RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 107 - Testo della trasmissione di venerdì 16 aprile 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani primo anniversario dell’Enciclica “Ecclesia de Eucharestia”, un grande regalo del Papa alla Chiesa: intervista con l’arcivescovo, Domenico Sorrentino.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La crisi irachena e la minaccia terroristica ancora in primo piano: la Santa Sede offre la possibilità di mediare per la sorte degli ostaggi, mentre proseguono sul campo gli scontri tra le forze ribelli e le truppe della coalizione: ai nostri microfoni il cardinale Renato Martino ed il nunzio a Baghdad Fernando Filoni

 

“Africa e Europa: un destino comune”: oggi e domani a Roma Convegno internazionale promosso dal Comune e dalla Comunità di Sant’Egidio nell’ambito delle iniziative Italia-Africa 2004

 

Il miracolo della speranza: un libro biografico e storico sulla figura del cardinale vietnamita Van Thuan.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Muore in un incidente stradale il 51.enne il religioso saveriano, padre giuseppe Mauri, da oltre 20 anni missionario in Africa.

 

Appello del presidente dei vescovi filippini, in vista delle elezioni di maggio: il clero si astenga dal prendere pubblicamente posizione, ma i cristiani si impegnino in politica per difendere i valori del Vangelo

 

Partirà domani pomeriggio il pellegrinaggio dei vescovi europei verso Santiago. Ai presuli della Comece si uniranno anche esponenti politici e leader religiosi di varie confessioni cristiane.

 

La Commissione Onu per i diritti umani di Ginevra ha approvato le risoluzioni contro violazioni commesse da Cuba, Corea del Nord e Turkmenistan. Non accolte le risoluzioni contro Russia Cina e Zimbabwe

 

L’Università di Tor Vergata, insieme con alcuni centri di ricerca africani, ha creato un vaccino contro l’Aids da testare clinicamente sui bambini nati sani ma a rischio contagio durante l’allattamento.

 

Dedicato ai 30 anni dell’Esortazione apostolica Marialis Cultus il 15.mo Colloquio internazionale e mariologico che si apre oggi in Sicilia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il premier israeliano Sharon pronto a dimettersi se il Likud non approverà il suo piano di ritiro unilaterale dai Territori

 

In Sudafrica si profila una netta affermazione dell’African National Congress.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 aprile 2004

 

CADE DOMANI,17 APRILE 2004, IL PRIMO ANNIVERSARIO DELL’ENCICLICA

DI GIOVANNI PAOLO II SULL’EUCARISTIA

 

Si celebrerà domani 17 aprile il primo anniversario della promulgazione dell’Enciclica “Ecclesia de Eucaristia”, la 14 ma, firmata da Giovanni Paolo II nel giorno del Giovedì Santo di un anno speciale, il 2003, dedicato al Rosario, e che ha segnato il 25mo del suo pontificato. “Un grande regalo del Papa alla Chiesa”, cosi ha commentato l’arcivescovo Domenico Sorrentino, segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto sul significato profondo di questa Enciclica

 

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R. – Lo possiamo cogliere sinteticamente proprio dalle prime parole: “Ecclesia de Eucaristia vivit”, la Chiesa vive dell’Eucaristia. L’Eucaristia, dice il Papa, “racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa”. Detto in altri termini, se si vuole capire che cosa è la Chiesa, bisogna coglierne il mistero a partire dall’Eucaristia, da questo mistero dalle molteplici dimensioni, mistero di sacrificio e di presenza, mistero di convito e di comunione. Se è vero che è la Chiesa a celebrare l’Eucaristia, in radice è l’Eucaristia a plasmare la Chiesa, perché essa è Cristo stesso, nella pienezza della sua divinità ed umanità, che continua a camminare con i suoi, si fa offerta al Padre e cibo per i fratelli, ripresentando ad ogni generazione, in ogni giorno dell’umanità, l’unico mistero del Golgotha e dell’ultima cena.

 

D. – Nell’Enciclica c’è anche il dolore del Papa per gli abusi che si compiono nella pratica liturgica rispetto all’Eucaristia: ha quindi dato mandato perché si preparasse un documento sugli abusi, di cui molti attendono la pubblicazione...

 

R. – Sì, il Papa si mostra preoccupato. Egli ha scritto un anno fa questa Enciclica per ridestare lo “stupore” di fronte all’adorabile mistero dell’Eucaristia. Purtroppo in alcuni luoghi questo mistero è celebrato in modo riduttivo, poco consono alla sua verità e dignità. Magari con le migliori intenzioni di adattamento pastorale, ci si allontana con leggerezza dalle norme liturgiche. E’ quello che il Papa qualifica “ombre”. Ombre che naturalmente non devono far dimenticare le luci. Dal Concilio in poi, la riforma liturgica ha messo la comunità cristiana in grado di vivere in modo più partecipato, cosciente e fruttuoso il mistero eucaristico. Ma alcune cose che prima erano  lodevolmente coltivate, sono qua e là andate un po’ perdute, ad esempio la pratica dell’adorazione eucaristica. L’Enciclica è un grande invito a recuperare il mistero eucaristico in tutta la sua grandezza e in tutte le sue esigenze. Come i discepoli di Emmanus, la Chiesa del nostro tempo deve aprire gli occhi sull’Eucaristia, penetrarla con più viva fede, celebrarla con l’amore che essa merita. A queste condizioni Gesù-Eucaristico plasma la nostra vita e la fa sua.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Iraq: logorante attesa per la sorte degli ostaggi”; il dramma delle famiglie e dei popoli.

