RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 100 - Testo della trasmissione di venerdì 9 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Questa sera la tradizionale Via Crucis al Colosseo, presieduta dal Papa, il rito trasmesso in diretta televisiva da oltre 60 emittenti: ai nostri microfoni il monaco trappista André Louf, autore quest’anno dei testi delle meditazioni, e l’arcivescovo Piero Marini

 

Nella messa in Coena Domini, che ieri ha aperto il Triduo pasquale, il Papa esorta i cristiani a seguire il comandamento nuovo dato da Gesù: amatevi come io vi ho amato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Via Crucis a Gerusalemme, tra i cristiani di Terra Santa che chiedono appoggio e solidarietà alle Chiese del mondo: intervista con padre Giovanni Battistelli

 

La scelta del silenzio interiore e della penitenza per riscoprire il valore profondo del Venerdì Santo: con noi l’arcivescovo Angelo Comastri.

 

Nessuna notizia degli ostaggi stranieri in Iraq. Oggi almeno 9 morti a ovest di Baghdad e combattimenti a Kerbala: il commento di Al Saadi Latif

 

Lo Stabat Mater di Rossini trasmesso oggi pomeriggio dalla Radio Vaticana: ce ne parlano Francesco Ernani e Gianluigi Gelmetti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domani, Sabato Santo, 10 aprile 2004, l’“Ora della Madre” a Santa Maria Maggiore

 

Pubblicato il primo breviario cattolico in lingua russa

 

Dai vescovi toscani un appello a tutti i cittadini contro l’assenteismo e al risveglio delle coscienze, in vista delle prossime elezioni europee di giugno

 

Misericordia: parte oggi la novena nella chiesa di Santo Spirito in Sassia

 

Pax Christi, per il Venerdì Santo invita i cristiani ad un gesto di amicizia in tutte le moschee italiane

 

24 ORE NEL MONDO:

Successo elettorale per il presidente algerino Bouteflika, confermato per un secondo mandato, ma l’opposizione denuncia brogli

 

La tragedia dell’11 settembre non poteva essere evitata: così, ieri, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, all’audizione davanti alla commissione d’inchiesta del Congresso

 

Escalation di violenza nello Sri Lanka: 8 morti a seguito di scontri tra due fazioni delle Tigri Tamil.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 aprile 2004

 

QUESTA SERA, LA TRADIZIONALE VIA CRUCIS AL COLOSSEO, PRESIEDUTA DAL PAPA.

IL RITO TRASMESSO IN DIRETTA TELEVISIVA DA OLTRE 60 EMITTENTI.

I TESTI DELLE MEDITAZIONI CURATI QUEST’ANNO

DAL MONACO CENOBITA, ANDRE’ LOUF.

I COMMENTI DELL’ARCIVESCOVO PIERO MARINI E DEL RELIGIOSO CISTERCENSE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

Venerdì Santo: Gesù muore in Croce. Per la Chiesa universale oggi è il giorno della memoria del sacrificio per eccellenza. E nel cuore di Roma, fare memoria della Passione significa riflettere sul gesto d’amore supremo di Cristo seguendo il pellegrinaggio della sua Croce tra le arcate e le artistiche penombre del Colosseo, che da secoli ospita – in forme diverse – le tappe della Via dolorosa. Questa sera, alle 21.15, Giovanni Paolo II presiederà il rito della Via Crucis nell’ormai consueta cornice di folla, cui si aggiungeranno milioni di telespettatori da ogni parte del mondo. Sono 64 le emittenti televisive nazionali e internazionali, di 42 Paesi, che si collegheranno questa sera in diretta dal Colosseo.

 

Ad affiancare il Papa nel percorso della Via Crucis vi sarà un gruppo di religiosi e di laici di varia nazionalità, che si alterneranno nel portare la croce. Aprirà il percorso, per le prime due stazioni, il cardinale vicario Camillo Ruini, quindi si succederanno un francescano della Terra Santa, un sacerdote californiano, due religiose – dell’India e del Burundi – una famiglia romana, una laica dai Caraibi e uno dalla Giordania. Infine – per la 12.ma e 13.ma stazione – sarà il turno di una giovane di Madrid: sarà la ragazza a porgere al Papa la Croce, simbolo del sacrificio di Cristo ma anche delle vittime dell’orrendo attentato che ha devastato la capitale spagnola un mese fa. Per conoscere da vicino le novità della Via Crucis di quest’anno e il significato delle meditazioni che verranno proposte, ascoltiamo il maestro delle cerimonie pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, al microfono di Giovanni Peduto:

 

R. - Quest’anno è la prima volta che le meditazioni della Via Crucis sono composte da un monaco cenobita, André Louf, per il quale la solitudine e la comunione sono in costante dialettica esistenziale: solitudine di fronte a Dio e comunione fraterna, il tutto vissuto nella semplicità dell’essenziale e nella stabilità della realtà comunitaria. Nella Via Crucis di quest’anno, intravediamo la formazione spirituale dell’abate Louf: la solitudine e la comunione. Gesù si trova a più riprese solo, a volte per libera scelta, altre volte perché abbandonato da tutti: è solo nel faccia a faccia con il Padre nell’Orto degli ulivi, è solo di fronte al tradimento di un discepolo e al rinnegamento di un altro. Da solo affronta il sinedrio, Pilato, gli scherni dei soldati. Da solo prende su di sé il peso della Croce e solo si abbandonerà totalmente nelle braccia del Padre. Questa solitudine, tuttavia, non è sterile. Al contrario, derivando da un’intima unione con il Padre e con lo Spirito, genera a sua volta comunione tra coloro che entrano in relazione con il Signore Gesù. Cristo, nel suo cammino, incontra il sostegno fraterno del Cireneo, la consolazione delle donne, la solidarietà del buon ladrone - a cui apre le porte del Regno - e del centurione. Inoltre, vede costituirsi ai piedi della Croce l’embrione della nuova comunità formato dalla Madre e dal discepolo. Per ogni discepolo, partecipare alla Via Crucis significa entrare nel mistero di solitudine e di comunione vissuto dal Maestro, accettare nella propria vita la volontà del Padre fino a scorgere al di là delle sofferenze e della morte la vita senza fine che scaturisce dal costato trafitto e dal sepolcro vuoto.

