede e la ragione (cfr Fides et ratio), tra il bene e il vero
(cfr Veritatis splendor), tra la fede
e la cultura (cfr Redemptoris missio),
tra le leggi civili e la legge morale (cfr Evangelium
vitae), tra l’Occidente e l’Oriente (cfr Slavorum apostoli), tra il Nord e il Sud”.
Il Pontefice esorta quindi i docenti ad unire il rigore
della loro attività universitaria all’apertura umile e disponibile alla Parola
di Dio “ricordando che l’interpretazione autentica della Rivelazione è stata
affidata al solo Magistero vivo della Chiesa”.
“Incoraggio
tutti a proseguire nella loro importante missione di evangelizzazione per mezzo
dell’intelligenza della Rivelazione, continuando a perseguire quella sintesi
vitale delle verità rivelate e dei valori umani che è costitutiva della
sapienza cristiana”.
In questo modo – ha concluso il Papa - si potrà
“contribuire a guarire l’uomo dalle sue paure e dalle sue lacerazioni interne”.
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IL SALUTO DEL PAPA ALLA 42.MA
ASSEMBLEA
DEI VESCOVI BRASILIANI IN CORSO AD ITAICI, NEI PRESSI DI SAN PAOLO
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
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“Il Papa desidera assicurare che segue con grande
interesse i lavori assembleari e invoca la luce di Cristo risorto affinché
illumini i partecipanti nel difficile compito di tracciare piani di
evangelizzazione per il popolo di Dio. Il Santo Padre inoltre confida che, per
intercessione della Madonna Aparecida, il Signore conceda all’Assemblea
abbondanti frutti”. E’ quanto ha detto il sostituto per gli Affari Generali
della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, leggendo a circa 360
vescovi brasiliani, riuniti dallo scorso 21 aprile fino a venerdì prossimo a
Itaici, nei pressi di San Paolo, il messaggio del Papa in occasione della 42.ma Assemblea dei presuli incentrata sul
tema “Vita e ministero dei sacerdoti”. Sul significato dell’annuncio del
Vangelo nella complessa società moderna brasiliana, ascoltiamo il vescovo
ausiliare di Palmas Francisco Beltrão, mons. Luigi Bernetti.
R. – La Chiesa si deve adattare ai tempi, studiando l’uomo
di oggi affinché la parola di Dio possa arrivare anche al cuore, perché la
missione di Gesù è questa: salvare l’uomo, tutti gli uomini. E’ questa la
preoccupazione della Chiesa mondiale e specialmente del Brasile, perché il
Brasile è un Paese molto complesso. Dobbiamo perciò studiare questo tema con
molto amore, per poter compiere la missione che Gesù ci ha dato: “Andate in
tutto il mondo, predicate il Vangelo a tutte le creature”.
D. – Quali sono, per la Chiesa brasiliana, le sfide
prioritarie?
R. – Il Brasile è uno dei Paesi più ricchi di beni del
suolo e sottosuolo nel mondo. Tuttavia la differenza di classe è molto grande.
Quindi, è la fraternità, l’amore fraterno, che dovrebbe dire alla persona che
ha di più di saper distribuire a coloro che hanno meno.
D. – A che punto è la riforma agraria?
R. – La riforma agraria è cominciata prima di Lula. In
ogni modo, Lula ha detto in questi giorni che la riforma agraria sarà fatta, ma
non con il ‘tamburo’; bisogna farla secondo le leggi e con prudenza, perché
possa produrre gli effetti che tutti aspettiamo.
Sulla società brasiliana e sull’attuale situazione
mondiale è stata incentrata la lettera dei vescovi inviata al Papa. “Sentiamo –
hanno scritto i presuli - la tenacia e lo spirito evangelico nell’affrontare i
drammi che più feriscono la persona umana, come la violenza, la guerra,
l’ingiustizia, la disuguaglianza ed il terrorismo. Vediamo sulle labbra e nei
gesti di profeta del Papa una nuova cultura fondata sulla pace, sulla giustizia
e sulla solidarietà”.
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NOMINE
Il
Papa ha nominato oggi nunzio apostolico in Haiti mons. Mario Giordana, finora
consigliere della nunziatura apostolica in Italia, elevandolo in pari tempo
alla sede titolare di Minori, con dignità di arcivescovo. Mons. Giordana, nato
a Barge in provincia di Cuneo 52 anni fa, è dal 1976 nel servizio diplomatico
della Santa Sede: parla francese, inglese e spagnolo.
ALTRE
UDIENZE
Il Papa oggi ha ricevuto in successive udienze anche mons.
Pietro Sambi, nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in
Gerusalemme e Palestina, e mons. Francesco Canalini, nunzio apostolico in Australia.
SI CONCLUDERA’ IL 30 APRILE IL LAVORO DI CONSULTAZIONE
PER IL PROGETTO DI COMPENDIO DEL
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
Il 30 aprile prossimo si concluderà la consultazione di
tutti i Cardinali e dei Presidenti delle Conferenze Episcopali circa il
progetto di Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, preparato
dalla Speciale Commissione Cardinalizia. Lo ha reso noto oggi il direttore
della Sala Stampa vaticana, Joaquin Navarro Valls.
Nel preparare tale progetto, si è cercato di attuare
quanto richiesto dal Santo Padre nella lettera indirizzata il 2 febbraio 2003
al Card. Joseph Ratzinger:
“Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica –
scriveva Giovanni Paolo II - dovrà contenere, in modo conciso,
i contenuti essenziali e fondamentali della fede della Chiesa, rispettandone la completezza e l'integrità
dottrinale, sì da costituire una sorta di ‘vademecum’, che consenta alle
persone, credenti e non, di abbracciare, in uno sguardo d'insieme, l'intero
panorama della fede cattolica.
