RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 101 - Testo della trasmissione di sabato 10 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’Onu
indagherà sulle violenze ad Abidjan
Tentativo di mediazione a
Falluja, mentre a Mossul viene ucciso un dirigente della Mezza Luna rossa. A
Nassiriya la visita ai soldati italiani del premier Berlusconi
Il
vicepresidente americano Dick Cheney è arrivato oggi a Tokyo, prima tappa di un
viaggio che lo porterà anche in Cina e Corea del sud
Otto
minatori morti e altri 41 intrappolati
nel fondo di una miniera siberiana, in seguito ad un'esplosione di gas
10
aprile 2004
STANOTTE
LA “MADRE DI TUTTE LE VEGLIE” IN ATTESA DELLA RISURREZIONE DI CRISTO: IL PAPA
PRESIEDERA’ IL RITO DELLA VEGLIA PASQUALE NELLA BASILICA DI SAN PIETRO A
PARTIRE DALLE ORE 19. DOMANI MATTINA, NELLA BASILICA VATICANA, LA MESSA SOLENNE
DI PASQUA
ED IL
MESSAGGIO “URBI ET ORBI” DI GIOVANNI PAOLO II
- A
cura di Alessandro Gisotti -
La notte santa in cui Cristo è risorto rappresenta la
“madre di tutte le veglie”. Stanotte, dunque, la Chiesa rimane in attesa della
Risurrezione del Signore. Il rito sacro della Veglia pasquale, presieduta da
Giovanni Paolo II, avrà inizio stasera alle ore 19 nella Basilica di San
Pietro. Il Santo Padre benedirà il fuoco nuovo nell’atrio della Basilica
vaticana. Dopo l’ingresso processionale con il cero pasquale e il canto
dell’Exultet, il Pontefice presiederà la Liturgia della Parola, la Liturgia
Battesimale e la Liturgia Eucaristica, che sarà concelebrata con i
cardinali. Nel corso del rito, riceveranno i sacramenti dell’iniziazione
cristiana sei catecumeni, di nazionalità italiana, giapponese e togolese,
mentre un italiano sarà battezzato. La Radio Vaticana seguirà in diretta
l’evento, a partire dalle ore 19, con commenti in italiano, cinese, spagnolo
sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza; e in portoghese,
per il Brasile, via satellite.
Domani mattina alle ore 10,30, il Papa presiederà la Santa
Messa di Pasqua, dal Sagrato della Basilica di San Pietro. Quindi, alle 12,
pronuncerà il Messaggio Pasquale ed impartirà la benedizione “Urbi et Orbi”. La
grande piazza sarà addobbata da una festa di fiori: migliaia di lilium di colore bianco e tulipani gialli, rossi ed
arancione, attorniati da piccoli alberi fioriti e viole gialle. Per il 19.mo
anno, l’omaggio floreale viene offerto al Papa dai fiorai olandesi. Come di
consueto, le piante, dopo la celebrazione, saranno trasferite nei giardini del
Vaticano e in quelli di Castel Gandolfo. La messa di Pasqua e la
benedizione “Urbi et Orbi” saranno seguite in tutto il mondo da 86 enti
televisivi di 54 Paesi. La nostra emittente - a partire dalle ore 10,20 -
curerà la radiocronaca dell’evento in italiano, inglese, tedesco, francese e
arabo sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza; e, via
satellite, in portoghese per il Brasile e in spagnolo per l’America Latina.
“IL
MISTERO DELLA PASSIONE DEL FIGLIO DI DIO SIA PER TUTTI FONTE INESAURIBILE DI
SPERANZA”. È L’AUSPICIO DEL PAPA IERI
ALLA TRADIZIONALE VIA CRUCIS AL
COLOSSEO
“Quest’ora
del Figlio dell’Uomo che viviamo nel Venerdì Santo rimanga nella nostra mente e
nei nostri cuori come l’ora dell’amore e della gloria”. Così il Papa che ieri
sera ha presieduto la tradizionale Via Crucis al Colosseo. All’evento,
trasmesso in mondovisione da 65 emittenti tv, hanno partecipato migliaia di
persone. Giovanni Paolo II ha sostenuto
la Croce alla 14 esima stazione, il cardinale vicario Camillo Ruini nelle prime
due, mentre, nel resto del percorso, il Sacro Legno è stato sorretto da
religiosi e laici provenienti da diocesi asiatiche, africane, americane e del
resto d’Europa. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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“L’ora
della straziante sofferenza del Figlio di Dio, a venti secoli di distanza, continua
a commuoverci intimamente e ad interpellarci”.
Soffermandosi sul senso profondo della Via Crucis, il Papa
ha sottolineato: “E’ l’ora in cui si è compiuta l’opera della Redenzione. L’ora
dell’offerta, della rivelazione dell’infinito amore, più forte della morte”.
Quindi, rivolgendo il pensiero alla Croce, Giovanni Paolo II ha invocato Gesù:
“Con
il potere che il Padre gli ha dato sopra ogni essere umano, dia la vita eterna
a tutti coloro che gli sono stati affidati”.
