RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 98 - Testo della trasmissione di mercoledì 7 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Viviamo in profondità il Triduo Pasquale, che inizia domani, per rendere più autentica la nostra conversione e comprendere sempre di più l’infinito amore di Dio per l’umanità nel mistero della morte e risurrezione di Cristo: così il Papa oggi all’udienza generale

 

Arresto immotivato in Cina del vescovo Jia Zhiguo. Inammissibile in uno stato di diritto. Intervista con Bernardo Cervellera

 

La carità del Papa ha devoluto nel 2003 circa 5 milioni di euro. Finanziati attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum interventi a favore della promozione umana, per le emergenze e in aiuto dei Paesi colpiti dalla guerra.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Infuria la guerra in Iraq: decine di morti negli scontri tra truppe americane e milizie sunnite a Falluja. E’ battaglia anche in altre città. Ai nostri microfoni padre Justo Lacunza

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale della sanità dedicata quest’anno alla sicurezza stradale: con noi Roberto Bertollini e Franco Taggi

 

 Esce oggi nei cinema in Italia il film “The Passion” di Mel Gibson: il commento del teologo Bruno Forte.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il nunzio apostolico in Israele e nei territori palestinesi lancia un appello ai cristiani del mondo: per le vacanze pasquali venite in Terra Santa

 

 Una delegazione della Chiesa cattolica ha incontrato la guerriglia colombiana per trovare una soluzione al problema degli ostaggi

 

Nuovi scontri in Nigeria tra cristiani e musulmani. Incendiate decine di chiese e distrutto un posto di polizia nello stato di Kaduna

 

Pubblicato in Mongolia il primo catechismo cattolico ed un libro di preghiere in lingua mongola moderna

 

Assegnati i premi Signis in diversi Festival cinematografici internazionali

 

       Il destino dell’Africa dipende anche da noi: questo lo slogan della manifestazione nazionale Italia-Africa 2004, presentata oggi a Roma

24 ORE NEL MONDO:

In Rwanda, le celebrazioni del genocidio avvenuto il 7 aprile 1994, costato la vita ad oltre 800 mila fra hutu e tutsi

 

Germania, Grecia, Francia, Italia, Olanda e Portogallo i sei Paesi dell’Unione a rischio deficit nel 2004

 

 Il capo di Stato della Lituania, Paksas, destituito ieri dal Parlamento.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 aprile 2004

 

 

VIVIAMO IN PROFONDITA’ IL TRIDUO PASQUALE, CHE INIZIA DOMANI,

PER RENDERE PIU’ VIVA LA NOSTRA CONVERSIONE E COMPRENDERE SEMPRE DI PIU’ L’INFINITO AMORE DI DIO PER L’UMANITA’ NEL MISTERO DELLA MORTE

E RISURREZIONE DI CRISTO: COSI’ OGGI IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE

 

Giovanni Paolo II questa mattina all’udienza generale in Piazza San Pietro, dinanzi a circa 10 mila pellegrini giunti da tutto il mondo, ha svolto la sua catechesi sul Triduo Pasquale, che inizia domani, Giovedì Santo: il Papa ha invitato i fedeli a vivere in profondità questi giorni per comprendere l’infinito amore di Dio per l’umanità nel mistero della morte e risurrezione di Gesù. Ma ascoltiamo le sue parole in questo servizio di Sergio Centofanti.

 

*********

“Questi giorni sono quanto mai opportuni per rendere più viva la conversione del nostro cuore a Colui che per amore è morto per noi”.

 

Il Papa ha parlato del “grande mistero della nostra salvezza” che ci apprestiamo a celebrare a partire da domani nel Triduo Pasquale. Nel Giovedì Santo si fa memoria dell’Ultima Cena con l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. La “lavanda dei piedi” ricorda   la nuova legge dell’amore che ci ha lasciato Gesù. Il Venerdì Santo – ha proseguito il Papa – invita i cristiani “a meditare sul male e il peccato, che opprimono l’umanità e sulla salvezza operata dal sacrificio redentivo di Cristo”. E in questo giorno – sottolinea - alcuni suggestivi riti liturgici come l’adorazione della Croce, le processioni penitenziali e la “Via Crucis… fanno meglio interiorizzare il mistero della Croce”. “Un grande silenzio caratterizza il Sabato Santo”: si commemora Cristo sepolto. “Nelle Chiese tutto tace mentre i fedeli imitando Maria si preparano al grande evento della Risurrezione. E poi nella Veglia Pasquale, la madre di tutte le veglie, si celebra “la definitiva liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte”: l’annuncio della Risurrezione – ha detto il Pontefice – “irrompe nel buio della notte e l’intera realtà si ridesta dal sonno della morte per riconoscere la signoria di Cristo”.  Giovanni Paolo II ha invitato i fedeli a vivere questi giorni in spirito di preghiera e di profonda partecipazione per “comprendere sempre di più l’infinito amore di Dio per l’umanità” e perché il Triduo Pasquale – ha auspicato - possa diventare per tutti “fonte di nuove energie”. Infine un triplice invito: ai giovani “a non avere paura di seguire Cristo”, anche quando “chiede di abbracciare la Croce”. Ai  malati, perché  sia loro di conforto “la meditazione della Passione di Gesù, mistero di sofferenza trasfigurata dall’amore”. E agli sposi perché “la morte e la risurrezione del Signore rinnovi la gioia e l’impegno del patto nuziale”.

