RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 108 - Testo della trasmissione di sabato 17
aprile 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Al via oggi in Spagna il pellegrinaggio a Santiago di
Compostela. Intervista a mons. Aldo Giordano
CHIESA E SOCIETA’:
Avviata
in Camerun una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne
Inaugurata oggi a Bologna, dall’arcivescovo
Carlo Caffarra, la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna
In Iraq rilasciati dalla guerriglia due ostaggi
giapponesi
Bush e Blair confermano il loro appoggio al piano
‘Sharon’ per il ritiro unilaterale dai Territori
Oggi ballottaggio in Slovacchia per le elezioni
presidenziali: favorito Vladimir Meciar.
17 aprile 2004
POSSA L’UNIONE AFRICANA
CONSEGUIRE I MIGLIORI RISULTATI
PER IL BENE DEI POPOLI DEL CONTINENTE: COSI’ IL PAPA AL PRESIDENTE
DEL MOZAMBICO, JOAQUIM ALBERTO CHISSANO,
L’Africa in primo piano, stamani, in Vaticano: Giovanni
Paolo II ha ricevuto in udienza il capo di Stato del Mozambico, Joaquim Alberto
Chissano, che è attualmente presidente di turno dell’Unione africana. Chissano,
in carica dal 1986, si trova a Roma per la manifestazione Italia-Africa
2004, promossa dal Campidoglio assieme alla Comunità di Sant’Egidio.
Sull’udienza, il servizio di Alessandro Gisotti:
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“SENHOR PRESIDENTE, É COM GRANDE PRAZER …”
Giovanni Paolo II ha accolto cordialmente il presidente
del Mozambico, esprimendo l’auspicio che i nobili sforzi dell’Unione africana,
attualmente presieduta da Chissano, abbiano successo. Quindi, ha sottolineato
“le gravi sfide e le grandi speranze” che oggi il Continente deve affrontare ed
ha tenuto a ribadire come tenga “sempre nel cuore” la popolazione africana. Ha
poi invocato la discesa dello Spirito Santo sulla “grande famiglia umana”, per
suscitare nel cuore di tutti amore per la pace e per il dono della vita. Il Pontefice
ha infine invocato la benedizione di Dio per il popolo del Mozambico, di tutta
l’Africa e di quanti l’aiutano. Giovanni Paolo II ha visitato il Paese africano
nel settembre del 1988. Il Mozambico conta circa 18 milioni di abitanti, di cui
l’11,6 per cento di fede cattolica e il 9,2 per cento protestante. Nel 1992,
gli Accordi di Roma, hanno posto fine alla guerra civile, che per oltre 15 anni
ha afflitto l’ex colonia portoghese.
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“LA VOSTRA FEDE SIA SEMPRE ACCOMPAGNATA DALLA
TESTIMONIANZA
DI AMORE FRATERNO E DALLA FATTIVA ATTENZIONE A
QUANTI SI TROVANO
IN DIFFICOLTA’”. È L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI
MEMBRI DELL’UCEMI,
UNIONE CRISTIANA DEGLI ENTI TRA E PER I MIGRANTI,
RIUNITISI IERI E OGGI A ROMA
“La
vostra fede sia sempre accompagnata dalla testimonianza di amore fraterno e
dalla fattiva attenzione a quanti si trovano in difficoltà”. È l’esortazione
del Papa ai membri dell’Ucemi (Unione cristiana Enti tra e per i migranti), in
occasione del Congresso internazionale della federazione, conclusosi oggi a
Roma. Al centro dell’incontro, il dibattito sulle attuali condizioni delle
associazioni che riuniscono con sempre maggior fatica gli italiani della prima
generazione e constatano l’assenza dei giovani. I partecipanti si sono anche
soffermati sul riferimento all’ispirazione cristiana, verificando il servizio
che riescono ad assicurare alle rispettive parrocchie. Ma sul saluto del
Pontefice, ci riferisce Dorotea Gambardella.
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“Vi incoraggio a coltivare sempre la dimensione religiosa
dei vostri sodalizi per tener vivi i valori ereditati dai padri e trasmetterli
alle nuove generazioni”. È l’invito del Papa ai membri dell’Unione cristiana
enti tra e per i migranti italiani, guidati dal presidente, Adriano Degano, e
ricevuti in udienza. La federazione, nata il 20 marzo 1975 con l’intento di
promuovere il bene degli emigrati e delle loro famiglie, s’inserisce “nelle
comunità parrocchiali in spirito di fraterna e generosa collaborazione,
offrendo, in tal modo, un contributo importante all’evangelizzazione”, ha
sottolineato Giovanni Paolo II. Evangelizzazione che – ha osservato il Santo
Padre – “anche nella nostra epoca, come già in passato, è strettamente legata
ai fenomeni migratori”. Infine, il Pontefice, rivolgendo “un pensiero
affettuoso alle comunità di migranti italiani sparse nel mondo”, ha affidato
tutti coloro che operano nel settore immigrazione “a Maria Santissima, invocandola
quale Madre dei Migranti”.
