RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 110 - Testo della trasmissione di lunedì 19 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

No al terrorismo e alla pena di morte, ma apertura al dialogo per una società fondata sulla tolleranza: così il Papa alla nuova ambasciatrice delle Filippine presso la Santa Sede

 

Promulgati dalla Congregazione per le Cause dei Santi alcuni nuovi decreti

 

Da oggi in Vaticano, Plenaria della Pontificia Commissione Biblica sul rapporto tra Bibbia e morale. Intervista con padre Klemens Stock

 

Venerdì prossimo, presentazione di una Istruzione sull’Eucaristia.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Iraq al Sadr sospende gli attacchi alle truppe spagnole, dopo l’annunciato ritiro: ai nostri microfoni Andrea Riccardi

 

Dopo la due giorni dedicata all’Africa, nuove speranze per il continente: con noi il presidente del Burundi

 

Il progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio per combattere l’Aids in Africa, premiato dall’Università’ dell’Aquila.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si apre oggi, a Rio de Janeiro, il IV Vertice mondiale sui mezzi di comunicazione per bambini e adolescenti

 

“Giovani e Università protagonisti del nuovo mondo”: è il tema dell’ottantesima Giornata per l’Università cattolica del Sacro Cuore, in programma il 25 aprile

 

Violenti scontri in Nepal tra manifestanti antimonarchici e forze dell’ordine

 

E’ morto Ratu Mara, il padre fondatore delle moderne Figi

 

E’ iniziato, ieri, a Ravenna, il XII Capitolo delle comunità saveriane in Italia

 

24 ORE NEL MONDO:

Dura condanna di Onu ed Unione Europea ad Israele per l’uccisione del leader di Hamas, Rantisi

 

Sarebbe morto per l’esplosione di una bomba Abu al Walid, numero due della guerriglia cecena.

 

Entro due o tre giorni il probabile rilascio di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, da un anno agli arresti domiciliari.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 aprile 2004

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

NO AL TERRORISMO E ALLA PENA DI MORTE PER CAMBIARE LA SOCIETA’,

SI’ AL DIALOGO E ALLA RICERCA DI SOLUZIONI POLITICHE

CHE SCONFIGGANO LA POVERTA’:

COSI’ IL PAPA ALLA NUOVA AMBASCIATRICE DELLE FILIPPINE PRESSO LA SANTA SEDE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Un appello per la fine del terrorismo nelle Filippine, perché il Paese – ancora gravato da ampie sacche di povertà – si inoltri lungo la via della pace e della concordia, tralasciando il ricorso alla pena di morte contro il crimine, per difendere invece la sacralità della vita umana. Con un discorso ricco di riflessioni importanti, Giovanni Paolo II ha accolto questa mattina, per la presentazione delle lettere credenziali, il nuovo ambasciatore dello Stato asiatico presso la Santa Sede, la signora Leonida L. Vera.

 

 “Le Filippine sono davvero una luce nell’evangelizzazione del continente asiatico”. Inizia con questo riconoscimento l’attenta disamina del Papa della situazione attuale del più grande Paese cattolico dell’Oriente. Un’eredità antica, quella del cristianesimo, che Giovanni Paolo II ha voluto porre in risalto pur non nascondendo le difficoltà vecchie e nuove che segnano la vita sociale della nazione, giunta ad un passo dalle elezioni politiche. La piaga più grave è certamente quella del terrorismo. Il Pontefice ha ripetuto le parole contenute nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace di due anni fa: noi possiamo “eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano”. Il Papa si è appellato alle parti che hanno scelto la strada della violenza invitandole al contrario “ad imboccare la strada del dialogo”, che aiuti la popolazione filippina a “creare una società che garantisca giustizia, pace e armonia per tutti”.

 

Giovanni Paolo II ha poi toccato altri temi di grande impatto sociale, come “l’estrema povertà” che continua a colpire le Filippine alla stregua di molti altri Stati dell’Asia. Il Pontefice ha stigmatizzato il ricorso a quelle che ha definito “politiche miopi” e “futili” le quali, lungi dal recare benefici reali alla popolazione, diventano anzi una delle cause della “disaffezione e dell’allontanamento” delle nuove generazioni. Attirati da fortune più facili - ha osservato il Papa - i giovani finiscono spesso per ingrossare le fila del crimine o quelle dei movimenti radicali, “che promettono cambiamenti sociali attraverso la violenza e lo spargimento di sangue”. Viceversa - è stata l’esortazione di Giovanni Paolo II - tutti i settori della società devono collaborare alla ricerca di soluzioni per questo problema e i governi “devono non solo riconoscere e assistere i poveri”, ma “coinvolgerli attivamente nel trovare rimedi a lungo termine”.

 

Infine, il Papa ha ripetuto la sue ferme convinzioni contro il ricorso alla pena di morte, ancora vigente nelle Filippine. La moderna società - ha affermato - possiede gli strumenti necessari per sopprimere il crimine e mentre ha “il dovere di essere giusta, essa ha pure l’obbligo di essere clemente”. Così come gli amministratori della cosa pubblica - ha aggiunto - hanno l’obbligo di erigersi a “modelli” di onestà e di comportamento moralmente corretto. Qualità tanto più importanti, ha notato il Pontefice se inserite nel contesto preelettorale che sta vivendo il Paese. “Prego – ha concluso il Papa – perché i filippini continuino a sostenere i precetti della loro Costituzione che riconoscono esplicitamente la santità della vita familiare e la tutela dei non nati dal momento del loro concepimento”.

