RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 114 - Testo della trasmissione di venerdì 23 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Disastro ferroviario in Corea del Nord: un primo
bilancio parla di almeno 150 morti e oltre 1000 feriti
In Iraq le truppe americane sono pronte ad
attaccare Falluja ed il governo britannico si prepara ad inviare altri 1700 soldati
Nuove violenze in Medio Oriente: uccisi 3
militanti di al Fatah in Cisgiordania e due bambine palestinesi nella Striscia
di Gaza.
23
aprile 2004
IL GRAZIE DEL PAPA AI SOCI DEL CIRCOLO DI
SAN PIETRO,
CHE SANNO RENDERE CONCRETA LA FANTASIA DELLA CARITA’,
RECANDO SOLLIEVO AI BISOGNOSI
Ammirevole lo zelo
apostolico e lo slancio missionario nel farsi ‘buon samaritano’ di quanti oggi
vivono in condizioni di disagio o di abbandono”: l’incoraggiamento del Papa ai
Soci del Circolo di San Pietro, circa 550, ricevuti stamane in udienza
accompagnati dal presidente, il Marchese Marcello Sacchetti e dall’assistente
spirituale, mons. Ettore Cunial. Il servizio di Roberta Gisotti
*********
Come ogni anno sono venuti dal Papa per consegnare l’obolo
di San Pietro segno – ha detto Giovanni Paolo II - “di una concreta partecipazione
all’impegno della Santa Sede apostolica di rispondere alle crescenti urgenze
della Chiesa specialmente nei Paesi più poveri.”
“Andando incontro ai poveri,
recando sollievo ai malati e ai sofferenti, testimoniate in maniera concreta
quella “fantasia della carità”, a cui ho invitato nella Lettera apostolica Novo
Millennio Ineunte.”
Il Santo Padre
ha quindi espresso “vivo apprezzamento” per l’impegno “animato da convinta fedeltà e adesione” al Papa, che i soci del
Circolo San Pietro realizzano “sostando ogni giorno in preghiera e in ascolto
della Parola di Dio. E’ importante soprattutto – ha sottolineato - che la
vostra esistenza sia centrata sul mistero dell’Eucaristia. Il segreto
dell’efficacia di ogni nostro progetto è la fedeltà a Cristo.”
Un’istituzione antica 135 anni il Circolo di San Pietro,
fondato nel 1869 da un gruppo di giovani laici romani, incoraggiati da Pio XI
ad intraprendere una missione caritativa sotto il motto “preghiera, azione
sacrificio”, che campeggia tutt’ora sul distintivo del Sodalizio ed ispira
l’operato ancora oggi dei suoi soci. Tra le iniziative di assistenza del
Circolo sono le “cucine economiche”, conosciute popolarmente come la ‘minestra
del Papa’, che oggi offrono 150 mila pasti all’anno per poveri ed immigrati,
gli “asili notturni”, le ‘case famiglia’ per ragazze bisognose e le mamme dei
bambini ricoverati nell’ospedale “Bambini Gesù”, il “guardaroba dei poveri”; la
recente Casa di accoglienza per i malati terminali; ci sono poi le attività religiose,
gli aiuti internazionali, i servizi d’onore per le cerimonie pontificie e la
promozione stampa del messaggio cristiano.
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PRESENTATA OGGI NELLA SALA STAMPA VATICANA
L’ISTRUZIONE “REDEMPTIONIS SACRAMENTUM”
SULLE NORME LITURGICHE CHE RIGUARDANO
L’EUCARISTIA
-
Intervista con il cardinale Francis Arinze -
E’
stato presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede l’atteso
documento sulle norme liturgiche che riguardano l’Eucaristia. Si tratta di una
“Istruzione” dal titolo “Redemptionis Sacramentum” che ribadisce ciò che va
osservato ed evitato “circa la Santissima Eucaristia”. Ha guidato la
presentazione ai giornalisti il cardinale Francis Arinze, prefetto della
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Il servizio
di Sergio Centofanti.
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Il
documento è stato voluto dallo stesso Giovanni Paolo II che lo aveva auspicato
nella sua ultima enciclica “Ecclesia de Eucharistia”, pubblicata un anno fa. Il
Papa ricordava che questo Sacramento “è quanto di più prezioso la Chiesa possa
avere nel suo cammino nella storia”, un mistero di salvezza “troppo grande
perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale” e che nessuno può sottovalutare: occorre
infatti avere sempre presente che nell’Eucaristia “è contenuto veramente,
realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo
con l’anima e la divinità,e quindi il Cristo tutto intero”. Il documento dunque
invita a non banalizzare o ridurre la grandezza del Sacramento, a non confondere
la fede dei credenti.
Innanzitutto
c’è il riconoscimento dei “grandi vantaggi” derivati dalla riforma liturgica
del Concilio che hanno reso più consapevole e attiva la partecipazione dei
fedeli al “Sacrificio dell’altare”. “Non si possono (però) passare sotto silenzio
gli abusi anche della massima gravità” contro l’Eucaristia: questo “non può
essere ammesso e deve cessare”. Così l’Istruzione ribadisce la competenza dell’autorità
ecclesiastica, dei vescovi in comunione con
il Papa, nel moderare la disciplina eucaristica; la necessità di un
sacerdote per la celebrazione eucaristica; la natura non solo conviviale ma
soprattutto sacrificale di questo Sacramento: non si deve combinare la Messa
con il contesto di una comune cena; l’obbligo di usare solo le Preghiere
eucaristiche del Messale, ricordando il
nome del Papa e del vescovo diocesano; il divieto ai laici di tenere l’omelia durante la Messa e l’invito ai
sacerdoti a “non svuotare il senso autentico e genuino della parola di Dio,
trattando… solo di politica o di argomenti profani”; la necessità della
Confessione in caso di peccato grave prima di accedere alla Comunione.
