RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 112 - Testo della trasmissione di mercoledì 21 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si festeggia oggi il Natale di Roma: a capitale compie 2757
In Asia aumentano i decessi dei bambini a causa
d’incidenti, lo rivela uno studio dell’Unicef
Diventa
legge, in Brasile, la convenzione 169 dell’Organizzazione mondiale del lavoro
Morti 5 palestinesi in scontri a Gaza. Critiche a
Israele dall’inviato Onu in Iraq, Brahimi
In India, la coalizione
del primo ministro Vajpayee appare in testa dopo la prima fase di voto.
21
aprile 2004
IL FEDELE E’ CONSAPEVOLE CHE LA
COERENZA PROVOCA ISOLAMENTO
IN UNA SOCIETA’ CHE SCEGLIE IL
GODIMENTO SFRENATO.
TUTTAVIA, MEDIANTE LA PREGHIERA,
SI OTTIENE LA FORTEZZA D’ANIMO.
COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA
GENERALE
La
fiducia in Dio, sia nel giorno della gioia, sia nel tempo della paura. Questo
il filo conduttore del salmo 26, nel quale il Signore si svela con la sua presenza
e la sua parola, nel tempio di Sion in Israele, a cui il Papa ha dedicato la
catechesi nell’udienza generale di stamani. Ad ascoltare il Santo Padre vi
erano, tra gli altri, i rappresentanti del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei
Dottori agronomi e forestali e gli allievi della Scuola Aeronautica di Caserta.
Il servizio è di Dorotea Gambardella.
**********
Ricordando come la prima parte del Salmo sia segnata “da
una grande serenità, fondata sulla fiducia in Dio nel giorno tenebroso
dell’assalto dei malvagi, segno del male che inquina la storia”, Giovanni Paolo
II ha, però, sottolineato che “la vita del credente è spesso sottoposta a
tensioni e contestazioni, talora anche a un rifiuto e persino alla persecuzione”.
“Il comportamento dell’uomo giusto infastidisce – ha spiegato – perché risuona
come un monito nei confronti dei prepotenti e dei perversi”.
“Il fedele è consapevole che la coerenza crea isolamento e
provoca persino disprezzo e ostilità, ciò accade soprattutto in una società che
sceglie spesso come vessillo il vantaggio personale, il successo esteriore, la
ricchezza, il godimento sfrenato”.
Tuttavia – ha osservato il Santo Padre – mediante la
preghiera, si ottiene “la quiete interiore, la fortezza d’animo e la pace”.
“Nelle braccia di Dio, infatti - ha indicato - si potrà gustare la dolcezza del
Signore, che crea attorno al suo fedele un orizzonte di pace, che lascia di fuori
lo strepito del male”.
“La
comunione con Dio è sorgente di serenità, di gioia, di tranquillità; è come entrare
in un’oasi di luce e di amore”.
A tal proposito, il Pontefice ha rievocato le parole del
monaco Isaia, vissuto nel deserto egiziano e morto a Gaza intorno al 491, il
quale, nel suo Asceticon, applica il Salmo odierno alla preghiera della
tentazione ovvero: “Se vediamo i nemici indurci ad indebolire la nostra anima
nel piacere, non perdiamoci di coraggio, ma invochiamo il Signore, protettore della
nostra vita”.
**********
LETTERA
DEL PAPA A MONS. LUIGI GIUSSANI,
FONDATORE
DI “COMUNIONE LIBERAZIONE”, IN OCCASIONE
DEL
CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL MOVIMENTO
“Quest’importante ricorrenza giubilare spinga ciascuno a
risalire all'esperienza sorgiva da cui il Movimento ha preso le mosse,
rinnovando l’entusiasmo delle origini”: così scrive Giovanni Paolo a mons.
Luigi Giussani, fondatore di “Comunione e Liberazione”, nel cinquantesimo
anniversario della nascita del
Movimento. “E’, infatti, importante – osserva il Papa - mantenersi
fedeli al carisma degli inizi per poter rispondere efficacemente alle attese e
alle sfide dei tempi.” Il servizio di Roberta Gisotti
*********
Rispondendo ad una Lettera dello stesso mons. Giussani,
dove si annuncia la prossima celebrazione dei 50 anni di “Comunione e
Liberazione”, che cadrà in ottobre, il Papa sottolinea “l’originale intuizione
pedagogica” di questo Movimento di riproporre “in modo affascinante e in
sintonia con la cultura contemporanea, l'avvenimento cristiano, percepito come
fonte di nuovi valori, capaci di orientare l’intera esistenza.” “E’ necessario
ed urgente - aggiunge il Santo Padre - aiutare ad incontrare Cristo, perché
Egli diventi la ragione ultima del vivere e dell’operare anche dell’uomo di
oggi. Quest’esperienza di fede genera uno sguardo nuovo sulla realtà, una
responsabilità e una creatività che concernono ogni ambito dell’esistenza:
dall’attività lavorativa ai rapporti familiari, dall'impegno sociale
all’animazione dell’ambiente culturale e politico.”