 

Nelle vaticane, articoli che illustrano le varie iniziative pastorali promosse nelle diverse diocesi italiane. 

 

Nelle estere, Medio Oriente: appello di Kofi Annan a tornare al tavolo delle trattative.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Fabrizio Contessa dal titolo “L’eroica carità di Don Gioacchino, conforto alla crudeltà di quelle ore”; a poco meno di un mese dai tragici eventi di via Rasella e delle Fosse Ardeatine, il 17 aprile del 1944 nel quartiere romano del Quadraro si consumò una delle pagine più drammatiche e meno conosciute dell’occupazione nazista: il rastrellamento e la deportazione di oltre novecento persone.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il dramma degli ostaggi italiani in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 aprile 2004

 

LA CRISI IRACHENA E LA MINACCIA TERRORISTICA ANCORA IN PRIMO PIANO:

LA SANTA SEDE OFFRE LA POSSIBILITÀ DI MEDIARE PER LA SORTE DEGLI OSTAGGI, MENTRE PROSEGUONO SUL CAMPO GLI SCONTRI

TRA LE FORZE RIBELLI E LE TRUPPE DELLA COALIZIONE

- Interviste con il cardinale Renato Martino ed il nunzio a Baghdad, Fernando Filoni -

 

Il mondo intero appare travolto ogni giorno di più dalla minaccia terroristica e dalla crisi irachena, in pena particolare per la sorte degli ostaggi ancora nelle mani dei ribelli. Che fare? Ci si interroga per non sentirsi impotenti di fronte al male che avanza e l’opinione pubblica guarda anche al possibile ruolo che potrebbe offrire la Santa Sede. Per questo Roberta Gisotti ha interpellato il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace:

 

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R. – La Santa Sede è sempre disposta, come lo è stata lungo i secoli della sua esistenza ad offrire la sua opera pacificatrice e di mediazione quando ne è stata richiesta. Non dubiterei quindi che, se ne fosse richiesta, anche in questa circostanza non rifiuterebbe. Piuttosto è questo che ci spinge a chiedere con insistenza che la comunità internazionale entri in scena trasformando il genere di presenza in una presenza pacificatrice di tutte le componenti della società irachena.

 

D. – Sono più i soggetti che invocano un ruolo diverso dell’Onu...

 

R. – Certo. L’Onu che all’inizio non è entrata all’inizio del conflitto dovrebbe ora entrare con questo ruolo pacificatore. Questa presenza dovrebbe essere accettata naturalmente dagli iracheni.

 

D. – Quello che è necessario è che ci siano delle forze accettate non come forze di occupazione, ma realmente come forze di ricostruzione...

 

R. – Certo. Questa penso che sia la via più sicura per una ripresa di quella martoriata Nazione.

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Cresce dunque la preoccupazione per i circa 40 ostaggi in mano a diversi gruppi della guerriglia in una giornata segnata da nuovi combattimenti. Il ‘governatore' americano in Iraq, Paul Bremer, sta usando “canali molteplici” nei negoziati per pacificare Falluja ed evitare il confronto a Najaf, la città santa del sud dove sembra sia asserragliato il leader ribelle sciita Moqtada Sadr. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Le truppe americane continuano a combattere a Falluja dove per i bombardamenti sono morti 15 iracheni, mentre nel sud, a Najaf, le forze della Coalizione attendono l’ordine di attacco contro il leader sciita ribelle Moqtada Sadr che minaccia una reazione dalla “ferocia inimmaginabile” se  qualcuno oserà toccarlo e assicura che non scioglierà mai il suo Esercito del Mahdi. Gli americani, secondo un inviato della televisione del Qatar al Jazira, stanno avanzando dentro Kufa, cittadina nelle vicinanze di Najaf, che è ancora nelle mani dei gruppi al comando di Sadr. Dalla massima autorità religiosa dell’Iraq sciita, il grande ayatollah Alì Sistani, viene un monito alle forze della Coalizione che – afferma un portavoce – non devono in alcun modo entrare nelle città sante sciite di Kerbala e Najaf.