Il
documento riafferma la liceità di spazi di creatività e di adattamento che
rendano le celebrazioni più vicine alle sensibilità delle persone nelle varie
parti del mondo; né si vuole in alcun modo impedire la possibilità di
approfondimenti e nuove proposte in questo campo. Quello che è assolutamente
escluso è fare della liturgia una zona franca di sperimentazioni e di arbitri
personali, non giustificati da nessuna buona intenzione. Per questo viene
ribadito che per la celebrazione deve
essere utilizzato solo pane “azimo, esclusivamente di frumento e preparato di
recente”; e il vino “deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non
alterato, né commisto a sostanze estranee”. Altri alimenti o bevande “non
costituiscono materia valida”. Occorre inoltre evitare certe iniziative
ecumeniche, che “pur generose nelle intenzioni”, sono contrarie alla disciplina
eucaristica. Non si può celebrare in un
luogo sacro non cristiano o introdurre nella Messa elementi di altre religioni.
Bisogna anche rispettare la distinzione dei ruoli tra sacerdoti e laici,
evitando il rischio di una “clericalizzazione” di questi ultimi: ma il
documento elogia i molti catechisti laici che suppliscono i presbiteri “in alcune
mansioni liturgiche” nelle terre di missione e nelle zone di persecuzione. E’
ribadita la possibilità di celebrare in latino. Come accoliti “al servizio
dell’altare si possono ammettere fanciulle o donne”.
Ci sono
poi alcune norme per la Comunione: “i fedeli si comunicano in ginocchio o in
piedi”; l’ostia va consumata subito davanti al ministro; è consentito ricevere
l’Eucaristia una seconda volta nello stesso giorno. “Chi getta via le specie
consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella
scomunica latae sententiae”, cioè automatica e immediata. Il documento afferma
inoltre il rispetto del Rito Romano di scambiare la pace prima della Comunione.
Viene infine incoraggiata l’adorazione eucaristica ma “il Santissimo sacramento
non deve mai rimanere esposto, anche per brevissimo tempo, senza sufficiente
custodia”. Ogni cattolico può avvertire l’autorità ecclesiastica circa
eventuali abusi liturgici. L’Istruzione non fa che ribadire comunque la
normativa vigente affermando che tutti i fedeli hanno il diritto di avere una
liturgia vera: al di là degli aspetti giuridici tuttavia si vuole aiutare tutti
a vivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus che riconobbero Gesù “nello
spezzare il pane”: fu in quel momento che “i loro occhi si aprirono”.
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Dopo la
presentazione del documento, molto vivace e denso di spunti è stato il confronto
con i giornalisti. Il cardinale Arinze ha voluto puntualizzare quali siano gli
abusi più frequenti riscontrabili durante la celebrazione dell’eucaristia:
anzitutto, ha detto, è stata osservato talvolta uno scarso riguardo da parte
del sacerdote verso il corpo e il sangue di Cristo. Il porporato ha
sottolineato la necessità del “rispetto” che testimoni al popolo di Dio la fede
del sacerdote. In alcuni casi, ha aggiunto, il pane utilizzato per la
consacrazione non risponde ai criteri stabiliti dalla liturgia, o in altre
circostanze è stato notato un utilizzo dei paramenti sacri non conforme ai
canoni. In molti casi, poi, c’è una “scarsità di momenti di silenzio” durante
la celebrazione eucaristica, ha osservato il cardinale Arinze. Talvolta per un
coro che occupa con il canto gli spazi destinati alla meditazione personale, o
per commenti alle Sacre Scritture eccessivamente lunghi. Questo problema di
“orizzontalismo” – come lo ha definito il porporato – rischia di distrarre il
fedele dalla dimensione del mistero eucaristico e dall’adorazione che si deve a
Cristo.
Sulla
questione della Comunione sotto le due specie, è stato ribadito ciò che già il
Messale Romano stabilisce: ovvero il principio della discrezionalità del
celebrante, chiamato a valutare se le circostanze della celebrazione la consentano
o meno. Ai giornalisti che chiedevano in che modo l’Istruzione Redemptionis
Sacramentum si pone nei confronti del dialogo ecumenico – nel caso
specifico, nei confronti dei protestanti - i relatori presenti alla conferenza
stampa hanno ripetuto che la Comunione eucaristica è la celebrazione “apice”
della Chiesa cattolica, che presuppone una piena unità con la Chiesa stessa e
la sua gerarchia. Di conseguenza, in mancanza di questa unità, non è possibile
dare la comunione a un protestante, né per un cattolico viene meno l’obbligo di
partecipare alla Messa domenicale anche se ha preso parte, in quello stesso
giorno, a riti ecumenici o a servizi religiosi di altre confessioni.