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PROMULGATI DALLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

I DECRETI PER DUE NUOVE CANONIZZAZIONI E DUE BEATIFICAZIONI,

INSIEME CON IL RICONOSCIMENTO DEL MARTIRIO DI UN GRUPPO DI SPAGNOLI

E DELLE VIRTU’ EROICHE DI SETTE NUOVI SERVI E SERVE DI DIO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“I santi sono i pedagoghi più credibili ed efficaci della perfezione cristiana. La varietà dei loro carismi, delle loro intuizioni e delle loro opere evangeliche, sono altrettante indicazioni e stimoli per la Chiesa del nostro tempo”. Con queste parole la Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato oggi, alla presenza del Papa, i decreti riguardanti i miracoli dei prossimi Santi e Beati e quelli relativi al martirio di un gruppo di sei sacerdoti e di una religiosa spagnoli, perseguitati e uccisi durante la guerra civile, oltre alle virtù eroiche di sette nuovi Servi e Serve di Dio.

 

In particolare, per le prossime canonizzazioni, sono state riconosciute le guarigioni straordinarie attribuite all’intercessione di Alberto Hurtado Cruchaga, gesuita spagnolo morto nel 1952, e di Felice da Nicosia, fratello laico dei Francescani Cappuccini, vissuto nel ‘700 e morto da sapiente nonostante il suo analfabetismo. Due miracoli sono stati riconosciuti rispettivamente anche per due futuri Beati di nazionalità francese: Pietro delle Vigne, vissuto a cavallo tra il Seicento e il Settecento e fondatore delle Suore del Santissimo Sacramento, e Giovanni del Sacro Cuore, il fondatore dei Padri Dehoniani.

 

 

DA QUESTA MATTINA IN VATICANO LA SESSIONE PLENARIA

DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, SUL TEMA:

IL RAPPORTO TRA BIBBIA E MORALE

- Intervista di Giovanni Peduto con il segretario generale, padre Klemens Stock -

 

         Questa mattina, nella Domus Sanctae Martae, in Vaticano, sono iniziati i lavori della sessione plenaria della Pontificia Commissione biblica, riunione che si tiene ogni anno durante la settimana successiva alla seconda domenica di Pasqua. Presiede i lavori il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in seno alla quale è costituita la Pontificia Commissione biblica. Segretario della medesima Commissione è il padre Klemens Stock, della Compagnia di Gesù, professore al Pontificio Istituto Biblico. Il tema dei lavori è “Il rapporto tra Bibbia e morale”. Perché questa scelta? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso segretario, padre Stock:

 

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R. – Questo tema “Bibbia e morale” fu scelto tre anni fa e da tre anni ci occupiamo di questa tematica. La Commissione consiste di 19 membri che vengono dai diversi continenti e il nostro compito è indagare l’insegnamento biblico sulla morale, sulle norme dell’agire degli esseri umani.

 

D. – Sempre più si fa l’obiezione che alcune norme morali fissate dal Magistero della Chiesa non sono contenute nel Testo Sacro. Cosa può dirci?

 

R. – Le formulazioni delle norme morali, che riguardano problemi moderni, certamente, non si trovano letteralmente nelle Sacre Scritture, ma proprio nelle Sacre Scritture troviamo i criteri generali per l’agire umano secondo la volontà di Dio. La Chiesa segue questi criteri e secondo tali criteri determina le norme più concrete per i problemi odierni.

 

D. – Padre Stock, oggi i cristiani si orientano sempre più verso una morale soggettiva; fanno difficoltà ad accettare una morale oggettiva. Cosa dire in proposito?

 

R. – Certamente, questa tendenza di scegliere una morale soggettiva o morali soggettive proviene dalla possibilità umana, dal libero arbitrio che è dato all’uomo. Noi vogliamo ricordare agli uomini del nostro tempo che la Bibbia dice, come rivelazione da parte di Dio, quale sia la giusta concezione dell’esistenza umana davanti a Dio e, conseguentemente, quali siano i giusti atteggiamenti e i giusti rapporti tra gli uomini.

 

D. – I criteri dell’agire umano, il retto agire umano, sono contenuti tutti nella Bibbia, o implicitamente o esplicitamente?

 

R. – Questo certamente si può dire: le norme per l’agire umano o implicitamente o esplicitamente si trovano nella Bibbia. I criteri fondamentali come la responsabilità davanti a Dio, l’amore per Dio, l’amore per il prossimo sono chiarissimamente indicati nella Bibbia. E secondo questi criteri fondamentali poi dev’essere impostato l’agire concreto umano.

 

D. – Al termine dei lavori, pubblicherete un documento oppure proseguirete la discussione nella sessione del prossimo anno?

 

R. – E’ molto probabile che ancora nella prossima sessione ci occuperemo di questa tematica, ma speriamo che alla fine dei nostri lavori possiamo presentare un documento su questo tema.

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VENERDI’ PROSSIMO, LA PRESENTAZIONE IN SALA STAMPA VATICANA

DELL’ISTRUZIONE REDEMPTIONIS SACRAMENTORUM, DEDICATA ALL’EUCARISTIA

 

La Congregazione per il Culto Divino presenterà venerdì prossimo alla stampa un’Istruzione sull’Eucarestia, in particolare – viene precisato - su “alcune cose che si devono osservare ed evitare” in relazione al sacramento. Il documento, intitolato Redemptionis Sacramentorum, verrà illustrato in Sala stampa vaticana, alle 11.30, dal cardinale Francis Arinze e da mons. Domenico Sorrentino, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero pontificio, e da mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina delle fede.

