RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 115 - Testo della trasmissione di sabato 24 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Avere nel cuore la luce di Cristo, che aiuta a comprendere la volontà di Dio e a vivere una esistenza bella: così il Papa ai giovani francesi di Rouen in pellegrinaggio a Roma

 

Nominata una religiosa salesiana, suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata: il commento della religiosa

 

Domani, la beatificazione di suor Laura Montoya y Upeguì, apostola degli Indios dell’America Latina: intervista con padre Romualdo Rodrigo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A Baghdad almeno undici iracheni uccisi, cinque soldati americani morti ed altre vittime anche a Tikrit e a Kerbala.  Ce ne parla il cardinale Raffaele Martino

 

Il piano dell’Onu all’esame di Cipro: oggi il referendum sulla riunificazione. Ai nostri microfoni Antonio Ferrari

 

Da ieri nelle sale cinematografiche Maghi e Viaggiatori, film girato interamente nel regno del Bhutan.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’esortazione a praticare l’onestà in un contesto sociopolitico di piena crisi, nella nota pastorale della Conferenza episcopale ecuadoregna dal titolo “Vivere in democrazia in una società giusta e fraterna”.

 

In questi giorni, fervono i preparativi nell’arcidiocesi croata di Split e di Makarska per i festeggiamenti del 1700.mo anno dell’Istituzione

 

Avviato dalla Chiesa cattolica nigeriana un progetto di apostolato nelle carceri

 

Da giovedì 22 aprile il Nepal è il 147.mo Paese membro dell’Organizzazione mondiale del commercio

 

Oggi, a Roma, l’inaugurazione della “Libreria degli Scalzi”.

 

24 ORE NEL MONDO:

Critiche alle dichiarazioni di Sharon su Arafat, che ribadisce di non avere paure

 

Conclusa ieri a Ginevra la 60.ma sessione della Commissione Onu per i diritti umani

 

Oltre 150 morti, più di 1.300 feriti: la conferma da parte del governo nordcoreano della tragedia ferroviaria.

 
 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 aprile 2004

 

 

AVERE NEL CUORE LA LUCE DI CRISTO,

CHE AIUTA A COMPRENDERE LA VOLONTA’ DI DIO E A VIVERE UNA ESISTENZA BELLA:

COSI’ IL PAPA AI GIOVANI FRANCESI DI ROUEN IN PELLEGRINAGGIO A ROMA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Aprire con fiducia il cuore a Cristo parla al cuore dei giovani e indica loro il modo di vivere “un’esistenza bella”. Con un saluto breve e affettuoso, Giovanni Paolo II si è rivolto con queste parole agli oltre 200, tra giovani e accompagnatori, provenienti dalla diocesi francese di Rouen e ricevuti in udienza questa mattina in occasione del loro pellegrinaggio a Roma.

 

Fate di questo vostro momento un tempo di arricchimento spirituale, è stata l’esortazione del Papa, che si è rivolto in particolare a coloro che lunedì prossimo riceveranno la Cresima. “Non abbiate paura di aprire il vostro cuore e di lasciare che Cristo vi parli”, ha aggiunto. Potete “discernere la volontà del Signore, che vuole aiutarvi a condurre un’esistenza bella. La vostra vita interiore avrà un soffio nuovo”. Nel salutare e benedire i giovani, il Pontefice li ha anche invitati ad imparare “a prendere regolarmente il tempo per la preghiera e la meditazione del Vangelo”.

 

 

NOMINATA UNA RELIGIOSA SALESIANA, SUOR ENRICA ROSANNA,

SOTTOSEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE

PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA

- Intervista con la religiosa -

 

Il Papa ha nominato oggi sottosegretario della Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata suor Enrica Rosanna, salesiana, della Pontificia Facoltà di Scienze dell'educazione 'Auxilium' delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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E' la prima volta che una donna sale ai vertici di un dicastero vaticano con poteri giurisdizionali. Suor Enrica Rosanna, nata a Busto Arsizio in provincia di Varese sessantasei anni fa, già preside per anni dell’Auxilium, è una sociologa della religione e una studiosa di scienze pedagogiche. Apprezzata per la sua competenza è stata tra gli esperti di vari Sinodi e ha fatto parte dal 1996 della Commissione dei saggi istituita dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer.

 

Altre donne sono state chiamate in passato, anche recentemente, ad incarichi di Curia, ma non al livello della religiosa salesiana.  Il 6 marzo scorso due teologhe sono entrate a far parte della Commissione Teologica Internazionale, guidata dal cardinale Joseph Ratzinger, e il 9 marzo il Papa ha nominato la professoressa statunitense Mary Ann Glendon presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

 

Ma ascoltiamo la stessa suor Enrica Rosanna come ha accolto questa nomina?

 

R. – L’ho accolta con fede, nella certezza che se mi è stato fatto un atto di fiducia da parte del Santo Padre e da parte della Chiesa, il Signore mi darà la forza, il coraggio ed anche l’entusiasmo per rispondere.