**********

 

         Ricordiamo che il rito della Via Crucis al Colosseo sarà trasmesso in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 21.05, con commenti in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese.

 

Come accennato da mons. Marini, Dom André Louf, l’autore delle meditazioni della Via Crucis 2004, è un monaco cistercense della stretta osservanza. Da qualche anno vive in solitudine in un eremo, dopo essere stato, per 35 anni, abate nella sua comunità francese di Notre-Dame di Mont-des-Cats. Un monaco cenobita, profondo conoscitore delle Scritture, per il quale la strada del rapporto con Dio si consuma in una continua dinamica spirituale che va dall’unificazione interiore all’unità comunitaria. Romilda Ferrauto ha chiesto al monaco cosa abbia voluto esprimere con il suo testo sulla Via Crucis:

 

*********

R. - Ho voluto sottolineare prima di tutto il clima della misericordia di Dio, partendo proprio dall’evangelista San Luca, che dicono essere il testimone della misericordia di Dio. Attraverso alcuni personaggi del Nuovo Testamento e della Via Crucis stessa ho voluto mettere in luce questa misericordia del Signore per il buon ladrone, per Pietro. Bellissimo esempio, quest’ultimo, del perdono del Signore, che sarà il primo Papa, e che ha scoperto la grande tenerezza del Signore proprio attraverso il suo peccato.

*********

 

         Prima di presiedere la Via Crucis, Giovanni Paolo II celebrerà oggi pomeriggio nella Basilica di San Pietro il rito della Passione del Signore, con inizio alle ore 17.00. A quell’ora, la nostra emittente si collegherà per seguire in radiocronaca diretta l’avvenimento, con commenti in italiano e francese.

 

Questa mattina, intanto, il Papa non ha voluto mancare ad un appuntamento che lo vede, dal 1980, scendere nella Basilica vaticana il Venerdì Santo per entrare in un confessionale. Per favorire gli spostamenti del Pontefice, quest’anno la Fabbrica di San Pietro ha predisposto un confessionale privo di barriere architettoniche nel quale Giovanni Paolo II ha potuto officiare il sacramento della riconciliazione per 11 persone: una coppia di sposi polacchi, due giovani ucraini, due ragazze spagnole, uno slovacco, due italiane, una signora canadese e un giovane statunitense.

 

 

NELLA MESSA IN COENA DOMINI, CHE IERI HA APERTO IL TRIDUO PASQUALE,

IL PAPA ESORTA I CRISTIANI A SEGUIRE IL COMANDAMENTO NUOVO DATO DA GESU’:

“AMATEVI COME IO VI HO AMATO”

 

La ''passione e la morte'' di Cristo costituiscono ''il fondamentale servizio  d'amore con cui il Figlio di Dio ha liberato l'umanità dal peccato''. E' quanto ha detto Giovanni Paolo II ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro nell'omelia  della Messa in Coena Domini, rito con il quale  si  apre il Triduo Pasquale e che celebra l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Il Papa ha esortato i cristiani a seguire il “comandamento nuovo” dato da Gesù: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Il servizio di Amedeo Lomonaco.

 

**********

“Prima di celebrare l’ultima Pasqua con i discepoli – ha esordito Giovanni Paolo II - Gesù lavò loro i piedi. Con un gesto che di regola spettava al servo, volle imprimere nelle menti degli apostoli il senso di quanto sarebbe accaduto di lì a poco”.

 

“Infatti, la passione e la morte costituiscono il fondamentale servizio d’amore con il quale il Figlio di Dio ha liberato l’umanità dal peccato”.

 

I cristiani – ha aggiunto il Papa - sanno di dover “fare memoria” del loro Maestro nel rendersi reciprocamente il servizio della carità. In particolare – ha detto - essi sanno di dover ricordare Gesù ripetendo il “memoriale” della Cena.

 

Per restare in Lui come tralci uniti alla vite, per amare come Lui ha amato è necessario nutrirsi del suo Corpo e del Suo Sangue”.

 

Fissando lo sguardo su Cristo che istituisce l’Eucaristia – ha aggiunto il Papa – prendiamo nuovamente coscienza dell’importanza dei presbiteri nella Chiesa e del loro legame con il sacramento eucaristico.

 

“Solo una Chiesa innamorata dell’Eucaristia genera, a sua volta, sante e numerose vocazioni sacerdotali”.

 

“E lo fa – ha proseguito il Santo Padre – attraverso la preghiera e la testimonianza della santità, offerta in modo speciale alle nuove generazioni”. Dopo l’omelia e la raccolta delle offerte, destinate quest’anno ai bambini malati del Rwanda e del Burundi, ha avuto luogo il rito della lavanda dei piedi a dodici sacerdoti compiuto dai cardinali Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio, e Angelo Sodano, segretario di Stato.

*********  

 

=======ooo=======

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina: Venerdì Santo; Giovanni Paolo II amministra il Sacramento della Riconciliazione nella Basilica Vaticana.

Giovedì Santo: la Messa "in Cena Domini" presieduta Giovedì Santo dal Papa nella Basilica Vaticana: "Una Chiesa innamorata dell'Eucaristia". 

 

Nelle vaticane, il testo della Via Crucis al Colosseo.