Ma
sull’Istruzione Redemptionis Sacramentum ascoltiamo il cardinale Francis
Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. - Gli abusi non sono tutti allo stesso livello. Per
esempio alcuni abusi minacciano addirittura la validità del Sacramento. Se
qualcuno dicesse: a me non piace il vino, io userei la coca cola, questo
sarebbe gravissimo e invaliderebbe la Santa Messa. Se qualcuno usa un tipo di
pane che non sia di frumento, il sacramento non è valido. Poi ci sono altri
abusi come il non seguire ciò che è scritto nel Messale, ma pronunciare parole
frutto di idee personali. Forse non è invalidata la celebrazione, ma non va
bene perché è culto sacro, è culto pubblico. L’ultimo capitolo affronta poi la
questione dal punto di vista del Diritto Canonico: cosa fare, ad esempio,
quando le persone trattano molto male questo Sacramento. E’ certamente triste e
non vogliamo che ciò avvenga; ma quando si verifica, la Chiesa deve esaminare
la situazione sempre sì con carità, ma anche con grande chiarezza dottrinale.
D. – Eminenza, quali sono le attese, da parte vostra, dopo
la pubblicazione di questa Istruzione?
R. – Una maggiore fede nella Santissima Eucaristia; un
maggior rispetto per questo augusto Sacramento; una maggiore grazia per il
popolo di Dio, in modo che ciascuno di noi, andando alla Messa, si senta come
coloro che tornano dal Calvario, come coloro che tornano dalla sala dell’Ultima
Cena. E’ importante che si vivano questi due sentimenti, perché l’Eucaristia è
sacrificio ma è anche Sacramento-banchetto.
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ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa
ha ricevuto anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
Sempre oggi Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Rancagua in Cile, presentata da mons.
Francisco Javier Prado Aránguiz, per
raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Alejandro Goic Karmelic, finora
vescovo coadiutore della medesima diocesi.
SUOR EUSEBIA PALOMINO, LA SANTA DELLE PICCOLE
COSE:
IL
PROFILO SPIRITUALE DI UNA DELLE BEATE CHE DOMENICA PROSSIMA
IL
PAPA ELEVERA’ AGLI ONORI DEGLI ALTARI
-
Intervista con don Enrico dal Covolo -
La santità che nasce dall’umiltà e dal servizio nascosto.
E’ quella raggiunta da suor Eusebia Palomino Yenes, che Giovanni Paolo II
beatificherà domenica prossima. La parabola terrena di suor Eusebia, spagnola
della provincia di Salamanca, è breve: ad appena 35 anni – nel 1935 - un male
incurabile la strappa alla vita che lei aveva scelto fin da giovanissima, tra
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nella comunità religiosa di Salamanca, Eusebia
entra dapprima come apprezzata tutto-fare poi – dopo la professione religiosa –
continua ad occuparsi di mansioni umili, ma unendo all’attività pratica un
fruttuoso apostolato tra le bambine e le ragazze. Il suo desiderio, come amava
ripetere, era quello di “far trionfare il cuore di Gesù”. Giovanni Peduto ha
chiesto al postulatore della causa di beatificazione, don Enrico dal Covolo, di
descrivere i tratti del carisma di suor Eusebia Palomino:
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R. – La proposta di santità di suor Eusebia rappresenta un
tipico esempio di “salesianità ordinaria”, che attraverso le piccole cose di
ogni giorno giunge alla santità. E’ un’ulteriore conferma di validità della
metodologia semplice di santità che Don Bosco e Madre Mazzarello proponevano ai
loro giovani. L’anima dell’apostolato di Eusebia - svolto in una ristretta
cerchia, ma aperto al mondo secondo la sua caratteristica “missionarietà” - è
la profonda vita interiore e la profonda umiltà.
D. - Qualche episodio significativo della vita della
futura Beata?
R. – Vorrei raccontarne un paio, che spiegano questa
prospettiva di santità ordinaria: si parla spesso dei fioretti di suor Eusebia.
Un giorno due giovani donne, che lavoravano con suor Eusebia nella casa di
Valverde, entrano nel pollaio per raccogliere le uova. E’ già un po’ tardi, e
non c’è tempo da perdere per preparare il pranzo; ma le uova non ci sono. “Suor
Eusebia, che facciamo?”. E lei esce, come se niente fosse. Quando rientra,
porta in mano un cestino di uova. “Erano lì, nel pollaio”, dice. “Siete voi che
non le avete viste”. Un’altra volta mancava il sapone in lavanderia. E c’è lì
un bel mucchio di panni che aspettano di andare al bucato. Eusebia dà uno sguardo
in giro, mette una mano da qualche parte, e la ritira con l’occorrente. “Erano
due pezzi di sapone ottimo”, commenta chi fu testimone del fatto. “Non ne avevo
mai visto di simile in quella casa”. Naturalmente, nessuno osa chiedere a suor
Eusebia dove li avesse trovati.
D. - Qual è l’attualità del messaggio di suor Eusebia?
R. – Donna ricca della sapienza di Dio, suor Eusebia con
la sua vita ha riscritto in modo originale alcuni elementi caratteristici e
sempre validi della spiritualità salesiana. Madre Atonia Colombo, Superiora
generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, li elenca in questi termini:
anzitutto, uno sguardo positivo, derivato dalla certezza di sentirsi amati da
Dio. Poi l’amore all’Eucaristia e a Maria, le due colonne della spiritualità salesiana:
Eusebia non esita a farsi propagatrice della “schiavitù mariana”, secondo
la dottrina di Luigi Grignon de Montfort. Ancora, la disponibilità per
qualsiasi lavoro: l’importante è amare e servire, il resto non conta. E la
Croce è accolta come testimonianza di un amore più grande. Infine, Eusebia
incarna un gioioso amore educativo, che la rende industriosa ed efficace nel
suo incontro con le bambine e le ragazze. Con la radicalità e la coerenza delle
sue scelte, questa piccola grande suora traccia un percorso affascinante ed
esigente di santità per noi e per i giovani del nostro tempo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un
articolo sul catastrofico incidente ferroviario in Corea del Nord: la
collisione fra treni carichi di materiale esplosivo ha totalmente distrutto
1.850 alloggi, riducendo l'intera zona in un cumulo di macerie.