 

D. – Lei è la prima donna ad essere nominata ad un tale incarico. Come si sente?

 

R. – Mi sento, sinceramente, un po’ smarrita. Sento, però, il sostegno della preghiera e il sostegno di tutti i religiosi e in particolare delle mie con-sorelle.

 

D. – Il Papa nella sua Enciclica Mulieris Dignitatem ha detto che la sensibilità della donna salverà l’umanità. Come intende questo messaggio?

 

R. – Le donne salveranno l’umanità e questo perché sono capaci di compassione, perché sanno apprezzare la bellezza, perché sono capaci di sacrificio, perché sono capaci di andare laddove c’è bisogno e sono capaci di vedere oltre la vita ordinaria per andare laddove manca la vita e mancano le cose. Io credo che le donne, proprio perché sono le madri della vita, possano portare alla nostra società di morte un soffio di vita, una concretezza di vita. Mi auguro che anche io, attraverso la mia missione, possa portare questo soffio di vita laddove manca.

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UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’ambasciatore di Spagna, Carlos Abella y Ramallo, in visita di congedo, il vescovo Velasio De Paolis, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e mons. Jósef Michalik, arcivescovo di Przemyśl, in Polonia.

 

Nella Repubblica Ceca, il Papa ha nominato vescovo il sacerdote Jan Kočiš, protosincello dell’Esarcato Apostolico per i cattolici di rito bizantino residenti nella Repubblica Ceca.

 

 

DOMANI, LA BEATIFICAZIONE DI SUOR LAURA MONTOYA Y UPEGUI’,

APOSTOLA DEGLI INDIOS DELL’AMERICA LATINA

- Intervista con padre Romualdo Rodrigo -

 

Una vita spesa con e per gli indios dell’America Latina, tra le tribù più sperdute della foresta o nascoste tra le montagne. E’ stata questa l’esperienza missionaria di suor Laura Montoya y Upeguì, una dei sei nuovi Beati che domani il Papa eleverà agli onori degli altari. Suor Laura, colombiana, nasce verso la fine dell’Ottocento. Dopo un’infanzia difficile, decide di consacrarsi a Dio, ma il suo carattere estroverso e irrequieto ne sconsigliano l’ingresso nella clausura di un convento carmelitano per il quale aveva espresso predilezione. Ed è in quella fase della sua vita che Laura Montoya y Upeguì sente parlare delle migliaia di indigeni che popolano le Ande e le regioni dell’Amazzonia. Con quattro compagne e sua madre, parte per le montagne di Medellìn: è la prima pietra di quell’“Opera degli indigeni” che suor Laura porterà avanti fino alla morte - sopraggiunta nel 1949 - dopo aver fondato le Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena. Oggi le circa mille religiose dell’Istituto, sparse in 19 Paesi, continuano l’opera di diffusione del carisma, del quale parla il postulatore della Causa di beatificazione, padre Romualdo Rodrigo, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Il carisma della nuova Beata era estendere il Regno di Cristo, soprattutto agli indigeni. Il suo motto, che lasciò in eredità alle figlie, era “Farsi indigena con gli indigeni per guadagnare tutti a Cristo”. Lavorò con tutte le sue forze affinché gli indios prendessero coscienza di essere figli di Dio, cittadini con tutti i diritti e doveri degli altri cittadini, e fece pressioni sul governo e sulla Chiesa affinché accettassero gli indigeni come parte integrante della società e del Popolo di Dio.

 

D. - C’è qualche aspetto particolare della vita di suor Laura?

 

R. – Scrive lei stessa, nella sua autobiografia, che durante una visione vide una schiera di belve e di serpenti che impedivano l’evangelizzazione degli indigeni. Nella visione, suor Laura vide Dio stabilire un patto con i serpenti: le religiose Laurite – come sono chiamate - non avrebbero ucciso mai i serpenti e i rettili avrebbero rispettato le religiose. La Madre Laura approvò tale patto e mai alcuna religiosa è stata attaccata dai serpenti, che sono numerosi nelle selve dove lavorano.

 

D. - Qual è attualmente l’estensione dell’Istituto?

 

R. - Oggi le Laurite sono in tutto il mondo, soprattutto in America Latina e nell’Africa. Vanno là dove vi sono degli indigeni: scalano le montagne, penetrano nelle foreste più difficili. E quando trovano gli indigeni, seguono il consiglio di San Paolo, che – come detto - fu anche il motto della fondatrice: “Farsi indigena con gli indigeni per guadagnarli tutti a Cristo”.

 

D. – Cosa ripete oggi agli uomini il messaggio della beata Laura?

 

R. – La beata Laura invia un messaggio forte al mondo: portare Cristo a tutte le culture con spirito di servizio, con amore, riconoscendo sempre la dignità delle persone, anche dei più poveri, degli emarginati, degli indigeni.