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LA
STORIA, LIBERA DA PREGIUDIZI, SVOLGA IL SUO RUOLO PER LA CONVIVENZA
TRA I
POPOLI: E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA NEL MESSAGGIO
PER IL
50.MO DI FONDAZIONE DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
“L’ignoranza del proprio passato conduce fatalmente alla crisi
e alla perdita di identità dei singoli e delle comunità”: è l’avvertimento del
Papa contenuto nel messaggio al presidente del Pontificio Comitato di Scienze
storiche, mons. Walter Brandmüller, a 50 anni dalla fondazione dell’Istituto.
Giovanni Paolo II sottolinea come la “rivelazione di Dio agli uomini è avvenuta
nello spazio e nel tempo”, Dio “è entrato nella storia umana”. Proprio nel
messaggio biblico, scrive il Santo Padre, si “conosce la vicenda umana nei suoi
risvolti più nascosti: la creazione, la tragedia del peccato, la redenzione”.
Si definisce così il vero orizzonte entro cui possono essere compresi eventi e
figure della storia. In tale contesto, rileva, bisogna lavorare ad “un’indagine
storica, libera da pregiudizi”, che svolga il suo “ruolo insostituibile
nell’abbattimento delle barriere esistenti tra i popoli” per “una convivenza
armoniosa dei popoli”.
D’altro canto –
prosegue – anche la Chiesa, a partire dalla sua fondazione, è un “fenomeno
storico”. La “finalità essenziale della Chiesa”, si legge nel messaggio,
consiste, oltre che nella glorificazione di Dio, “nel trasmettere i beni
salvifici affidati da Gesù agli Apostoli - il suo Vangelo e i
suoi sacramenti - ad ogni generazione dell'umanità bisognosa
della verità e della salvezza”. Questo, evidenzia il Papa, è “precisamente il
modo in cui la Chiesa realizza e porta a compimento se stessa nel corso della
storia”. La Chiesa, ribadisce, ha “sempre incoraggiato le scienze storiche” ed
è vivamente interessata alla conoscenza della sua storia. Il Papa rivolge,
infine, un’esortazione ai candidati al sacerdozio affinché curino la conoscenza
delle lingue latina e greca, giacché senza di esse “rimane precluso l’accesso
alle fonti della tradizione ecclesiastica”.
Il 50.mo di fondazione del Pontificio Comitato di Scienze
Storiche è stato ricordato solennemente ieri sera con una celebrazione
eucaristica, officiata dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, nella
Basilica di San Lorenzo in Damaso. Ecco un passaggio dell’omelia del porporato,
incentrata sul tema “Il cammino della Chiesa nel corso dei secoli”:
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“Certo, la Chiesa è fatta di uomini e non di angeli e ogni
uomo è limitato, è soggetto all’errore ed al peccato. Ma proprio questa
caratteristica fa emergere di più di fronte allo studioso il mistero della
Chiesa e pone un interrogativo sulla forza interiore che l’anima e sulla
perennità di quest’istituzione nel corso dei secoli. Ben vengano, quindi, gli
studi degli storici per indagare l’opera della Chiesa, in generale, come in
particolare quella dei Sommi Pontefici che l’hanno guidata nel corso dei due
millenni della sua esistenza”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto nel corso della mattinata, in
successive udienze, il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Köln, e il
cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.
Giovanni Paolo II ha nominato membro ordinario della
Pontificia Accademia delle Scienze la professoressa Suzanne Cory, docente di
Biologia medica all’Università di Melbourne e direttrice del Walter and
Eliza Hall Institute of Medical Research di Parkville, in Australia.
IL 17
APRILE DI UN ANNO FA, ERA IL GIOVEDÌ SANTO,
GIOVANNI PAOLO II FIRMAVA LA
SUA 14.MA ENCICLICA:
“ECCLESIA DE EUCHARISTIA”
- Servizio di Sergio
Centofanti -
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“La Chiesa vive dell’Eucaristia”: queste le prime parole
dell’ enciclica di Giovanni Paolo II, firmata e pubblicata durante il Giovedì
Santo del 2003. Un inno appassionato al Sacramento del Corpo e del Sangue di
Cristo: “Nell’Eucaristia – scrive il Papa – abbiamo Gesù, abbiamo il suo
sacrificio redentore, abbiamo la sua Risurrezione, abbiamo il dono dello
Spirito Santo, abbiamo l’adorazione, l’obbedienza e l’amore al Padre”.
Il Papa
ribadisce con grande forza come questo Sacramento sia il tesoro più prezioso,
il cuore stesso del mondo,” in cui si riassume tutto il mistero della
salvezza”. L’Eucaristia – spiega – è il
corpo di Cristo nel suo “stato glorioso di risorto”: “ci viene chiesto di credere”
che Gesù “si rende presente con l’intero suo essere umano e divino negli umili
segni del pane e del vino”. Mistero di luce che “mette a dura prova la nostra
capacità di andare oltre le apparenze” e che può essere accolto solo nella
fede. E “gli Apostoli che presero parte all'Ultima Cena capirono il
significato delle parole uscite dalle labbra di Cristo? Forse no”. Per molti
discepoli a Cafarnao, il discorso di Gesù sul “pane di vita” era “un linguaggio
duro”: e tanti se ne andarono. Il Maestro interpellò anche gli apostoli:
“Lasciate – scrive il Papa – che come Pietro io ripeta a Cristo, a nome di tutta
la Chiesa, a nome di ciascuno di voi: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di
vita eterna”.