 

Il Papa presiederà tutti i riti del Triduo Pasquale: nella Basilica Vaticana domani mattina la Santa Messa Crismale e nel pomeriggio la Messa in Coena Domini; Venerdì Santo alle 17.00 presiederà, sempre in Basilica, la celebrazione della Passione del Signore, e alle 21,15 la Via Crucis al Colosseo; alle 19.00 di sabato 10 aprile presiederà la Veglia Pasquale e la Domenica di Pasqua alle 10,30 celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Pietro e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”.

*********

 

 

ARRESTATO IN CINA SENZA MOTIVAZIONI IL VESCOVO CATTOLICO JIA ZHIGUO:

DURA NOTA DELLA SANTA SEDE:

“CIO’ NON E’ AMMISSIBILE IN UNO STATO DI DIRITTO”

E’ stato arrestato in Cina il vescovo Jia Zhiguo, capo di una diocesi ad alta densità di cattolici. Il presule ha già trascorso 20 anni in carcere su ordine delle autorità di Pechino.  Immediata la reazione della Santa Sede: “Ancora una volta – ha detto il portavoce vaticano Navarro Valls -  un membro della gerarchia cattolica viene privato della libertà personale senza fornire motivazioni giuridiche. Ciò non è ammissibile in uno Stato di diritto, che dichiara di garantire la libertà di religione e di rispettare e preservare i diritti umani. Ma ascoltiamo il servizio di Bernardo Cervellera.

**********

Mons. Jia, 69 anni, è vescovo dal 1980. Vive quasi sempre agli arresti domiciliari. Talvolta, in occasioni di importanti riunioni del partito o di visite dall’estero di capi di Stato, viene rapito e segregato in luoghi sconosciuti. A dare la notizia del suo ultimo arresto è stata questa mattina la Fondazione del cardinale Kung, che ha sede negli Stati Uniti. Mons. Zhiguo ha già trascorso 20 anni in prigione. Il presule, della Chiesa cattolica cinese fedele al Papa - è a capo di una delle diocesi più vive dell’Hebei, la zona a più alta concentrazione di cattolici, circa 1 milione e mezzo. Secondo alcune fonti di Asianews, è probabile che il vescovo sia stato rapito dalla polizia in occasione della Pasqua. La pubblica sicurezza per prevenire quelli che essi definiscono disordini sociali, e cioè delle celebrazioni liturgiche non controllate dal governo, arrestano sacerdoti e vescovi per il periodo tra Pasqua e Pentecoste.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervelliera.

**********

 

 

LA CARITA’ DEL PAPA HA DEVOLUTO NEL 2003 CIRCA 5 MILIONI DI EURO.

FINANZIATI ATTRAVERSO IL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM

SONO INTERVENTI A FAVORE DELLA PROMOZIONE UMANA,

PER LE EMERGENZE E IN AIUTO DEI PAESI COLPITI DA GUERRA E POVERTA’

 

Circa cinque milioni di euro è l'ammontare della carità fatta dal papa nel 2003 con le offerte ricevute dai fedeli di tutto il mondo. La somma è stata devoluta a favore di interventi per le emergenze (822 mila dollari per aiutare le popolazioni colpite da terremoti, guerre, inondazioni, carestie, aids) e a favore della promozione umana (858 mila dollari in particolare verso i bambini e i più deboli). Oltre 2 milioni di euro sono stati destinati a combattere la siccità e la desertificazione nel Sahel, mentre 1,843 milioni di dollari sono stati destinati a favore delle popolazioni indigene contadine povere dell'America Latina. Le cifre sono state fornite dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Si tratta di offerte che singoli fedeli, parrocchie e istituzioni religiose hanno affidato al Pontefice. La parte più consistente degli aiuti è andata alle nazioni colpite dalla guerra, compreso l'Iraq. Nell'ambito di Cor Unum sono operative due Fondazioni: una per il Sahel, che in 20 anni ha distribuito aiuti per 30 milioni di dollari. L'altra è la Fondazione Popolorum Progressio, al servizio delle popolazioni indigene, meticce ed afroamericane povere dell'America Latina, creata da Giovanni Paolo II nel 1992, in occasione del quinto centenario dell'inizio dell'evangelizzazione in America Latina.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

         Nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Leeds (Inghilterra), presentata da mons. David Every Konstant, in conformità al canone 401 §2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Arthur Roche, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

 

Inoltre il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Galloway (Scozia), presentata da mons. Maurice Taylor, per raggiunti limiti di età. Al suo posto il Pontefice ha nominato vescovo di Galloway (Scozia) mons. John Cunningham, finora vicario generale di Paisley.

 

Infine il Santo Padre ha nominato membri della Congregazione delle Cause dei Santi i cardinali Julián Herranz; Javier Lozano Barragán; Stephen Fumio Hamao.

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Giorni di una più viva conversione a Colui che per amore è morto e risorto per noi": all'udienza generale la catechesi di Giovanni Paolo II sulla celebrazione del Triduo Pasquale.

Sempre in prima l'Iraq, dove infuriano i combattimenti. Il titolo al relativo articolo è "Non si può lasciare ancora una volta la parola soltanto alle armi".

 

Nelle vaticane, un articolo di Jean Galot dal titolo "Una invenzione meravigliosa; Giovedì Santo".

Un articolo sulla Veglia di preghiera presieduta dal Cardinale Giovanni Battista Re - nella Basilica di Santa Maria Maggiore - su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio: "La viva memoria della moltitudine di persone che nei nostri giorni ha versato il sangue per Cristo".

