RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 108 - Testo della trasmissione di sabato 17 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le gravi sfide e le grandi speranze per l’Africa sottolineate dal Papa ricevendo il capo di Stato del Mozambico, Chissano

 

Una fattiva attenzione verso i bisognosi: la raccomandazione di Giovanni Paolo II alle Associazioni che si occupano dei migranti italiani

 

Il ruolo della storia per la pacifica convivenza tra i popoli, in un messaggio del Santo Padre al Pontificio Comitato di scienze storiche: ai nostri microfoni il cardinale Angelo Sodano

 

La Chiesa vive dell’Eucaristia: un anno fa, l’Enciclica dedicata al Sacramento del corpo e del sangue di Cristo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via oggi in Spagna il pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Intervista a mons. Aldo Giordano

 

Attesa, nel pomeriggio, a Roma per la grande manifestazione “Italia-Africa 2004” con il concerto a piazza del Popolo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

A 25 anni dalla morte, il centro culturale di Mezzago dedica una giornata di studio a Giovanni Brasca, che fu grande amico del Papa durante gli anni del suo episcopato a Cracovia

 

Avviata in Camerun una campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne

 

Le autorità sudanesi non autorizzano gli emissari dell’Onu a recarsi nel Darfour dove, secondo le testimonianze di profughi fuggiti in Ciad, è in corso una feroce operazione di pulizia etnica

 

Inaugurata oggi a Bologna, dall’arcivescovo Carlo Caffarra, la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna

 

Spegnere la tv nelle Comunità religiose per contrastare gli eccessi di violenza sul piccolo schermo: proposta avanzata dalle Superiori maggiori d’Italia all’Assemblea nazionale dell’Usmi.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq rilasciati dalla guerriglia due ostaggi giapponesi

 

Bush e Blair confermano il loro appoggio al piano ‘Sharon’ per il ritiro unilaterale dai Territori

 

Oggi ballottaggio in Slovacchia per le elezioni presidenziali: favorito Vladimir Meciar.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 aprile 2004

 

 

POSSA L’UNIONE AFRICANA CONSEGUIRE I MIGLIORI RISULTATI

PER IL BENE DEI POPOLI DEL CONTINENTE: COSI’ IL PAPA AL PRESIDENTE

DEL MOZAMBICO, JOAQUIM ALBERTO CHISSANO,

 

L’Africa in primo piano, stamani, in Vaticano: Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il capo di Stato del Mozambico, Joaquim Alberto Chissano, che è attualmente presidente di turno dell’Unione africana. Chissano, in carica dal 1986, si trova a Roma per la manifestazione Italia-Africa 2004, promossa dal Campidoglio assieme alla Comunità di Sant’Egidio. Sull’udienza, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“SENHOR PRESIDENTE, É COM GRANDE PRAZER …”

 

Giovanni Paolo II ha accolto cordialmente il presidente del Mozambico, esprimendo l’auspicio che i nobili sforzi dell’Unione africana, attualmente presieduta da Chissano, abbiano successo. Quindi, ha sottolineato “le gravi sfide e le grandi speranze” che oggi il Continente deve affrontare ed ha tenuto a ribadire come tenga “sempre nel cuore” la popolazione africana. Ha poi invocato la discesa dello Spirito Santo sulla “grande famiglia umana”, per suscitare nel cuore di tutti amore per la pace e per il dono della vita. Il Pontefice ha infine invocato la benedizione di Dio per il popolo del Mozambico, di tutta l’Africa e di quanti l’aiutano. Giovanni Paolo II ha visitato il Paese africano nel settembre del 1988. Il Mozambico conta circa 18 milioni di abitanti, di cui l’11,6 per cento di fede cattolica e il 9,2 per cento protestante. Nel 1992, gli Accordi di Roma, hanno posto fine alla guerra civile, che per oltre 15 anni ha afflitto l’ex colonia portoghese.

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“LA VOSTRA FEDE SIA SEMPRE ACCOMPAGNATA DALLA TESTIMONIANZA

DI AMORE FRATERNO E DALLA FATTIVA ATTENZIONE A QUANTI SI TROVANO

IN DIFFICOLTA’”. È L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI MEMBRI DELL’UCEMI,

UNIONE CRISTIANA DEGLI ENTI TRA E PER I MIGRANTI, RIUNITISI IERI E OGGI A ROMA

 

“La vostra fede sia sempre accompagnata dalla testimonianza di amore fraterno e dalla fattiva attenzione a quanti si trovano in difficoltà”. È l’esortazione del Papa ai membri dell’Ucemi (Unione cristiana Enti tra e per i migranti), in occasione del Congresso internazionale della federazione, conclusosi oggi a Roma. Al centro dell’incontro, il dibattito sulle attuali condizioni delle associazioni che riuniscono con sempre maggior fatica gli italiani della prima generazione e constatano l’assenza dei giovani. I partecipanti si sono anche soffermati sul riferimento all’ispirazione cristiana, verificando il servizio che riescono ad assicurare alle rispettive parrocchie. Ma sul saluto del Pontefice, ci riferisce Dorotea Gambardella.