Con
l’Eucaristia – leggiamo nell’enciclica – “si assimila il segreto della
Risurrezione”: è intima unione con Cristo che ci ha amato con “un amore
che va fino ‘all’estremo’, un amore che non conosce misura”. “Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue ha la vita eterna – dice Gesù – e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno”. E “cosa diventano quelli che lo ricevono? Corpo di Cristo;
ma non molti corpi, bensì un solo corpo”. Dunque “l’Eucaristia crea comunità
fra gli uomini”. Sacramento
di unità con Dio che diventa comunione con i fratelli, impegno a portare sulla
terra la pace e la giustizia, condivisione con i più deboli.
Inoltre, “l’Eucaristia esige di essere celebrata in
un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione”. D’altra parte
“il Sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare
comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità … una comunità
veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente,
ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica … in comunione
col Vescovo” e con il Papa.
L’Eucaristia
“rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore,
ma anche il mistero della risurrezione”: e non è soltanto un ricordo del sacrificio
di Gesù, confinato nel passato, ma un contatto attuale, perché in Essa il
sacrificio della Croce, che “abbraccia tutti i tempi”, si perpetua nei secoli
ed è “come se vi fossimo stati presenti”.
Di qui
– nota il Giovanni Paolo II – “il grande e grato stupore”, che sempre si rinnova
di fronte a questo sacramento: il Papa invita a considerare la grandezza
dell’evento celebrato che non può essere banalizzato o ridotto a semplice incontro
conviviale. “La semplicità dei segni nasconde infatti l’abisso della santità”,
la manifestazione dell’immenso amore di Dio.
Giovanni
Paolo II si dice profondamente addolorato per gli abusi che si registrano
talora nella prassi eucaristica: chi è in peccato grave deve ricevere il
sacramento della riconciliazione prima di accedere alla comunione; e ad essa
non possono essere ammessi “quanti ostinatamente perseverano in peccato grave
manifesto”. “Ciascuno pertanto – scrive San Paolo – esamini se stesso e poi
mangi di questo pane e beva di questo calice”: accostarsi “a questa Sacra Mensa
con una coscienza macchiata e corrotta … non potrà mai chiamarsi comunione, anche
se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna”.
Il Papa
ribadisce l’importanza della Messa domenicale che “è un obbligo” a meno che non
ci sia “un impedimento grave”. “Inoltre, la necessità del sacerdozio
ministeriale, che poggia sulla successione apostolica, rimane talvolta oscurata
e la sacramentalità dell'Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia
dell'annuncio”. E nonostante l’ardente desiderio di unità non è possibile
partecipare alla comunione presso le altre Chiese cristiane, se non in casi
particolari, con riferimento alle Chiese Orientali: il cammino ecumenico
infatti non può farsi se non nella verità. E anche nel campo importante dell’adattamento della
liturgia alle varie culture un malinteso senso di creatività ha portato talvolta
ad abusi che sono stati motivo di sofferenza per molti. “A nessuno – scrive il
Papa - è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è
troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale”.
Infine Giovanni Paolo II, dando una testimonianza
personale, incoraggia l’adorazione del Santissimo Sacramento, pratica purtroppo
abbandonata in molti luoghi: è bello, scrive, intrattenersi a lungo con Lui in
spirituale conversazione : “quante volte – dice - ne ho tratto forza,
consolazione, sostegno”: ma “Contemplare Cristo – ricorda – implica saperlo
riconoscere dovunque Egli si manifesti, nelle sue molteplici presenze”.
L’Eucaristia, anticipazione del Paradiso e farmaco
d’immortalità, conclude il Papa, “consente di attingere alla sorgente stessa
della grazia” e dà la forza di “trasformare il mondo secondo il Vangelo”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Iraq con un articolo dal titolo “Un crudele spettacolo
mediatico”: un prigioniero statunitense esposto alle telecamere come un barbaro
trofeo.
Nelle vaticane, nel discorso al
presidente della Repubblica del Mozambico, il Papa ha sottolineato che ha
sempre nel cuore le popolazioni del Continente africano con le sue gravi sfide
e le sue grandi speranze.
L’udienza del Papa ai
partecipanti al Congresso promosso dall’Unione Cristiana Enti tra e per i
Migranti italiani.
Il messaggio del Santo Padre al
presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche.
L’omelia del cardinale Angelo
Sodano nella concelebrazione eucaristica - nella basilica romana di san Lorenzo
in Damaso - in occasione del V centenario della fondazione del Pontificio
Comitato di Scienze Storiche.
Nelle estere, Medio Oriente: l’Unione
Europea ribadisce il “no” ad iniziative unilaterali.
L’intervento dell'Osservatore
permanente della Santa Sede presso l’Ufficio dell’Onu a Ginevra nella 60
sessione della Commissione dei diritti umani: “La tratta delle persone umane ed
i migranti irregolari”.
Nella pagina culturale, un
articolo di Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, sulla
meritoria opera di Giulio Battelli - soprattutto nel periodo 1940-1944 - per la
tutela e la salvaguardia degli archivi ecclesiastici del centro Italia.
Un articolo di Giuseppe Costa
in merito ad un recente manuale di giornalismo televisivo, che offre utili
spunti per orientarsi nel complesso mondo della comunicazione e
dell’informazione.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la drammatica vicenda dei tre civili italiani tenuti in ostaggio in Iraq.