 

Nelle estere, per la rubrica dell'"Atlante geopolitico" un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Afghanistan: la solidarietà strumento della rinascita".

 

Nella pagina culturale, due articoli - di Paolo Miccoli e di Maria Antonietta Pavese - sul significato ed il valore del Giovedì Santo.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il dibattito, in sede politica, sulla presenza delle truppe italiane in Iraq; "un dibattito continuo, fatto anche di parole che suonano vuote e di slogan che la gente ormai rifiuta".

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

7 aprile 2004

 

  

 

INFURIA LA GUERRA IN IRAQ:DECINE DI MORTI NEGLI SCONTRI TRA TRUPPE USA E

MILIZIA SUNNITA A FALLUJA. REGGE LA TREGUA A NASSIRYA

 - Intervista con padre Justo Lacunza -

 

   

Violenti scontri sono in corso a Falluja, dopo i sanguinosi episodi della notte in diversi centri dell’Iraq. Calma, invece, a Nassiriya. Il servizio di Fausta Speranza:

 

*********

Anche con mezzi blindati statunitensi, la battaglia infuria in ogni strada di Falluja dove solo nella notte erano morti almeno 48 iracheni. Nella città del triangolo sunnita, dopo lo scempio sui cadaveri di quattro civili americani la scorsa settimana, sono in corso combattimenti porta  a porta tra militari statunitensi e guerriglieri sunniti. 8 morti iracheni si registrano nella notte a Kirkuk, nel Kurdistan, e 4 prima dell’alba a Baghdad, nel quartiere sciita Sadr city, colpito da un attacco aereo americano. Ci sono poi le 6 vittime, tra i quali cinque iraniani, colpite a Karbala, città santa per gli sciiti. E c’è la decisione del contingente ucraino che “su richiesta degli americani e per salvaguardare la vita dei militari”, ha avviato il ritiro del personale dell'amministrazione civile e dei militari ucraini da Kut, città a sud est rispetto alla capitale.

 

         Per quanto riguarda Nassiryia, regge la tregua raggiunta ieri, dopo i fatti di sangue, tra l’autorità della coalizione ed esponenti della rivolta locale, tranquillizzati su un graduale passaggio del controllo della città alla polizia irachena.      Drammatico il bilancio provvisorio di questi tre giorni che denuncia almeno 150 morti tra gli iracheni e 30 tra gli americani. Le forze statunitensi minacciano di ''distruggere'' le milizie del leader sciita radicale Moqtada al Sadr, sciita, rifugiatosi nella città santa di Najaf, nel sud. Da parte sua, al Sadr, leader del cosiddetto Esercito del Mehdi', respinge le accuse di ritardare il passaggio di potere agli iracheni, chiedendo che “sia trasferito nelle mani di gente onesta e non di quelli che collaborano con le forze di occupazione''.

      In ogni caso, mentre non si parla di contrapposizioni  tra i sunniti, all’interno della comunità sciita il giovane al Sadr ha osato sfidare l’invito alla calma di al Sistani, finora indiscussa autorità religiosa sciita, e di Abdel Aziz al Hakim, leader del Consiglio supremo della rivoluzione islamica (Sciri) e membro del Consiglio di governo. Ci si chiede, dunque, chi può avere più seguito tra gli sciiti. Ci aiuta nella distinzione dei vari leader, per poi guidarci, però, ad una riflessione più ampia, padre Justo Lacunza, rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi e Islamistica:

 

*********

R. – Moqtada al Sadr, che è uno dei principali esponenti sciiti, possiamo definirlo uno sciita iracheno; mentre Ali al Sistani lo dobbiamo definire uno sciita iraniano, perché è nato nella città di Mashad ed ha vissuto moltissimo tempo in Iran, anche se ora si trova a Najaf.

       

D. – Al Sistani si è più esposto per un appello alla calma, ma qual è il suo ascendente sulla popolazione in questo momento?

 

R. – C’è una questione fondamentale da chiarire e cioè riuscire a sapere chi ha la suprema autorità religiosa all’interno dello sciismo. Per alcuni è Moqtada al Sadr, in quanto quando suo padre venne ucciso, insieme con due dei suoi figli nel luglio del 1999, era considerata la massima autorità religiosa. Per altri è al Sistani, considerato un’autorità religiosa sciita addirittura superiore alla guida iraniana. Questo è proprio il nocciolo del problema: sapere esattamente chi è la guida suprema. Evidentemente lo smantellamento politico e militare, ma anche economico, culturale e religioso del dopo Saddam ha creato una situazione di caos. In questo ovviamente l’Islam non c’entra poi molto perché si tratta, comunque, di una lotta feroce per avere una fetta della torta e soprattutto una parte del potere istituzionale, economico e storico dell’Iraq.

 

D. – Queste diverse anime combattono, diciamo, su fronti diversi ma sembrano uniti nel colpire le forze di coalizione?

 

R. – Il denominatore comune di tutte queste anime, siano essi curdi, iracheni, sunniti, sciiti, laici, cristiani di diverse denominazioni – c’è anche una piccolissima comunità ebraica – evidentemente è rappresentato dal fatto di essere iracheni. Gli iracheni hanno la sensazione profonda e molto molto amara che il loro Paese sia stato calpestato e che le forze alleate hanno praticamente invaso il Paese col pretesto di portare la democrazia. Noi parliamo di libertà e gli iracheni parlano di sofferenza, parlano di guerra, parlano di morti e di feriti. E’ certo che non ci si può ora tirare indietro e dire: “Lasciamo l’Iraq agli iracheni, con tutta la distruzione”. Questo denominatore comune, quello ossia di essere iracheni, deve essere posto al centro di tutti i colloqui, dell’intesa e delle analisi. Non ci si deve fissare unicamente sulle questioni culturali e religiose  che, pur essendo molto rilevanti, non rappresentano tuttavia le questioni centrali. Si tratta di ritrovare non soltanto la calma ma di rimettere in sesto un Paese che è stato praticamente distrutto.

