RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 110 - Testo della trasmissione di lunedì 19
aprile 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Promulgati dalla Congregazione
per le Cause dei Santi alcuni nuovi decreti
Venerdì
prossimo, presentazione di una Istruzione sull’Eucaristia.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Violenti scontri in Nepal tra manifestanti antimonarchici e forze
dell’ordine
E’ morto Ratu Mara, il padre fondatore delle moderne Figi
E’ iniziato, ieri, a Ravenna, il XII Capitolo delle comunità
saveriane in Italia
Dura condanna di Onu ed Unione Europea ad Israele
per l’uccisione del leader di Hamas, Rantisi
Sarebbe morto
per l’esplosione di una bomba Abu al Walid, numero due della guerriglia cecena.
Entro due o tre giorni il probabile rilascio di
Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, da un anno agli arresti
domiciliari.
19 aprile 2004
NO AL
TERRORISMO E ALLA PENA DI MORTE PER CAMBIARE LA SOCIETA’,
SI’ AL
DIALOGO E ALLA RICERCA DI SOLUZIONI POLITICHE
CHE
SCONFIGGANO LA POVERTA’:
COSI’
IL PAPA ALLA NUOVA AMBASCIATRICE DELLE FILIPPINE PRESSO LA SANTA SEDE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Un appello per la fine del terrorismo nelle Filippine,
perché il Paese – ancora gravato da ampie sacche di povertà – si inoltri lungo
la via della pace e della concordia, tralasciando il ricorso alla pena di morte
contro il crimine, per difendere invece la sacralità della vita umana. Con un
discorso ricco di riflessioni importanti, Giovanni Paolo II ha accolto questa
mattina, per la presentazione delle lettere credenziali, il nuovo ambasciatore
dello Stato asiatico presso la Santa Sede, la signora Leonida L. Vera.
“Le Filippine sono
davvero una luce nell’evangelizzazione del continente asiatico”. Inizia con
questo riconoscimento l’attenta disamina del Papa della situazione attuale del
più grande Paese cattolico dell’Oriente. Un’eredità antica, quella del
cristianesimo, che Giovanni Paolo II ha voluto porre in risalto pur non
nascondendo le difficoltà vecchie e nuove che segnano la vita sociale della
nazione, giunta ad un passo dalle elezioni politiche. La piaga più grave è
certamente quella del terrorismo. Il Pontefice ha ripetuto le parole contenute
nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace di due anni fa: noi
possiamo “eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la
grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza
dell'unità del genere umano”. Il Papa si è appellato alle parti che hanno
scelto la strada della violenza invitandole al contrario “ad imboccare la
strada del dialogo”, che aiuti la popolazione filippina a “creare una società
che garantisca giustizia, pace e armonia per tutti”.
Giovanni Paolo II ha poi toccato altri temi di grande
impatto sociale, come “l’estrema povertà” che continua a colpire le Filippine
alla stregua di molti altri Stati dell’Asia. Il Pontefice ha stigmatizzato il
ricorso a quelle che ha definito “politiche miopi” e “futili” le quali, lungi
dal recare benefici reali alla popolazione, diventano anzi una delle cause
della “disaffezione e dell’allontanamento” delle nuove generazioni. Attirati da
fortune più facili - ha osservato il Papa - i giovani finiscono spesso per
ingrossare le fila del crimine o quelle dei movimenti radicali, “che promettono
cambiamenti sociali attraverso la violenza e lo spargimento di sangue”.
Viceversa - è stata l’esortazione di Giovanni Paolo II - tutti i settori della
società devono collaborare alla ricerca di soluzioni per questo problema e i governi
“devono non solo riconoscere e assistere i poveri”, ma “coinvolgerli attivamente
nel trovare rimedi a lungo termine”.
Infine, il Papa ha ripetuto la sue ferme convinzioni
contro il ricorso alla pena di morte, ancora vigente nelle Filippine. La
moderna società - ha affermato - possiede gli strumenti necessari per
sopprimere il crimine e mentre ha “il dovere di essere giusta, essa ha pure
l’obbligo di essere clemente”. Così come gli amministratori della cosa pubblica
- ha aggiunto - hanno l’obbligo di erigersi a “modelli” di onestà e di
comportamento moralmente corretto. Qualità tanto più importanti, ha notato il
Pontefice se inserite nel contesto preelettorale che sta vivendo il Paese.
“Prego – ha concluso il Papa – perché i filippini continuino a sostenere i precetti
della loro Costituzione che riconoscono esplicitamente la santità della vita familiare
e la tutela dei non nati dal momento del loro concepimento”.
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PROMULGATI
DALLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI
I
DECRETI PER DUE NUOVE CANONIZZAZIONI E DUE BEATIFICAZIONI,
INSIEME
CON IL RICONOSCIMENTO DEL MARTIRIO DI UN GRUPPO DI SPAGNOLI
E
DELLE VIRTU’ EROICHE DI SETTE NUOVI SERVI E SERVE DI DIO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“I
santi sono i pedagoghi più credibili ed efficaci della perfezione cristiana. La
varietà dei loro carismi, delle loro intuizioni e delle loro opere evangeliche,
sono altrettante indicazioni e stimoli per la Chiesa del nostro tempo”. Con
queste parole la Congregazione delle Cause dei Santi ha promulgato oggi, alla
presenza del Papa, i decreti riguardanti i miracoli dei prossimi Santi e Beati
e quelli relativi al martirio di un gruppo di sei sacerdoti e di una religiosa
spagnoli, perseguitati e uccisi durante la guerra civile, oltre alle virtù
eroiche di sette nuovi Servi e Serve di Dio.