Migliaia i fedeli presenti che, nel suggestivo scenario
del Colosseo appena illuminato dalla luce fioca delle candele, hanno idealmente
percorso le tappe della Passione di Cristo, pregando e meditando sui brani
composti dal monaco cistercense, Andrè Louf. Testi impregnati della sua esperienza,
alternatasi tra la comunione fraterna grazie al ministero di abate svolto per
35 anni, e la solitudine dinanzi a Dio, come eremita. Due dimensioni che –
commenta padre Louf - si riflettono anche nella vita di Cristo.
Gesù è solo nell’Orto degli Ulivi, solo dinanzi al
tradimento di Giuda; da solo affronta il giudizio di Pilato e gli scherni dei soldati,
solo si abbandonerà totalmente nelle braccia del Padre. Ma la solitudine di
Cristo non è sterile – si evidenzia - poiché “scaturisce da un’intima unione
con il Padre e lo Spirito, creando a sua volta comunione tra quanti entrano in
relazione con essa”.
Nel brano che ha accompagnato la decima stazione, il
momento cioè della crocifissione, si osserva, infatti, che Gesù, “sebbene si
senta abbandonato, non abbandona gli uomini e stende le sue braccia per
accogliere tutti”. Ascoltiamone uno stralcio dalla lettura degli attori Arnoldo
Foà e Pamela Villoresi.
“L’umanità
che si era allontanata nella vertigine dell’autosufficienza viene nuovamente
accolta dal Padre”.
“Hai
preso su di te la paura e i tormenti della morte. Facendo della morte un incontro
d’amore”.
Da
queste riflessioni, l’invito alla speranza del Papa:
“Il
mistero della Via Crucis del Figlio di Dio ci conforti e ci fortifichi anche
quando giungerà la nostra ora”.
Infine,
al termine del rito, il gioioso augurio:
“Buona
Pasqua a tutti”.
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GESU’ DICE UN
DEFINITIVO “NO” ALLA VIOLENZA,
ANDANDO OLTRE LA NON-VIOLENZA CON IL PERDONO:
COSI’ PADRE RANIERO CANTALAMESSA ALLA CELEBRAZIONE
DELLA PASSIONE
IERI POMERIGGIO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
“Gesù pronuncia un definitivo e perentorio ‘no’ alla
violenza, opponendo ad esse non semplicemente la non-violenza, ma di più, il
perdono, la mitezza, la dolcezza”. E’ quanto ha detto ieri pomeriggio Padre
Raniero Cantalamessa durante la celebrazione della Passione del Signore,
presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro. Il predicatore
della Casa Pontificia ha preso spunto dalle paure e dalle tensioni che sta
vivendo la comunità internazionale. Il servizio di Alessandro Guarasci:
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(coro)
“Se ci sarà ancora violenza essa
non potrà più, nemmeno remotamente, richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua
autorità”. Padre Raniero Cantalamessa usa toni netti e inequivocabili nei
confronti di chi compie attentati e uccide in nome della religione. “Farlo
significa far regredire l’idea di Dio a stadi primitivi e grossolani, superati
dalla coscienza religiosa e civile dell’umanità”.
“Il problema della violenza ci assilla, ci scandalizza. Anche quelli che
un tempo erano convinti che la violenza sia la levatrice della storia – come dicevano
Marx e il suo amico Engels – ora hanno cambiato parere, e sfilano in corteo
inneggiando alla pace. La violenza è levatrice, sì; ma solo di altra
violenza!”.
La cerimonia è stata presieduta
dal Papa che si è inginocchiato davanti all’altare. Padre Cantalamessa poi
ricorda proprio le parole di Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus:
“Possano gli uomini imparare a lottare per la giustizia senza violenza”. Un
auspicio trasformato in preghiera, affinché sia spezzata la frenesia di morte e
la catena di violenza che tiene il mondo con il fiato sospeso. E una
invocazione a Cristo: “Insegnaci a non coprirci il volto dinanzi a quegli
esseri umani che come te nella Passione conoscono il patire”. Cristo quindi ha
vinto la violenza non opponendo una violenza più grande, ma subendola e
mettendone a nudo tutta l’ingiustizia e l’inutilità. Dunque è vincitore perché
vittima. E a chi obietta: ma la Bibbia, non è anch’essa piena di storie di
violenza? “Al principio non era così”, risponde Padre Cantalamessa, citando
Gesù. Nel momento dunque, in cui Gesù muore sulla Croce la Chiesa ci insegna a
porgere la guancia e a combattere con l’amore ogni forma di sopraffazione.
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SABATO
SANTO: LA CHIESA VEGLIA CON MARIA
IN
ATTESA DELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE
- La
riflessione dell’arcivescovo di Loreto Angelo Comastri -
Oggi Sabato Santo, nella
Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, il cardinale Carlo Furno, ha
presieduto l’Ora della Madre, la celebrazione che fa memoria della fede
dolorosa di Maria e della sua trepida attesa della risurrezione di Gesù. Sul
significato di questo giorno ascoltiamo la riflessione dell’arcivescovo prelato
di Loreto, Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto.