**********

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DELLA SANITA’

DEDICATA QUEST’ANNO ALLA SICUREZZA STRADALE

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

**********

“L’incidente non è fatalità”. E’ questo il tema dell’odierna Giornata mondiale della Sanità dedicata alla sicurezza sulle strade e volta a promuovere la prevenzione degli incidenti che costituiscono, attualmente, l’11.ma causa di morte e invalidità. Ogni anno gli infortuni stradali causano nel mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, la morte di oltre 1.200.000 persone provocando, oltre al dramma umano,  un costo complessivo, per l’economia mondiale, di circa 500 miliardi di dollari. Sui dati relativi agli incidenti stradali in Europa, ascoltiamo il direttore tecnico dell’Oms Europa, Roberto Bertollini.

 

R. – Ci sono 127 mila morti l’anno, come se cadesse ogni giorno un jumbo jet. Di questi, un terzo sono ragazzi tra i 5 ed i 29 anni.

 

D. – All’interno dell’Europa quali sono i Paesi più colpiti?

 

R. – I Paesi baltici, Lituani e Lettonia, ma anche la Federazione Russa, la Moldavia. Tra i Paesi occidentali, invece è la Grecia.

 

D. – I fattori di rischio principali?

 

R. – Il singolo fattore di rischio principale è la velocità, a cui spesso si aggiunge anche la guida in stato di ebbrezza o sotto l’influenza delle droghe. A questo vanno poi aggiunti altri elementi come il non uso delle cinture oppure il non uso del seggiolino per i bambini o del casco per coloro che vanno in motocicletta; ed ancora le condizioni di manutenzione della viabilità stessa ed anche delle condizioni di contenimento della velocità nelle aree urbane.

 

D. – Quali allora le priorità per arginare questo drammatico fenomeno?

 

R. – Anzitutto è necessario cambiare la mentalità. Bisogna cominciare a considerare gli incidenti un fatto evitabile ed inaccettabile. Una volta fatto questo è necessario intervenire nei vari settori. A questo vanno aggiunte delle norme di controllo di comportamenti pericolosi, che vanno però applicate in maniera rigida e continuativa.

 

In Italia, dove ogni anno sono circa 7500 le persone che muoiono a causa di incidenti, si deve registrare, recentemente, una progressiva diminuzione degli infortuni stradali. Ma quali sono le cause di questa tendenza positiva? Risponde il direttore del reparto di metodologie e modelli biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, Franco Taggi:

 

R. – Ultimamente abbiamo dei risultati piuttosto confortanti indotti, verosimilmente, dalla patente a punti e soprattutto dalla paura di perdere i punti. Bisognerebbe in qualche modo, che alcuni comportamenti prendessero corpo e vitalità non solo perché c’è una legge che toglie i punti ma perché è il buon senso che lo consiglia.

**********

 

 

NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE ESCE OGGI IL FILM “THE PASSION”

DEL REGISTA MEL GIBSON.

- Intervista con mons. Bruno Forte -

 

Grande attesa in tutta Italia per il film “The Passion”, che esce oggi in centinaia di sale. Girato tra i sassi di Matera, la pellicola di Mel Gibson ricostruisce le ultime dodici ore della vita terrena di Cristo, dall’agonia dell’orto degli ulivi alla Crocifissione. Alessandro De Carolis ha chiesto un parere sul film al teologo mons. Bruno Forte:

 

**********

R. – Io credo che il film di Gibson si ispiri a quell’atteggiamento che dà fiducia al contenuto storico dei Vangeli, anche se ci sono certamente delle incongruenze rispetto a quello che testualmente i Vangeli dicono. Bisogna tener conto, però, del fatto che il film traspone in immagini ciò che il Vangelo racconta a parole. E nel passaggio tra la narrazione verbale e la resa in immagini naturalmente c’è un salto da compiere. In questo salto si inserisce una certa libertà creativa dell’artista. Naturalmente, queste scelte fatte da Gibson sono opinabili, e come tali possono essere discusse, per esempio mi riferisco in modo particolare al discorso del Velo del Tempio. Il velo in realtà era quello che si lacerava una volta all’anno nella tradizione ebraica, perché era il segno di una particolare intimità con il Santo, che solo il sommo sacerdote poteva realizzare. Questo applicato a Gesù vuol dire che la Croce di Gesù è stata la rivelazione più alta, suprema di Dio, nella storia degli uomini. Trasferendo la scissione del velo alla scissione del tempio c’è qualcosa che è forzato. C’è quindi nella trasposizione scenica una ricerca d’effetto che non ha però la potenza simbolica che ha la sobria indicazione dei Vangeli.

 

D. – Crudeltà iperrealistica o ricostruzione di ciò che fu l’agonia e la morte di Cristo? Dopo la visione del film qual è la posizione del teologo su questo aspetto?