In
particolare, per le prossime canonizzazioni, sono state riconosciute le
guarigioni straordinarie attribuite all’intercessione di Alberto Hurtado
Cruchaga, gesuita spagnolo morto nel 1952, e di Felice da Nicosia, fratello
laico dei Francescani Cappuccini, vissuto nel ‘700 e morto da sapiente
nonostante il suo analfabetismo. Due miracoli sono stati riconosciuti
rispettivamente anche per due futuri Beati di nazionalità francese: Pietro
delle Vigne, vissuto a cavallo tra il Seicento e il Settecento e fondatore
delle Suore del Santissimo Sacramento, e Giovanni del Sacro Cuore, il fondatore
dei Padri Dehoniani.
DA
QUESTA MATTINA IN VATICANO LA SESSIONE PLENARIA
DELLA
PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, SUL TEMA:
IL
RAPPORTO TRA BIBBIA E MORALE
-
Intervista di Giovanni Peduto con il segretario generale, padre Klemens Stock -
Questa
mattina, nella Domus Sanctae Martae, in Vaticano, sono iniziati i lavori della
sessione plenaria della Pontificia Commissione biblica, riunione che si tiene
ogni anno durante la settimana successiva alla seconda domenica di Pasqua.
Presiede i lavori il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione
per la dottrina della fede, in seno alla quale è costituita la Pontificia
Commissione biblica. Segretario della medesima Commissione è il padre Klemens
Stock, della Compagnia di Gesù, professore al Pontificio Istituto Biblico. Il
tema dei lavori è “Il rapporto tra Bibbia e morale”. Perché questa scelta?
Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso segretario, padre Stock:
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R. – Questo tema
“Bibbia e morale” fu scelto tre anni fa e da tre anni ci occupiamo di questa
tematica. La Commissione consiste di 19 membri che vengono dai diversi
continenti e il nostro compito è indagare l’insegnamento biblico sulla morale,
sulle norme dell’agire degli esseri umani.
D. – Sempre più si
fa l’obiezione che alcune norme morali fissate dal Magistero della Chiesa non
sono contenute nel Testo Sacro. Cosa può dirci?
R. – Le
formulazioni delle norme morali, che riguardano problemi moderni, certamente,
non si trovano letteralmente nelle Sacre Scritture, ma proprio nelle Sacre
Scritture troviamo i criteri generali per l’agire umano secondo la volontà di
Dio. La Chiesa segue questi criteri e secondo tali criteri determina le norme
più concrete per i problemi odierni.
D. – Padre Stock,
oggi i cristiani si orientano sempre più verso una morale soggettiva; fanno
difficoltà ad accettare una morale oggettiva. Cosa dire in proposito?
R. – Certamente,
questa tendenza di scegliere una morale soggettiva o morali soggettive proviene
dalla possibilità umana, dal libero arbitrio che è dato all’uomo. Noi vogliamo
ricordare agli uomini del nostro tempo che la Bibbia dice, come rivelazione da
parte di Dio, quale sia la giusta concezione dell’esistenza umana davanti a Dio
e, conseguentemente, quali siano i giusti atteggiamenti e i giusti rapporti tra
gli uomini.
D. – I criteri
dell’agire umano, il retto agire umano, sono contenuti tutti nella Bibbia, o
implicitamente o esplicitamente?
R. – Questo
certamente si può dire: le norme per l’agire umano o implicitamente o
esplicitamente si trovano nella Bibbia. I criteri fondamentali come la responsabilità
davanti a Dio, l’amore per Dio, l’amore per il prossimo sono chiarissimamente
indicati nella Bibbia. E secondo questi criteri fondamentali poi dev’essere
impostato l’agire concreto umano.
D. – Al termine dei
lavori, pubblicherete un documento oppure proseguirete la discussione nella
sessione del prossimo anno?
R. – E’ molto
probabile che ancora nella prossima sessione ci occuperemo di questa tematica,
ma speriamo che alla fine dei nostri lavori possiamo presentare un documento su
questo tema.
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VENERDI’ PROSSIMO, LA PRESENTAZIONE IN SALA STAMPA VATICANA
DELL’ISTRUZIONE REDEMPTIONIS SACRAMENTORUM, DEDICATA
ALL’EUCARISTIA
La
Congregazione per il Culto Divino presenterà venerdì prossimo alla stampa
un’Istruzione sull’Eucarestia, in particolare – viene precisato - su “alcune
cose che si devono osservare ed evitare” in relazione al sacramento. Il documento,
intitolato Redemptionis Sacramentorum, verrà illustrato in Sala stampa
vaticana, alle 11.30, dal cardinale Francis Arinze e da mons. Domenico
Sorrentino, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero pontificio, e
da mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina delle
fede.