Esso avrà come fonte, modello e punto di riferimento
costante l'attuale Catechismo della Chiesa Cattolica, che, mantenendo
intatta la sua autorevolezza e importanza, potrà trovare, in tale sintesi, uno
stimolo ad essere meglio approfondito, e, più in generale, un ulteriore
strumento di educazione alla fede”.
Il progetto del Compendio – prosegue il direttore
della Sala Stampa vaticana - cerca di rispecchiare fedelmente il Catechismo
della Chiesa Cattolica sia nella struttura sia nell'articolazione dei
contenuti sia nel linguaggio, dovendo essere non un qualunque Compendio della
fede cattolica, ma un Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Il progetto inviato per la consultazione è, quanto alla
lunghezza, circa un settimo del Catechismo ed è redatto in forma
dialogica, con domande seguite da risposte sintetiche. Si è preferito
questo genere letterario, in quanto si ritiene che inviti maggiormente alla lettura,
instaurando un ideale dialogo tra il testo e il lettore.
Alla fine del progetto, sono state collocate, come
appendice, alcune principali e comuni preghiere del cristiano e alcune formule
di dottrina cattolica.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
crisi in Iraq con un articolo dal titolo "Sangue e ricatti".
Nuove violenze insanguinano il devastato territorio iracheno; i sequestratori
dei tre civili italiani lanciano un ultimatum di morte.
Nelle vaticane, in occasione
dell'udienza alla Congregazione per l'Educazione Cattolica, Giovanni Paolo II
ha formulato tale consegna: realizzate la riconciliazione tra fede, ragione e
cultura, tra bene e vero, tra leggi civili e leggi morali, tra Occidente e
Oriente, tra Nord e Sud. Al contempo il Papa ha sottolineato che il mondo
contemporaneo è minacciato da fratture sempre più profonde che hanno alla base
l'allontanamento dell'uomo da Dio.
Un articolo di Mons. Malcolm
Ranjith, Arcivescovo-Vescovo di Ratnapura (Sri Lanka), sull'Istruzione
"Redemptionis Sacramentum".
Nelle estere, Giordania:
sventato un attentato con venti tonnellate di esplosivi chimici.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Oggi", un articolo di riflessione di Franco Patruno dal
titolo "Un'intervista che non è un processo ma un caso serio di omologazione".
Nell' "Osservatore
libri" un approfondito contributo di Claudio Toscani in merito al primo
volume di "Tutti i romanzi" di Aldo Palazzeschi, nei
"Meridiani" Mondadori, arricchito con saggi e aforismi dello
scrittore.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda dei tre italiani tenuti in ostaggio in Iraq.
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27
aprile 2004
SVENTATA STRAGE TERRORISTICA IN GIORDANIA
- Intervista con padre Yasser Ayyash -
Si è rischiata la strage in
Giordania, dove il governo ha sventato un attentato che avrebbe potuto
provocare 80 mila vittime. Ad Amman, la polizia ha arrestato alcuni attivisti
di Al Qaeda, in procinto di colpire il Dipartimento generale dell’informazione
e l’ambasciata Usa: avrebbero usato due camion pieni di esplosivi chimici. La
notizia, riferita ieri sera dalla tv di Stato, ha destato grande preoccupazione
nel Paese, come sottolinea il parroco della Chiesa cattolica melchita di Amman,
padre Yasser Ayyash, intervistato da Andrea Sarubbi:
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R. – A dire la verità ho avuto tanta paura. Se questo è
accaduto le conseguenze saranno molto grandi. Questi attentati sono una cosa
nuova per la Giordania, non abbiamo mai sentito parlare di attentati. Si vede
che c’è una mano dall’esterno e non dall’interno e che paga bene.
D. – Perché proprio la Giordania, quindi un Paese arabo, è
nel mirino dei terroristi islamici?
R. – Mi sembra che la Giordania sia un Paese che ha una
posizione moderata, forse perché è molto vicina all’Occidente e ha fatto la
pace con Israele. D’altra parte ci sono persone animate da spirito di fanatismo
e agiscono contro il Paese, che essendo moderato, deve subire sia le
conseguenze positive che quelle negative.
D. – Vi era già arrivata voce che c’erano degli infiltrati
di Al Qaeda, in Giordania, che stavano preparando degli attentati?
R. – Sì diverse volte abbiamo sentito di arresti nel Paese
di affiliati ad Al Qaeda che avevano l’intenzione di fare attentati. Il governo
ha lavorato molto bene.
D. – Lei ha usato più volte l’espressione ‘un Paese
moderato’. Questa moderazione della Giordania si vede anche nella vita di tutti
i giorni per voi che siete dei cattolici melchiti, che vivete in un Paese a
maggioranza islamica?
R. – Sì. La
Giordania ha una caratteristica: la convivenza. Noi facciamo i nostri riti, le
nostre preghiere, abbiamo le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre attività
con grande libertà, possiamo costruire chiese e non abbiamo alcuna difficoltà.
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UNIONE
EUROPEA E LIBIA PIÙ VICINE:
INCONTRO
A BRUXELLES TRA PRODI E GHEDDAFI
-
Intervista con Sergio Romano -
E’ la
prima visita di Muammar Gheddafi fuori dall’Africa dal 1989: il leader libico è
infatti giunto stamani a Bruxelles per un incontro con il presidente della
Commissione europea, Romano Prodi. Nel pomeriggio vedrà l’alto rappresentante
europeo per la Politica estera, Javier Solana, e stasera il capo di governo
belga, Guy Verhofstadt; domattina parteciperà ad una seduta del Parlamento
locale. Mentre nella capitale belga oggi sono coincise manifestazioni di
sostegno a Gheddafi e proteste per la situazione dei diritti umani in Libia, la
visita del leader libico si presenta all’insegna della normalizzazione delle
relazioni tra l’Ue e il Paese africano, in vista della possibile adesione di
Tripoli al Processo di Barcellona, cioè la cornice istituzionale delle
relazioni tra Bruxelles e i Paesi del Mediterraneo. La missione europea del
colonnello Gheddafi giunge anche in un momento in cui la Libia sta rientrando
sulla scena internazionale ed è in attesa dell'abolizione delle sanzioni economiche
americane nei propri confronti. Sul perché di questa due giorni di Gheddafi
presso l’Unione Europea, Giada Aquilino ha intervistato l’ex ambasciatore
Sergio Romano:
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R. - Gheddafi ha bisogno di incassare il risultato della
sua svolta politica, dovuta a due ragioni principali: in primo luogo, il
fallimento della sua politica economica e, in secondo luogo, le sanzioni. A
questo punto, dopo aver avuto una sorta di “assoluzione” da parte della
Comunità internazionale, Gheddafi può stabilire quel rapporto con l’Unione
Europea che hanno già instaurato i Paesi arabi aderenti al Processo di
Barcellona, che sono in un modo o nell’altro associati all’Unione.
