RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 96 - Testo della trasmissione di lunedì 5 aprile 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Italia, sono 800 i bambini affetti dal virus dell’Aids, molti
di loro vengono dall’Africa
Al via una nuova missione delle Nazioni Unite per il
consolidamento della pace in Costa d’Avorio
In
Indonesia si sono tenute le elezioni legislative per eleggere 550 deputati
Iniziate ieri, a Kigali, le commemorazioni per il
decimo anniversario del genocidio che ha colpito il
Rwanda
5 aprile 2004
ANTICONFORMISTI
NEL NOME DI CRISTO, PER ANNUNCIARE AI COETANEI IL VANGELO
ESSENDO
LIEVITO DI SPERANZA E PORTATORI DI MESSAGGI POSITIVI
E NON
INGANNEVOLI: L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI GIOVANI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO
INTERNAZIONALE DELL’OPUS DEI “UNIV 2004”
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Per seguire
Gesù non bisogna aver paura di essere anticonformisti: non solo nel
comportamento – da improntare alla purezza e alla speranza - ma anche nel
linguaggio. Anzi, è necessario trovare modi per esprimere messaggi positivi,
diversamente dagli stili di comunicazione che oggi offrono spesso - ad esempio
nella pubblicità - visioni della vita superficiali e inadeguate. Facendo eco al
suo “non abbiate paura di andare controcorrente!”, indirizzato ieri ai giovani
durante la Messa della Domenica delle Palme, Giovanni Paolo II ha ripreso oggi
questo appello in Aula Paolo VI, dove c’erano ad ascoltarlo circa 3 mila
partecipanti all’Incontro internazionale Univ 2004: un appuntamento annuale che
dal 1968 raduna gli studenti universitari legati all’Opus Dei.
Prendendo spunto dal tema di
quest’anno, “Progettare la cultura: il linguaggio della pubblicità”, il
Pontefice ha riconosciuto che, nell’epoca attuale, c’è anzitutto bisogno “di
saper usare linguaggi adatti per trasmettere messaggi positivi e per far
conoscere in modo attraente ideali e iniziative nobili”. Sul versante opposto,
è necessario pure “saper discernere - ha puntualizzato il Papa - quali siano i
limiti e le insidie dei linguaggi che i mezzi di comunicazione sociale ci propongono.
Talora - ha osservato - gli annunci pubblicitari offrono, infatti, una visione
superficiale e inadeguata della vita, della persona, della famiglia e della
moralità”.
Per
realizzare questa impegnativa missione, ha proseguito Giovanni Paolo II, “è
necessario seguire Gesù da vicino nella preghiera e nella contemplazione.
Essere suoi amici nel mondo in cui ci troviamo esige, inoltre, lo sforzo di
andare controcorrente”:
“Nell’università, nella scuola e
dovunque vi trovate a vivere, non abbiate paura di essere, quando è necessario,
anticonformisti!
“Vi
invito in modo particolare a diffondere la visione cristiana della virtù della
purezza” tra i vostri coetanei, è stata la prima esortazione del Papa ai giovani.
E ancora: “Siate lievito di speranza” in un mondo “che cerca Gesù, talora senza
neppure saperlo”:
“Lo ripeto a voi quest’oggi: per
migliorare il mondo, sforzatevi anzitutto di cambiare voi stessi mediante il
ricorso al sacramento della Penitenza e l’intima identificazione con Cristo
nell’Eucaristia”.
**********
PERCHE’
CRESCA SUI VALORI DELLA PACE E DELLA SOLIDARIETA’:
LI HA
ESPRESSI GIOVANNI PAOLO II NEL RICEVERE IL PRESIDENTE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La Costa Rica compia il suo cammino poggiando sulla “base
solida di una società giusta, solidale, responsabile e pacifica”. Giovanni
Paolo II ha espresso il suo auspicio ricevendo questa mattina il presidente
della Repubblica centroamericana, Abel Pacheco de la Espriella, accompagnato
dal seguito. Durante il colloquio, durato circa dieci minuti, il Pontefice e il
capo di Stato – ha riferito il portavoce vaticano Navarro Valls - hanno toccato
temi concernenti i rapporti tra Chiesa e Stato in Costa Rica e problemi attuali
riguardanti i rapporti internazionali, con particolare riferimento all’America
Latina. Nell’invocare la benedizione al termine dell’incontro, il Papa ha
augurato al popolo della Costa Rica il “progresso materiale e spirituale”, per
una “convivenza nella concordia e nella libertà”. Al momento dello scambio dei
doni, il presidente de la Espriella ha offerto a Giovanni Paolo II una scultura
alta circa 30 centimetri raffigurante una Madonna stilizzata, realizzata in
metallo. Il Papa ha ricambiato con un set di 20 medaglie sui misteri del
Rosario.