 

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“Vi incoraggio a coltivare sempre la dimensione religiosa dei vostri sodalizi per tener vivi i valori ereditati dai padri e trasmetterli alle nuove generazioni”. È l’invito del Papa ai membri dell’Unione cristiana enti tra e per i migranti italiani, guidati dal presidente, Adriano Degano, e ricevuti in udienza. La federazione, nata il 20 marzo 1975 con l’intento di promuovere il bene degli emigrati e delle loro famiglie, s’inserisce “nelle comunità parrocchiali in spirito di fraterna e generosa collaborazione, offrendo, in tal modo, un contributo importante all’evangelizzazione”, ha sottolineato Giovanni Paolo II. Evangelizzazione che – ha osservato il Santo Padre – “anche nella nostra epoca, come già in passato, è strettamente legata ai fenomeni migratori”. Infine, il Pontefice, rivolgendo “un pensiero affettuoso alle comunità di migranti italiani sparse nel mondo”, ha affidato tutti coloro che operano nel settore immigrazione “a Maria Santissima, invocandola quale Madre dei Migranti”.

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LA STORIA, LIBERA DA PREGIUDIZI, SVOLGA IL SUO RUOLO PER LA CONVIVENZA

TRA I POPOLI: E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA NEL MESSAGGIO

PER IL 50.MO DI FONDAZIONE DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“L’ignoranza del proprio passato conduce fatalmente alla crisi e alla perdita di identità dei singoli e delle comunità”: è l’avvertimento del Papa contenuto nel messaggio al presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, mons. Walter Brandmüller, a 50 anni dalla fondazione dell’Istituto. Giovanni Paolo II sottolinea come la “rivelazione di Dio agli uomini è avvenuta nello spazio e nel tempo”, Dio “è entrato nella storia umana”. Proprio nel messaggio biblico, scrive il Santo Padre, si “conosce la vicenda umana nei suoi risvolti più nascosti: la creazione, la tragedia del peccato, la redenzione”. Si definisce così il vero orizzonte entro cui possono essere compresi eventi e figure della storia. In tale contesto, rileva, bisogna lavorare ad “un’indagine storica, libera da pregiudizi”, che svolga il suo “ruolo insostituibile nell’abbattimento delle barriere esistenti tra i popoli” per “una convivenza armoniosa dei popoli”.

 

 D’altro canto – prosegue – anche la Chiesa, a partire dalla sua fondazione, è un “fenomeno storico”. La “finalità essenziale della Chiesa”, si legge nel messaggio, consiste, oltre che nella glorificazione di Dio, “nel trasmettere i beni salvifici affidati da Gesù agli Apostoli - il suo Vangelo e i suoi sacramenti - ad ogni generazione dell'umanità bisognosa della verità e della salvezza”. Questo, evidenzia il Papa, è “precisamente il modo in cui la Chiesa realizza e porta a compimento se stessa nel corso della storia”. La Chiesa, ribadisce, ha “sempre incoraggiato le scienze storiche” ed è vivamente interessata alla conoscenza della sua storia. Il Papa rivolge, infine, un’esortazione ai candidati al sacerdozio affinché curino la conoscenza delle lingue latina e greca, giacché senza di esse “rimane precluso l’accesso alle fonti della tradizione ecclesiastica”.

 

Il 50.mo di fondazione del Pontificio Comitato di Scienze Storiche è stato ricordato solennemente ieri sera con una celebrazione eucaristica, officiata dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, nella Basilica di San Lorenzo in Damaso. Ecco un passaggio dell’omelia del porporato, incentrata sul tema “Il cammino della Chiesa nel corso dei secoli”:

 

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“Certo, la Chiesa è fatta di uomini e non di angeli e ogni uomo è limitato, è soggetto all’errore ed al peccato. Ma proprio questa caratteristica fa emergere di più di fronte allo studioso il mistero della Chiesa e pone un interrogativo sulla forza interiore che l’anima e sulla perennità di quest’istituzione nel corso dei secoli. Ben vengano, quindi, gli studi degli storici per indagare l’opera della Chiesa, in generale, come in particolare quella dei Sommi Pontefici che l’hanno guidata nel corso dei due millenni della sua esistenza”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

 

Il Papa ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Köln, e il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

Giovanni Paolo II ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze la professoressa Suzanne Cory, docente di Biologia medica all’Università di Melbourne e direttrice del Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research di Parkville, in Australia.

 

 

IL 17 APRILE DI UN ANNO FA, ERA IL GIOVEDÌ SANTO,

GIOVANNI PAOLO II FIRMAVA LA SUA 14.MA ENCICLICA:

“ECCLESIA DE EUCHARISTIA”

- Servizio di Sergio Centofanti -

 

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“La Chiesa vive dell’Eucaristia”: queste le prime parole dell’ enciclica di Giovanni Paolo II, firmata e pubblicata durante il Giovedì Santo del 2003. Un inno appassionato al Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo: “Nell’Eucaristia – scrive il Papa – abbiamo Gesù, abbiamo il suo sacrificio redentore, abbiamo la sua Risurrezione, abbiamo il dono dello Spirito Santo, abbiamo l’adorazione, l’obbedienza e l’amore al Padre”.