 

TRA I SERVI DI DIO PROCLAMATI BEATI DOMENICA PROSSIMA, MARIA GUADALUPE

- Intervista con mons. Oscar Sánchez Barba -

 

Tra i Servi di Dio che il Papa proclamerà Beati domenica prossima, 25 aprile, c’è Maria Guadalupe, al secolo Anastasia Guadalupe García Zavala, cofondatrice della Congregazione delle Ancelle di Santa Margherita Maria e dei Poveri, morta nel 1963. Della prossima beata di origine spagnola, ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto, il postulatore della Causa di beatificazione, mons. Oscar Sánchez Barba:

 

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R. – La madre Guadalupe Garcia Zavala è nata in un villaggio – allora era un villaggio, adesso è una città – molto vicino a Guadalajara, in Messico, che si chiama Zapopan. Lì c’è la Madonna di Zapopan, patrona di tutta l’arcidiocesi. I suoi genitori avevano un piccolo negozio di articoli religiosi vicino al santuario e da lì è nato questo amore prima di tutto per Gesù, per il Signore e anche per la Madonna di Zapopan. Lei, all’età di 23 anni, ha sentito la chiamata del Signore ad entrare nella vita religiosa ma già da prima, da molto giovane, si prendeva cura dei malati. E’ stata questa l’impronta della sua vita: l’umanità sofferente. E’ morta nel 1963, co-fondatrice insieme al padre Cipriano Iñiguez, della Congregazione che si chiama Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri, dedicata ai malati, agli anziani, ai poveri.

 

D. – Il carisma della nuova beata ...

 

R. – Il carisma è la cura per l’umanità sofferente. Lei fin da piccola aveva questa sensibilità, che dobbiamo avere tutti, di seguire, di aiutare i malati, i poveri, gli anziani. Dopo, quando diventa superiora generale della Congregazione di Santa Margherita, dedica tanto del suo tempo a curare i sacerdoti e i seminaristi, le vocazioni. Le sue suore hanno case per curare sacerdoti e anche vescovi in Messico.

 

D. – Quale messaggio dà agli uomini d’oggi la nuova beata?

 

 

R. – La parte che colpisce di più della futura Beata, madre Lupita, così chiamata, è proprio questo instancabile lavorare tutti i giorni per i malati. Lei veniva da una famiglia ricca, nobile e si dedicò in maniera molto sobria, molto austera alla vita dei poveri. Questo è una cosa che rimane molto dentro di noi anche oggi: che il bello della vita non è la ricchezza, ma la ricchezza spirituale, non solo economica. Lei lasciò tutto, come dice il Vangelo, lasciò tutto e si dedicò ai poveri, agli ammalati facendo curare loro con le cose più semplici.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Vi supplico" è il titolo che, con suggestiva forza e intensità, apre la prima pagina: accorato appello di Giovanni Paolo II - al Regina Coeli - per la liberazione degli ostaggi in Iraq.

In Terra Santa e in Iraq "cessi lo spargimento del sangue del fratello! Simili atti disumani sono contrari al volere di Dio".

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore delle Filippine, il Papa ha sottolineato che povertà e terrorismo continuano a provocare tanta sofferenza ai filippini ed ha al contempo evidenziato che solo il dialogo può creare una società che garantisca pace e armonia.

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq: al centro del dibattito internazionale l'annuncio - da parte del premier spagnolo Zapatero - del ritiro "immediato" delle truppe.  

Medio Oriente: Hamas annuncia "vendetta" per l'assassinio di Rantisi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Marchesi sul libro di Vittorio Possenti dal titolo "La Pira: tra storia e profezia. Con Tommaso maestro".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda dei tre ostaggi italiani in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 aprile 2004

 

 

IL PREMIER SPAGNOLO ZAPATERO HA ANNUNCIATO, IERI, IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’IRAQ ED IL RADICALE SCIITA AL SADR HA ORDINATO AI SUOI MILIZIANI

DI NON ATTACCARE I SOLDATI SPAGNOLI.

SEMPRE ATTESA PER LA SORTE DEGLI OSTAGGI

- Il servizio di Amedeo Lomonaco -

 

L’annuncio del ritiro del contingente spagnolo dall’Iraq, l’ordine rivolto dal radicale sciita al-Sadr ai suoi miliziani di non attaccare i soldati iberici e l’impegno della comunità internazionale per liberare gli ostaggi ancora in mano alla guerriglia irachena. Su questi ultimi sviluppi dell’attuale situazione in Iraq, ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Ieri sera il premier spagnolo Zapatero, al suo secondo giorno come capo del governo, ha annunciato il ritiro, nel più breve tempo possibile, delle truppe spagnole dall’Iraq. Secondo fonti governative, il ritiro potrebbe richiedere una cinquantina di giorni. Su questa decisione del leader spagnolo ascoltiamo l’opinione del presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi:

 

R. – Indubbiamente è un fatto molto forte. Ci troviamo in un pantano. Trovandosi le Nazioni occidentali a viso aperto, senza l’Onu e in fondo senza un coinvolgimento del mondo arabo, ci troviamo in una situazione in cui qualunque decisione si prenda, si rischia di sbagliare. Indubbiamente, il fatto spagnolo sembra unilaterale ma anche il restare ha dei suoi aspetti problematici. Qui bisogna lavorare per trovare una via di uscita globale.