Nelle vaticane, nel discorso ai
Soci del Circolo San Pietro, il Papa ha esortato ciascuno a farsi "buon
Samaritano" di quanti oggi vivono in condizioni di disagio o di abbandono.
La conferenza stampa di
presentazione dell'Istruzione "Redemptionis Sacramentum"
Allegato al giornale un inserto
speciale, di 12 pagine, dedicato al Documento.
Nelle estere, in rilievo il
Medio Oriente con un articolo dal titolo "Altre due bambine vittime
innocenti di una violenza cieca e brutale".
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Cecchetto dal titolo "Conoscere Lui e la potenza della
Risurrezione": al centro del pensiero teologico di Tommaso Federici.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la crisi irachena; Ciampi: più dialogo con i Paesi islamici.
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23
aprile 2004
OGGI
IN TERRA SANTA LA MARATONA PER LA PACE GERUSALEMME– BETLEMME
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Interviste con Elio Costantini e Gianni Petrucci -
Il pellegrinaggio degli sportivi italiani in Terra Santa
ha conosciuto oggi uno dei suoi momenti più toccanti: la maratona Gerusalemme –
Betlemme. Atleti italiani, palestinesi e israeliani hanno effettuato il
percorso, attraverso il ceck-point che normalmente divide lo Stato ebraico dai
Territori. Tutti insieme attorno alla fiaccola della pace, benedetta dal Papa
il 14 aprile scorso e alla bandiera olimpica. L’iniziativa, che vuole favorire
il dialogo nella martoriata Terra Santa, è stata promossa dalla Conferenza Episcopale
Italiana in collaborazione con il Coni e il Centro Sportivo Italiano. Il
servizio di Giancarlo La Vella:
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Una corsa lunga un sogno, un sogno di pace purtroppo
ancora lontano, da Gerusalemme a Betlemme. Una sorta di abbraccio in cui lo
sport italiano ha voluto cingere insieme palestinesi e israeliani. Sentiamo il
presidente del Centro sportivo italiano, Elio Costantini:
R. – Ancora una volta, lo sport è servito davvero a
mettere insieme le persone, e questo è avvenuto soprattutto in un clima di festa.
Quest’evento rappresenta per israeliani e palestinesi veramente un segno di
speranza che deve continuare, attraverso un rapporto costante con il popolo
italiano.
D. – E’ sembrato strano che, dopo tanti tentativi
politici, semplicemente degli sportivi, questa volta, siano andati in Terra
Santa a parlare di pace?
R. – Molte volte, lo sport riesce a fare anche cose grandi
che la politica, magari, non riesce a fare, perché lo sport si rivolge spesso
al cuore, coinvolge le persone, per cui le azioni che non sono solo gesti
sportivi, ma soprattutto sono gesti umani: incontrarsi, stare insieme,
condividere ... Anche questa volta, davvero, lo sport è servito a far dialogare
per qualche giorno l’Autorità palestinese e il governo israeliano e, in
effetti, quest’iniziativa è stata veramente accolta con una partecipazione
enorme.
E tra coloro che hanno compiuto il percorso da Gerusalemme
a Betlemme, tra sportivi noti e meno noti, da segnalare una presenza illustre:
quella del presidente del Coni, Gianni Petrucci. Sentiamo le sue sensazioni:
R. – Sensazioni straordinarie, non solamente perché ho
partecipato attivamente - ho effettuato anch’io il percorso - ma perché ho
visto le due realtà; avendo attraversato i check point, ci si rende conto della
drammatica situazione attuale, di come lo sport potrebbe fare qualcosa per
essa. Certamente, i nostri sono piccoli segnali, però sono segnali che saranno
ricordati. Oggi erano tutti commossi: qualcuno ha pianto – anch’io ho pianto e
non mi vergogno di dirlo: ecco, queste sono le emozioni che poi ti rimangono
dentro, nel senso che questa è la bellezza dello sport.
D. – Quale immagine porterà nel suo cuore di questo evento?
R. – La tristezza sul volto della gente palestinese:
questa è una cosa veramente toccante. Sarebbe bello se noi sportivi riuscissimo
ad alleviare, anche solo un po’ questa profonda tristezza. Oggi abbiamo fatto
una piccola cosa, ma ci auguriamo che nel tempo possa diventare grande, magari
ripetendola ...
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OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
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Intervista con Rodrigo Dias -
Si celebra oggi la Giornata mondiale del libro e del diritto
d’autore, istituita nel 1995 dal Congresso Generale dell’Unesco. Tema della
giornata, in coerenza con l’anno internazionale della lotta alla schiavitù e
della sua abolizione, proclamato sempre dall’Organismo delle Nazioni Unite con
sede a Parigi, è quello delle nuove schiavitù. Numerose le iniziative
organizzate nel mondo per l’occasione. In particolare, in Italia, si terranno
mostre, presentazioni di volumi e convegni anche per riflettere sull’attuale
panorama editoriale. Narrativa e saggistica, i generi più amati dai lettori
italiani, giovani in particolare. Sono, infatti, gli studenti universitari i
maggiori fruitori di libri, sebbene la tendenza a leggere poco sia ormai
stazionaria da anni, come osserva il presidente dell’Associazione librai
italiani, Rodrigo Dias, che, al microfono di Dorotea Gambardella, ce ne spiega
il motivo.