 

Il Papa ribadisce con grande forza come questo Sacramento sia il tesoro più prezioso, il cuore stesso del mondo,” in cui si riassume tutto il mistero della salvezza”. L’Eucaristia – spiega  – è il corpo di Cristo nel suo “stato glorioso di risorto”: “ci viene chiesto di credere” che Gesù “si rende presente con l’intero suo essere umano e divino negli umili segni del pane e del vino”. Mistero di luce che “mette a dura prova la nostra capacità di andare oltre le apparenze” e che può essere accolto solo nella fede. E “gli Apostoli che presero parte all'Ultima Cena capirono il significato delle parole uscite dalle labbra di Cristo? Forse no”. Per molti discepoli a Cafarnao, il discorso di Gesù sul “pane di vita” era “un linguaggio duro”: e tanti se ne andarono. Il Maestro interpellò anche gli apostoli: “Lasciate – scrive il Papa – che come Pietro io ripeta a Cristo, a nome di tutta la Chiesa, a nome di ciascuno di voi: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

 

Con l’Eucaristia – leggiamo nell’enciclica – “si assimila il segreto della Risurrezione”: è intima unione con Cristo che ci ha amato con “un amore che va fino ‘all’estremo’, un amore che non conosce misura”. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna – dice Gesù – e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. E “cosa diventano quelli che lo ricevono? Corpo di Cristo; ma non molti corpi, bensì un solo corpo”. Dunque “l’Eucaristia crea comunità fra gli uomini”. Sacramento di unità con Dio che diventa comunione con i fratelli, impegno a portare sulla terra la pace e la giustizia, condivisione con i più deboli.

 

Inoltre, “l’Eucaristia esige di essere celebrata in un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione”. D’altra parte “il Sacrificio eucaristico, pur celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità … una comunità veramente eucaristica non può ripiegarsi su se stessa, quasi fosse autosufficiente, ma deve mantenersi in sintonia con ogni altra comunità cattolica … in comunione col Vescovo” e con il Papa.  

 

L’Eucaristia “rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore, ma anche il mistero della risurrezione”: e non è soltanto un ricordo del sacrificio di Gesù, confinato nel passato, ma un contatto attuale, perché in Essa il sacrificio della Croce, che “abbraccia tutti i tempi”, si perpetua nei secoli ed è “come se vi fossimo stati presenti”.

 

Di qui – nota il Giovanni Paolo II – “il grande e grato stupore”, che sempre si rinnova di fronte a questo sacramento: il Papa invita a considerare la grandezza dell’evento celebrato che non può essere banalizzato o ridotto a semplice incontro conviviale. “La semplicità dei segni nasconde infatti l’abisso della santità”, la manifestazione dell’immenso amore di Dio.

 

Giovanni Paolo II si dice profondamente addolorato per gli abusi che si registrano talora nella prassi eucaristica: chi è in peccato grave deve ricevere il sacramento della riconciliazione prima di accedere alla comunione; e ad essa non possono essere ammessi “quanti ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”. “Ciascuno pertanto – scrive San Paolo – esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice”: accostarsi “a questa Sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta … non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna”.

 

Il Papa ribadisce l’importanza della Messa domenicale che “è un obbligo” a meno che non ci sia “un impedimento grave”. “Inoltre, la necessità del sacerdozio ministeriale, che poggia sulla successione apostolica, rimane talvolta oscurata e la sacramentalità dell'Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia dell'annuncio”. E nonostante l’ardente desiderio di unità non è possibile partecipare alla comunione presso le altre Chiese cristiane, se non in casi particolari, con riferimento alle Chiese Orientali: il cammino ecumenico infatti non può farsi se non nella verità. E anche nel campo importante dell’adattamento della liturgia alle varie culture un malinteso senso di creatività ha portato talvolta ad abusi che sono stati motivo di sofferenza per molti. “A nessuno – scrive il Papa - è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale”.

 

Infine Giovanni Paolo II, dando una testimonianza personale, incoraggia l’adorazione del Santissimo Sacramento, pratica purtroppo abbandonata in molti luoghi: è bello, scrive, intrattenersi a lungo con Lui in spirituale conversazione : “quante volte – dice - ne ho tratto forza, consolazione, sostegno”: ma “Contemplare Cristo – ricorda – implica saperlo riconoscere dovunque Egli si manifesti, nelle sue molteplici presenze”.

 

L’Eucaristia, anticipazione del Paradiso e farmaco d’immortalità, conclude il Papa, “consente di attingere alla sorgente stessa della grazia” e dà la forza di “trasformare il mondo secondo il Vangelo”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina la situazione in Iraq con un articolo dal titolo “Un crudele spettacolo mediatico”: un prigioniero statunitense esposto alle telecamere come un barbaro trofeo. 

 

Nelle vaticane, nel discorso al presidente della Repubblica del Mozambico, il Papa ha sottolineato che ha sempre nel cuore le popolazioni del Continente africano con le sue gravi sfide e le sue grandi speranze.

L’udienza del Papa ai partecipanti al Congresso promosso dall’Unione Cristiana Enti tra e per i Migranti italiani.

Il messaggio del Santo Padre al presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche.

L’omelia del cardinale Angelo Sodano nella concelebrazione eucaristica - nella basilica romana di san Lorenzo in Damaso - in occasione del V centenario della fondazione del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.  

 

Nelle estere, Medio Oriente: l’Unione Europea ribadisce il “no” ad iniziative unilaterali.