 

R. – Certamente c’è un insistere molto sull’aspetto cruento della Passione di Cristo. Bisogna però anche dire che questo aspetto non è storicamente infondato. Se noi pensiamo alla flagellatio dobbiamo ricordare che si trattava di un supplizio atroce, perché il condannato veniva scarnificato. Io credo che dietro a questo ci sia la scelta di mostrare come, per dirla con le parole di Angela da Foligno, “non per scherzo Cristo ci abbia amato”. Questo è un aspetto che a volte, in certe rappresentazioni di Vangeli più edulcorate, sfugge. E questo amore alla carne del Figlio di Dio che, come diceva Tertulliano “è il cardine della nostra salvezza”, che può essere il positivo ispiratore della scelta di Gibson, anche se la resa poi sul piano dell’immagine può essere considerata da alcuni eccessiva, perché si vede troppo sangue.

 

D. – Le accuse di antisemitismo le sono apparse fondate o infondate?

 

R. – Questo è assolutamente infondato. Il film, in realtà, mette in luce la responsabilità dei capi giudei del tempo in questo complotto politico-giudiziario, ma al tempo stesso mette in luce – senza nessuna riduzione – l’ambiguità di Pilato, le responsabilità dei soldati romani, si potrebbe dire persino la ‘miseria’ di Pietro ... Allora, se fosse antisemita bisognerebbe dire che è anche antiromano e, paradossalmente, che è anche anti-petrino ...

 

D. – Le diversità di posizioni assunte dagli intellettuali cattolici: molto favorevoli talune, critiche o anche molto negative altre. Perché è così ampia questa forbice delle opinioni, secondo lei?

 

R. – Naturalmente, molto è legato alle sensibilità di ciascuno. Io credo che non bisogna esagerare il valore testimoniale del film: certamente questo film nasce da un regista che dichiara apertamente di voler rendere testimonianza della sua fede, e questo è un fatto certamente apprezzabile. Ma da questo a dire che il film tout court è una testimonianza di fede ... bisogna andarci cauti! Detto questo, però, siamo anche di fronte ad un prodotto che, di fatto, porterà molte persone nel mondo a ripensare la Passione di Cristo. Io qui vedrei l’analogia con le sacre rappresentazioni medievali. Credo che in questo senso, anche la Passione di Gibson possa farci trovare, soprattutto in questa testimonianza di perdono che Gesù dà ai suoi persecutori, di amore fino alla fine, una straordinaria forza di riscatto e di speranza.

 

D. – Cosa ha comunicato a lei, personalmente, la visione del film “The Passion”?

 

R. – Mi ha indotto ad apprezzare ancora di più la sobrietà narrativa e la profondità dell’annuncio dei Vangeli, e soprattutto, poi – questo è l’aspetto positivo – ti fa sentire che il Cristo è Colui che veramente ti ha amato fino alla fine, che in questo suo amore fino alla fine si è rivelato come il Figlio di Dio venuto a salvarci.

**********

 

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

7 aprile 2004

 

 

IL NUNZIO APOSTOLICO IN ISRAELE E NEI TERRITORI PALESTINESI LANCIA UN APPELLO AI CRISTIANI DEL MONDO: PER LE VACANZE PASQUALI VENITE IN  TERRA SANTA

                  

GERUSALEMME. = Mons. Pietro Sambi, nunzio apostolico in Israele e nei Territori Palestinesi , ha rilanciato un nuovo appello per esortare i cristiani nel mondo a scegliere la Terra Santa come meta per le vacanze pasquali. Un pellegrinaggio in questa zona martoriata, ha affermato Sambi durante un ricevimento presso il Ministrero del turismo ebraico, sarà “un dono per il popolo palestinese ed israeliano”, oltre che “un grande dono” per i pellegrini stessi che ne trarrebbero un grande beneficio spirituale”. Il presule ha poi esortato cristiani ed ebrei ad unire le proprie forze per portare la pace in Terra Santa. “Dobbiamo tutti fare uno sforzo – ha detto – per dare ai popoli israeliano e palestinese il grande dono della pace e delle sicurezza”. (D.M.)

 

 

UNA DELEGAZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA HA INCONTRATO

LA GUERRIGLIA COLOMBIANA PER TROVARE UNA SOLUZIONE

AL PROBLEMA DEGLI OSTAGGI

 

BOGOTA’. = Ancora un tentativo di negoziato da parte della Chiesa Cattolica colombiana, che ha incontrato per la terza volta esponenti delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie che imperversano nel Paese. La riunione, svoltasi nei giorni scorsi ha avuto come oggetto uno “scambio di proposte” sull’annosa questione degli ostaggi in mano alla guerriglia. Della delegazione ecclesiale, facevano parte il vicepresidente della Conferenza episcopale colombiana - l’arcivescovo di Tunja, Luis Augusto Castro - e il segretario della Commissione di Conciliazione nazionale, padre Darìo Echeverrì. Non si conoscono ancora i dettagli sull’esito del colloquio. I prigionieri in mano alle Farc sono una ventina di esponenti politici – tra i quali l’ex candidata presidenziale Ingrid Betancourt – oltre ad una trentina di soldati e agenti di polizia e tre statunitensi sequestrati nel febbraio 2003. (D.M.)