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R. – Prima la televisione, adesso Internet, per cui i
giovani vengono distratti; allora, se noi non gli diamo un input per leggere,
per far capire loro che la lettura contribuisce alla crescita del Paese, del
cittadino, della società civile, saremo tutti bravissimi a navigare in Internet,
ma nella lettura continueremo a fare passi indietro.
D. – Nell’era dell’informatica, che cosa dà un libro?
R. – Il libro ha un fascino talmente grande ... leggiamo
tutto su Internet, ma non è la stessa cosa. Se parliamo di informazione professionale,
di consultazione, certamente Internet è
un sistema molto pratico e che tutti quanti usiamo, ma se parliamo di leggere
un libro, non può esserci che un libro di carta. Che senso ha leggere una pagina
di un libro sullo schermo del monitor? Io amo il libro anche come oggetto, lo
annuso, osservo come è fatto, come è scritto, i caratteri ... il monitor è di
una freddezza assoluta! Io non potrei mai leggere niente che non sia
professionale su un monitor.
D. – Quali sono gli autori più acquistati e più amati dal
pubblico?
R. – Da molti anni, ormai, qualsiasi libro di Camilleri ha
un successo già scritto, perché supportato dalla serie televisiva; lo stesso
per “La ragazza dall’orecchino di perla”, di un’autrice sconosciuta: poi è
uscito il film ed ha rilanciato il libro. Quindi, la sinergia fra libro, cinema
e televisione è forte.
D. – Non è detto, però, che un libro che vende molto sia
necessariamente un buon libro ...
R. – Ecco perché dico che le classifiche sono molto
pericolose, perché su un pubblico non culturalmente preparato hanno un grosso
impatto. E’ ovvio che se uno legge i dieci migliori libri classificati su un
quotidiano di vasta diffusione, è condizionato nell’acquisto. Qui spezzo una
lancia in favore della piccola e media editoria, perché pubblica ottimi libri e
investe su autori che i grandi editori non pubblicano.
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23
aprile 2004
SECONDO
QUANTO ANNUNCIATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE FRANCESE
GIOVANNI
PAOLO II SI RECHERA’ IN PELLEGRINAGGIO A LOURDES,
IN
OCCASIONE DEL 150MO ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE
DEL
DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.
LA
DATA DELLA VISITA SARA’ INTORNO AL 15 AGOSTO PROSSIMO
PARIGI.=
La Chiesa francese ha invitato Giovanni Paolo II a recarsi in pellegrinaggio a
Lourdes, in occasione del 150° anniversario della proclamazione del Dogma
dell’Immacolata Concezione, avvenuta l’8 Dicembre 1854 sotto il pontificato di
Pio IX. L’annuncio ufficiale è giunto ieri pomeriggio per voce del presidente
della Conferenza episcopale Francese, mons. Jean-Pierre Ricard, e del vescovo
di Tarbes e Lourdes, mons. Jacques Terrier. Una nota dei presuli d’oltralpe
informa che una Delegazione della Santa Sede è andata in Francia per studiare
le condizioni nelle quali questo pellegrinaggio si potrà realizzare, intorno
alla data del 15 agosto 2004. L’invito – secondo l’Ufficio stampa della
Conferenza episcopale interpellato dall’agenzia France Presse – “va incontro
alla volontà del Papa, che anziano e malato, desidera compiere questo cammino
personale di pellegrinaggio come molti altri malati”. Rammentiamo che il Santo
Padre ha già compiuto una visita di due giorni a Lourdes nei primi anni del suo
pontificato, il 14 e 15 agosto del 1983. (R.G.)
GIORNATA
CONCLUSIVA DEL CONGRESSO DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE
DELLA
COMUNITA’ EUROPEA
SVOLTOSI
A SANTIAGO DE COMPOSTELA
-
A cura di Umberto Folena -
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SANTIAGO
DE COMPOSTELA.= Il Vangelo di Gesú Cristo non è altra cosa rispetto al progresso,
ma possiede una sua forza intrinsecamente umanizzante. Con questa consapevolezza
il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’amministrazione del patrimonio
della sede apostolica invita i cristiani ad essere presenti in Europa. Il
cardinale Nicora ha parlato nella Giornata conclusiva del Congresso che la Comece,
la Commissione Episcopale della Comunità Europea, ha dedicato a pace e responsabilità
nell’Unione Europea. Se per il cardinale la causa di Dio si identifica con la causa
dell’uomo, per il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid,
per poter coltivare speranza l’Europa non può che affidarsi alla fede in Gesú
Cristo risorto, ma se la fede non ritroverà forza, per l’Europa del futuro non
ci sarà speranza. Al Congresso, preceduto da un pellegrinaggio che ha toccato alcune
fra le tappe più significative del cammino di Santiago, hanno partecipato 120
rappresentanti di tutti i 25 Paesi che dal 1° maggio prossimo daranno forma
alla nuova Europa allargata. Nella serata di giovedì è intervenuto anche Michel
Camdessus, presidente delle Settimane sociali francesi, che dal 23 al 26
settembre celebreranno a Lille la loro edizione numero 100, proponendo agli
invitati, tra i più autorevoli rappresentanti del cristianesimo socialmente
impegnato del continente, questo tema: “L’Europa, una società da inventare”.