Intanto aumentano tensione e preoccupazione per la sorte degli altri tre ostaggi italiani. I segnali, più o meno ufficiali, che giungono dall’Iraq, fanno capire che il caso degli italiani è “ben più complicato” di quello dei tre ostaggi giapponesi liberati ieri. Gli assassini di Fabrizio Quattrocchi sembrano poco disposti a seguire gli appelli alla liberazione che le stesse autorità religiose locali continuano a diffondere, l’ultimo rinnovato questa mattina dal Comitato degli Ulema, gli studiosi islamici. Sull’impegno da parte del governo italiano, ci riferisce Gianpiero Guadagni:

 

“‘Faremo tutto il possibile per il loro rilascio immediato e senza condizioni’: così ieri sera il premier Berlusconi ha sintetizzato la linea del governo nella vicenda dei tre ostaggi italiani ancora in vita. E’ una fase delicata, serve riservatezza e allora, in queste ore drammatiche, si attivano tutti i possibili canali diplomatici, anche attraverso Iran e Siria. Ma l’intelligence segnala gravi ostacoli nella trattativa, perché se – come sembra – i sequestratori fanno parte di fazioni sunnite, prive di una leadership riconosciuta, è allora più difficile trovare l’interlocutore giusto. Sul fronte politico interno, gli appelli all’unità lanciati dal capo dello Stato vengono raccolti da maggioranza e opposizione. Dal centrosinistra viene però sollecitata una svolta radicale nella gestione della crisi irachena. E in una lettera inviata a Ciampi e a Berlusconi, il presidente della Commissione europea Romano Prodi afferma che ‘è in momenti di dolore come questo, quando è in gioco la vita stessa dei propri cittadini, che il Paese deve dare prova di unità nazionale. La morte di Quattrocchi – aggiunge Prodi – ci ricorda quanto è necessario essere fermi nella lotta contro il terrorismo’.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni”.

 

Il ministero degli Esteri danese conferma il rapimento di un cittadino danese. Si tratterebbe di un uomo d'affari di una trentina d'anni che si trovava in Iraq per impiantare una industria nel settore delle fognature. Il rapimento sarebbe avvenuto martedì nella tarda serata mentre l'uomo era in viaggio in automobile da Bassora a Baghdad. E’ stato liberato, invece, un ostaggio cinese, del cui rapimento non si era a conoscenza.

 

Quello degli ostaggi è l’ennesimo aspetto drammatico di una situazione estremamente complessa, come sottolinea, nell’intervista di Fabio Colagrande, l’arcivescovo Fernando Filoni, nunzio apostolico a Baghdad:

 

R. – Pensando alle famiglie, pensando alle persone prese in ostaggio, ci sembra  estremamente complicata una situazione già di per sé difficile da un punto di vista psicologico, ma anche da un punto di vista ovviamente militare, politico e diplomatico. Siamo in un momento di estrema delicatezza e gravità. Mi pare che in questo momento abbiamo bisogno di valutare un po’ tutti questi aspetti, di ragionarvi  sopra in modo da evitare che ci siano ancora situazioni che aggravino, che rendano più penoso il momento stesso. Bisogna anche pensare alla drammaticità che vive il popolo iracheno da un anno a questa parte che è l’altro grande aspetto che, forse, ci tocca meno da vicino, dal punto di vista psicologico, però non è meno grave per la popolazione.

 

D. – La Santa Sede potrebbe avere un ruolo nella mediazione per liberare gli ostaggi?

 

R. – In teoria tutto è possibile, ma in realtà la situazione è difficile perché non si sa bene chi detenga gli italiani o gli altri. Quindi è difficile trovare l’interlocutore con cui eventualmente anche trattare. E poi c’è la volontà politica di trattare? In linea di principio noi siamo aperti a qualsiasi aiuto che possiamo dare.

 

D. – Le Chiese cristiane in Iraq in questi mesi sono impegnate in un’opera di solidarietà molto importante che si sta accentuando con l’accentuarsi della violenza in queste ultime settimane ...

 

R. – Ovviamente la Chiesa vive la drammaticità del popolo iracheno perché ne è parte e quindi vive tutti i problemi che ci sono o che si prevede ci saranno. Da parte nostra, cerchiamo di venire incontro con quegli aiuti umanitari, con quella solidarietà che le circostanze richiedono.

 

R. – La situazione sicuramente nel Paese non è uniforme. Ci sono aree dove c’è più violenza. In ogni caso, questo momento, il rapporto della popolazione con i militari della Coalizione è davvero incrinato?

 

D. – E’ difficile fare valutazioni in rapporto alla coalizione perché ovviamente sono tanti gli aspetti che dovrebbero essere bene analizzati per non peccare di essere di parte. Diciamo che la popolazione vive una forma di frustrazione perché si aspettava molto di più in questo anno, mentre invece la realtà continua ad essere drammatica non solo nei servizi, nel lavoro, ma anche negli ultimi risvolti che stiamo vedendo, come appunto la guerra.