L’intervento dell'Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio dell’Onu a Ginevra nella 60 sessione della Commissione dei diritti umani: “La tratta delle persone umane ed i migranti irregolari”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, sulla meritoria opera di Giulio Battelli - soprattutto nel periodo 1940-1944 - per la tutela e la salvaguardia degli archivi ecclesiastici del centro Italia.

Un articolo di Giuseppe Costa in merito ad un recente manuale di giornalismo televisivo, che offre utili spunti per orientarsi nel complesso mondo della comunicazione e dell’informazione.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la drammatica vicenda dei tre civili italiani tenuti in ostaggio in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 aprile 2004

 
 

300 FEDELI DI 25 PAESI EUROPEI, INSIEME AI LORO VESCOVI,

DA OGGI IN PELLEGRINAGGIO VERSO SANTIAGO DE COMPOSTELA

- Intervista con il segretario generale della Comece, mons. Aldo Giordano -

 

Al via oggi in Spagna le iniziative legate al pellegrinaggio a Santiago de Compostela, promosso dalla Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea. L’occasione è data dall’Anno Santo compostelano e dall’ingresso nell’Unione Europea – il prossimo 1° maggio – di dieci nuove Nazioni. Ai vescovi della Comece si uniranno, fino a mercoledì prossimo, 300 fedeli di 25 Paesi, personalità politiche, esponenti di altre confessioni cristiane. Ma che significato assume quest’anno il “cammino di Santiago”? Risponde mons. Aldo Giordano, segretario generale della Comece, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Ha un significato simbolico, quello di riandare alla riscoperta delle radici dell’Europa e quindi anche delle radici cristiane; ha il significato di convocare tutta l’Europa, anche quella dell’Est, per camminare insieme; ha il significato di dire che l’Europa ha bisogno di un’anima, ha bisogno di un’etica, ha bisogno di un fondamento, ha bisogno di una luce e per questo il pellegrinaggio è costituito da rappresentanti delle Chiese, vescovi e rappresentanti del mondo delle istituzioni politiche e anche, in particolare, dai giovani.

 

D. – Quindi c’è un significato di stretta comunione di tutte le componenti religiose e spirituali del Vecchio Continente?

 

R. – Sì. Un particolare rilievo avrà anche la dimensione ecumenica, perché uno dei primi contributi che le Chiese possono dare all’Europa è certamente quello di essere uniti a casa propria; e quindi il processo ecumenico è uno dei primi contributi anche simbolicamente: saranno, infatti, presenti anche i rappresentanti delle altre Chiese.

 

D. – Allora, come può tutta la Chiesa d’Europa testimoniare il proprio sostegno al processo d’integrazione europea?

 

R. – Innanzitutto, la Chiesa dovrebbe essere se stessa; se la Chiesa è ciò che è, realizza la sua vocazione, e questo è il primo contributo. Un altro aspetto: la Chiesa è universale, cattolica e quindi crea una famiglia tra popoli, etnie, culture, religioni diverse, un’unica famiglia che rispetta la diversità. Inoltre, le Chiese hanno una secolare tradizione di dialogo e di incontro. Oggi è diventato urgentissimo l’incontro tra le religioni: solo un Dio può salvarci, e noi pensiamo che il Dio cristiano, il Dio che muore per tutta l’umanità e risorge sia il Dio capace di potere, anche in un momento storico così drammatico, favorire una convivenza delle diversità religiose e culturali. Un altro aspetto per l’Europa direi che è anche il tema della cultura. L’Europa ha prodotto molto nel campo del pensiero, delle idee e oggi abbiamo molte idee impazzite, ma abbiamo idee!

 

D. – Quali sfide si aprono per tutte le Chiese d’Europa in un momento in cui il mondo è minacciato dal terrorismo?

 

R. – La prima sfida credo sia che le Chiese debbano riscoprire cosa sono nella loro profondità, e le Chiese hanno un tesoro che è stato loro donato, il tesoro del Cristianesimo, il tesoro del Vangelo, il tesoro della fede. La sfida che abbiamo davanti al terrorismo ci spinge alla riscoperta – spero! – della nostra identità, che noi riteniamo capace di creare spazio per tutte le diversità.

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“ITALIA-AFRICA 2004”: OGGI POMERIGGIO GRANDE MANIFESTAZIONE

CON IL CONCERTO A PIAZZA DEL POPOLO

 