Per Camdessus il compito principale dell’Europa unita e aperta è ridurre la
distanza tra ricchi e poveri al suo interno, senza dimenticare e, anzi, assumendosi
in pieno le proprie responsabilità nei confronti del mondo intero.
**********
AD
HAITI URGE UN PIANO NAZIONALE DI SICUREZZA POICHE’
IL
CONTROLLO DI NUMEROSE AREE DEL PAESE E’ IN MANO A GRUPPI
CRIMINALI.
E’
LA DENUNCIA DEL REPONSABILE DEL PROGRAMMA
DELLA
COALIZIONE PER I DIRITTI DEGLI HAITIANI, VILES ALIZAR
PORT AU PRINCE.= “Il
nuovo governo di Haiti non controlla tutto il territorio del Paese: per questo
insistiamo sulla necessità di attuare un piano nazionale di sicurezza”. È quanto
ha denunciato, in un colloquio telefonico con l’agenzia Misna, Vilès Alizar,
responsabile del programma della Coalizione per i diritti degli haitiani. Al di
fuori della capitale, Port-au-Prince, “lo scenario è diverso a seconda della località”,
spiega Alizar, precisando che, ad esempio, a controllare la città di
Cap-Haïtien “sono i ribelli sollevatisi lo scorso febbraio contro l’ex
presidente della Repubblica, Jean-Bertrand Aristide, sono circa 400, molti dei
quali ex-detenuti, banditi e criminali”. A Trou-du-Nord, città rimasta priva di
una guida politica e delle forze dell’ordine, la sicurezza è gestita da un
gruppo, denominato “Armée Kosovo”, composto di giovani che avevano preso parte
alla ribellione. A Ouanaminthe, nelle immediate vicinanze della frontiera con
la Repubblica Dominicana, e a Hinche, le attività di dogana e di polizia sono
svolte da ex-militari una volta appartenenti all’esercito, sciolto da Aristide
nel 1994, subito dopo la fine della dittatura. “Il governo di transizione deve
attivarsi per garantire la sicurezza, cosa che passa necessariamente attraverso
l’arresto dei circa 3.000 banditi e criminali evasi dalle prigioni”, conclude
Alizar. (D.G.)
DUE
DIGHE COSTRUITE DALLA CINA PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA
STANNO
RISUCCHIANDO LE ACQUE DEL FIUME MEKONG, FONTE DI SOSTENTAMENTO
PER MILIONI DI PERSONE. È QUANTO EMERGE DA UN
REPORTAGE
DEL
QUOTIDIANO BRITANNICO, “THE INDIPENDENT”
PHNOM PENH. = Lungo il corso del
Mekong, il fiume asiatico che nasce dai ghiacciai tibetani e scorre per 4500
chilometri fino ad attraversare le piane tailandesi del Laos e della Cambogia
per sfociare in Vietnam, vivono circa 50 milioni di persone, la cui principale
fonte di sostentamento è la sua enorme quantità di fauna ittica. Oggi molto
diminuita. Secondo un reportage del quotidiano britannico “The Indipendent”,
infatti, nell’ultimo anno le reti dei pescatori cambogiani del “Tonle Sap”, uno
dei principali affluenti del Mekong, sono rimaste quasi vuote, mentre banchi di
sabbia sono affiorati nel letto del fiume sempre più povero d’acqua. Nella
stagione delle piogge, la portata del Mekong era tale che da giugno a settembre
il “Tonle Sap” invertiva il suo corso, ricacciato dal flusso principale. Oggi,
invece, soprattutto nella stagione secca, i pesci non hanno più abbastanza
acqua per viverci. In passato, la quantità di fauna nel Mekong e nei suoi fiumi
tributari era tale che nei pressi della capitale cambogiana, Phnom Pehn, in
certi periodi dell’anno, i pescatori potevano tirare su anche mezza tonnellata
di pesce in venti minuti. Quest’anno, nel mercato della capitale il pesce
scarseggia e il suo costo è triplicato. Gli straripamenti irrigavano, inoltre,
grosse fasce di terra a beneficio dell’agricoltura. Questo ecosistema, grazie
al quale vivono decine di milioni di persone, sta ora soffrendo a causa di due
dighe in territorio cinese: la prima, a Manwan, completata 11 anni fa, e
l’altra a Dahaoshan, ultimata nel 2003. Pechino nega che la crisi del decorso
inferiore del Mekong sia dovuta alle enormi strutture di sbarramento che
tratterrebbero “solo un quinto delle portata idrica del fiume”. Gli esperti
cambogiani ribattono che, durante la stagione secca, le dighe risucchiano tra
il 50 e il 70 per cento delle acque e che viene bloccato anche il fertile limo,
ricchezza naturale per i terreni di tre nazioni. Il Mekong, che agli occhi di
un pescatore cambogiano è un amico da trattare con rispetto – commenta “The
Indipendent” - per gli ingegneri è solo la più grande occasione del Sudest
asiatico per produrre energia elettrica. (D.G.)
