RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 114 - Testo della trasmissione di venerdì 23 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve il Circolo di San Pietro ed esorta ad andare incontro ai bisogni dei poveri con la fantasia della carità

 

Presentata oggi nella sala stampa vaticana l’istruzione Redemptionis Sacramentum sul rispetto delle norme liturgiche che riguardano l’Eucaristia: il commento del cardinale Francis Arinze

 

Suor Eusebia Palomino, la santa delle piccole cose: il profilo spirituale di una delle beate che domenica prossima il Papa eleverà agli onori degli altari: intervista con don Enrico dal Covolo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi in Terra Santa la maratona per la pace Gerusalemme–Betlemme: ce ne parlano Elio Costantini e Gianni Petrucci

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, istituita nel 1995 dal Congresso Generale dell’Unesco: con noi Rodrigo Dias

 

CHIESA E SOCIETA’:

Secondo quanto annunciato dalla Conferenza episcopale francese, Giovanni Paolo II si recherà in pellegrinaggio a Lourdes, in occasione del 150.mo anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione. La data della visita sarà intorno al 15 agosto prossimo

 

Giornata conclusiva, a Santiago de Compostela, del Congresso della Commissione Episcopale della Comunità Europea

 

Ad Haiti urge un piano nazionale di sicurezza poiché il controllo di numerose aree del Paese è in mano a gruppi criminali

 

Due dighe costruite dalla Cina per produrre energia elettrica stanno risucchiando le acque del fiume Mekong, fonte di sostentamento per milioni di persone

 

“Chagall e la Bibbia” è il titolo della mostra che, domenica prossima, inaugurerà il nuovo museo ebraico di Genova

 

24 ORE NEL MONDO:

Disastro ferroviario in Corea del Nord: un primo bilancio parla di almeno 150 morti e oltre 1000 feriti

 

In Iraq le truppe americane sono pronte ad attaccare Falluja ed il governo britannico si prepara ad inviare altri 1700 soldati

 

Nuove violenze in Medio Oriente: uccisi 3 militanti di al Fatah in Cisgiordania e due bambine palestinesi nella Striscia di Gaza.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 aprile 2004

 

 

IL GRAZIE DEL PAPA AI SOCI DEL CIRCOLO DI SAN PIETRO,

CHE SANNO RENDERE CONCRETA LA FANTASIA DELLA CARITA’,

 RECANDO SOLLIEVO AI BISOGNOSI

 

 Ammirevole lo zelo apostolico e lo slancio missionario nel farsi ‘buon samaritano’ di quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di abbandono”: l’incoraggiamento del Papa ai Soci del Circolo di San Pietro, circa 550, ricevuti stamane in udienza accompagnati dal presidente, il Marchese Marcello Sacchetti e dall’assistente spirituale, mons. Ettore Cunial. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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Come ogni anno sono venuti dal Papa per consegnare l’obolo di San Pietro segno – ha detto Giovanni Paolo II - “di una concreta partecipazione all’impegno della Santa Sede apostolica di rispondere alle crescenti urgenze della Chiesa specialmente nei Paesi più poveri.”

 

“Andando incontro ai poveri, recando sollievo ai malati e ai sofferenti, testimoniate in maniera concreta quella “fantasia della carità”, a cui ho invitato nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte.”

 

Il Santo Padre ha quindi espresso “vivo apprezzamento” per l’impegno  “animato da convinta fedeltà e adesione” al Papa, che i soci del Circolo San Pietro realizzano “sostando ogni giorno in preghiera e in ascolto della Parola di Dio. E’ importante soprattutto – ha sottolineato - che la vostra esistenza sia centrata sul mistero dell’Eucaristia. Il segreto dell’efficacia di ogni nostro progetto è la fedeltà a Cristo.”

 

Un’istituzione antica 135 anni il Circolo di San Pietro, fondato nel 1869 da un gruppo di giovani laici romani, incoraggiati da Pio XI ad intraprendere una missione caritativa sotto il motto “preghiera, azione sacrificio”, che campeggia tutt’ora sul distintivo del Sodalizio ed ispira l’operato ancora oggi dei suoi soci. Tra le iniziative di assistenza del Circolo sono le “cucine economiche”, conosciute popolarmente come la ‘minestra del Papa’, che oggi offrono 150 mila pasti all’anno per poveri ed immigrati, gli “asili notturni”, le ‘case famiglia’ per ragazze bisognose e le mamme dei bambini ricoverati nell’ospedale “Bambini Gesù”, il “guardaroba dei poveri”; la recente Casa di accoglienza per i malati terminali; ci sono poi le attività religiose, gli aiuti internazionali, i servizi d’onore per le cerimonie pontificie e la promozione stampa del messaggio cristiano.

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PRESENTATA OGGI NELLA SALA STAMPA VATICANA

 L’ISTRUZIONE “REDEMPTIONIS SACRAMENTUM”

 SULLE NORME LITURGICHE CHE RIGUARDANO L’EUCARISTIA

- Intervista con il cardinale Francis Arinze -

 

E’ stato presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede l’atteso documento sulle norme liturgiche che riguardano l’Eucaristia. Si tratta di una “Istruzione” dal titolo “Redemptionis Sacramentum” che ribadisce ciò che va osservato ed evitato “circa la Santissima Eucaristia”. Ha guidato la presentazione ai giornalisti il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il documento è stato voluto dallo stesso Giovanni Paolo II che lo aveva auspicato nella sua ultima enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, pubblicata un anno fa. Il Papa ricordava che questo Sacramento “è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia”, un mistero di salvezza “troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale” e  che nessuno può sottovalutare: occorre infatti avere sempre presente che nell’Eucaristia “è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo con l’anima e la divinità,e quindi il Cristo tutto intero”. Il documento dunque invita a non banalizzare o ridurre la grandezza del Sacramento, a non confondere la fede dei credenti.