Quindi il rinnovato invito di Giovanni Paolo II a tutti
gli associati e collaboratori del Movimento: “Prendete il largo! Duc in
altum!“, facendo “memoria grata del passato”, vivendo “con passione il
presente” e aprendosi “con fiducia al futuro”, perché ‘Gesù è lo stesso di
ieri, oggi e sempre!’”
Da ricordare che il Movimento “Comunione e Liberazione”
affonda le sue radici nei primi anni di insegnamento di mons. Luigi Giussani
nel Liceo classico “Berchet” a Milano e muove i primi passi con il nome di
Gioventù studentesca, assumendo l’attuale denominazione solo nel 1969. “Non ho
mai inteso ‘fondare’ niente” - scrive al Papa mons. Giussani, spiegando la
genesi del movimento- ma piuttosto affermare gli “aspetti elementari” del “Fatto
cristiano” e basta. E da qui forse – osserva Giussani – gli imprevedibili
incontri con personalità del mondo ebraico, musulmano, buddista, protestante e
ortodosso, per valorizzare “tutto ciò che di vero, di bello, di buono e di
giusto rimane in chiunque viva un'appartenenza.” Oggi il movimento “Comunione e
Liberazione” raccoglie intorno a sé migliaia di persone di ogni età, in tutto
il mondo.
**********
Sarà il cardinale Camillo Ruini, a
rappresentare il Santo Padre, alla cerimonia prevista per il centenario della
Sinagoga di Roma, che si celebrerà venerdì prossimo 23 maggio. Lo ha annunciato
ieri sera il direttore della Sala Stampa vaticana Joachin Navarro-Valls. Il porporato,
Vicario per la Città di Roma e Presidente della Conferenza episcopale italiana
sarà accompagnato in questa circostanza dal cardinale Walter Kasper.
DA
PRINCIPE SI FECE POVERO PER SERVIRE I POVERI:
SARA’
BEATIFICATO DOMENICA PROSSIMA
IL
SACERDOTE POLACCO AUGUSTO CZARTORYSKI
-
Intervista con don Enrico dal Covolo -
Tra i servi di Dio che il Papa
proclamerà Beati domenica prossima, 25 aprile, c’è Augusto Czartoryski,
principe polacco, nato a Parigi il 2 agosto 1858, in esilio, da Laidslao e
dalla principessa Maria Amparo, figlia della regina di Spagna. Compie a Parigi
i suoi primi studi, e tra i suoi precettori c’è il santo Giuseppe Kalinowski.
Ben presto la salute di Augusto comincia a declinare. La sua vita diviene un
pellegrinaggio continuo da una stazione climatica all’altra. Alla sofferenza
fisica si accompagna quella spirituale. Pur essendo avviato dal padre alla
carriera diplomatica, il giovane principe avverte in maniera irresistibile
l’appello alla donazione totale a Dio. Nel 1883, a Parigi, incontra don Bosco e
scopre la propria vocazione: andrà con lui a servire i giovani più bisognosi.
Don Bosco tuttavia si dimostra cauto. Finalmente, a 29 anni, entra in noviziato
e diverrà sacerdote a 34 anni. Un anno dopo la morte. Giovanni Peduto ha
chiesto al postulatore, don Enrico dal Covolo, qual è il carisma del nuovo beato?
**********
R. – Da principe, Augusto Czartoryski, si fece povero per
servire i più piccoli. In questa storia di vocazione è caratteristico l’impegno
del discernimento, svolto alla luce della preghiera e nel confronto costante
con le guide spirituali. Prima di prendere qualunque decisione, il giovane
Augusto, si consigliava sempre con loro. Si delinea così una storia di vocazione
esemplare, benché assai travagliata, prima contrastata e finalmente vittoriosa.
D. – Da principi a salesiano, apostolo della gioventù.
Qual è l’attualità del messaggio di questo nuovo beato?