“CHAGALL
E LA BIBBIA” E’ IL TITOLO DELLA MOSTRA CHE, DOMENICA PROSSIMA,
INAUGURERA’
IL NUOVO MUSEO EBRAICO DI GENOVA. LA RASSEGNA E’ DIVISA
IN
QUATTRO SEZIONI, DI CUI LA PRIMA E’ UN OMAGGIO ALLE ORIGINI CULTURALI
DELL’ARTISTA RUSSO E OSPITA SOPRATTUTTO OPERE
REALIZZATE NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO
-
A cura di Dino Frambati -
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GENOVA. = Arte, cultura ed
ecumenismo per la mostra che apre domenica 25 aprile presso il nuovo museo
ebraico di Genova. “Chagall e la Bibbia” il titolo, a spiegare la scelta del grande
artista russo che ebbe, forse, l’unicità di ispirarsi alla sua fede inviando
così anche un messaggio di amore per l’umanità fortemente attuale e condivisibile
da tutti. Le opere esposte sono 134 per quattro sezioni di mostra, con la prima
dedicata al contesto familiare dove visse Chagall, il più grande di nove figli,
che presenta opere dei primi del Novecento; la seconda, con 40 tempere,
realizzate dopo un viaggio in Palestina, che emozionò profondamente l’artista;
la terza, invece, con dipinti raffiguranti i profeti e le grandi figure bibliche,
quali Mosé che riceve le tavole della legge, Geremia, Isaia e Giobbe, mentre
nella quarta sezione si possono ammirare i lavori preparatori delle tele chagalliane.
La rassegna durerà fino al 25 luglio, ed è da non perdere – spiegano gli
esperti – perché oltre al grande valore spirituale ed artistico, c’è da
rilevare come la pittura di Chagall sia maturata in un periodo storico
attraversato da stili che hanno inciso profondamente anche sulla vita della
stessa società, dall’espressionismo al dadaismo all’astratto fino alla pop art.
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23
aprile 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una catastrofe senza precedenti rischia di mettere in ginocchio
la Corea del Nord dove si è subito messa in moto la macchina umanitaria per aiutare
il Paese asiatico colpito, ieri pomeriggio, da un drammatico incidente ferroviario.
Secondo un primo bilancio fornito dall’esecutivo di Pyongyang, potrebbero essere
150 i morti ed oltre 1000 i feriti. Le autorità nordcoreane, che hanno avviato
un’indagine sulle cause del disastro, hanno inoltre accettato l’offerta di
aiuto dell’Onu. Su questo grave
incidente, provocato dallo scontro di due treni che trasportavano materiale infiammabile,
avvenuto presso la stazione di Ryongchon, 50 chilometri a Nord della capitale
Pyongyang, ci riferisce Chiaretta Zucconi:
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La Cina si appresta a dare i primi
soccorsi ed anche i fratelli separati del Sud sono pronti a fornire assistenza,
così come gli Stati Uniti che hanno offerto aiuti umanitari in questo momento
di estrema difficoltà. “Sembra la scena di un film, dopo un bombardamento”, ha
riportato l’agenzia di Seul, descrivendo l’area dove si è verificato l’urto,
nove ore dopo il passaggio di un treno speciale, con a bordo il leader Kim
Jong-il, di ritorno da una visita in Cina, insieme ai vertici politici e
militari del Paese. Pyongyang ha dichiarato lo Stato di emergenza nell’area del
disastro ed ha interrotto le linee telefoniche internazionali per evitare che
la notizia dell’incidente potesse trapelare all’estero. Ma ormai, tutto il
mondo è a conoscenza del terribile incidente. Il governo nordcoreano ha aperto
una inchiesta per individuare le cause dell’esplosione. Secondo i dissidenti nordcoreani
in Cina, potrebbe essersi trattato di un sabotaggio o di un attentato contro
Kim e il suo entourage. Una cosa è certa, l’urto evidenzia il pericoloso deterioramento
delle infrastrutture e del sistema di trasporto in Nord Corea: obsoleto ed in ginocchio
come la sua devastata economia.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi.
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E’ sempre più caotica la situazione in Iraq dove ieri è
stato ucciso un agente di sicurezza sudafricano e rilasciati tre ostaggi. Nella
giornata di oggi si registrano scontri a Kerbala ed un clima di grande tensione
a Falluja. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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I combattimenti
iniziati stamani nella zona di Kerbala, dove è morto un militare bulgaro, si sono
concentrati attorno agli uffici del governo locale e ad una moschea controllata
da fedelissimi dell’imam al-Sadr, che ha minacciato di ricorrere ad operazioni kamikaze
se la coalizione attaccherà Najaf. Sono intanto partiti da Baghdad due convogli
della Croce Rossa italiana, per portare viveri e farmaci alla martoriata popolazione
di Falluja, dove
potrebbe interrompersi la fragile tregua con un nuovo attacco delle truppe
americane. Dall’inizio dell’assedio, avvenuto lo scorso 5 aprile nella città
del triangolo sunnita – ha detto il ministro della Sanità iracheno, Khodayyir Abbas – sono morti 271 iracheni e 793 sono rimasti feriti. Abbas ha inoltre precisato che il civile ucciso ieri in
un quartiere settentrionale di Baghdad era un agente di sicurezza sudafricano.
Nel Paese arabo, dove stamani è rimasto leggermente ferito un militare italiano appartenente
all’11.mo Reggimento Bersaglieri, prosegue
inoltre lo sforzo della comunità internazionale per assicurare un’adeguata
cornice di sicurezza. Dopo le recenti decisioni di Spagna, Honduras e Repubblica
Dominicana di ritirare i loro contingenti dall’Iraq, i vertici militari britannici
stanno infatti preparando i piani per l’invio di altri 1.700 soldati in Iraq.