TRA I
SERVI DI DIO PROCLAMATI BEATI DOMENICA PROSSIMA, MARIA GUADALUPE
- Intervista con mons. Oscar Sánchez
Barba -
Tra i Servi di Dio che il Papa proclamerà Beati
domenica prossima, 25 aprile, c’è Maria Guadalupe, al secolo Anastasia Guadalupe
García Zavala, cofondatrice della Congregazione delle Ancelle di Santa
Margherita Maria e dei Poveri, morta nel 1963. Della prossima beata di origine
spagnola, ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto, il postulatore della
Causa di beatificazione, mons. Oscar Sánchez Barba:
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R. – La madre
Guadalupe Garcia Zavala è nata in un villaggio – allora era un villaggio,
adesso è una città – molto vicino a Guadalajara, in Messico, che si chiama
Zapopan. Lì c’è la Madonna di Zapopan, patrona di tutta l’arcidiocesi. I suoi
genitori avevano un piccolo negozio di articoli religiosi vicino al santuario e
da lì è nato questo amore prima di tutto per Gesù, per il Signore e anche per
la Madonna di Zapopan. Lei, all’età di 23 anni, ha sentito la chiamata del
Signore ad entrare nella vita religiosa ma già da prima, da molto giovane, si
prendeva cura dei malati. E’ stata questa l’impronta della sua vita: l’umanità
sofferente. E’ morta nel 1963, co-fondatrice insieme al padre Cipriano Iñiguez,
della Congregazione che si chiama Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri,
dedicata ai malati, agli anziani, ai poveri.
D. – Il carisma
della nuova beata ...
R. – Il carisma è
la cura per l’umanità sofferente. Lei fin da piccola aveva questa sensibilità,
che dobbiamo avere tutti, di seguire, di aiutare i malati, i poveri, gli
anziani. Dopo, quando diventa superiora generale della Congregazione di Santa
Margherita, dedica tanto del suo tempo a curare i sacerdoti e i seminaristi, le
vocazioni. Le sue suore hanno case per curare sacerdoti e anche vescovi in Messico.
D. – Quale
messaggio dà agli uomini d’oggi la nuova beata?
R. – La parte che
colpisce di più della futura Beata, madre Lupita, così chiamata, è proprio
questo instancabile lavorare tutti i giorni per i malati. Lei veniva da una
famiglia ricca, nobile e si dedicò in maniera molto sobria, molto austera alla
vita dei poveri. Questo è una cosa che rimane molto dentro di noi anche oggi:
che il bello della vita non è la ricchezza, ma la ricchezza spirituale, non solo
economica. Lei lasciò tutto, come dice il Vangelo, lasciò tutto e si dedicò ai
poveri, agli ammalati facendo curare loro con le cose più semplici.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Vi supplico" è il
titolo che, con suggestiva forza e intensità, apre la prima pagina: accorato
appello di Giovanni Paolo II - al Regina Coeli - per la liberazione degli ostaggi
in Iraq.
In Terra Santa e in Iraq
"cessi lo spargimento del sangue del fratello! Simili atti disumani sono
contrari al volere di Dio".
Nelle vaticane, nel discorso al
nuovo ambasciatore delle Filippine, il Papa ha sottolineato che povertà e
terrorismo continuano a provocare tanta sofferenza ai filippini ed ha al
contempo evidenziato che solo il dialogo può creare una società che garantisca
pace e armonia.
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq: al centro del dibattito internazionale l'annuncio - da parte del
premier spagnolo Zapatero - del ritiro "immediato" delle truppe.
Medio Oriente: Hamas annuncia
"vendetta" per l'assassinio di Rantisi.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angelo Marchesi sul libro di Vittorio Possenti dal titolo "La
Pira: tra storia e profezia. Con Tommaso maestro".
Nelle pagine italiane, in primo piano la vicenda
dei tre ostaggi italiani in Iraq.
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19
aprile 2004
IL
PREMIER SPAGNOLO ZAPATERO HA ANNUNCIATO, IERI, IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’IRAQ
ED IL RADICALE SCIITA AL SADR HA ORDINATO AI SUOI MILIZIANI
DI NON
ATTACCARE I SOLDATI SPAGNOLI.
SEMPRE
ATTESA PER LA SORTE DEGLI OSTAGGI
- Il
servizio di Amedeo Lomonaco -
L’annuncio
del ritiro del contingente spagnolo dall’Iraq, l’ordine rivolto dal radicale
sciita al-Sadr ai suoi miliziani di non attaccare i soldati iberici e l’impegno
della comunità internazionale per liberare gli ostaggi ancora in mano alla
guerriglia irachena. Su questi ultimi sviluppi dell’attuale situazione in Iraq,
ci riferisce Amedeo Lomonaco:
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Ieri
sera il premier spagnolo Zapatero, al suo secondo giorno come capo del governo,
ha annunciato il ritiro, nel più breve tempo possibile, delle truppe spagnole
dall’Iraq. Secondo fonti governative, il ritiro potrebbe richiedere una
cinquantina di giorni. Su questa decisione del leader spagnolo ascoltiamo
l’opinione del presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi:
R. –
Indubbiamente è un fatto molto forte. Ci troviamo in un pantano. Trovandosi le
Nazioni occidentali a viso aperto, senza l’Onu e in fondo senza un
coinvolgimento del mondo arabo, ci troviamo in una situazione in cui qualunque
decisione si prenda, si rischia di sbagliare. Indubbiamente, il fatto spagnolo
sembra unilaterale ma anche il restare ha dei suoi aspetti problematici. Qui
bisogna lavorare per trovare una via di uscita globale.
D. - Il leader radicale sciita al-Sadr ha dato ordine ai suoi miliziani di cessare gli attacchi contro le truppe spagnole, dopo che
ieri il neo-premier di Madrid, ne ha annunciato, a sorpresa, l’immediato
ritiro. Ma quale significato può assumere questa dichiarazione di al-Sadr?