Il presidente
costaricense ha poi conferito al cardinale segretario di Stato Angelo Sodano la
massima onorificenza della Costa Rica, la Gran Croce dell’Ordine di Juan Mora
Fernández con placca d’oro, e agli arcivescovi Leonardo Sandri, sostituto per
gli Affari generali, e Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli
Stati, la Gran Croce del medesimo Ordine con placca d’argento.
Eletto nel 2002, il presidente Abel Pacheco de la
Espriella è alla guida di un Paese a maggioranza cattolica (86%) e
caratterizzato dall’assenza di un esercito, abolito nel 1949 e sostituito da
una Guardia Civile.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa ha
ricevuto anche il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi.
Sempre oggi il Santo Padre ha
nominato membri del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli
itineranti l’arcivescovo Giovanni
Lajolo, segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria
di Stato; l’arcivescovo J. Michael Miller, segretario della Congregazione per
l’Educazione Cattolica e mons. Josef Clemens, vescovo tit. di Segerme,
segretario del Pontificio Consiglio per i laici.
=======ooo=======
OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Croce-Papa-Giovani.
Un'avventura spirituale tra il secondo e il terzo millennio": così si
apre, significativamente, la prima pagina, contestualmente alla Domenica
delle Palme 2004 in Piazza San Pietro. All'interno, l'esaustivo ragguaglio
della solenne Celebrazione presieduta dal Santo Padre.
Nelle vaticane, "Cari
giovani dell'Univ, siate lievito di speranza" è il titolo al discorso di
Giovanni Paolo II ai partecipanti giunti a Roma da diversi Paesi e da molteplici
Università per l'Incontro internazionale 2004. "Per migliorare il mondo -
ha esortato il Santo Padre - sforzatevi di cambiare voi stessi con il ricorso
al sacramento della Penitenza e l'intima identificazione con Cristo
nell'Eucaristia".
Nelle estere, in rilievo
l'Iraq, dove una vasta rivolta sciita contro le Forze della coalizione ha
insanguinato numerose città, provocando un pesante bilancio di morti e feriti.
L'intervento della Santa Sede
nella 60 sessione della Commissione dei diritti umani a Ginevra:
"L'esercizio della libertà religiosa comprende la partecipazione alla vita
pubblica della società".
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Spinelli in merito alla pubblicazione degli Atti del Convegno
su Nello Vian: "I vasti orizzonti culturali di un testimone del
'900".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema del terrorismo.
=======ooo=======
5 aprile 2004
SEMPRE MOLTO PREOCCUPANTE LA SITUAZIONE IN IRAQ.
DOPO LE VIOLENZE DI IERI, COSTATE LA VITA A 7
SOLDATI DELLA COALIZIONE
E A 28 IRACHENI, NUOVI SCONTRI SONO SCOPPIATI OGGI
TRA FORZE STATUNITENSI E MILIZIANI SCIITI
- Intervista con Alberto Negri, Luigi
Bonanate e mons. Shlemon Warduni -
Sempre molto preoccupante la
situazione in Iraq. Dopo le violenze di ieri, costate la vita a 7 soldati e 28
iracheni, nuovi scontri oggi tra forze americane e miliziani sciiti radicali.
