RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 109 - Testo della trasmissione di domenica 18
aprile 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nasce in una villa
settecentesca della Toscana il primo villaggio per famiglie immigrate
Stato di massima allerta in Israele dopo
l’uccisione del leader di Hamas, Abdel Aziz Rantisi
Oggi in Irlanda incontro dei ministri degli esteri
dell’Unione Europea e dell’Asia
Ivan Gasparovic eletto presidente della Slovacchia
con il 59,9 per cento dei consensi.
18 aprile 2004
NELLA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA, APPELLO
DEL PAPA
PERCHE’
CESSI LO SPARGIMENTO DI SANGUE IN MEDIO ORIENTE.
GIOVANNI
PAOLO II, DOPO LA RECITA DEL REGINA COELI, SI E’ RIVOLTO DIRETTAMENTE AI
RAPITORI DEGLI OSTAGGI IN IRAQ INVOCANDO DA LORO SENTIMENTI DI UMANITA’
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
Ancora una volta Giovanni Paolo II ha levato la sua voce
perché sia sconfitto il male che affligge la Terra Santa e l’Iraq.
“Seguo con grande tristezza - ha detto - le notizie tragiche”, che giungono da
quelle regioni. Ascoltiamo il suo accorato appello:
“Cessi lo spargimento del sangue fratello! Simili atti
disumani sono contrari al volere di Dio. Sono particolarmente vicino con il
pensiero e la preghiera alle famiglie di quanti trepidano per la sorte dei loro
cari, specie di quanti sono stati presi come ostaggi. Invito i rapitori a
sentimenti di umanità. Li supplico di rendere alle famiglie le persone che sono
nelle loro mani mentre prego Dio misericordioso per le popolazioni della Terra
Santa e dell’Iraq e per tutti coloro che in quelle regioni lavorano per la
riconciliazione e la pace.”
Del resto, “la pace è il dono per eccellenza di Cristo
crocifisso e risorto, frutto della vittoria del suo amore sul peccato e sulla
morte” – ha ricordato il Santo Padre nell’odierna domenica in Albis della
Divina Misericordia. Gesù “offrendo se stesso, immacolata vittima di espiazione
sull’altare della Croce, ha riversato sull’umanità l’onda benefica della Divina
Misericordia”. Egli infonde nel cuore umano, che è un abisso sempre esposto
alla tentazione del male, l’amore misericordioso di Dio. Ed oggi il Signore
“invita anche noi a recare a tutti la sua pace, fondata sul perdono e sulla
remissione dei peccati”. Si tratta di un dono straordinario, ha sottolineato
infine il Papa, tanto necessario ai nostri giorni.
“Quanto ha bisogno l’umanità di sperimentare l’efficacia
della misericordia di Dio in questi tempi segnati da crescente incertezza e
violenti conflitti!”
**********
OGGI, DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA, RICORRENZA
LEGATA
ALLE
RIVELAZIONI DEL SIGNORE A SUOR FAUSTINA KOWALSKA
-
Intervista con mons. Giuseppe Bart -
Oggi, prima domenica dopo
Pasqua. Ricordiamo che con l’Anno Santo, Giovanni Paolo II ha definito questo
giorno “Domenica della Divina Misericordia”. Di questa ricorrenza legata alle
rivelazioni del Signore a Santa Faustina Kowalska, parliamo con mons. Giuseppe
Bart, rettore della chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma, divenuta 10 anni
fa, per volontà del Santo Padre, centro di devozione alla Divina Misericordia.
Un anniversario che è stato suggellato quest’oggi da una Messa celebrata
stamane dal cardinale vicario Camillo Ruini, presenti fedeli convenuti a Roma
da tutta l’Italia e dall’estero, che sono poi convenuti a mezzogiorno nella
piazza San Pietro, per recitare la preghiera del Regina Coeli con il Papa, che
ha rivolto loro un saluto particolare e li ha invitati “ad essere sull’esempio
di Santa Faustina Kowalska, testimoni dell’amore misericordioso di Dio”. Ma
ascoltiamo l’intervista di Giovanni Peduto a padre Bart sulle origini di questa
festa.
**********
R. – All’origine ci sono le rivelazioni che Suor Faustina
ha avuto proprio negli anni immediatamente precedenti allo scoppio della
seconda guerra mondiale. Proprio a lei, a questa semplice suora, il Signore ha
chiesto che nella prima domenica dopo Pasqua sia festeggiata la festa della
Divina Misericordia; ha chiesto che questa festa sia approvata dalla Chiesa e
celebrata pubblicamene. Questo è avvenuto, in quanto proprio durante la canonizzazione
di Suor Faustina – è stata la prima canonizzazione dell’Anno Santo, nell’aprile
del 2000 – il Santo Padre ha dichiarato per tutta la Chiesa cattolica romana la
seconda domenica di Pasqua “Domenica della Divina Misericordia”.
D. – Quando si parla di Divina Misericordia, esattamente
che cosa si intende? Qual è la radice teologica?