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Il Sabato Santo appare come un giorno sospeso, come una
giornata in cui sembra che tutto sia finito: Gesù è nel Sepolcro. Il Signore
della vita è stato ucciso. Sembra, allora, che il bene sia stato sconfitto,
sembra che la cattiveria sia destinata al successo, sembra che la morte sia
l’ultima parola. Sembra. Il Sabato Santo è il giorno della fede vissuta quando
tutto sembra sconfitto, è il giorno del buio nel quale bisogna tenere accesa
una lampada. Ed è tanto più necessaria quella lampada quanto più fitto è il
buio, quanto più fitte sono le tenebre. Il Sabato Santo, per questo è il giorno
di Maria. Ed ogni Sabato, da quel Sabato Santo, è diventato giorno mariano,
giorno di ricordo della Madre: perché? Perché in quel Sabato il cuore di Maria
era l’unico cuore che teneva accesa la fede. Maria era l’unica aggrappata
totalmente alla certezza che non era finita l’avventura di Gesù sul Calvario,
non era finita l’avventura di Gesù dentro una tomba. La pietra tombale non
aveva chiuso l’avventura del Suo Figlio. Maria aspettava. Maria credeva. In
quel momento Maria era tutta la Chiesa credente. In quel momento si compivano
le parole stupende che Elisabetta aveva pronunciato alcuni anni prima, ispirata
dall’Alto, ispirata dallo Spirito Santo, quando, accogliendo Maria nella sua
casa, disse: “Beata la credente!”. Il Sabato Santo, noi a Maria ridiciamo la
stessa lode: “Beata la credente! Tu, nel lungo e drammatico Sabato Santo, o
Maria, hai tenuta accesa, per tutti noi, la lampada della fede e noi, ogni
Sabato Santo, riaccendiamo la tua lampada”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: Pasqua di
Risurrezione.
Il titolo d’apertura è “La luce
che illumina tutta l’oscurità di questi giorni”.
Sempre in prima, una
riflessione di Andrea Riccardi.
Nelle vaticane, la Via Crucis
al Colosseo.
La celebrazione della Passione
del Signore, nella Basilica Vaticana.
Nelle estere, uno “speciale”
della rubrica dell’“Atlante geopolitico” ad un mese dagli attentati perpetrati
nella capitale spagnola. Tra i contributi, una riflessione dell’arcivescovo di
Madrid.
Riguardo all’Iraq, si
sottolinea che donne e bambini sono in fuga dalla città di Falluja dove,
da giorni, infuriano i combattimenti tra gli insorti e le Forze della
coalizione.
Nella pagina culturale, un
articolo di Armando Rigobello dal titolo “L’Alleluia pasquale rischiara
l’‘ingens silva’”, ed un articolo di Danilo Veneruso dal titolo “Il seme della
pace sparso dal Risorto per fruttificare nella storia dell’uomo”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la crisi irachena ed il tema del terrorismo.
10
aprile 2004
STAMANI,
NELLA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME,
LA SOLENNE CELEBRAZIONE DELLA RISURREZIONE DI
CRISTO. LA TESTIMONIANZA
DEL
CUSTODE FRANCESCANO DI TERRA SANTA, PADRE GIOVANNI BATTISTELLI
Le celebrazioni della Pasqua in Terra Santa hanno vissuto
stamani il momento culminante con la messa solenne della Risurrezione nella
Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Nella Basilica, infatti, in base
alla disciplina in vigore dal 1852, per la coesistenza tra le comunità di
diversi riti - nota come status quo – il solenne rito si svolge con un
giorno di anticipo. Una celebrazione, che quest’anno ha avuto un rilievo
particolare, giacché i tempi della solennità pasquale coincidono per tutti i
cristiani. Per una testimonianza sul solenne rito di stamani, Alessandro
Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme il custode francescano di
Terra Santa, padre Giovanni Battistelli:
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R. – La Messa è iniziata alle 6.40. C’era diversa gente,
la Basilica del Santo Sepolcro era quasi piena. La Messa è stata celebrata con
molta devozione dall’ausiliare del Patriarca, mons. Kamal Batish. Erano
presenti circa 80 concelebranti; la cerimonia si è svolta con devozione e
serenità.
D. – Quest’anno la Pasqua viene celebrata nello stesso
giorno da tutti i cristiani: quale significato può avere questa “provvidenziale
coincidenza”, come l’ha definita il Papa?
R. – E’ un desiderio che tutti abbiamo in comune, di poter
celebrare insieme la Pasqua, e io credo che sia desiderio di tutti i fedeli –
cattolici, ortodossi – poterla celebrare insieme e manifestare la nostra fede
nel Cristo risorto nello stesso giorno.
D. – Ci sono state difficoltà per i fedeli a partecipare
ai riti sacri della Settimana Santa a causa delle strette misure di sicurezza
da parte israeliana?