 

Attraverso il suo presidente, l'Iran, che sta conducendo una mediazione in Iraq anche su richiesta del governo italiano, afferma che gli Usa sono responsabili per la spirale di violenza e che “gli occupanti” devono lasciare l'Iraq. Khatami ha fatto queste dichiarazioni condannando l'uccisione avvenuta ieri a Baghdad di un diplomatico dell'ambasciata iraniana. C’è poi l’annuncio che malgrado la tensione nelle relazioni bilaterali, gli Stati Uniti hanno chiesto alla Siria di intervenire per cercare di calmare la situazione in Iraq.

 

Sul piano dell’Unione europea, si pronuncia il ministro degli Esteri irlandese e presidente di turno, Cowen: esprime “profonda preoccupazione” per la spirale di violenza, condannando “in particolare la presa e le uccisioni di ostaggi”. A poche ore dall’inizio del Consiglio informale dei ministri degli Esteri, che si occuperà di Medio Oriente e di situazione irachena, Cowen ribadisce che l’Ue non può trattare con Bin Laden, che le democrazie non trattano con i terroristi. Cowen ricorda che l’Europa è “assolutamente impegnata nel sostenere la transizione ad un Iraq pacifico e democratico e il ruolo delle Nazioni Unite in questo processo”.  

 

Resta da dire che per discutere degli ultimi sviluppi della situazione il presidente americano, Bush, incontra oggi alla Casa Bianca il premier britannico, Blair.

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AL VIA OGGI A ROMA LA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE “ITALIA-AFRICA 2004”,

PROMOSSA DAL COMUNE CAPITOLINO

 

 

“Africa e Europa: un destino comune”. Con questo titolo si è aperto stamani a Roma il Convengo internazionale promosso dal Comune insieme con la Comunità di Sant’Egidio nell’ambito delle iniziative Italia-Africa 2004. Il convegno, che si chiude domani, affronta tematiche di carattere politico, storico, culturale e sociale con gli esponenti dei governi africani e della società civile. Servizio di Stefano Leszczynski:

 

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“Aiutare l’Africa è un dovere dell’Europa”. Lo ha affermato in apertura dei lavori il sindaco di Roma, Walter Veltroni, sottolineando i grandi mali che affliggono il continente africano, a partire dall’enorme povertà, dalla necessità di sviluppo economico e dalla piaga dell’Aids. Temi, questi, cui ha fatto riferimento anche il presidente del Mozambico, Joaquim Alberto Chissano, che nella sua veste di presidente dell’Unione Africana, ha anche parlato dei temi importanti della sicurezza. “Senza sviluppo – ha detto – non ci può essere la sicurezza. Il terrorismo non può essere combattuto soltanto con le armi; il terrorismo può e deve essere combattuto, molto più efficacemente, con aiuti di natura economica”. Il presidente Chissano ha inoltre espresso – a nome dell’Africa – il proprio rammarico per quanto subito dall’Italia in Iraq ed ha parlato del conflitto iracheno come di un conflitto che si spera non si debba rivedere in altre parti del mondo e a cui bisogna porre una immediata soluzione. IL presidente Chissano ha fatto poi riferimento anche al dramma vissuto dalla Spagna, con il gravissimo attentato subito l’11 marzo, esprimendo la solidarietà e la solidarietà del popolo africano nei confronti del popolo spagnolo.

 

Subito dopo ha preso la parola il presidente della Repubblica del Burundi, Domitien Ndayizeye, che ha sottolineato gli enormi sforzi sostenuti dal suo Paese per uscire dalla situazione di conflitto, durato 10 anni, con danni economici assolutamente disastrosi. Il presidente burundese ha sottolineato la grave situazione economica del Paese e la necessità di una ricostruzione: “Dieci anni di guerra hanno completamente distrutto tutte le infrastrutture di questo Paese”.

 

Sono stati, comunque, tutti concordi nel sottolineare gli sforzi che il continente africano sta facendo per uscire dalla crisi, ma hanno tutti sottolineato, ugualmente, l’enorme necessità di aiuto da parte dell’Europa. Sentiamo a proposito il professor Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio:

 

“Io credo che debba crescere in Europa il senso di avere un futuro comune con l’Africa; insomma, un grande sentimento di solidarietà euro-africana perché o saremo insieme domani, o cadremo insieme. Ci sono delle responsabilità africane ben chiare, come quelle della corruzione, come quelle della violenza e della guerra; ci sono delle responsabilità europee, soprattutto c’è la responsabilità di un aiuto che è un aiuto decrescente, e soprattutto di una politica sempre più inerte nei confronti dell’Africa da parte dell’Europa”.

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PRESENTATO IERI IL VOLUME: “IL MIRACOLO DELLA SPERANZA.

IL CARDINALE FRANÇOIS-XAVIER NGUYEN VAN THUAN, APOSTOLO DI PACE”.

