RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 117 - Testo della trasmissione di lunedì 26 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Due morti e 4 feriti a
Baghdad, mentre continuano gli scontri a Falluja. Gli americani entrano a
Najaf, ma – sottolineano - solo per permettere il ritiro degli spagnoli
Delusione in Europa per l’esito negativo del
referendum sulla riunificazione di Cipro
Il socialdemocratico Heinz Fischer è il nuovo
presidente austriaco
26 aprile 2004
LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DI UN’ETICA PER NON ESTINGUERSI:
LO HA DETTO IL PAPA AI SINDACI DELL’ANCI, RICEVUTI IN
VATICANO
NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI GIORGIO LA PIRA, RICORDATO COME EMINENTE
COSTRUTTORE DI PACE NELLA SOCIETA’ E TRA LE RELIGIONI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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“Senza fondamenti etici la democrazia rischia di
deteriorarsi nel tempo e persino di scomparire”. Con questa affermazione
Giovanni Paolo II ha suggellato questa mattina il discorso rivolto ai circa 200
rappresentanti dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.
L’udienza, inserita nel contesto delle celebrazioni per il centenario della
nascita di Giorgio La Pira, ha permesso al Papa di soffermarsi sul ruolo e
l’etica dell’amministratore pubblico, nell’ottica della dottrina sociale della
Chiesa della quale La Pira fu un testimone di spicco.
“Ponetevi
generosamente al servizio delle vostre comunità, con una speciale attenzione
alle fasce giovanili, favorendone anche il progresso spirituale” è stata
l’esortazione del Papa ai sindaci dell’Anci.
“Non mancate di coltivare quei valori umani e cristiani che formano il
ricco patrimonio ideale dell’Europa. Esso ha dato vita a una civiltà che nel
corso dei secoli ha favorito il sorgere di società autenticamente democratiche.
Senza fondamenti etici la democrazia rischia di deteriorarsi nel tempo e
persino di scomparire”.
Siciliano di Pozzallo, e per lunghi anni sindaco di
Firenze – carica che ricoprì, salvo brevi interruzioni, dal 1951 al 1965 – Giorgio La Pira, ha ricordato il
Papa, applicò nella teoria e nella prassi politica “la metodologia del Vangelo,
ispirandosi al comandamento dell’amore e del perdono”. Si dedicò alla “causa
della fraterna convivenza tra le nazioni”, come dimostrano i suoi celebri
“Convegni per la pace e la civiltà cristiana”, che La Pira organizzò a Firenze
per favorire il dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani. Lo ha ricordato anche
l’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri, con un intervento nella Sala
Clementina prima dell’arrivo del Papa:
“Negli anni Cinquanta, La Pira
è stato il primo a lanciare politicamente il progetto della riconciliazione
della famiglia di Abramo (...) La Pira diceva: “Ormai, il lago di Genezaret è
il Mediterraneo ed è dal Mediterraneo che deve partire per il mondo un input
di pace”. Ed aggiungeva: “Finché non ci sarà pace a Gerusalemme, non ci sarà
pace nel mondo intero”.
“Davanti ai potenti della Terra”, ha osservato poco dopo
Giovanni Paolo II, La Pira “espose con fermezza le sue idee di credente e di
uomo amante della pace, invitando gli interlocutori a uno sforzo comune per
promuovere tale bene fondamentale nei vari ambiti: nella società, nella
politica, nell’economia, nelle culture e tra le religioni”. Il valore di questo
impegno, lungi dall’essere sorpassato, rese colui che fu uno dei padri della
Costituente “una figura eminente della politica, della cultura e della
spiritualità del secolo appena trascorso”:
“Quella di La Pira fu una straordinaria esperienza di uomo
politico e di credente, capace di unire la contemplazione e la preghiera
all’attività sociale e amministrativa, con una predilezione per i poveri e i
sofferenti”.
Nel
ringraziare la delegazione ricevuta in Vaticano, il Papa ha espresso il proprio
apprezzamento all’Anci per il gesto di solidarietà compiuto dall’Associazione
in favore del Caritas Baby Hospital di Betlemme. “Grazie al contributo
di tutti – ha concluso il Papa - il sogno di un mondo migliore può divenire
realtà. Conceda Iddio all’umanità di vedere realizzata questa profezia di
pace!”
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IL
PAPA RICEVE I VESCOVI DEGLI STATI UNITI PER LA VISITA AD LIMINA
- Intervista
con il cardinale Theodore Edgar McCarrick -
Il Papa
stamane ha ricevuto in Vaticano i presuli della IV Regione della Conferenza Episcopale
degli Stati Uniti d' America, in Visita "ad Limina": tra questi l’arcivescovo
di Baltimora il cardinale William Henry Keeler e il cardinale Theodore Edgar
McCarrick, arcivescovo di Washington, con i rispettivi ausiliari. Al cardinale
McCarrick abbiamo chiesto un commento sull’attuale situazione internazionale.
L’intervista è di Alberto Goroni.