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Con la solenne cerimonia di domani, ecco il computo aggiornato delle canonizzazioni e delle beatificazioni, aggiornato al 25 aprile 2004: Santi 477, Beati 1337. Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la celebrazione di beatificazione in Piazza San Pietro, a partire dalle 9.50, con commenti in italiano, spagnolo e portoghese.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'annuncio della proclamazione, domani, di sei nuovi Beati, All'evento è dedicato un inserto speciale.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai giovani di Rouen in pellegrinaggio a Roma, il Papa ha affidato tale consegna: "Cari giovani, non abbiate paura di consentire a Cristo di parlarvi".

Due pagine sul tema "La lenta e costante crescita della Chiesa Cattolica nel mondo".

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq con un articolo dal titolo "Il coraggio del dialogo per rispondere ad azioni sempre più disumane".

 

Nella pagina culturale, in occasione dei novant'anni di Don Divo Barsotti i contributi di Andrea Fagioli e di Pietro Borzomati.

Un articolo di Maria Maggi dal titolo "Tullio Filtri: un secolo di lavoro tenace e di fervida fantasia": il giornalista, nostro collaboratore, compie cento anni.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la crisi irachena.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 aprile 2004

 

 

A BAGHDAD UCCISI ALMENO QUATTORDICI IRACHENI E

CINQUE SOLDATI AMERICANI. ALTRE VITTIME ANCHE A TIKRIT E A KERBALA. 

AI NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE RAFFAELE MARTINO HA DICHIARATO

CHE È IMPRUDENTE LASCIARE IL CAMPO

PERCHÉ SIGNIFICHEREBBE ABBANDONARE L’IRAQ ALLA GUERRA CIVILE

- Intervista con il porporato Martino -

 

Continuano gli episodi di violenza in Iraq, dove nelle città di Baghdad, Tikrit e Kerbala si registrano oggi diverse vittime tra i soldati della coalizione, i civili e i combattenti iracheni. Sulla difficile situazione nel Paese arabo ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Almeno quattordici iracheni sono morti per un’esplosione avvenuta in un affollato mercato di Sadr City, quartiere di Baghdad dove poco prima un civile è stato ucciso e tre sorelle sono rimaste gravemente ustionate dopo che i soldati americani hanno aperto il fuoco. Nella capitale irachena, inoltre, cinque soldati statunitensi sono rimasti uccisi e sei feriti nel corso di un agguato contro una base militare della coalizione presso Taji. Un ennesimo attacco kamikaze ha provocato, a Tikrit, la morte di quattro poliziotti iracheni nei pressi di una base militare statunitense. E a Kerbala – per la quale l’imam al-Sadr ha minacciato, ieri, di ricorrere ad operazioni suicide se la città sciita sarà attaccata dalla coalizione - cinque miliziani, impegnati nella preparazione di un agguato, sono stati uccisi da una pattuglia polacca.

 

Da un comunicato diffuso oggi dalla coalizione si è anche appreso che un marine americano è morto due giorni fa in seguito alle ferite riportate in scontri nella regione di Falluja. E proprio nella città del triangolo sunnita, dove ieri hanno fatto il loro ingresso la Croce Rossa italiana e la Mezzaluna Rossa, i soldati statunitensi hanno intanto ricevuto l’ordine di non far rientrare le famiglie che vogliono tornare nelle loro case. In questo difficile scenario, recentemente caratterizzato dal progressivo sfaldamento della coalizione dopo la decisione di Spagna, Honduras e Repubblica Dominicana di ritirare le loro truppe, si deve registrare che la Norvegia ha confermato la propria decisione di richiamare il suo contingente il prossimo primo luglio. L’Albania, attualmente presente nel Paese arabo con settantuno soldati nella zona di Mossul, è inoltre pronta ad inviare altri militari e vorrebbe che questi fossero affiancati ai soldati italiani. E sulla presenza della coalizione in Iraq il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha dichiarato che non sarebbe opportuno, in questo momento, che le truppe italiane lascino il Paese. Ascoltiamo il porporato in questa intervista realizzata da Cecile Boutlet:

 

R. – In questo momento, è imprudente lasciare il campo perché significherebbe abbandonare l’Iraq alla guerra civile, e non è saggio mettere fretta all’Onu, stabilendo fin d’ora che non riuscirà ad assumere la responsabilità della situazione irachena entro la data del 30 giugno. Bisogna darle il tempo, e noi sappiamo che la formulazione di risoluzioni – per la mia esperienza personale di 16 anni all’Onu – richiede molta pazienza e grande capacità di negoziato.

 

D. – Lei è ottimista sulla liberazione degli ostaggi italiani?

 

R. – Io in genere sono sempre ottimista. La paura e il pessimismo non aiutano mai, bisogna sempre aver fiducia. Continuiamo a pregare.