D. – Quanto è vicina l’abolizione delle sanzioni
economiche da parte degli Stati Uniti?
R. – Piuttosto vicina. Gheddafi ha promesso che avrebbe
pagato una quota supplementare di quattro milioni di dollari per ciascuna delle
vittime del disastro aereo di Lockerbie. Quel pagamento è collegato ad una
scadenza nel calendario libico-americano e quindi la revoca delle sanzioni
dovrebbe essere dietro l’angolo.
D. – L’adesione al Processo di Barcellona può segnare
davvero la fine dell’isolamento politico ed economico della Libia?
R. - Credo che l’isolamento politico ed economico della
Libia possa ormai considerarsi un periodo passato. Vengono a cadere le
sanzioni, soprattutto ritornano rapidamente in Libia i capitali americani ed
europei legati al petrolio. Ovviamente il mercato del greggio richiede forti
investimenti di capitali per attrezzature e infrastrutture. Se il Paese
comincia davvero a decollare, si potranno poi costruire anche infrastrutture
civili.
D. – I programmi nucleari ridimensionati, il risarcimento
nei contenziosi con diversi Paesi europei, un ruolo determinante nell’Unione
Africana: che strategia è quella di Gheddafi?
R. – Sappiamo che in questo momento, con una politica
ragionevole, vuole cercare di reintegrarsi nella Comunità europea e nel
rapporto più generale con gli Stati Uniti. Sappiamo anche però che non ha mai
rinunciato ad un ruolo di leader di grandi movimenti contestatori
dell’Occidente.
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IN BASILICATA NONO GIORNO DI
BLOCCO NEGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI DI MELFI, DOVE PROSEGUE L’IMPEGNO DEI
SINDACATI E DEI VESCOVI DELLA REGIONE
PER UNA RAPIDA SOLUZIONE DELLA SITUAZIONE
- Interviste con i vescovi
Agostino Superbo e Gianfranco Todisco -
Uno scenario diverso si presenta
stamani in Basilicata nell’area industriale di Melfi, occupata da nove giorni
da manifestanti che protestano per le condizioni dei lavoratori degli
stabilimenti della Fiat. Non si registra, infatti, la tensione di ieri mattina,
quando almeno 13 persone sono rimaste ferite in seguito ad una carica della
polizia. C’è invece molta attesa per l’incontro tra i segretari dei sindacati e
per gli sviluppi che i vari tentativi di mediazione, in atto nelle ultime ore,
potranno avere. Anche la Chiesa è molto impegnata per una soluzione della
difficile situazione di Melfi e i vescovi della Basificata hanno redatto un comunicato
per promuovere un tavolo della concordia tra le parti. Su questo documento
ascoltiamo l’arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, al microfono di
Luca Collodi.
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R. – E’ una necessaria presa di posizione rispetto ad un
momento di sofferenza per tutta la regione. Anche se lo stabilimento è
localizzato a Melfi, sono interessati i lavoratori di molte delle nostre
diocesi. Noi chiediamo che si riprenda il tavolo della concordia prima di tutto
tra i sindacati e, in secondo luogo, il dialogo con il governo e con i vertici
dell’azienda.
D. – Voi auspicate, come vescovi della Basilica, un tavolo
della concordia ma ponete anche l’accento sul metodo di rivendicazione dei
diritti e di promozione della legalità e dell’ordine. A cosa vi riferite?
R. – Noi riteniamo che la violenza non abbia il potere di
risolvere i problemi. Ci sono molti modi per rimuovere i picchetti, se ci sono.
Non possiamo, inoltre, essere d’accordo con metodi che impediscano ai
lavoratori di entrare negli stabilimenti.
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E sulla situazione ascoltiamo una
testimonianza del vescovo di Melfi, mons. Gianfranco Todisco:
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R. - Questa situazione sta facendo soffrire un po’ tutti e
ci auguriamo che termini il più presto possibile. E’ vero che le difficoltà che
stanno incontrando i lavoratori - in relazione ai doppi turni notturni e al
salario che dovrebbe essere adeguato a quello degli altri lavoratori del
settore - rappresentano questioni serie che vanno affrontate con chiarezza.
D. – Mons. Todisco, da dove nasce il malumore nella zona
industriale di Melfi e perché i lavoratori sono così divisi?
R. – I lavoratori sono divisi perché pensano - almeno
alcuni di loro o meglio quelli che non sono d’accordo sul picchettaggio - che i
problemi si possano risolvere senza arrivare a questi casi estremi. Anche
perché questo contrasta con quel principio di libertà che nessuno di noi ha il
diritto di infrangere. Io credo che noi dovremmo impegnarci a far capire
veramente che dietro al lavoro c’è un’etica, c’è un comportamento che è al di
sopra delle parti. E’ necessario rispettare la dignità della persona in tutti i
suoi diritti. Nessuno di noi può ledere questi diritti: né di chi offre il
lavoro né di chi presta il lavoro.