R. – Io credo che la proposta di santità di Augusto
Czartoryski può essere indirizzata in modo speciale ai giovani d’oggi, che
spesso trovano difficoltà a decifrare la volontà del Signore sopra di loro, e
ad ubbidire ad essa. Augusto insegna loro la metodologia del discernimento e
l’ubbidienza al Signore, La sua vita fu una vera e propria “lotta per la vocazione”
sempre fisso e fermo nell’offerta fatta a Dio, andava ripetendo: “Qui è dove mi
ha chiamato il Signore e qui è dove il Signore mi vuole!”. Questa compattezza
radicale nel vivere in spirito di fede la propria risposta a Dio è, infine, un
messaggio sempre valido per ogni credente. In particolare l’intima comunione
con il Signore nei sacramenti e nella preghiera, l’impegno costante nel compimento
dei doveri quotidiani e l’accettazione serena delle fatiche e delle sofferenze
offrono all’imitazione dei fedeli una “via quotidiana” nel cammino della
santità, “misura alta” della vita cristiana ordinaria.
*********
=======ooo=======
OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq: a
Bassora perpetrato un massacro di civili. Pressioni per un fattivo ruolo
dell'Onu nel processo di ricostruzione.
Nelle vaticane, la
catechesi e la cronaca dell'udienza generale.
Una pagina dedicata alle
Lettere pastorali dei vescovi italiani.
Nelle estere, Unesco: a rischio
in molte parti del mondo il diritto dei bambini all'istruzione.
Nella pagina culturale, un
articolo di riflessione di Umberto Santarelli dal titolo "Leggere il Papa
con l'occhio sgombro da pregiudizi falsati": a proposito di alcuni
interventi sul Messaggio "Urbi et Orbi".
Una monografica dal titolo
"Daniele Comboni e il giornalismo cattolico": i mezzi di comunicazione
sociale nel XIX secolo.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda degli ostaggi italiani in Iraq.
=======ooo=======
21
aprile 2004
ANCORA VIOLENZE E DECINE
DI MORTI IN IRAQ. UCCISO UN OSTAGGIO DANESE
MA CRESCONO LE SPERANZE
PER LA LIBERAZIONE
DEI TRE SEQUESTRATI
ITALIANI IN MANO ALLA GUERRIGLIA
- Interviste a Lakdar
Brahimi, mons. Shlemon Warduni, Alberto Negri e Maurizio Scelli -
Il dramma delle violenze
quotidiane, l’uccisione oggi di un ostaggio danese - secondo quanto riferito
stamane dalla Tv al Jazeera - e gli sforzi diplomatici per liberare i tre sequestrati
italiani e l’apertura di un corridoio umanitario a Falluja. Su questi ultimi
avvenimenti in Iraq, ci riferisce in studio Amedeo Lomonaco:
Un’ennesima ondata di attacchi e violenze ha colpito
l’Iraq. Almeno 70 persone, tra cui molti
bambini, sono rimaste uccise questa mattina a Bassora, nel Sud del Paese, in seguito
a diversi attacchi kamikaze contro tre commissariati di polizia. Nove
guerriglieri sono morti e tre marines sono rimasti feriti in scontri avvenuti a
Falluja. E stamane anche la tragica notizia dell’uccisione di un ostaggio danese,
secondo quanto riferito dalla Tv araba al Jazeera. Si tratterebbe del 35enne Henrik
Frandsen. Nella giornata di ieri, inoltre,
21 persone sono morte per un agguato contro una prigione di Baghdad. L’inviato dell’Onu, Lakdar Brahimi,
in questi giorni in missione a Roma, ha chiesto una nuova risoluzione del
Consiglio di sicurezza che indichi con chiarezza il ruolo delle Nazioni Unite
in Iraq. Ascoltiamo proprio Brahimi al microfono di Michelle Hough:
**********
R. – IRAQ
WAS A STATE…
L’Iraq,
Paese attualmente colpito dal terrorismo, era uno Stato molto forte ed è stato
distrutto da una guerra, da un’invasione e un’occupazione. Credo che certa
violenza abbia l’aspetto del terrorismo, ma non è molto chiaro da dove
provenga.
D. – Pensa che gli appelli costanti del Papa per un
intervento dell’Onu in Iraq abbiano
aiutato la situazione e siano stati ascoltati?
R. – I
THINK THAT THE POPE ENJOYS…
Penso che il Papa goda di molto rispetto da parte di tutto
il mondo e lavorando per le Nazioni Unite, sono molto onorato e felice di
constatare che il Papa crede che noi possiamo portare il nostro aiuto. Spero
che non deluderemo le sue aspettative.