 

D. – Pensa che sia cambiata la posizione della Chiesa sulle vicende in Iraq?

 

R. – La posizione della Chiesa è sempre stata chiarissima ed è stata più volte ribadita dal Papa, dal cardinal Sodano, dal cardinal Tauran e da me stesso. Prima della guerra, Giovanni Paolo II ha scongiurato di non imbattersi in un’avventura senza ritorno che si sarebbe rivelata una sconfitta dell’umanità. I fatti, purtroppo, gli hanno dato ragione. Durante la guerra il Papa ha auspicato ed agito affinché il conflitto finisse al più presto e, successivamente, ha auspicato che si passasse quanto prima alla democratizzazione e alla ricostruzione. Tale è stata, e lo è ancora, la posizione della Santa Sede. Prima della guerra, il Papa auspicava l’intervento dell’Onu ma non gli hanno dato ascolto; adesso tutti pensano che senza le Nazioni Unite non ci possa essere un Iraq democratico e libero dove gli iracheni siano artefici del loro futuro. Speriamo che questa volta ascoltino il suggerimento del Santo Padre.

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IL PIANO DELL’ONU ALL’ESAME DI CIPRO:

OGGI IL REFERENDUM SULLA RIUNIFICAZIONE

- Intervista con, Antonio Ferrari -

 

Basterebbe un sì nel referendum di oggi per sancire la riunificazione dell’isola di Cipro ed il suo ingresso nell’Unione Europea. I seggi si sono aperti alle sei, ora italiana, ma le previsioni non lasciano molto spazio all’ottimismo: nelle due comunità, greca e turca, è infatti in crescita la percentuale di “no” al piano di riunificazione proposto dall’Onu. Ce lo conferma, da Nicosia, Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, nell’intervista di Andrea Sarubbi:

 

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R. – C’è stata una accelerazione in negativo nelle ultime settimane e negli ultimi giorni. Il fatto che la Russia abbia detto di no e che il maggior partito cipriota abbia detto di no lascia capire che il margine per capovolgere la situazione sia ridotto al minimo.

 

D. – Quali sono gli aspetti del piano Onu che non piacciono alle due comunità, quella turca e quella greca?

 

R. – Denktash vuole un riconoscimento statuale immediato della realtà turco-cipriota e rifiuta l’ingresso nella parte turco-cipriota di un gran numero di greco-ciprioti che vogliono tornare in possesso delle loro proprietà. C’è poi il problema della sicurezza, che è diverso per l’una e per l’altra parte. I turco-ciprioti si sentono garantiti dalla presenza di militari turchi; il piano prevede invece lo spiegamento di una forza dell’Onu per garantire la sua esecuzione nelle due parti dell’isola. Per i greco-ciprioti è evidente che si tratta dell’esatto contrario… Inoltre, questi ultimi non vogliono essere i soli a pagare il prezzo della riunificazione: ricordiamo che la parte greco-cipriota è molto ricca ed il livello di vita è quattro-cinque volte superiore a quello dei turco-ciprioti.

 

D. – Cosa accadrà a Cipro se questo referendum – come pare – dirà “no” al piano di Annan?

 

R. – Andremo a vedere una situazione ancor più instabile di quanto non si presenti oggi, perché la parte greco-cipriota entrerà comunque nell’Unione, mentre quella turco-cipriota no. I greco-ciprioti, però, assumono anche un altissimo rischio: nell’ipotesi di un loro “no” e di un “sì” della comunità turca, è chiaro che i turco-ciprioti ed anche il loro sponsor principale – la Turchia – acquisterebbero un’immagine positiva agli occhi della comunità internazionale. Ciò potrebbe anche convincere altri Paesi a riconoscere la piccola ed autoproclamata Repubblica del Nord che, finora, è riconosciuta soltanto dalla Turchia. 

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NEI CINEMA ITALIANI IL FILM “MAGHI E VIAGGIATORI”

GIRATO NEL PICCOLO REGNO DEL BHUTAN

 

Da ieri nelle sale cinematografiche Maghi e viaggiatori, delicato film, girato interamente nel Regno del Buthan, interpretato da attori non professionisti e diretto da Khyentse Norbu, uno dei più importanti lama della tradizione buddista tibetana (da ricordare il suo delizioso precedente lungometraggio, La coppa, del 1999). Questo film esprime nei dialoghi, nei silenzi e nelle metafore i messaggi di compassione, amore e saggezza che sono al cuore dell’insegnamento buddista, innescando nello spettatore un prepotente desiderio di serenità, equilibrio e pace interiore. Ce ne parla Luca Pellegrini.