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R. – THERE
WILL ALWAYS BE…
Ci sarà sempre il bisogno di continuare a pregare, di
continuare a chiedere al Signore di benedirci, di aiutarci a trovare la pace
nel mondo, una pace senza violenza, una pace piena di giustizia, una pace dove
tutti possano godere quello che il Santo Padre ha sempre proclamato durante il suo Pontificato: un mondo dove la
dignità di tutte le persone sia riconosciuta. Gli attacchi dell’11 settembre ci
ricordano che siamo tutti fratelli e sorelle di un’unica famiglia umana e che
ci sono alcuni ancora pieni di ira e di odio. Dobbiamo lavorare per un mondo in
cui questa ira ed odio siano debellati e l’amore di Dio, che ci ama, sia
riconosciuto da tutto il mondo. Ora, che siamo ancora in una guerra contro il
terrorismo, in una guerra piena di violenza in Iraq, apprezziamo questo
importante bisogno di pace nel mondo. Penso che gli statunitensi, specialmente
i cattolici, ascoltino il richiamo alla pace e alla giustizia del Santo Padre. Credo che tutti noi
conveniamo di dover pregare per la pace e di dover lavorare per la pace e che
il mondo non sarà mai in pace a meno che non si trovi la benedizione di Dio, a
meno che non si trovi la grazia che lui ci ha donato nell’unirci in una
preghiera comune, riconoscendo che noi siamo tutti popolo di Dio.
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Il Papa ha accettato oggi
la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Dublino presentata dal cardinale Desmond Connell,
per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Diarmuid Martin, finora
arcivescovo coadiutore della medesima arcidiocesi. Mons. Martin, 59 anni, è
nato a Dublino ed è stato segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e
della Pace e osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle
Nazioni Unite a Ginevra.
E sempre oggi Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di
Faenza-Modigliana, mons. Claudio Stagni, 65 anni, finora vescovo titolare di Dardano
e ausiliare dell’Arcivescovo di Bologna.
L’ISTRUZIONE
SUL CULTO EUCARISTICO “REDEMPTIONIS SACRAMENTUM”
-
Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato –
Ampio dibattito ha suscitato la pubblicazione, venerdì
scorso, dell’Istruzione “Redemptionis Sacramentum” relativo alle norme
da osservare circa la Santissima Eucaristia. L’Istruzione esce a poco più di un
anno dall’Enciclica di Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”. Ma che
relazione c’è tra questi due documenti? Giovanni Peduto lo ha chiesto
all’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina
della fede:
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R. – C’è una relazione molto stretta. Nell’Enciclica, il
Santo Padre oltre a consegnarci una pagina di altissimo magistero
sull’Eucaristia come mistero della fede, che edifica continuamente la Chiesa
nella storia, non manca di segnalare più volte le “ombre” che oscurano lo
splendore di questo sacramento: l’abbandono, ad esempio, dell’adorazione eucaristica
o la dimenticanza del valore sacrificale della Santa Messa. Il Santo Padre
parla ancora di presenza di “abusi” che sono motivo di sofferenza e che
manifestano un diffuso atteggiamento di infedeltà alle norme liturgiche, con
l’introduzione spesso di innovazioni sconvenienti alla dignità del Sacramento.
Per questo nell’Enciclica egli chiede esplicitamente ai dicasteri competenti
della Curia Romana, di preparare un documento più specifico, con richiami anche
di carattere giuridico, al fine di sottrarre l’Eucaristia all’arbitrio personale.
Si tratta, quindi, di un documento voluto dal Santo Padre e da accogliere e valutare
nel contesto della dottrina eucaristica dell’Enciclica stessa. Con questa
Istruzione, l’Eucaristia sarà liberata da innovazioni maldestre e banali.
D. – Ma questi richiami, diciamo “rubricistici”, non
possono sembrare formalità esteriori inutili, atte ad impedire la spontaneità e
la creatività della partecipazione al Sacramento?
R. – Non si tratta qui di imporre una osservanza puramente
esteriore, ma di richiamare ad un atteggiamento interiore di fedeltà alla
tradizione liturgica della Chiesa. Le parole e i riti della Liturgia sono
espressione fedele, maturata nei secoli, dei sentimenti di Cristo e ci
insegnano a sentire come lui. La fedeltà della nostra mente alle parole e alle
azioni del Signore indicano la conformità dei nostri cuori ai sentimenti di Cristo
stesso.
D. – Così facendo, non si limita, in un certo modo, la
libertà dei fedeli?
R. – Gli abusi e le ombre in realtà non sono espressioni
di libertà ma di cono-scenza superficiale o addirittura di ignoranza della
grande tradizione biblica ed ecclesiale relativa all’Eucaristia. L’Istruzione
intende promuovere la vera libertà, che è quella di fare ciò che è degno e giusto
nella celebrazione di questo Sacramento.
D. – Eccellenza, può indicare i punti che ritiene più
significativi in questa Istruzione?
