RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 101 - Testo della trasmissione di sabato 10 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Stanotte la “Madre di tutte le veglie” in attesa della Risurrezione di Cristo: il Papa presiederà il rito della veglia pasquale nella basilica di San Pietro a partire dalle ore 19. Domani mattina, nella basilica vaticana, la Messa solenne di Pasqua ed il messaggio “Urbi et Orbi” di Giovanni Paolo II

 

“Il mistero della Passione del Figlio di Dio sia per tutti fonte inesauribile di speranza”. E’ stato l’auspicio del Papa ieri alla tradizionale Via Crucis al Colosseo

 

Gesù dice un definitivo “no” alla violenza, andando oltre la non-violenza con il perdono: così padre Raniero Cantalamessa ieri pomeriggio nella basilica di San Pietro alla celebrazione della Passione presieduta dal Pontefice.

 

Sabato Santo: la Chiesa veglia con Maria in attesa della Risurrezione del Signore. Con noi l’arcivescovo di Loreto Angelo Comastri.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Stamani, nella basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, la solenne celebrazione della Risurrezione di Cristo. La testimonianza di padre Giovanni Battistelli

 

Appello di tutte le Chiese cristiane irachene: “Basta ai massacri: Dio ci chiama alla pace e alla comprensione”. Ai nostri microfoni il nunzio apostolico in Iraq  Fernando Filoni

 

Dimezzati nel mondo gli Stati che ricorrono alle esecuzioni capitali. Il rapporto di Amnesty International chiede l’adozione all’Onu di “misure forti” contro la pena di morte: intervista con Karen Hooper.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Contemplare Cristo guardando chi soffre. Lo ha detto il cardinale Dionigi Tettamanzi durante la Via Crucis svoltasi ieri sera a Milano

 

In Burundi migliaia di persone sono in fuga dalla capitale Bujumbura a causa dei recenti scontri tra l’esercito e i ribelli

 

Oltre 44 mila ettari saranno espropriati per essere usati nella riforma agraria: lo ha annunciato il presidente brasiliano, Inacio Lula da Silva, per “calmare” l’offensiva del movimento Sem Terra

 

L’Onu indagherà sulle violenze ad Abidjan

 

In esposizione fino al 2 maggio al Museo dell’Opera del Duomo di Messina la Mostra di arte sacra “Per Crucem ad Lucem”

 

24 ORE NEL MONDO:

Tentativo di mediazione a Falluja, mentre a Mossul viene ucciso un dirigente della Mezza Luna rossa. A Nassiriya la visita ai soldati italiani del premier Berlusconi

 

Il vicepresidente americano Dick Cheney è arrivato oggi a Tokyo, prima tappa di un viaggio che lo porterà anche in Cina e Corea del sud

 

Otto minatori morti e altri  41 intrappolati nel fondo di una miniera siberiana, in seguito ad un'esplosione di gas

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 aprile 2004

 

 

STANOTTE LA “MADRE DI TUTTE LE VEGLIE” IN ATTESA DELLA RISURREZIONE DI CRISTO: IL PAPA PRESIEDERA’ IL RITO DELLA VEGLIA PASQUALE NELLA BASILICA DI SAN PIETRO A PARTIRE DALLE ORE 19. DOMANI MATTINA, NELLA BASILICA VATICANA, LA MESSA SOLENNE DI PASQUA

ED IL MESSAGGIO “URBI ET ORBI” DI GIOVANNI PAOLO II

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La notte santa in cui Cristo è risorto rappresenta la “madre di tutte le veglie”. Stanotte, dunque, la Chiesa rimane in attesa della Risurrezione del Signore. Il rito sacro della Veglia pasquale, presieduta da Giovanni Paolo II, avrà inizio stasera alle ore 19 nella Basilica di San Pietro. Il Santo Padre benedirà il fuoco nuovo nell’atrio della Basilica vaticana. Dopo l’ingresso processionale con il cero pasquale e il canto dell’Exultet, il Pontefice presiederà la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, che sarà concelebrata con i cardinali. Nel corso del rito, riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana sei catecumeni, di nazionalità italiana, giapponese e togolese, mentre un italiano sarà battezzato. La Radio Vaticana seguirà in diretta l’evento, a partire dalle ore 19, con commenti in italiano, cinese, spagnolo sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza; e in portoghese, per il Brasile, via satellite.

 

Domani mattina alle ore 10,30, il Papa presiederà la Santa Messa di Pasqua, dal Sagrato della Basilica di San Pietro. Quindi, alle 12, pronuncerà il Messaggio Pasquale ed impartirà la benedizione “Urbi et Orbi”. La grande piazza sarà addobbata da una festa di fiori: migliaia di lilium di colore bianco e tulipani gialli, rossi ed arancione, attorniati da piccoli alberi fioriti e viole gialle. Per il 19.mo anno, l’omaggio floreale viene offerto al Papa dai fiorai olandesi. Come di consueto, le piante, dopo la celebrazione, saranno trasferite nei giardini del Vaticano e in quelli di Castel Gandolfo. La messa di Pasqua e la benedizione “Urbi et Orbi” saranno seguite in tutto il mondo da 86 enti televisivi di 54 Paesi. La nostra emittente - a partire dalle ore 10,20 - curerà la radiocronaca dell’evento in italiano, inglese, tedesco, francese e arabo sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza; e, via satellite, in portoghese per il Brasile e in spagnolo per l’America Latina.