 

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(musica)

 

“Tanto tanto tempo fa, ma neanche poi troppo tempo fa, in un ridente villaggio del Buthan viveva un contadino che aveva due fratelli …”

 

Tutte le favole iniziano così. Quelle di ieri e quelle di oggi. Ed ogni fiaba, dietro magie ed avventure, nasconde sempre qualche cosa di molto vero e di molto utile. Siamo nel piccolo, incontaminato Regno del Bhutan, il cui sovrano per la prima volta ha concesso alla macchina da presa di girare per il cinema, nelle sue vallate, una bella storia di maghi e di viaggiatori. Sulla strada verso Thimphu, ove si tiene un’annuale, famosissima festa religiosa buddista, si incontrano: Dondup, un funzionario governativo che tenta di raggiungere il Paese dei sogni, un venditore di mele, un saggio monaco, un padre, esperto fabbricante di carta di riso, con la giovane figlia. Aspettano un mezzo di trasporto, ma i tempi della vita, nell’incontaminato Paese himalayano, non sono devastati dalla fretta occidentale. Ci si rassegna ad aspettare un autobus che passa oggi o forse domani. Così, nel frattempo, il saggio monaco intuisce il disagio esistenziale di Dondup ed inizia a raccontargli una storia per metterlo in guardia: “…quando ti svegli, la realtà potrebbe non essere così piacevole”. E la favola inizia: due fratelli, uno pigro e frivolo che studia magia, uno scaltro e saggio che vorrebbe studiarla. Il loro destino spiega quanto le passioni conturbano la tranquillità dell’animo, possono gettare nel pericolo, spronano alla ricerca di vane speranze che troppo spesso tradiscono e deludono. E’ nel cuore dell’uomo che la verità alberga mentre la felicità può essere molto più vicina di quanto non crediamo.

 

(musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani 25 aprile, III domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il Vangelo dell’apparizione di Cristo risorto ai discepoli sulla riva del Mare di Tiberiade.

 

Gli apostoli quella notte non presero nulla durante la pesca, ma sulla parola del Signore, pur senza riconoscerlo subito, gettarono di nuovo le reti, pescando una grande quantità di pesci. Giovanni allora esclama: “E’ il Signore!” E Pietro si gettò dalla barca in mare per incontrare Gesù.

 

Su questo brano evangelico il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Troviamo i discepoli che, dopo gli avvenimenti della Pasqua, devono in qualche modo riprendere la vita, il lavoro. Pietro era pescatore, perciò riprende la pesca. Vanno insieme a pescare, ma non prendono nulla. Poi viene Cristo: ancora da sconosciuto, interviene nel loro lavoro.

 

Cristo, dopo la Risurrezione, cammina con noi, nella nostra vita, anche quella del tutto quotidiana. Quando scoprono che è proprio lui, presente là, nel loro lavoro, Pietro si getta nell’acqua per raggiungerlo, scena che ricorda quella nella quale Pietro cammina sulle acque. Non è nella nostra natura umana, camminare sull’acqua, ma in forza della relazione con Cristo, in forza della sua chiamata possiamo farlo.

 

Questo vuol dire che la relazione con Cristo ci libera da tanti determinismi e perciò ci può unire in comunità: diversi, ma insieme con Cristo in mezzo a noi.

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CHIESA E SOCIETA’

24 aprile 2004

 

 

UN’ESORTAZIONE A PRATICARE L’ONESTA’ IN UN CONTESTO SOCIOPOLITICO

DI PIENA CRISI. QUESTO IL CONTENUTO DELLA NOTA PASTORALE

 DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ECUADOREGNA,

DAL TITOLO “VIVERE IN DEMOCRAZIA IN UNA SOCIETA’ GIUSTA E FRATERNA”

 

QUITO. = “E’ necessario dare segni di speranza, impegnarci direttamente per costruire un Paese che sogniamo. Questo deve essere un dovere di tutti”. Esordisce così la nota pastorale della Conferenza episcopale ecuadoregna, dal titolo “Vivere in democrazia in una società giusta e fraterna”. Nel documento, i presuli chiedono ai connazionali di “recuperare la saggezza” in un contesto di piena crisi politica e sociale. “Una nazione che vive nell’instabilità democratica non ha alcun futuro”, si legge nello scritto. “L’incoerenza degli elettori e degli eletti, il cieco ostruzionismo di certe opposizioni, il dilagare degli scandali e della corruzione e le pressioni dei gruppi di potere che pensano solo ai propri interessi configurano una realtà del tutto aliena alla autentica democrazia”. Di fronte a tale scenario, i vescovi chiedono “cultura e pratica dell’onestà” nella gestione della cosa pubblica. “Il miglior servizio che il presidente di uno stato può rendere alla comunità è quello di avvalersi di collaboratori onesti e capaci”, continua la nota. Infine, un appello ai fedeli ispirato al Duc in altum (dalle parole di Gesù “Prendete il largo”) di Giovanni Paolo II: “Diamo alla nostra patria risposte concrete, positive e creative. Nella diversità delle culture, cerchiamo di mettere insieme quei presupposti che rendono un Paese ‘luogo da vivere’ e scrivono una storia da ricordare con orgoglio”. (D.D.)

 

 

FERVONO I PREPARATIVI NELL’ARCIDIOCESI CROATA DI SPLIT

E DI MAKARSKA PER I FESTEGGIAMENTI DEL 1700.MO ANNO DELLA SUA ISTITUZIONE.