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SI È
SVOLTA IERI NEL PALAZZO DEI CONGRESSI ALL’EUR
LA TAVOLA ROTONDA ORGANIZZATA DALLA DIOCESI
DI ROMA SUL MESSAGGIO
DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI:
“MASS
MEDIA IN FAMIGLIA: RISCHIO E RICCHEZZA”.
-
Servizio di Marco Cardinali -
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Nel
messaggio del Papa si parla dei media come grandi possibilità di crescita culturale
se ben utilizzati ma anche come rischio in un mondo, come quello presentato
dalla Tv, relativizzato e artificiale. Nella tavola rotonda di ieri si è
partiti proprio parlando di televisione con l’intervento del cardinale Alfonso
Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia che ha
parlato di quanto alcuni programmi tv inducano a pensare ad una vita famigliare
non reale insinuando l’idea di una fragilità tale da rendere impossibile una donazione
totale e duratura da parte degli sposi. Talvolta addirittura, ha aggiunto il
porporato, il massiccio “bombardamento delle immagini e idee provoca modi di
pensare e di agire che non sono degni della persona umana, in particolare, dei
bambini”. Il problema televisione è stato naturalmente quello più sentito,
visto che ormai tale strumento è entrato nelle case anche dei meno abbienti
quasi come un membro della famiglia, ma si è parlato anche di internet, dei
quotidiani e dei telefonini, tutti strumenti che anche i più giovani usano.
Responsabilità è stata la parola chiave sia per chi opera nel campo delle comunicazioni,
ma anche per chi fruisce di tali strumenti.
A
questa responsabilità ha fatto riferimento anche il presidente della Repubblica
Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che ha fatto pervenire ai partecipanti al
convegno un suo messaggio, in cui ha incoraggiato il mondo delle associazioni e
del volontariato a promuovere “politiche sociali appropriate” che rafforzino
nella coscienza collettiva “una cultura dell’informazione e della comunicazione
che richiami la responsabilità del mondo delle istituzioni e della società
verso i minori e la famiglia”. I mass media possono dunque essere un aiuto
anche per far ritrovare insieme la famiglia, in un momento di riposo e di svago
ma se mal usati possono essere anche un interporsi al dialogo e portare addirittura
a forme di solitudini gravi. Il cardinale Trujillo ha invitato le famiglie a
sentire la responsabilità di organizzarsi “politicamente per non essere vittime
di alcuni mezzi che si preoccupano fondamentalmente del guadagno attraverso lo
sfruttamento, ad esempio, della pornografia e della violenza”. Allo Stato, al
mondo politico, ai legislatori è giunto, infine, l’invito a sentire come
priorità l’attuazione di una politica a favore dei più deboli e della famiglia
nel suo insieme, perché nelle continue e sempre più veloci sfide poste dai
media non siano proprio le nuove generazioni a rimetterci.
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LA
PARABOLA FELICE DI UNA BAMBINA INDIANA, ADOTTATA DA UNA COPPIA EUROPEA
DOPO
L’ABBANDONO IN ORFANOTROFIO. IL RITORNO AI LUOGHI DELL’INFANZIA
NEL
LIBRO DI ASHA MIRO’ “FIGLIA DEL GANGE”
-
Intervista con l’autrice -
Nata in un piccolo villaggio indiano sulle rive del fiume
sacro, il Gange, è abbandonata piccolissima in un orfanotrofio di suore a
Bombay. Sei anni nell’attesa, vana, di conoscere i suoi veri genitori. Poi la
svolta: una coppia spagnola di Barcellona l’adotta e la porta in Spagna con sé.
Ma Asha Mirò, 37 anni, non ha dimenticato le sue origini. Anzi è voluta tornare
sui luoghi della sua infanzia, per rivisitarli con gli occhi di un adulto: per
capire il perché del suo dramma, ma anche per perdonare. Un’esperienza
condensata nel libro, edito dalla Sperling&Kupfer, intitolato “Figlia del
Gange”, che Asha Mirò – oggi portavoce del Forum di Barcellona 2004 - ha
scritto forte anche delle sue esperienze professionali, che l’hanno portata a
collaborare a diversi programmi nel campo delle adozioni e a progetti di aiuto
per i Paesi poveri. La sua storia ha già ispirato un personaggio dei cartoni
animati di prossima uscita, in cui l’autrice è protagonista di storie che
insegnano ai bambini il valore del dialogo tra le culture. Alessandro De Carolis
l’ha incontrata per chiedergli cosa l’abbia spinta a tornare in India dopo
tanti anni:
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R. - EL DESEO DE SABER …
Il desiderio di ricostruire quanto accaduto in quei primi
anni della mia infanzia, visto che i miei erano ormai solo ricordi confusi.
L’esperienza che ho vissuto è stata molto dura, molto difficile e molto intensa
dal punto di vista emotivo. Ho rivisto non solo persone e luoghi di quando ero
piccola – l’orfanotrofio l’ho riscoperto identico ad allora – ma soprattutto il
ritorno in India mi è servito per chiedere dei miei genitori naturali, di
toccare con mano quella realtà.
D. – Lei ha vissuto un’esperienza drammatica: quella di essere
abbandonata in fasce da suo padre sulla soglia dell’orfanotrofio. Quali sono i
suoi sentimenti nei confronti dei genitori che lei definisce “biologici”?
R. – EN PRINCIPIO LA SENSACIÓN …
Dal principio, la sensazione di abbandono mi ha provocato
un grande dolore. Ma dopo aver rivisto l’India, aver conosciuto la realtà della
sua gente, ho capito meglio ciò che mi è accaduto. E la rabbia che provavo
all’inizio nei confronti di mio padre si è trasformata in perdono.
D. – Quanto ha giocato in questo perdono la sua fede?
R. – SIEMPRE CREO QUE …
Io sono convinta che le persone, per loro natura, siano
buone. Dunque, la fede cristiana che mi hanno trasmesso i miei genitori
adottivi è stata fondamentale per me, perché solo quando si perdona è possibile
avere il cuore sereno.