Il servizio di Fausta Speranza:
**********
Nella zona occidentale di
Baghdad sono scoppiati anche questa mattina violenti scontri e le forze
americane hanno impiegato due elicotteri Apache per colpire i miliziani del
leader radicale sciita Moqtada Sadr. Ieri proprio nei combattimenti infuriati
nel sobborgo di Sadr City avevano perso la vita 28 miliziani iracheni e 7
soldati Usa. La situazione è di nuovo precipitata anche a Bassora, nel sud
sotto il controllo britannico: all’alba, seguaci dello stesso giovane leader
radicale hanno preso d'assalto il governatorato locale, occupandolo. Al
momento, non si segnalano scontri e sembra siano in corso trattative. La
tensione è poi altissima nella zona di Falloujah, dove è stata lanciata una
vasta operazione militare ed è stata chiusa la strada tra Baghdad e Amman,
capitale della Giordania, e dove sembra siano morti 6 iracheni. C’è poi la
città di Najaf che da ieri, secondo diverse fonti, è di fatto controllata
dall'esercito che segue gli ordini sempre del leader radicale. Inoltre, si deve
riferire che un soldato americano e un marine sono rimasti uccisi in due
diversi attacchi a Mosul e a Kirkuk. Alberto
Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’, che è appena rientrato a Baghdad da
Nassiriya ci riferisce, al microfono di Giada Aquilino, del peso che stanno
assumendo i gruppi radicali:
“A Nassiriya, dove ci sono i militari italiani, ho potuto
vedere quanto le legioni di Sadr fossero militarmente organizzate. E sono una
minoranza, i gruppi radicali, ma sono in grado, in qualche modo, di condizionare
tutta la maggioranza degli sciiti. E’ anche evidente che il gruppo di Sadr e
altri gruppi radicali da diverso tempo si stavano organizzando per cercare di
far capire che sono ben decisi a occupare anche il potere, una volta che finirà
il periodo di transizione. Gli americani non vogliono lasciare spazio a questi
gruppi, quindi c’è una contro-reazione americana, dura dal punto di vista
militare, e credo che lo sarà anche dal punto di vista politico. Certamente,
credo comunque dal punto di vista della presenza militare, non ci siano dubbi:
gli americani resteranno qui, e a lungo!”
Il capo
dell’amministrazione civile provvisoria, Paul Bremer, ha definito un “fuorilegge”
pericoloso il leader sciita radicale Moqtada Sadr e ha detto che “non sarà
tollerato il suo tentativo di stabilire la sua
autorità al posto di quella legittima”. Immediata la replica di Sadr che
si è detto “fiero” di essere dichiarato fuorilegge da Bremer. Indubbiamente la
violenza si sta intensificando proprio con l’avvicinarsi della data del 30
giugno, indicata come il momento di svolta per il trasferimento del controllo
agli iracheni. Ascoltiamo la riflessione del prof. Luigi Bonanate, docente di
relazioni internazionali all’Università di Torino:
R. – La violenza aumenta con l’ipotesi non tanto di
passaggio automatico ad un’amministrazione locale, quanto a questa data un po’
fantasiosa, inventata dagli Stati Uniti come la svolta della pacificazione
irachena. Il fatto è che noi siamo ormai dentro una vera e propria guerra
civile. Nel momento in cui aumenta la mortalità della popolazione civile,
questo significa che siamo in guerra civile.
D. – Che cosa pensare, dunque, del sofferto dibattito sul
ruolo dell’Onu?
R. – O l’Onu viene riconosciuta come il rappresentante
della comunità internazionale, o situazioni più mediate, compromissorie – un
po’ di Onu, un po’ di Stati Uniti – questo non avrebbe alcun senso. L’Onu, non
dimentichiamolo mai, è oggi un’assemblea diplomatica, cioè è composta da
rappresentanti di diplomazie, dunque da rappresentanti di Stati. Dipende dalla
buona o cattiva volontà degli Stati far funzionare o meno l’Onu.
D. – A questo punto, di fronte alla guerra civile, Iraq e
comunità internazionale: quale relazione è immaginabile?
R. – Temo che in questo momento si debba dire che la
relazione è quella di una preoccupazione crescente. Saddam non andava bene, ma
non va bene neppure la situazione attuale. Ci siamo liberati da un male ma
siamo caduti in un altro. Il problema è che la comunità internazionale deve
guardare ad una terza via, che non sia né l’una né l’altra.
D. – Ce l’ha in mente, professore, una terza via?
R. – Ce l’ho in mente, ma mi rendo conto che sia molto più
astratta e poi, io non sono un politico quindi probabilmente non ho la capacità
di tradurla in operazioni. La via è la democrazia. Ci viene persino il dubbio
che non sempre l’Occidente democratico sia stato capace di dare questo
messaggio. Non lo abbiamo saputo dare nei Balcani, non lo abbiamo saputo dare
in Iraq. Possiamo avere una terza via, che è la democrazia, ma la democrazia va
costruita. Va costruita dal basso, va costruita nell’educazione, nella formazione,
nell’informazione, nel rispetto dei diritti umani, nella libertà di religione.
Però non c’è una bacchetta magica per queste cose!