R. – Noi sappiamo che proprio in questo giorno, tutta la
liturgia esalta la misericordia di Dio, sia nella parola di Dio sia in tutta la
liturgia. Infatti, celebrando la Domenica della Divina Misericordia subito dopo
la Pasqua, questo vuol dire che la Misericordia di Dio viene rivelata
pienamente nel mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo.
D. – Per gli uomini del nostro tempo, questo richiamo
della Divina Misericordia che significato ha?
R. – Già Giovanni Paolo II ha sottolineato, visitando il
santuario della Divina Misericordia a Cracovia, che di nulla quanto della
Divina Misericordia ha bisogno l’uomo; e ancora, non c’è altra fonte di
speranza che la Divina Misericordia. Oggi, proprio in questi tempi, segnati
dalla sete di vendetta, dall’odio, dalla violenza, dall’espandersi sempre di
più del terrorismo, noi possiamo intuire che solo nella Misericordia di Dio noi
possiamo trovare rifugio e speranza e presso questa Misericordia noi possiamo
implorare la pace per il mondo, anche proprio perché Gesù disse a Suor Faustina
che l’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina
Misericordia. Quindi viviamo in tempi particolari in cui si eleva da ogni parte
del mondo il grido alla Misericordia di Dio, dinanzi ai molteplici mali che gravano
e minacciano questa società.
**********
LA LOTTA AL TRAFFICO DEGLI ESSERI UMANI AL CENTRO
DELL’INTERVENTO
DELL’ARCIVESCOVO SILVANO MARIA TOMASI, OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE A GINEVRA,
NELLA 60ESIMA SESSIONE
DELLA COMMISSIONE DEI DIRITTI UMANI IN CORSO FINO
AL 23 APRILE
Una cooperazione internazionale
per prevenire e per contrastare il traffico di esseri umani e per favorire il
reintegro nella società di quanti ne sono vittima; politiche sull’immigrazione
meno severe e più realistiche; una comune promozione dello sviluppo economico e
sociale sostenibile; una costante formazione affinché si radichi sempre più una
cultura di rispetto per i diritti umani e per la dignità della persona. Questi
gli strumenti più efficaci per combattere i problemi legati al fenomeno
dell’immigrazione, secondo l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente
della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra.
Nel suo discorso pronunciato
nella 60. ma sessione della Commissione dei diritti umani in corso fino al 23
aprile, il presule si è soffermato soprattutto sulla questione del traffico
degli esseri umani. “La peggiore delle violazioni dei diritti umani – ha
sottolineato – coinvolge oltre un milione di persone all’anno, costringendole a
vivere e a lavorare in condizioni disumane, a subire violenze sessuali, a
commettere crimini”. Per contrastare il fenomeno, secondo mons. Tomasi, occorre
un approccio multilaterale basato soprattutto sulla condivisione tra i vari
Paesi dei dati sui trafficanti e sulla protezione legale delle vittime che
decidono di collaborare con la giustizia.
Infine, il presule ha posto
l’accento sulle molteplici ingiustizie spesso subite dai migranti. Se le
politiche sull’immigrazione, basate sulla necessità di manodopera dei Paesi
ospiti – ha osservato - consentissero l’apertura di canali di accesso regolari,
ne gioverebbero i Paesi ospiti e si impedirebbero le tragedie di quanti,
soprattutto i giovani, oppressi dalla miseria e dalla guerra e in cerca di
condizioni di vita migliori, perdono la propria vita su uno scafo. (D.G.)
SARA’ DEDICATA AL RAPPORTO TRA BIBBIA E MORALE LA
PLENARIA ANNUALE
DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA,
IN PROGRAMMA DA DOMANI AL 23 APRILE IN VATICANO
Il rapporto tra Bibbia e morale
sarà il tema al centro dei lavori della Pontificia Commissione Biblica, che
terrà la sua annuale assemblea plenaria da domani, 19 aprile, al 23 prossimo.
La plenaria, che avrà come sede la Domus Santa Marta, all’interno della Città
del Vaticano, sarà presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della fede. A dirigere i lavori – per i quali
ogni membro della Commissione ha elaborato un proprio contributo – sarà il
gesuita padre Klemens Stock, segretario generale dell’organismo pontificio.
=======ooo=======
18 aprile 2004
ORE DI
ANGOSCIA E SPERANZA PER LA SORTE DEGLI OSTAGGI
TENUTI
PRIGIONIERI IN IRAQ, DOVE SI INTENSIFICANO LE AZIONI DELLA GUERRIGLIA
-
Intervista con Paola Della Casa e Annalisa Lombardo -
In Iraq
non si spezza la catena di violenze: cinque soldati americani sono morti e
decine di iracheni sono rimasti uccisi nel corso di scontri avvenuti ieri a
Qaim, al confine con la Siria. A questo ennesimo grave episodio si deve aggiungere
l’uccisione, questa mattina, di un altro militare americano a Baghdad. E nel
Paese arabo, dove continua l’angosciante alternanza di paura e sgomento per la
sorte degli ostaggi ancora in mano alla guerriglia, le speranze per la
liberazione dei sequestrati sono intanto alimentate dagli sforzi della diplomazia
e dalla recente dichiarazione del leader ribelle sciita Moqtada Sadr, che ha
esortato i combattenti iracheni a non fare del male ai rapiti. Quali i motivi
di questo cambio di rotta? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Paola Della Casa,
portavoce del governo di transizione del Sud Iraq, guidato dall’italiana
Barbara Contini:
**********
R. – Il partito di al Sadr comunque non è poi così seguito
all’interno del Paese, quindi credo che ad un certo punto si sia reso conto che
stava andando in minoranza. Riteniamo che gli ostaggi italiani, ad esempio, non
siano stati rapiti dal gruppo di al Sadr.