R. – Ci sono state certamente misure molto forti per
rendere possibile la celebrazione; ci sono stati naturalmente i militari in
uniforme e possiamo dire che hanno contribuito affinché l’ordine fosse
mantenuto. Certo, ci siamo mossi sapendo quello che la città e il Paese stanno
vivendo. Ad un certo punto, si era anche sparsa la voce che la Porta di Jaffa e
la Porta Nuova fossero chiuse, ma ora è tutto aperto e i pellegrini hanno la
possibilità di potersi muovere serenamente e in sicurezza.
D. – Con quale spirito e quali emozioni i cristiani stanno
vivendo questa Pasqua, in un momento così difficile?
R. – Sono i momenti forti della Chiesa e quindi li
sentiamo in modo particolare anche noi che stiamo celebrando i riti della
Settimana Santa qui, a Gerusalemme. Riti che si svolgono sotto un po’ di
pressione, ovviamente, sia a Betlemme, sia a Emmaus dove lunedì andremo per
ricordare il viaggio dei due discepoli ai quali si aggiunse Gesù, e potremmo trovare
qualche difficoltà per entrare ... speriamo invece di riuscirci! E qui, a
Gerusalemme, naturalmente la vita cerca di essere serena, però con tanti patemi
d’animo, potrei dire, con tante difficoltà. Mi auguro che il Signore davvero ci
dia la grazia, finalmente, di poterla celebrare in libertà… e con tanta solidarietà
anche verso di noi che stiamo qui in Terra Santa e verso quanti sono in difficoltà
in tutto il mondo!
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APPELLO
DI TUTTE LE CHIESE CRISTIANE IRACHENE:
“BASTA
AI MASSACRI: DIO CI CHIAMA ALLA PACE E ALLA COMPRENSIONE”.
Intervista
con il nunzio apostolico in Iraq mons. Fernando Filoni
Nella drammatica situazione che
sta vivendo l’Iraq, alla vigilia della Pasqua i capi delle chiese cristiane del
Paese hanno rivolto un appello di pace a tutte le parti in conflitto. I presuli
invitano gli iracheni ad avere amore per la Patria, a preservare l’unità, a
credere che solo il dialogo pacifico può risolvere i problemi e affermano:
“Basta ai massacri perché Dio ci chiama alla pace, all’amore ed alla
comprensione”. Ascoltiamo in proposito il Nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando
Filoni, raggiunto telefonicamente a Baghdad da Roberto Piermarini:
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R. – E’ un appello che ovviamente prende spunto dalla
situazione generale in cui si trova il Paese, nella difficoltà, nel caos, nei
problemi che stanno attanagliando la convivenza civile. Quindi, è un appello
che invita tutte le parti che si trovano in questo momento in conflitto, in
modo particolare le parti interne, ad avere amore verso la patria per salvare
l’unità, a credere che il dialogo possa risolvere i problemi, se c’è buona
volontà. Quindi, che sia un dialogo pacifico, capace di risolvere tutte le
controversie. I vescovi, non solo cattolici, ma di tutte le altre Chiese
cristiane, anche i cattolici ortodossi, domandano la fine dello spargimento di
sangue, dicono basta ai massacri. Dio ci chiama alla pace, all’amore, alla
comprensione, volendo che diventiamo destinatari delle sue benedizioni, custodi
dei nostri figli, della nostra patria. Quindi, l’appello si rivolge a tutte le
parti, ma in modo particolare alla buona volontà degli iracheni. Li invita a
costruire il futuro attraverso la vita democratica, che sia anche di esempio
per tutti gli altri. L’appello è stato firmato dal patriarca di Babilonia dei
Caldei, mons. Delly, a nome di tutti i capi delle Chiese cristiane dell’Iraq.
D. – Come si appresta a vivere la Pasqua la comunità
cristiana irachena?
R. – La Pasqua è vissuta in un’atmosfera di incertezza e
quindi tutto ciò che riguarda la vita civile, la vita sociale, si riverbera
anche nella vita religiosa. Per questo i vescovi hanno preferito che tutte le
celebrazioni fossero anticipate al pomeriggio. Quindi, non avremo la Messa di
mezzanotte, proprio perché la gente non esce di casa, per l’insicurezza, per i
problemi che esistono. Sono, dunque, anticipate nel pomeriggio e avranno luogo,
ma con questo velo di mestizia per la questione interna e tuttavia anche con
quella fiducia che deve accompagnare la Chiesa in queste situazioni. I vescovi
faranno un appello perché anche lì dove ci sono dei problemi particolari,
soprattutto in zone come Falluja, possano arrivare anche aiuti umanitari, aiuti
sanitari. La Chiesa stessa contribuirà direttamente, inviando in queste zone
medicine e viveri.
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DIMEZZATI NEL MONDO GLI STATI CHE RICORRONO ALLE
ESECUZIONI CAPITALI.