**********
Proseguono gli sforzi
dell’intelligence e della diplomazia per la liberazione dei tre ostaggi
italiani. Nelle ultime ore i contatti in corso con il gruppo dei sequestratori
hanno avuto, dice una fonte dell’intelligence, “un impulso particolare e ci
sono chiare indicazioni per cui si può affermare che tutti e tre sono vivi”. Un
cauto ottimismo è espresso anche dall’ausiliare di Baghdad, il vescovo Shlemon
Warduni, intervistato da Luca Collodi:
*********
R. - Finora non c’è niente di nuovo. C’è, però, una
persona che sta cercando di fare qualcosa. Finora, però, non è ancora tornata e
quindi noi stiamo aspettando e sperando che le cose vadano bene. La trattativa
deve rimanere sicuramente segreta.
D. – Lei può dire che anche la Chiesa si stia adoperando
alla trattativa?
R. – Certamente il patriarca, il patriarcato ed io stesso
stiamo cercando di fare qualcosa per salvare gli ostaggi, che non hanno niente
a che fare con il dramma della guerra.
D. – Mons. Warduni, quindi, lei mi conferma che la Chiesa
in Baghdad sta lavorando per ottenere la liberazione degli ostaggi?
R. – Certamente qualcosa lo sta facendo: la Chiesa caldea,
con il Patriarca ed io stesso, e tutta la Chiesa cattolica; ma le cose vanno
molto lentamente e non possiamo ancora dire niente.
D. – In Italia, dai giornali di oggi, traspare un certo
ottimismo per la liberazione. Lei si sente ottimista?
R. – Io voglio che le cose vadano avanti nel modo più
positivo. Ma non posso e non voglio dire niente. Questo sarebbe, forse, anche a
danno della situazione.
*********
E nel
complesso scenario iracheno un altro Paese, la Repubblica Dominicana, ha deciso
di richiamare le proprie truppe dopo l’Honduras e la Spagna. Salgano quindi ad
oltre 1600 i soldati che si ritireranno nelle prossime settimane dall’Iraq.
Ascoltiamo in proposito l’opinione dell’inviato del Sole 24 Ore, Alberto Negri,
al microfono di Giancarlo La Vella:
**********
R. –
Il ritiro della Spagna e di altri piccoli contingenti non cambia assolutamente
i rapporti di forza che ci sono sul terreno, dove gli americani hanno un numero
di truppe assolutamente insufficiente per controllare la situazione. Di fronte
ad una guerriglia difficili da combattere, gli americani sono in gravi
difficoltà. E’ chiaro che lo stallo a Najaf, la tregua a Falluja rivelano che
gli americani, dopo aver dichiarato che avrebbero ucciso Sadr, in realtà si
sono dovuti accontentare di accordi, prima di poter sferrare una vera offensiva
militare. E la guerriglia ne approfitta.
D. – C’è quindi da aspettarsi che questo annunciato ritiro
non provochi nessun cambiamento di strategia della guerriglia?
R. – Non c’è un comando militare unificato alla guerriglia
ed è questo il punto. Questo fronte nazionale unico della guerriglia non
esiste. Per avere il controllo di questo Paese con la forza si dovrebbero avere
il quadruplo delle truppe. Il problema grosso non è tanto quadruplicare le
truppe quanto cambiare totalmente l’agenda politica per l’Iraq.
**********
Nel Paese
arabo continua la missione della Croce Rossa italiana, che ieri ha aperto un
corridoio umanitario a Falluja ed oggi ha inaugurato un pronto soccorso a
Baghdad. Su queste iniziative sentiamo il commissario dell’organizzazione umanitaria,
Maurizio Scelli, intervistato da Benedetta Capelli:
**********
R. – Abbiamo trovato una città inizialmente deserta, una
città fantasma. E poi appena arrivati ci siamo fermati e, man mano, dalle case,
da dietro .. hanno cominciato ad arrivare diverse persone, quasi un centinaio,
che ci hanno accolto con grande festa e con grandissima dignità. Noi avevamo
viveri, avevamo medicinali, avevamo acqua. E’ stato veramente un momento molto
commovente.
D. – L’apertura del corridoio umanitario a Falluja, in che
modo agevola la vicenda degli ostaggi italiani?
R. – Noi abbiamo puntato molto su un ulteriore
accreditamento di quella che è questa missione umanitaria italiana. Quindi,
quanto più abbiamo fatto avere un segnale forte della nostra volontà di
aiutarli, tanto più questo ha prodotto ottimismo verso l’esito della vicenda
che riguarda i nostri connazionali.
**********
=======ooo=======
21
aprile 2004
SI FESTEGGIA OGGI IL NATALE DI
ROMA. LA CAPITALE COMPIE 2757 ANNI.