D. – Come sarebbe possibile, invece, dare voce a quella
parte moderata degli iracheni, probabilmente la maggioranza, che in questo
momento non riesce a dialogare con la coalizione?
R. – Mi sembra che la coalizione ci stia provando da tempo
con l’“Interim Council”, con la Costituzione provvisoria, con le
elezioni che avvengono in varie province. La Coalizione, inoltre, sta cercando
di aiutare – a nostro avviso – quella gran parte di iracheni che desiderano
vivere in un Paese democratico che sicuramente continuerà a rispettare determinate
regole della religione islamica. Ma è chiaro che questo è un momento difficile
e il terrorismo e la criminalità fanno molto più scalpore di quanti – la
maggioranza – si adoperano per assicurare al Paese un futuro democratico. Il lavoro
di istituire uno Stato economicamente valido e sostenibile sta proseguendo con
grande sforzo.
D. – Qual è il vero motivo dell’atteggiamento delle frange
estremiste?
R. – Io ritengo che sia la paura che l’Iraq diventi
realmente un Paese democratico.
**********
Ma
sull’aggravarsi della situazione irachena sentiamo la testimonianza di Annalisa
Lombardo, volontaria dell’organizzazione non-governativa italiana ICS
(Consorzio italiano di solidarietà), appena rientrata da Baghdad. L’intervista
è di Stefano Leszczynski.
**********
R. – Da qualche giorno alla popolazione civile irachena
vengono distribuiti volantini a firma di varie brigate, di mujaidhin con nomi
diversi, ed ogni giorno ci sono nuove milizie. In questi volantini si avvertono
gli iracheni di non uscire dalle proprie case, di non andare a lavoro, di non
andare all’Università, a scuola, e ai proprietari dei negozi viene detto di
chiudere perché si annuncia che lo scontro verrà spostato a Baghdad.
D. – Qual è la spiegazione che la popolazione civile può
dare di questa rivolta, che all’inizio forse nessuno si aspettava …
R. – Alcuni movimenti sporadici di guerriglia sono sempre
stati presenti. L’attacco contro gli internazionali è andato avanti in modo
costante. All’inizio l’obiettivo erano soltanto i militari, poi il numero dei
possibili bersagli è aumentato in modo vertiginoso.
D. – Tra questi adesso ci sono anche i membri delle
Organizzazioni non governative, tanto che stanno quasi tutti lasciando il Paese
…
D. – Negli ultimi giorni le nostre attività erano state
‘congelate’, la nostra capacità di movimento è stata fortemente limitata.
R. – Non avete alcun tipo di rapporto con il governo
provvisorio e con la coalizione?
D. – Noi, in tempo di pace relativa, abbiamo collaborato
con il Ministero della salute e con il Ministero del lavoro e degli affari
sociali anche se c’è una nettissima frattura fra le Istituzioni guidate dalla
coalizione americana e le persone, perché gli iracheni sentono queste
Istituzioni come imposte. La maggior parte degli elementi che costituiscono il
Governal Council sono persone che non hanno vissuto in Iraq negli ultimi 10-20
anni e quindi sono sentiti stranieri, comunque non portatori degli interessi
reali della popolazione irachena. Questa frattura in queste ultime settimane è
diventata evidente e il Governal Council ha perso di qualsiasi autorità.
**********
PRIMO INCONTRO EUROPEO
DI NUOVE COMUNITA’ DEL MOVIMENTO CARISMATICO,
LIEVITO PER L’UNICA MISSIONE DELLA CHIESA
- Ai nostri microfoni, il professor Matteo Calisi
-
L’importanza del ruolo delle
Comunità del Rinnovamento Carismatico nel processo della nuova evangelizzazione
è stata sottolineata nel I incontro europeo dei Moderatori generali delle
comunità inserite nella Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities
and Fellowships, organismo internazionale riconosciuto dalla Santa Sede nel
1990. All’evento, svoltosi ieri al Palazzo della Cancelleria in Vaticano, in
preparazione alla Conferenza internazionale dal tema “Comunione e Missione” che
si terrà a Fiuggi a fine ottobre, ha partecipato, tra gli altri, l’arcivescovo
Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici. Ma quali sono
i compiti dei Moderatori generali? Ce ne parla, al microfono di Dorotea
Gambardella, il professor Matteo Calisi, presidente della Catholic Fraternity.