D. – L’intervento in Iraq avrebbe dovuto seminare qualcosa
di buono, maggiore democrazia, anche un po’ in tutta l’area allargata dei Paesi
del Medio Oriente. Di recente è stato detto anche che si poteva vedere un
effetto sulla Libia, per la sua disponibilità alla collaborazione con la
comunità internazionale, o addirittura sull’Iran. Lei che ne pensa di questo,
ora?
R. – Purtroppo, le cose non stanno andando proprio in
questo senso. Il caso libico è del tutto anomalo, nel senso che Gheddafi andava
controcorrente 20 anni fa e ci va anche oggi. Ma non è – secondo me, almeno –
riferibile al contesto della crisi mediorientale. Per quanto riguarda l’Iran,
purtroppo, la crisi irachena non ha per nulla aiutato il partito del
presidente, e quindi quell’embrione di democratizzazione che era nato, anzi, ha
ridato più potere all’élite religiosa. Non mi sembra che la situazione
mediorientale o il modello dell’esportazione della democrazia abbia fatto un
solo passo avanti negli ultimi anni!
Il radicale Moqtada Sadr invita
a “terrorizzare il nemico”. Ci sono poi l’ayatollah Al Sistani, la più alta
autorità religiosa sciita in Iraq, e Abdul Aziz Al Hakim, leader del Supremo
consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), che hanno invitato sia le forze d'occupazione
sia gli sciiti radicali alla calma, condannando l’uccisione di persone
innocenti. Ascoltiamo il commento a questi
appelli alla calma di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad
dei Caldei, raggiunto telefonicamente in Iraq da Giada Aquilino:
R. –
Se Sistani ha invitato alla calma è già una buona cosa. Noi aspettiamo e abbiamo
speranza, specialmente speriamo che in questa nostra Settimana Santa ci sia la
calma. Certamente quelli che seguono Sistani sono molto più numerosi, ma
speriamo che anche gli estremisti capiscano che il bene della Nazione è solo
nella concordia e nel dialogo. Vogliamo la pace e la tranquillità e preghiamo
per il Santo Padre. Dite a tutti quanti di pregare per la pace in modo speciale
per l’Iraq.
**********
IL
MESSAGGIO DEL PATRIARCA SABBAH PER LA PASQUA
E
L’APPELLO DEL CARDINALE DAOUD A SOSTENERE CON URGENZA
-
Intervista con il cardinale Ignace Moussa Daoud -
Stato
di massima allerta in Terra Santa per l’inizio della Pasqua ebraica questa
sera: si temono attentati di Hamas. Intanto gli scontri continuano: un carro
armato israeliano ha sparato contro un gruppo di palestinesi nella striscia di
Gaza uccidendo tre ragazzi. In questo
clima di paura e di incertezza il Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah,
ha scritto il suo consueto messaggio per la Pasqua, che quest’anno è celebrata
nello stesso giorno da tutti i cristiani. Il servizio di Graziano Motta.
**********
Vigilia
della Pasqua ebraica con rafforzate misure di sicurezza in tutto Israele e blocco
totale dei Territori palestinesi per il timore che si concretizzino le minacce
di cruenti attentati terroristici formulate dai fondamentalisti islamici di Hamas
dopo l’uccisione del loro leader, lo sceicco Yassin. Nella città palestinese di
Nablus, in particolare, è in corso una vasta operazione militare israeliana con
perquisizioni e la cattura, finora, di 13 attivisti della rivolta ricercati. In
questo clima di paura e di tensioni è maturato il messaggio di Pasqua del
patriarca latino Michel Sabbah, che ha letto oggi ai giornalisti della stampa
locale e internazionale. “Non possiamo non riguardare con grande pena la
situazione di morte che circonda i luoghi santi – afferma – una situazione che
sembra senza via di uscita; gli uomini smarriti che cercano la vita nelle
tenebre della morte e dell’oppressione degli altri. Viviamo dei giorni in cui
la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla follia degli uomini che non
vedono soluzioni se non nell’effusione del sangue e nell’annientamento della
persona umana”. Come venirne fuori? “Occorre che i responsabili ritornino alla
ragione e ammettano che ogni persona umana è uguale, sia palestinese, sia
israeliana”. Secondo: “quando la violenza si ferma da una parte occorre che si
fermi pure dall’altra”. Che i responsabili, infine, traggano lezione da quel
che hanno fatto finora, dopo tre anni di morte e di distruzione senza
conseguire la sicurezza voluta. Se continueranno nella stessa strada
uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a reclamare la sua
libertà. “La soluzione consiste dunque nell’ascoltare la voce degli oppressi e
nel ridare loro la libertà”.