 

D. - Il leader radicale sciita al-Sadr ha dato ordine ai suoi miliziani di cessare gli attacchi contro le truppe spagnole, dopo che ieri il neo-premier di Madrid, ne ha annunciato, a sorpresa, l’immediato ritiro. Ma quale significato può assumere questa dichiarazione di al-Sadr?

 

R. – Credo che i vari gruppi del mondo arabo musulmano tentino di fare una loro politica europea. Noi dobbiamo essere molto cauti nelle dichiarazioni. Non dimentichiamo che noi italiani abbiamo tre persone prigioniere di un gruppo, probabilmente sunnita. Quindi, credo ci voglia un grande silenzio, una grande prudenza. Mi sembra che però ormai i gruppi islamici, i gruppi arabi abbiano imparato bene a giocare con i media…   

 

D. - Durante la campagna elettorale e dopo la vittoria alle elezioni politiche del 14 marzo, Zapatero aveva affermato che la permanenza dei militari spagnoli in Iraq sarebbe stata legata al passaggio nelle mani dell’Onu della supervisione della situazione nel Paese arabo. Ma secondo il leader spagnolo appare molto difficile l’adozione di una risoluzione delle Nazioni Unite per questa data…

 

R. – Io non vedo che si stia lavorando molto. Qui c’è tutto un problema di responsabilità dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite, dei Paesi arabi e dei Paesi musulmani.

 

D. - Le posizioni dell’Unione Europea sull’Iraq sembrano caratterizzate dalla frammentazione. E’ possibile ricomporre queste divisioni?

 

R. – Penso che sia doveroso, perché da un lato ci troviamo con la posizione inglese, con la posizione italiana, con la posizione franco-tedesca, a cui si va ad aggiungere la Spagna, poi c’è la Polonia e qualche Paese dell’est. Credo che andare avanti così, in ordine sparso, sia un errore e che non si fa né un buon servizio alla pace, né un buon servizio agli Stati Uniti.   

 

Febbrile lavoro, intanto, per la politica, la diplomazia e l’intelligence italiane per sbloccare positivamente la vicenda dei tre ostaggi in mano ai guerriglieri iracheni. A Baghdad si deve registrare l’incontro, ieri, tra l’ambasciatore italiano De Martino e Abdel Salaam Kubaisi, autorevole membro del Consiglio degli Ulema sunniti, che nei giorni scorsi hanno contribuito al rilascio di una ventina di occidentali. A Roma il premier Berlusconi ha avuto colloqui telefonici con l’nglese Blair, che vedrà a Londra il prossimo 27 aprile, e con lo spagnolo Zapatero. Sempre ieri, Berlusconi ha inoltre incontrato a Palazzo Chigi il ministro degli Esteri iraniano Kharrazi, al quale ha auspicato che Teheran prosegua il ruolo positivo nel processo di stabilizzazione in Iraq e Medio Oriente.

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LA MANIFESTAZIONE DI DUE GIORNI DEDICATA AL CONTINENTE AFRICANO,

CHE VENERDI’ E SABATO SCORSO HA RACCOLTO A ROMA AMPIA PARTECIPAZIONE,

HA APERTO UNA NUOVA PROSPETTIVA DI SPERANZA PER L’AFRICA,

METTENDO IN LUCE POTENZIALITA’ E IMPEGNI

- Intervista con il presidente del Burundi, Domitien Ndayizeye -

 

“Un vento di speranza” si è levato, secondo Jack Lang, ex ministro della Cultura francese, dalla grande folla, forse 150.000 persone tra cui molti africani, che ha concluso nella serata di sabato la grande manifestazione nazionale dell’iniziativa “Italia-Africa 2004” a Roma. Un’occasione per guardare con occhi nuovi alle potenzialità del continente. Tra le autorità africane che hanno preso parte alle varie iniziative, che hanno compreso musica, testimonianze, dibattiti, c’era il presidente del Burundi, Domitien Ndayizeye. Si tratta di un Paese che dall’ottobre del 1993 è stato scosso da una guerra civile, che ha provocato più di 200.000 morti, ma che oggi sul piano politico tenta la scommessa della “pacificazione nazionale”. Al presidente del Burundi, Lucas Duran ha chiesto a che punto sia tale processo:

 

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R. - LE BURUNDI BENEFICIE D’UN INSTRUMENT ...

Gli Accordi di Arusha rappresentano la base fondamentale per costruire una pace durevole. Ora vi è anche l’accordo di cessate-il-fuoco tra i movimenti dei ribelli ed il governo. Oggi, in Burundi, c’è la pace. Se si escludono alcune zone ristrette dove operano gruppi del Fronte di Liberazione nazionale, il resto del Paese è libero da scontri. Noi speriamo che anche l’Fnl si unirà al tavolo delle trattative in vista delle elezioni che rappresentano l’unica via di legittimazione.

 

D. – Signor presidente, che ci dice dell’assassinio del nunzio apostolico in Burundi, nel dicembre del 2003?

 

R. – C’EST POUR NOUS, LE BURUNDI, UNE GRANDE PERTE. ...

E’ stata una grande perdita per il Burundi, in quanto il nunzio rappresentava un punto di riferimento fondamentale per il processo di pace. Noi gli dobbiamo molto. Avrei voluto con tutto il cuore che mi accompagnasse lungo tutto il corso di democratizzazione del Paese. Ciò non è stato possibile e io me ne dispiaccio moltissimo. Oggi possiamo dire con certezza, a seguito di una serie di inchieste, che le responsabilità dell’omicidio di mons. McCourtney siano da attribuire al Fnl. Contiamo nei prossimi giorni di inviare gli incartamenti alle sedi appropriate di giustizia, affinché questa possa punire i responsabili secondo le leggi in vigore. Degli ultimi sviluppi abbiamo informato sia la famiglia del presule, sia la Santa Sede.