R. – Credo che i vari gruppi del mondo arabo musulmano
tentino di fare una loro politica europea. Noi dobbiamo essere molto cauti
nelle dichiarazioni. Non dimentichiamo che noi italiani abbiamo tre persone
prigioniere di un gruppo, probabilmente sunnita. Quindi, credo ci voglia un
grande silenzio, una grande prudenza. Mi sembra che però ormai i gruppi
islamici, i gruppi arabi abbiano imparato bene a giocare con i media…
D. - Durante la campagna
elettorale e dopo la vittoria alle elezioni politiche del 14 marzo, Zapatero
aveva affermato che la permanenza dei militari spagnoli in Iraq sarebbe stata
legata al passaggio nelle mani dell’Onu della supervisione della situazione nel
Paese arabo. Ma secondo il leader spagnolo appare molto difficile l’adozione di
una risoluzione delle Nazioni Unite per questa data…
R. –
Io non vedo che si stia lavorando molto. Qui c’è tutto un problema di responsabilità
dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite, dei Paesi arabi e dei Paesi
musulmani.
D. - Le
posizioni dell’Unione Europea sull’Iraq sembrano caratterizzate dalla frammentazione.
E’ possibile ricomporre queste divisioni?
R. – Penso che sia doveroso, perché da un lato ci troviamo
con la posizione inglese, con la posizione italiana, con la posizione
franco-tedesca, a cui si va ad aggiungere la Spagna, poi c’è la Polonia e
qualche Paese dell’est. Credo che andare avanti così, in ordine sparso, sia un
errore e che non si fa né un buon servizio alla pace, né un buon servizio agli
Stati Uniti.
Febbrile
lavoro, intanto, per la politica, la diplomazia e l’intelligence italiane per
sbloccare positivamente la vicenda dei tre ostaggi in mano ai guerriglieri
iracheni. A Baghdad si deve registrare l’incontro, ieri, tra l’ambasciatore
italiano De Martino e Abdel Salaam Kubaisi, autorevole membro del Consiglio
degli Ulema sunniti, che nei giorni scorsi hanno contribuito al rilascio di una
ventina di occidentali. A Roma il premier Berlusconi ha avuto colloqui telefonici
con l’nglese Blair, che vedrà a Londra il prossimo 27 aprile, e con lo spagnolo
Zapatero. Sempre ieri, Berlusconi ha inoltre incontrato a Palazzo Chigi il
ministro degli Esteri iraniano Kharrazi, al quale ha auspicato che Teheran
prosegua il ruolo positivo nel processo di stabilizzazione in Iraq e Medio
Oriente.
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LA
MANIFESTAZIONE DI DUE GIORNI DEDICATA AL CONTINENTE AFRICANO,
CHE
VENERDI’ E SABATO SCORSO HA RACCOLTO A ROMA AMPIA PARTECIPAZIONE,
HA
APERTO UNA NUOVA PROSPETTIVA DI SPERANZA PER L’AFRICA,
METTENDO
IN LUCE POTENZIALITA’ E IMPEGNI
-
Intervista con il presidente del Burundi, Domitien
Ndayizeye -
“Un vento di speranza” si è levato, secondo Jack Lang, ex
ministro della Cultura francese, dalla grande folla, forse 150.000 persone tra
cui molti africani, che ha concluso nella serata di sabato la grande
manifestazione nazionale dell’iniziativa “Italia-Africa 2004” a Roma.
Un’occasione per guardare con occhi nuovi alle potenzialità del continente. Tra
le autorità africane che hanno preso parte alle varie iniziative, che hanno
compreso musica, testimonianze, dibattiti, c’era il presidente del Burundi,
Domitien Ndayizeye. Si tratta di un Paese che dall’ottobre del 1993 è stato
scosso da una guerra civile, che ha provocato più di 200.000 morti, ma che oggi
sul piano politico tenta la scommessa della “pacificazione nazionale”. Al presidente
del Burundi, Lucas Duran ha chiesto a che punto sia tale processo:
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R. - LE BURUNDI BENEFICIE D’UN INSTRUMENT ...
Gli Accordi di
Arusha rappresentano la base fondamentale per costruire una pace durevole. Ora
vi è anche l’accordo di cessate-il-fuoco tra i movimenti dei ribelli ed il
governo. Oggi, in Burundi, c’è la pace. Se si escludono alcune zone ristrette
dove operano gruppi del Fronte di Liberazione nazionale, il resto del Paese è
libero da scontri. Noi speriamo che anche l’Fnl si unirà al tavolo delle
trattative in vista delle elezioni che rappresentano l’unica via di legittimazione.
D. – Signor
presidente, che ci dice dell’assassinio del nunzio apostolico in Burundi, nel dicembre
del 2003?
R. – C’EST POUR NOUS, LE
BURUNDI, UNE GRANDE PERTE. ...
E’ stata una
grande perdita per il Burundi, in quanto il nunzio rappresentava un punto di
riferimento fondamentale per il processo di pace. Noi gli dobbiamo molto. Avrei
voluto con tutto il cuore che mi accompagnasse lungo tutto il corso di
democratizzazione del Paese. Ciò non è stato possibile e io me ne dispiaccio
moltissimo. Oggi possiamo dire con certezza, a seguito di una serie di
inchieste, che le responsabilità dell’omicidio di mons. McCourtney siano da
attribuire al Fnl. Contiamo nei prossimi giorni di inviare gli incartamenti
alle sedi appropriate di giustizia, affinché questa possa punire i responsabili
secondo le leggi in vigore. Degli ultimi sviluppi abbiamo informato sia la
famiglia del presule, sia la Santa Sede.