NUMEROSE LE MANIFESTAZIONI IN
PROGRAMMA PER RICORDARE
LA FONDAZIONE DI ROMOLO SUL COLLE
PALATINO
- A cura di Benedetta Capelli -
**********
ROMA.= Ci volle uno dei più grandi
eruditi romani, Marco Terenzio Varrone, per dotare la capitale di una data di
nascita. Fu lui a chiedere a Lucio Taruzio, matematico ed esperto anche di
congiunzioni astrali, di trovare il giorno del compleanno di Roma. Dai calcoli
effettuati, si stabilì che la fondazione della città risaliva all’undicesimo
giorno prima delle calende di maggio e cioè il 21 aprile. Data confermata anche
dallo scrittore greco Plutarco e approvata dai più illustri storiografi tra cui
Plinio e Tacito. In quel giorno del 753 a.C. sul colle Palatino Romolo fondò la
città eterna a cui diede il suo nome. Il Natale di Roma veniva celebrato
nell’antichità con una particolare festa chiamata “Palilia”, in onore del genio
della fertilità Pale, che sovrintendeva alla fecondazione delle greggi. Roma
oggi compie 2757 anni e la città ricorda questa nascita con diverse iniziative
tra cui un concerto della Banda della Marina Militare l’ingresso gratuito in
tutti Musei capitolini, convegni, e cerimonie in alcuni luoghi simbolici della
città. Eventi che ricordano l’inizio della storia della capitale, grande
durante l’Impero romano quand’era caput mundi e diventata ancora più grande con
la presenza del Papato, quella Roma come scrisse Dante “onde Cristo è romano”.
(B.C.)
**********
ALLARME
CENSURA LANCIATO DAL VERTICE SUI MEDIA PER LA GIOVENTU’. IN CORSO A RIO DE
JANEIRO IN BRASILE: SENZA PLURALISMO DI INFORMAZIONE NON C’E’ LIBERTA’
- A
cura di Maurizio Salvi -
**********
RIO DE JANEIRO. = Nella prima giornata vera e propria dei
lavori di questo Vertice sui media per la gioventù, la scrittrice brasiliana
Anna Maria Machado ha avvertito che se non scelgono il pluralismo i mezzi di
informazione optano di fatto per la censura. Intervenendo sul tema “Identità e
diversità culturale”, la scrittrice ha sostenuto che “senza uno spazio per una
produzione individualizzata dell’arte non ci sono mass media democratici”. A
riprova poi dei pochi sforzi che si fanno nell’assimilazione delle culture
diverse dalle proprie ha citato alcuni dati contrapposti. Negli Stati Uniti
meno dell’1 per cento dei 6 mila titoli di libri per l’infanzia, pubblicati ogni
anno, provengono da una lingua diversa dall’inglese, e mutando scenario geografico
ha aggiunto “nessuna Università musulmana ha aperto una cattedra di Affari
occidentali”. In Assemblea plenaria i partecipanti provenienti da decine di
Paesi del mondo hanno esaminato intanto le sfide che pone nel settore
dell’informazione per la gioventù la globalizzazione. “E noi – ha detto
Patricia Edgar, presidentessa della fondazione che ha organizzato l’evento –
vogliamo che siano garantiti in questo contesto globalizzato la qualità della
produzione, e vogliamo assicurarci che i programmi inclusi negli scambi culturali nord-sud
contengano un ottimo livello educativo”. I lavori termineranno fra tre giorni
con la firma di documenti e la creazione del Centro di riferimento sui media
per bambini e adolescenti,
in collaborazione con l’Unicef e le Università di Rio de Janeiro e San Paolo.
**********
“IL
DIALOGO TRA I POPOLI DI DIO: EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI” E’ IL TITOLO
DEL
CONVEGNO CHE SI TERRA’ DOMANI A ROMA. NUMEROSI ESPERTI
SI
CONFRONTERANNO ALLA LUCE DELLE RECENTI CRISI INTERNAZIONALI
- A
cura di Giancarlo La Vella -
**********
ROMA.
= Gli occhi del mondo sono puntati in questi giorni sulle drammatiche notizie
che giungono dall’Iraq. Forte preoccupazione c’è anche per quanto succede in
Terra Santa. Come queste ed altre crisi stanno influendo sui rapporti tra le
tre grandi religioni monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo e Islam? Se ne parla
domani, a Roma. Alle ore 17.00, la Sala Alessandrina del Complesso Ospedaliero
S. Spirito in Sassia ospiterà il convegno dal titolo “Il dialogo tra i popoli
di Dio: Ebrei, Cristiani e Musulmani”. Coordinati dal vaticanista del
quotidiano “La Repubblica”, Marco Politi, interverranno il gesuita, padre Giacomo
Martina, e Anna Foa, docente all’Università romana “La Sapienza”, che, da due
punti di vista differenti, affronteranno il tema del dialogo tra Chiesa
cattolica ed Ebraismo. I rapporti tra Islam e Cristianesimo saranno, invece, al
centro dell’intervento di Omar Camiletti, della Comunità islamica di Roma. Sarà
poi il cardinale Achille Silvestrini, Prefetto emerito della Congregazione per
le Chiese Orientali, a tirare le somme dell’incontro e a far sì che da questo
convegno possano scaturire proposte concrete di dialogo tra le religioni, che
siano anche alternative per un sereno confronto di fronte alle attuali crisi
internazionali.