IL 7 MAGGIO LA CELEBRAZIONE CONCLUSIVA NELLA CATTEDRALE DI SAN DOMNIO

 

SPLIT. = Aperti con una novena dall’arcidiocesi di Split e Makarska, in Croazia, i preparativi per i festeggiamenti dei 17 secoli della istituzione di una delle più antiche diocesi del mondo. La celebrazione conclusiva avrà luogo il 7 maggio, giorno del patrono, San Domnio. Alla S. Messa, presieduta dal delegato pontificio, il cardinale Jan Pieter Schotte, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, parteciperanno 5 porporati e 25 presuli, molti esponenti politici e numerosi fedeli provenienti da tutte le aree del Paese balcanico e dall’estero. Le celebrazioni inizieranno il 28 aprile nella cattedrale di San Domnio, con la celebrazione eucaristica, officiata dal vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric. Previste anche manifestazioni culturali, concerti, mostre. Il 6 maggio, inoltre, saranno esposte al pubblico le reliquie di San Domnio, custodite nella cattedrale eretta nell’antico mausoleo dell’Imperatore Diocleziano, costruito tra il terzo e il quarto secolo. “Qui la storia non stava zitta”, ha detto il Papa, pellegrino per due volte in terra croata, il 4 ottobre 1998, rendendo vivo e palpitante il volto di un Paese che con le sue pietre racconta una grande storia di fede. “La storia continua a non stare zitta – ha detto nei giorni scorsi mons. Marin Barisic, che oggi siede sulla cattedra di San Domnio - Ciò è testimoniato anche dalla massiccia partecipazione dei fedeli alla preparazione dei festeggiamenti”. (D.G.) 

 

 

AVVIATO DALLA CHIESA CATTOLICA NIGERIANA UN PROGETTO DI APOSTOLATO

NELLE CARCERI. CELEBRAZIONI EUCARISTICHE, COLLOQUI, SEMINARI,

CORSI DI EDUCAZIONE RELIGIOSA PER NON ABBANDONARE I DETENUTI A SE STESSI

 

LAGOS. = Un progetto di apostolato nelle prigioni della Nigeria è stato avviato dalla Chiesa cattolica locale. Lo riferisce don Felix Femi Ajakaye, responsabile per le Comunicazioni sociali nel Segretariato cattolico. “L’apostolato nelle prigioni – spiega il sacerdote - comprende visite da parte di volontari nelle carceri dove si cerca di creare un clima di amicizia e di comprensione tra i reclusi e tra questi e le guardie”. Non solo, vengono organizzati anche colloqui, incontri e seminari, sia all’interno, sia all’esterno dei penitenziari. “I nostri sacerdoti celebrano le Messe nelle prigioni – aggiunge don Femi Ajakaye - e offrono educazione religiosa ai detenuti”. Obiettivo di questa iniziativa apostolica: dimostrare che il carcere non è un luogo isolato dove i reclusi sono trascurati e abbandonati al loro destino, bensì “un luogo di correzione e di orientamento per coloro che hanno sbagliato”. In base a tali principi, l’Associazione Cattolica degli Artisti e dello Spettacolo (Caen), che comprende musicisti, attori, personaggi della televisione e produttori, sta raccogliendo fondi per produrre un film dedicato alla vita nelle prigioni nigeriane. Parte della pellicola sarà girata all’interno degli stessi penitenziari. (D.G.) 

 

 

DA GIOVEDI’ 22 APRILE, IL NEPAL E’ IL 147.MO PAESE MEMBRO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO.

E’ LA PRIMA NAZIONE, TRA QUELLE MENO SVILUPPATE, AD ADERIRVI DAL 1995

 

GINEVRA. = Il Nepal è, da giovedì scorso, il 147.mo membro dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), la prima tra le nazioni meno sviluppate, ad aderirvi dal 1995. Il Paese himalayano aveva presentato il 24 marzo scorso la sua accettazione dei termini e delle condizioni per l’adesione al Wto e, in base alle regole dell’organismo che ha sede a Ginevra, ne è diventato automaticamente membro un mese più tardi. Sin dal 1996, il Nepal è insanguinato dalla cosiddetta “guerra del popolo”, per iniziativa del Partito comunista nepalese (maoista), e scatenata dall’esasperazione della popolazione per il degrado e l’indigenza che attanagliano il Paese. I guerriglieri, che sono riusciti a penetrare in quasi tutta la nazione, si sono prefissi lo scopo di sradicare il feudalesimo e la monarchia costituzionale, la corruzione e la sperequazione che hanno portato sette nepalesi su dieci ad essere disoccupati e a vivere di espedienti. Circa sei milioni di nepalesi, ossia il 28 per cento della popolazione, sono tossicodipendenti, depressi o affetti da disturbi mentali. Quasi la metà degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà: in Nepal, sono molte le famiglie costrette a lavorare per appena un dollaro al giorno. L’aspettativa di vita in media è di 58 anni. (D.G.)