**********
R. – I moderatori generali delle Comunità di alleanza sono
i superiori nella vita interna di queste comunità, sia nella sfera della vita
religiosa, sia anche in quella della famiglia laicale. Essi vengono nominati
all’interno delle comunità.
D. – Che cosa è emerso da questo incontro?
R. – L’importanza dell’ammissione delle nuove Comunità
carismatiche all’interno dell’unica missione della Chiesa. Queste comunità sono
un modello nuovo dello Spirito che sta realizzando il processo della nuova
evangelizzazione. Queste nuove comunità hanno al loro interno una struttura di
microcosmo di Chiesa con diversi stati di vita, che vanno dai laici ai
sacerdoti ed hanno anche una dimensione internazionale. Sono comunità di vita,
comunità neomonastiche contemplative, altre a carattere ecumenico.
D. – Che cosa si intende per nuova evangelizzazione?
R. – Nuova nel fervore, nel metodo, anche
nell’espressione. Abbiamo bisogno di far pervenire l’annuncio della salvezza alle
persone che una volta erano cristiane, ma che oggi hanno dimenticato questa
origine, quindi riportare la stessa Europa alla sua origine cristiana.
D. – Quali sono gli ostacoli che si frappongono alla
realizzazione della nuova evangelizzazione?
R. – Una certa indifferenza e relativismo religioso. Penso
che questa sia la punta dell’iceberg di quello che viene chiamato il
secolarismo che ormai sta segnando dolorosamente la nostra Europa e credo che
sia proprio questa aridità spirituale un campo fertile perché la cristianità
possa rilanciare questo annuncio con forte vigore.
D. – Come ha ricordato poc’anzi, il rinnovamento
carismatico cattolico opera in svariati ambiti pastorali della Chiesa quali la
vita monastica, le missioni, l’ecumenismo. Ma al momento quali sono le vostre
priorità?
R. – Il fronte ecumenico. Oggi, soprattutto in Europa, a
causa anche dell’integrazione di Stati ex-sovietici, abbiamo bisogno di un
reciproco scambio di doni provenienti dalle diverse tradizioni ecclesiali, per
cui diventa importante la sfida dell’impegno ecumenico soprattutto con le
Chiese orientali e ortodosse.
D. – Il Papa ha detto che la grande sfida nel Nuovo
Millennio è rendere la Chiesa la casa della comunione, una sfida anche per voi.
In che modo concretizzare queste parole del Pontefice?
R. – Comunione a tutti i livelli, anzitutto una comunione
sincera con l’autorità della Chiesa in obbedienza al Sommo Pontefice,
soprattutto per quanto riguarda le missioni internazionali legate a queste Comunità,
e comunione anche con gli altri movimenti ecclesiali con cui noi ci troviamo
fianco a fianco a collaborare a questa nuova evangelizzazione. Comunione anche
tra clero e laici, quindi collaborazione della pastorale.
**********
“DIALOGO INTERETNICO E RICONCILIAZIONE”:
CONVEGNO
INTERNAZIONALE A ROMA DEI FRATI MINORI FRANCESCANI
Il
dialogo e la riconciliazione come base per la soluzione dei conflitti
inter-etnici. E’ la sfida proposta dall’Ordine dei Frati Minori di San
Francesco, riuniti a Roma da venerdì scorso ad oggi. Partendo dal decennale del
genocidio rwandese, i francescani hanno proposto una riflessione su tutte le
guerre del mondo e sul ruolo che ogni cristiano deve assumere per favorire la
pace. Ce ne parla Benedetta Capelli.
**********
Ottocentomila morti è il definitivo bilancio del conflitto rwandese,
terminato solo dieci anni fa. Da allora sono ancora visibili le ferite e le
lacerazioni sia nei corpi sia nelle anime dei civili africani. Sofferenze che
non vanno dimenticate e che sono state lo spunto per i Frati francescani a
pensare una soluzione per tutti i conflitti interetnici che sconvolgono
principalmente l’Africa e l’Asia. Frate Vincenzo Brocanelli, incaricato del
Servizio per le missioni, ci ha spiegato perché e come è nata l’iniziativa del
“Dialogo inter-etnico e riconciliazione”.
“L’incontro ci è venuto in mente pensando al decimo
anniversario del genocidio in Rwanda, dove noi eravamo, dove abbiamo ancora
delle comunità di frati rwandesi e dove, soprattutto, abbiamo perso due nostri
frati a causa di quel conflitto. Quindi, ripensando a questo anniversario ci
siamo detti: ‘Non possiamo non farne memoria, però facciamone memoria che ci
proietti verso l’avvenire, verso il futuro e che possa interessare anche situazioni
simili che oggi si ripetono nel mondo, come – appunto – questi conflitti
interetnici che sono diventati un po’ un paradigma di relazioni difficili tra
gruppi diversi”.