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IL PROGETTO
“DREAM” DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
PER
COMBATTERE L’AIDS IN AFRICA, PREMIATO DALL’UNIVERSITA’ DELL’AQUILA
- Ai nostri
microfoni il prof. Ferdinando Di Iorio,
il dott.
Gianni Guidotti e Mario Marazziti -
Un’Africa senza Aids. E’ il sogno della Comunità di sant’Egidio che in 2
anni con il programma Dream, Drug Resource Enhancement Against Aids
and Malnutrition, ha salvato dal virus
più di 400 bambini nati da madri sieropositive in Mozambico. L’iniziativa
riceverà il prossimo 23 aprile un
premio dalla Facoltà di Medicina dell'Università dell'Aquila. Il servizio di
Paolo Ondarza.
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Un sogno iniziato due anni fa in
Mozambico, grazie al quale oggi il 97% dei bambini nati da madri sieropositive
in Mozambico sono risultati immuni dal virus HIV e nove adulti su dieci curati
con la triterapia vivono bene e hanno cominciato a condurre una nuova
esistenza. Tutto ciò perché i medici e i volontari della Comunità di
Sant’Egidio hanno la convinzione che curare l’Aids in Africa necessita degli
stessi standard qualitativi dell’Occidente. La triterapia, che consiste in un
cocktail di 3 farmaci retrovirali, sostituisce la vecchia monoterapia fondata
su un concetto esclusivamente preventivo. Dream, completamente gratuito,
costituisce il miglior risultato ottenuto nell’Africa Sub Sahariana.
L’università dell’Aquila conferirà un premio per il contributo alla scienza
alla Comunità di Sant’Egidio, il prossimo 23 aprile. Il professor Ferdinando Di
Iorio, docente all’Ateneo abruzzese:
“La Facoltà di Medicina dell’Aquila ha ragionato su due
piani: per quanto riguarda gli aspetti di carattere scientifico, Dream ha
valenze scientifiche di prim’ordine, e poi c’è la valutazione del fatto che si
tratta di un intervento umanitario. Le due cose insieme hanno fatto sì che la
comunità si distinguesse e meritasse, dunque, questo premio”.
Ed ora la sfida è quella di
estendere il progetto Dream ad altri sette Paesi: Malawi, Angola, Nigeria,
Guinea Bissau, Guinea Conakri, Sudafrica e Swaziland. Aumenta, dunque,
l’esigenza del finanziamento. Per curare un milione di malati servono 800
milioni di dollari. Ascoltiamo il dott. Gianni Guidotti, membro del comitato
scientifico del progetto Dream:
“Il problema dell’allargamento va legato anche alle
risorse che possono essere messe in campo per sostenere questo “sogno”. Il
costo medio di cura per paziente all’anno è di circa 800 dollari. Non è una
spesa eccessiva per i Paesi occidentali, ma certo sono cifre molto alte per i
Paesi in via di sviluppo. Abbiamo, però, dimostrato in questi due anni che è
possibile poter affrontare il problema. Le grandi istituzioni si stanno
convincendo di questa possibilità”.
Ma cosa significa il
riconoscimento dell’Università dell’Aquila per la Comunità di Sant’Egidio? Lo
chiediamo a Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio:
“E’ un riconoscimento
scientifico. Si dice, a volte, che la Comunità di Sant’Egidio lavora per la
pace e magari riceve dei premi per la pace. Bene, ricevere un premio
scientifico indica il nuovo volto del lavoro per la pace. Oggi la via della
pace passa per la lotta all’Aids in Africa. Stiamo dimostrando che la terapia è
possibile, anzi è doverosa e necessaria. Un certo “afropessimismo”, che
diceva che è impossibile curare i malati di Aids in Africa e che ha prodotto
ormai 30 milioni di persone con Hiv o Aids, non ha più ragione di essere. Non
c’è più un alibi per i nostri governi occidentali e per le nostre società
civili. L’Aids si può combattere e l’Africa può cominciare a rivivere.
In sintesi, con Dream le cure
dell’Aids non sono più un sogno, ma una realtà non immune da difficoltà, ma
alla portata della ricerca scientifica.
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19 aprile 2004
OFFRIRE
AI GIOVANI MEDIA DI VALORE, CAPACI DI RISPETTARE LE LORO DIVERSITA’ CULTURALI.
E’ QUESTO LO SCOPO DEL 4° VERTICE MONDIALE SUI MEZZI
DI COMUNICAZIONE PER BAMBINI E ADOLESCENTI
CHE SI APRE OGGI A RIO DE JANEIRO
RIO DE
JANEIRO = Quattro giorni di intenso lavoro per preparare il futuro dei media
che si rivolgono ai giovani. E’ ciò che impegna, da oggi fino al prossimo
venerdì, gli oltre 2000 partecipanti al 4° vertice mondiale sui mezzi di
comunicazione per bambini e adolescenti che si tiene quest’anno a Rio de
Janeiro. “Media di tutti, media per tutti” è il tema generale dell’incontro,
che oltre alla presenza di professionisti dell’industria dei media, di studiosi
ed educatori, prevede anche un Forum di adolescenti. 150 ragazzi tra i 12 e i
19 anni, provenienti dai 5 continenti, dialogheranno e scambieranno le proprie
esperienze con il pubblico presente, con l’obiettivo di valorizzare e
promuovere le identità nazionali e regionali oltre che per un interscambio
costruttivo tra consumatori critici e coproduttori di media. E proprio
l’elemento multiculturale è alla base del primo dibattito, dove si analizzerà
in che modo i media rappresentano le differenti identità culturali dei ragazzi
in un mondo globalizzato e segnato dalla disuguaglianza socioeconomica. Il
problema del mercato, dei valori e della produzione di media di qualità saranno
gli altri temi di cui si occuperà il vertice, che si concluderà con la firma
della Carta Multimediale di Rio, con la quale saranno definite le strategie per
il finanziamento, la produzione e la distribuzione di media di buon livello per
i giovani.