 

 

IL MISTERO DELLA PASSIONE DEL FIGLIO DI DIO SIA PER TUTTI FONTE INESAURIBILE DI SPERANZA”. È L’AUSPICIO DEL PAPA IERI

ALLA TRADIZIONALE VIA CRUCIS AL COLOSSEO

 

“Quest’ora del Figlio dell’Uomo che viviamo nel Venerdì Santo rimanga nella nostra mente e nei nostri cuori come l’ora dell’amore e della gloria”. Così il Papa che ieri sera ha presieduto la tradizionale Via Crucis al Colosseo. All’evento, trasmesso in mondovisione da 65 emittenti tv, hanno partecipato migliaia di persone. Giovanni Paolo II  ha sostenuto la Croce alla 14 esima stazione, il cardinale vicario Camillo Ruini nelle prime due, mentre, nel resto del percorso, il Sacro Legno è stato sorretto da religiosi e laici provenienti da diocesi asiatiche, africane, americane e del resto d’Europa. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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“L’ora della straziante sofferenza del Figlio di Dio, a venti secoli di distanza, continua a commuoverci intimamente e ad interpellarci”.

 

Soffermandosi sul senso profondo della Via Crucis, il Papa ha sottolineato: “E’ l’ora in cui si è compiuta l’opera della Redenzione. L’ora dell’offerta, della rivelazione dell’infinito amore, più forte della morte”. Quindi, rivolgendo il pensiero alla Croce, Giovanni Paolo II ha invocato Gesù:

 

“Con il potere che il Padre gli ha dato sopra ogni essere umano, dia la vita eterna a tutti coloro che gli sono stati affidati”.

 

Migliaia i fedeli presenti che, nel suggestivo scenario del Colosseo appena illuminato dalla luce fioca delle candele, hanno idealmente percorso le tappe della Passione di Cristo, pregando e meditando sui brani composti dal monaco cistercense, Andrè Louf. Testi impregnati della sua esperienza, alternatasi tra la comunione fraterna grazie al ministero di abate svolto per 35 anni, e la solitudine dinanzi a Dio, come eremita. Due dimensioni che – commenta padre Louf - si riflettono anche nella vita di Cristo.

 

Gesù è solo nell’Orto degli Ulivi, solo dinanzi al tradimento di Giuda; da solo affronta il giudizio di Pilato e gli scherni dei soldati, solo si abbandonerà totalmente nelle braccia del Padre. Ma la solitudine di Cristo non è sterile – si evidenzia - poiché “scaturisce da un’intima unione con il Padre e lo Spirito, creando a sua volta comunione tra quanti entrano in relazione con essa”.

 

Nel brano che ha accompagnato la decima stazione, il momento cioè della crocifissione, si osserva, infatti, che Gesù, “sebbene si senta abbandonato, non abbandona gli uomini e stende le sue braccia per accogliere tutti”. Ascoltiamone uno stralcio dalla lettura degli attori Arnoldo Foà e Pamela Villoresi.

 

“L’umanità che si era allontanata nella vertigine dell’autosufficienza viene nuovamente accolta dal Padre”.

 

“Hai preso su di te la paura e i tormenti della morte. Facendo della morte un incontro d’amore”.

 

Da queste riflessioni, l’invito alla speranza del Papa:

 

“Il mistero della Via Crucis del Figlio di Dio ci conforti e ci fortifichi anche quando giungerà la nostra ora”.

 

Infine, al termine del rito, il gioioso augurio:

 

“Buona Pasqua a tutti”.

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GESU’ DICE UN DEFINITIVO “NO” ALLA VIOLENZA,

ANDANDO OLTRE LA NON-VIOLENZA CON IL PERDONO:

COSI’ PADRE RANIERO CANTALAMESSA ALLA CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE

IERI POMERIGGIO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

 

“Gesù pronuncia un definitivo e perentorio ‘no’ alla violenza, opponendo ad esse non semplicemente la non-violenza, ma di più, il perdono, la mitezza, la dolcezza”. E’ quanto ha detto ieri pomeriggio Padre Raniero Cantalamessa durante la celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro. Il predicatore della Casa Pontificia ha preso spunto dalle paure e dalle tensioni che sta vivendo la comunità internazionale. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

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(coro)

 

“Se ci sarà ancora violenza essa non potrà più, nemmeno remotamente, richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua autorità”. Padre Raniero Cantalamessa usa toni netti e inequivocabili nei confronti di chi compie attentati e uccide in nome della religione. “Farlo significa far regredire l’idea di Dio a stadi primitivi e grossolani, superati dalla coscienza religiosa e civile dell’umanità”.

 

“Il problema della violenza ci assilla, ci scandalizza. Anche quelli che un tempo erano convinti che la violenza sia la levatrice della storia – come dicevano Marx e il suo amico Engels – ora hanno cambiato parere, e sfilano in corteo inneggiando alla pace. La violenza è levatrice, sì; ma solo di altra violenza!”.