Un paradigma che si connota attraverso l’etnocentrismo, il rifiuto
dell’altro, ed è nel segno della riconciliazione che si attua una soluzione
francescana come sottolinea il Ministro Generale dei Frati Minori, Fra José
Rodriguez Carballo :
“Ogni battezzato è un ministro della riconciliazione. In
quale misura, quindi, noi possiamo contribuire a superare tutti questi conflitti?
O in quale misura noi, di fatto, stiamo collaborando in questi conflitti?
Magari con le divisioni interne nostre: penso alle divisioni nelle nostre
fraternità, ma penso anche alle divisioni nella Chiesa. Allora, penso che si
tratti di un conflitto che ci interroga soprattutto in funzione della nostra
vita di credenti. Credo che la soluzione possa venire soltanto da una visione
di fede, cioè vedere nell’altro un dono del Signore e vedere l’altro e la
differenza che porta l’altro come un vero regalo del Signore per arricchirmi,
non come qualcosa che ferisce la mia propria identità. Magari, specializzarsi
un po’ di più nella costruzione di ponti, invece che nella costruzione di muri
o barriere”.
Diventare un segno ed uno strumento per le popolazioni in
difficoltà dunque, un mezzo per evangelizzare: così i Francescani applicano la
loro soluzione, valida per se stessi ma, in assoluto, per tutti i cristiani.
Benedetta Capelli per la Radio Vaticana.
**********
GRANDE PARTECIPAZIONE, IERI POMERIGGIO A ROMA,
ALLA MANIFESTAZIONE
“ITALIA-AFRICA2004”:
TUTTI UNITI PER CHIEDERE SOLIDARIETA’ E GIUSTIZIA
PER IL
SUD DEL MONDO. GRAN FINALE CON IL CONCERTO A PIAZZA DEL POPOLO
Cooperazione equilibrata e
solidarietà tra Europa e Africa per sconfiggere la miseria, la fame, la guerra.
Questa, in sostanza, la richiesta contenuta nei diversi interventi alternatisi
sul palco di Piazza del Popolo a Roma, ieri, nel giorno dedicato al Continente
nero. In particolare, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel
suo messaggio, ha esortato l’Italia ad un maggior impegno per colmare il
divario tra il nord e il sud del mondo. Mentre il segretario generale dell’Onu,
Kofi Annan, nel suo saluto, ha ringraziato per “la tradizione di solidarietà
verso il Terzo Mondo”, da parte delle organizzazioni italiane. All’iniziativa,
intitolata Italia-Africa 2004 e promossa dal Comune capitolino, dai sindacati e
dalle organizzazioni di volontariato, hanno partecipato circa 150mila persone.
Il servizio è di Dorotea Gambardella.
**********
(musica)
Musica, testimonianze,
riflessioni “per non voltare più le spalle o chiudere gli occhi nei confronti
del continente, teatro del più grande dramma dei nostri tempi”, come ha detto
il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Questo il senso della manifestazione di
ieri, dallo slogan: “Ho l’Africa nel cuore”. L’iniziativa, partita con un
corteo da piazza Barberini, è culminata in un concerto-spettacolo in piazza del
Popolo, che ha visto la presenza di numerosi artisti, politici e leader sindacali.
Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani:
“Io trovo immorale che oggi
l’Africa restituisca per debito più di quanto ottiene dai Paesi ricchi in aiuto
e cooperazione”.
La cancellazione del debito per
i Paesi più poveri, l’aumento degli aiuti per lo sviluppo del continente,
medicine e vaccini gratuiti, l’embargo totale della vendita di armi, la promozione
della democrazia e la tutela dei diritti umani, la prevenzione dei conflitti mediante
la costruzione di un processo di pace. A chiedere tutto con questo con forza,
sono i presidenti del Burundi e del Mozambico, il messaggio inviato da Nelson
Mandela, i racconti sul Mali e lo Zambia, il Senegal e il Burkinafaso, letti da
Daniela Poggi, Claudia Koll e Giobbe Covatta, “conduttori” del “pomeriggio
africano”. Ma sul valore di quest’iniziativa ascoltiamo il commento del
presidente del Burundi, Domitien
Ndayizeye:
L’EVENEMENT VIENT A PROPOS. ...
“L’iniziativa giunge a proposito in quanto il mondo oggi
funziona in modo interattivo, direi quasi interdipendente fra i differenti
Paesi. Se si analizza a livello globale la situazione politica, economica e
sociale, non si può che constatare una grande differenza. Così, accanto ad una
Europa o agli Stati Uniti, caratterizzati da una solida democrazia e da una
forte economia, vi è l’Africa, contraddistinta dalla povertà e da indicatori
sociali ed economici ben al di sotto della media. Tutto ciò significa che c’è
qualcosa che non va a livello di scambio, per questo è importante che vi siano
opportunità come queste per costruire un mondo più giusto”.
“Non è vero che non si può far
niente per l’Africa. Per troppi anni ci hanno detto che era bene che fosse
lontana, condannata alle sue guerre, a morire di fame e di Aids”. È l’accorato
intervento di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio. Gli fa
eco padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che ha vissuto per 12 anni
nella a Korogocho, in Kenya, che ha posto l’accento sulle migliaia di sfollati
dalle baraccopoli di Nairobi.