 

 

NUOVI SCONTRI IN NIGERIA TRA CRISTIANI E MUSULMANI. INCENDIATE DECINE

DI CHIESE E DISTRUTTO UN POSTO DI POLIZIA NELLO STATO DI KADUNA

 

MAKARFI - Decine di chiese e cappelle incendiate e un posto di polizia distrutto. E’ il bilancio degli incidenti scoppiati sabato a Makarfi, nello Stato nigeriano di Kaduna, a maggioranza musulmana. Gli scontri sono iniziati dopo che un giovane cristiano con turbe psichiche è entrato in una scuola coranica ed ha strappato un corano. Ne è seguita una violenta colluttazione e quindi l’attacco della folla contro un vicino posto di polizia. Nel nord della Nigeria, dove dodici Stati si accingono ad adottare la legge islamica, gli scontri tra cristiani e musulmani negli ultimi anni hanno già provocato migliaia di morti. (D.M.)

 

 

PUBBLICATO IN MONGOLIA IL PRIMO CATECHISMO CATTOLICO ED UN LIBRO

DI PREGHIERE IN LINGUA MONGOLA MODERNA. L’INIZIATIVA DEI MISSIONARI

DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA HA RILANCIATO GLI STUDI DOTTRINALI

 NEL PAESE ASIATICO

 

ULAN BATOR. = E’ stato pubblicato in Mongolia il primo catechismo cattolico in lingua mongola moderna. La pubblicazione, a cura del Centro “Antoine Mostaert” dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria (Cicm), ha ridato vita agli studi dottrinali e linguistici avviati il secolo scorso dagli stessi Missionari di Scheut, nella Mongolia interna appartenente alla Cina. Come ha spiegato il responsabile del Centro Mostaert, padre Gaby Tshimanga, la giovane Chiesa locale - che conta oggi 177 fedeli - non ha ancora potuto pubblicare una propria Bibbia, mentre sono solo pochi testi religiosi. Insieme con il catechismo - un adattamento in cirillico della traduzione realizzata da Padre Mostaert di un catechismo olandese nell’antico alfabeto mongolo - è stato pubblicato anche un libro di preghiere. Nelle 83 pagine del libro sono comprese preghiere comuni insieme ad una sezione di preghiere per gruppi e per occasioni speciali.  I testi sono per il momento in prova e saranno modificati nei prossimi anni in base alla risposta dei fedeli. La nascita della Chiesa in Mongolia risale all’agosto 1992, quando, dopo l’apertura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, venne aperta la Missione di Ulan Bator, affidata ai Missionari di Scheut, e dal 2002 elevata a Prefettura Apostolica. (D.M.)

 

 

ASSEGNATI I PREMI SIGNIS IN DIVERSI FESTIVAL CINEMATOGRAFICI INTERNAZIONALI.

PREMIATI FILM E DOCUMENTARI PRODOTTI IN AFRICA, ASIA E AMERICA LATINA

NEL SEGNO DI UN “CINEMA DEI VALORI”

 

BRUXELLES. = Signis, l’Associazione cattolica mondiale impegnata nella comunicazione sociale e nei media, ha attribuito nelle ultime settimane i suoi premi per “un cinema dei valori” a diversi film e documentari girati e prodotti in Africa, Asia, e America Latina. Nell’ambito del 18.mo Festival internazionale del cinema di Friburgo, il Premio ecumenico dell’associazione è andato a “Días de Santiago”, del peruviano Josué Méndez, nel quale si racconta “la disperata resistenza di un uomo non solo alla violenza della società ma alla sua stessa violenza interiore. Lo svolgimento della narrazione – si sottolinea nella menzione del Signis - dimostra che la violenza non è una fatalità”. “Días de Santiago” è stato premiato anche in occasione del quarto Infinity Festival di Alba, la rassegna cinematografica piemontese che esplora il rapporto tra il cinema e la ricerca spirituale. La giuria di Friburgo ha inoltre conferito una menzione speciale a “Alf Char” di Faouzi Bensaidi, premiato anche da Signis al 14.mo Festival del cinema africano, asiatico e latinoamericano di Milano, dove è stata attribuita anche una menzione a “Kuxa kanema”, della regista mozambicana Margarida Cardoso, “per lo sguardo autocritico che ha contribuito alla nascita del cinema mozambicano e per la sua riflessione pertinente sulla storia del Paese africano”. Al 16.mo Incontro sul cinema latinoamericano di Tolosa, la giuria di Signis ha consegnato il suo premio a “Señorita extraviada”, un documentario della messicana Lourdes Portillo.

 

IL DESTINO DELL’AFRICA DIPENDE ANCHE DA NOI: QUESTO LO SLOGAN

DELLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE ITALIA-AFRICA 2004, PRESENTATA OGGI A ROMA

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

**********

ROMA.= Cancellare il debito per i Paesi più poveri, aumentare gli aiuti allo sviluppo, medicine e vaccini gratuiti, embargo totale dalla vendita delle armi, promozione della democrazia e tutela dei diritti umani, prevenzione dei conflitti e costruzione della pace: questi i sei punti principali dell’appello che lancerà la prima manifestazione nazionale per l’Africa, in programma a Roma il 17 aprile, a 10 anni dallo scoppio del conflitto in Rwanda. Comune di Roma, sindacati, Fao, Forum del terzo settore, comunità di Sant’Egidio, istituti missionari, sono alcuni degli enti promotori dell’iniziativa. Un grande corteo si snoderà per le vie di Roma fino a Piazza del Popolo, che ospiterà un concerto di numerosi artisti internazionali, da Youssoun Dour a Paola Turci, da Daniele Silvestri a Max Gazzè. L’evento del 17 aprile sarà accompagnato nei giorni precedenti da convegni, mostre, spettacoli teatrali, tutti mirati a rompere il muro di silenzio che circonda la più grande emergenza del nostro tempo, l’Africa, ha detto il sindaco di Roma, Walter Veltroni. Perciò il 16 e 17 aprile il Campidoglio ospiterà un convegno su “Africa ed Europa: un destino comune”, con la partecipazione di numerosi capi di Stato ed esponenti dei governi africani. Oltre a rappresentanti di istituti internazionali ed organizzazioni non governative.