Servizi dalla Diocesi italiane sulle Celebrazioni in occasione del Giovedì Santo.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq; il titolo dell'articolo è "Un nuova disumana strategia di lotta: i civili in ostaggio.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Irene Iarocci dal titolo "Sabato Santo, giorno privilegiato dell'attesa.

 

Nelle pagine italiane, tra i temi in rilievo il pubblico impiego e la scuola.  

 

 

 

=======ooo=======

 

OGGI IN PRIMO PIANO

9 aprile 2004

 

 

LA VIA CRUCIS A GERUSALEMME, TRA I CRISTIANI DI TERRA SANTA CHE CHIEDONO

APPOGGIO E SOLIDARIETA’ ALLE CHIESE DEL MONDO

- Intervista con padre Giovanni Battistelli

 

 

I cristiani della Terra Santa hanno iniziato regolarmente le celebrazioni del Triduo Pasquale. Come è tradizione i riti sono in anticipo: domani mattina si celebra infatti la Pasqua mentre stamane si è svolta a Gerusalemme la Via Crucis. Ce ne parla il custode di Terra Santa, il padre francescano Giovanni Battistelli, intervistato da Sergio Centofanti.

 

**********

R. – E’ stata una Via Crucis molto devota, con tanti gruppi di pellegrini. Eravamo numerosissimi: c’erano molti italiani, anche dall’America Latina, comboniani del Venezuela, c’era con noi il nunzio apostolico, e si è svolta regolarmente lungo le vie. Io penso che tutti abbiano portato dentro di loro gli avvenimenti che stiamo vivendo, unendoli alle sofferenze del Cristo Crocifisso.

 

D. – I pellegrinaggi stanno riprendendo?

 

R. – I pellegrinaggi stanno riprendendo. Mi auguro che portino questo messaggio – oltre quello del Vangelo e dei Luoghi Santi – questo messaggio di tranquillità, di serenità e di non pericolo per i pellegrini. E naturalmente anch’io colgo l’occasione per invitarli a venire, e venire numerosi perché saranno di grande aiuto dandoci fiducia e facendo in modo che anche le autorità si rendano conto che questi Luoghi appartengono a tutto il mondo.

 

D. – Che cosa chiedono oggi i cristiani di Terra Santa alla Chiesa intera?

 

R. – Tanta solidarietà e, se è possibile, di intervenire presso i governi affinché si rendano conto di quello che sta accadendo qua.

 

D. – Che speranze di pace avete?

 

R. – Se non intervengono forze esterne, difficilmente i due contendenti riusciranno a condurre un dialogo concreto.

**********

 

 

 

LA SCELTA DEL SILENZIO INTERIORE E DELLA PENITENZA PER RISCOPRIRE

IL VALORE PROFONDO DEL VENERDI’ SANTO

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -

 

Se la Chiesa oggi si ferma per meditare il sacrificio di Cristo, l’atteggiamento ideale con cui accostarsi a questo mistero è quello del silenzio interiore ed esteriore, accompagnato dai segni dell’astinenza e del digiuno che sottolineano l’aspetto penitenziale del Venerdì Santo. Sul significato di questa seconda giornata del Triduo Pasquale, ascoltiamo la riflessione dell’arcivescovo prelato di Loreto Angelo Comastri, al microfono di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – Il Venerdì Santo è il giorno del silenzio. In questo giorno, la Chiesa non celebra neppure l’Eucaristia, perché la Chiesa non riesce a celebrare l’Eucaristia nel giorno del sacrificio di Cristo, ma fa silenzio. Fa silenzio per sentire l’urlo di Dio, che dalla Croce dice: “Uomo, nonostante tutto quello che hai fatto, io ti amo ancora”. Il Venerdì Santo la Chiesa, con timore e tremore, s’inginocchia davanti alla Croce e risente le parole di Gesù: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Siamo anche noi tra queste persone che hanno bisogno di perdono. E la Chiesa ogni volta che risente queste parole, riscopre la grandezza infinita dell’amore di Dio e si commuove. Il Venerdì Santo è il giorno della grande emozione, è il giorno in cui la Chiesa risente anche le parole che Gesù disse al Ladrone pentito: “Oggi sarai con me in Paradiso”. Il Venerdì Santo si risentono queste parole, si riascoltano per riempire la nostra bisaccia di un grande carico di speranza. Ma il Venerdì Santo sentiamo anche le parole meravigliose che Gesù ha detto alla Madonna, a noi, ed anche ad ogni discepolo, mentre stava per morire. Mentre stava per urlare la potenza dell’amore di Dio, Gesù ha voluto che dentro questo amore ci fosse anche il dono della Madre, infatti ha detto a Maria: “Donna – cioè creatura che vive pienamente il mistero della femminilità – ecco tuo Figlio – cioè, la tua maternità io la regalo all’umanità, la tua maternità io la metto a disposizione del mondo perché diventi un segno del mio amore –”. Quanto Maria ha preso sul serio questa parola di Gesù! Nel Venerdì Santo sentiamo anche l’ultima parola di Gesù: “Tutto è compiuto”. Gesù ci ha raccontato che Dio è amore. Gesù ci ha raccontato che l’onnipotenza di Dio è l’onnipotenza dell’amore. Il Venerdì Santo questa parola si deve stampare dentro di noi, deve diventare un timbro della nostra esistenza, perché in ogni cristiano si possa riscoprire questa verità. E’ l’amore che vince, perché la Croce è la vittoria di Dio, perché è una vittoria di amore.

**********    

 

 

NESSUNA NOTIZIA DEGLI OSTAGGI STRANIERI IN IRAQ.