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IL PROGETTO “DREAM” DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

PER COMBATTERE L’AIDS IN AFRICA, PREMIATO DALL’UNIVERSITA’ DELL’AQUILA

- Ai nostri microfoni il prof. Ferdinando Di Iorio,

il dott. Gianni Guidotti e Mario Marazziti -

 

Un’Africa senza Aids. E’ il sogno della Comunità di sant’Egidio che in 2 anni con il programma Dream, Drug Resource Enhancement Against Aids and Malnutrition, ha salvato dal virus più di 400 bambini nati da madri sieropositive in Mozambico. L’iniziativa riceverà il  prossimo 23 aprile un premio dalla Facoltà di Medicina dell'Università dell'Aquila. Il servizio di Paolo Ondarza.

 

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Un sogno iniziato due anni fa in Mozambico, grazie al quale oggi il 97% dei bambini nati da madri sieropositive in Mozambico sono risultati immuni dal virus HIV e nove adulti su dieci curati con la triterapia vivono bene e hanno cominciato a condurre una nuova esistenza. Tutto ciò perché i medici e i volontari della Comunità di Sant’Egidio hanno la convinzione che curare l’Aids in Africa necessita degli stessi standard qualitativi dell’Occidente. La triterapia, che consiste in un cocktail di 3 farmaci retrovirali, sostituisce la vecchia monoterapia fondata su un concetto esclusivamente preventivo. Dream, completamente gratuito, costituisce il miglior risultato ottenuto nell’Africa Sub Sahariana. L’università dell’Aquila conferirà un premio per il contributo alla scienza alla Comunità di Sant’Egidio, il prossimo 23 aprile. Il professor Ferdinando Di Iorio, docente all’Ateneo abruzzese:

 

“La Facoltà di Medicina dell’Aquila ha ragionato su due piani: per quanto riguarda gli aspetti di carattere scientifico, Dream ha valenze scientifiche di prim’ordine, e poi c’è la valutazione del fatto che si tratta di un intervento umanitario. Le due cose insieme hanno fatto sì che la comunità si distinguesse e meritasse, dunque, questo premio”.

 

Ed ora la sfida è quella di estendere il progetto Dream ad altri sette Paesi: Malawi, Angola, Nigeria, Guinea Bissau, Guinea Conakri, Sudafrica e Swaziland. Aumenta, dunque, l’esigenza del finanziamento. Per curare un milione di malati servono 800 milioni di dollari. Ascoltiamo il dott. Gianni Guidotti, membro del comitato scientifico del progetto Dream:

 

“Il problema dell’allargamento va legato anche alle risorse che possono essere messe in campo per sostenere questo “sogno”. Il costo medio di cura per paziente all’anno è di circa 800 dollari. Non è una spesa eccessiva per i Paesi occidentali, ma certo sono cifre molto alte per i Paesi in via di sviluppo. Abbiamo, però, dimostrato in questi due anni che è possibile poter affrontare il problema. Le grandi istituzioni si stanno convincendo di questa possibilità”.

 

Ma cosa significa il riconoscimento dell’Università dell’Aquila per la Comunità di Sant’Egidio? Lo chiediamo a Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio:

 

“E’ un riconoscimento scientifico. Si dice, a volte, che la Comunità di Sant’Egidio lavora per la pace e magari riceve dei premi per la pace. Bene, ricevere un premio scientifico indica il nuovo volto del lavoro per la pace. Oggi la via della pace passa per la lotta all’Aids in Africa. Stiamo dimostrando che la terapia è possibile, anzi è doverosa e necessaria. Un certo “afropessimismo”, che diceva che è impossibile curare i malati di Aids in Africa e che ha prodotto ormai 30 milioni di persone con Hiv o Aids, non ha più ragione di essere. Non c’è più un alibi per i nostri governi occidentali e per le nostre società civili. L’Aids si può combattere e l’Africa può cominciare a rivivere.

 

In sintesi, con Dream le cure dell’Aids non sono più un sogno, ma una realtà non immune da difficoltà, ma alla portata della ricerca scientifica.

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CHIESA E SOCIETA’

19 aprile 2004

 

 

 

OFFRIRE AI GIOVANI MEDIA DI VALORE, CAPACI DI RISPETTARE LE LORO DIVERSITA’ CULTURALI. E’ QUESTO LO SCOPO DEL 4° VERTICE MONDIALE SUI MEZZI

 DI COMUNICAZIONE PER BAMBINI E ADOLESCENTI CHE SI APRE OGGI A RIO DE JANEIRO

 

RIO DE JANEIRO = Quattro giorni di intenso lavoro per preparare il futuro dei media che si rivolgono ai giovani. E’ ciò che impegna, da oggi fino al prossimo venerdì, gli oltre 2000 partecipanti al 4° vertice mondiale sui mezzi di comunicazione per bambini e adolescenti che si tiene quest’anno a Rio de Janeiro. “Media di tutti, media per tutti” è il tema generale dell’incontro, che oltre alla presenza di professionisti dell’industria dei media, di studiosi ed educatori, prevede anche un Forum di adolescenti. 150 ragazzi tra i 12 e i 19 anni, provenienti dai 5 continenti, dialogheranno e scambieranno le proprie esperienze con il pubblico presente, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le identità nazionali e regionali oltre che per un interscambio costruttivo tra consumatori critici e coproduttori di media. E proprio l’elemento multiculturale è alla base del primo dibattito, dove si analizzerà in che modo i media rappresentano le differenti identità culturali dei ragazzi in un mondo globalizzato e segnato dalla disuguaglianza socioeconomica. Il problema del mercato, dei valori e della produzione di media di qualità saranno gli altri temi di cui si occuperà il vertice, che si concluderà con la firma della Carta Multimediale di Rio, con la quale saranno definite le strategie per il finanziamento, la produzione e la distribuzione di media di buon livello per i giovani.