 

Innanzitutto c’è il riconoscimento dei “grandi vantaggi” derivati dalla riforma liturgica del Concilio che hanno reso più consapevole e attiva la partecipazione dei fedeli al “Sacrificio dell’altare”. “Non si possono (però) passare sotto silenzio gli abusi anche della massima gravità” contro l’Eucaristia: questo “non può essere ammesso e deve cessare”. Così l’Istruzione ribadisce la competenza dell’autorità ecclesiastica, dei vescovi in comunione con  il Papa, nel moderare la disciplina eucaristica; la necessità di un sacerdote per la celebrazione eucaristica; la natura non solo conviviale ma soprattutto sacrificale di questo Sacramento: non si deve combinare la Messa con il contesto di una comune cena; l’obbligo di usare solo le Preghiere eucaristiche del Messale, ricordando  il nome del Papa e del vescovo diocesano; il divieto  ai laici di tenere l’omelia durante la Messa e l’invito ai sacerdoti a “non svuotare il senso autentico e genuino della parola di Dio, trattando… solo di politica o di argomenti profani”; la necessità della Confessione in caso di peccato grave prima di accedere alla Comunione.

 

Il documento riafferma la liceità di spazi di creatività e di adattamento che rendano le celebrazioni più vicine alle sensibilità delle persone nelle varie parti del mondo; né si vuole in alcun modo impedire la possibilità di approfondimenti e nuove proposte in questo campo. Quello che è assolutamente escluso è fare della liturgia una zona franca di sperimentazioni e di arbitri personali, non giustificati da nessuna buona intenzione. Per questo viene ribadito che per la celebrazione  deve essere utilizzato solo pane “azimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente”; e il vino “deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee”. Altri alimenti o bevande “non costituiscono materia valida”. Occorre inoltre evitare certe iniziative ecumeniche, che “pur generose nelle intenzioni”, sono contrarie alla disciplina eucaristica.  Non si può celebrare in un luogo sacro non cristiano o introdurre nella Messa elementi di altre religioni. Bisogna anche rispettare la distinzione dei ruoli tra sacerdoti e laici, evitando il rischio di una “clericalizzazione” di questi ultimi: ma il documento elogia i molti catechisti laici che suppliscono i presbiteri “in alcune mansioni liturgiche” nelle terre di missione e nelle zone di persecuzione. E’ ribadita la possibilità di celebrare in latino. Come accoliti “al servizio dell’altare si possono ammettere fanciulle o donne”.

 

Ci sono poi alcune norme per la Comunione: “i fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi”; l’ostia va consumata subito davanti al ministro; è consentito ricevere l’Eucaristia una seconda volta nello stesso giorno. “Chi getta via le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae”, cioè automatica e immediata. Il documento afferma inoltre il rispetto del Rito Romano di scambiare la pace prima della Comunione. Viene infine incoraggiata l’adorazione eucaristica ma “il Santissimo sacramento non deve mai rimanere esposto, anche per brevissimo tempo, senza sufficiente custodia”. Ogni cattolico può avvertire l’autorità ecclesiastica circa eventuali abusi liturgici. L’Istruzione non fa che ribadire comunque la normativa vigente affermando che tutti i fedeli hanno il diritto di avere una liturgia vera: al di là degli aspetti giuridici tuttavia si vuole aiutare tutti a vivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus che riconobbero Gesù “nello spezzare il pane”: fu in quel momento che “i loro occhi si aprirono”.

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Dopo la presentazione del documento, molto vivace e denso di spunti è stato il confronto con i giornalisti. Il cardinale Arinze ha voluto puntualizzare quali siano gli abusi più frequenti riscontrabili durante la celebrazione dell’eucaristia: anzitutto, ha detto, è stata osservato talvolta uno scarso riguardo da parte del sacerdote verso il corpo e il sangue di Cristo. Il porporato ha sottolineato la necessità del “rispetto” che testimoni al popolo di Dio la fede del sacerdote. In alcuni casi, ha aggiunto, il pane utilizzato per la consacrazione non risponde ai criteri stabiliti dalla liturgia, o in altre circostanze è stato notato un utilizzo dei paramenti sacri non conforme ai canoni. In molti casi, poi, c’è una “scarsità di momenti di silenzio” durante la celebrazione eucaristica, ha osservato il cardinale Arinze. Talvolta per un coro che occupa con il canto gli spazi destinati alla meditazione personale, o per commenti alle Sacre Scritture eccessivamente lunghi. Questo problema di “orizzontalismo” – come lo ha definito il porporato – rischia di distrarre il fedele dalla dimensione del mistero eucaristico e dall’adorazione che si deve a Cristo.