Proseguono a Roma, nonostante la pioggia le molte iniziative promosse in occasione della manifestazione "Italia - Africa 2004". Parole d'ordine: Cancellazione del debito, embargo alla vendita di armi, aiuti allo sviluppo, tutela dei diritti umani, medicine gratuite per sconfiggere le malattie, promozione della pace. Nel pomeriggio alle ore 17.00 inizierà a Piazza del Popolo il grande concerto legato all’iniziativa. L’evento musicale, completamente gratuito, vedrà l’esibizione tra gli altri di Youssou Ndour, Daniele Silvestri, Paola Turci, Max Gazzé e Riccardo Senigaglia. La conduzione della serata sarà affidata a tre personaggi dello spettacolo impegnati personalmente nella difesa dei diritti del popolo africano: Daniela Poggi, ambasciatrice dell’Unicef, Claudia Koll testimonial del Vis, il Volontariato Italiano per lo Sviluppo e Giobbe Covatta testimonial dell’organizzazione umanitaria Amref. La nostra emittente lo seguirà in radiocronaca diretta, con inizio alle 17.10, con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sui 105 MHz della modulazione di frequenza. E all’importante manifestazione è giunto anche il messaggio beneaugurale del Papa. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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E’ in programma per il primo pomeriggio la grande manifestazione per l’Africa promossa dai Sindacati e dal Comune di Roma. Obiettivo dell’iniziativa che si inserisce nel contesto della campagna Italia-Africa è quello di inserire i problemi del continente nell’agenda politica internazionale e squarciare il silenzio su quello che sta accadendo a pochi chilometri dall’Europa. All’iniziativa che è stata inaugurata ieri in Campidoglio dal presidente mozambicano Joaquim Alberto Chissano, hanno aderito anche i presidenti di Camera e Senato e ieri è stato ricevuto dal Sindaco Veltroni il telegramma di Giovanni Paolo II, a firma del Segretario di Stato Angelo Sodano. Il Papa ha formulato nel suo messaggio gli auguri per la manifestazione.

 

Il Santo Padre auspica che l’iniziativa contribuisca a suscitare presa di coscienza sempre più attenta ai gravi problemi del continente africano favorendone soluzioni rispettose per la dignità della persona in ordine alla promozione dell’inestimabile dono della vita umana e dello sviluppo integrale di quei popoli. Apprezzamento per l’iniziativa è stata espressa anche dal presidente della Repubblica italiana Ciampi, che ha sottolineato come l'impulso dell'Unione europea a costruire un legame forte e duraturo con l'Africa vada sostenuto con tenacia per favorire il migliore accesso ai mercati; per sostenerla nella sua lotta contro le malattie, la guerra ed il sottosviluppo. Infine un ringraziamento particolare alla città di Roma che ospita l’evento è giunto dal Segretario generale dell’Onu che ha sottolineato l’impegno dell’Italia nel fornire un'importante assistenza allo sviluppo di un gran numero di Paesi africani per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 18 aprile, seconda domenica di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci presenta l’incredulità di San Tommaso di fronte agli altri apostoli che dicono di aver visto Cristo risorto. Tommaso crede solo quando il Signore appare anche a lui. E Gesù gli dice: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Su questo brano del Vangelo ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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I testi pasquali fanno vedere che Cristo, dopo la Resurrezione, viene riconosciuto proprio dalle ferite. Le ferite sono la testimonianza per eccellenza dell’amore con cui Lui si è donato nelle nostre mani, rivelano che il sacrificio di sé nell’amore fa passare attraverso la morte nella vita. Perciò Cristo ritorna tra i discepoli che proprio il suo amore ha unito in comunità.

 

Tommaso vuole vedere le ferite, vuole mettere il dito nelle sue piaghe, non si fida dei fratelli. Lui, in qualche modo sganciato dalla comunione con i fratelli, vorrebbe arrivare alla certezza di Cristo risorto, ma l’opera della Redenzione di Cristo, unisce in modo definitivo l’amore e la fede. Non si può accedere a Cristo se non insieme ai fratelli. Si può vedere, ma ancora non capire, mentre chi ama conosce.

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CHIESA E SOCIETA’

17 aprile 2004

 

 

A 25 ANNI DALLA MORTE, IL CENTRO CULTURALE DI MEZZAGO

DEDICA UNA GIORNATA DI STUDIO A GIOVANNI BRASCA,

CHE FU GRANDE AMICO DEL PAPA

DURANTE GLI ANNI DEL SUO EPISCOPATO A CRACOVIA

 

MEZZAGO. = Una giornata di studio per ricordare Giancarlo Brasca, “l’amico italiano di Giovanni Paolo II”. Domani a Mezzago, la città natale di colui che fu corrispondente dell’arcivescovo Karol Wojtyla negli anni del Concilio - nonché organizzatore di viaggi di intellettuali italiani oltre la cortina di ferro e di iniziative di solidarietà a favore dell’università cattolica di Lublino, oltre che dell’ospitalità dei giovani cattolici polacchi a Roma – lo ricorda a 25 anni dalla morte attraverso l’iniziativa del Centro culturale a lui intitolato. A parlare di Brasca saranno il direttore dell’Osservatore Romano Mario Agnes, il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi, il senatore Adriano Bompiani, già ministro della Famiglia e degli Affari sociali, mons. Libero Tresoldi, vescovo emerito di Crema, coetaneo di Brasca e amico dalla giovinezza, Francesco Angelini, presidente di Cooperate, ente gestore di varie comunità terapeutiche nel Lazio ed in Puglia, che hanno avuto Giancarlo Brasca tra i fondatori. Nato a Mezzago il primo agosto 1920 e morto al Gemelli il 24 gennaio 1979, Giancarlo Brasca salì alla ribalta della cronaca il 16 ottobre 1978 quando il cardinale di Cracovia Karol Wojtyla fu eletto Papa. Giovanni Paolo II volle visitare Brasca al Gemelli, dove era ricoverato per linfoma, due giorni dopo l’elezione, il 18 ottobre 1978. L’incontro, con il dialogo che intercorse tra i due, è contenuto nel volumetto: “18 ottobre 1978: Giovanni Paolo II al Policlinico Gemelli”. Molti furono gli incarichi di prestigio ricoperti da Giovanni Brasca, tra i quali quello di direttore amministrativo dell’Università Cattolica dal ’45, di presidente dell’Azione Cattolica Ambrosiana dal 1958 al 1964, durante l’episcopato milanese del cardinale Giovanni Battista Montini. Fondò anche comunità terapeutiche per tossicodipendenti e scrisse intense pagine di esperienza religiosa, che – lo ha scritto lo storico della Chiesa mons. Piero Zerbi – rimarranno nella storia della spiritualità. Nell’occasione della Giornata di Mezzago verrà presentato un volume, curato ed edito dalla tipografia di Cooperate, dal titolo “Giancarlo Brasca”. (A.D.C.)