 

 

L’UNIVERSITA’ CATTOLICA LUOGO DI FORMAZIONE CRISTIANA, CULTURALE E PROFESSIONALE. IN OCCASIONE DELL’80.ESIMA GIORNATA PER L’ATENEO DEL SACRO CUORE, L’AUGURIO DELLA CEI AFFINCHE’ I GIOVANI SIANO PROMOTORI

E CUSTODI DELLA SPERANZA CHE NON DELUDE

 

ROMA = “Giovani e università protagonisti del nuovo mondo” è il tema dell’80.esima giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma il 25 aprile. Per l’occasione la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha rivolto un messaggio all’istituzione di Padre Agostino Gemelli, ricordando l’impegno dell’università Cattolica nella formazione cristiana, culturale e professionale dei giovani. “L’Università Cattolica, sin dalla sua fondazione – si legge nel messaggio - si è dedicata a questo delicato e decisivo settore, impegnandosi a coniugare le esigenze di una formazione specialistica ai più alti livelli con l’urgenza di far maturare nei giovani il desiderio di lavorare per il bene comune”. Nell’impegno per la maturazione umana e spirituale dei giovani “le numerose sfide della formazione, anche nel campo della trasmissione culturale e della ricerca scientifica, impongono all’università Cattolica – afferma la Cei – di elaborare strategie didattiche capaci di rispondere alle complesse domande del mondo giovanile”. I giovani - continua il messaggio - sono “più preparati sul livello culturale rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, ma meno disponibili ad assumere responsabilità in proprio; ricchi di entusiasmo, ma incapaci di impegni di lungo respiro”. Ecco perché, “ad ognuno è richiesto il massimo sforzo per aiutarli a diventare protagonisti di un mondo nuovo nel segno della speranza, spesso richiamata da Giovanni Paolo II”. L’augurio della Cei è che “l’Università Cattolica sappia essere luogo in cui i giovani imparino ad essere custodi e promotori della speranza che non delude”.

 

 

VIOLENTI SCONTRI IN NEPAL TRA MANIFESTANTI ANTIMONARCHICI E FORZE DELL’ORDINE. CONTRO IL RE GYANENDRA SOPRATTUTTO GLI STUDENTI UNIVERSITARI CHE CHIEDONO LA CREAZIONE DI UN GOVERNO AD INTERIM E NUOVE ELEZIONI

 

KATHMANDU = Duri scontri nelle strade di Kathmandu si sono verificati ieri tra migliaia di studenti e i reparti antisommossa della polizia e dell'esercito nepalese.  Nonostante il divieto imposto dalle autorità, infatti, migliaia di persone sono scese nuovamente in strada e hanno ingaggiato una battaglia con le forze dell'ordine che hanno risposto al lancio di pietre con gas lacrimogeni e cariche di polizia. Da oltre due settimane, ormai, il Nepal è teatro di continue manifestazioni antimonarchiche. Protagonisti degli scontri soprattutto gli studenti della principale università di Kathmandu, la 'Tribhuvan University', che avevano organizzato una manifestazione per chiedere la liberazione delle circa duemila persone arrestate sabato durante un altro corteo. Le violenze tra i giovani e la polizia sono iniziate quando le forze dell'ordine hanno raggiunto la manifestazione per disperdere la folla. Secondo il corrispondente locale dell'emittente britannica 'Bbc', sono centinaia le persone che da 18 giorni vengono quotidianamente arrestate e rilasciate in seguito alle proteste. Manifestazioni e cortei si svolgono anche nelle altre città del Paese. I manifestanti chiedono la creazione di un governo ad interim di unità nazionale e la convocazione di nuove elezioni. Il movimento ostile a re Gyanendra è andato crescendo dopo che questi nel 2002 licenziò “per incompetenza” l’esecutivo guidato da Deuba e regolarmente eletto, sciolse il parlamento in attesa di una chiamata alle urne che non è stata ancora convocata sostituendolo con uno filomonarchico. Il sovrano ha concentrato su di se poteri speciali. Recentemente, re Gyanendra si è impegnato a indire nuove elezioni entro aprile del 2005 senza precisare la data.