UN LIBRO BIOGRAFICO E STORICO

- Ai nostri microfoni il cardinale Renato Martino ed il senatore Giulio Andreotti -

 

La Sala Marconi della Radio Vaticana ha fatto da sfondo ieri alla presentazione del volume “Il miracolo della speranza. Il cardinale François-Xavier Nguyên Van Thuân, apostolo di pace”, delle Edizioni San Paolo. Un libro biografico, che racconta la storia del porporato vietnamita, scomparso nel 2002, ma anche delle vicende politico-sociali di un periodo di vera trasformazione. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

 

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“Il miracolo della speranza”. Un titolo emblematico, così come emblematica è la figura del cardinale Van Thuân, a cui questa pubblicazione è dedicata. Un libro intenso, che traccia un percorso complesso, con una doppia chiave di lettura, intrisa di elementi di grande spessore: da una parte, la figura del porporato, la cui vita ha di per sé decine di spunti di riflessione; dall’altra, la situazione politico-sociale in cui il cardinale visse. Due livelli che si intrecciano, dunque: sullo sfondo il Vietnam, “giro di boa” della storia contemporanea. La complessità del cardinale Van Thuân sembra quasi essere una specie di “destino” esistenziale, legato al fatto di appartenere ad una famiglia influente, ma anche a quello di vivere in modo doloroso il suo episcopato, trascorso più nelle carceri vietnamite che nel governo diretto al popolo di Dio. Un testimone del Novecento, dunque, della sofferenza e della speranza. La speranza che è stata anche il tema centrale dei suoi scritti; la speranza vissuta come virtù, paradigma ed insegnamento. Un ricordo personalissimo del cardinale Van Thuân nelle parole del cardinale Renato Raffaele Martino, alla guida del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace:

 

“Il cardinale Van Thuân è un esempio grandioso di sofferenza, ma di una sofferenza che ha uno scopo ben preciso: quello di salvare il mondo. Quindi questo amare i suoi nemici è veramente cristiano. Adesso ci meravigliamo che lui lo facesse, ma in realtà dovremmo farlo tutti!”.

 

Il doppio livello biografico e politico, dicevamo, che permettere di essere “un libro che va oltre”, come ci spiega il senatore a vita Giulio Andreotti:

 

R. – A parte la biografica che c’è del cardinale, importante è tutta l’inquadratura – direi – politica della crisi del Vietnam. C’è una constatazione di una serie di errori storici che sono stati commessi.

 

D. – Un ricordo del cardinale Van Thuân, che ha lei personalmente?

 

R. – L’ultima volta che l’ho visto, stava partendo da Padova per andare a Milano ad una visita di controllo. Parlava con una serenità assoluta delle sue prospettive, sapendo benissimo di essere malato gravemente.

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CHIESA E SOCIETA’

16 aprile 2004

 

 

MUORE IN UN INCIDENTE STRADALE IL 51.ENNE RELIGIOSO SAVERIANO,

PADRE GIUSEPPE MAURI, DA OLTRE 20 ANNI MISSIONARIO IN AFRICA

 

MAPUTO. = Un incidente stradale, in Mozambico, ha stroncato la vita di padre Giuseppe Mauri, 51.enne missionario saveriano, che è deceduto ieri mattina in seguito ad uno scontro con un autobus mentre viaggiava con la sua auto in direzione della capitale Maputo. La notizia, riferita dalla Misna, è stata diffusa da padre Joao Bortoloci, responsabile dei Saveriani nel Paese africano. Il religioso, nato a Ronco Brigantino, in provincia di Milano, lavorava nella missione di Chibututuine, non lontano da Maputo. Dal 1982 al 1989 era stato impegnato nella Repubblica democratica del Congo e successivamente nelle comunità saveriane della Gran Bretagna, dove aveva svolto anche il servizio di superiore. Negli ultimi mesi, padre Mauri si era dedicato ai malati terminali di Aids: "A volte – scriveva - provo dolore quando penso che nel mondo occidentale, da vari anni, si può fare e si fa tanto per i malati di Aids, mentre qui non c’è ancora nessuna speranza”. (A.D.C.)

 

 

APPELLO DEL PRESIDENTE DEI VESCOVI FILIPPINI,

IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MAGGIO:

IL CLERO SI ASTENGA DAL PRENDERE PUBBLICAMENTE POSIZIONE,

MA I CRISTIANI SI IMPEGNINO IN POLITICA PER DIFENDERE I VALORI DEL VANGELO

 