Per la Radio
Vaticana, Graziano Motta.
*********
Un forte appello ad aiutare con urgenza i cristiani in Terra
Santa è stato lanciato dal cardinale Ignace Moussa Daoud: il prefetto della
Congregazione per le Chiese orientali, come ogni anno in prossimità del Venedì
Santo, ha indirizzato ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui chiede
l’impegno della preghiera e della solidarietà concreta a sostegno della Chiesa
in Terra Santa. Ascoltiamo il cardinale Daoud al microfono di Giovanni Peduto:
**********
E’ un sostegno necessario alla vita della Chiesa locale,
dei diversi riti, impegnata a garantire ai cristiani e a tutti i bisognosi condizioni
minime di sopravvivenza. I cristiani di quella terra sono sempre più tentati di
abbandonarla per l’infinita violenza che sperimentano e guardano al futuro con
incerta speranza. La Chiesa cattolica è ammirevole per l’impegno nel campo
dell’educazione, con istituzioni culturali specializzate e apprezzate, aperte a
tutti indipendentemente dal credo religioso. Si dedica all’assistenza sanitaria
e caritativa. E’ sensibile nel campo sociale dando un significativo contributo
ai problemi del lavoro, della casa, della sicurezza in generale. Ma tutto è
compromesso a causa della guerra.
D. – Come vive la piccola comunità cristiana tra ebrei e
musulmani?
R. – E’ evidente un senso di doppia minorità da parte dei
cristiani. Pesa sui cristiani il senso di smarrimento perché non sono
riconosciuti a tutti gli effetti cittadini in Terra Santa e riaffiora il
tentativo di andare altrove per vivere in pace. E non dobbiamo proprio
rassegnarci alla prospettiva di una Terra Santa senza cristiani.
D. – Cosa si può fare concretamente?
R. – Accanto alla preghiera fraterna e insistente, piena
di fede, a mio avviso si debbono incentivare, con la dovuta cautela ma con
determinazione, i pellegrinaggi.
D. – I pellegrinaggi sono fondamentali per lo sviluppo
materiale e spirituale della regione, ma molti non li organizzano per timore di
attentati e violenze…
R. –
Ribadisco che la cautela si impone, ma voglio incoraggiare la prospettiva dei
pellegrinaggi. Circa la salvaguardia dei pellegrini giungono garanzie anche
dalla parti in conflitto. A tutti sta a cuore certamente l’aiuto materiale, poiché
talune zone vivono soprattutto di turismo religioso e sono ormai stremate. I
cristiani di Terra Santa chiedono aiuto per vincere l’isolamento che pesa su di
loro come la pietra posta all’ingresso del sepolcro di Cristo. Molti vescovi
del mondo danno notizia della ripresa dei pellegrinaggi. Ogni pellegrinaggio
colma il cuore di gioia; genera simpatia e solidarietà; dà una carica missionaria
alla stessa comunità di partenza! Altra formula molto valida è quella dei
gemellaggi a livello diocesano o parrocchiale. A tutti chiediamo una specie di
mobilitazione perché l’ora che la Terra Santa sta attraversando è grave! In
questo rinnovato impegno si distingue fin d’ora la Chiesa italiana! Sono lieto
di avere l’opportunità per ringraziare il cardinale Ruini, presidente della
Cei, i vescovi italiani insieme ai confratelli vescovi del mondo intero.
**********
INCONTRO
A TORINO SULLA TRATTA DELLE DONNE
-
Intervista con Pierluigi Vigna -
“Aiutiamole a liberarsi dalla schiavitù” è il titolo
dell'incontro internazionale sulla tratta di adolescenti e giovani donne dalla
Nigeria all'Italia, svoltosi a Torino e organizzato dall'Unicri, l'Istituto
delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia. Molti i temi affrontati
ed i risultati presentati, che disegnano la mappa di un fenomeno in continua
espansione. Tra le 20.000 immigrate avviate alla prostituzione, il 60% è composto da ragazze di nazionalità
nigeriana. Al procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, presente a Torino,
Salvatore Sabatino ha chiesto chi sono le vittime di questi traffici e chi,
invece, i “carnefici”:
**********
R. –
Singolarmente, la tratta di donne a fini di sfruttamento sessuale, è gestita
soprattutto in Italia dalle cosiddette “Madam”, che hanno poi una prevalenza
sulla vittima, anche perché usano metodi vudù, vale a dire: la vittima contrae
un debito per il trasporto che ammonta attualmente a circa 50-60 mila euro, e
deve riscattare questo debito al quale si sente vincolata anche in base a una
sorta di patto religioso.