D. – Ha mai sentito il desiderio di conoscere i suoi
genitori indiani?
R. – SI. HE SIEMPRE TENIDO …
Sì ho sempre avuto il desiderio di conoscere il mio padre
naturale, ma il destino ha voluto che così non fosse. Mio padre è morto due anni
dopo il mio arrivo a Barcellona e così non mi è rimasto niente di lui, nemmeno
una fotografia.
D. – Lei oggi è un’esperta di adozioni. Cosa si sente di
consigliare a una famiglia che voglia adottare un bambino?
R. – PIDO TRES DESEOS …
Tre cose, soprattutto. La prima, che adottino un bambino
con più di 3-4 anni. La seconda, che non gli cambino il nome, perché è una
parte della sua identità. E terzo, che gli insegnino ad amare il suo Paese
d’origine.
D. – La sua storia ha ispirato un cartone animato di coproduzione
internazionale, anche italiana. Da dove nasce questa idea?
R. – NACIO’ DE MI AGENTE LITERARIA …
L’idea, frutto della mia agente letteraria, è stata
ispirata dal mio nome indiano, Asha, che vuol dire “speranza”. Abbiamo voluto
creare un personaggio per sottolineare questo valore nelle nuove generazioni:
in particolare per suggerire un atteggiamento positivo, di apertura, nei
confronti della nostra società multiculturale.
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27
aprile 2004
AL TERMINE
DEL PELLEGRINAGGIO A SANTIAGO DE COMPOSTELA I VESCOVI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE EUROPEA HANNO RINGRAZIATO GIOVANNI PAOLO II PER IL
GRANDE IMPEGNO A FAVORE DELL’UNIONE DEL CONTINENTE EUROPEO
SANTIAGO
DE COMPOSTELA = Al termine del loro pellegrinaggio verso Santiago de Compostela
i vescovi della Conferenza Episcopale Europea si sono rivolti, con una lettera,
a papa Giovanni Paolo II per esprimere la loro gratitudine “per il grande
impegno dimostrato durante il suo Pontificato in favore dell’unione del nostro
continente”. “Se oggi - hanno affermato i vescovi - possiamo gioire nel momento
in cui i confini dell’Unione Europea si stanno allargando, sentiamo molto
profondamente che questo lo si deve alla forza con la quale Sua Santità ha dichiarato
la necessità per l’Europa di respirare con tutti e due i suoi polmoni:
l’Oriente e l’Occidente”. I vescovi hanno ringraziato il Papa anche per le “sue
indicazioni dottrinali e pastorali che ci ha dato con l’Esortazione Apostolica
‘Ecclesia in Europa’, che ha ispirato il nostro ministero”. La lettera a
Giovanni Paolo II ha concluso una serie di iniziative che hanno voluto
sottolineare l’importanza del prossimo allargamento dell’Unione Europea. Dal 17
al 21 aprile si è, infatti svolto il pellegrinaggio a Santiago de Compostela,
che ha visto 300 pellegrini, tra i quali anche 40 vescovi, dirigersi verso
quella che il Pontefice ha definito la “capitale spirituale d’Europa”. Il
pellegrinaggio si è concluso con il congresso “Unione Europea: Speranza e
responsabilità – lettura teologica dell’evoluzione dell’Unione Europea”,
seguito dall’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Europea, alla quale
hanno partecipato per la prima volta, come membri effettivi, i vescovi degli
Stati che entreranno nell’Unione il prossimo 1 maggio.
LA
CHIESA GUATEMALTECA RICORDA IL VI ANNIVERSARIO
DELLA
MORTE DI MONS. JUAN JOSE’ GERARDI.
MIGLIAIA
I FEDELI CHE HANNO RESO OMAGGIO AL VESCOVO UCCISO
DOPO
AVER CURATO IL RAPPORTO SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE
- A
cura di Maurizio Salvi -
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CITTA’
DI GUATEMALA.= Con una serie di iniziative e preghiere la Chiesa guatemalteca
ha ricordato il sesto anniversario della tragica morte di mons. Juan José
Gerardi. Il centro delle manifestazioni è stata la cripta della cattedrale
metropolitana della capitale, dove i resti del religioso sono stati tumulati. I
cancelli della cripta erano già stati aperti sabato per permettere alle
migliaia di fedeli, che hanno conservato un grande affetto per il vescovo
ausiliare di Città di Guatemala, di poter deporre omaggi floreali e sostare in
raccoglimento davanti alla tomba. Qui un gruppo di alunni ha collocato un
tappeto vegetale con la scritta “Guatemala, nunca mas” – “Guatemala, mai più”
-, dal nome del rapporto da lui curato sulle violazioni dei diritti umani nel
Paese. Ieri mattina, poi, molti fedeli e molte persone comuni hanno manifestato
in silenzio attraversando il centro della capitale e poi partecipato anche ad
una veglia per la pace. Nel tardo pomeriggio il cardinale Rodolfo Quezada
Toruño ha celebrato l’Eucaristia nella cattedrale. Da qui i fedeli hanno
organizzato una processione verso la chiesa di San Sebastian dove visse e morì
mons. Gerardi e che si trova a 300 metri dalla sede del governo guatemalteco.
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I
VESCOVI DEL BURKINA FASO E DELLA COSTA D’AVORIO LANCIANO UN APPELLO
AI RISPETTIVI GOVERNI AD INCONTRARSI E DIALOGARE. TRA LE RICHIESTE DEI PRESULI LA LOTTA ALLA POVERTA’ E
ALL’INGIUSTIZIA, TRASPARENZA NELLA GESTIONE
ECONOMICA
E L’INVITO A NON FARSI MANIPOLARE DALLE POTENZE STRANIERE
ABIDJAN
= Un invito a “incontrarsi e dialogare” per il bene delle popolazioni africane
è stato rivolto dai vescovi ivoriani e burkinabè ai rispettivi governi.