 

 

AVVIATA IN CAMERUN UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE. DA OGGI, FINO AL 6 GIUGNO PROSSIMO,

L’INIZIATIVA FRUTTO DI UN ACCORDO TRA CATTOLICI, PROTESTANTI E MUSULMANI

 

YAOUNDE’. = Le comunità cattoliche, protestanti e musulmane del Camerun hanno inaugurato oggi una campagna contro la violenza alle donne, una piaga sociale che interessa circa la metà della popolazione femminile del continente africano. Chiamata “Stop alle violenze contro le donne”, tema scelto quest’anno durante le cosiddette “Settimane pasquali”, la campagna – che durerà fino al 6 giugno prossimo - è patrocinata dalle tre massime autorità religiose del Paese: mons. Victor Tonye Bakot, presidente della Conferenza episcopale del Camerun, il pastore Joseph Mfochive, leader della Federazione delle Chiese e delle Missioni evangeliche del Camerun (Femec) e l’imam Hachimi Garba, presidente del Consiglio superiore islamico camerunese. Fino a giugno, conferenze, tavole rotonde, discussioni e celebrazioni ecumeniche in varie città dello Stato africano si susseguiranno allo scopo di sensibilizzare la popolazione sugli atti di violenza di cui le donne sono vittime, spesso all’interno della propria cerchia familiare. "In Africa - si legge in un comunicato inviato alla MISNA dagli organizzatori della campagna - la situazione è ancora più grave: in assenza di un’autentica protezione giuridica, la donna è spesso abusata, sfruttata, ridotta a funzione di pura riproduzione, quando non è vittima di violenze insite nelle tradizioni locali, come la mutilazione genitale". Spesso taciute o nascoste, "queste situazioni sono divenute quasi parte della normalità quotidiana, quando non sono addirittura interpretate come volontà divina”. (A.D.C.)

 

 

LE AUTORITÀ SUDANESI NON AUTORIZZANO GLI EMISSARI DELL’ONU A RECARSI

NEL DARFOUR DOVE, SECONDO LE TESTIMONIANZE DI PROFUGHI FUGGITI IN CIAD,

E’ IN CORSO UNA FEROCE OPERAZIONE DI PULIZIA ETNICA

 

GINEVRA. = Gli inviati delle Nazioni Unite non potranno verificare di persona le notizie che da giorni rimbalzano dal Sudan, dove sarebbe in corso una spietata azione di pulizia etnica nella regione del Darfour, teatro di un sanguinoso conflitto intestino. Il governo di Khartoum non ha concesso l’autorizzazione ai membri di una Commissione d’inchiesta dell’Onu a recarsi nell’area e il portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, Josè Diaz, ha precisato che i membri della missione - rientrati oggi a Ginevra - hanno raccolto comunque numerose testimonianze da parte di profughi fuggiti nel vicino Ciad, secondo dalle quali emergerebbe una situazione “decisamente deprimente”. Il responsabile della missione, Ndiaye, resterà ancora un giorno nel Ciad, per discutere sugli oltre 10 mila profughi, in maggioranza donne e bambini, giunti dal Darfour. La gravissima situazione della regione dell’ovest del Paese africano è stata denunciata dallo stesso segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Le testimonianze dei profughi provenienti da sei comunità differenti accusano in particolare i gruppi di Janjaweed come autori di uccisioni, stupri e spostamenti forzati di popolazione. Scoppiato all'inizio dell'anno scorso tra governo, milizie alleate e gruppi ribelli, il conflitto del Darfour ha spinto oltre 110 mila sudanesi a fuggire nel vicino Ciad ed ha causato 750 mila sfollati. (G.L.)