 

 

OGGI, A ROMA, L’INAUGURAZIONE DELLA “LIBRERIA DEGLI SCALZI”.

OBIETTIVO DELL’INIZIATIVA, LA PRIMA DEL GENERE DEI PADRI CARMELITANI,

DIVENIRE UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER QUANTI CONOSCONO

IL CARISMA DELL’ORDINE FONDATO DA SANTA TERESA D’AVILA

 

ROMA. = Viene inaugurata oggi a Roma, in Piazza San Giovanni in Laterano, la “Libreria degli Scalzi”, la prima iniziativa del genere dei Padri Carmelitani Scalzi d’Italia. “Noi cominciamo ora e cercate di cominciare sempre andando di bene in meglio”, queste parole di Santa Teresa d’Avila, la fondatrice dell’ordine, ben esprimono lo spirito e la finalità della nuova libreria, che si propone di essere un punto di diffusione dello spirito missionario dei carmelitani e di divenire un riferimento per quanti conoscono e vivono il loro carisma. L’ordine dei frati carmelitani scalzi fu istituito il 28 novembre del 1568, a Duruelo, in Spagna, secondo le norme e le indicazioni di Teresa: ossia spirito di mortificazione e di ritiro, perenne comunione orante con Dio, sforzi per rendere sempre più feconda l’azione apostolica. Nella “Libreria degli Scalzi” sono in vendita testi carmelitani anche in lingua originale, audiovisivi, paramenti sacri, abbigliamento liturgico ed oggetti religiosi. (D.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 aprile 2004

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

La comunità internazionale guarda con preoccupazione alle ultime prese di posizione del premier israeliano. Sharon ha affermato ieri di ritenersi libero da ogni suo passato impegno con il presidente Bush. L’impegno era di non colpire o espellere dai Territori il leader dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella:

 

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“Non temo le minacce di Ariel Sharon. Sono destinato a morire da martire e sono un credente”. Così il presidente palestinese Arafat ha commentato le dichiarazioni del capo dello Stato israeliano. In un’intervista alla televisione, trasmessa ieri sera, Sharon aveva annunciato quanto già detto al presidente statunitense Bush, durante la visita alla Casa Bianca della scorsa settimana, e cioè che l’impegno assunto tre anni fa di non colpire Arafat non è più attuale. Immediata la reazione di Washington. Un severo monito ad Israele affinché non metta a repentaglio l’incolumità del leader palestinese ed eviti attacchi mirati è stato rivolto in nottata dai maggiori dirigenti statunitensi, dal  segretario di Stato, Colin Powell, al Consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleezza Rice. E un appello urgente alle Nazioni Unite affinché proteggano il Rais è stato lanciato stamani da Abu Ala. Secondo il premier palestinese, è la politica sbilanciata in favore di Israele di George Bush la “causa diretta” delle minacce di Sharon. Critiche a Sharon e preoccupazione per la situazione sono state espresse, infine, anche dal ministro degli Esteri francese, Michel Barnier. Sul terreno non si placa la violenza: tre palestinesi, militanti delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco a Jenin, nella Cisgiordania settentrionale.

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Il ministro dell'intelligence iraniano ha smentito che due tecnici nucleari del Paese siano stati arrestati perchè sospettati di avere fornito informazioni segrete all'estero, come aveva scritto una rivista conservatrice. Diverse squadre di ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Aiea, hanno effettuato missioni in Iran nelle ultime settimane in vista della prossima riunione del Consiglio dei governatori della stessa agenzia, in giugno a Vienna, che dovrebbe esprimere un giudizio conclusivo sul programma nucleare della Repubblica islamica. Nell'ultima sessione, all'inizio di marzo, il Consiglio aveva approvato una risoluzione in cui criticava il fatto che Teheran non avesse comunicato alcuni aspetti del proprio programma, nonostante si fosse impegnata a fare piena luce in proposito fin dall'autunno scorso

 

Commenti all’insegna della delusione per le conclusioni ieri a Ginevra della 60esima sessione della Commissione dell’Onu per i diritti umani. La riunione, che rappresenta un appuntamento annuale, ha riunito i delegati di 53 Paesi e di organizzazioni non governative per un totale di 3000 persone. Con quali risultati, lo spiega da Ginevra Mario Martelli:

 

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Delusione da parte degli organismi per la difesa dei Diritti Umani, che rimproverano il silenzio su problemi importanti nel campo internazionale, come quello dell’Iraq. Si è parlato, invece, della tragica situazione a Darfur, la provincia occidentale del Sudan, dove la guerra civile miete migliaia di vittime e ha costretto un milione di persone alla fuga. Due delegazioni sono state autorizzate a recarsi nella regione per vedere di coordinare l’afflusso di soccorsi.