R. – Ne indico alcuni. Anzitutto la competenza
dell’autorità ecclesiastica, dei vescovi in primo luogo, nel moderare la
disciplina eucaristica. E’ un diritto, ma anche un dovere. In secondo luogo,
l’Istruzione richiama la dottrina della Chiesa sulla natura non solo conviviale,
ma soprattutto sacrificale dell’Eucaristia: ciò costituisce criterio fondamentale
per la piena e attiva partecipazione dei fedeli al Sacramento. C’è poi un
intero capitolo dedicato alla retta celebrazione della Santa Messa, con
importanti precisazioni al riguardo. Per esempio, si rinnova l’obbligo per i
sacerdoti di usare solo le Preghiere eucaristiche del Messale e quelle
legittimamente approvate dalla Sede Apostolica. Viene, poi, confermato il divieto
ai laici di tenere l’omelia durante la Messa. A proposito della Comunione si richiama
il dovere di essere in grazia e quindi la necessità della confessione sacramentale.
D. – Cosa si dice sul culto eucaristico fuori della Messa?
R. – Si rinnova l’invito a promuovere l’adorazione
eucaristica sia privata sia pubblica e comunitaria. Tale culto eucaristico è di
valore inestimabile per la vita della Chiesa. Ricordo, a questo riguardo, che
uno dei motivi della conversione di Edith Stein furono proprio le frequenti visite
a Gesù Sacramentato che i fedeli cattolici, piccoli e grandi, facevano a tutte
le ore del giorno.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina è dedicata alla
Concelebrazione Eucaristica presieduta da Giovanni Paolo II in Piazza San
Pietro per la proclamazione di sei nuovi beati.
Nelle vaticane, nel discorso
all'Associazione Nazionale Comuni italiani il Papa ha ricordato che davanti ai
potenti della Terra Giorgio La Pira espose con fermezza le sue idee di credente
e di uomo amante della pace. L'udienza si inserisce nel contesto delle
celebrazioni per il 100.mo della nascita di una figura eminente della politica,
della cultura e della spiritualità.
Una pagina dedicata alla visita
(24 e 25 aprile) del Cardinale Angelo Sodano a Venezia, nel quadro degli
annuali festeggiamenti di san Marco: l'inaugurazione dello "Studium Generale
Marcianum" e la celebrazione del solenne Pontificale in onore
dell'Evangelista, Patrono della Città, del Patriarcato e delle Genti Venete.
L'omelia del Cardinale Sergio
Sebastiani in occasione del conferimento dell'ordinazione episcopale a Mons.
Piero Coccia, nuovo Arcivescovo di Pesaro.
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq: l'articolo relativo è intitolato "Ancora sangue di bambini innocenti".
Per la rubrica dell'"Atlante
geopolitico" un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "La Libia 'modello'
di distensione".
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Costa dal titolo "Un'avventura dell'anima": la
"Pietà di Michelangelo nelle fotografie di Robert Hupka.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il 59 anniversario della Liberazione.
26
aprile 2004
RIESPLODE LA VIOLENZA NELLE
MOLUCCHE.
ALMENO 22 MORTI NEGLI
SCONTRI TRA MUSULMANI E CRISTIANI,
I PIÙ VIOLENTI DEGLI ULTIMI DUE
ANNI
- Intervista con Emanuele Giordana
-
Dopo
due anni di relativa calma, nelle isole indonesiane delle Molucche è riesplosa
la violenza. Negli ultimi giorni, gli scontri nella capitale Ambon tra fazioni
islamiche e cristiane hanno provocato la morte di almeno 22 persone e il ferimento
di almeno altre 120. Si tratta della più grave crisi dall'accordo di pace che
nel 2002 aveva messo fine ad una guerra civile che ha causato almeno 5.000
morti e 700.000 sfollati. Il governo di Giakarta ha inviato nella zona rinforzi
nel timore che le violenze possano continuare. Ma che cosa c’è all’origine
della ripresa del conflitto? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al collega Emanuele
Giordana, di Lettera 22 ed autore del libro “ La scommessa indonesiana”:
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R. – Diversi anni fa, quando iniziò questa crisi, subito
gli fu appiccicata l’etichetta di guerra di religione. In realtà, le cause sono
molto diverse e la religione c’entrava, naturalmente, ma come elemento
identitario che alla fine qualcuno aveva voluto fare in modo che diventasse
tale. Forse, per nascondere altri appetiti. Quando il caso scoppiò era ministro
della Difesa il generale Viranto, l’esercito tenne una posizione molto equivoca
per almeno due anni e mezzo, quando alla fine si decise ad usare il pugno di
ferro con l’una e con l’altra parte. Questo atteggiamento fece pensare che in
qualche misura all’esercito indonesiano, che si trovava in difficoltà dopo la
fine della dittatura, faceva comodo quella crisi. Mi preme, quindi, anche far
notare che è di qualche giorno fa la nomina da parte del principale partito
indonesiano, il Golkar, del generale Viranto come candidato alle presidenziali
e che forse e non del tutto casualmente riprendono gli incidenti nelle
Molucche.
D. – Se non è una guerra di religione, allora qual è il
motivo di questo nuovo conflitto?