L’UNIVERSITA’ CATTOLICA LUOGO DI
FORMAZIONE CRISTIANA, CULTURALE E PROFESSIONALE. IN OCCASIONE DELL’80.ESIMA
GIORNATA PER L’ATENEO DEL SACRO CUORE, L’AUGURIO DELLA CEI AFFINCHE’ I GIOVANI
SIANO PROMOTORI
E CUSTODI DELLA SPERANZA CHE NON
DELUDE
ROMA =
“Giovani e università protagonisti del nuovo mondo” è il tema dell’80.esima giornata
per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma il 25 aprile. Per
l’occasione la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha rivolto un
messaggio all’istituzione di Padre Agostino Gemelli, ricordando l’impegno
dell’università Cattolica nella formazione cristiana, culturale e professionale
dei giovani. “L’Università Cattolica, sin dalla sua fondazione – si legge nel
messaggio - si è dedicata a questo delicato e decisivo settore, impegnandosi a
coniugare le esigenze di una formazione specialistica ai più alti livelli con
l’urgenza di far maturare nei giovani il desiderio di lavorare per il bene comune”.
Nell’impegno per la maturazione umana e spirituale dei giovani “le numerose sfide
della formazione, anche nel campo della trasmissione culturale e della ricerca
scientifica, impongono all’università Cattolica – afferma la Cei – di elaborare
strategie didattiche capaci di rispondere alle complesse domande del mondo
giovanile”. I giovani - continua il messaggio - sono “più preparati sul livello
culturale rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, ma meno disponibili
ad assumere responsabilità in proprio; ricchi di entusiasmo, ma incapaci di
impegni di lungo respiro”. Ecco perché, “ad ognuno è richiesto il massimo
sforzo per aiutarli a diventare protagonisti di un mondo nuovo nel segno della
speranza, spesso richiamata da Giovanni Paolo II”. L’augurio della Cei è che
“l’Università Cattolica sappia essere luogo in cui i giovani imparino ad essere
custodi e promotori della speranza che non delude”.
VIOLENTI
SCONTRI IN NEPAL TRA MANIFESTANTI ANTIMONARCHICI E FORZE DELL’ORDINE. CONTRO IL
RE GYANENDRA SOPRATTUTTO GLI STUDENTI UNIVERSITARI CHE CHIEDONO LA CREAZIONE DI
UN GOVERNO AD INTERIM E NUOVE ELEZIONI
KATHMANDU
= Duri scontri nelle strade di Kathmandu si sono verificati ieri tra migliaia
di studenti e i reparti antisommossa della polizia e dell'esercito
nepalese. Nonostante il divieto imposto
dalle autorità, infatti, migliaia di persone sono scese nuovamente in strada e
hanno ingaggiato una battaglia con le forze dell'ordine che hanno risposto al
lancio di pietre con gas lacrimogeni e cariche di polizia. Da oltre due
settimane, ormai, il Nepal è teatro di continue manifestazioni antimonarchiche.
Protagonisti degli scontri soprattutto gli studenti della principale università
di Kathmandu, la 'Tribhuvan University', che avevano organizzato una manifestazione
per chiedere la liberazione delle circa duemila persone arrestate sabato
durante un altro corteo. Le violenze tra i giovani e la polizia sono iniziate
quando le forze dell'ordine hanno raggiunto la manifestazione per disperdere la
folla. Secondo il corrispondente locale dell'emittente britannica 'Bbc', sono
centinaia le persone che da 18 giorni vengono quotidianamente arrestate e
rilasciate in seguito alle proteste. Manifestazioni e cortei si svolgono anche
nelle altre città del Paese. I manifestanti chiedono la creazione di un governo
ad interim di unità nazionale e la convocazione di nuove elezioni. Il movimento
ostile a re Gyanendra è andato crescendo dopo che questi nel 2002 licenziò “per
incompetenza” l’esecutivo guidato da Deuba e regolarmente eletto, sciolse il
parlamento in attesa di una chiamata alle urne che non è stata ancora convocata
sostituendolo con uno filomonarchico. Il sovrano ha concentrato su di se poteri
speciali. Recentemente, re Gyanendra si è impegnato a indire nuove elezioni
entro aprile del 2005 senza precisare la data.
E’ MORTO RATU MARA, IL PADRE
FONDATORE DELLE MODERNE FIGI. MINISTRO PER 20 ANNI, POI PRESIDENTE, LASCIO’ IL
POTERE NEL 2000 DOPO IL COLPO DI STATO CAPEGGIATO, IN NOME DEGLI INDIGENI
FIGIANI, DA GEORGE SPEIGTH
SUVA =
È morto all’età di 83 anni Ratu Sir Kamisese Mara, considerato il padre
fondatore delle moderne Figi, arcipelago di oltre 300 isole nell’Oceano
Pacifico, a est dell’Australia. Il politico, che è stato tra i primi ministri
più longevi di tutti i Paesi del Pacifico meridionale, è deceduto nell’ospedale
della capitale Suva, per complicazioni insorte in seguito a un colpo
apoplettico risalente a tre anni fa. Nato nel 1920 da famiglia di origine
indiana, Ratu Mara si laureò in medicina a Otago e in economia a Oxford prima
di diventare capo politico dell’isola di Lau, nella parte orientale
dell’arcipelago. In seguito, fu primo ministro per 20 anni, per poi assurgere
al ruolo di presidente. Durante il premierato di Ratu Mara, le Figi si liberarono
da quasi un secolo di dominio coloniale britannico, ottenendo l’indipendenza da
Londra nel 1970. Considerato uno dei politici-chiave nell’area del Pacifico
meridionale, il presidente fu costretto alle dimissioni nel 2000 dopo che, il
19 maggio, il commerciante George Speight mise in atto un colpo di Stato in
nome degli indigeni figiani. Questi rappresentano il 55 per cento della popolazione
locale, sebbene il potere economico e politico sia detenuto dal 44% degli abitanti
di origine indiana, discendenti dai colonizzatori britannici della fine del XIX
secolo.