 

Sulla questione della Comunione sotto le due specie, è stato ribadito ciò che già il Messale Romano stabilisce: ovvero il principio della discrezionalità del celebrante, chiamato a valutare se le circostanze della celebrazione la consentano o meno. Ai giornalisti che chiedevano in che modo l’Istruzione Redemptionis Sacramentum si pone nei confronti del dialogo ecumenico – nel caso specifico, nei confronti dei protestanti - i relatori presenti alla conferenza stampa hanno ripetuto che la Comunione eucaristica è la celebrazione “apice” della Chiesa cattolica, che presuppone una piena unità con la Chiesa stessa e la sua gerarchia. Di conseguenza, in mancanza di questa unità, non è possibile dare la comunione a un protestante, né per un cattolico viene meno l’obbligo di partecipare alla Messa domenicale anche se ha preso parte, in quello stesso giorno, a riti ecumenici o a servizi religiosi di altre confessioni.

Ma sull’Istruzione Redemptionis Sacramentum ascoltiamo il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. - Gli abusi non sono tutti allo stesso livello. Per esempio alcuni abusi minacciano addirittura la validità del Sacramento. Se qualcuno dicesse: a me non piace il vino, io userei la coca cola, questo sarebbe gravissimo e invaliderebbe la Santa Messa. Se qualcuno usa un tipo di pane che non sia di frumento, il sacramento non è valido. Poi ci sono altri abusi come il non seguire ciò che è scritto nel Messale, ma pronunciare parole frutto di idee personali. Forse non è invalidata la celebrazione, ma non va bene perché è culto sacro, è culto pubblico. L’ultimo capitolo affronta poi la questione dal punto di vista del Diritto Canonico: cosa fare, ad esempio, quando le persone trattano molto male questo Sacramento. E’ certamente triste e non vogliamo che ciò avvenga; ma quando si verifica, la Chiesa deve esaminare la situazione sempre sì con carità, ma anche con grande chiarezza dottrinale.

 

D. – Eminenza, quali sono le attese, da parte vostra, dopo la pubblicazione di questa Istruzione?

 

R. – Una maggiore fede nella Santissima Eucaristia; un maggior rispetto per questo augusto Sacramento; una maggiore grazia per il popolo di Dio, in modo che ciascuno di noi, andando alla Messa, si senta come coloro che tornano dal Calvario, come coloro che tornano dalla sala dell’Ultima Cena. E’ importante che si vivano questi due sentimenti, perché l’Eucaristia è sacrificio ma è anche Sacramento-banchetto.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Sempre oggi Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rancagua in Cile, presen­tata da mons. Francisco Javier Prado Aránguiz, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Alejandro Goic Karmelic, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

 

SUOR EUSEBIA PALOMINO, LA SANTA DELLE PICCOLE COSE:

IL PROFILO SPIRITUALE DI UNA DELLE BEATE CHE DOMENICA PROSSIMA

IL PAPA ELEVERA’ AGLI ONORI DEGLI ALTARI

- Intervista con don Enrico dal Covolo -

 

La santità che nasce dall’umiltà e dal servizio nascosto. E’ quella raggiunta da suor Eusebia Palomino Yenes, che Giovanni Paolo II beatificherà domenica prossima. La parabola terrena di suor Eusebia, spagnola della provincia di Salamanca, è breve: ad appena 35 anni – nel 1935 - un male incurabile la strappa alla vita che lei aveva scelto fin da giovanissima, tra le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nella comunità religiosa di Salamanca, Eusebia entra dapprima come apprezzata tutto-fare poi – dopo la professione religiosa – continua ad occuparsi di mansioni umili, ma unendo all’attività pratica un fruttuoso apostolato tra le bambine e le ragazze. Il suo desiderio, come amava ripetere, era quello di “far trionfare il cuore di Gesù”. Giovanni Peduto ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione, don Enrico dal Covolo, di descrivere i tratti del carisma di suor Eusebia Palomino:

 

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R. – La proposta di santità di suor Eusebia rappresenta un tipico esempio di “salesianità ordinaria”, che attraverso le piccole cose di ogni giorno giunge alla santità. E’ un’ulteriore conferma di validità della metodologia semplice di santità che Don Bosco e Madre Mazzarello proponevano ai loro giovani. L’anima dell’apostolato di Eusebia - svolto in una ristretta cerchia, ma aperto al mondo secondo la sua caratteristica “missionarietà” - è la profonda vita interiore e la profonda umiltà.

 

D. - Qualche episodio significativo della vita della futura Beata?

 

R. – Vorrei raccontarne un paio, che spiegano questa prospettiva di santità ordinaria: si parla spesso dei fioretti di suor Eusebia. Un giorno due giovani donne, che lavoravano con suor Eusebia nella casa di Valverde, entrano nel pollaio per raccogliere le uova. E’ già un po’ tardi, e non c’è tempo da perdere per preparare il pranzo; ma le uova non ci sono. “Suor Eusebia, che facciamo?”. E lei esce, come se niente fosse. Quando rientra, porta in mano un cestino di uova. “Erano lì, nel pollaio”, dice. “Siete voi che non le avete viste”. Un’altra volta mancava il sapone in lavanderia. E c’è lì un bel mucchio di panni che aspettano di andare al bucato. Eusebia dà uno sguardo in giro, mette una mano da qualche parte, e la ritira con l’occorrente. “Erano due pezzi di sapone ottimo”, commenta chi fu testimone del fatto. “Non ne avevo mai visto di simile in quella casa”. Naturalmente, nessuno osa chiedere a suor Eusebia dove li avesse trovati.