MANILA. = Difendere i valori, non schierarsi con i partiti. L’arcivescovo di Davao, Fernando Capalla, presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, si è rivolto così ai sacerdoti e ai religiosi suoi connazionali, in vista delle elezioni politiche del prossimo 10 maggio. Il presule, riferisce l’agenzia Fides, ha ricordato che il clero non può impegnarsi direttamente in partiti politici, come stabilisce il Canone 287 del Codice di Diritto Canonico. Il sacerdote - ha puntualizzato l’arcivescovo - dev’essere un elemento di unità nella sua parrocchia: quando invece sostiene un candidato in particolare, “finisce per dividere la sua comunità”. Lo stesso vale per i leader laici, i catechisti, o le persone impegnate nell’ambito delle comunità o dei movimenti cattolici: se si candidano in liste elettorali, ha sostenuto mons. Capalla, dovrebbero lasciare i propri incarichi liturgici o pastorali in seno alla comunità ecclesiale, per non urtare la sensibilità della gente. “La Chiesa - ha affermato l’arcivescovo - deve promuovere l’armonia nella comunità e per questo coloro che sono al servizio dei fedeli, in qualità di responsabili non possono essere identificati come appartenenti a una fazione politica”. Spingere i fedeli all’attività politica, invece, resta un dovere importante per i cristiani. “La Chiesa – ha affermato il presidente dei vescovi filippini - sta cercando di educare i fedeli alla politica, organizzando seminari di formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa in ogni diocesi o centro sociale”, giacché è dovere di ogni cristiano evangelizzare la politica e portare i valori cristiani nella gestione della vita pubblica. (A.D.C.)

 

 

PARTIRA’ DOMANI POMERIGGIO IL PELLEGRINAGGIO DEI VESCOVI EUROPEI

VERSO SANTIAGO. AI PRESULI DELLA COMECE SI UNIRANNO

ANCHE ESPONENTI POLITICI  E LEADER RELIGIOSI DI VARIE CONFESSIONI CRISTIANE

 

SILOS (SPAGNA). = Vescovi europei, uomini politici di spicco, leader di comunità di varie confessioni cristiane, semplici fedeli: tutti uniti sul Camino di Santiago, da domani e fino a mercoledì 21 aprile. E’ giunto alla sua vigilia il pellegrinaggio verso il celebre Santuario di Compostela, promosso dalla Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, in occasione dell'Anno Santo compostellano e dell'ingresso nell'Unione Europea di dieci nuove nazioni. L’iniziativa, scrivono i vescovi europei, “vuol essere segno di speranza e di fiducia in un'Europa sempre più unita e testimonianza della presenza e del sostegno della Chiesa al processo di integrazione europea”. Ai presuli della Comece si uniranno 300 fedeli di 25 Paesi, ma è ricco il panorama dei partecipanti illustri: tra gli altri, figurano il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Budapest, il nunzio apostolico in Spagna, l’arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, il vescovo luterano di Helsinki, Erik Vikström, il rappresentante della Chiesa Ortodossa presso l'Unione europea, mons. Athanasios di Acaia; il ministro irlandese Mary Hanafin, in rappresentanza della presidenza di turno dell'UE. E' previsto un videomessaggio del presidente della Commissione Europea Romano Prodi. Celebrazioni liturgiche, discorsi di responsabili europei, visite a luoghi d'arte e di spiritualità scandiranno le tappe del cammino a piedi, che si aprirà nel pomeriggio  di domani nel Monastero di Santo Domingo de Silos, con la recita dei Vespri animata dai monaci. L’ultimo tratto di marcia si svolgerà attraverso le montagne della Galizia, mentre la liturgia finale verrà celebrata nella Cattedrale compostellana, al mattino del 21 aprile. (A.D.C.)

 

 

LA COMMISSIONE ONU PER I DIRITTI UMANI DI GINEVRA HA APPROVATO

LE RISOLUZIONI CONTRO VIOLAZIONI COMMESSE DA CUBA, COREA DEL NORD

 E TURKMENISTAN. NON ACCOLTE LE RISOLUZIONI CONTRO RUSSIA, CINA E ZIMBABWE

 

GINEVRA. = La Commissione dell’Onu dei diritti umani si è riunita ieri, a Ginevra, per discutere e votare sulle risoluzioni presentate soprattutto dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti contro alcuni Stati accusati di violare i diritti dell’uomo. Cina, Cuba, Corea del Nord e Russia sono solo alcuni dei Paesi segnalati, ma non tutte le risoluzioni presentate sono state approvate. Non è passata quella contro la Russia per le presunte violazioni avvenute in Cecenia. Una risoluzione pretestuosa che “non teneva conto dei progressi reali nel processo politico per il ritorno alla normalità” nel Paese caucasico, ha commentato dopo il voto il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, il quale ha sottolineato come la risoluzione, presentata dall’Ue e dagli Usa, sia stata bocciata con un risultato ancora “più largo” di quelle precedenti. Anche contro la Cina non è stata approvata la risoluzione presentata dagli Stati Uniti, che denunciava le pesanti restrizioni alla libertà di riunione e le severe sentenze nei confronti di coloro che vogliono esercitare i loro diritti fondamentali in Tibet e Xinjiang. Anche la risoluzione presentata dalla Nigeria contro lo Zimbabwe non è stata accolta con favore dalla Commissione. Insoddisfatto dai risultati di ieri, invece, è il ministro degli Esteri cubano, Felipe Perez Roque, che ha giudicato “ridicolo” il voto della Commissione, con il quale sono stati deplorati “gli eventi dell'anno scorso a Cuba dove verdetti sono stati pronunciati contro alcuni dissidenti e giornalisti”. La Commissione ha approvato inoltre la risoluzione contro la Corea del Nord ed il Turkmenistan, accusati di massicce violazioni dei diritti umani e di restrizioni alle libertà della persona. (G.L.)