 

 

E’ MORTO RATU MARA, IL PADRE FONDATORE DELLE MODERNE FIGI. MINISTRO PER 20 ANNI, POI PRESIDENTE, LASCIO’ IL POTERE NEL 2000 DOPO IL COLPO DI STATO CAPEGGIATO, IN NOME DEGLI INDIGENI FIGIANI, DA GEORGE SPEIGTH

 

SUVA = È morto all’età di 83 anni Ratu Sir Kamisese Mara, considerato il padre fondatore delle moderne Figi, arcipelago di oltre 300 isole nell’Oceano Pacifico, a est dell’Australia. Il politico, che è stato tra i primi ministri più longevi di tutti i Paesi del Pacifico meridionale, è deceduto nell’ospedale della capitale Suva, per complicazioni insorte in seguito a un colpo apoplettico risalente a tre anni fa. Nato nel 1920 da famiglia di origine indiana, Ratu Mara si laureò in medicina a Otago e in economia a Oxford prima di diventare capo politico dell’isola di Lau, nella parte orientale dell’arcipelago. In seguito, fu primo ministro per 20 anni, per poi assurgere al ruolo di presidente. Durante il premierato di Ratu Mara, le Figi si liberarono da quasi un secolo di dominio coloniale britannico, ottenendo l’indipendenza da Londra nel 1970. Considerato uno dei politici-chiave nell’area del Pacifico meridionale, il presidente fu costretto alle dimissioni nel 2000 dopo che, il 19 maggio, il commerciante George Speight mise in atto un colpo di Stato in nome degli indigeni figiani. Questi rappresentano il 55 per cento della popolazione locale, sebbene il potere economico e politico sia detenuto dal 44% degli abitanti di origine indiana, discendenti dai colonizzatori britannici della fine del XIX secolo.

 

 

E’ INIZIATO, IERI, A RAVENNA IL XII CAPITOLO DELLE COMUNITA’ SAVERIANE IN ITALIA. RICORDATO, ALL’INIZIO DEI LAVORI, PADRE GIUSEPPE MAURI,

IL MISSIONARIO SCOMPARSO RECENTEMENTE IN MOZAMBICO

 

RAVENNA = È iniziato ieri a Ravenna il dodicesimo capitolo delle comunità saveriane in Italia, che riunisce i rappresentanti della congregazione provenienti da tutta Italia. “Uniti nel rinnovamento. Vino nuovo in otri nuovi”: questo il tema del capitolo.  I 31 delegati si sono radunati in chiesa per cominciare la riunione nella preghiera e con l’invocazione dello Spirito Santo. In mezzo alla piccola assemblea spiccava l’‘albero della luce’, una vite che emerge da un ceppo d'ulivo, opera di padre Antonio Fogliani, artista saveriano. Sui tralci della vite sono collocate cinque lampade, simbolo delle cinque caratteristiche saveriane: la missione alle genti, la spiritualità cristocentrica, la consacrazione religiosa per la missione, lo spirito di famiglia e le qualità umane del missionario. Padre Agostino Rigon, superiore uscente, ha ricordato padre Giuseppe Mauri, l’ultimo saveriano scomparso a seguito di un incidente in Mozambico dicendo: “Sono giorni di dolore per i familiari, per la missione in Mozambico e per tutti noi; li viviamo nella preghiera, perché altri prendano il posto dei fratelli che il Signore ha chiamati a sé, nel suo disegno di amore”. Oggi i delegati trascorreranno un giorno di riflessione spirituale, guidata dal comboniano padre Michele Sardella. Martedì è prevista la lettura e discussione della relazione preparata dalla direzione regionale uscente e la definizione dell’ordine del giorno per il capitolo, i cui lavori si protrarranno fino al 30 aprile.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 aprile 2004

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Medioriente. “Un atto illegale e irresponsabile”. Così il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha definito l’uccisione del capo di Hamas, Abdel Aziz Rantisi, ad opera di Israele. E una dura condanna all’attentato è venuta anche dall’Onu, mentre gli Stati Uniti difendono il premier Ariel Sharon, ribadendo il diritto a difendersi dello Stato ebraico da qualsiasi attacco terroristico. Posizione ripresa anche da Gerusalemme nella secca replica a Bruxelles, che secondo Israele “dovrebbe fare da guida nel distinguere tra chi attacca civili allo scopo di promuovere i propri obiettivi politici e chi invece si difende da questi nemici”. Intanto, si fa sempre più strada nei Territori l’ipotesi che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat, sia nel mirino dei prossimi attentati. Ma su altri possibili sviluppi, ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, l’analisi di Guido Olimpio, esperto di questioni mediorientali del Corriere della Sera:

 

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R. – Non è totalmente escluso che vi sia un’azione contro Arafat. Lo è stato detto più volte. E del resto, fino ad oggi, le reazioni, anche nel mondo arabo, all’eliminazione di Yassin, che è una figura storica e carismatica, non sono state così forti. Quindi, la mancanza di reazioni vere e proprie potrebbe anche incoraggiare Israele ad un’altra azione dopo un attentato, dopo un evento clamoroso. Il vero pericolo è quello che la causa palestinese oggi venga sfruttata da gruppi che non sono direttamente legati ai palestinesi. Questo è il vecchio sogno di Osama Bin Laden e di altri gruppi: quello di nascondersi dietro alla crisi palestinese per poter colpire. Non c’è dubbio che anche la debolezza di Hamas nelle ritorsioni, negli eventuali attacchi, l’incapacità di colpire, potrebbe spingere questi gruppi esterni ad intervenire e a muoversi. Questo è il vero pericolo e ritengo che il rischio sia non solo in Israele, ma riguardi anche tutta l’Europa e gli stessi Stati Uniti. La guerra dei capi porta sicuramente ad un allargamento nel campo della battaglia.