 

La cerimonia è stata presieduta dal Papa che si è inginocchiato davanti all’altare. Padre Cantalamessa poi ricorda proprio le parole di Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus: “Possano gli uomini imparare a lottare per la giustizia senza violenza”. Un auspicio trasformato in preghiera, affinché sia spezzata la frenesia di morte e la catena di violenza che tiene il mondo con il fiato sospeso. E una invocazione a Cristo: “Insegnaci a non coprirci il volto dinanzi a quegli esseri umani che come te nella Passione conoscono il patire”. Cristo quindi ha vinto la violenza non opponendo una violenza più grande, ma subendola e mettendone a nudo tutta l’ingiustizia e l’inutilità. Dunque è vincitore perché vittima. E a chi obietta: ma la Bibbia, non è anch’essa piena di storie di violenza? “Al principio non era così”, risponde Padre Cantalamessa, citando Gesù. Nel momento dunque, in cui Gesù muore sulla Croce la Chiesa ci insegna a porgere la guancia e a combattere con l’amore ogni forma di sopraffazione.

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SABATO SANTO: LA CHIESA VEGLIA CON MARIA

IN ATTESA DELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE

- La riflessione dell’arcivescovo di Loreto Angelo Comastri -

 

Oggi Sabato Santo, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il cardinale Carlo Furno, ha presieduto l’Ora della Madre, la celebrazione che fa memoria della fede dolorosa di Maria e della sua trepida attesa della risurrezione di Gesù. Sul significato di questo giorno ascoltiamo la riflessione dell’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto.

 

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Il Sabato Santo appare come un giorno sospeso, come una giornata in cui sembra che tutto sia finito: Gesù è nel Sepolcro. Il Signore della vita è stato ucciso. Sembra, allora, che il bene sia stato sconfitto, sembra che la cattiveria sia destinata al successo, sembra che la morte sia l’ultima parola. Sembra. Il Sabato Santo è il giorno della fede vissuta quando tutto sembra sconfitto, è il giorno del buio nel quale bisogna tenere accesa una lampada. Ed è tanto più necessaria quella lampada quanto più fitto è il buio, quanto più fitte sono le tenebre. Il Sabato Santo, per questo è il giorno di Maria. Ed ogni Sabato, da quel Sabato Santo, è diventato giorno mariano, giorno di ricordo della Madre: perché? Perché in quel Sabato il cuore di Maria era l’unico cuore che teneva accesa la fede. Maria era l’unica aggrappata totalmente alla certezza che non era finita l’avventura di Gesù sul Calvario, non era finita l’avventura di Gesù dentro una tomba. La pietra tombale non aveva chiuso l’avventura del Suo Figlio. Maria aspettava. Maria credeva. In quel momento Maria era tutta la Chiesa credente. In quel momento si compivano le parole stupende che Elisabetta aveva pronunciato alcuni anni prima, ispirata dall’Alto, ispirata dallo Spirito Santo, quando, accogliendo Maria nella sua casa, disse: “Beata la credente!”. Il Sabato Santo, noi a Maria ridiciamo la stessa lode: “Beata la credente! Tu, nel lungo e drammatico Sabato Santo, o Maria, hai tenuta accesa, per tutti noi, la lampada della fede e noi, ogni Sabato Santo, riaccendiamo la tua lampada”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina: Pasqua di Risurrezione.

Il titolo d’apertura è “La luce che illumina tutta l’oscurità di questi giorni”.

Sempre in prima, una riflessione di Andrea Riccardi.

 

Nelle vaticane, la Via Crucis al Colosseo.

La celebrazione della Passione del Signore, nella Basilica Vaticana.

 

Nelle estere, uno “speciale” della rubrica dell’“Atlante geopolitico” ad un mese dagli attentati perpetrati nella capitale spagnola. Tra i contributi, una riflessione dell’arcivescovo di Madrid.

Riguardo all’Iraq, si sottolinea che donne e bambini sono in fuga dalla città di Falluja dove, da giorni, infuriano i combattimenti tra gli insorti e le Forze della coalizione.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello dal titolo “L’Alleluia pasquale rischiara l’‘ingens silva’”, ed un articolo di Danilo Veneruso dal titolo “Il seme della pace sparso dal Risorto per fruttificare nella storia dell’uomo”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la crisi irachena ed il tema del terrorismo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 aprile 2004

 

 

STAMANI, NELLA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME,

 LA SOLENNE CELEBRAZIONE DELLA RISURREZIONE DI CRISTO. LA TESTIMONIANZA

DEL CUSTODE FRANCESCANO DI TERRA SANTA, PADRE GIOVANNI BATTISTELLI

 

Le celebrazioni della Pasqua in Terra Santa hanno vissuto stamani il momento culminante con la messa solenne della Risurrezione nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Nella Basilica, infatti, in base alla disciplina in vigore dal 1852, per la coesistenza tra le comunità di diversi riti - nota come status quo – il solenne rito si svolge con un giorno di anticipo. Una celebrazione, che quest’anno ha avuto un rilievo particolare, giacché i tempi della solennità pasquale coincidono per tutti i cristiani. Per una testimonianza sul solenne rito di stamani, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme il custode francescano di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli:

 

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R. – La Messa è iniziata alle 6.40. C’era diversa gente, la Basilica del Santo Sepolcro era quasi piena. La Messa è stata celebrata con molta devozione dall’ausiliare del Patriarca, mons. Kamal Batish. Erano presenti circa 80 concelebranti; la cerimonia si è svolta con devozione e serenità.