OGGI ALMENO 9 MORTI A OVEST DI BAGHDAD E COMBATTIMENTI A KERBALA,

MENTRE  TORNA SOTTO IL CONTROLLO DELLA COALIZIONE KUT

E SI SOSPENDONO LE OPERAZIONI  A   FALLUJA

- Intervista con Al Saadi Latif -

 

Nessuna notizia degli ostaggi, tre giapponesi, un canadese di origine siriana e due palestinesi, nelle mani di ribelli iracheni. Un gruppo armato ancora non identificato ha minacciato di ucciderli se le truppe giapponesi non se ne andranno dall'Iraq nel giro di tre giorni. Delle varie situazioni delle diverse aree dell’Iraq, ancora di combattimento o di raggiunta tregua, ci riferisce nel servizio Fausta Speranza.

 

**********

Dopo gli episodi di violenza in cui sono morti nella notte almeno 15 iracheni, sei pellegrini iraniani e un soldato britannico, in mattinata 9 persone sono rimaste uccise nell’attacco contro un convoglio Usa a ovest di Baghdad, nella zona di Abu Gharib, città a maggioranza sunnita dove ieri c’erano stati aspri scontri tra soldati americani e guerriglia. Intanto, è tornata sotto il controllo delle forze della coalizione la città di Kut, due giorni dopo che le forze ucraine si erano ritirate dal centro a seguito di scontri con miliziani sciiti. Sono sospese le operazioni militari delle forze americane nella città sunnita di Falluja, per facilitare l’ingresso di personale umanitario e cercare un dialogo con i ribelli, attraverso un incontro tra membri del Consiglio di governo, leader islamici locali e i leader delle forze anti-coalizione. Continuano, invece, i combattimenti a Baquba, a Kerbala e altre località del sud. Mentre Najaf, l’altra città santa dove si trova il leader radicale sciita Sadr, è ancora in mano agli sciiti, così  come la località di Kufa. Per quanto riguarda la capitale, Baghdad, anche oggi una colonna di fumo è rimasta evidente dopo l’ennesima esplosione in una zona nordorientale, non lontano dalla moschea di Um al-Qura affollata di fedeli per la preghiera del venerdì.

 

C’è poi un dato politico: Bremer ha nominato nuovo ministro dell’Interno Damir Sumaidy e Consigliere per la sicurezza nazionale Mowaffaq al-Rubaie. Il primo è un sunnita, il secondo uno sciita. E c’è un annuncio: il governo thailandese sta pensando ad un ritiro delle sue truppe dall’Iraq, inviate nel settembre scorso con compiti umanitari, se non saranno più in grado di svolgere la loro missione.

 

Dopo l’escalation di violenza dei giorni scorsi, la tensione ha accompagnato in particolare l’alba di oggi, primo anniversario della caduta di Saddam Hussein. La piazza Firdous a Baghdad, dove il 9 aprile dello scorso anno la grande statua di bronzo di Saddam Hussein venne distrutta dagli americani fra la gente ancora intimorita, è  oggi deserta.  Abbiamo chiesto a Al Saadi Latif, giornalista iracheno sciita, come commentare questa data:

 

R. – Siamo sempre stati contro la guerra, perché abbiamo sempre creduto che dalla guerra e dalle invasioni non si possa creare una democrazia legata ad una situazione particolare socio-culturale. Viviamo oggi una situazione che, purtroppo, conferma questa nostra idea. Eravamo contro la guerra anche perché non può che aumentare l’integralismo religioso, non può che aumentare il terrorismo. L’Iraq è ormai diventato un campo di battaglia e non a causa di interessi degli iracheni o relativi al futuro dell’Iraq, ma a causa di interessi di gruppi islamici, tra virgolette, integralisti e terroristi. Questa è la realtà a distanza di un anno. Ma c’è anche un’altra parte, che non si vede, e che rappresenta il tentativo e la voglia di tante forze, non solo politiche, di andare avanti per costruire una società civile, per costruire una democrazia, per arrivare ad elezioni future e per pensare a che tipo di governo e di parlamento ci può essere dopo il 30 giugno. Le mie riflessioni oggi sono caratterizzate da grandi preoccupazioni ma anche da una forte speranza.

 

D. – Perché questa speranza sia una realtà, su quali forze bisogna fare leva in Iraq? Quali le forze migliori?

 

R. – La maggioranza, non voglio dire assoluta, degli iracheni che non vogliono più continuare a distruggere il loro Paese. Questo l’ho verificato di persona. C’è poi la maggioranza delle forze politiche che è per una normalizzazione pacifica.

 

D. – Le forze sunnite e sciite che stanno combattendo contro la coalizione, sono accomunate - mi sembra - dall’integralismo che le distingue da altre forze. E’ cosi?

 

R. – Sì, è cosi. 25 anni di regime di Saddam Hussein, che ha segnato la situazione economica, sociale e culturale, ha danneggiato la società. E qual è stata la politica americana quando hanno occupato l’Iraq? Prima di tutto, hanno dissolto l’esercito iracheno e questo ha creato la condizione affinché il loro intervento venisse strumentalizzato ed usato dagli stessi gruppi islamici. Ricordo che sono presenti gruppi islamici legati ad Al Qaeda e ci sono almeno quattro gruppi Wahibiti. Oggi nel contesto sciita si sono creati altri gruppi, che sono legati agli interessi di vari personaggi. Gli americani non ci hanno mai voluto ascoltare, fin dall’inizio, quando abbiamo chiesto di consegnare il dossier relativo alla sicurezza agli iracheni stessi. Credono che la sicurezza si fondi solo su azioni militari. Ma nella realtà questo non è così. Le azioni militari creano altre azioni di tipo militare.