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17 aprile 2004
300 FEDELI DI 25 PAESI EUROPEI, INSIEME AI LORO
VESCOVI,
DA OGGI IN PELLEGRINAGGIO VERSO SANTIAGO DE
COMPOSTELA
- Intervista con il segretario generale della
Comece, mons. Aldo Giordano -
Al via oggi in Spagna le iniziative legate al
pellegrinaggio a Santiago de Compostela, promosso dalla Commissione delle
Conferenze episcopali della Comunità europea. L’occasione è data dall’Anno
Santo compostelano e dall’ingresso nell’Unione Europea – il prossimo 1° maggio
– di dieci nuove Nazioni. Ai vescovi della Comece si uniranno, fino a mercoledì
prossimo, 300 fedeli di 25 Paesi, personalità politiche, esponenti di altre confessioni
cristiane. Ma che significato assume quest’anno il “cammino di Santiago”? Risponde
mons. Aldo Giordano, segretario generale della Comece, intervistato da Giada
Aquilino:
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R. – Ha un significato simbolico, quello di riandare alla
riscoperta delle radici dell’Europa e quindi anche delle radici cristiane; ha
il significato di convocare tutta l’Europa, anche quella dell’Est, per
camminare insieme; ha il significato di dire che l’Europa ha bisogno di
un’anima, ha bisogno di un’etica, ha bisogno di un fondamento, ha bisogno di
una luce e per questo il pellegrinaggio è costituito da rappresentanti delle
Chiese, vescovi e rappresentanti del mondo delle istituzioni politiche e anche,
in particolare, dai giovani.
D. – Quindi c’è un significato di stretta comunione di
tutte le componenti religiose e spirituali del Vecchio Continente?
R. – Sì. Un particolare rilievo avrà anche la dimensione
ecumenica, perché uno dei primi contributi che le Chiese possono dare
all’Europa è certamente quello di essere uniti a casa propria; e quindi il
processo ecumenico è uno dei primi contributi anche simbolicamente: saranno,
infatti, presenti anche i rappresentanti delle altre Chiese.
D. – Allora, come può tutta la Chiesa d’Europa
testimoniare il proprio sostegno al processo d’integrazione europea?
R. – Innanzitutto, la Chiesa dovrebbe essere se stessa; se
la Chiesa è ciò che è, realizza la sua vocazione, e questo è il primo
contributo. Un altro aspetto: la Chiesa è universale, cattolica e quindi crea
una famiglia tra popoli, etnie, culture, religioni diverse, un’unica famiglia
che rispetta la diversità. Inoltre, le Chiese hanno una secolare tradizione di
dialogo e di incontro. Oggi è diventato urgentissimo l’incontro tra le religioni:
solo un Dio può salvarci, e noi pensiamo che il Dio cristiano, il Dio che muore
per tutta l’umanità e risorge sia il Dio capace di potere, anche in un momento
storico così drammatico, favorire una convivenza delle diversità religiose e
culturali. Un altro aspetto per l’Europa direi che è anche il tema della
cultura. L’Europa ha prodotto molto nel campo del pensiero, delle idee e oggi
abbiamo molte idee impazzite, ma abbiamo idee!
D. – Quali sfide si aprono per tutte le Chiese d’Europa in
un momento in cui il mondo è minacciato dal terrorismo?
R. – La prima sfida credo sia che le Chiese debbano
riscoprire cosa sono nella loro profondità, e le Chiese hanno un tesoro che è
stato loro donato, il tesoro del Cristianesimo, il tesoro del Vangelo, il
tesoro della fede. La sfida che abbiamo davanti al terrorismo ci spinge alla
riscoperta – spero! – della nostra identità, che noi riteniamo capace di creare
spazio per tutte le diversità.
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“ITALIA-AFRICA
2004”: OGGI POMERIGGIO GRANDE MANIFESTAZIONE
CON IL CONCERTO A PIAZZA DEL
POPOLO
Proseguono
a Roma, nonostante la pioggia le molte iniziative promosse in occasione della
manifestazione "Italia - Africa 2004". Parole d'ordine: Cancellazione
del debito, embargo alla vendita di armi, aiuti allo sviluppo, tutela dei
diritti umani, medicine gratuite per sconfiggere le malattie, promozione della
pace. Nel pomeriggio alle ore 17.00 inizierà a Piazza del Popolo il grande
concerto legato all’iniziativa. L’evento musicale, completamente gratuito,
vedrà l’esibizione tra gli altri di Youssou Ndour, Daniele Silvestri, Paola
Turci, Max Gazzé e Riccardo Senigaglia. La conduzione della serata sarà
affidata a tre personaggi dello spettacolo impegnati personalmente nella difesa
dei diritti del popolo africano: Daniela Poggi, ambasciatrice dell’Unicef,
Claudia Koll testimonial del Vis, il Volontariato Italiano per lo Sviluppo e
Giobbe Covatta testimonial dell’organizzazione umanitaria Amref. La nostra
emittente lo seguirà in radiocronaca diretta, con inizio alle 17.10, con
commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sui 105 MHz della modulazione
di frequenza. E all’importante manifestazione è giunto anche il messaggio
beneaugurale del Papa. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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E’ in programma per il primo pomeriggio la grande
manifestazione per l’Africa promossa dai Sindacati e dal Comune di Roma.