 

D. – Quest’anno la Pasqua viene celebrata nello stesso giorno da tutti i cristiani: quale significato può avere questa “provvidenziale coincidenza”, come l’ha definita il Papa?

 

R. – E’ un desiderio che tutti abbiamo in comune, di poter celebrare insieme la Pasqua, e io credo che sia desiderio di tutti i fedeli – cattolici, ortodossi – poterla celebrare insieme e manifestare la nostra fede nel Cristo risorto nello stesso giorno.

 

D. – Ci sono state difficoltà per i fedeli a partecipare ai riti sacri della Settimana Santa a causa delle strette misure di sicurezza da parte israeliana?

 

R. – Ci sono state certamente misure molto forti per rendere possibile la celebrazione; ci sono stati naturalmente i militari in uniforme e possiamo dire che hanno contribuito affinché l’ordine fosse mantenuto. Certo, ci siamo mossi sapendo quello che la città e il Paese stanno vivendo. Ad un certo punto, si era anche sparsa la voce che la Porta di Jaffa e la Porta Nuova fossero chiuse, ma ora è tutto aperto e i pellegrini hanno la possibilità di potersi muovere serenamente e in sicurezza.

 

D. – Con quale spirito e quali emozioni i cristiani stanno vivendo questa Pasqua, in un momento così difficile?

 

R. – Sono i momenti forti della Chiesa e quindi li sentiamo in modo particolare anche noi che stiamo celebrando i riti della Settimana Santa qui, a Gerusalemme. Riti che si svolgono sotto un po’ di pressione, ovviamente, sia a Betlemme, sia a Emmaus dove lunedì andremo per ricordare il viaggio dei due discepoli ai quali si aggiunse Gesù, e potremmo trovare qualche difficoltà per entrare ... speriamo invece di riuscirci! E qui, a Gerusalemme, naturalmente la vita cerca di essere serena, però con tanti patemi d’animo, potrei dire, con tante difficoltà. Mi auguro che il Signore davvero ci dia la grazia, finalmente, di poterla celebrare in libertà… e con tanta solidarietà anche verso di noi che stiamo qui in Terra Santa e verso quanti sono in difficoltà in tutto il mondo!

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APPELLO DI TUTTE LE CHIESE CRISTIANE IRACHENE:

“BASTA AI MASSACRI: DIO CI CHIAMA ALLA PACE E ALLA COMPRENSIONE”.

Intervista con il nunzio apostolico in Iraq mons. Fernando Filoni

 

Nella drammatica situazione che sta vivendo l’Iraq, alla vigilia della Pasqua i capi delle chiese cristiane del Paese hanno rivolto un appello di pace a tutte le parti in conflitto. I presuli invitano gli iracheni ad avere amore per la Patria, a preservare l’unità, a credere che solo il dialogo pacifico può risolvere i problemi e affermano: “Basta ai massacri perché Dio ci chiama alla pace, all’amore ed alla comprensione”. Ascoltiamo in proposito il Nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni, raggiunto telefonicamente a Baghdad da Roberto Piermarini:

 

 

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R. – E’ un appello che ovviamente prende spunto dalla situazione generale in cui si trova il Paese, nella difficoltà, nel caos, nei problemi che stanno attanagliando la convivenza civile. Quindi, è un appello che invita tutte le parti che si trovano in questo momento in conflitto, in modo particolare le parti interne, ad avere amore verso la patria per salvare l’unità, a credere che il dialogo possa risolvere i problemi, se c’è buona volontà. Quindi, che sia un dialogo pacifico, capace di risolvere tutte le controversie. I vescovi, non solo cattolici, ma di tutte le altre Chiese cristiane, anche i cattolici ortodossi, domandano la fine dello spargimento di sangue, dicono basta ai massacri. Dio ci chiama alla pace, all’amore, alla comprensione, volendo che diventiamo destinatari delle sue benedizioni, custodi dei nostri figli, della nostra patria. Quindi, l’appello si rivolge a tutte le parti, ma in modo particolare alla buona volontà degli iracheni. Li invita a costruire il futuro attraverso la vita democratica, che sia anche di esempio per tutti gli altri. L’appello è stato firmato dal patriarca di Babilonia dei Caldei, mons. Delly, a nome di tutti i capi delle Chiese cristiane dell’Iraq.