*********

 

 

LO STABAT MATER DI ROSSINI, CULMINE MUSICALE

DELLA SETTIMANA SANTA, TRASMESSO OGGI POMERIGGIO DALLA RADIO VATICANA

 

Un evento artistico e religioso insieme, l’esecuzione dello Stabat Mater di Rossini nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, per “I Concerti dello Spirito”, rassegna di musica sacra organizzata dal Teatro dell’Opera, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica italiana e con il patrocinio del Pontificio Istituto di Musica Sacra. Applauditi mercoledì scorso, sotto la bacchetta del direttore musicale Gianluigi Gelmetti, Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera - solisti Carla Maria Izzo, Laura Polverelli, Massimo Giordano e Ildebrando D’Arcangelo – potranno essere riascoltati questo sera alle 19.30 sull’onda media di 585 kHz e sulla Modulazione di frequenza di 105 MHz della Radio Vaticana, che ha ripreso il concerto. C’era per noi A.V.:

 

**********

“Maria ci addita la Croce di suo Figlio, strumento di supplizio e patibolo spregevole, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani ma che, abbracciata amorevolmente da lui, è divenuta il trono della sua gloriosa vittoria”.

 

(musica)

 

La meditazione religiosa del cardinale Dario Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero, ha introdotto quella musicale di Gioacchino Rossini sullo Stabat Mater, sussulto dello spirito, guizzo creativo che interruppe nel 1942 il grande silenzio del pesarese, ossequio privato alla commissione di Manuel Fernandez Varala, arcidiacono di Madrid e Commissario Generale della Santa Cruzada, divenuto poi sontuosa prima esecuzione al Palazzo dell’Archiginnasio di Bologna, diretta da Gaetano Donizetti. La partitura teatrale di Rossini e la tragica umanità del testo di Jacopone da Todi si uniscono in quest’opera, che porta il melodramma in Chiesa allora come oggi, per la Rassegna “I Concerti dello Spirito” del Teatro dell’Opera di Roma. Il Sovrintendente Francesco Ernani:

 

R. – La musica già di per sé è una delle forme di arte che maggiormente sa creare emozioni; i “Concerti dello Spirito” nelle chiese, qui a Roma, rappresentano il segno del Teatro dell’Opera, non soltanto di svolgere la sua attività principale di opera e danza dentro il suo Teatro Costanzi, ma anche di avvicinarsi a programmi e progetti con la sua orchestra, con il suo direttore musicale nella maniera più qualitativa possibile, proprio per sviluppare l’aspetto del miglioramento dello spirito oggi più che nel passato, di cui noi abbiamo molto bisogno.

 

D. – Quale rapporto fra la musica di Rossini e la religiosità del soggetto? Il direttore d’orchestra Gianluigi Gelmetti:

 

R. – E’ un rapporto pertinente e totale, come sempre deve essere. Comunque sia, è un rapporto sublimato, liturgico, ma anche profondamente umano.

 

Umanità e afflizione del canto – con gli accenti espressivi e appassionati del tenore Massimo Giordano – che Gelmetti interpreta con i sensi dello spirito piuttosto che della carne:

 

R. – La musica di Rossini è una musica sempre tutt’altro che carnale, c’è un pudore dei sentimenti che riporta addirittura una sublimazione del sentimento.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

9 aprile 2004

 

 

DOMANI, SABATO SANTO, NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

SARA’ CELEBRATA ALLE 10.30 L’“ORA DELLA MADRE”

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Domani, Sabato Santo, 10 aprile 2004, seguendo una tradizione collaudata da molti anni, nella patriarcale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dalle ore 10.30 alle ore 11.30 sarà celebrata “l’Ora della Madre”, l’Ora cioè della fede dolorosa di Maria e della sua trepida attesa della risurrezione di Gesù. Presiederà la celebrazione l’arciprete della Basilica, il cardinale Carlo Furno. Eseguirà i canti la Corale “Jubilate Deo” diretta da Suor Maria Dolores Aguirre, con la partecipazione attiva dell’assemblea dei fedeli. Questa celebrazione ha le sue radici tanto nella liturgia bizantina quanto nell’antica tradizione liturgica latina. Infatti, il rito che verrà celebrato a Santa Maria Maggiore attinge testi e ispirazione dalla Chiesa bizantina, la quale veglia tutta la notte del Venerdì Santo e fino al mattino del Sabato Santo davanti all’immagine di Cristo sepolto, posta solennemente sull’altare: vescovi, sacerdoti, monaci e fedeli affluiscono innumerevoli per partecipare con commossa devozione ai lunghi notturni che cantano il compianto della Vergine Madre e delle pie donne davanti al sepolcro del Signore. L’“Ora della Madre” a Santa Maria Maggiore ne sarà eco e prolungamento, immettendo nella nostra più austera pietà latina un afflato lirico e insieme altamente teologico con i tropari e le antifone in canto della liturgia bizantina. E’ un giorno santo, nel quale la Chiesa cattolica gode di respirare con i suoi due polmoni, l’Oriente e l’Occiden-te. In un momento storico in cui si prolungano inquietanti le bombe del terrore, il Sabato Santo ci apre nella luce di Maria uno spazio di speranza. La Madonna del Sabato Santo che, credendo contro ogni evidenza e sperando contro ogni speranza si protese al futuro non di un evento, ma della storia intera, che la Risurrezione di Cristo illumina e rinnova, è paradigma indubitato della nostra fede in Dio che tutto può e della nostra speranza in un domani che sarà sempre di Cristo, il Risorto. La Madre, alla quale morendo Gesù ha affidato tutti gli uomini, non mancherà di precederci e di accompagnarci premurosa sulle vie della Vita, nell’oggi della storia e fino alla Pasqua eterna con Gesù Risorto. E’ questo il messaggio e l’impegno che ci trasmette l’“Ora della Madre” nel Sabato Santo.

 

 

PUBBLICATO IL PRIMO BREVIARIO CATTOLICO IN LINGUA RUSSA.