IL
RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE L’ADOZIONE ALL’ONU
DI
“MISURE FORTI” CONTRO LA PENA DI MORTE
-
Intervista con Karen Hooper -
“Oltre la metà dei Paesi del mondo, per prassi o per
legge, hanno abolito la pena di morte”. E’ quanto afferma il Rapporto
presentato a Ginevra da Amnesty International sull’applicazione delle
esecuzioni capitali. L’organizzazione per i diritti umani ha anche rivolto un
appello alla Commissione dell’Onu sui diritti umani affinché nella sessione in
corso adotti “misure forti” per porre fine a tutte le esecuzioni. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di Karen Hooper, responsabile pena di morte
di Amnesty International Italia:
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R. – Da quest’anno si conferma la tendenza verso
l’abolizione della pena di morte nel mondo. L’anno scorso, un Paese – l’Armenia
– ha abolito la pena di morte e nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo già
visto gli stessi risultati a Samoa e nel Bhutan. Questo porta così a 117 i
Paesi in tutto il mondo che hanno abbandonato la pratica della pena di morte,
mentre rimangono 78 Paesi che la conservano. Di questi 78, però, solo un numero
ristretto ne fa uso regolare, massiccio.
D. – Quali sono i Paesi che maggiormente utilizzano la
pena di morte?
R. – Amnesty International nel 2003 ha registrato 1.146
esecuzioni in 28 Paesi. Bisogna dire però che l’84% di queste esecuzioni sono
state registrate in soli quattro Paesi: la Cina, l’Iran, gli Stati Uniti e il
Vietnam. Questo però non vuole togliere nulla alla gravità della situazione –
ad esempio – in Uzbekistan, in Thailandia, in Arabia Saudita, in Pakistan ...
D. – Cosa si può fare affinché si eviti il ricorso alla
pena di morte?
R. – Amnesty International sta chiedendo proprio in questi
giorni alla Commissione per i diritti umani in corso a Ginevra di adottare
anche quest’anno una risoluzione contro la pena di morte, dichiarandosi a
favore di una moratoria sulle esecuzioni e ribadendo il divieto delle
esecuzioni dei minorenni, come aveva fatto già l’anno scorso.
D. – Lei fa riferimento ad una moratoria, ma questo
strumento può bastare?
R. – La dichiarazione a favore di una moratoria
sicuramente sarebbe uno strumento utilissimo sulla strada verso l’abolizione
totale della pena di morte, questo sì; comunque, Amnesty International continua
a lavorare, giorno dopo giorno, sui singoli casi, cercando di scongiurare
l’esecuzione anche nei casi di singoli individui. A questo proposito, farei
riferimento al sito di Amnesty International, www.amnesty,it,
dove si può sottoscrivere un appello contro la pena di morte di una donna in
Sudan condannata alla lapidazione per aver avuto un figlio fuori dal
matrimonio.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani,
11 aprile, solennità di Pasqua, la liturgia ci presenta la Resurrezione secondo
il Vangelo di San Giovanni. I discepoli
si recano increduli al Sepolcro: “Non avevano infatti ancora compreso la
Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”.
Ma ascoltiamo il
commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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La tomba è l’ultima fermata per ogni uomo; la pietra sulla
tomba chiude in modo definitivo la vita. E di questo, Maria di Magdala è
convinta quando va al Sepolcro, il mattino dopo il sabato. Rimane quindi
sconvolta quando vede che la pietra è rotolata via e il morto che cercava non
c’è più. Giungono Pietro e Giovanni e vedono la tomba aperta, le bende per
terra e il sudario a parte: segni, questi, per far vedere che Cristo non è un cadavere
e perciò non va cercato tra i morti.
Quando Cristo ha risuscitato Lazzaro, ha ordinato di
rotolare via il masso e di slegare un cadavere, perché un cadavere da solo
questo non lo può fare. Ma Cristo è il Figlio e il Padre, con il suo amore, lo
scioglie dalla morte. E’ nell’amore del Padre che Cristo ha offerto se stesso
nelle nostre mani. Tutto ciò che è vissuto nell’amore è strappato dalla morte,
perché l’amore dura in eterno.
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10
aprile 2004
CONTEMPLARE
CRISTO GUARDANDO CHI SOFFRE. LO HA DETTO IL CARDINALE
DIONIGI
TETTAMANZI DURANTE LA VIA CRUCIS SVOLTASI IERI SERA A MILANO
MILANO.
= “Come è possibile abbracciare e baciare il Crocifisso, se poi rifiutiamo il
povero che invoca aiuto e amore?”. E’ questa la domanda posta ieri
dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, al termine della Via
Crucis che si è svolta nella Basilica milanese di Sant’Ambrogio. Durante la
processione, che a causa della pioggia si è svolta all’interno della chiesa,
sono stati affrontati diversi temi quali la famiglia, il carcere, la malattia,
la scuola, l’immigrazione, la pace e la solitudine. “Come in una dissolvenza –
ha detto il cardinale – il volto di Cristo sembra affievolirsi progressivamente
e lasciare che altri lineamenti emergano, dipingendo i mille volti degli uomini
che soffrono e muoiono: il volto di Cristo Crocifisso si riflette sul volto
dell’uomo provato e dolorante”. “Per questo – ha aggiunto il cardinale
Tettamanzi – dobbiamo affermare con grande chiarezza e vigore che per noi ha
senso contemplare Cristo Crocifisso, se abbiamo il coraggio di guardare, con
identica fede e indiviso amore, ogni persona che soffre”.