 

D. – Come si appresta a vivere la Pasqua la comunità cristiana irachena?

 

R. – La Pasqua è vissuta in un’atmosfera di incertezza e quindi tutto ciò che riguarda la vita civile, la vita sociale, si riverbera anche nella vita religiosa. Per questo i vescovi hanno preferito che tutte le celebrazioni fossero anticipate al pomeriggio. Quindi, non avremo la Messa di mezzanotte, proprio perché la gente non esce di casa, per l’insicurezza, per i problemi che esistono. Sono, dunque, anticipate nel pomeriggio e avranno luogo, ma con questo velo di mestizia per la questione interna e tuttavia anche con quella fiducia che deve accompagnare la Chiesa in queste situazioni. I vescovi faranno un appello perché anche lì dove ci sono dei problemi particolari, soprattutto in zone come Falluja, possano arrivare anche aiuti umanitari, aiuti sanitari. La Chiesa stessa contribuirà direttamente, inviando in queste zone medicine e viveri.

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DIMEZZATI NEL MONDO GLI STATI CHE RICORRONO ALLE ESECUZIONI CAPITALI.

IL RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE L’ADOZIONE ALL’ONU

DI “MISURE FORTI” CONTRO LA PENA DI MORTE

- Intervista con Karen Hooper -

 

“Oltre la metà dei Paesi del mondo, per prassi o per legge, hanno abolito la pena di morte”. E’ quanto afferma il Rapporto presentato a Ginevra da Amnesty International sull’applicazione delle esecuzioni capitali. L’organizzazione per i diritti umani ha anche rivolto un appello alla Commissione dell’Onu sui diritti umani affinché nella sessione in corso adotti “misure forti” per porre fine a tutte le esecuzioni. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Karen Hooper, responsabile pena di morte di Amnesty International Italia:

 

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R. – Da quest’anno si conferma la tendenza verso l’abolizione della pena di morte nel mondo. L’anno scorso, un Paese – l’Armenia – ha abolito la pena di morte e nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo già visto gli stessi risultati a Samoa e nel Bhutan. Questo porta così a 117 i Paesi in tutto il mondo che hanno abbandonato la pratica della pena di morte, mentre rimangono 78 Paesi che la conservano. Di questi 78, però, solo un numero ristretto ne fa uso regolare, massiccio.

 

D. – Quali sono i Paesi che maggiormente utilizzano la pena di morte?

 

R. – Amnesty International nel 2003 ha registrato 1.146 esecuzioni in 28 Paesi. Bisogna dire però che l’84% di queste esecuzioni sono state registrate in soli quattro Paesi: la Cina, l’Iran, gli Stati Uniti e il Vietnam. Questo però non vuole togliere nulla alla gravità della situazione – ad esempio – in Uzbekistan, in Thailandia, in Arabia Saudita, in Pakistan ...

 

D. – Cosa si può fare affinché si eviti il ricorso alla pena di morte?

 

R. – Amnesty International sta chiedendo proprio in questi giorni alla Commissione per i diritti umani in corso a Ginevra di adottare anche quest’anno una risoluzione contro la pena di morte, dichiarandosi a favore di una moratoria sulle esecuzioni e ribadendo il divieto delle esecuzioni dei minorenni, come aveva fatto già l’anno scorso.

 

D. – Lei fa riferimento ad una moratoria, ma questo strumento può bastare?

 

R. – La dichiarazione a favore di una moratoria sicuramente sarebbe uno strumento utilissimo sulla strada verso l’abolizione totale della pena di morte, questo sì; comunque, Amnesty International continua a lavorare, giorno dopo giorno, sui singoli casi, cercando di scongiurare l’esecuzione anche nei casi di singoli individui. A questo proposito, farei riferimento al sito di Amnesty International, www.amnesty,it, dove si può sottoscrivere un appello contro la pena di morte di una donna in Sudan condannata alla lapidazione per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 11 aprile, solennità di Pasqua, la liturgia ci presenta la Resurrezione secondo il Vangelo di San Giovanni.  I discepoli si recano increduli al Sepolcro: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”.

 

Ma ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La tomba è l’ultima fermata per ogni uomo; la pietra sulla tomba chiude in modo definitivo la vita. E di questo, Maria di Magdala è convinta quando va al Sepolcro, il mattino dopo il sabato. Rimane quindi sconvolta quando vede che la pietra è rotolata via e il morto che cercava non c’è più. Giungono Pietro e Giovanni e vedono la tomba aperta, le bende per terra e il sudario a parte: segni, questi, per far vedere che Cristo non è un cadavere e perciò non va cercato tra i morti.

 

Quando Cristo ha risuscitato Lazzaro, ha ordinato di rotolare via il masso e di slegare un cadavere, perché un cadavere da solo questo non lo può fare. Ma Cristo è il Figlio e il Padre, con il suo amore, lo scioglie dalla morte. E’ nell’amore del Padre che Cristo ha offerto se stesso nelle nostre mani. Tutto ciò che è vissuto nell’amore è strappato dalla morte, perché l’amore dura in eterno.