**********
IN ASIA AUMENTANO I DECESSI DEI
BAMBINI A CAUSA D’INCIDENTI,
LO RIVELA UNO STUDIO DELL’UNICEF
CHE ESORTA I GOVERNI DEI PAESI ASIATICI
A PRENDERE PROVVEDIMENTI CHE
DIMINUIREBBERO DRASTICAMENTE
LA MORTALITÀ INFANTILE NEL GIRO DI
POCHI ANNI
BANGKOK. = Uno studio dell’Unicef, riguardante la
condizione dell’infanzia nei Paesi asiatici, viene presentato oggi a Bangkok.
Il direttore regionale dell’Agenzia delle Nazioni Unite, Mehr Khan, ha spiegato
ai giornalisti quali sono le cause più frequenti di morte infantile. Se
venticinque anni fa le ragioni principali erano dovute ad un certo numero di
malattie, oggigiorno, oltre la metà del milione e quattrocentomila bambini
scomparsi in Asia, muore per incidenti. L’annegamento è tra le prime cause di
morte ed è ricorrente nei bambini sotto i 5 anni, in particolare nel Vietnam,
dove il numero dei piccoli affogati è sei volte superiore a quello dei deceduti
per malattie trasmissibili. Dal rapporto dell’Unicef, si scopre che il 98 per
cento delle morti infantili avviene nei Paesi del Sud del mondo dove l’ambiente
circostante e familiare è più rischioso. Nei Paesi industrializzati invece,
grazie al miglioramento dei sistemi di sicurezza e dell’educazione adulta, la
mortalità dei bambini causata da incidenti è scesa, dell’ultimo mezzo secolo,
del 50 per cento. Khan ha sollecitato i Paesi asiatici ad affrontare seriamente
il problema con delle misure concrete: secondo i dati Unicef la mortalità dei
bambini vietnamiti potrebbe essere ridotta del 40 per cento in pochi anni,
attraverso dei provvedimenti adatti allo scopo. (G.L.)
DIVENTA
LEGGE, IN BRASILE, LA CONVENZIONE 169 DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL LAVORO.
TUTELATO IL DIRITTO ALLA DIVERSITA’ DEGLI INDIGENI
BRASILIA. = Dopo 13 anni di
attesa, il Brasile si dota della Convenzione 169 dell’Organizzazione mondiale
del lavoro sui popoli indigeni e tribali. Rosane Lacerda, consulente legale del
Consiglio indigenista missionario, ha espresso soddisfazione per l’approvazione
di questo provvedimento sul quale si lavorava dal 1991. Di fatto esso annulla
la Convenzione 107, promulgata nel 1966, e considerata lesiva dei diritti degli
indigeni, definiti nella Convenzione popoli non ancora evoluti. Il principio
fondante della 169 è invece il rispetto della diversità e degli usi e costumi
delle popolazioni autoctone. Inoltre, in essa è espressamente indicato un altro
aspetto fondamentale: la possibilità da parte degli Indios di essere parte
integrante del processo decisionale dello Stato. Lacerda ha confermato che si
partirà da questa Convenzione per arrivare alla realizzazione di un nuovo
Statuto dell’Indio che non sia in contrasto con la Costituzione federale del
1988. Intanto rimane sempre in primo piano, nel Paese brasiliano, la questione
indigena soprattutto perché lunedì il governo Lula ha assegnato definitivamente
agli indigeni 11 terre nello Stato dell’Amazzonia. Dalla lista però manca il
territorio di Raposa-Serra do Sol, abitata da 15 mila nativi, al centro di un
duro braccio di ferro tra i popoli
indigeni e i potenti gruppi politici ed economici locali che continuano ad
opporsi fermamente alla "omologazione" del territorio. La decisione
ha generato vivissime proteste tra i locali. Un gruppo di leader comunitari si
è accampato davanti al Palazzo di giustizia, in attesa di essere ricevuti dal
premier Lula. (B.C.)