 

Alla Sessione si è poi assistito ad un intenso lavoro diplomatico, specialmente da parte dei governi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, affinchè la Commissione non risulti uno strumento obsoleto. In ogni caso, Cuba ha perso in un confronto con gli Stati Uniti: condannata con 22 voti contro 21 per mancato rispetto dei diritti umani, si è trovata costretta a ritirare una sua Risoluzione che voleva la condanna di Washington per il campo di prigionieri installato a Guantanamo. Per la situazione nel Medio Oriente, un’ampia maggioranza ha condannato le pratiche d’Israele, che ha trovato appoggio solo da parte degli Stati Uniti. Manovre diplomatiche hanno, invece, consentito di evitare condanne per situazioni come quelle della Cecenia, dell’assenza dei diritti politici in Cina e nello Zimbabwe. Anche l’Iran è passato indenne, dopo che oppositori del regime di Teheran non hanno ottenuto di essere presenti alla Sessione, in quanto l’Iran aveva spiccato contro di loro un mandato d’arresto tramite l’Interpol. Tra i risultati, infine, da citare la creazione di un posto di relatore per la lotta contro il traffico di esseri umani, principalmente donne e bambini.

 

Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.

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Il danese Poul Rasmussen è il nuovo presidente del Partito socialista europeo. Il Congresso lo ha eletto oggi con un numero di voti di poco superiore a quelli attribuiti al candidato italiano Giuliano Amato. I circa 340 rappresentanti di 28 delegazioni di 24 Paesi, riuniti a Bruxelles, hanno così scelto il successore dell'ex ministro degli esteri britannico Robin Cook. Quest’ultimo, al termine del suo ultimo discorso quale presidente del Pse, ha duramente criticato l'unilateralismo degli Stati Uniti, ricordando che l'Europa che vogliono i socialisti ''deve avere  la forza morale per far pesare l'autorità della Nazioni Unite  nel mondo''.

 

Oltre 6 milioni di austriaci sono chiamati domani alle urne per eleggere il successore di Thomas Klestil alla presidenza della Repubblica. In lizza sono il socialdemocratico Heinz Fischer, uno degli esponenti più autorevoli dell’opposizione, e la popolare Benita Ferrero-Waldner, la cui carriera politica è legata all’attuale cancelliere Wolfgang Schuessel.

 

Domani si vota anche in Guinea Equatoriale. Gli aventi diritto al voto sono chiamati alle urne per le elezioni parlamentari e amministrative. Sembra favorito il Partido Democratico della Guinea Ecuatorial del presidente Teodoro Obiang.

 

Almeno 154 morti, oltre 1.300 feriti: anche il governo nordcoreano ha confermato, questa mattina, il drammatico bilancio della tragedia ferroviaria avvenuta giovedì al confine con la Cina. Un incidente accidentale avrebbe provocato l’esplosione, ha detto Pyongyang, che ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Secondo Maurizio Riotto, docente di coreano all’Istituto Orientale di Napoli, si tratta di un gesto molto significativo:

 

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R. – Secondo me si tratta di un fatto positivo, perché è un rifuggire dall’isolamento tradizionale a tutti i costi, che aveva caratterizzato l’atteggiamento del governo coreano finora. Credo che in questo atteggiamento si possa cogliere la volontà della Corea del Nord di allacciare una seppur minima forma di dialogo con il mondo esterno. E’ possibile anche che questa sia una scelta interessata. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che si tratta di un Paese che ha bisogno di aiuti internazionali. E proseguire in una chiusura ad oltranza potrebbe essere in tal senso controproducente.

 

D. – Se c’è questa apertura, perché – secondo lei – Pyongyang non ha permesso ai soccorritori di andare nella zona del disastro liberamente ma li ha obbligati ad andare in treno, senza fare soste e senza deviazioni?

 

R. – Il problema, secondo me, sta nella volontà di voler evitare che vengano raccolte immagini in un percorso che non sia quello dettato dal governo. Immagini che magari mostrano situazioni di povertà o di vita difficile da parte della popolazione, cosa che la Corea del Nord – per quanto possibile – cerca sempre di occultare. Cerca di mostrare all’estero una situazione migliore di quanto probabilmente non sia.  

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Un soldato afghano e nove talebani sono rimasti uccisi giovedì durante un attacco da parte di un gruppo di talebani contro una pattuglia congiunta dell'esercito americano e di miliziani afghani filogovernativi, nel sud est del Paese, nella provincia di Khost.

 

Almeno due persone sono morte e altre risultano disperse nell'esplosione di una fabbrica di prodotti plastici nello stato americano dell'Illinois. Lo indicano fonti di stampa locali, aggiungendo che diversi feriti sono stati ricoverati in ospedale. L'esplosione, che pare accidentale, alla Formosa Plastics di Illiopolis è stata avvertita a 30 chilometri di distanza. Accertamenti vengono condotti sull'eventuale fuga di prodotti tossici o pericolosi. Un’inchiesta è in corso per valutare le cause dell'esplosione.

 

 

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