L’appello, comunicato dall’episcopato della Costa d’Avorio, è stato diffuso al
termine di tre giorni di incontri ad Abidjan, capitale economica del Paese. I
presuli hanno chiesto “di combattere l’ingiustizia e la povertà”, di gestire le
risorse economiche “in modo trasparente” e a “non lasciarsi manipolare dalle
potenze economiche straniere”. Riferendosi poi alla sollevazione armata del 19
settembre 2002, causa di una grave crisi socio-politica ancora non del tutto
risolta in Costa d’Avorio, i vescovi hanno sottolineato come i cittadini
ivoriani e del Burkina Faso, “un tempo fratelli, adesso coltivano la
diffidenza”. Le relazioni tra i due Paesi sono, infatti, degenerate quando il
governo ivoriano ha accusato il Burkina Faso di sostenere la ribellione. I
vescovi autori del documento hanno infine celebrato, ieri, una Santa Messa nella
cattedrale Saint-Paul di Abidjan, alla quale hanno partecipato il presidente
ivoriano Laurent Gbagbo e il primo ministro del governo di riconciliazione
nazionale Seydou Diarra.
SENZA
IL CRISTIANESIMO NON E’ POSSIBILE IMMAGINARE L’EUROPA. E’ QUANTO HANNO
AFFERMATO I VESCOVI SLOVENI IN UNA LETTERA PASTORALE ALLA
VIGILIA DELL’ENTRATA NELL’UNIONE EUROPEA
- A
cura di Davide Martini -
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LUBIANA
= Non è possibile immaginare un’Europa senza il cristianesimo. E’ quanto hanno
affermato i vescovi sloveni in una Lettera pastorale emanata dalla propria
Conferenza episcopale. “l’Europa senza il cristianesimo – si legge nel documento
- non sarebbe più Europa. L’anima dell’Europa è il cristianesimo stesso”. La
nuova comunità di nazioni e di popoli che nascerà dall’allargamento dell’Unione
Europea ha dei valori fondamentali che sono di origine cristiana, affermano i
vescovi sloveni, che sottolineano come anche i “valori fondamentali, che ci
hanno aiutato a sopravvivere come popolo, derivano dalle stesse radici cristiane”.
Con l’entrata, inoltre, di diversi Paesi slavi “l’Europa inizierà a respirare
con i suoi due polmoni, l’occidente e l’oriente, secondo il desiderio di
Giovanni Paolo II”. “Una vita coerente con il Vangelo – prosegue il testo
- è la caparra più sicura
dell’avvicinamento alla fraternità universale già qui sulla terra, nell’Europa
unita”. L’entrata in Europa non comporta solo aspetti positivi, ricordano i
vescovi sloveni, affermando che “per alcuni, specialmente all’inizio, ci
saranno più difficoltà” e ricordando la possibilità di “nuovi pericoli”.
“Perciò – concludono - è necessario che noi cristiani, insieme con tutti i
cittadini della Repubblica di Slovenia, rafforziamo la nostra identità
nazionale, l’amore per la patria, la volontà e la gioia della vita, i legami
reciproci e la solidarietà”.
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LA FESTA INDUISTA DI KUMBHA MELA DIVENTA OCCASIONE DI DIALOGO
TRA INDUISTI E CRISTIANI. LA
DIOCESI DI UJJAIN METTERA’ A DISPOSIZIONE
DISPENSARI, ALLOGGI E CURE MEDICHE
PER AIUTARE LE AUTORITA’ CIVILI
AD OCCUPARSI DEI 20 MILIONI DI
PELLEGRINI ATTESI
UJJAIN
= La comunità cristiana della diocesi cattolica di Ujjain sta fornendo un
contributo importante alla ‘Kumbha Mela’, la festa religiosa più sentita
dell’India, iniziata il 5 aprile scorso e destinata a concludersi il prossimo 5
maggio nella città dello Stato centro-settentrionale del Madhya Pradesh.
Monsignor Sebastian Vadakel, infatti, vescovo di Ujjain, ha raggiunto un’intesa
con il governo locale affinché la diocesi possa offrire vari servizi in
occasione della festività induista, il cui evento principale sono le tre grandi
abluzioni rituali nel fiume Kshipra e per le quali si prevede una
partecipazione di circa 20 milioni di pellegrini provenienti da tutta l’India.
La diocesi cattolica ha messo a disposizione un dispensario ben fornito che
garantisce cure gratuite ai pellegrini nei trenta giorni della festa, con suore
di varie congregazioni - dottoresse o infermiere professionali - che si prestano
volontariamente ad esercitare queste attività. La diocesi sta inoltre proponendo
un programma per rendere più consapevole la popolazione su alcuni temi sociali
come salute, miglioramento delle condizioni di vita femminili, istruzione delle
ragazze, matrimoni tra minori, dipendenza da droghe, ritardi mentali e disabilità
fisiche. Il vescovo di Ujjain ha detto di sperare che la collaborazione instaurata
in occasione di questo ‘Khumba fornisca alla Chiesa un’opportunità di dialogo
con la comunità induista.
TRASPORTATE
A MILANO LE RELIQUIE DI SANT’AGOSTINO DOPO 1620 ANNI
DAL
SUO PRIMO INCONTRO CON SANT’AMBROGIO.
I DUE
PADRI DELLA CHIESA RESTERANNO L’UNO ACCANTO ALL’ALTRO
FINO
AL 30 MAGGIO. PREVISTI, OLTRE AD APPUNTAMENTI LITURGICO-PASTORALI,
ANCHE MOMENTI CULTURALI
-
A cura di Fabio Brenna –
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MILANO.
= E’ arrivata ieri pomeriggio, nel Duomo di Milano, l’urna con le reliquie di
Sant’Agostino, proveniente dalla Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro in Pavia.