IN BURUNDI MIGLIAIA DI PERSONE
SONO IN FUGA DALLA CAPITALE BUJUMBURA
A CAUSA DEI RECENTI SCONTRI TRA
L’ESERCITO E I RIBELLI
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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BUJUMBURA.
= Continua ad essere drammatica la situazione in Burundi, dove a causa di nuovi
scontri tra l’esercito e i ribelli del Fronte nazionale di liberazione (Fnl),
circa trenta mila persone hanno abbandonato i distretti periferici della
capitale Bujumbura per rifugiarsi nelle campagne. Lo affermano fonti locali
aggiungendo che il massiccio esodo ha riguardato soprattutto gli abitanti del
comune di Kabezi, a Sud della capitale. In questo drammatico scenario si deve
inoltre registrare la morte, giovedì scorso, di almeno 14 persone – tra cui 9
ribelli - a seguito di una violenta battaglia scoppiata tra le forze armate e i
miliziani. Nel Paese africano sembrano dunque svanire le speranze di pace
alimentate dall’incontro informale tra rappresentanti governativi e dei ribelli
avvenuto lo scorso gennaio a Ginevra. Le parti infatti rimangono distanti e i
miliziani del Fnl, che hanno rifiutato di sottoscrivere l’accordo di pace con
l’esecutivo di Bujumbura, difficilmente deporranno le armi. I continui scontri
tra ribelli ed esercito hanno inoltre spinto, recentemente, il segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, a chiedere l’invio, in Burundi, di un
contingente di 5.000 caschi blu, per sostituire i 2.500 soldati che attualmente
operano, nel Paese, sotto l’egida dell’Unione Africana.
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“VOGLIO
PORTARE A TERMINE LA RIFORMA AGRARIA, MA SOLO CON IL CONSENSO
SOCIALE, POLITICO E LEGALE”. LO HA DETTO IL
PRESIDENTE BRASILIANO,
LULA
DA SILVA, ANNUNCIANDO L’ESPROPRIO DI TERRENI DISLOCATI
IN UNDICI STATI DEL BRASILE DA UTILIZZARE
NELLA RIFORMA
RIO DE
JANEIRO. = Oltre 44 mila ettari saranno espropriati per essere usati nella
riforma agraria: lo ha annunciato il presidente brasiliano, Inacio Lula da
Silva, in un nuovo tentativo di “calmare” l’offensiva del Movimento Sem Terra
(Mst). Gli espropri riguardano 24 proprietà rurali dichiarate improduttive
dall’Istituto della riforma agraria. Non più di un mese fa, il governo aveva
fatto sapere che mancavano fondi per gli espropri, ma il Movimento aveva
proclamato “l’aprile rosso” che avrebbe “messo a ferro e fuoco il Brasile”.
Attualmente vi sono 58 proprietà rurali occupate illegalmente da 17.700
famiglie di militanti dei del Movimento. Critiche alla lentezza della riforma
agraria continuano ad arrivare anche da altre parti: il presidente del Supremo
tribunale federale di Brasilia, Mauricio Correa, ha parlato di “risultati insignificanti”.
Lula si è visto così obbligato a correre ai ripari e ha annunciato misure di
impatto per sbloccare l’empasse. “Voglio portare a termine la riforma agraria,
ma solo con il consenso sociale, politico e legale”, ha commentato giovedì
scorso Lula. I rapporti tra “sem terra” e l’esecutivo brasiliano sono oggi
improntati ad una forte tensione, che il presidente riesce a controllare solo
grazie al carisma personale. Il governo ha minacciato di rompere il dialogo con
il Movimento se dovessero ripetersi le invasioni di terre considerate produttive
o i saccheggi in proprietà private. (A.L.)
L’ONU
INDAGHERÀ SULLE VIOLENZE AD ABIDJAN.
I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE CHIEDONO UNA CORTE
PENALE
INTERNAZIONALE PER LA COSTA D’AVORIO
ABIDJAN
= L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Bertrand Ramcharan, ha incaricato
tre esperti di condurre un’inchiesta indipendente sugli scontri avvenuti ad
Abidjan il 25 ed il 26 marzo scorsi, quando le forze dell’ordine ivoriane
repressero nel sangue una dimostrazione non autorizzata dell’opposizione
causando la morte di almeno 150 persone. La commissione sarà composta da Vera
Duarte, coordinatrice del Comitato nazionale per i diritti umani ed ex-giudice
dell’Alta Corte di Capo Verde, Eugene Nindorera, già ministro del Burundi per i
diritti umani, e l’italiana Franca Sciuto, presidente della ‘Rainforest
Foundation’, ex-responsabile del comitato esecutivo di Amnesty International e
membro della commissione d’inchiesta Onu in Costa d’Avorio nel 2001. Il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha invitato il presidente ivoriano
Laurent Gbagbo a cooperare pienamente con la commissione e a garantire che le
libertà politiche e civili siano pienamente rispettate. Annan ha anche esortato
l’opposizione, che dopo gli incidenti di marzo aveva sospeso la propria
partecipazione al governo di riconciliazione nazionale, a ritornare
nell’esecutivo. Mercoledì scorso i quattro partiti d’opposizione e le tre
formazioni ex-ribelli, si erano rivolti proprio ad Annan per chiedere la
creazione di una corte penale internazionale per la Costa d’Avorio incaricata
di far luce sulle violazioni dei diritti umani commesse nel Paese da quando
Gbagbo è presidente dello Stato africano. (G.L.)