**********

 

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

7 aprile 2004

 

- A cura di Dorotea Gambardella –

 

In Rwanda, oggi, la commemorazione del genocidio etnico che dieci anni fa costò la vita ad oltre 800 mila persone hutu e tutsi. Il 6 aprile del 1994 veniva abbattuto nei pressi di Kigali l’aereo su cui viaggiavano i presidenti di Rwanda e Burundi. Il giorno successivo iniziarono i massacri di fronte ai quali la comunità internazionale rimase inerte. Alle celebrazioni non parteciperanno il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e i rappresentanti europei, ad eccezione dell’ex potenza coloniale belga. Intanto il tribunale internazionale per il Rwanda prosegue con difficoltà il giudizio sui colpevoli del massacro, ma la richiesta di giustizia resta uno dei nodi da sciogliere per portare il Paese ad una reale pacificazione. Su questo aspetto ci risponde Massimo Alberizzi, africanista del Corriere della Sera, intervistato da Giancarlo La Vella:

 

**********

R. – In realtà bisogna punire i responsabili. E addirittura mi pare che siano solo 16 le sentenze emesse. Quindi, c’è ancora parecchio da fare. Ci sono 120 mila persone in carcere. Non è questa la giustizia che volevano. D’altro canto bisogna anche risolvere il problema di queste migliaia di persone in carceri super affollate. Quindi, è un problema che non è stato risolto e che rischia comunque di riacutizzare le tensioni.

 

D. – Il presidente Kagame accusa la comunità internazionale di non aver fatto nulla per evitare il genocidio. Quali sono le responsabilità interne e quali quelle della comunità internazionale?

 

R. – L’unico Paese che ha fatto veramente ammenda è il Belgio, mentre sia i francesi, che hanno appoggiato il governo Hutu, sia gli americani che hanno impedito all’Onu di partecipare ad una missione di pace che permettesse di fermare i massacri, non hanno ancora ammesso le loro colpe.

 

D. – Lo stesso Kagame da alcune parti viene accusato in qualche modo di aver favorito la guerra…

 

R. – Sì, secondo le rivelazioni francesi sarebbe stato lui ad abbattere l’aereo del presidente Juvenal Habyarimana. D’altro canto qui c’è una popolazione traumatizzata. Io sono allibito di come la gente non sorrida, di come la gente sia spaventata. In Africa tutti ridono, cantano, ballano anche quando ci sono le tragedie più incredibili. Mentre qui, anche parlando con la gente, nessuno sorride. E’ veramente diverso dagli altri Paesi africani, in questo senso. E il trauma che ha subito la popolazione è difficilmente superabile in breve tempo.

**********

 

Proseguono in Spagna le indagini sulla strage di Madrid dell’11 marzo. Attualmente sono ventisei le persone fermate in relazione ai fatti della capitale spagnola. Ad essi si aggiungono i sei ricercati con mandato di cattura internazionale emesso il 31 marzo e i sei terroristi morti suicidi sabato scorso nel quartiere periferico di Leganés dopo essere stati scoperti dalla polizia. A Londra sventato un attentato con gas chimici ad opera di estremisti islamici.

 

Non migliora la situazione dei conti pubblici nell’Unione Europea. Secondo le previsioni d’autunno della Commissione, pubblicate oggi, nel 2004 sei Paesi sforeranno il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil. Tra essi anche l’Italia, per la quale Bruxelles ha deciso di avviare l’iter di un “early warning”, ossia di un avvertimento preventivo. I particolari nel nostro servizio:

 

**********

Germania, Grecia, Francia, Italia, Olanda e Portogallo: questi i sei Paesi dell’Unione che nel 2004 rischieranno deficit superiori al 3 per cento. Stando alle stime della Commissione europea diffuse oggi, gli stessi, ad eccezione di Berlino e Atene, sforeranno il tetto fissato dal trattato di Maastricht anche l’anno prossimo. Più in generale, l’Esecutivo dell’Unione prevede che il rapporto deficit-Prodotto interno lordo si attesterà al 2,7% nella zona dell’Euro e al 2,6% nei 15 Paesi dell’Unione. Preoccupante, secondo il rapporto, la situazione dei conti pubblici italiani, che richiede un “early warning” ovvero un richiamo disciplinare, previsto dal Patto di Stabilità al fine di far rispettare uno dei principali parametri fissati per garantire in Eurolandia condizioni economiche e finanziarie stabili. E mentre il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, nega che ci sia stato un “early warning” per Roma, il vicepremier Gianfranco Fini ha accolto con serenità la notizia giunta da Bruxelles, dicendosi certo che “in sede Ecofin le sanzioni non saranno accolte come è accaduto in altri Paesi, quali Portogallo, Francia e Germania, nel recente passato”. Inoltre, in risposta ai dubbi circa l’obiettività dell’esito sui conti pubblici italiani, avanzati ieri dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il commissario Ue agli Affari monetari ed economici, Pedro Solbes, ha affermato che i dati della Commissione europea “non sono inventati”. Secondo le previsioni di primavera della Commissione europea, infine, nell’area dell’Euro si registra un incremento dello 0,5 per cento del peso del debito pubblico sul Prodotto interno lordo: dal 70,4 al 70,9 per cento.