R. – Il motivo vero è che i militari indonesiani, che dopo
la fine della dittatura si sono trovati senza il protagonismo che aveva
caratterizzato la loro presenza nell’arcipelago per oltre trent’anni, hanno necessità
di far vedere che sono gli unici garanti dell’integrità, della Costituzione e
dell’unità del Paese. Per i militari indonesiani una crisi di tipo secessionista,
una crisi interreligiosa, una crisi interetnica o come la si voglia chiamare, è
in realtà l’occasione di dimostrare che solo un governo forte come era la
dittatura di Suharto sia in grado di tenere insieme un Paese così vasto e
disomogeneo.
D. – La pace siglata due anni fa è stata una vera pace o
no?
R. - Penso di sì, nel senso che ci fu un impegno serio da
parte del governo e ci sono stati tentativi seri di riappacificare il Paese. Si
è fatto, finalmente, quello che si doveva fare dall’inizio e cioè una guerra
alle milizie importate dall’esterno nelle Molucche per fomentare la rivolta.
Naturalmente la pace si può reggere solamente con grandi operazioni di
investimento economico, culturale, nelle infrastrutture e cercando di rimediare
ai guai che erano stati prodotti da una ventata politica di immigrazione
nell’arcipelago, che aveva anche alterato la bilancia – sempre difficile – tra
religioni diverse ed etnie diverse. E’ facilissimo scatenare una nuova
scintilla quando la memoria dell’odio è ancora troppo fresca.
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TORNA IL FESTIVAL PIANISTICO
INTERNAZIONALE “ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI”:
TRA I CONCERTI IN PROGRAMMA, NEI
TEATRI DI BERGAMO E BRESCIA,
MUSICHE DI WAGNER E VERDI E LA
PRIMA DELL’ORATORIO
“PASSIO CHRISTI” DI FACCHINETTI
- Intervista con il maestro Agostino
Orizio -
Con il Requiem di Giuseppe Verdi, diretto da Riccardo Chailly, si apre oggi
il 41.mo Festival pianistico internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli”,
con concerti fino al 12 giugno fra il Teatro Donizetti di Bergamo e il Teatro
Grande di Brescia. In cartellone i grandi solisti del pianoforte, un
"Omaggio a Dvorak" e la prima assoluta dell'oratorio “Passio Christi”
di Facchinetti. A.V. ha chiesto al fondatore del Festival, il maestro
Agostino Orizio, di illustrare la scelta del tema posto quest’anno al centro
dell’evento: “Il pianoforte e il teatro”:
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R. – Dopo 40 anni di Festival, con alle spalle una così
vasta esplorazione in ogni campo della letteratura pianistica, un’improvvisa,
felice illuminazione ci ha suggerito invece un tema inesplorato,
originalissimo: il rapporto del pianoforte con il melodramma e il balletto. In
realtà, dalla sua nascita il pianoforte ha sempre avuto a che fare con il
teatro, soprattutto perché lo strumento è stato un tramite formidabile per diffondere
nella società la conoscenza della produzione teatrale, opera e balletto. E lo è
stato attraverso quella miriade di trascrizioni, parafrasi, fantasie che in
ogni Paese, grazie al pianoforte, è entrata nei salotti e nelle case private,
oltre che naturalmente nelle sale da concerto.
D. – Il Festival è intitolato ad Arturo Benedetti
Michelangeli, grande pianista italiano. Quali sono stati i rapporti fra lei e
il maestro?
R. – E’ stato il mio insegnante di pianoforte e mi è
venuta l’idea di fare un Festival del pianoforte con Arturo Benedetto
Michelangeli e i pianisti della sua scuola, cioè tutti i suoi migliori allievi.
Nel ’64, il Festival è diventato una delle manifestazioni più importanti nel
campo pianistico del mondo.
D. – Michelangeli era una personalità molto particolare.
Lei che l’ha conosciuto da vicino ce lo può descrivere?
R. – Sì, lui era un artista ed era anche estroso nelle sue
cose. Per me è stato un grande amico, oltre che grande insegnante e grande
musicista. Con lui ho collaborato come direttore d’orchestra. Le cito un
episodio particolare. Nel concerto dell’11 ottobre del 1966, nella Sala del
Concistoro in Vaticano, in omaggio al Papa bresciano Paolo VI abbiamo tenuto un
concerto di Mozart e una sinfonia di Haydn. Quando Michelangeli ha deciso di lasciare
l’Italia non ha più suonato neanche al Festival, ma ha voluto farsi sentire
ancora dagli italiani, ma senza rimanere nel territorio italiano.
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26 aprile 2004
IN GUATEMALA ORGANIZZATE NUEMROSE
INIZIATIVE PER COMMEMORARE LA FIGURA
DI
MONS JUAN GERARDI, UCCISO SEI ANNI FA NELLA PARROCCHIA DI SAN SEBASTIAN
-
A cura di Amedeo Lomonaco -
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CITTA’
DEL GUATEMALA. = Nel sesto anniversario della morte del vescovo ausiliare mons.