IN
ESPOSIZIONE FINO AL 2 MAGGIO AL MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO DI MESSINA
LA
MOSTRA DI ARTE SACRA “PER CRUCEM AD LUCEM”,
UN
CAMMINO UNITARIO PER RISCOPRIRE GESÙ
- A
cura di Patrizia Casale -
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MESSINA. = Con tre distinti aspetti, la rassegna sviluppa
l’esperienza di Gesù, della Chiesa e del cristiano. In quella del Cristo, segna
la via del servo sofferente fino alla morte che dopo intimi tormenti vede la
luce. Nel cammino della Chiesa, svela invece la vocazione e la missione.
Nell’esperienza del cristiano, richiama il dono dei sacramenti, dei segni
pasquali che indicano il Dio risorto. La rassegna è ospitata nei locali del
Museo. In mostra oggetti preziosi che richiamano il cammino della cristianità
fino alla risurrezione. Il rosso è il colore che fa da filo conduttore: rosso
perché forte come la morte è solo l’amore. Esposti per la prima volta pezzi di
particolare pregio, tra cui i pettorali di smeraldi e diamanti degli arcivescovi
di Messina del ‘700 e ‘800, un olio su tela attribuibile al Guinaccia del 1572,
ed ancora un crocifisso ligneo del 1400 di autore ignoto, che si caratterizza
per il doppio legno: uno che rappresenta l’albero della vita, l’altro la vita
che rinasce dopo la morte di Cristo. Obiettivo della rassegna, offrire ai
turisti italiani e stranieri momenti significativi di riflessione e spiritualità.
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10
aprile 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Delicatissima la situazione in
Iraq. A Falluja, dove sono dati per dispersi due tedeschi e dove sono
proseguiti i combattimenti anche questa mattina, si tenta la via della
mediazione. A Kerbala i guerriglieri annunciano il cessate il fuoco per le
celebrazioni della festa religiosa sciita di domani. Intanto, il presidente del
Consiglio italiano, Berlusconi, ha fatto visita questa mattina ai soldati a Nassiriya.
Il nostro servizio.
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Anche oggi raccontiamo di una
colonna di fumo che sovrasta la capitale dopo violente esplosioni registrate
nel centro. C’è poi la conferma che da giorni sarebbero dispersi nella zona di
Falluja due tedeschi, agenti di sicurezza di reparti speciali, ma non ci
sarebbero indizi di rapimento. Fa sperare la decisione della delegazione con
membri del governo provvisorio iracheno che è entrata a Falluja per negoziare
una tregua. Nella città sunnita, sono proseguiti anche in mattinata i
combattimenti tra marines americani e guerriglieri nascosti tra le case e
prosegue la fuga di donne e bambini. Durante gli scontri della notte, è
intervenuto per bombardare anche l’aereo americano usato per operazioni
speciali in sussidio delle truppe di terra.
Da Mossul giunge la notizia dell’uccisione del direttore della Mezzaluna
Rossa, di Arbil e di sua moglie. Il dirigente dell’organizzazione umanitaria
irachena operava a Mossul. E dal nord del Paese la notizia di 15 guerriglieri
morti in scontri con forze Usa.
La sospensione degli attacchi è
stata annunciata come certa, invece, dai leader della milizia sciita di Kerbala
fedele a Moqtada al Sadr. Intendono così rispettare da domani, e per tre
giorni, le celebrazioni in memoria del martirio, tredici secoli fa, dell'imam
Hussein. A Nassiriya, dove continua a regnare la calma dopo che nei giorni
scorsi i bersaglieri si erano trovati a dover fronteggiare l’insurrezione di
seguaci sempre del leader radicale sciita, è giunto il premier italiano,
Berlusconi. “Siamo orgogliosi di voi - ha detto – ai militari”, sottolineando
che fanno “qualcosa di importante, cioè dimostrare che l'Italia è capace di
portare nel mondo principi di diritto e
di civiltà”. Ha espresso apprezzamento per la linea seguita di “fermezza, ma
anche di dialogo” con i leader locali. “Vi porto l'abbraccio degli italiani”-
ha aggiunto il premier, che ha incontrato le massime autorità militari e
Barbara Contini, la governatrice della provincia per conto dell'Autorità
provvisoria della coalizione. Dopo il pranzo con una rappresentanza di tutti i
militari presenti in Iraq, è previsto nel pomeriggio il rientro di Berlusconi
in Italia. Da dove, il ministero degli esteri conferma che continua a non
esserci nessun riscontro alla notizia del rapimento di italiani.