L’OPERA, EDITA DALLA PAOLINE, HA RICHIESTO UN LAVORO PREPARATORIO

DI OLTRE TRE ANNI, IMPEGNANDO BIBLISTI, ESPERTI DI TEOLOGIA,

SACERDOTI E SEMINARISTI RUSSI

 

MOSCA. = Un Triduo pasquale particolare, quello che la comunità cattolica di lingua russa vive quest’anno: per la prima volta, infatti, i cattolici che parlano russo possono disporre della Liturgia delle Ore in versione completa. Si tratta ancora di un testo sperimentale, ma l’uso è approvato dalla Conferenza episcopale dei vescovi cattolici russi. “Non solo in Russia, ma anche in tutti i Paesi dell’ex-blocco sovietico questa pubblicazione era attesa da anni”, afferma don Pierre Dumoulin, presidente della Commissione di preparazione del Breviario in lingua russa, che ha lavorato per oltre tre anni con l’impegno di biblisti, esperti di filologia e un gruppo di sacerdoti e seminaristi russi cattolici. Il volume, edito dalle Paoline, è stato finanziato da offerte di donatori francesi e del Principato di Monaco, oltre che dall’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” e dal fondo lasciato da don Bernardo Antonini, scomparso due anni fa, che è stato rettore del Seminario di Russia dal 1994 al 1999 e poi vice rettore del Seminario del Kazakastan. (R.G.)

 

 

DAI VESCOVI TOSCANI UN APPELLO A TUTTI I CITTADINI CONTRO L’ASSENTEISMO

E PER IL RISVEGLIO DELLE COSCIENZE, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI EUROPEE

DI GIUGNO. AI POLITICI I PRESULI CHIEDONO DI ELEVARE IL DIBATTITO

CON PROGRAMMI DI ALTO CONTENUTO PER IL BENE COMUNE

FIRENZE. = “Un occasione per risvegliare le coscienze”: così i vescovi toscani, in un documento elaborato in vista delle prossime Elezioni europee di giugno, testo che sarà diffuso domani dal settimanale “Toscana oggi”. “Le consultazioni elettorali – scrivono i presuli – possono essere momenti privilegiati di riflessione e di ripresa d’interesse per il bene comune, momenti in cui è possibile ritrovare le ispirazioni e le motivazioni fondamentali dell’agire politico. E il primo agire politico, tra l’altro, è proprio il voto”. Per questo, i vescovi esortano tutti “a proporsi fin d’ora il compimento del dovere elettorale e a superare la tentazione dell’assenteismo, comunque motivato”. Sollecitati nella loro “coscienza pastorale”, i titolari delle diocesi toscane si sono sentiti in dovere di intervenire di fronte ad una “stagione nazionale e internazionale carica di tensioni, di confusioni e di incertezze per il domani”. Eppure, “nonostante i disorientamenti e le delusioni, non ci pare – dichiarano – che le coscienze siano del tutto, e sempre, addormentate”. Ai politici, locali e nazionali, i presuli chiedono di “elevare il dibattito elettorale con la formulazione e la proposta di programmi di alto contenuto, che sappiano coniugare la speranza con il realismo” e di guardarsi “dentro la coscienza, e davanti a Dio”, ricordando che il fine del pensare e dell’agire politico è il bene comune. “Non dimenticate, poi – sottolineano ancora rivolgendosi ai politici – che le propagande menzognere, le risse, l’attacco irrispettoso per le posizioni degli avversari, le furbizie e le commedie che tentano di ingannare la gente e distoglierla dai problemi più seri allontanano ancor di più i cittadini dalla stima per la politica e per i politici, il che è cosa negativa per la società”. “Nessuno si dovrebbe meravigliare se, anch’oggi, i cattolici – spiegano i vescovi – guardano con interesse preferenziale, pur senza obblighi precostituiti, ai candidati che per il loro esplicito e veritiero riferimento all’ispirazione cristiana e la loro personale moralità e competenza, danno maggiori garanzie di rappresentarli”. Infine, un appello affinché “le sedi, i locali ed i circoli delle parrocchie e delle associazioni cattoliche” non siano “appaltati” a nessuno: “Semmai, possono e devono essere luoghi in cui le persone si confrontano tra loro alla luce dei principi e dei valori per noi irrinunciabili”. (R.G.)

 

 

MISERICORDIA: PARTE OGGI LA NOVENA NELLA CHIESA DI SANTO SPIRITO IN SASSIA.

DA PIÙ DI DIECI ANNI, LA CHIESA, È IL CENTRO PROMOTORE DELLA SPIRITUALITÀ

 DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA. SI PREGHERÀ PER TUTTI E PER LA PACE NEL MONDO

 

ROMA. = Da oggi fino alla Domenica in Albis, in coincidenza con la festa della Divina Misericordia, il 18 aprile, moltissimi fedeli si riuniranno nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia pregando per la conversione dell’umanità e per la pace nel mondo. Una novena perché tutti vengano toccati dalla Misericordia di Dio. Come spiega padre Giuseppe Bart, rettore della chiesa, “i vero terrorismo è il peccato dell’uomo. Ce ne accorgiamo ogni giorno specialmente in un periodo critico come il nostro”. 10 anni fa, il cardinale Vicario Camillo Ruini stabilì che questa chiesa divenisse Santuario della Divina Misericordia e centro di diffusione del culto di Suor Faustina Kowalska, religiosa polacca proclamata Santa il 30 aprile del 2000 da Giovanni Paolo II. Aprendosi ogni anno di Venerdì Santo, la novena trae origine da una visione di Santa Faustina, che vide i peccati commessi dall’umanità in un sol giorno e cadde svenuta per terra. “Fu Gesù a chiederle di recitarla” ricorda Padre Bart “dettandole anche le intenzioni a favore di determinate categorie di persone” “per i sacerdoti, per i religiosi, per i carcerati, per i non credenti” “e per tutte le persone malate nel corpo e nello spirito”. Il Santo Padre, il 17 agosto del 2002, ha affidato il mondo alla Divina Misericordia perché – come sottolinea Padre Bart – “la risposta ai problemi dell’umanità va trovata nella Misericordia del Signore”. In chiusura della novena, il cardinale Ruini celebrerà, il 18 aprile, alle 9.30 una Messa solenne nella chiesa di Santo Spirito in Sassia e, dato che sono previste più di 5.000 persone, si allestirà sul sagrato del Santuario un megaschermo. Al termine della celebrazione eucaristica i fedeli si recheranno nella vicina piazza di San Pietro per il Regina Coeli recitato dal Papa e di seguito torneranno nella Chiesa per la solenne Ora di Misericorda, di cui, conclude padre Bart, “abbiamo tutti bisogno”. (G.L.)