Juan Gerardi si susseguono, in Guatemala, le iniziative per ricordare la figura
del presule barbaramente ucciso nella parrocchia di San Sebastian il 26 aprile
del 1998. Le catacombe della cattedrale metropolitana, dove si trovano i resti
del vescovo, sono state aperte al pubblico da sabato scorso. Ed un gruppo di
alunni ha inoltre realizzato un disegno che riporta la scritta “Guatemala mai
più”, il titolo dell’esplosivo rapporto – presentato da mons. Gerardi due
giorni prima di essere assassinato – sui crimini commessi dalle forze armate
guatemalteche nel Paese centramericano dal 1960 al 1996. In quel documento sono
state documentate circa 55 mila violazioni dei diritti umani perpetrate durante
la guerra civile. Oggi sono previste anche una marcia e una veglia per la
verità e la pace. Per l’uccisione del presule, si trovano in carcere due
ufficiali dell’Esercito ed un sacerdote. Un altro accusato, il sergente Obdulo
Villanueva, è stato invece ucciso in prigione due mesi fa.
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IN COREA DEL NORD ARRIVANO I PRIMI
AIUTI INTERNAZIONALI
DOPO
LA TRAGEDIA FERROVIARIA DELLA SETTIMANA SCORSA
NELLA
QUALE HANNO PERSO LA VITA ALMENO 161 PERSONE
RYONGCHON.
= Nell’inferno della città nordcoreana di Ryongchon, devastata la scorsa
settimana da una sciagura ferroviaria nella quale almeno 161 persone sono morte
ed oltre 1300 sono rimaste ferite, cominciano ad arrivare i primi aiuti
internazionali. Lo hanno riferito varie organizzazioni internazionali ed il
governo sudcoreano, che ha avuto oggi un primo contatto con le autorità del
Nord per coordinare l’intervento. La Croce Rossa nordcoreana ha ringraziato
Seul per l’assistenza promessa ma ha rifiutato la proposta di invio dei primi
aiuti via terra attraverso la linea di demarcazione del 38.mo parallelo, chiedendo
invece che le consegne avvengano per mare. Pyongyang non ha spiegato i motivi
del rifiuto dei trasporti via terra, ma si ritiene che questa decisione sia
legata al pessimo stato delle strade nel Paese e a preoccupazioni sulla sicurezza
della linea di frontiera. Il governo nordcoreano ha attribuito la tragedia ad
un “errore umano” affermando che i vagoni contenenti nitrato di ammonio sono
esplosi dopo essere entrati in contatto con cavi scoperti dell’alta tensione.
(A.L.)
IN CIAD
ACCORDO TRA IL GOVERNO DEL SUDAN ED UNA DELEGAZIONE
DEL GRUPPO DI RIBELLI SOTTO GLI AUSPICI DI UN
RAPPRESENTANTE
DELL’ONU E DELL’UNIONE AFRICANA
KHARTOUM.
= Dopo giorni di trattative in Ciad, il governo sudanese e una delegazione di
ribelli del Darfur, teatro da 14 mesi di violenti scontri, hanno firmato un
accordo sotto gli auspici del presidente del Paese ospite, Idriss Déby, e di un
rappresentante dell'Unione Africana e dell’Onu. Lo ha annunciato la televisione
di Stato sudanese aggiungendo che il governo di Khartoum avrebbe anche approvato
l’ingresso nel Paese di osservatori dell'Unione Africana. La scorsa settimana
era partita, nel Darfur, la missione delle Nazioni Unite per indagare
sull’ipotesi di pulizia etnica da parte delle milizie riconducibili al governo
sudanese. La delegazione dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani nel suo
rapporto ha puntato l'indice sui massacri, stupri di massa e saccheggi compiuti
nel Darfur. Due i gruppi dei neri africani insorti contro gli arabi al potere
ed hanno iniziato azioni armate contro obiettivi governativi. Il conflitto ha
rappresentato un vero e proprio disastro umanitario poiché sarebbero circa 10
mila le vittime ed oltre 800 mila gli sfollati, 100 mila dei quali fuggiti in
Ciad. (G.L.)
SI APRE OGGI POMERIGGIO IN ESTONIA
LA QUINTA RIUNIONE
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI BALTICHE, INCENTRATA
SULL’80.MO
ANNIVERSARIO DELL’AMMINISTRAZIONE APOSTOLICA DEL PAESE
CHE
LE CHIESE DELLA REGIONE SI PREPARANO A CELEBRARE NEL PROSSIMO AUTUNNO
TALLIN.