Sono sempre più serrate, infine, le trattative per liberare gli ostaggi ancora
in mano alla guerriglia. Ieri sono stati rilasciati due cittadini svizzeri ed
un operatore umanitario arabo, Nabil George Yaacub Razouk, sequestrato
a Najaf lo scorso 8 aprile dal gruppo Ansar al-Din. Sulla vicenda dei tre ostaggi
italiani, che potrebbero essere stati consegnati ad un secondo gruppo, una fonte
dell’intelligence ha dichiarato che la trattativa
per la loro liberazione - per la quale oggi è stato inviato un appello al consiglio
degli Ulema iracheni - è stata ormai definita in tutti i suoi aspetti ed il rilascio
potrebbe essere imminente”.
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Ennesima giornata di violenze in Medio Oriente dove sono
morte, nelle ultime 24 ore, una decina di persone. Tre militanti di al Fatah, movimento
che fa capo ad Arafat, sono stati uccisi stamani dai soldati israeliani a
Kalkilya, nel Nord della Cisgiordania ed un palestinese è morto a Nablus durante
uno scontro a fuoco. A Beit Lahya, inoltre, nella Striscia di Gaza, hanno perso
la vita 2 bambine palestinesi, di 4 e 9 anni, coinvolte negli scontri tra le
parti. Sul versante politico, Unione Europea, Stati Uniti, Onu e Russia si riuniranno
a New York il prossimo 4 maggio nel tentativo di dare un nuovo impulso al piano
di pace tra israeliani e palestinesi. Lo ha annunciato il responsabile della
politica estera europea, Javier Solana, al termine dell’incontro con il segretario
generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.
Resta alta la tensione in Arabia Saudita. Almeno 3 uomini
armati, forse sospetti terroristi islamici, sono stati uccisi ieri sera a Gedda
dalle forze di sicurezza. Mercoledì scorso, il Paese è stato colpito da un
attentato perpetrato a Riad, rivendicato dal gruppo militante saudita Brigate
di Al Haramain e costato la vita a 5 persone.
Il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, è
giunto ieri a Mosca per incontrarsi con il premier russo, Mikhail Fradkov, e
discutere sugli accordi tra Unione Europea e Russia in previsione
dell’allargamento dell’Unione e sull’adesione russa all’Organizzazione mondiale
del commercio (Omc). Al termine del colloquio, le due parti dichiarano di
essere vicine alla soluzione del problema legato al trasporto delle merci
dall’enclave di Kalingrad alla Russia, grazie ad un protocollo che estenderà
l’accordo di partenariato ai nuovi membri dell’Unione, la cui firma è prevista
il prossimo 27 aprile in Lussemburgo. Prodi ha continuato la propria visita
incontrando il presidente russo Vladimir Putin, al quale ha rinnovato l’invito
a ratificare gli accordi di Kyoto e ha confermato l’avvicinamento dell’accordo sull’adesione russa all’Omc.
Il leader turco-cipriota del fronte del “no”, Rauf
Denktash, si è nuovamente espresso negativamente riguardo al piano presentato
da Kofi Annan, per la riunificazione dell’isola di Cipro. Favorevole al veto
posto dalla Russia, Denktash spiega la sua opposizione al piano, motivata da
una mancata garanzia di sicurezza, pace ed uguaglianza tra le due fazioni. Denktash
ha ammesso lo scoppio di alcuni incidenti durante la campagna referendaria. La
maggioranza della popolazione turca vuole l’unione ed il premier turco
cipriota, Mehmet Ali Talat, ha detto che se i greco-ciprioti voteranno contro
il piano di Annan, la Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta solamente
da Ankara, chiederà l’annullamento delle sanzioni impostegli dalla comunità
internazionale dopo il 1974. Il premier greco Costas Caramanlis ha affermato
oggi: “Se il piano sarà respinto, l’espressione della volontà popolare deve
essere rispettata da tutto il mondo e la prospettiva di una soluzione al
problema deve restare aperta”.
Una donna morta quattro giorni fa nella provincia
dell’Anhui, in Cina, potrebbe essere stata vittima della Sars. Lo ha riferito
il Ministero della sanità cinese. Le autorità del Paese asiatico, dove ieri un uragano ha provocato la morte di sette persone ed
il ferimento di altre duecento, hanno denunciato - tra ieri e oggi - due casi confermati e due
sospetti di polmonite atipica.
Infranto in meno di 24 ore il cessate il fuoco proclamato in
Burundi. Nel Paese africano, infatti, l’esercito e i ribelli delle Forze
Nazionali di Liberazione si sono nuovamente scontrati ieri a una trentina di
chilometri a sud della capitale Bujumbura. Appena mercoledì i guerriglieri
dell’Fnl, l’unico movimento ribelle ancora in guerra in Burundi, aveva lasciato
sperare per una fine delle ostilità e per l’inizio dei negoziati di pace.
Previsto oggi, in Sudafrica, l’insediamento del nuovo Parlamento
del Paese africano formato dai 400 deputati scelti nelle elezioni dello scorso
14 aprile, che hanno visto una netta vittoria dell’African National Congress
(Anc) con il 69% dei consensi. Dopo il giuramento di rito, il Parlamento procederà
all’elezione del nuovo presidente. Scontato il rinnovo del mandato per altri cinque
anni dell’attuale capo di Stato, Thabo Mbeki.
Via libera al processo contro Zacarias Moussaoui, l’unico
imputato negli Stati Uniti per gli attacchi terroristici dell’11 settembre
2001. I magistrati della Corte federale della Virginia hanno ordinato ieri al
giudice che presiede il processo, Leonie Brinkema, di mediare un compromesso
tra accusa e difesa. La questione chiave è se l’imputato possa o meno avere
accesso a testimoni tra i terroristi di al Qaeda.
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