Obiettivo dell’iniziativa che si inserisce nel contesto della campagna
Italia-Africa è quello di inserire i problemi del continente nell’agenda politica
internazionale e squarciare il silenzio su quello che sta accadendo a pochi
chilometri dall’Europa. All’iniziativa che è stata inaugurata ieri in
Campidoglio dal presidente mozambicano Joaquim Alberto Chissano, hanno aderito
anche i presidenti di Camera e Senato e ieri è stato ricevuto dal Sindaco
Veltroni il telegramma di Giovanni Paolo II, a firma del Segretario di Stato
Angelo Sodano. Il Papa ha formulato nel suo messaggio gli auguri per la
manifestazione.
Il Santo Padre auspica che l’iniziativa contribuisca a
suscitare presa di coscienza sempre più attenta ai gravi problemi del
continente africano favorendone soluzioni rispettose per la dignità della
persona in ordine alla promozione dell’inestimabile dono della vita umana e
dello sviluppo integrale di quei popoli. Apprezzamento per l’iniziativa è stata
espressa anche dal presidente della Repubblica italiana Ciampi, che ha
sottolineato come l'impulso dell'Unione europea a costruire un legame forte e
duraturo con l'Africa vada sostenuto con tenacia per favorire il migliore
accesso ai mercati; per sostenerla nella sua lotta contro le malattie, la
guerra ed il sottosviluppo. Infine un ringraziamento particolare alla città di
Roma che ospita l’evento è giunto dal Segretario generale dell’Onu che ha
sottolineato l’impegno dell’Italia nel fornire un'importante assistenza allo
sviluppo di un gran numero di Paesi africani per raggiungere gli obiettivi di
sviluppo del Millennio.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, 18 aprile, seconda domenica di Pasqua e Domenica
della Divina Misericordia, la liturgia ci presenta l’incredulità di San Tommaso
di fronte agli altri apostoli che dicono di aver visto Cristo risorto. Tommaso
crede solo quando il Signore appare anche a lui. E Gesù gli dice: “Perché mi
hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Su
questo brano del Vangelo ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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I testi pasquali fanno vedere che Cristo, dopo la
Resurrezione, viene riconosciuto proprio dalle ferite. Le ferite sono la
testimonianza per eccellenza dell’amore con cui Lui si è donato nelle nostre
mani, rivelano che il sacrificio di sé nell’amore fa passare attraverso la
morte nella vita. Perciò Cristo ritorna tra i discepoli che proprio il suo
amore ha unito in comunità.
Tommaso vuole vedere le ferite, vuole mettere il dito
nelle sue piaghe, non si fida dei fratelli. Lui, in qualche modo sganciato
dalla comunione con i fratelli, vorrebbe arrivare alla certezza di Cristo
risorto, ma l’opera della Redenzione di Cristo, unisce in modo definitivo
l’amore e la fede. Non si può accedere a Cristo se non insieme ai fratelli. Si
può vedere, ma ancora non capire, mentre chi ama conosce.
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17 aprile 2004
A 25 ANNI
DALLA MORTE, IL CENTRO CULTURALE DI MEZZAGO
DEDICA UNA GIORNATA DI STUDIO A
GIOVANNI BRASCA,
CHE FU GRANDE AMICO DEL PAPA
DURANTE GLI ANNI DEL SUO
EPISCOPATO A CRACOVIA
MEZZAGO.
= Una giornata di studio per ricordare Giancarlo Brasca, “l’amico italiano di
Giovanni Paolo II”. Domani a Mezzago, la città natale di colui che fu corrispondente
dell’arcivescovo Karol Wojtyla negli anni del Concilio - nonché organizzatore
di viaggi di intellettuali italiani oltre la cortina di ferro e di iniziative
di solidarietà a favore dell’università cattolica di Lublino, oltre che
dell’ospitalità dei giovani cattolici polacchi a Roma – lo ricorda a 25 anni
dalla morte attraverso l’iniziativa del Centro culturale a lui intitolato. A
parlare di Brasca saranno il direttore dell’Osservatore Romano Mario Agnes, il
rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, il senatore Adriano Bompiani, già
ministro della Famiglia e degli Affari sociali, mons. Libero Tresoldi, vescovo
emerito di Crema, coetaneo di Brasca e amico dalla giovinezza, Francesco
Angelini, presidente di Cooperate, ente gestore di varie comunità terapeutiche
nel Lazio ed in Puglia, che hanno avuto Giancarlo Brasca tra i fondatori. Nato
a Mezzago il primo agosto 1920 e morto al Gemelli il 24 gennaio 1979, Giancarlo
Brasca salì alla ribalta della cronaca il 16 ottobre 1978 quando il cardinale
di Cracovia Karol Wojtyla fu eletto Papa. Giovanni Paolo II volle visitare
Brasca al Gemelli, dove era ricoverato per linfoma, due giorni dopo l’elezione,
il 18 ottobre 1978. L’incontro, con il dialogo che intercorse tra i due, è
contenuto nel volumetto: “18 ottobre 1978: Giovanni Paolo II al Policlinico
Gemelli”. Molti furono gli incarichi di prestigio ricoperti da Giovanni Brasca,
tra i quali quello di direttore amministrativo dell’Università Cattolica dal
’45, di presidente dell’Azione Cattolica Ambrosiana dal 1958 al 1964, durante
l’episcopato milanese del cardinale Giovanni Battista Montini. Fondò anche
comunità terapeutiche per tossicodipendenti e scrisse intense pagine di
esperienza religiosa, che – lo ha scritto lo storico della Chiesa mons. Piero
Zerbi – rimarranno nella storia della spiritualità. Nell’occasione della
Giornata di Mezzago verrà presentato un volume, curato ed edito dalla
tipografia di Cooperate, dal titolo “Giancarlo Brasca”. (A.D.C.)