E’ INIZIATO, IERI, A RAVENNA IL
XII CAPITOLO DELLE COMUNITA’ SAVERIANE IN ITALIA. RICORDATO, ALL’INIZIO DEI
LAVORI, PADRE GIUSEPPE MAURI,
IL MISSIONARIO SCOMPARSO
RECENTEMENTE IN MOZAMBICO
RAVENNA
= È iniziato ieri a Ravenna il dodicesimo capitolo delle comunità saveriane in
Italia, che riunisce i rappresentanti della congregazione provenienti da tutta
Italia. “Uniti nel rinnovamento. Vino nuovo in otri nuovi”: questo il tema del
capitolo. I 31 delegati si sono
radunati in chiesa per cominciare la riunione nella preghiera e con
l’invocazione dello Spirito Santo. In mezzo alla piccola assemblea spiccava
l’‘albero della luce’, una vite che emerge da un ceppo d'ulivo, opera di padre
Antonio Fogliani, artista saveriano. Sui tralci della vite sono collocate cinque
lampade, simbolo delle cinque caratteristiche saveriane: la missione alle
genti, la spiritualità cristocentrica, la consacrazione religiosa per la
missione, lo spirito di famiglia e le qualità umane del missionario. Padre
Agostino Rigon, superiore uscente, ha ricordato padre Giuseppe Mauri, l’ultimo
saveriano scomparso a seguito di un incidente in Mozambico dicendo: “Sono
giorni di dolore per i familiari, per la missione in Mozambico e per tutti noi;
li viviamo nella preghiera, perché altri prendano il posto dei fratelli che il
Signore ha chiamati a sé, nel suo disegno di amore”. Oggi i delegati
trascorreranno un giorno di riflessione spirituale, guidata dal comboniano
padre Michele Sardella. Martedì è prevista la lettura e discussione della relazione
preparata dalla direzione regionale uscente e la definizione dell’ordine del
giorno per il capitolo, i cui lavori si protrarranno fino al 30 aprile.
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19 aprile 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Medioriente. “Un atto illegale e irresponsabile”. Così il
presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha definito l’uccisione del
capo di Hamas, Abdel Aziz Rantisi, ad opera di Israele. E una dura condanna all’attentato
è venuta anche dall’Onu, mentre gli Stati Uniti difendono il premier Ariel
Sharon, ribadendo il diritto a difendersi dello Stato ebraico da qualsiasi
attacco terroristico. Posizione ripresa anche da Gerusalemme nella secca
replica a Bruxelles, che secondo Israele “dovrebbe fare da guida nel
distinguere tra chi attacca civili allo scopo di promuovere i propri obiettivi
politici e chi invece si difende da questi nemici”. Intanto, si fa sempre più
strada nei Territori l’ipotesi che il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese,
Yasser Arafat, sia nel mirino dei prossimi attentati. Ma su altri possibili
sviluppi, ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, l’analisi di Guido
Olimpio, esperto di questioni mediorientali del Corriere della Sera:
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R. – Non è totalmente escluso che vi sia un’azione contro
Arafat. Lo è stato detto più volte. E del resto, fino ad oggi, le reazioni,
anche nel mondo arabo, all’eliminazione di Yassin, che è una figura storica e
carismatica, non sono state così forti. Quindi, la mancanza di reazioni vere e
proprie potrebbe anche incoraggiare Israele ad un’altra azione dopo un
attentato, dopo un evento clamoroso. Il vero pericolo è quello che la causa
palestinese oggi venga sfruttata da gruppi che non sono direttamente legati ai
palestinesi. Questo è il vecchio sogno di Osama Bin Laden e di altri gruppi:
quello di nascondersi dietro alla crisi palestinese per poter colpire. Non c’è
dubbio che anche la debolezza di Hamas nelle ritorsioni, negli eventuali
attacchi, l’incapacità di colpire, potrebbe spingere questi gruppi esterni ad
intervenire e a muoversi. Questo è il vero pericolo e ritengo che il rischio
sia non solo in Israele, ma riguardi anche tutta l’Europa e gli stessi Stati
Uniti. La guerra dei capi porta sicuramente ad un allargamento nel campo della
battaglia.
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Sarebbe morto per l’esplosione di una bomba
nel corso della preghiera del venerdì Abu al Walid, considerato il numero due
della guerriglia cecena. Lo riferiscono le fonti dei ribelli, secondo cui
starebbero continuando gli scontri in corso nelle ultime due settimane, nelle
zone montane coinvolte. Il
servizio è di Giuseppe D’Amato:
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Al Walid è considerato uno dei mandanti dell’attentato
alla metropolitana di Mosca del 6 febbraio scorso con una quarantina di morti.