 

 

L’UNIVERSITÀ DI TOR VERGATA, INSIEME CON ALCUNI CENTRI DI RICERCA AFRICANI,

HA CREATO UN VACCINO CONTRO L’AIDS DA TESTARE CLINICAMENTE

SUI BAMBINI NATI SANI MA A RISCHIO CONTAGIO DURANTE L’ALLATTAMENTO

 

ROMA. = Un vaccino per evitare la trasmissione del virus dell'Aids da madre a figlio attraverso il latte materno è stato messo a punto dai ricercatori dell'Università di Tor Vergata - in collaborazione con i tre Stati africani del Burkina Faso, Camerun e Costa d'Avorio - giudicandolo pronto per essere testato clinicamente. Il vaccino dovrebbe scongiurare la trasmissione del virus durante il periodo di allattamento. Grazie a dei farmaci assunti dalla madre durante il periodo di gravidanza, il neonato può nascere sieronegativo, ma non per questo rimane immune al virus nell’arco dei sei mesi dell’allattamento. L’efficacia del vaccino sarà presto riscontrabile, infatti basterà verificare che i bambini risultino sani alla fine dell’allattamento. L’obiettivo dei ricercatori è inoltre quello di essere in grado di produrre un vaccino studiato appositamente per i ceppi del virus specifici dell’Africa nelle strutture africane ed accettabile per i costi. (G.L.)

 

 

DEDICATO AI 30 ANNI DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA MARIALIS CULTUS

IL 15.MO COLLOQUIO INTERNAZIONALE MARIOLOGICO,

CHE SI APRE OGGI A PATTI, IN SICILIA

 

PATTI. = Il culto della Vergine, la sua storia e i suoi sviluppi, visti attraverso uno dei documenti cardine del magistero pontificio: l’esortazione apostolica Marialis Cultus, che venne pubblicata 30 anni fa da Paolo VI. Per ricordare questo anniversario, e in coincidenza con il 25.mo della dedicazione del Santuario di Tindari, la stessa cittadina siciliana e quella di Patti ospitano - da oggi pomeriggio e fino a domenica prossima - il 15.mo Colloquio internazionale di Mariologia sul tema “Maria e la cultura del nostro tempo”. Nella sua esortazione apostolica, Paolo Montini condensò la sua lettura realistica e profetica del culto mariano. Trent’anni dopo, la Chiesa e la teologia sono chiamate ad approfondirne i frutti ed i problemi ancora esistenti. Due aspetti sui quali si concentreranno gli interventi dei relatori che prenderanno la parola durante i lavori del Colloquio mariologico: si tratta di teologi appartenenti a diverse confessioni cristiane, tra i quali mons. Giovanni Orlando, il prof. Stefano De Fiores, ordinario di Mariologia alla Gregoriana e direttore editoriale dell'Associazione Mariologica Interdisciplinare italiana, il prof. Ignazio Calabuig, docente di Mariologia liturgica al Marianum di roma, la prof.ssa battista Elena Ribet, e la teologa Ina Siviglia, docente di Antropologia teologica alla Facoltà teologica "S. Giovanni Evangelista" di Palermo. La sede del Colloquio sarà oggi e domani presso il Santuario Maria SS di Tindari, mentre il 18 Aprile si sposterà nell‘auditorium del Seminario vescovile di Patti. (A.D.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