 

 

PAX CHRISTI, PER IL VENERDÌ SANTO INVITA I CRISTIANI

AD UN GESTO DI AMICIZIA CON I MUSULMANI IN TUTTE LE MOSCHEE ITALIANE

 

ROMA. = Nel giorno del Venerdì Santo Pax Christi-Italia rivolge un invito alle comunità cristiane: “Offrite un gesto di solidarietà e vicinanza ai fratelli musulmani portando alle loro moschee un segno di riconciliazione, un ramo di ulivo e una bandiera con i colori della pace, primavera dell'uomo. Unitevi a loro nell’invocare la pace e la giustizia”. Questa la proposta lanciata, oggi, come gesto di amicizia in tutte le moschee italiane contro tutte le forme di guerra, violenza e terrorismo, soprattutto nei luoghi sacri. “Chi ha deciso questa guerra, ne risponderà alla propria coscienza, a Dio e all’umanità” afferma Pax Christi. “Chi ha deciso che perfino i luoghi di preghiera sono obiettivi strategici” “ha definitivamente deciso che non esistono santuari di pace, spazi di riconciliazione”, “l’uomo non ha più dove rifugiarsi” “resta solo la fuga, la paura, la rabbia e il desiderio di vendetta”. Nella giornata della passione di Cristo, Pax Christi propone di “testimoniare ai nostri fratelli musulmani e cristiani, nient’altro che il Vangelo di Gesù. Non è possibile questo ripetersi continuo di ingiustizia e di morte, per noi cristiani questo è il tempo della speranza, la Pasqua è simbolo concreto di pacificazione tra l’uomo e Dio”. (G.L.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

9 aprile 2004

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

La tragedia dell’11 settembre non poteva essere evitata: il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, lo ha ribadito più volte ieri nell’audizione sull’attacco terroristico a New York e Washington, di fronte alla commissione d’inchiesta del Congresso americano. Condi Rice ha difeso strenuamente l’operato del presidente Bush, che dal canto suo ha giudicato “straordinaria” la testimonianza del suo consigliere per la Sicurezza nazionale. Tuttavia, non sono mancati i momenti di incertezza da parte della Rice, incalzata dal commissario democratico Ben-Veniste, che già diresse le indagini contro il presidente Nixon nel celebre caso “Watergate”. Da New York, Elena Molinari:

 

**********

“THE TERRORISTS WERE AT WAR WITH US, BUT WE WERE NOT YET AT WAR WITH THEM”.

 

La Casa Bianca non avrebbe potuto fare nulla per prevenire gli attacchi dell’11 settembre. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, lo ha ripetuto più volte nelle oltre tre ore di testimonianza di fronte alla Commissione d’inchiesta del Congresso sulla tragedia. Il famoso rapporto della Cia su Al Qaeda del 6 agosto 2001 – ha insistito la collaboratrice del presidente – non conteneva l’avvertimento specifico che avrebbe potuto spingere l’amministrazione a passare all’azione. Di fatto, dunque – stando alla Rice – nulla lasciava pensare che Washington e New York fossero nel mirino di Al Qaeda. I commissari non si sono però accontentati della sua parola e hanno insistito nel farle descrivere il contenuto del documento della Cia, che la Casa Bianca considera tuttora ‘top secret’. Quel Rapporto – ha spiegato la Rice – non era un allarme ma una ricostruzione storica delle intenzioni di Al Qaeda:

 

“PRESIDENT BUSH UNDERSTOOD THAT WELL, AND HE UNDERSTOOD ITS IMPORTANCE”.

 

La dama di ferro del governo Bush non ha ceduto di un passo dalla sua appassionata difesa dell’operato del presidente e del suo staff; ha elencato dunque le misure antiterrorismo intraprese dall’amministrazione, come la mobilitazione dell’Fbi durante l’estate 2001, proprio in funzione anti-terrorismo. Nonostante avesse detto di volere evitare di rispondere direttamente alle accuse dell’ex capo dell’anti-terrorismo Clarke, alla fine la Rice ha ceduto. Clarke l’ha accusata di sottovalutare Al Qaeda; secondo la Rice, invece, spettava proprio a lui e al suo gruppo il compito di gestire la crisi.

 

Da New York, Elena Molinari per la Radio Vaticana.

**********

 

Divampa la violenza nello Sri Lanka, dove almeno otto persone sono rimaste uccise in uno scontro tra due fazioni delle Tigri tamil, i ribelli che lottano per l’indipendenza nel nord-est dell'isola asiatica. Si tratta del primo incidente di rilievo nella faida interna dei due gruppi. Agli scontri, che hanno avuto luogo presso il fiume Verugal, che divide due regioni costiere dello Sri Lanka avrebbero preso parte circa mille combattenti per parte. Il Paese asiatico vive un momento cruciale: martedì scorso, infatti, è stato nominato il nuovo primo ministro, Masindra Rajapakse, che ha dichiarato di voler riprendere “il prima possibile” i colloqui di pace con i ribelli tamil.