 

D. - Qual è l’attualità del messaggio di suor Eusebia?

 

R. – Donna ricca della sapienza di Dio, suor Eusebia con la sua vita ha riscritto in modo originale alcuni elementi caratteristici e sempre validi della spiritualità salesiana. Madre Atonia Colombo, Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, li elenca in questi termini: anzitutto, uno sguardo positivo, derivato dalla certezza di sentirsi amati da Dio. Poi l’amore all’Eucaristia e a Maria, le due colonne della spiritualità salesiana: Eusebia non esita a farsi propagatrice della “schiavitù mariana”, secondo la dottrina di Luigi Grignon de Montfort. Ancora, la disponibilità per qualsiasi lavoro: l’importante è amare e servire, il resto non conta. E la Croce è accolta come testimonianza di un amore più grande. Infine, Eusebia incarna un gioioso amore educativo, che la rende industriosa ed efficace nel suo incontro con le bambine e le ragazze. Con la radicalità e la coerenza delle sue scelte, questa piccola grande suora traccia un percorso affascinante ed esigente di santità per noi e per i giovani del nostro tempo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un articolo sul catastrofico incidente ferroviario in Corea del Nord: la collisione fra treni carichi di materiale esplosivo ha totalmente distrutto 1.850 alloggi, riducendo l'intera zona in un cumulo di macerie.

 

Nelle vaticane, nel discorso ai Soci del Circolo San Pietro, il Papa ha esortato ciascuno a farsi "buon Samaritano" di quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di abbandono.

La conferenza stampa di presentazione dell'Istruzione "Redemptionis Sacramentum"

Allegato al giornale un inserto speciale, di 12 pagine, dedicato al Documento.  

 

Nelle estere, in rilievo il Medio Oriente con un articolo dal titolo "Altre due bambine vittime innocenti di una violenza cieca e brutale".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Cecchetto dal titolo "Conoscere Lui e la potenza della Risurrezione": al centro del pensiero teologico di Tommaso Federici.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la crisi irachena; Ciampi: più dialogo con i Paesi islamici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 aprile 2004

 

 

OGGI IN TERRA SANTA LA MARATONA PER LA PACE GERUSALEMME– BETLEMME

- Interviste con Elio Costantini e Gianni Petrucci -

 

Il pellegrinaggio degli sportivi italiani in Terra Santa ha conosciuto oggi uno dei suoi momenti più toccanti: la maratona Gerusalemme – Betlemme. Atleti italiani, palestinesi e israeliani hanno effettuato il percorso, attraverso il ceck-point che normalmente divide lo Stato ebraico dai Territori. Tutti insieme attorno alla fiaccola della pace, benedetta dal Papa il 14 aprile scorso e alla bandiera olimpica. L’iniziativa, che vuole favorire il dialogo nella martoriata Terra Santa, è stata promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana in collaborazione con il Coni e il Centro Sportivo Italiano. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Una corsa lunga un sogno, un sogno di pace purtroppo ancora lontano, da Gerusalemme a Betlemme. Una sorta di abbraccio in cui lo sport italiano ha voluto cingere insieme palestinesi e israeliani. Sentiamo il presidente del Centro sportivo italiano, Elio Costantini:

 

R. – Ancora una volta, lo sport è servito davvero a mettere insieme le persone, e questo è avvenuto soprattutto in un clima di festa. Quest’evento rappresenta per israeliani e palestinesi veramente un segno di speranza che deve continuare, attraverso un rapporto costante con il popolo italiano.

 

D. – E’ sembrato strano che, dopo tanti tentativi politici, semplicemente degli sportivi, questa volta, siano andati in Terra Santa a parlare di pace?

 

R. – Molte volte, lo sport riesce a fare anche cose grandi che la politica, magari, non riesce a fare, perché lo sport si rivolge spesso al cuore, coinvolge le persone, per cui le azioni che non sono solo gesti sportivi, ma soprattutto sono gesti umani: incontrarsi, stare insieme, condividere ... Anche questa volta, davvero, lo sport è servito a far dialogare per qualche giorno l’Autorità palestinese e il governo israeliano e, in effetti, quest’iniziativa è stata veramente accolta con una partecipazione enorme.

 

E tra coloro che hanno compiuto il percorso da Gerusalemme a Betlemme, tra sportivi noti e meno noti, da segnalare una presenza illustre: quella del presidente del Coni, Gianni Petrucci. Sentiamo le sue sensazioni:

 

R. – Sensazioni straordinarie, non solamente perché ho partecipato attivamente - ho effettuato anch’io il percorso - ma perché ho visto le due realtà; avendo attraversato i check point, ci si rende conto della drammatica situazione attuale, di come lo sport potrebbe fare qualcosa per essa. Certamente, i nostri sono piccoli segnali, però sono segnali che saranno ricordati. Oggi erano tutti commossi: qualcuno ha pianto – anch’io ho pianto e non mi vergogno di dirlo: ecco, queste sono le emozioni che poi ti rimangono dentro, nel senso che questa è la bellezza dello sport.

 

D. – Quale immagine porterà nel suo cuore di questo evento?

 

R. – La tristezza sul volto della gente palestinese: questa è una cosa veramente toccante. Sarebbe bello se noi sportivi riuscissimo ad alleviare, anche solo un po’ questa profonda tristezza. Oggi abbiamo fatto una piccola cosa, ma ci auguriamo che nel tempo possa diventare grande, magari ripetendola ...