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Una bambina palestinese di 12 anni è stata uccisa oggi da
spari israeliani a Khan Yunes, nel sud della Striscia di Gaza. Lo si è appreso
da fonti ospedaliere e di sicurezza palestinesi. La bambina, Iman Tolba, colpita
da un proiettile alla testa, è morta dopo il ricovero in ospedale.
In Algeria l’elezione del presidente Abdelaziz Bouteflika,
è frutto della volontà popolare, che “ha votato per la pace civile e la
continuità”. Il ministro degli Interni Zerhouni ha voluto così sgombrare il
campo dalle accuse di brogli elettorali, che ancora quest’oggi a due giorni dal
voto avvelenano il clima politico nel Paese. In risposta alle contestazioni dei
candidati dell’opposizione, in prima fila l’ex premier Benflis gli osservatori
internazionali avrebbero dichiarato al governo che tutto si è svolto nella
totale regolarità. Il servizio di Roberta Gisotti
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“Una nuova tappa verso la democrazia del Paese
nordafricano”: così George Bush ha
salutato la rielezione in Algeria del capo di Stato uscente. ''Gli Stati Uniti
– ha detto - sono lieti di poter continuare a lavorare con il presidente
Bouteflika sulle questioni d'importanza comune, tra cui la ricerca di una
soluzione dei conflitti in Nord Africa, la lotta contro il terrorismo e le
riforme politiche e economiche necessarie in Algeria''. Arrogante e collerico,
con un forte culto della personalità, cosi dipingevano Bouteflika gli
oppositori, ma le urne hanno dato ragione ai suoi sostenitori che lo acclamano
invece come il padre della riconciliazione nazionale e della concordia civile,
lui che nel primo mandato quinquennale ha saputo comunque riportare l’Algeria
sulla scena internazionale, in un periodo molto sofferto per evitare – anche
con l’intervento dell’Esercito all’inizio degli anni ’90 - l’islamizzazione del
Paese, il che ha portato però oltre un decennio di guerra civile e feroce
terrorismo, almeno 150 mila i morti e migliaia gli scomparsi. Cosa aspetta
l’Algeria - secondo Paese più grande dell’Africa, gigante del Maghreb – anche
alla luce degli eventi internazionali in corso è difficile dire. Sicuramente
Bouteflika proseguirà nella sua politica di normalizzazione con il resto del
mondo, in agenda anche l’adesione all’organizzazione mondiale del commercio, ma
i problemi interni restano enormi, come il fondamentalismo islamico e la
miseria diffusa, un quarto della popolazione vive sotto la soglia della povertà
ed il 30 per cento è disoccupata.
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Il vicepresidente americano Dick
Cheney è arrivato oggi a Tokyo, prima tappa di un viaggio che lo porterà anche in Cina e Corea del sud, in
un momento cruciale per la crisi irachena
e per il Giappone, da due giorni in ansia per tre giovani sequestrati in Iraq
da un gruppo armato con la minaccia di ucciderli entro domani sera se non verrà
ritirato il contingente militare nipponico a Samara. Nel Paese, con
l'approssimarsi domani sera alle 21.00 locali della scadenza dell'ultimatum
posto dai rapitori in un messaggio teletrasmesso dal canale tv arabo Al Jazira,
aumenta l'inquietudine e crescono le voci di quanti vorrebbero un atteggiamento
più flessibile del governo per salvare la vita degli ostaggi. Oltre al sempre
più grave problema iracheno Cheney avrà a Tokyo colloqui anche sulla crisi nucleare
nordcoreana.
In Russia, otto minatori sono
morti e altri 41 sono rimasti intrappolati nel fondo di una miniera siberiana
in seguito a un'esplosione di gas, probabilmente metano. Il tragico incidente
si è verificato stamane nella miniera di Taizhina, nella regione di Kemerovo.
Finora solo otto minatori sono potuti uscire sani e salvi.
A Taiwan il ministro degli Esteri
Eugen Chien ha rinunciato alla sua carica, dopo le dimissioni della diplomatica
americana presidente dell'Istituto americano a Taiwan e in qualche modo
referente per i rapporti tra Usa e Taiwan in mancanza di relazioni ufficiali.
La decisione della donna è dovuta alle critiche che Washington le ha rivolto
per esser stata troppo a favore di Taiwan, considerata dalla Cina comunista una provincia ribelle.
Dopo il suo ritiro mercoledì scorso, anche il ministro degli Esteri, ha
presentato ieri le dimissioni sentendosi responsabile delle posizioni assunte
dalla diplomatica americana. E anche il diplomatico taiwanese a Washington, Chen Chien-jen ha annunciato il suo
ritiro, ma solo dopo il 20 maggio, quando ci sarà un nuovo governo.
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