= Grande attesa a Tallin, in Estonia, per l’apertura oggi pomeriggio della
quinta riunione delle Conferenze Episcopali Baltiche, presso il Monastero
brigidino di Pirita. Vi prenderanno parte i vescovi di Lituania e Lettonia,
l’arcivescovo Peter Zurbriggen, nunzio apostolico nei tre Stati baltici e amministratore apostolico “ad nutum” di
Estonia, e mons. Czeslaw Kozon, vescovo
di Copenaghen, in rappresentanza della Conferenza episcopale scandinava. Al centro dei lavori, l’80.mo anniversario
dell’amministrazione apostolica di Estonia, stabilita da Papa Pio XI il 1º
novembre 1924, che le Chiese della regione si preparano a celebrare nel
prossimo autunno. La riunione si aprirà con una presentazione della vita e
dell’attività della comunità ecclesiale
cattolica in ognuno dei Paesi baltici e con alcuni contributi sulla storia del
Cristianesimo in Estonia. Sono inoltre previste visite, liturgie e incontri con
i cattolici estoni a Tallinn, Padise e
Tartu. Particolarmente densa di avvenimenti è la giornata del 29 aprile, che
inizierà con una visita di cortesia all’arcivescovo della Chiesa Evangelica
Luterana di Estonia, Jaan Kiivit. A seguire, la celebrazione liturgica con la
partecipazione dei sacerdoti e dei religiosi e religiose del Paese, presieduta
dall’arcivescovo di Vilnius, cardinale Audrys Bačkis, nella Cattedrale dei
SS. Pietro e Paolo della capitale. Al termine della Messa, verrà data lettura
del messaggio dei vescovi ai fedeli in occasione dell’ingresso di Lituania,
Lettonia ed Estonia nell’Unione Europea, il prossimo primo maggio. (A.L.)
- A cura di Aldo Sinkovic -
SEBENICO.
= “Facciamo parte dell’equipaggio della nave di Cristo, esposta agli attacchi
delle onde e delle tempeste. Questa nave può resistere e continuare a
navigare”. Lo ha detto il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria,
agli oltre 20 mila giovani croati riuniti gli scorsi 23 e 24 aprile
all’incontro della gioventù svoltosi nella città croata di Sebenico. Lo
scenario marino nel quale si sono svolti i principali incontri e le
celebrazioni eucaristiche, ha dato lo spunto al porporato per usare espressioni
ricavate dalla terminologia marina. “Sul nostro cammino – ha detto – siamo continuamente
esposti alle intemperie, alle tempeste e sotto la mano sicura del Maestro
possiamo tranquillamente continuare a navigare”. Successivamente i giovani,
convenuti per l’occasione insieme ai loro vescovi e il nunzio apostolico mons.
Lozano Francisco Javier, hanno raccontato le loro esperienze di vita.
“Disponiamo di una enorme energia – ha detto uno di loro – e possiamo riparare
molte ingiustizie e contribuire al miglioramento del mondo”. Grande attenzione
è stata poi rivolta al messaggio del Papa nel quale si sottolinea come “il
valore dell’uomo consista in quello che è e non in quello che fa o di cui
dispone”. L’incontro si è concluso con il saluto del cardinale Bozanic ai giovani.
“Vi consegno – ha detto – i remi per prendere il largo nella vita”.
“MASS MEDIA IN
FAMIGLIA: RISCHIO E RICCHEZZA”. E’ IL TITOLO
DELLA TAVOLA ROTONDA CHE SI APRE
OGGI A ROMA, AL PALAZZO DEI CONGRESSI
ROMA. = Sul rapporto tra famiglia e cultura mediatica sarà
incentrata oggi pomeriggio, nell’Aula Magna del Palazzo dei Congressi a Roma,
una tavola rotonda organizzata dal Centro per la pastorale familiare della
Diocesi di Roma. Filo conduttore dell’incontro sarà il tema “Mass media in
famiglia: rischio e ricchezza”, che si inserisce nel solco tracciato Giovanni
Paolo II nel suo messaggio per la XXXVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali. Su questo tema si confronteranno il presidente del Pontificio
Consiglio per la famiglia, cardinale Alfonso Lopez Trujillo, il presidente del
Censis, Giuseppe de Rita, il vice presidente dei Medici Cattolici Italiani, Vincenzo
Maria Saraceni. Modererà l’incontro il
direttore delle testate giornalistiche regionali della Rai, Angela Buttiglione.
In apertura e chiusura dei lavori è in programma anche l’esibizione di Mauro
Mar, prima tromba del Teatro dell’Opera, e del suo gruppo di ottoni e organo. (A.L.)
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26
aprile 2004
- A cura di Alessandro Gisotti -
In Iraq, almeno due morti e quattro feriti per
un’esplosione a Baghdad, mentre marines americani e guerriglieri iracheni hanno
scambiato colpi di artiglieria pesante in due quartieri di Falluja. E le armi
continuano ad avere voce in capitolo anche in altre zone. Il servizio di Fausta
Speranza:
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Non si sa se siano civili o
militari le due persone rimaste uccise dall'esplosione di una bomba questa
mattina, nel nord di Baghdad, all'interno - sembra - di un deposito di materiale chimico. E continuano gli scontri
nei quartieri di Golan e Shuhada di Falluja. I
guerriglieri sparano granate con lanciarazzi. I marines usano mitra pesanti montati su veicoli. Ci
sarebbero almeno una decina di feriti. Un ferito anche a Bassora, nell'Iraq
meridionale: è un soldato britannico colpito da una bomba. Mossa delicata a
Najaf dove è asserragliato Moqtada Sadr: forze americane sono entrate ma –
hanno ben sottolineato – solo per proteggere le truppe spagnole che devono ritirarsi.