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OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO

- Intervista con Rodrigo Dias -

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, istituita nel 1995 dal Congresso Generale dell’Unesco. Tema della giornata, in coerenza con l’anno internazionale della lotta alla schiavitù e della sua abolizione, proclamato sempre dall’Organismo delle Nazioni Unite con sede a Parigi, è quello delle nuove schiavitù. Numerose le iniziative organizzate nel mondo per l’occasione. In particolare, in Italia, si terranno mostre, presentazioni di volumi e convegni anche per riflettere sull’attuale panorama editoriale. Narrativa e saggistica, i generi più amati dai lettori italiani, giovani in particolare. Sono, infatti, gli studenti universitari i maggiori fruitori di libri, sebbene la tendenza a leggere poco sia ormai stazionaria da anni, come osserva il presidente dell’Associazione librai italiani, Rodrigo Dias, che, al microfono di Dorotea Gambardella, ce ne spiega il motivo.

 

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R. – Prima la televisione, adesso Internet, per cui i giovani vengono distratti; allora, se noi non gli diamo un input per leggere, per far capire loro che la lettura contribuisce alla crescita del Paese, del cittadino, della società civile, saremo tutti bravissimi a navigare in Internet, ma nella lettura continueremo a fare passi indietro.

 

D. – Nell’era dell’informatica, che cosa dà un libro?

 

R. – Il libro ha un fascino talmente grande ... leggiamo tutto su Internet, ma non è la stessa cosa. Se parliamo di informazione professionale, di consultazione,  certamente Internet è un sistema molto pratico e che tutti quanti usiamo, ma se parliamo di leggere un libro, non può esserci che un libro di carta. Che senso ha leggere una pagina di un libro sullo schermo del monitor? Io amo il libro anche come oggetto, lo annuso, osservo come è fatto, come è scritto, i caratteri ... il monitor è di una freddezza assoluta! Io non potrei mai leggere niente che non sia professionale su un monitor.

 

D. – Quali sono gli autori più acquistati e più amati dal pubblico?

 

R. – Da molti anni, ormai, qualsiasi libro di Camilleri ha un successo già scritto, perché supportato dalla serie televisiva; lo stesso per “La ragazza dall’orecchino di perla”, di un’autrice sconosciuta: poi è uscito il film ed ha rilanciato il libro. Quindi, la sinergia fra libro, cinema e televisione è forte.

 

D. – Non è detto, però, che un libro che vende molto sia necessariamente un buon libro ...

 

R. – Ecco perché dico che le classifiche sono molto pericolose, perché su un pubblico non culturalmente preparato hanno un grosso impatto. E’ ovvio che se uno legge i dieci migliori libri classificati su un quotidiano di vasta diffusione, è condizionato nell’acquisto. Qui spezzo una lancia in favore della piccola e media editoria, perché pubblica ottimi libri e investe su autori che i grandi editori non pubblicano.

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CHIESA E SOCIETA’

23 aprile 2004

 

 

SECONDO QUANTO ANNUNCIATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE

GIOVANNI PAOLO II SI RECHERA’ IN PELLEGRINAGGIO A LOURDES,

IN OCCASIONE DEL 150MO ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE

DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.

LA DATA DELLA VISITA SARA’ INTORNO AL 15 AGOSTO PROSSIMO

 

PARIGI.= La Chiesa francese ha invitato Giovanni Paolo II a recarsi in pellegrinaggio a Lourdes, in occasione del 150° anniversario della proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, avvenuta l’8 Dicembre 1854 sotto il pontificato di Pio IX. L’annuncio ufficiale è giunto ieri pomeriggio per voce del presidente della Conferenza episcopale Francese, mons. Jean-Pierre Ricard, e del vescovo di Tarbes e Lourdes, mons. Jacques Terrier. Una nota dei presuli d’oltralpe informa che una Delegazione della Santa Sede è andata in Francia per studiare le condizioni nelle quali questo pellegrinaggio si potrà realizzare, intorno alla data del 15 agosto 2004. L’invito – secondo l’Ufficio stampa della Conferenza episcopale interpellato dall’agenzia France Presse – “va incontro alla volontà del Papa, che anziano e malato, desidera compiere questo cammino personale di pellegrinaggio come molti altri malati”. Rammentiamo che il Santo Padre ha già compiuto una visita di due giorni a Lourdes nei primi anni del suo pontificato, il 14 e 15 agosto del 1983. (R.G.)

 

 

GIORNATA CONCLUSIVA DEL CONGRESSO DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE

DELLA COMUNITA’ EUROPEA

SVOLTOSI A SANTIAGO DE COMPOSTELA

- A cura di Umberto Folena  -

 

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SANTIAGO DE COMPOSTELA.= Il Vangelo di Gesú Cristo non è altra cosa rispetto al progresso, ma possiede una sua forza intrinsecamente umanizzante. Con questa consapevolezza il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’amministrazione del patrimonio della sede apostolica invita i cristiani ad essere presenti in Europa. Il cardinale Nicora ha parlato nella Giornata conclusiva del Congresso che la Comece, la Commissione Episcopale della Comunità Europea, ha dedicato a pace e responsabilità nell’Unione Europea. Se per il cardinale la causa di Dio si identifica con la causa dell’uomo, per il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, per poter coltivare speranza l’Europa non può che affidarsi alla fede in Gesú Cristo risorto, ma se la fede non ritroverà forza, per l’Europa del futuro non ci sarà speranza. Al Congresso, preceduto da un pellegrinaggio che ha toccato alcune fra le tappe più significative del cammino di Santiago, hanno partecipato 120 rappresentanti di tutti i 25 Paesi che dal 1° maggio prossimo daranno forma alla nuova Europa allargata. Nella serata di giovedì è intervenuto anche Michel Camdessus, presidente delle Settimane sociali francesi, che dal 23 al 26 settembre celebreranno a Lille la loro edizione numero 100, proponendo agli invitati, tra i più autorevoli rappresentanti del cristianesimo socialmente impegnato del continente, questo tema: “L’Europa, una società da inventare”. Per Camdessus il compito principale dell’Europa unita e aperta è ridurre la distanza tra ricchi e poveri al suo interno, senza dimenticare e, anzi, assumendosi in pieno le proprie responsabilità nei confronti del mondo intero.