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Sarebbe morto per l’esplosione di una bomba nel corso della preghiera del venerdì Abu al Walid, considerato il numero due della guerriglia cecena. Lo riferiscono le fonti dei ribelli, secondo cui starebbero continuando gli scontri in corso nelle ultime due settimane, nelle zone montane coinvolte. Il servizio è di Giuseppe D’Amato:

 

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Al Walid è considerato uno dei mandanti dell’attentato alla metropolitana di Mosca del 6 febbraio scorso con una quarantina di morti. Da giorni sono in atto in Cecenia numerosi scontri con le truppe federali e quelle del Ministero degli Interni locale, con perdite umane da entrambe le parti. Tutti gli anni con il disgelo in Caucaso si torna purtroppo a combattere dopo la pausa invernale, provocando una lunga scia di sangue. Nelle settimane scorse era circolata la notizia, poi non confermata, che lo stesso presidente separatista Mascadov era stato circondato e ferito. Secondo l’Intelligence russa il grosso dei guerriglieri arabi ha lasciato la Cecenia per andare a combattere in Iraq.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Avvolto dal massimo riserbo l’incontro tra il leader nordcoreano, Kim Jong-il, e il presidente cinese, Hu Jintao. Kim Jong-il è giunto stamani a Pechino per una tornata di colloqui con diversi dirigenti cinesi. Al centro della visita, anche il braccio di ferro tra Pyongyang e Washington sul programma nucleare nordcoreano. La Cina, che ha rapporti di amicizia con la Corea del Nord, ha, infatti, svolto e continua a svolgere un ruolo importante nel tavolo dei negoziati a sei  (Corea del Sud, Corea del Nord, Cina, Giappone, Russia e Stati Uniti) per una soluzione della crisi sulle attività atomiche di Pyongyang.

 

Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio. È quanto ha stabilito, oggi, il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia sull’eccidio compiuto nel 1995 nell’enclave islamica in Bosnia, nel quale furono eliminati oltre settemila musulmani. Condannato a 35 anni di reclusione per crimini di guerra contro l’umanità, il generale Radislav Kristic, il quale era al comando delle forze che sferrarono l’attacco finale alla città balcanica.

 

Nuovi segni di apertura in Myanmar, ex Birmania. La leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, da un anno agli arresti domiciliari, potrebbe essere rilasciata “entro uno-due giorni”. Lo hanno reso noto stamani fonti del suo partito, l’Unione Nazionale per la Democrazia, il cui quartier generale è stato riaperto sabato scorso. Riccardo Cascioli: 

 

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La riapertura del quartier generale della Lega nazionale per la democrazia arriva dopo quattro giorni dalla liberazione di alcuni suoi importanti esponenti e vorrebbe quindi lasciare intendere che la giunta militare di Myanmar è seria nel suo proposito di procedere sulla strada del dialogo con l’opposizione democratica. Anni di trucchi diplomatici e di disillusioni invitano però alla prudenza ed è per questo motivo che l’Unione Europea tiene duro nel non volere ammettere Myanmar nel Forum eurasiatico, come invece chiedono gli altri partner della regione Asia-Pacifico. Malgrado questa divisione crei tensione, in vista del prossimo Forum previsto per ottobre, nell’Unione Europea è prevalsa la posizione britannica rispetto a quella più morbida invocata dalla Francia. In pratica si chiede la liberazione della leader democratica e premio Nobel, Aung San Suu Kyi, e la piena partecipazione della Lega nazionale per la democrazia al processo costituzionale promesso dal regime militare. Sembra proprio questa, infatti, l’unica cartina di tornasole per verificare quanto sincere siano le intenzioni del regime birmano. E i tempi di verifica sono stretti. Il 17 maggio è previsto infatti il primo incontro della Commissione che dovrà dare luce ad una nuova Costituzione e l’assenza di Aung San Suu Kyi, la vera e indiscussa leader del Movimento democratico, svuoterebbe di significato anche gli importanti gesti di questi giorni.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Elezioni parlamentari domani in India. In quattro turni fino al 10 maggio, gli oltre 670 milioni dei cittadini aventi diritto sceglieranno i 543 membri del Parlamento tra una rosa di 40 schieramenti, alcuni nazionali ed altri locali. A contendersi i voti saranno, però, soprattutto il Partito Nazionalista hindu BJP, guidato dal primo ministro, Atal Behari Vajpayee, ed il Partito del Congresso di Sonia Gandhi e di suo figlio, Rahul. Secondo gli analisti, quest’ultimo, che conta su un’alleanza di 22 schieramenti, avrebbe ottime possibilità di vincere le consultazioni.

 

Fonti diplomatiche presenti a Kabul, in Afghanistan, hanno riferito di un progetto in via di sviluppo da parte del governo afghano e dell’esercito americano, per un’amnistia ai combattenti talebani e ai membri del movimento estremista islamico, Hezb-i Islami. In tal modo, si consentirebbe il ritorno sulla scena politica del gruppo fondamentalista.

 

Dieci persone sono state arrestate a Manchester, nel nord dell’Inghilterra, nell’ambito delle indagini sul terrorismo internazionale. A renderlo noto, oggi, un portavoce della sicurezza britannica.

 

Restiamo in Gran Bretagna. Un referendum dopo l’approvazione della costituzione europea potrebbe essere annunciato in settimana dal premier britannico, Tony Blair. Si tratta di un cambiamento della linea politica di Londra, dopo aver a lungo sostenuto che la firma della costituzione non richiedeva il ricorso al voto popolare.

 

È stata profanata durante la notte la tomba Francisco Javier Torrontera, il viceispettore delle “teste di cuoio” spagnole, morto nell’esplosione di Leganes il 3 aprile scorso, quando i terroristi accerchiati dalla polizia si sono fatti saltare in aria. Lo riporta il quotidiano “El Mundo”.

 

 

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