16 aprile 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Medio Oriente e all’interno della comunità internazionale è sempre più stridente il contrasto sul piano israeliano, appoggiato dagli Stati Uniti e duramente criticato dai palestinesi, per il ritiro e lo smantellamento parziale degli insediamenti nei Territori occupati. Anche l’Unione Europea ha manifestato il proprio dissenso per il sostegno accordato dal presidente americano, George Bush, al piano del premier israeliano Ariel Sharon che, secondo il quotidiano israeliano ‘Haaretz’, sarebbe pronto a dimettersi in caso di mancata approvazione da parte del Likud. Il ministro degli esteri palestinese, Nabil Shaat, è intanto giunto a Mosca dove stamani ha iniziato i colloqui con il suo collega russo, Serghiei Lavrov, per discutere la proposta israeliana, definita “costruttiva” dall’esecutivo russo a patto che sia solo un  primo passo verso l’attuazione della Road Map, l’itinerario di pace messo a punto da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Onu. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Sharon è tornato a Gerusalemme soddisfatto del sostegno degli Stati Uniti al suo piano di disimpegno dei territori palestinesi, che prevede il ritiro unilaterale di soldati e coloni dalla Striscia di Gaza e da alcune insediamenti di Cisgiordania. L’ultimo suo colloquio è stato con il segretario di Stato, Powell, il quale ha poi detto ai giornalisti che l’intesa fra Bush e Sharon sugli insediamenti ha tenuto conto della realtà demografica e di sicurezza esistente oggi, ben diversa da quella del 1967. Ma - ha aggiunto -  Washington non intende imporre le sue condizioni per un accordo permanente; compete, infatti, alle parti di avviare un negoziato. Powell ha cercato di spiegare al telefono queste posizioni al primo ministro palestinese, Abu Ala, rimasto, tuttavia, irrigidito nel denunciare la politica americana della quale – cito – rifiuta le conseguenze. I suoi collaboratori hanno intanto smentito le voci di sue dimissioni.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Restiamo in Medio Oriente dove prosegue, in Terra Santa, la visita ufficiale del cardinale Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Su questa visita del cardinale nei Luoghi Santi, ascoltiamo lo stesso porporato raggiunto telefonicamente a Gerusalemme da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – La mia visita è molto apprezzata da tutti e la gente è molto interessata. Da lungo tempo desideravo fare questa visita. La mia più forte consolazione è quella di vedere ed incontrare non solo la Chiesa latina ma tutte le Chiese locali ed orientali. Il primo interesse è quello di incoraggiare le comunità locali a rimanere e lavorare con gioia e con tanta forza.

 

D. – Eminenza, in prossimità del Venerdì Santo ha indirizzato ai vescovi di tutto il mondo una lettera per chiedere l’impegno della preghiera e della solidarietà in favore della Chiesa in Terra Santa. Come aiutare concretamente la locale comunità cristiana?

 

R. – La prima cosa e la più importante è quella di incoraggiare i pellegrinaggi. Voglio rivolgere un appello a tutti i vescovi del mondo affinché incoraggino i pellegrinaggi e vengano loro stessi qui in Terra Santa. Questo rappresenta il primo passo. I pellegrini sono al sicuro qui. Questo non vuol dire che non sia necessario prendere delle precauzioni, ma posso assicurare che la loro sicurezza è garantita.

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In Spagna il Congresso dei Deputati - Camera bassa del Parlamento spagnolo – ha votato oggi la fiducia al leader socialista José Luis Rodriguez Zapatero, che è stato eletto come premier al primo scrutinio, ottenendo 183 voti a favore su un totale di 350 seggi.

 

In Sudafrica si profila un grande trionfo per l’African National Congress (Anc) nelle terze elezioni libere del Paese africano dalla fine dell’apartheid. Dopo lo scrutinio di oltre il 60 per cento delle schede relative alla consultazione svoltasi mercoledì scorso, l’Anc ha infatti ottenuto il 70 per cento dei consensi ed il principale partito di opposizione, Alleanza Democratica, solo il 15 per cento delle preferenze. I risultati definitivi dello spoglio saranno resi noti lunedì prossimo ed il 23 aprile si riuniranno i 400 deputati neoeletti che nomineranno, all’interno del partito di maggioranza, il prossimo presidente del Sudafrica, Paese abitato da circa 45 milioni di persone. Favoritissimo il capo di Stato uscente, Thabo Mbeki.

 

Si andrà al ballottaggio in Macedonia per le elezioni presidenziali. Saranno il primo ministro, Branko Crvenkoski, e il candidato dell’opposizione, Sasko Kedev, a disputarsi il secondo turno, fissato per il 28 aprile. Sulla consultazione dello scorso 14 aprile, si è intanto espressa ieri, a Skopje, la missione in Macedonia degli osservatori dell’ufficio dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (Osce). “Le elezioni presidenziali - sostiene l’Osce - hanno largamente rispettato gli standard internazionali e sono state condotte, generalmente, in modo corretto”.

 

Trasferiamoci in Corea del Sud, dove il primo ministro sudcoreano, Goh Kun, ha chiesto oggi in un messaggio, teletrasmesso in diretta, di chiudere “al più presto la situazione anormale” del capo di Stato, Roh Moo Hyun. Il presidente del Paese asiatico è stato infatti messo in stato di accusa dal parlamento, all’indomani della netta vittoria elettorale del partito di governo ‘Uri’, che ha conquistato la maggioranza assoluta nel nuovo parlamento a spese dei due partiti, conservatore e moderato, promotori della mozione di impeachment.

 

James Morris, il direttore esecutivo del Pam, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, è arrivato ieri ad Haiti. Durante un suo intervento ha invitato gli interlocutori internazionali a non dimenticare i bisogni urgenti della popolazione haitiana. “Quella di Port-au-Prince rischia – secondo Morris – di diventare una crisi dimenticata”.

 

Tragico incidente ferroviario in Turchia: un convoglio è piombato su uno scuolabus a Temelli, nei pressi di Ankara. Il deragliamento del treno ha provocato, secondo un primo, provvisorio bilancio, la morte di almeno 7 persone.

 

 

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