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AD HAITI URGE UN PIANO NAZIONALE DI SICUREZZA POICHE’

IL CONTROLLO DI NUMEROSE AREE DEL PAESE E’ IN MANO A GRUPPI CRIMINALI.

E’ LA DENUNCIA DEL REPONSABILE DEL PROGRAMMA

DELLA COALIZIONE PER I DIRITTI DEGLI HAITIANI, VILES ALIZAR

 

PORT AU PRINCE.= “Il nuovo governo di Haiti non controlla tutto il territorio del Paese: per questo insistiamo sulla necessità di attuare un piano nazionale di sicurezza”. È quanto ha denunciato, in un colloquio telefonico con l’agenzia Misna, Vilès Alizar, responsabile del programma della Coalizione per i diritti degli haitiani. Al di fuori della capitale, Port-au-Prince, “lo scenario è diverso a seconda della località”, spiega Alizar, precisando che, ad esempio, a controllare la città di Cap-Haïtien “sono i ribelli sollevatisi lo scorso febbraio contro l’ex presidente della Repubblica, Jean-Bertrand Aristide, sono circa 400, molti dei quali ex-detenuti, banditi e criminali”. A Trou-du-Nord, città rimasta priva di una guida politica e delle forze dell’ordine, la sicurezza è gestita da un gruppo, denominato “Armée Kosovo”, composto di giovani che avevano preso parte alla ribellione. A Ouanaminthe, nelle immediate vicinanze della frontiera con la Repubblica Dominicana, e a Hinche, le attività di dogana e di polizia sono svolte da ex-militari una volta appartenenti all’esercito, sciolto da Aristide nel 1994, subito dopo la fine della dittatura. “Il governo di transizione deve attivarsi per garantire la sicurezza, cosa che passa necessariamente attraverso l’arresto dei circa 3.000 banditi e criminali evasi dalle prigioni”, conclude Alizar. (D.G.)

 

 

DUE DIGHE COSTRUITE DALLA CINA PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA

STANNO RISUCCHIANDO LE ACQUE DEL FIUME MEKONG, FONTE DI SOSTENTAMENTO

 PER MILIONI DI PERSONE. È QUANTO EMERGE DA UN REPORTAGE

DEL QUOTIDIANO BRITANNICO, “THE INDIPENDENT”

 

PHNOM PENH. = Lungo il corso del Mekong, il fiume asiatico che nasce dai ghiacciai tibetani e scorre per 4500 chilometri fino ad attraversare le piane tailandesi del Laos e della Cambogia per sfociare in Vietnam, vivono circa 50 milioni di persone, la cui principale fonte di sostentamento è la sua enorme quantità di fauna ittica. Oggi molto diminuita. Secondo un reportage del quotidiano britannico “The Indipendent”, infatti, nell’ultimo anno le reti dei pescatori cambogiani del “Tonle Sap”, uno dei principali affluenti del Mekong, sono rimaste quasi vuote, mentre banchi di sabbia sono affiorati nel letto del fiume sempre più povero d’acqua. Nella stagione delle piogge, la portata del Mekong era tale che da giugno a settembre il “Tonle Sap” invertiva il suo corso, ricacciato dal flusso principale. Oggi, invece, soprattutto nella stagione secca, i pesci non hanno più abbastanza acqua per viverci. In passato, la quantità di fauna nel Mekong e nei suoi fiumi tributari era tale che nei pressi della capitale cambogiana, Phnom Pehn, in certi periodi dell’anno, i pescatori potevano tirare su anche mezza tonnellata di pesce in venti minuti. Quest’anno, nel mercato della capitale il pesce scarseggia e il suo costo è triplicato. Gli straripamenti irrigavano, inoltre, grosse fasce di terra a beneficio dell’agricoltura. Questo ecosistema, grazie al quale vivono decine di milioni di persone, sta ora soffrendo a causa di due dighe in territorio cinese: la prima, a Manwan, completata 11 anni fa, e l’altra a Dahaoshan, ultimata nel 2003. Pechino nega che la crisi del decorso inferiore del Mekong sia dovuta alle enormi strutture di sbarramento che tratterrebbero “solo un quinto delle portata idrica del fiume”. Gli esperti cambogiani ribattono che, durante la stagione secca, le dighe risucchiano tra il 50 e il 70 per cento delle acque e che viene bloccato anche il fertile limo, ricchezza naturale per i terreni di tre nazioni. Il Mekong, che agli occhi di un pescatore cambogiano è un amico da trattare con rispetto – commenta “The Indipendent” - per gli ingegneri è solo la più grande occasione del Sudest asiatico per produrre energia elettrica. (D.G.)