**********

 

Il presidente lituano Rolandas Paksas è stato destituito ieri dal Parlamento in quanto riconosciuto colpevole di aver violato la Costituzione. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

**********

“Questa è una vendetta per i miei sforzi nella lotta alla corruzione”, ha commentato l’ex presidente, che potrà tuttavia ricandidarsi alle nuove elezioni, che si terranno entro due mesi e mezzo, probabilmente a giugno, in concomitanza con le prime elezioni europee. Lo scandalo, durato ben cinque mesi, ha creato non poco imbarazzo in un Paese che dal 1° aprile è diventato membro della Nato e che dal 1° maggio farà parte dell’Unione Europea. Secondo la Costituzione lituana, lo speaker del Parlamento, Arturas Pauluksas, ha ora assunto la carica di presidente ad interim. Secondo alcuni analisti lo scandalo non ha intralciato il boom economico che vive il Paese baltico: nel 2003 il Pil è aumentato addirittura del 13 per cento.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

Gli Stati Uniti hanno dato il loro appoggio al piano del premier israeliano Ariel Sharon, per lo smantellamento delle colonie israeliane nella Striscia di Gaza. Intanto, il presidente palestinese Yasser Arafat ha ricevuto un monito da parte di Whashington in cui viene esortato ad escludere dall’esecutivo dell’Autorità nazionale qualsiasi elemento di Hamas. Sul terreno, almeno nove dimostranti  palestinesi sono rimasti feriti durante disordini divampati alla periferia di Gerusalemme, nel villaggio di Biddu, dove sono in corso i lavori di costruzione del “muro” di difesa israeliano.

 

Al via da ieri la missione delle Nazioni Unite che indagherà sulla grave situazione umanitaria nella regione del Darfour, nel Sudan occidentale. Ne ha dato notizia una portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani. Nella regione, secondo fonti giunte a Ginevra, si sta compiendo una “pulizia etnica” in particolare da parte delle milizie arabe che lanciano continui attacchi alla popolazione civile. In poco più di un anno, il conflitto che oppone nel Darfour il governo, milizie alleate e gruppi ribelli ha spinto oltre 110 mila sudanesi a fuggire nel vicino Ciad. Il conflitto ha inoltre provocato più di 750 mila sfollati interni.

 

Diciotto milioni di algerini si recano domani alle urne per eleggere l'ottavo capo di Stato da quando il Paese maghrebino ha raggiunto l'indipendenza dalla Francia, nel 1962. Sei i candidati in lizza, tra cui il presidente uscente Abdelaziz Bouteflika, eletto nel ’99. Ma come si preannuncia questo voto? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giuliana Sgrena, giornalista esperta di questioni nordafricane, raggiunta telefonicamente ad Algeri:

 

**********

R. - Per la prima volta, ci sono elezioni pluraliste. C’è stata una campagna elettorale vera da parte dei sei candidati, anche se Abdelaziz Bouteflika ha cominciato la campagna elettorale molto prima del suo inizio ufficiale ed ha utilizzato tutti i mezzi dell’amministrazione. Questo, naturalmente, favorisce moltissimo il presidente uscente. Comunque, ora il grosso timore è quello dei brogli.

 

D. – Ma la partita tra chi si giocherà?

 

R. – È difficile dirlo, in un Paese dove non ci sono sondaggi ufficiali. L’impressio-ne, comunque, è che la partita si giochi tra Bouteflika e il candidato del Fronte di liberazione nazionale (ex partito unico), Ali Benflis, ex-primo ministro che sembra godere di appoggio soprattutto nelle città, un po’ meno probabilmente nelle campagne del sud: l’appoggio lì è più forte per Bouteflika. Tra gli altri candidati, c’è il candidato dell’Islam radicale Abdallah Djaballah, ma c’è pure da dire che molti degli islamisti appoggiano Bouteflika.

 

D. – Quanto è servita all’Algeria la politica di concordia civile, di cui è da sempre fautore Bouteflika, negli anni del terrorismo islamico?

 

R. – La politica di concordia civile, che peraltro era già stata iniziata in altri termini dall’ex presidente-generale Liamine Zeroual, effettivamente ha portato ad un miglioramento della situazione, anche se il terrorismo non è completamente sconfitto. L’islamismo politico, in questo momento, non è ritenuto un pericolo.

 

D. – Che Algeria guiderà il nuovo presidente?

 

R. – A parte questo terrorismo endemico, è soprattutto la situazione sociale a preoccupare: la grande disoccupazione ed anche la corruzione che continua ad affliggere questo Stato.

**********

 

È stato scarcerato il marocchino Mounir el Motassadeq, la prima persona al mondo ad essere giudicata e condannata per gli attentati di New York dell’11 settembre. Lo ha riferito oggi il suo avvocato. 

 

Via libera della Commissione Europea all’alleanza tra Air France e Alitalia dopo che le due compagnie aeree hanno accettato di rinunciare a un “numero sufficiente” di slot di decollo e di atterraggio per salvaguardare la concorrenza tra Francia e Italia. Lo ha annunciato un comunicato dell’esecutivo dell’Unione Europea.

 

=======ooo=======