Ai diversi interventi, la piazza
ha risposto con colorati striscioni e bandiere. “Per un’Africa capace di
futuro”, “Aiutiamoli aiutandoli”, “I bambini africani prima di tutto”, alcuni
degli slogan che vi si leggevano.
Ma ieri a parlare del continente
nero, c’erano anche tanti musicisti provenienti da Costa d’Avorio, Senegal,
Camerun, Burkina Faso, che in un significativo intreccio di tradizioni
afroeuropee, si sono esibiti accanto ad artisti italiani come Paola Turci,
Daniele Silvestri, Max Gazzè, fino alla conclusione affidata al famoso cantante
senegalese, Youssou n’Dour.
**********
=======ooo=======
18 aprile 2004
CILE E PERU’ UNITI NEL MONITORAGGIO DELLA SPESA MILITARE.
L’ACCORDO, RAGGIUNTO DURANTE UN INCONTRO
BILATERALE,
E’ STATO ANNUNCIATO NEI GIORNI SCORSI DAL GOVERNO
DI SANTIAGO
SANTIAGO.
= Un gruppo di lavoro per il monitoraggio delle spese militari e la cooperazione
in materia di sicurezza è stato istituito tra Cile e Perù. Lo ha reso noto, in
questi giorni, il governo di Santiago, precisando che l’accordo è stato raggiunto
al termine della riunione del Comitato per la sicurezza e la difesa dei due
Paesi latino-americani. Secondo il ministero degli Esteri peruviano “si
profilano possibilità di cooperazione e interscambio di esperienze con la
controparte cilena nelle operazioni di mantenimento della pace”. Durante
l’incontro bilaterale, sono state anche analizzate iniziative a livello
regionale per la limitazione delle spese nel settore della Difesa, con la
creazione di un apposito gruppo di lavoro chiamato a individuare nuove sinergie
regionali in questo settore. (D.G.)
“ERITREA” E’ IL TITOLO DEL NUOVO ALBUM DELLA
CANTANTE FAYTINGA.
L’ARTISTA, NATA DA GENITORI DI DIVERSE ETNIE, IN
UN PAESE DIVISO
IN NOVE GRUPPI ETNICI, E’ CONSIDERATA UN SIMBOLO
DI UNITA’ NAZIONALE
ASMARA.
= Si era fatta conoscere con l’album “Numey” del 1999 e oggi ci regala “Eritrea”,
un nuovo lavoro in cui le lire krar e i violini monocorde wata coesistono con
chitarre-basso-congas e programmazioni. Faytinga è nata nei primi anni Sessanta
in un Paese già in lotta contro il potere etiopico. Faid Tinga, suo padre, è un
eroe della guerra d’indipendenza che negli anni ’50, complice anche un gioco di
parole sul suo nome, si era guadagnato il soprannome “Fighting Gun”, cioè pistola
di lotta. Era di etnia Kunama, una popolazione che vive nelle terre basse del
sud-ovest dell’Eritrea, mentre la madre, di discendenze Tigray, era cresciuta
nella regione degli altopiani e vantava un legame con l’etnia Blen. In un Paese
che pur contando meno di 4 milioni di abitanti è diviso in nove gruppi etnici,
essere imparentati con tre di loro è particolarmente significativo. Tale particolarità
ha eliminato da Faytinga ogni tipo di logica “da fazione” contribuendo, con la
sua partecipazione diretta alla lotta di liberazione, a renderla un simbolo
nazionale interetnico. (D.G.)
TORNANO AD ISRAELE I CAPOLAVORI DEGLI
IMPRESSIONISTI. DOPO UNA DISPUTA
DURATA CIRCA 50 ANNI, LA FRANCIA RESTITUIRA’ 14
DIPINTI CHE FURONO RUBATI
DAI NAZISTI ALLE FAMIGLIE EBREE, DURANTE LA
SECONDA GUERRA MONDIALE
PARIGI. = Quattordici capolavori
degli impressionisti francesi, tra i quali “Il campo di papaveri” di Claude
Monet e una natura morta di Pierre-Auguste Renoir, torneranno presto in
Israele. Al termine di un contenzioso durato circa mezzo secolo, la Francia ha
offerto di restituire, sotto forma di prestito a lungo termine, una lista di
opere che furono sottratte dai nazisti dalle case di ricchi mercanti e
galleristi ebrei durante la seconda guerra mondiale. I quattordici dipinti,
alcuni dei quali esposti ai musei del Louvre e del Musee d’Orsay di Parigi,
sono stati selezionati da una commissione israeliana in una lista di circa
duemila capolavori confiscati dai nazisti in Francia su un totale di centomila
opere, 61 mila delle quali sono tornate in possesso dei proprietari o vendute
all’asta. Nel 1949, i quadri furono assegnati provvisoriamente alla Direzione
dei Musei di Francia che li distribuirono nelle principali gallerie del Paese.