AVVIATA IN
CAMERUN UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. DA
OGGI, FINO AL 6 GIUGNO PROSSIMO,
L’INIZIATIVA FRUTTO DI UN ACCORDO
TRA CATTOLICI, PROTESTANTI E MUSULMANI
YAOUNDE’. = Le comunità cattoliche, protestanti e
musulmane del Camerun hanno inaugurato oggi una campagna contro la violenza
alle donne, una piaga sociale che interessa circa la metà della popolazione
femminile del continente africano. Chiamata “Stop alle violenze contro le
donne”, tema scelto quest’anno durante le cosiddette “Settimane pasquali”, la
campagna – che durerà fino al 6 giugno prossimo - è patrocinata dalle tre
massime autorità religiose del Paese: mons. Victor Tonye Bakot, presidente
della Conferenza episcopale del Camerun, il pastore Joseph Mfochive, leader
della Federazione delle Chiese e delle Missioni evangeliche del Camerun (Femec)
e l’imam Hachimi Garba, presidente del Consiglio superiore islamico camerunese.
Fino a giugno, conferenze, tavole rotonde, discussioni e celebrazioni
ecumeniche in varie città dello Stato africano si susseguiranno allo scopo di
sensibilizzare la popolazione sugli atti di violenza di cui le donne sono
vittime, spesso all’interno della propria cerchia familiare. "In Africa -
si legge in un comunicato inviato alla MISNA dagli organizzatori della campagna
- la situazione è ancora più grave: in assenza di un’autentica protezione
giuridica, la donna è spesso abusata, sfruttata, ridotta a funzione di pura
riproduzione, quando non è vittima di violenze insite nelle tradizioni locali,
come la mutilazione genitale". Spesso taciute o nascoste, "queste
situazioni sono divenute quasi parte della normalità quotidiana, quando non
sono addirittura interpretate come volontà divina”. (A.D.C.)
LE AUTORITÀ
SUDANESI NON AUTORIZZANO GLI EMISSARI DELL’ONU A RECARSI
NEL DARFOUR DOVE, SECONDO LE
TESTIMONIANZE DI PROFUGHI FUGGITI IN CIAD,
E’ IN CORSO UNA FEROCE OPERAZIONE
DI PULIZIA ETNICA
GINEVRA.
= Gli inviati delle Nazioni Unite non potranno verificare di persona le notizie
che da giorni rimbalzano dal Sudan, dove sarebbe in corso una spietata azione
di pulizia etnica nella regione del Darfour, teatro di un sanguinoso conflitto
intestino. Il governo di Khartoum non ha concesso l’autorizzazione ai membri di
una Commissione d’inchiesta dell’Onu a recarsi nell’area e il portavoce
dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, Josè Diaz, ha precisato
che i membri della missione - rientrati oggi a Ginevra - hanno raccolto
comunque numerose testimonianze da parte di profughi fuggiti nel vicino Ciad,
secondo dalle quali emergerebbe una situazione “decisamente deprimente”. Il
responsabile della missione, Ndiaye, resterà ancora un giorno nel Ciad, per
discutere sugli oltre 10 mila profughi, in maggioranza donne e bambini, giunti
dal Darfour. La gravissima situazione della regione dell’ovest del Paese
africano è stata denunciata dallo stesso segretario generale dell’Onu Kofi
Annan. Le testimonianze dei profughi provenienti da sei comunità differenti
accusano in particolare i gruppi di Janjaweed come autori di uccisioni, stupri
e spostamenti forzati di popolazione. Scoppiato all'inizio dell'anno scorso tra
governo, milizie alleate e gruppi ribelli, il conflitto del Darfour ha spinto
oltre 110 mila sudanesi a fuggire nel vicino Ciad ed ha causato 750 mila
sfollati. (G.L.)
INAUGURATA OGGI A BOLOGNA, DALL’ARCIVESCOVO
CARLO CAFFARRA,
LA FACOLTA’
TEOLOGICA DELL’EMILIA ROMAGNA
- A
cura di Stefano Andrini -
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BOLOGNA. = Un luogo privilegiato per il confronto tra
Vangelo e cultura, tra fede e ragione. “Luoghi cruciali per la costruzione di
una autentica civiltà umana” così l’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo
Caffarra ha definito la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, presentata nel
corso di una Conferenza stampa. La Congregazione per l’educazione cattolica dei
Seminari degli Istituti di studi della Santa Sede ha infatti eretto, con
decreto del 29 marzo scorso, lo Studio teologico accademico bolognese a Facoltà
Teologica dell’Emilia Romagna. Si conclude così un iter iniziato nel 1999. Nel
decreto si ricordano le ragioni della decisione, per sopraggiunte necessità
pastorali e a seguito dell’esplicita richiesta effettuata dalla Conferenza
episcopale per l’Emilia Romagna e dalle province d’Italia dell’Ordine dei frati
predicatori di San Domenico. Nel medesimo documento la Congregazione ha
nominato anche gran cancelliere l’arcivescovo pro tempore di Bologna. La nuova
Facoltà teologica, che ha sede a Bologna, è costituita secondo le norme
accademiche ecclesiastiche ed è riconosciuta dallo Stato nella sua autorità a
conferire titoli ecclesiastici. Essa offre tre cicli di studi, il
baccellierato, la licenza, il dottorato. I destinatari sono seminaristi,
religiosi in formazione, suore destinate a particolari compiti formativi e
laici che intendono insegnare religione nelle scuole o che desiderano
prepararsi accademicamente ad un impegno di particolare rilievo culturale nella
Chiesa e nella società. In Italia esistono al momento Facoltà teologiche solo
in altre cinque città: Milano, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari. Il
riconoscimento accademico renderà possibile attuare una collaborazione tra
Facoltà Teologica ed Università, ad esempio, attraverso lo scambio di crediti
formativi.