 

 

“CHAGALL E LA BIBBIA” E’ IL TITOLO DELLA MOSTRA CHE, DOMENICA PROSSIMA,

INAUGURERA’ IL NUOVO MUSEO EBRAICO DI GENOVA. LA RASSEGNA E’ DIVISA

IN QUATTRO SEZIONI, DI CUI LA PRIMA E’ UN OMAGGIO ALLE ORIGINI CULTURALI DELL’ARTISTA RUSSO E OSPITA SOPRATTUTTO OPERE

 REALIZZATE NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO

- A cura di Dino Frambati -

 

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GENOVA. = Arte, cultura ed ecumenismo per la mostra che apre domenica 25 aprile presso il nuovo museo ebraico di Genova. “Chagall e la Bibbia” il titolo, a spiegare la scelta del grande artista russo che ebbe, forse, l’unicità di ispirarsi alla sua fede inviando così anche un messaggio di amore per l’umanità fortemente attuale e condivisibile da tutti. Le opere esposte sono 134 per quattro sezioni di mostra, con la prima dedicata al contesto familiare dove visse Chagall, il più grande di nove figli, che presenta opere dei primi del Novecento; la seconda, con 40 tempere, realizzate dopo un viaggio in Palestina, che emozionò profondamente l’artista; la terza, invece, con dipinti raffiguranti i profeti e le grandi figure bibliche, quali Mosé che riceve le tavole della legge, Geremia, Isaia e Giobbe, mentre nella quarta sezione si possono ammirare i lavori preparatori delle tele chagalliane. La rassegna durerà fino al 25 luglio, ed è da non perdere – spiegano gli esperti – perché oltre al grande valore spirituale ed artistico, c’è da rilevare come la pittura di Chagall sia maturata in un periodo storico attraversato da stili che hanno inciso profondamente anche sulla vita della stessa società, dall’espressionismo al dadaismo all’astratto fino alla pop art.

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24 ORE NEL MONDO

23 aprile 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Una catastrofe senza precedenti rischia di mettere in ginocchio la Corea del Nord dove si è subito messa in moto la macchina umanitaria per aiutare il Paese asiatico colpito, ieri pomeriggio, da un drammatico incidente ferroviario. Secondo un primo bilancio fornito dall’esecutivo di Pyongyang, potrebbero essere 150 i morti ed oltre 1000 i feriti. Le autorità nordcoreane, che hanno avviato un’indagine sulle cause del disastro, hanno inoltre accettato l’offerta di aiuto dell’Onu. Su questo grave incidente, provocato dallo scontro di due treni che trasportavano materiale infiammabile, avvenuto presso la stazione di Ryongchon, 50 chilometri a Nord della capitale Pyongyang, ci riferisce Chiaretta Zucconi:

 

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La Cina si appresta a dare i primi soccorsi ed anche i fratelli separati del Sud sono pronti a fornire assistenza, così come gli Stati Uniti che hanno offerto aiuti umanitari in questo momento di estrema difficoltà. “Sembra la scena di un film, dopo un bombardamento”, ha riportato l’agenzia di Seul, descrivendo l’area dove si è verificato l’urto, nove ore dopo il passaggio di un treno speciale, con a bordo il leader Kim Jong-il, di ritorno da una visita in Cina, insieme ai vertici politici e militari del Paese. Pyongyang ha dichiarato lo Stato di emergenza nell’area del disastro ed ha interrotto le linee telefoniche internazionali per evitare che la notizia dell’incidente potesse trapelare all’estero. Ma ormai, tutto il mondo è a conoscenza del terribile incidente. Il governo nordcoreano ha aperto una inchiesta per individuare le cause dell’esplosione. Secondo i dissidenti nordcoreani in Cina, potrebbe essersi trattato di un sabotaggio o di un attentato contro Kim e il suo entourage. Una cosa è certa, l’urto evidenzia il pericoloso deterioramento delle infrastrutture e del sistema di trasporto in Nord Corea: obsoleto ed in ginocchio come la sua devastata economia.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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E’ sempre più caotica la situazione in Iraq dove ieri è stato ucciso un agente di sicurezza sudafricano e rilasciati tre ostaggi. Nella giornata di oggi si registrano scontri a Kerbala ed un clima di grande tensione a Falluja.  Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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I combattimenti iniziati stamani nella zona di Kerbala, dove è morto un militare bulgaro, si sono concentrati attorno agli uffici del governo locale e ad una moschea controllata da fedelissimi dell’imam al-Sadr, che ha minacciato di ricorrere ad operazioni kamikaze se la coalizione attaccherà Najaf. Sono intanto partiti da Baghdad due convogli della Croce Rossa italiana, per portare viveri e farmaci alla martoriata popolazione di Falluja, dove potrebbe interrompersi la fragile tregua con un nuovo attacco delle truppe americane. Dall’inizio dell’assedio, avvenuto lo scorso 5 aprile nella città del triangolo sunnita – ha detto il ministro della Sanità iracheno, Khodayyir Abbas – sono morti 271 iracheni e 793 sono rimasti feriti. Abbas ha inoltre precisato che il civile ucciso ieri in un quartiere settentrionale di Baghdad era un agente di sicurezza sudafricano. Nel Paese arabo, dove stamani è rimasto leggermente ferito un militare italiano appartenente all’11.mo Reggimento Bersaglieri, prosegue inoltre lo sforzo della comunità internazionale per assicurare un’adeguata cornice di sicurezza. Dopo le recenti decisioni di Spagna, Honduras e Repubblica Dominicana di ritirare i loro contingenti dall’Iraq, i vertici militari britannici stanno infatti preparando i piani per l’invio di altri 1.700 soldati in Iraq. Sono sempre più serrate, infine, le trattative per liberare gli ostaggi ancora in mano alla guerriglia. Ieri sono stati rilasciati due cittadini svizzeri ed un operatore umanitario arabo, Nabil George Yaacub Razouk, sequestrato a Najaf lo scorso 8 aprile dal gruppo Ansar al-Din. Sulla vicenda dei tre ostaggi italiani, che potrebbero essere stati consegnati ad un secondo gruppo, una fonte dell’intelligence ha dichiarato che la trattativa per la loro liberazione - per la quale oggi è stato inviato un appello al consiglio degli Ulema iracheni - è stata ormai definita in tutti i suoi aspetti ed il rilascio potrebbe essere imminente”.