Le opere sono rimaste in una sorta di limbo fino al 1997. In seguito, la
pubblicazione di un rapporto segreto predisposto dal governo di Parigi circa la
presenza nei musei d’oltralpe di quadri trafugati in case private e gallerie, suscitò
la reazione della comunità ebraica francese ed a quel punto il primo ministro,
Alain Juppè incaricò il direttore del Dipartimento economico e sociale, Jean
Matteoli, di fornire una valutazione delle opere depredate. Nel 2000, al
termine di un lungo lavoro, Matteoli ipotizzò la restituzione di una parte
delle opere sotto una forma di prestito a lungo termine. L’offerta è stata
giudicata da Tel Aviv come un gesto di “grande amicizia”. (D.G.)
NASCE IN UNA VILLA SETTECENTESCA DELLA TOSCANA, IL
PRIMO VILLAGGIO
PER FAMIGLIE IMMIGRATE. IL PROGETTO, INAUGURATO
IERI, PREVEDE ANCHE
UNA BIBLIOTECA, TRE AULE STUDIO E UN OSTELLO E SI
PROPONE COME LUOGO
DOVE GLI IMMIGRATI POSSONO INIZIARE UN PERCORSO
D’INTEGRAZIONE.
SARA’ OPERATIVO DALLA PROSSIMA ESTATE
FIRENZE. = Nasce in una villa
padronale settecentesca, nel cuore del Mugello, in Toscana, un villaggio per
famiglie immigrate con bambini. E' un progetto pilota, primo in Italia, che
sarà operativo dalla prossima estate e che comprende vari servizi offerti anche
al territorio. Il Villaggio “La Brocchi”, inaugurato ieri alla presenza del presidente della Regione, Claudio
Martini, e di altre autorità locali, ospiterà immigrati in situazioni di emergenza in cerca di un luogo sicuro,
tranquillo ed ospitale dove vivere per un anno. È un centro di accoglienza, ma
anche un luogo di incontro per
conoscersi, trovare un lavoro, iniziando, in tal modo, un percorso di
integrazione. I posti a disposizione sono una trentina: per sei famiglie, per
un periodo di sei mesi, prorogabile ad un anno. Il complesso fa parte di un
progetto più vasto, elaborato all’interno del Consiglio territoriale
dell’immigrazione della Prefettura, che prevede la creazione di strutture di
accoglienza per 140 posti in tutta la provincia di Firenze, dove ospitare anche
rifugiati che richiedono asilo. L’idea è, infatti, quella di creare una
biblioteca, un ostello, una trattoria multietnica, una foresteria,
l’aula magna, una sala polivalente e tre aule studio. L’investimento
complessivo è di circa 3 milioni di euro. Il complesso architettonico è stato
messo gratuitamente a disposizione dall’Istituto degli Innocenti, organismo che
si occupa d’infanzia da oltre un secolo, che ne è proprietario e che, in questo
modo, prosegue il suo impegno di assistenza ai minori. “E' una struttura - ha
sottolineato il governatore Martini - senza cancelli e fili spinati, con le
porte che si aprono nel giusto equilibrio tra legalità ed accoglienza, nel
segno dell’antica tradizione toscana di solidarietà e civiltà”. (D.G.)
=======ooo=======
18
aprile 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Cresce la tensione in Medio
Oriente dopo il raid israeliano che ieri sera ha provocato la morte del leader
di Hamas, Abdel Aziz Rantisi. L’agguato è avvenuto a Gaza dove oggi oltre 200 mila persone hanno
seguito il feretro del leader del movimento estremista islamico. Poche ore prima dell’assassinio
di Rantisi, un agente israeliano è inoltre rimasto ucciso in un attentato -
rivendicato congiuntamente da Hamas e dalla Brigata dei martiri di Al Aqsa -
compiuto da un kamikaze palestinese al valico di Erez. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Abdel Aziz Rantisi, nato nel 1947 nei pressi di Askelon e
nominato alla guida di Hamas dopo l’uccisione - lo scorso 22 marzo - dello
sceicco Ahmed Yassin, è stato colpito da missili sparati contro la sua auto da
elicotteri israeliani. Nel raid, sono rimasti uccisi anche il figlio ventenne e
la guardia del corpo del leader palestinese. Dopo l’annuncio della sua morte,
il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, ha espresso il proprio compiacimento
per l’operazione condotta dalle sue truppe ed il presidente dell’Autorità
nazionale palestinese, Yasser Arafat, ha deciso di proclamare 3 giorni di lutto
nei Territori. Il premier palestinese, Abu Ala, ha affermato che “l'assassinio
di Rantisi è una provocazione, frutto del terrore di Stato e della visita di
Sharon negli Stati Uniti”, ed il ministro per i Negoziati, Saeb Erekat, ha
attribuito all’esecutivo di Tel Aviv “la responsabilità delle conseguenze di
questa uccisione”. La reazione degli Stati Uniti, che hanno recentemente manifestato
il loro sostegno al piano israeliano per il ritiro unilaterale dai
Territori, è stata immediata. “Lo Stato
ebraico – ha detto una fonte del Dipartimento di Stato - deve considerare le
conseguenze delle sue azioni e i palestinesi devono rinunciare al terrorismo”.