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CHIESA E SOCIETA’

10 aprile 2004

 

 

CONTEMPLARE CRISTO GUARDANDO CHI SOFFRE. LO HA DETTO IL CARDINALE

DIONIGI TETTAMANZI DURANTE LA VIA CRUCIS SVOLTASI IERI SERA A MILANO

 

MILANO. = “Come è possibile abbracciare e baciare il Crocifisso, se poi rifiutiamo il povero che invoca aiuto e amore?”. E’ questa la domanda posta ieri dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, al termine della Via Crucis che si è svolta nella Basilica milanese di Sant’Ambrogio. Durante la processione, che a causa della pioggia si è svolta all’interno della chiesa, sono stati affrontati diversi temi quali la famiglia, il carcere, la malattia, la scuola, l’immigrazione, la pace e la solitudine. “Come in una dissolvenza – ha detto il cardinale – il volto di Cristo sembra affievolirsi progressivamente e lasciare che altri lineamenti emergano, dipingendo i mille volti degli uomini che soffrono e muoiono: il volto di Cristo Crocifisso si riflette sul volto dell’uomo provato e dolorante”. “Per questo – ha aggiunto il cardinale Tettamanzi – dobbiamo affermare con grande chiarezza e vigore che per noi ha senso contemplare Cristo Crocifisso, se abbiamo il coraggio di guardare, con identica fede e indiviso amore, ogni persona che soffre”.

 

 

IN BURUNDI MIGLIAIA DI PERSONE SONO IN FUGA DALLA CAPITALE BUJUMBURA

A CAUSA DEI RECENTI SCONTRI TRA L’ESERCITO E I RIBELLI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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BUJUMBURA. = Continua ad essere drammatica la situazione in Burundi, dove a causa di nuovi scontri tra l’esercito e i ribelli del Fronte nazionale di liberazione (Fnl), circa trenta mila persone hanno abbandonato i distretti periferici della capitale Bujumbura per rifugiarsi nelle campagne. Lo affermano fonti locali aggiungendo che il massiccio esodo ha riguardato soprattutto gli abitanti del comune di Kabezi, a Sud della capitale. In questo drammatico scenario si deve inoltre registrare la morte, giovedì scorso, di almeno 14 persone – tra cui 9 ribelli - a seguito di una violenta battaglia scoppiata tra le forze armate e i miliziani. Nel Paese africano sembrano dunque svanire le speranze di pace alimentate dall’incontro informale tra rappresentanti governativi e dei ribelli avvenuto lo scorso gennaio a Ginevra. Le parti infatti rimangono distanti e i miliziani del Fnl, che hanno rifiutato di sottoscrivere l’accordo di pace con l’esecutivo di Bujumbura, difficilmente deporranno le armi. I continui scontri tra ribelli ed esercito hanno inoltre spinto, recentemente, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, a chiedere l’invio, in Burundi, di un contingente di 5.000 caschi blu, per sostituire i 2.500 soldati che attualmente operano, nel Paese, sotto l’egida dell’Unione Africana.

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“VOGLIO PORTARE A TERMINE LA RIFORMA AGRARIA, MA SOLO CON IL CONSENSO

 SOCIALE, POLITICO E LEGALE”. LO HA DETTO IL PRESIDENTE BRASILIANO,

LULA DA SILVA, ANNUNCIANDO L’ESPROPRIO DI TERRENI DISLOCATI

 IN UNDICI STATI DEL BRASILE DA UTILIZZARE NELLA RIFORMA

 

RIO DE JANEIRO. = Oltre 44 mila ettari saranno espropriati per essere usati nella riforma agraria: lo ha annunciato il presidente brasiliano, Inacio Lula da Silva, in un nuovo tentativo di “calmare” l’offensiva del Movimento Sem Terra (Mst). Gli espropri riguardano 24 proprietà rurali dichiarate improduttive dall’Istituto della riforma agraria. Non più di un mese fa, il governo aveva fatto sapere che mancavano fondi per gli espropri, ma il Movimento aveva proclamato “l’aprile rosso” che avrebbe “messo a ferro e fuoco il Brasile”. Attualmente vi sono 58 proprietà rurali occupate illegalmente da 17.700 famiglie di militanti dei del Movimento. Critiche alla lentezza della riforma agraria continuano ad arrivare anche da altre parti: il presidente del Supremo tribunale federale di Brasilia, Mauricio Correa, ha parlato di “risultati insignificanti”. Lula si è visto così obbligato a correre ai ripari e ha annunciato misure di impatto per sbloccare l’empasse. “Voglio portare a termine la riforma agraria, ma solo con il consenso sociale, politico e legale”, ha commentato giovedì scorso Lula. I rapporti tra “sem terra” e l’esecutivo brasiliano sono oggi improntati ad una forte tensione, che il presidente riesce a controllare solo grazie al carisma personale. Il governo ha minacciato di rompere il dialogo con il Movimento se dovessero ripetersi le invasioni di terre considerate produttive o i saccheggi in proprietà private. (A.L.)

 

 

L’ONU INDAGHERÀ SULLE VIOLENZE AD ABIDJAN.