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Ennesima giornata di violenze in Medio Oriente dove sono morte, nelle ultime 24 ore, una decina di persone. Tre militanti di al Fatah, movimento che fa capo ad Arafat, sono stati uccisi stamani dai soldati israeliani a Kalkilya, nel Nord della Cisgiordania ed un palestinese è morto a Nablus durante uno scontro a fuoco. A Beit Lahya, inoltre, nella Striscia di Gaza, hanno perso la vita 2 bambine palestinesi, di 4 e 9 anni, coinvolte negli scontri tra le parti. Sul versante politico, Unione Europea, Stati Uniti, Onu e Russia si riuniranno a New York il prossimo 4 maggio nel tentativo di dare un nuovo impulso al piano di pace tra israeliani e palestinesi. Lo ha annunciato il responsabile della politica estera europea, Javier Solana, al termine dell’incontro con il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.

 

Resta alta la tensione in Arabia Saudita. Almeno 3 uomini armati, forse sospetti terroristi islamici, sono stati uccisi ieri sera a Gedda dalle forze di sicurezza. Mercoledì scorso, il Paese è stato colpito da un attentato perpetrato a Riad, rivendicato dal gruppo militante saudita Brigate di Al Haramain e costato la vita a 5 persone.

 

Il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, è giunto ieri a Mosca per incontrarsi con il premier russo, Mikhail Fradkov, e discutere sugli accordi tra Unione Europea e Russia in previsione dell’allargamento dell’Unione e sull’adesione russa all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Al termine del colloquio, le due parti dichiarano di essere vicine alla soluzione del problema legato al trasporto delle merci dall’enclave di Kalingrad alla Russia, grazie ad un protocollo che estenderà l’accordo di partenariato ai nuovi membri dell’Unione, la cui firma è prevista il prossimo 27 aprile in Lussemburgo. Prodi ha continuato la propria visita incontrando il presidente russo Vladimir Putin, al quale ha rinnovato l’invito a ratificare gli accordi di Kyoto e ha confermato  l’avvicinamento dell’accordo sull’adesione russa all’Omc.

 

Il leader turco-cipriota del fronte del “no”, Rauf Denktash, si è nuovamente espresso negativamente riguardo al piano presentato da Kofi Annan, per la riunificazione dell’isola di Cipro. Favorevole al veto posto dalla Russia, Denktash spiega la sua opposizione al piano, motivata da una mancata garanzia di sicurezza, pace ed uguaglianza tra le due fazioni. Denktash ha ammesso lo scoppio di alcuni incidenti durante la campagna referendaria. La maggioranza della popolazione turca vuole l’unione ed il premier turco cipriota, Mehmet Ali Talat, ha detto che se i greco-ciprioti voteranno contro il piano di Annan, la Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta solamente da Ankara, chiederà l’annullamento delle sanzioni impostegli dalla comunità internazionale dopo il 1974. Il premier greco Costas Caramanlis ha affermato oggi: “Se il piano sarà respinto, l’espressione della volontà popolare deve essere rispettata da tutto il mondo e la prospettiva di una soluzione al problema deve restare aperta”.

 

Una donna morta quattro giorni fa nella provincia dell’Anhui, in Cina, potrebbe essere stata vittima della Sars. Lo ha riferito il Ministero della sanità cinese. Le autorità del Paese asiatico, dove ieri un uragano ha provocato la morte di sette persone ed il ferimento di altre duecento, hanno denunciato - tra ieri e oggi - due casi confermati e due sospetti di polmonite atipica.

 

Infranto in meno di 24 ore il cessate il fuoco proclamato in Burundi. Nel Paese africano, infatti, l’esercito e i ribelli delle Forze Nazionali di Liberazione si sono nuovamente scontrati ieri a una trentina di chilometri a sud della capitale Bujumbura. Appena mercoledì i guerriglieri dell’Fnl, l’unico movimento ribelle ancora in guerra in Burundi, aveva lasciato sperare per una fine delle ostilità e per l’inizio dei negoziati di pace.

 

Previsto oggi, in Sudafrica, l’insediamento del nuovo Parlamento del Paese africano formato dai 400 deputati scelti nelle elezioni dello scorso 14 aprile, che hanno visto una netta vittoria dell’African National Congress (Anc) con il 69% dei consensi. Dopo il giuramento di rito, il Parlamento procederà all’elezione del nuovo presidente. Scontato il rinnovo del mandato per altri cinque anni dell’attuale capo di Stato, Thabo Mbeki.

 

Via libera al processo contro Zacarias Moussaoui, l’unico imputato negli Stati Uniti per gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. I magistrati della Corte federale della Virginia hanno ordinato ieri al giudice che presiede il processo, Leonie Brinkema, di mediare un compromesso tra accusa e difesa. La questione chiave è se l’imputato possa o meno avere accesso a testimoni tra i terroristi di al Qaeda.

 

 

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