L’urna vi resterà fino al 30 maggio, collocata sull’altare di San Giovanni
Bono, accanto alla reliquia di Sant’Ambrogio. Due grandi dottori della Chiesa
sono tornati insieme 1620 anni dopo il primo incontro, avvenuto a Milano
nell’ottobre del 384. Le reliquie di Sant’Agostino, provenienti da Pavia, a
1650 anni dalla sua nascita si trovano ora in Duomo, a fianco di quelle del
vescovo e santo che unisce il proprio nome a quello della Chiesa di Milano,
Sant’Ambrogio. Agostino arrivò a Milano dall’odierna Algeria ed eretico e
anticattolico fu affascinato dalla forte personalità di Sant’Ambrogio, che lo
condusse sulle vie della fede, in quel modo che Agostino avrebbe poi descritto
nelle sue Confessioni. E proprio questo cammino verso la fede è ciò che
questo rincontro del Duomo si ripropone di far vedere a tutti, secondo quanto
ha suggerito il cardinale Dionigi Tettamanzi, durante la celebrazione dei
Vespri, che ha dato il via all’esposizione che proseguirà fino alla domenica di
Pentecoste il prossimo 30 maggio. Previsti, per l’occasione, una serie di
appuntamenti liturgico-pastorali, ma anche culturali, come la serata di giovedì
6 maggio, quando i filosofi Carlo Sini e Giovanni Reale ripercorreranno
l’elaborazione filosofica di Sant’Agostino, accompagnati da inframmezzi
musicali. “L’insegnamento e la vicenda dei due santi ci riporta poi alle radici
dell’Europa”, ha notato ancora l’arcivescovo di Milano, suggerendo nelle influenze
reciproche di popoli e culture differenti, il benefico influsso su quelle che
sono le attuali fondamenta della nostra civiltà europea.
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27
aprile 2004
-
A cura di Alessandro Gisotti -
In Iraq, i militari americani affermano che almeno 43
guerriglieri, presumibilmente miliziani sciiti di Moqtada Sadr, sono stati
uccisi in combattimenti alle porte di
Najaf. Dalla città santa sciita si sono
ormai ritirate le truppe di Madrid, per
rientrare nella loro base di Diwaniya, in vista del ritiro totale deciso dal
nuovo premier Zapatero. Ma sulle ultime notizie dall’Iraq ascoltiamo il
servizio di Fausta Speranza:
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Per
quanto riguarda l’altra area calda di Falluja, centinaia di poliziotti iracheni
pattugliano le strade della città circondata dai marines e centro della
ribellione sunnita. Nelle prime ore della giornata, nuovi combattimenti si sono
svolti anche appena fuori di Falluja: in uso elicotteri da combattimento e
artiglieria. Da Nassiriya giunge notizia di un blitz dei carabinieri e
dell'unità multinazionale, fatto ieri in un’abitazione nel centro della città.
All'interno sono state trovate armi e munizioni, ma soprattutto documenti
considerati di ''grande interesse investigativo'', in relazione agli attacchi
subiti, negli ultimi giorni con colpi di mortaio, dal contingente italiano e
dalla sede dell'Autorità provvisoria della coalizione. Resta tutta la
tensione per gli ostaggi, dopo il
sollievo di vederli vivi nel video diffuso ieri. Dagli esponenti della politica
viene ribadito il rifiuto a cedere alle richieste dei rapitori, che entro 5
giorni vorrebbero manifestazioni popolari contro il governo. Dagli analisti la
considerazione che si tratta di scelte mediatiche ben studiate, di richieste diverse
da quella manifestata il 13 aprile, nel primo video. Allora si chiedeva solo il
ritiro delle truppe dall’Iraq, ora anche una presa di posizione del popolo
italiano. E poi c’è la certezza degli 007: la conoscenza del dibattito interno
all’Italia denuncia “un qualche legame”, tra il gruppo di sequestratori e
l'Italia. Intanto, si parla di una manifestazione che si sta promuovendo
giovedì prossimo a Roma, sottolineandone
il carattere umanitario e ricordando che altre ci sono state. Ma in
questo caso è decisamente innegabile il rischio di un nesso pesante con le
richieste dei sequestratori.
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Entro il 2004 Al Qaeda
condurrà nuovi attacchi contro interessi americani, che non potranno essere
evitati. Lo afferma un messaggio audio su un sito islamico, in cui l'organizzazione
di Osama Bin Laden nega tuttavia la responsabilità per i recenti attentati a
Riad in Arabia Saudita.
Non si arresta la violenza
nell’arcipelago indonesiano delle Molucche, dove da domenica sono in corso
sanguinosi scontri tra cristiani e musulmani. Stamani, nella capitale Ambon, un
poliziotto è stato ucciso da un cecchino. Sale così a 24 il numero delle
vittime dell’escalation di violenza, mentre sono oltre cento i feriti. Sulla
difficile situazione nelle Molucche, ecco la testimonianza del vescovo di Ambon,
Petrus Mandagi, raggiunto telefonicamente da Susy Hodges:
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R. – THE COMMON PEOPLE…
La gente comune ha paura che
le violenze siano di nuovo come quelle di quattro anni fa.
D. – Alcuni rapporti
dalle Molucche dicono che i cristiani non possono difendersi e le forze di
sicurezza sono molto deboli. I cristiani temono che possano esserci pesanti
perdite di vite, nel caso le violenze continuino?
R. – YES, BECAUSE THE CHRISTIANS HERE…
Sì, perché i cristiani qui si
sentono in minoranza. La polizia e i militari infatti sono costituiti da
musulmani. Quindi, hanno paura che i gruppi che si definiscono a supporto del
Paese indonesiano abbiano l’appoggio dalla polizia e dai militari.
D. – Quanto lei,
personalmente, è ottimista su una fine rapida delle violenze?
R. – I MUST BE OPTIMISTIC…
Devo essere ottimista, perché
ho visto che la gente comune qui non ama vivere di nuovo nella violenza. Ma tutto
dipende purtroppo dal governo, dalla polizia e dai militari.