 I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE CHIEDONO UNA CORTE PENALE

 INTERNAZIONALE PER LA COSTA D’AVORIO

 

ABIDJAN = L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Bertrand Ramcharan, ha incaricato tre esperti di condurre un’inchiesta indipendente sugli scontri avvenuti ad Abidjan il 25 ed il 26 marzo scorsi, quando le forze dell’ordine ivoriane repressero nel sangue una dimostrazione non autorizzata dell’opposizione causando la morte di almeno 150 persone. La commissione sarà composta da Vera Duarte, coordinatrice del Comitato nazionale per i diritti umani ed ex-giudice dell’Alta Corte di Capo Verde, Eugene Nindorera, già ministro del Burundi per i diritti umani, e l’italiana Franca Sciuto, presidente della ‘Rainforest Foundation’, ex-responsabile del comitato esecutivo di Amnesty International e membro della commissione d’inchiesta Onu in Costa d’Avorio nel 2001. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha invitato il presidente ivoriano Laurent Gbagbo a cooperare pienamente con la commissione e a garantire che le libertà politiche e civili siano pienamente rispettate. Annan ha anche esortato l’opposizione, che dopo gli incidenti di marzo aveva sospeso la propria partecipazione al governo di riconciliazione nazionale, a ritornare nell’esecutivo. Mercoledì scorso i quattro partiti d’opposizione e le tre formazioni ex-ribelli, si erano rivolti proprio ad Annan per chiedere la creazione di una corte penale internazionale per la Costa d’Avorio incaricata di far luce sulle violazioni dei diritti umani commesse nel Paese da quando Gbagbo è presidente dello Stato africano. (G.L.)

 

 

IN ESPOSIZIONE FINO AL 2 MAGGIO AL MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO DI MESSINA

LA MOSTRA DI ARTE SACRA “PER CRUCEM AD LUCEM”,

UN CAMMINO UNITARIO PER RISCOPRIRE GESÙ

- A cura di Patrizia Casale -

 

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MESSINA. = Con tre distinti aspetti, la rassegna sviluppa l’esperienza di Gesù, della Chiesa e del cristiano. In quella del Cristo, segna la via del servo sofferente fino alla morte che dopo intimi tormenti vede la luce. Nel cammino della Chiesa, svela invece la vocazione e la missione. Nell’esperienza del cristiano, richiama il dono dei sacramenti, dei segni pasquali che indicano il Dio risorto. La rassegna è ospitata nei locali del Museo. In mostra oggetti preziosi che richiamano il cammino della cristianità fino alla risurrezione. Il rosso è il colore che fa da filo conduttore: rosso perché forte come la morte è solo l’amore. Esposti per la prima volta pezzi di particolare pregio, tra cui i pettorali di smeraldi e diamanti degli arcivescovi di Messina del ‘700 e ‘800, un olio su tela attribuibile al Guinaccia del 1572, ed ancora un crocifisso ligneo del 1400 di autore ignoto, che si caratterizza per il doppio legno: uno che rappresenta l’albero della vita, l’altro la vita che rinasce dopo la morte di Cristo. Obiettivo della rassegna, offrire ai turisti italiani e stranieri momenti significativi di riflessione e spiritualità.

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24 ORE NEL MONDO

10 aprile 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

Delicatissima la situazione in Iraq. A Falluja, dove sono dati per dispersi due tedeschi e dove sono proseguiti i combattimenti anche questa mattina, si tenta la via della mediazione. A Kerbala i guerriglieri annunciano il cessate il fuoco per le celebrazioni della festa religiosa sciita di domani. Intanto, il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, ha fatto visita questa mattina ai soldati a Nassiriya. Il nostro servizio.

 

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Anche oggi raccontiamo di una colonna di fumo che sovrasta la capitale dopo violente esplosioni registrate nel centro. C’è poi la conferma che da giorni sarebbero dispersi nella zona di Falluja due tedeschi, agenti di sicurezza di reparti speciali, ma non ci sarebbero indizi di rapimento. Fa sperare la decisione della delegazione con membri del governo provvisorio iracheno che è entrata a Falluja per negoziare una tregua. Nella città sunnita, sono proseguiti anche in mattinata i combattimenti tra marines americani e guerriglieri nascosti tra le case e prosegue la fuga di donne e bambini. Durante gli scontri della notte, è intervenuto per bombardare anche l’aereo americano usato per operazioni speciali in sussidio delle truppe di terra.  Da Mossul giunge la notizia dell’uccisione del direttore della Mezzaluna Rossa, di Arbil e di sua moglie. Il dirigente dell’organizzazione umanitaria irachena operava a Mossul. E dal nord del Paese la notizia di 15 guerriglieri morti in scontri con forze Usa.

 

La sospensione degli attacchi è stata annunciata come certa, invece, dai leader della milizia sciita di Kerbala fedele a Moqtada al Sadr. Intendono così rispettare da domani, e per tre giorni, le celebrazioni in memoria del martirio, tredici secoli fa, dell'imam Hussein. A Nassiriya, dove continua a regnare la calma dopo che nei giorni scorsi i bersaglieri si erano trovati a dover fronteggiare l’insurrezione di seguaci sempre del leader radicale sciita, è giunto il premier italiano, Berlusconi. “Siamo orgogliosi di voi - ha detto – ai militari”, sottolineando che fanno “qualcosa di importante, cioè dimostrare che l'Italia è capace di portare nel mondo principi di  diritto e di civiltà”. Ha espresso apprezzamento per la linea seguita di “fermezza, ma anche di dialogo” con i leader locali. “Vi porto l'abbraccio degli italiani”- ha aggiunto il premier, che ha incontrato le massime autorità militari e Barbara Contini, la governatrice della provincia per conto dell'Autorità provvisoria della coalizione. Dopo il pranzo con una rappresentanza di tutti i militari presenti in Iraq, è previsto nel pomeriggio il rientro di Berlusconi in Italia. Da dove, il ministero degli esteri conferma che continua a non esserci nessun riscontro alla notizia del rapimento di italiani.