=======ooo=======
21
aprile 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Un’autobomba è esplosa nella capitale saudita, Ryad, in
tarda mattinata, provocando molti morti e molti feriti. Si tratta di un attacco
terroristico, come ha subito confermato il ministero degli Interni saudita.
Almeno cinque palestinesi sono
stati uccisi e decine sono stati feriti stamane a Bet Lahiya, nel nord della striscia di Gaza, nel corso di aspri
scontri con truppe israeliane, entrate
nell'area per il secondo giorno di seguito
allo scopo di prevenire lanci di razzi Qassam contro insediamenti
israeliani. Voci che il governo del premier palestinese Abu Ala si era dimesso
sono state smentite stamane dal suo
capo di gabinetto Hassan Abu Libdah. Da alcuni giorni circolano in seno al
mondo politico palestinese voci insistenti su imminenti dimissioni del
premier Abu Ala in reazione soprattutto
alle recenti prese di posizione del
presidente americano, George W. Bush, che ha aperto la porta all'eventuale annessione
israeliana di alcune aree della
Cisgiordania e si è espresso contro la realizzazione del diritto al ritorno in Israele dei profughi
palestinesi. Dai mezzi di informazione, intanto, viene dedicato spazio alla
scarcerazione oggi, dopo 18 anni di reclusione, dell'ex tecnico nucleare
Mordechai Vanunu. L’uomo nel 1986 rivelò al Sunday Times i più intimi segreti
della centrale atomica israeliana di Dimona (Neghev).
Della situazione dell’area
mediorientale ha parlato Lakhdar Brahimi, inviato speciale dell'Onu per l'Iraq,
ai microfoni della radio France Inter da Roma. Ha attaccato Israele, spiegando
che quella che ha definito una politica di ''dominazione e sofferenza'' imposta
dallo stato ebraico ai palestinesi avvelena tutto il Medioriente e ha
ripercussioni negative anche sull’Iraq. Brahimi ha affermato che “quella
politica è ingiusta e ingiusto è il sostegno degli Stati Uniti a quella
politica''. Per quanto riguarda l'Iraq, l'inviato speciale dell'Onu ha confermato
che le Nazioni Unite si adopereranno per il varo di un governo provvisorio
entro la scadenza fissata, il 30 giugno, ma la situazione gli appare irta di
difficoltà.
In Sudan le autorità hanno
annunciato ieri che autorizzeranno i membri di una missione di inchiesta
dell'Onu a recarsi nel Darfur, la regione occidentale, teatro di scontri e di
gravi violazioni dei diritti umani. Una
valutazione di questo impegno alla luce delle recenti vicende, nel servizio di
Giulio Albanese:
**********
La notizia è stata data ieri da José Diaz, portavoce
dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Una missione
dell’Onu si era già recata all’inizio di aprile in Ciad, da dove avrebbe dovuto
raggiungere il confinante Darfour, ma allora il governo sudanese aveva negato
l’ingresso agli esperti dell’Onu. Questi erano ripartiti per Ginevra dopo aver
raccolto testimonianze tra i profughi sudanesi in Ciad, dove hanno trovato
riparo quasi 100 mila civili fuggiti dalle violenze. Nonostante la firma di una
tregua di 45 giorni, sono segnalati ancora scontri nella regione del Darfour,
dove a febbraio 2003 due movimenti ribelli locali sono insorti contro l’esercito
regolare, accusando il governo di Khartoum di trascurare la regione e di armare
le milizie arabe contro la popolazione afro-locale. Preoccupazione sulla
gravissima situazione era stata già espressa dal segretario generale dell’Onu,
Kofi Annan, che parlando in occasione della commemorazione dei massacri in
Rwanda aveva invitato la comunità internazionale ad evitare un altro genocidio.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
L'ex parlamentare turca Leyla
Zana è ''un prigioniero politico'' e la Commissione Ue è ''molto preoccupata''
per il suo arresto, fatto che ''sarà senz'altro preso in considerazione'' ad
ottobre, quando Bruxelles valuterà l'opportunità di aprire negoziati per
l'adesione della Turchia all'Ue. ''La Commissione europea esprime così
contrarietà alla sentenza di oggi di Ankara, che conferma la condanna della signora
Leyla Zana da parte della Corte per la sicurezza''. La premio Sakharov Leyla Zana
e altri 3 ex deputati curdi, appartenenti alla formazione curda fuorilegge Partito
della democrazia, sono stati condannati a 15 anni di carcere nel 1994. Avevano chiesto l'anno scorso di essere
messi in libertà dopo che nel 2001 la
Corte europea per i diritti umani aveva
sollecitato la Turchia a rifare il processo,
sostenendo che durante il suo svolgimento erano state commesse irregolarità.