In Israele cresce, intanto, lo stato di allerta per il timore di attentati:
Hamas, che ha già designato il nuovo leader senza rivelarne l’identità, ha
infatti promesso di vendicare la morte di Rantisi.
**********
Risultato a sorpresa alle elezioni presidenziali in
Slovacchia, dove Ivan Gasparovic, ex presidente del Parlamento, è stato eletto
presidente del Paese ottenendo il 59,9 per cento dei voti e superando il rivale
Vladimir Meciar - dato per favorito - che ha conquistato solo il 40 per cento
delle preferenze. Su questa consultazione, ci riferisce Emiliano Bos:
**********
“Credo che i cittadini mi abbiano ritenuto più adatto del
mio rivale a ricoprire l’incarico di presidente”: con queste parole Ivan
Gasparovic ha commentato la sua netta e inaspettata vittoria al secondo turno
delle presidenziali di ieri in Slovacchia. Sarà dunque Gasparovic, già ex
presidente del Parlamento, il nuovo capo di Stato che traghetterà il governo di
Bratislava verso Bruxelles. Tra meno di due settimane, infatti, la Slovacchia sarà
uno dei nuovi 10 membri che entreranno nell’Unione Europea in occasione dello
storico “allargamento ad Est” del 1° maggio. Il successo di Gasparovic
allontana le preoccupazioni delle cancellerie europee che alla vigilia temevano
una possibile affermazione del nazionalista Meciar. Fu lui a portare il suo
Paese all’indipendenza consensuale dalla Repubblica Ceca nel 1993, ma negli
anni successivi, mentre per tre volte era alla guida del governo, fu accusato
di abusi nella gestione dei servizi segreti e di provvedimenti
anti-costituzionali e poco trasparenti. Al primo turno delle presidenziali, due
settimane fa, era stato sconfitto a sorpresa l’attuale ministro degli esteri e
candidato della maggioranza, Eduard Kukan, aprendo così la strada al
ballottaggio tra i due candidati dell’opposizione. Per gran parte dell’opinione
pubblica slovacca, Gasparovic costituisce l’unico biglietto da visita presentabile
per un degno ingresso nella famiglia europea.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
**********
Si è concluso, in Irlanda, l’incontro informale dei
ministri degli Esteri dell’Unione Europea ed ha avuto inizio, nella contea di
Kildare, la riunione ministeriale dell’Asia Europe Meeting (Asem), a cui
partecipano i ministri dei Paesi dell’Unione e dei maggiori Stati dell’Asia orientale
e sudorientale. Ce ne parla Enzo Farinella:
**********
Un ruolo più efficace e più forte delle Nazioni Unite in
Iraq e riaffermazione della road-map in Medio Oriente: sono queste le
conclusioni raggiunte dai ministri degli esteri dell’Unione Europea durante due
giornate di discussioni informali svoltesi a Tullamore, in Irlanda. A queste
indicazioni fanno eco le affermazioni dei ministri degli esteri dell’Asia e
dell’Europa che, dalla contea di Kildare, la terra di Santa Brigida, invocano
maggiore cooperazione, mutua comprensione e rispetto, unità nella diversità sui
fronti della politica, dell’economia, della cultura tra Asia ed Europa. L’Asem,
ossia l’organizzazione euro-asiatica del ministri degli Esteri, è nata nel 1996
e tende ad assicurare un più equilibrato e mirato collegamento tra gli Stati
dell’Europa e quelli dell’Asia. “Noi vogliamo rafforzare e sviluppare la nostra
mutua comprensione e cooperazione tra le popolazioni asiatiche e quelle europee”,
ha dichiarato il ministro degli Esteri irlandese Brian Cowen, che presiede i
lavori. “Dobbiamo lavorare insieme – ha aggiunto - per affinare le nostre
energie, misurarci con le tante difficili sfide che ci si presentano oggi ed
espandere così le nostre opportunità di dialogo euro-asiatico”. I lavori
dell’Asem si concluderanno oggi pomeriggio.
Dalla contea di Kildare, per la Radio Vaticana, Enzo
Farinella.
**********
Oltre 6
mila miliziani afghani sono stati disarmati e smobilitati per essere reintegrati
nella società civile. Lo ha annunciato, durante una conferenza stampa, Peter Babbington,
responsabile del programma ‘Disarmo, smobilitazione e reintegrazione’, promosso
dal ministero della Difesa afghano e dalle Nazioni Unite e finanziato dalla
comunità internazionale.
E’ di almeno dieci vittime il bilancio di
un’imboscata compiuta, mercoledì scorso, dai ribelli del sedicente Esercito di
resistenza del signore nel Nord Uganda. Lo ha riferito ieri un portavoce
dell’esercito di Kampala.
Almeno quattordici africani sono
annegati mentre cercavano di raggiungere le Canarie.
Le due imbarcazioni su cui si trovavano sono affondate nei pressi della costa orientale
di Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie.
=======ooo=======