 

In Algeria, trionfo elettorale per Abdelaziz Bouteflika: il presidente algerino ha  ottenuto – con l’83 per cento dei voti – un secondo mandato di cinque anni al termine di uno scrutinio contestato dai candidati avversari, che accusano il capo dello Stato di frode elettorale. Proprio poco fa, Ali Benflis, il principale rivale del presidente ha dichiarato di “non riconoscere l’esito” elettorale. Dunque, tra le polemiche, Bouteflika ha vinto in modo netto al primo turno. Ma quanto era prevedibile questo tipo di risultato? Al microfono di Roberto Piermarini risponde, da Algeri, la collega Giuliana Sgrena:

 

**********

R. – Non era escluso. Tutti si auspicavano il secondo turno per rendere le elezioni più credibili, ma ovviamente Bouteflika aveva un forte appoggio.

 

D. – Il voto è stato regolare?

 

R. – Certo non potevano fare brogli davanti a noi. I candidati dell’opposizione hanno detto che ci sono stati e che in alcune urne c’erano già dei bollettini di Bouteflika. In Algeria si vota mettendo nella busta il foglietto con il candidato che si vuole votare. In altri seggi sembra non ci fossero i foglietti di alcuni candidati.

 

D. – L’opposizione ieri sera ha protestato. Potrebbe degenerare questa protesta?

 

R. – Ieri sera ci sono stati scontri con la polizia e militanti dell’opposizione. La polizia è subito intervenuta, non permettendogli neanche di arrivare in piazza, tanto più che qui le manifestazioni sono vietate perché c’è ancora lo stato di emergenza. Il fatto che i sostenitori abbiano festeggiato la vittoria di Bouteflika rende probabilmente difficile sostenere il contrario. Ma tutto è possibile. Certo, ieri sera effettivamente c’era molta tensione.

**********

 

Si rafforzano le speranze di pace in Sudan: una tregua d’armi di 45 giorni, rinnovabile, è stata concordata per la regione sud occidentale del Darfur dal governo sudanese e da due formazioni ribelli armate. La tregua, ha spiegato il  ministro degli esteri sudanese Mustafà Osman Ismail, consentirà alle organizzazioni umanitarie l’accesso alla regione ed il soccorso alle popolazioni sofferenti. L’accordo tripartito di tregua è stato raggiunto a N’Djamena, capitale del Ciad, dove si tengono colloqui per la soluzione politica della crisi sudanese.

 

Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha invitato i ciprioti a cogliere l’occasione di riunificare l’isola con il referendum del 24 aprile. Annan si è detto deluso per l’appello del presidente greco-cipriota Papadopoulos a votare “no” al referendum, così come aveva chiesto il presidente della Repubblica turca di Cipro Nord, Denktash. In una lettera indirizzata all'Onu, la Turchia ha invece ufficialmente dichiarato il suo sostegno alla consultazione referendaria.

 

Superare le perplessità russe sull’allargamento ad est della Nato e riprendere il filo del dialogo per far fronte alle “sfide comuni”. E’ questo l'obiettivo “strategico” delineato dal presidente Vladimir Putin e dal segretario generale della Nato Jaap de Hoop Scheffer, nell’incontro di ieri al Cremlino. Un colloquio avvenuto pochi giorni dopo la formalizzazione di una nuova tornata di adesioni alla Nato di Paesi dell’ex blocco sovietico. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

**********

Mosca rimane del suo avviso sul recente, nuovo allargamento dell’Alleanza Atlantica ad Est: non garantisce maggiore sicurezza al continente ma ogni Paese può scegliere come meglio crede per la propria sicurezza. Ecco il perché della presenza, il primo aprile scorso, del ministro degli esteri russo a Bruxelles, alla cerimonia dell’alzabandiera dei nuovi membri. L’allargamento – ha ricordato Putin – non è servito ad evitare la strage di Madrid né a migliorare la situazione in Afghanistan. I pericoli, è stato ribadito al Cremlino, da ambedue le parti sono altri, ma l’allargamento – ha ripetuto Jaap de Hoop Scheffer – non nasconde secondi fini, anzi, la Nato ha bisogno della Russia e la Russia della Nato. Tutti i nodi irrisolti verranno sciolti nel più breve tempo possibile; è essenziale tuttavia migliorare il dialogo con una migliore opera diplomatica nei confronti di Mosca.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

Con l’approssimarsi della Pasqua, cresce in tutta Europa l’allarme terrorismo. I cieli di Roma saranno interdetti nei giorni delle festività pasquali a tutti i piccoli aerei che hanno regole di volo a vista. Come già lo scorso Natale, la difesa dello spazio aereo sarà affidata all'Aeronautica militare che manterrà una serie di aerei caccia in assetto operativo. Ieri sera, intanto, si sono vissute ore di panico in Francia, dove - su allerta della Cia - il controspionaggio francese ha fatto interrompere il servizio su una linea di treni suburbani che collega Parigi con la periferia. Fortunatamente, si è trattato di un falso allarme. Alta tensione anche in Spagna: ieri è stato trovato un video in cui tre uomini armati lanciano un ultimatum in arabo al governo di Madrid, affinché ritiri prontamente le proprie truppe da Iraq e Afghanistan.

 

Sull'eventuale ingresso della Turchia nell'Unione Europea, la Francia non ha cambiato posizione: attenderà il rapporto della Commissione, previsto entro l'anno, prima di pronunciarsi. A chiarirlo è stato oggi l’ufficio del presidente Chirac, dopo che il segretario dell'Unione per la maggioranza presidenziale (Ump), Francois Baroin, aveva preannunciato il “no” del partito all’adesione di Ankara nell’Ue.

 

=======ooo=======