 

 

INAUGURATA OGGI A BOLOGNA, DALL’ARCIVESCOVO CARLO CAFFARRA,

LA FACOLTA’ TEOLOGICA DELL’EMILIA ROMAGNA

- A cura di Stefano Andrini -

 

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BOLOGNA. = Un luogo privilegiato per il confronto tra Vangelo e cultura, tra fede e ragione. “Luoghi cruciali per la costruzione di una autentica civiltà umana” così l’arcivescovo di Bologna, mons. Carlo Caffarra ha definito la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, presentata nel corso di una Conferenza stampa. La Congregazione per l’educazione cattolica dei Seminari degli Istituti di studi della Santa Sede ha infatti eretto, con decreto del 29 marzo scorso, lo Studio teologico accademico bolognese a Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Si conclude così un iter iniziato nel 1999. Nel decreto si ricordano le ragioni della decisione, per sopraggiunte necessità pastorali e a seguito dell’esplicita richiesta effettuata dalla Conferenza episcopale per l’Emilia Romagna e dalle province d’Italia dell’Ordine dei frati predicatori di San Domenico. Nel medesimo documento la Congregazione ha nominato anche gran cancelliere l’arcivescovo pro tempore di Bologna. La nuova Facoltà teologica, che ha sede a Bologna, è costituita secondo le norme accademiche ecclesiastiche ed è riconosciuta dallo Stato nella sua autorità a conferire titoli ecclesiastici. Essa offre tre cicli di studi, il baccellierato, la licenza, il dottorato. I destinatari sono seminaristi, religiosi in formazione, suore destinate a particolari compiti formativi e laici che intendono insegnare religione nelle scuole o che desiderano prepararsi accademicamente ad un impegno di particolare rilievo culturale nella Chiesa e nella società. In Italia esistono al momento Facoltà teologiche solo in altre cinque città: Milano, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari. Il riconoscimento accademico renderà possibile attuare una collaborazione tra Facoltà Teologica ed Università, ad esempio, attraverso lo scambio di crediti formativi.

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SPEGNERE LA TV NELLE COMUNITA’ RELIGIOSE PER CONTRASTARE GLI ECCESSI

DI VIOLENZA SUL PICCOLO SCHERMO: È LA PROPOSTA AVANZATA

DALLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA,

NEL CORSO DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE DELL’USMI CONCLUSASI IERI A ROMA

 

ROMA. = “Di fronte alla troppa violenza che invade le nostre case dal piccolo schermo, l’unica forma di protesta da adottare è quella di spegnere la televisione nei conventi e nelle comunità religiose per un periodo di cinque o sei mesi”. La proposta è stata avanzata nel corso dei lavori dell’Assemblea nazionale dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia), terminati ieri a Roma, e mira ad attirare l’attenzione sul degrado di certe trasmissioni televisive. “Il nostro intento - ha spiegato suor Clemente, la religiosa che ha promosso l’iniziativa - è solo quello di testimoniare il desiderio di avere una televisione che offra programmi positivi, in grado di far crescere tutti in umanità”. “La presidenza dell’assemblea – ha reso noto il Servizio Informazione religiosa della Chiesa Italiana - si è impegnata a riflettere su tale proposta”. “Le religiose tra interscambio generazionale e mobilità etnica” è stato il tema dell’Assemblea, alla quale hanno partecipato oltre 200 superiore generali di altrettanti istituti italiani. (D.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

17 aprile 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In queste ore di grande apprensione e sgomento per la sorte degli stranieri ancora in mano alla guerriglia irachena, si deve registrare una buona notizia: due nipponici, rapiti mercoledì scorso, sono stati rilasciati dai loro sequestratori. Sulla situazione in Iraq, dove ieri sono stati uccisi due poliziotti iracheni nei pressi di una moschea di Kerbala, ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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I due ostaggi giapponesi liberati, un giornalista ed un militante pacifista, sono stati consegnati al Consiglio degli ulema, l’organismo dei religiosi sunniti che ha già contribuito, con la propria mediazione, al rilascio di diversi stranieri rapiti dalla guerriglia. La loro liberazione, confermata dal governo di Tokyo, si aggiunge al rilascio, avvenuto giovedì scorso, di altri tre ostaggi nipponici, due volontari e un fotografo freelance. Grande costernazione ha invece provocato un ennesimo video, trasmesso ieri da Al Jazeera, nel quale viene mostrato un ostaggio americano. L’emittente del Qatar ha anche diffuso un appello del padre di Stefio per la liberazione dei tre ostaggi italiani. Il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, in una lettera inviata al presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha inoltre sottolineato come “i drammatici avvenimenti iracheni facciano risaltare la necessità di un impegno dell’Unione Europea anche a sostegno di una incisiva azione dell’Onu per la soluzione dell’attuale crisi in Iraq”. Ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha telefonato stamattina alla famiglia Cupertino per tranquillizzare i parenti dell’ostaggio ed avvisarli che “si stanno aprendo nuovi contatti”. L’arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone, si è fatto portavoce dell’accorato appello rivolto dalla famiglia per la restituzione della salma di Fabrizio Quattrocchi.

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Ma cosa c’è dietro al proliferare in Iraq dei piccoli gruppi ed eserciti di fanatici nati dal disfacimento del regime di Saddam Hussein che usano l’arma degli ostaggi? Ci risponde, al microfono di Fabio Colagrande, il vice-direttore di Famiglia Cristiana Fulvio Scaglione, inviato in Iraq.