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Una bambina palestinese di 12 anni è stata uccisa oggi da spari israeliani a Khan Yunes, nel sud della Striscia di Gaza. Lo si è appreso da fonti ospedaliere e di sicurezza palestinesi. La bambina, Iman Tolba, colpita da un proiettile alla testa, è morta dopo il ricovero in ospedale.    

        

In Algeria l’elezione del presidente Abdelaziz Bouteflika, è frutto della volontà popolare, che “ha votato per la pace civile e la continuità”. Il ministro degli Interni Zerhouni ha voluto così sgombrare il campo dalle accuse di brogli elettorali, che ancora quest’oggi a due giorni dal voto avvelenano il clima politico nel Paese. In risposta alle contestazioni dei candidati dell’opposizione, in prima fila l’ex premier Benflis gli osservatori internazionali avrebbero dichiarato al governo che tutto si è svolto nella totale regolarità. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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“Una nuova tappa verso la democrazia del Paese nordafricano”: così  George Bush ha salutato la rielezione in Algeria del capo di Stato uscente. ''Gli Stati Uniti – ha detto - sono lieti di poter continuare a lavorare con il presidente Bouteflika sulle questioni d'importanza comune, tra cui la ricerca di una soluzione dei conflitti in Nord Africa, la lotta contro il terrorismo e le riforme politiche e economiche necessarie in Algeria''. Arrogante e collerico, con un forte culto della personalità, cosi dipingevano Bouteflika gli oppositori, ma le urne hanno dato ragione ai suoi sostenitori che lo acclamano invece come il padre della riconciliazione nazionale e della concordia civile, lui che nel primo mandato quinquennale ha saputo comunque riportare l’Algeria sulla scena internazionale, in un periodo molto sofferto per evitare – anche con l’intervento dell’Esercito all’inizio degli anni ’90 - l’islamizzazione del Paese, il che ha portato però oltre un decennio di guerra civile e feroce terrorismo, almeno 150 mila i morti e migliaia gli scomparsi. Cosa aspetta l’Algeria - secondo Paese più grande dell’Africa, gigante del Maghreb – anche alla luce degli eventi internazionali in corso è difficile dire. Sicuramente Bouteflika proseguirà nella sua politica di normalizzazione con il resto del mondo, in agenda anche l’adesione all’organizzazione mondiale del commercio, ma i problemi interni restano enormi, come il fondamentalismo islamico e la miseria diffusa, un quarto della popolazione vive sotto la soglia della povertà ed il 30 per cento è disoccupata.

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Il vicepresidente americano Dick Cheney è arrivato oggi a Tokyo, prima tappa di un viaggio che  lo porterà anche in Cina e Corea del sud, in un momento  cruciale per la crisi irachena e per il Giappone, da due giorni in ansia per tre giovani sequestrati in Iraq da un gruppo armato con la minaccia di ucciderli entro domani sera se non verrà ritirato il contingente militare nipponico a Samara. Nel Paese, con l'approssimarsi domani sera alle 21.00 locali della scadenza dell'ultimatum posto dai rapitori in un messaggio teletrasmesso dal canale tv arabo Al Jazira, aumenta l'inquietudine e crescono le voci di quanti vorrebbero un atteggiamento più flessibile del governo per salvare la vita degli ostaggi. Oltre al sempre più grave problema iracheno Cheney avrà a Tokyo colloqui anche sulla crisi nucleare nordcoreana. 

 

In Russia, otto minatori sono morti e altri 41 sono rimasti intrappolati nel fondo di una miniera siberiana in seguito a un'esplosione di gas, probabilmente metano. Il tragico incidente si è verificato stamane nella miniera di Taizhina, nella regione di Kemerovo. Finora solo otto minatori sono potuti uscire sani e salvi.

 

A Taiwan il ministro degli Esteri Eugen Chien ha rinunciato alla sua carica, dopo le dimissioni della diplomatica americana presidente dell'Istituto americano a Taiwan e in qualche modo referente per i rapporti tra Usa e Taiwan in mancanza di relazioni ufficiali. La decisione della donna è dovuta alle critiche che Washington le ha rivolto per esser stata troppo a favore di Taiwan, considerata  dalla Cina comunista una provincia ribelle. Dopo il suo ritiro mercoledì scorso, anche il ministro degli Esteri, ha presentato ieri le dimissioni sentendosi responsabile delle posizioni assunte dalla diplomatica americana. E anche il diplomatico  taiwanese a Washington, Chen Chien-jen ha annunciato il suo ritiro, ma solo dopo il 20 maggio, quando ci sarà un  nuovo governo.

 

 

 

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