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Continuano a tardare i risultati delle elezioni svoltesi domenica in Guinea
Equatoriale per eleggere i 100 deputati del Parlamento unicamerale e i 244 consiglieri
di 30 municipi. Gli elettori erano appena 210 mila, ma votavano in 1.187 seggi
sparpagliati sul territorio. Il servizio di Giulio Albanese:
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Nonostante le molte proteste
dell’opposizione, che hanno già denunciato brogli e difficoltà di libera
espressione del voto, è parere più o meno unanime degli osservatori che il partito
del presidente Teodoro Obiang Nguema, controverso capo di Stato che aveva 75
degli 80 seggi nel parlamento uscente, possa ottenere un pieno controllo anche
nella nuova assemblea e nei consigli comunali di questo piccolo Paese, terzo
produttore di petrolio dell’Africa subsahariana, di recente scosso da voci di
un presunto colpo di Stato. Un Paese, è bene ricordalo, la Guinea Equatoriale,
dove sono avvenute in questi ultimi anni flagranti violazioni dei diritti
umani.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Il presidente del Sudafrica,
Thabo Mbeki, rieletto pochi giorni fa dal nuovo parlamento, ha prestato
giuramento per l'inizio del secondo mandato quinquennale. La cerimonia è stata
resa ancora più solenne dalla coincidenza con le celebrazioni per il decennale
della fine dell'apartheid. Il servizio di Beatrice Luccardi:
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Questa mattina, a Pretoria,
Thabo Mbeki ha inaugurato ufficialmente il suo secondo mandato alla presidenza
del Sudafrica. La cerimonia ha avuto luogo nell’anfiteatro dello “Union
Building”, alla presenza di oltre 60 mila persone. “L’Africa è stata indicata
come luogo di disperazione – ha fra l’altro dichiarato il 61enne Mbeki, leader
del partito di maggioranza, African National Congress – e deve divenire un
centro di speranza per tutti”. Fra le personalità presenti vi era Nelson
Mandela, portacolori della lotta anti-apartheid, proprio 10 anni fa primo
presidente sudafricano eletto con suffragio universale. All’ingresso di
Mandela, insignito nel ’92 del premio Nobel per la pace, insieme all’allora
presidente De Klerk, la folla si è alzata in piedi per salutarlo con un lungo e
fragoroso applauso. Il suo successore e delfino, Mbeki, però, già da qualche
anno ha abbandonato i toni riconciliatori di Mandela. Parlando del passato ha
infatti affermato: “Per troppo tempo il nostro Paese ha contenuto e
rappresentato quanto vi sia di più sordido e ripugnante nell’umanità”.
Per la Radio Vaticana,
Beatrice Luccardi.
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L’Unione Europea e la Russia
hanno firmato l'estensione dell'accordo di partenariato e di cooperazione, che
regola soprattutto le relazioni commerciali,
ai dieci nuovi Paesi che entreranno nell'Unione a partire dal primo
maggio. L'estensione dell'accordo e' stata firmata oggi dal ministro degli
esteri russo Sergei Lavrov, dal commissario europeo per le relazioni esterne
Chris Patten e dal ministro degli Esteri irlandese e presidente di turno
dell'Unione, Brian Cowen. Con questa firma si pone fine ad un negoziato fra le
parti, segnato in particolare dalla preoccupazione di Mosca di vedere
indeboliti i suoi rapporti commerciali particolari con molti dei paesi dell'allargamento.
Il nuovo commissario europeo
agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia ha annunciato che, domani,
proporrà alla Commissione di Bruxelles di attivare siano attivati diversi
strumenti di controllo dei conti pubblici per Italia, Olanda e Gran Bretagna.
Almunia ha anche detto che chiederà la chiusura della procedura per deficit
eccessivo nei riguardi del Portogallo. Il presidente della Banca centrale
europea, Trichet, si è detto d'accordo con la decisione della Commissione europea.
Più di 600 persone sono state
messe in quarantena a Pechino, dopo che una ricercatrice dell'istituto di
virologia della capitale cinese aveva contratto la Sars e l'aveva poi trasmessa
a un'infermiera che si prendeva cura di lei. L’Organizzazione mondiale della
sanità ha mandato una squadra di esperti per verificare come si siano
sviluppati questi nuovi focolai di infezione e se le norme di sicurezza decise
in ambito internazionale siano state violate.
In India, nella terza giornata
elettorale su cinque, svoltasi ieri per il rinnovo parziale del parlamento, gli
exit poll indicano un forte balzo in avanti del Partito del Congresso
guidato da Sonia Gandhi. Al voto si sono recati circa 100 milioni di elettori -
sui 170 aventi diritto - in circoscrizioni che riguardano 11 Stati indiani.
Gli Stati Uniti sono pronti ad
adottare misure in favore della comunità turco-cipriota. Intanto, ieri, i
ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato una raccomandazione
affinché si devolvano in favore della comunità turco-cipriota i 259 milioni di
euro di aiuti già stanziati per la zona settentrionale di Cipro in caso della
riunificazione. Dal canto suo, l’Onu ha annunciato che sospenderà gli sforzi
per la riunificazione dell’isola mediterranea, dopo la bocciatura del referendum.
Due palestinesi sono stati
uccisi, ieri sera, vicino al campo profughi Al Maghazi, nella Striscia di Gaza,
a causa di un attentato kamikaze. Secondo l’organizzazione terroristica Hamas,
che ha rivendicato l’attacco, i due palestinesi erano collaborazionisti al
servizio di Israele.
La Casa Bianca ha annunciato
un aiuto di 100 mila dollari alla Corea del Nord per contribuire a far fronte
alla sciagura ferroviaria della settimana scorsa a Ryongchon, che ha causato
almeno 161 morti. La somma sarà devoluta attraverso il Comitato internazionale
della Croce rossa. Anche l’Australia ha promesso aiuti alimentari addizionali,
pari a 1,83 milioni di euro, alla Corea del nord attraverso il Programma
alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
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