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SPEGNERE LA TV NELLE
COMUNITA’ RELIGIOSE PER CONTRASTARE GLI ECCESSI
DI VIOLENZA SUL PICCOLO SCHERMO: È LA PROPOSTA
AVANZATA
DALLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA,
NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’USMI
CONCLUSASI IERI A ROMA
ROMA. = “Di fronte alla troppa
violenza che invade le nostre case dal piccolo schermo, l’unica forma di
protesta da adottare è quella di spegnere la televisione nei conventi e nelle
comunità religiose per un periodo di cinque o sei mesi”. La proposta è stata
avanzata nel corso dei lavori dell’Assemblea nazionale dell’Usmi (Unione
superiore maggiori d’Italia), terminati ieri a Roma, e mira ad attirare
l’attenzione sul degrado di certe trasmissioni televisive. “Il nostro intento -
ha spiegato suor Clemente, la religiosa che ha promosso l’iniziativa - è solo
quello di testimoniare il desiderio di avere una televisione che offra
programmi positivi, in grado di far crescere tutti in umanità”. “La presidenza
dell’assemblea – ha reso noto il Servizio Informazione religiosa della Chiesa
Italiana - si è impegnata a riflettere su tale proposta”. “Le religiose tra
interscambio generazionale e mobilità etnica” è stato il tema dell’Assemblea,
alla quale hanno partecipato oltre 200 superiore generali di altrettanti
istituti italiani. (D.G.)
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17 aprile 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In queste ore di grande apprensione e sgomento per
la sorte degli stranieri ancora in mano alla guerriglia irachena, si deve
registrare una buona notizia: due nipponici, rapiti mercoledì scorso, sono
stati rilasciati dai loro sequestratori. Sulla situazione in Iraq, dove ieri
sono stati uccisi due poliziotti iracheni nei pressi di una moschea di Kerbala,
ci riferisce Amedeo Lomonaco:
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I due ostaggi giapponesi liberati, un giornalista
ed un militante pacifista, sono stati consegnati al Consiglio degli ulema,
l’organismo dei religiosi sunniti che ha già contribuito, con la propria
mediazione, al rilascio di diversi stranieri rapiti dalla guerriglia. La loro
liberazione, confermata dal governo di Tokyo, si aggiunge al rilascio, avvenuto
giovedì scorso, di altri tre ostaggi nipponici, due volontari e un fotografo
freelance. Grande costernazione ha invece provocato un ennesimo video,
trasmesso ieri da Al Jazeera, nel quale viene mostrato un ostaggio americano.
L’emittente del Qatar ha anche diffuso un appello del padre di Stefio per la
liberazione dei tre ostaggi italiani. Il presidente della Repubblica italiana,
Carlo Azeglio Ciampi, in una lettera inviata al presidente della Commissione
europea, Romano Prodi, ha inoltre sottolineato come “i drammatici avvenimenti
iracheni facciano risaltare la necessità di un impegno dell’Unione Europea
anche a sostegno di una incisiva azione dell’Onu per la soluzione dell’attuale
crisi in Iraq”. Ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha
telefonato stamattina alla famiglia Cupertino per tranquillizzare i parenti
dell’ostaggio ed avvisarli che “si stanno aprendo nuovi contatti”.
L’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, si è fatto portavoce
dell’accorato appello rivolto dalla famiglia per la restituzione della salma di
Fabrizio Quattrocchi.
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Ma cosa c’è dietro al proliferare in Iraq dei
piccoli gruppi ed eserciti di fanatici nati dal disfacimento del regime di
Saddam Hussein che usano l’arma degli ostaggi? Ci risponde, al microfono di
Fabio Colagrande, il vice-direttore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione,
inviato in Iraq.
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R. – Dietro il proliferare di queste sigle, di questi
gruppi armati c’è sicuramente la disastrosa decisione, presa agli inizi
dell’occupazione americana, di sciogliere l’esercito di Saddam perché, in
qualche modo, ritenuto complice sicuramente ma comunque ancora fedele al
deposto ed allora fuggiasco rais. Questo è stato un errore clamoroso, perché ha
messo sulla strada, nel senso proprio anche della perdita dei privilegi e del
lavoro, migliaia e migliaia di uomini addestrati, in possesso di armi e delle
conoscenze giuste per usarle, che non avevano combattuto in realtà per Saddam.