Da giorni sono in atto in Cecenia numerosi scontri con le truppe federali e
quelle del Ministero degli Interni locale, con perdite umane da entrambe le
parti. Tutti gli anni con il disgelo in Caucaso si torna purtroppo a combattere
dopo la pausa invernale, provocando una lunga scia di sangue. Nelle settimane
scorse era circolata la notizia, poi non confermata, che lo stesso presidente
separatista Mascadov era stato circondato e ferito. Secondo l’Intelligence
russa il grosso dei guerriglieri arabi ha lasciato la Cecenia per andare a
combattere in Iraq.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Avvolto dal massimo riserbo l’incontro tra il leader
nordcoreano, Kim Jong-il, e il presidente cinese, Hu Jintao. Kim Jong-il è
giunto stamani a Pechino per una tornata di colloqui con diversi dirigenti
cinesi. Al centro della visita, anche il braccio di ferro tra Pyongyang e
Washington sul programma nucleare nordcoreano. La Cina, che ha rapporti di
amicizia con la Corea del Nord, ha, infatti, svolto e continua a svolgere un
ruolo importante nel tavolo dei negoziati a sei (Corea del Sud, Corea del Nord, Cina, Giappone, Russia e Stati
Uniti) per una soluzione della crisi sulle attività atomiche di Pyongyang.
Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio. È quanto
ha stabilito, oggi, il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia
sull’eccidio compiuto nel 1995 nell’enclave islamica in Bosnia, nel quale
furono eliminati oltre settemila musulmani. Condannato a 35 anni di reclusione
per crimini di guerra contro l’umanità, il generale Radislav Kristic, il quale
era al comando delle forze che sferrarono l’attacco finale alla città
balcanica.
Nuovi segni di apertura in Myanmar, ex Birmania. La leader
dell’opposizione e premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, da un anno agli
arresti domiciliari, potrebbe essere rilasciata “entro uno-due giorni”. Lo
hanno reso noto stamani fonti del suo partito, l’Unione Nazionale per la Democrazia,
il cui quartier generale è stato riaperto sabato scorso. Riccardo
Cascioli:
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La riapertura del quartier generale della Lega nazionale
per la democrazia arriva dopo quattro giorni dalla liberazione di alcuni suoi
importanti esponenti e vorrebbe quindi lasciare intendere che la giunta
militare di Myanmar è seria nel suo proposito di procedere sulla strada del
dialogo con l’opposizione democratica. Anni di trucchi diplomatici e di
disillusioni invitano però alla prudenza ed è per questo motivo che l’Unione
Europea tiene duro nel non volere ammettere Myanmar nel Forum eurasiatico, come
invece chiedono gli altri partner della regione Asia-Pacifico. Malgrado questa
divisione crei tensione, in vista del prossimo Forum previsto per ottobre,
nell’Unione Europea è prevalsa la posizione britannica rispetto a quella più
morbida invocata dalla Francia. In pratica si chiede la liberazione della
leader democratica e premio Nobel, Aung San Suu Kyi, e la piena partecipazione
della Lega nazionale per la democrazia al processo costituzionale promesso dal
regime militare. Sembra proprio questa, infatti, l’unica cartina di tornasole
per verificare quanto sincere siano le intenzioni del regime birmano. E i tempi
di verifica sono stretti. Il 17 maggio è previsto infatti il primo incontro della
Commissione che dovrà dare luce ad una nuova Costituzione e l’assenza di Aung
San Suu Kyi, la vera e indiscussa leader del Movimento democratico, svuoterebbe
di significato anche gli importanti gesti di questi giorni.
Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.
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Elezioni
parlamentari domani in India. In quattro turni fino al 10 maggio, gli oltre 670
milioni dei cittadini aventi diritto sceglieranno i 543 membri del Parlamento
tra una rosa di 40 schieramenti, alcuni nazionali ed altri locali. A contendersi
i voti saranno, però, soprattutto il Partito Nazionalista hindu BJP, guidato
dal primo ministro, Atal Behari Vajpayee, ed il Partito del Congresso di Sonia
Gandhi e di suo figlio, Rahul. Secondo gli analisti, quest’ultimo, che conta su
un’alleanza di 22 schieramenti, avrebbe ottime possibilità di vincere le
consultazioni.
Fonti diplomatiche presenti a Kabul, in
Afghanistan, hanno riferito di un progetto in via di sviluppo da parte del
governo afghano e dell’esercito americano, per un’amnistia ai combattenti
talebani e ai membri del movimento estremista islamico, Hezb-i Islami. In tal
modo, si consentirebbe il ritorno sulla scena politica del gruppo
fondamentalista.
Dieci persone sono state arrestate a Manchester, nel nord
dell’Inghilterra, nell’ambito delle indagini sul terrorismo internazionale. A
renderlo noto, oggi, un portavoce della sicurezza britannica.
Restiamo in Gran Bretagna. Un referendum dopo
l’approvazione della costituzione europea potrebbe essere annunciato in
settimana dal premier britannico, Tony Blair. Si tratta di un cambiamento della
linea politica di Londra, dopo aver a lungo sostenuto che la firma della
costituzione non richiedeva il ricorso al voto popolare.
È stata profanata durante la notte la tomba Francisco
Javier Torrontera, il viceispettore delle “teste di cuoio” spagnole, morto
nell’esplosione di Leganes il 3 aprile scorso, quando i terroristi accerchiati
dalla polizia si sono fatti saltare in aria. Lo riporta il quotidiano “El
Mundo”.
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