E' la prima volta che forze Usa entrano nella città santa da quando hanno circondato la città e da quando
il massimo leader religioso sciita iracheno, l'Ayatollah Ali al-Sistani, li ha
diffidati dal farlo. Sulla strada che collega la base polacca e la base bulgara
nella città santa sciita di Kerbala, con colpi d’arma da fuoco è stato
attaccato il convoglio del presidente bulgaro, Parvanov, che ieri è giunto a
sorpresa in Iraq. E una visita lampo ieri l’ha fatta anche il primo ministro
australiano, Howard, che ritiene possibile che l'Australia invii un numero pur
limitato di altre truppe in Iraq: un gesto di segno opposto rispetto agli
annunci recenti di ritiro dei contingenti da parte di Spagna, Honduras,
Repubblica Dominicana. Restano le dichiarazioni del leader radicale sciita
Moqtada Sadr. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica avverte
gli americani che, se dovessero colpirlo, il popolo scatenerà quello che definisce
“il fuoco dell'inferno.
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L’Austria ha da ieri un nuovo capo di Stato. E’ il
socialdemocratico Heinz Fischer, che nelle presidenziali di ieri ha sconfitto
la candidata dei popolari Benita Ferrero Waldner. Fischer è il primo presidente
socialdemocratico del Paese negli ultimi 18 anni e succede a Thomas Klestil,
capo di Stato per due mandati. Il servizio di Giada Aquilino:
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La
candidatura da parte del governo del cancelliere Wolfgang Schuessel non è
bastata all’esponente dei popolari Benita Ferrero Waldner per diventare la
prima donna presidente dell’Austria: la vittoria è andata al candidato
socialdemocratico Heinz Fischer, che ha ricevuto il 52,1% dei voti, contro il
47,9% dell’avversaria. A poco è valso anche il sostegno che la Ferrero Waldner
ha ottenuto dal governatore della Carinzia, l’ultranazionalista Joerg Haider,
schieratosi apertamente dalla parte della candidata dei popolari, con i quali
dal 2000 il suo partito liberale è alleato nell’esecutivo di centrodestra.
L’appoggio di Haider ha portato la Ferrero Waldner - ministro degli Esteri in
carica - ad affermarsi comunque in Carinzia, dove ha ricevuto il 52,9% dei
voti. Il neo eletto presidente Fischer entrerà in carica ufficialmente e per
sei anni il prossimo 8 luglio. ''Svolgerò il mio futuro lavoro tenendo presente
gli interessi del Paese e di tutte le austriache e gli austriaci'', ha detto
Fischer. Congratulazioni al nuovo capo di Stato sono arrivate dal presidente
del partito socialista europeo, Poul Rasmussen, e dal segretario dei Ds
italiani, Piero Fassino. Secondo gli analisti, il voto di ieri non avrà alcun
effetto sulle elezioni politiche del 2006 in Austria, in cui verdi e
socialdemocratici cercheranno di strappare il governo ai popolari di Schuessel
e ai liberali di Haider.
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Tra imponenti misure di sicurezza, Israele onora oggi la
memoria dei suoi soldati uccisi in guerra. Il giorno dei caduti precede la
festa per l’Indipendenza, giunta al suo 56.mo anno. I festeggiamenti
cominceranno stasera al tramonto, in conformità col calendario lunare ebraico.
Ieri, decine di migliaia di palestinesi provenienti da tutti i campi profughi
libanesi hanno manifestato il loro appoggio ad Arafat, minacciato di morte dal
premier israeliano Sharon. E, nelle ultime ore, si registrano scontri sul
terreno: una guardia di frontiera israeliana é stata uccisa e altre due ferite
in un agguato teso ieri sera nella zona di Hebron. L’attacco è stato
rivendicato dalle Brigate dei martiri di Al-Aqsa. Intanto, secondo il
quotidiano di Tel Aviv, Haaretz, il medico palestinese Mahmud A-Zahar sarebbe
stato eletto nuovo capo politico di Hamas nella Striscia di Gaza. Poco fa,
invece, è giunta la notizia che l’ex premier israeliano Shamir è stato
ricoverato d’urgenza in un ospedale di Tel Aviv.
Nell’Unione Europea, che si appresta ad accogliere 10
nuovi Paesi, c’è profonda delusione per il risultato negativo al referendum
sulla riunificazione di Cipro. Una bocciatura che suona come sconfitta per le
Nazioni Unite - promotrici del progetto - per l’Europa, ma soprattutto per i
ciprioti come ci riferisce Cesare Rizzoli:
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Nella sconfitta del referendum sull’unificazione di Cipro
hanno perso tutti. Ha perso di credito politico l’Onu con la Russia che ha
posto il veto al Consiglio di sicurezza contro il piano di riunificazione
varato dallo stesso segretario generale, Kofi Annan. Ha perso il Parlamento
europeo, l’Unione Europea, che attraverso l’adesione dell’isola avrebbero
potuto riunificare greci e turco-ciprioti da 30 anni divisi dall’unico muro di
divisione sopravvissuto in Europa. “E’ come se la Germania avesse rifiutato la
riunificazione, restando con il muro di Berlino”, ha commentato il commissario
europeo per l’allargamento, Guenther Verheugen. Hanno perso Grecia e Turchia,
che con il referendum per il ripristino di uno Stato federale, ma unitario a Cipro,
avrebbero finalmente eliminato il maggior impedimento delle loro difficili
relazioni. Soprattutto hanno perso i ciprioti, che restano divisi da un muro di
17 km, fatto di reticolati, di antichi rancori, e dopo la stragrande
maggioranza dei ‘no’ alla riunificazione non se ne andranno le truppe turche di
occupazione al nord e i turco-ciprioti resteranno chiusi nelle loro enclave e
sottoposti al pesante embargo economico. I greci, a loro volta, non potranno
rioccupare terre e beni, sequestrati 30 anni fa al nord con l’occupazione
turca. Tutti poi perderanno 2 miliardi di euro promessi per sostenere
l’economia dell’isola.