Durante la guerra erano stati, infatti, soprattutto i fedahin a tentare una
resistenza alle truppe angloamericane. L’esercito si era subito sbandato e
disperso. Questi uomini, che non avevano combattuto per Saddam, quindi, sono
stati buttati in mezzo ad una strada, incentivando naturalmente i loro rancori
e la loro voglia di prendersi, prima o poi, una rivincita.
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La critica situazione in Iraq e
in Medioriente, ma anche la cooperazione bilaterale tra Italia e Iran, il
nucleare e gli sviluppi regionali e internazionali: sono questi i temi al
centro della visita in Italia del ministro degli Esteri iraniano, Kamal
Kharrazi, che domani arriverà a Roma.
“Il 30 giugno la sovranità
dello Stato passerà agli iracheni come previsto”. Lo ha detto ieri il
presidente americano Bush dopo l’incontro alla Casa Bianca con il premier
britannico Tony Blair. Washington e Londra hanno ribadito che non tentenneranno
di fronte al terrorismo ed alle intimidazioni che cercano di impedire di
costruire la democrazia in Iraq ed hanno definito un’occasione storica il piano
Sharon per il Medio Oriente. Il servizio di Sagida Syed:
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Nella congiunta conferenza stampa Bush e Blair hanno
mostrato un fronte comune nei confronti dei tre maggiori temi in agenda.
Sull’Iraq, essi hanno confermato la data del 30 giugno per il passaggio di
sovranità agli iracheni con un governo ad interim di candidati proposti dalle
Nazioni Unite fino alle successive elezioni democratiche. Per quanto riguarda
il terrorismo islamico, Blair ha ribadito con forza che non si scenderà mai a
compromessi con i responsabili delle atrocità delle ultime settimane sia in
Iraq che in Europa e che America ed Inghilterra non abbandoneranno l’Iraq e
porteranno a compimento il processo di democratizzazione del Paese. Sul controverso
piano di Sharon, apertamente sostenuto dall’amministrazione americana, entrambi
i leader hanno voluto precisare che esso non abbandona il progetto della Road
Map e che, anzi, offre la possibilità ai palestinesi di un futuro di pace
tra i due Paesi.
Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.
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Sulla necessità di portare avanti la Road Map si discute
anche a Tullamore, in Irlanda, in occasione dell’incontro informale dei
ministri europei nel corso del quale è stato dichiarato che, secondo l’Unione
Europea, la proposta israeliana costituisce un significativo passo in avanti
per la realizzazione di uno stabile processo di pace in Medio Oriente. Ma sul
terreno, intanto, non si placa l’ondata di violenze. In Cisgiordania, un
attivista palestinese è morto e altri due sono rimasti feriti a causa dell’esplosione
di un ordigno che stavano trasportando all’interno del campo profughi di
Askaar, nei pressi di Nablus.
Il
leader socialista spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, ha prestato giuramento
stamani davanti al re Juan Carlos, come nuovo capo del governo del Paese, dopo
aver ottenuto ieri la fiducia del Parlamento con 183 voti. Lunedì prossimo,
invece, presiederà la prima riunione del nuovo Consiglio dei Ministri, che ha
già in programma la convocazione delle elezioni europee per il mese di giugno.
Si torna a votare oggi in Slovacchia per il
ballottaggio delle elezioni presidenziali. Dopo la sconfitta a sorpresa al
primo turno dell’attuale ministro degli esteri Eduard Kukan, il favorito è
Vladimir Meciar, già tre volte capo del governo di Bratislava negli anni
scorsi. Su questa consultazione, a cui sono chiamati oltre 4 milioni di
elettori, il servizio di Emiliano Bos:
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L’avversario di Meciar è il suo ex alleato Ivan
Gasparovich, che fino a due anni fa ha condiviso con lui la militanza nel
Movimento per la Slovacchia Democratica. I due sono accomunati da un passato
con non poche ombre, quando alla metà degli anni Novanta Meciar era a capo del
governo di Bratislava e Gasparovich presidente del Parlamento. Risalgono a quel
periodo abusi nella gestione dei servizi segreti, provvedimenti anticostituzionali
e poco trasparenti ed anche il rapimento – mai chiarito – del figlio di un loro
avversario politico. Meciar che, al primo turno ha ottenuto quasi il 33 per
cento dei voti, non esita oggi a riproporsi nei suoi modi da tribuno, mentre
Gasparovich – su cui potrebbero convergere i voti dell’attuale partito di
maggioranza – ha chiesto scusa per la gestione dei governi di cui ha fatto
parte all’epoca dell’alleanza con il suo odierno avversario.
Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.
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In Italia tutti condannati i quattro imputati accusati di
concorso in omicidio colposo plurimo e disastro colposo per la tragica
collisione che a Linate, l’8 ottobre 2001, ha causato la morte di 118 persone.
La sentenza è stata emessa ieri dal Tribunale di Milano in un clima di grande tensione e in un silenzio irreale
rotto solo da un disperato urlo - “Inginocchiatevi, inginocchiatevi” – rivolto
agli imputati.
Si è
conclusa positivamente l’odissea di oltre 100 clandestini, quasi tutti di
origine eritrea, avvistati a Sud di Lampedusa. Gli extracomunitari sono stati
tratti in salvo da un cargo tunisino.
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