 

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R. – Dietro il proliferare di queste sigle, di questi gruppi armati c’è sicuramente la disastrosa decisione, presa agli inizi dell’occupazione americana, di sciogliere l’esercito di Saddam perché, in qualche modo, ritenuto complice sicuramente ma comunque ancora fedele al deposto ed allora fuggiasco rais. Questo è stato un errore clamoroso, perché ha messo sulla strada, nel senso proprio anche della perdita dei privilegi e del lavoro, migliaia e migliaia di uomini addestrati, in possesso di armi e delle conoscenze giuste per usarle, che non avevano combattuto in realtà per Saddam. Durante la guerra erano stati, infatti, soprattutto i fedahin a tentare una resistenza alle truppe angloamericane. L’esercito si era subito sbandato e disperso. Questi uomini, che non avevano combattuto per Saddam, quindi, sono stati buttati in mezzo ad una strada, incentivando naturalmente i loro rancori e la loro voglia di prendersi, prima o poi, una rivincita.

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La critica situazione in Iraq e in Medioriente, ma anche la cooperazione bilaterale tra Italia e Iran, il nucleare e gli sviluppi regionali e internazionali: sono questi i temi al centro della visita in Italia del ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi, che domani arriverà a Roma.

 

“Il 30 giugno la sovranità dello Stato passerà agli iracheni come previsto”. Lo ha detto ieri il presidente americano Bush dopo l’incontro alla Casa Bianca con il premier britannico Tony Blair. Washington e Londra hanno ribadito che non tentenneranno di fronte al terrorismo ed alle intimidazioni che cercano di impedire di costruire la democrazia in Iraq ed hanno definito un’occasione storica il piano Sharon per il Medio Oriente. Il servizio di Sagida Syed:

 

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Nella congiunta conferenza stampa Bush e Blair hanno mostrato un fronte comune nei confronti dei tre maggiori temi in agenda. Sull’Iraq, essi hanno confermato la data del 30 giugno per il passaggio di sovranità agli iracheni con un governo ad interim di candidati proposti dalle Nazioni Unite fino alle successive elezioni democratiche. Per quanto riguarda il terrorismo islamico, Blair ha ribadito con forza che non si scenderà mai a compromessi con i responsabili delle atrocità delle ultime settimane sia in Iraq che in Europa e che America ed Inghilterra non abbandoneranno l’Iraq e porteranno a compimento il processo di democratizzazione del Paese. Sul controverso piano di Sharon, apertamente sostenuto dall’amministrazione americana, entrambi i leader hanno voluto precisare che esso non abbandona il progetto della Road Map e che, anzi, offre la possibilità ai palestinesi di un futuro di pace tra i due Paesi.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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Sulla necessità di portare avanti la Road Map si discute anche a Tullamore, in Irlanda, in occasione dell’incontro informale dei ministri europei nel corso del quale è stato dichiarato che, secondo l’Unione Europea, la proposta israeliana costituisce un significativo passo in avanti per la realizzazione di uno stabile processo di pace in Medio Oriente. Ma sul terreno, intanto, non si placa l’ondata di violenze. In Cisgiordania, un attivista palestinese è morto e altri due sono rimasti feriti a causa dell’esplosione di un ordigno che stavano trasportando all’interno del campo profughi di Askaar, nei pressi di Nablus.

 

Il leader socialista spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, ha prestato giuramento stamani davanti al re Juan Carlos, come nuovo capo del governo del Paese, dopo aver ottenuto ieri la fiducia del Parlamento con 183 voti. Lunedì prossimo, invece, presiederà la prima riunione del nuovo Consiglio dei Ministri, che ha già in programma la convocazione delle elezioni europee per il mese di giugno.

 

Si torna a votare oggi in Slovacchia per il ballottaggio delle elezioni presidenziali. Dopo la sconfitta a sorpresa al primo turno dell’attuale ministro degli esteri Eduard Kukan, il favorito è Vladimir Meciar, già tre volte capo del governo di Bratislava negli anni scorsi. Su questa consultazione, a cui sono chiamati oltre 4 milioni di elettori, il servizio di Emiliano Bos:

 

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L’avversario di Meciar è il suo ex alleato Ivan Gasparovich, che fino a due anni fa ha condiviso con lui la militanza nel Movimento per la Slovacchia Democratica. I due sono accomunati da un passato con non poche ombre, quando alla metà degli anni Novanta Meciar era a capo del governo di Bratislava e Gasparovich presidente del Parlamento. Risalgono a quel periodo abusi nella gestione dei servizi segreti, provvedimenti anticostituzionali e poco trasparenti ed anche il rapimento – mai chiarito – del figlio di un loro avversario politico. Meciar che, al primo turno ha ottenuto quasi il 33 per cento dei voti, non esita oggi a riproporsi nei suoi modi da tribuno, mentre Gasparovich – su cui potrebbero convergere i voti dell’attuale partito di maggioranza – ha chiesto scusa per la gestione dei governi di cui ha fatto parte all’epoca dell’alleanza con il suo odierno avversario.

 

Per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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In Italia tutti condannati i quattro imputati accusati di concorso in omicidio colposo plurimo e disastro colposo per la tragica collisione che a Linate, l’8 ottobre 2001, ha causato la morte di 118 persone. La sentenza è stata emessa ieri dal Tribunale di Milano in un clima di grande tensione e in un silenzio irreale rotto solo da un disperato urlo - “Inginocchiatevi, inginocchiatevi” – rivolto agli imputati.

 

Si è conclusa positivamente l’odissea di oltre 100 clandestini, quasi tutti di origine eritrea, avvistati a Sud di Lampedusa. Gli extracomunitari sono stati tratti in salvo da un cargo tunisino.

 

 

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