Per Radio Vaticana, Cesare Rizzoli.
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In Afghanistan, tre soldati americani sono rimasti feriti
in un agguato contro il loro convoglio nella provincia di Kandahar, poco
distante dal confine tra Afghanistan e Pakistan. Proprio a Kandahar, ieri, il
presidente afgano Karzai è sfuggito ad un attentato.
India al voto oggi per la terza delle cinque giornate in
cui si svolgono le elezioni parlamentari. Alle urne sono chiamati 170 milioni
di elettori che dovranno scegliere 137 dei 545 deputati della Camera Bassa del
Parlamento nazionale. Da New Delhi, Maria Grazia Coggiola:
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Si è quasi a metà strada della lunga maratona elettorale
che terminerà il 10 maggio. Al voto vanno due importanti Stati centrali,
l’Uttar Pradesh e il Bihar, che da soli contano quasi un quarto del Parlamento
di New Delhi. In particolare gli occhi sono puntati su due storici collegi
elettorali in Uttar Pradesh, dove sono candidati il giovane Raoul Gandhi e la
madre, l’italiana Sonia Gandhi, che guida il partito del Congresso. L’ingresso
in politica del primogenito Raoul ha riacceso le speranze di una rimonta del
Congresso sull’alleanza del Bjp. Il premier Vajpayee, nei giorni scorsi, ha
fatto accenno ad un eventuale allargamento nel caso in cui non riesca a
conquistare la maggioranza assoluta. Occhi puntati oggi anche su Srinagar,
capoluogo del Kashmir, che vota in un clima di tensione e paura, dopo il
fallito attentato di ieri a Mehbooba Mufti, capo del partito di maggioranza.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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Il Parlamento cinese ha deciso oggi che ad Hong Kong non
ci saranno elezioni dirette nel 2007 e nel 2008. Lo ha dichiarato un deputato
dell’Assemblea Nazionale del Popolo cinese. Attualmente la metà dei deputati
del Parlamento di Hong Kong ed il capo del governo regionale vengono eletti
indirettamente. L'instaurazione di un
sistema di elezione diretta a partire dalle prossime scadenze elettorali era
stata chiesta dai gruppi democratici del territorio.
Ancora in Cina: il ministero della sanità ha ordinato una
serie di controlli nei laboratori dove si studia il virus della Sars, dopo che
un focolaio di infezione é stato individuato nel Centro per il Controllo delle
Malattie di Pechino. Tutti e due i casi di Sars accertati la scorsa settimana
ed i sei sospetti hanno avuto contatti col Centro, considerato il laboratorio
di punta nella ricerca sulla Sars.
In Italia, alta tensione nell’area industriale di Melfi,
in provincia di Potenza, dove la
polizia ha caricato i manifestanti della Fiat che bloccavano l’accesso
principale all’area industriale. Secondo la Fiom - il sindacato dei
metalmeccanici della Cgil - una decina di lavoratori sono rimasti feriti
nell’azione delle forze dell’ordine. Anche il vicequestore, Amalia Di Ruocco, è
stata colpita alla testa da una pietra lanciata durante la carica. La Fiom ha
proclamato per mercoledì lo sciopero generale dei metalmeccanici.
Almeno 33 persone sono rimaste uccise a causa di una frana
nel sud del Kirghizistan, secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa russa
Itar-Tass. La frana, che ha provocato anche 12 feriti, ha sepolto oltre una
decina di case a Kainama, non lontano dal confine con l’Uzbekistan.
In Cecenia, tre ragazzi sono morti e altri tre sono
rimasti feriti nell'esplosione di un proiettile anticarro e di una mina,
secondo quanto informano fonti ufficiali a Grozny citate dalle agenzie.
Le autorità pachistane hanno liberato ieri 50 presunti
simpatizzanti di Al Qaeda nel nordovest del Paese dopo un’amnistia concessa a
cinque dei principali leader tribali accusati di complicità con i combattenti
islamici.
Fino a quando ci sarà Alvaro Uribe alla presidenza, le
Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) non realizzeranno alcuno
scambio di prigionieri né permetteranno una loro liberazione. E’ quanto
affermato dal numero due della guerriglia, Raul Reyes.
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