Il Tribunale Costituzionale
spagnolo ha respinto il ricorso di inconstituzionalità presentato lo scorso
novembre dal governo di Madrid contro il piano presentato dal presidente basco,
Juan José Ibarretxe, che punta a trasformare la regione in una "nazione
liberamente associata" alla Spagna.
La decisione, adottata per sette voti a cinque non presuppone un
giudizio sul contenuto del piano, che il governo centrale sosteneva essere
anticostituzionale, limitandosi ad indicare che siccome finora si tratta
solamente di un documento all'esame di un Parlamento regionale, quello basco,
non esistono gli estremi formali perché sia esaminato dal Tribunale
Costituzionale.
Nel corso della sua visita in
Cina, che si è conclusa oggi, il leader nordcoreano Kim Jong-il ha detto che i colloqui a sei sul nucleare
devono continuare e che il problema può
essere risolto ''attraverso il dialogo e in modo pacifico''. Secondo l'agenzia
d'informazione cinese Xinhua, Kim ha aggiunto che l'obiettivo ultimo del suo Paese è ''una penisola coreana libera da armi nucleari'' e che la
sua posizione sulla necessità di una ''soluzione pacifica non è cambiata''. La
crisi legata al programma di armamenti nucleari della Corea del Nord è in corso
dall'ottobre del 2002, quando gli Usa hanno chiesto che tale programma venisse
abbandonato in modo ''completo e verificabile''. Pyongyang ha risposto accusando
Washington di prepararsi ad ''aggredire'' il Paese. Due tornate di colloqui a Pechino
ai quali hanno partecipato le due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la
Russia si sono concluse senza risultati di rilievo. I colloqui sul nucleare
dovrebbero riprendere prima dell'estate, secondo un accordo informale raggiunto
tra i diplomatici dei sei Paesi.
La coalizione nazionalista hindu
guidata dal primo ministro Vajpayee appare saldamente in testa dopo la prima
fase di voto svoltasi in India. Secondo gli exit polls, il Bharatiya Janata
Party, Bjp, e i suoi alleati avrebbero conquistato da 78 a 93 dei 140 seggi che
erano da attribuire nella prima delle cinque tornate elettorali, che si
concluderanno il 13 maggio con la proclamazione ufficiale dei risultati. il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
**********
Oltre 100 milioni di elettori in 14 Stati si sono recati
alle urne, ieri, in una calda giornata, non solo per le elevate temperature ma
anche per i numerosi incidenti che hanno causato una trentina di vittime. Tutto
sommato, però, come ha riferito la commissione elettorale indiana, le prime
elezioni interamente condotte su apparecchiature elettroniche si sono svolte
regolarmente. La partecipazione al voto è stata tra il 50 e il 55 per cento, in
linea con quella registrata nel precedente voto del ’99. Secondo gli
exit-polls, per la prima volta ampiamente diffusi dalle televisioni indiane, la
coalizione di destra del premier, Atal Bihali Vajpayee, è in vantaggio sul
partito rivale del congresso, guidato dall’italiana Sonja Gandhi. Quella di
ieri è stata la prima fase di una lunga maratona elettorale che terminerà il 10
maggio. I risultati saranno noti tre giorni dopo.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
**********
Il primo ministro indiano in
campagna elettorale si è impegnato a portare avanti il processo di pace col
Pakistan e a rafforzare l’economia, peraltro già in crescita. Quanto queste
promesse stanno giovando all’affermazione del suo partito? Giada Aquilino lo ha
chiesto a Michelguglielmo Torri, docente di Storia moderna e contemporanea
dell’Asia all’Università di Torino:
**********
R. – Ciò che favorisce il Bjp e che del resto lo ha
favorito nelle ultime due elezioni, è stata una maggiore capacità di creare
alleanze elettorali molto più ampie di quelle che riesce a creare il Congresso.
Cioè, molti dei nuovi partiti che sono comparsi sulla scena politica indiana
negli ultimi 20 anni, sono partiti che si sono staccati dal Congresso e che
quindi sono in diretta contrapposizione con il Congresso, a livello regionale.
D. – Per il partito del Congresso è sceso in campo il nipote
di Indira Gandhi, Raoul. La sua candidatura potrà favorire la riscossa del partito?
R. – Io direi di no. Certo, dove Raoul si candida, cioè
una parte dell’Uttar Pradesh che tradizionalmente è stata un feudo della
famiglia Niru Gandhi, ovviamente la sua candidatura ha un effetto politico, ma
è un effetto politico che si limita sostanzialmente solo ad una parte di uno
Stato dell’Unione indiana.
********** =======ooo=======