D. – Recentemente è stato siglato un accordo con il
ministro della giustizia nigeriano. Voi avevate sicuramente dei risultati da raggiungere,
ma sono stati raggiunti e, soprattutto, cosa vi prefiggete a questo punto?
R. – Ci sono stati dei passi molto concreti. Innanzitutto,
il ministro della Giustizia su nostra indicazione ha messo a disposizione un
software per l’assemblamento dei dati. Poi abbiamo fatto, come Direzione
nazionale antimafia, supportati dall’Unicri, quindi dalle Nazioni Unite e dal
Ministero degli Affari Esteri, delle formazioni che si sono svolte sia in
Nigeria sia presso la Direzione nazionale antimafia. Insieme all’Ufficio
italiano dei cambi stiamo costituendo in Nigeria una unità di Intelligence
finanziaria per monitorare tutte le operazioni finanziarie che si sospetta
derivino dal denaro sporco. Naturalmente il programma è ancora più ampio ed i
nigeriani hanno creato una task force di polizia, che è in contatto con
la nostra polizia di Stato, per combattere questo fenomeno.
D. – Procuratore, qual è stato il ruolo delle Nazioni
Unite?
R. – Le Nazioni Unite hanno dato l’idea e la concretezza
di rispetto delle regole, e cioè che ogni Paese è uguale all’altro.
**********
L’IMPEGNO
RIFORMATORE DI SAN PIO X
IN UN
NUOVO VOLUME SUL PONTIFICATO DI PAPA SARTO
-
Intervista con Gianni La Bella -
“Pio X
e il suo tempo”. E’ questo il titolo del volume, recentemente presentato a
Roma, che raccoglie gli atti del Convegno internazionale, tenutosi a Treviso
nel 2000, su San Pio X, elevato agli onori degli altari nel 1954. Sul
pontificato di Pio X, vescovo di Roma dal 1903 al 1914, ascoltiamo il curatore
dell’opera, il prof. Gianni La Bella, intervistato da Amedeo Lomonaco:
**********
R. – L’idea di studiare questo pontificato è nata da una
considerazione estremamente semplice, legata al fatto che la storiografia
contemporanea ha considerato il pontificato di Pio X non tanto interessante,
tra la grandezza del pontificato di Leone XIII e quello successivo di Benedetto
XV. In realtà il pontificato di Pio X ha introdotto la Chiesa nella storia del
Novecento.
D. – Qual è il contesto storico e sociale del clima
ideologico in cui Papa Pio X operò le proprie scelte?
R. – Il clima che domina la cultura europea è quello della
“fin de siècle”, caratterizzato dall’egemonia del liberismo in Europa e
dall’imminente scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il contesto è dunque molto
complesso. Per capire il pontificato di Pio X, a mio giudizio, bisogna partire
da una considerazione molto importante: Papa Pio X è il primo Papa che si trova
in una condizione storica nuova, nell’esercizio della sua funzione pontificia,
cioè quella di essere radicalmente privato in modo definitivo del potere
temporale. Pio X quindi ridisegna la propria azione pastorale e il suo modo di
governare la Chiesa a partire da questa nuova condizione storica, politica e
culturale.
D. – Volendo tracciare in definitiva un bilancio, quali
sono i tratti peculiari del pontificato di Pio X?
R. – Sono legati, sostanzialmente, all’idea di una riforma
interna della Chiesa. Il pontificato di Pio X ha permesso alla Chiesa di
entrare nel ‘900 in modo libero da una serie di condizionamenti culturali, e
storici legati all’Ottocento; in un certo senso ha permesso quell’opera di
grande riforma che il suo successore, Benedetto XV, ha poi potuto realizzare.
********** =======ooo=======
5
aprile 2004
IN
ANGOLA, IL CENTRO VERBITA DI LUANDA, ARNOLD JANNSSEN,
IN
PRIMA LINEA PER IL REINTEGRO NELLA SOCIETA’ DEI BAMBINI SOLDATO
LUANDA.= Continua l’impegno del Centro Arnold Jannssen di
Luanda per il reintegro nella società dei bambini soldato, che la guerra in
Angola ha reso orfani e ragazzi di strada. Il centro, intitolato al fondatore
della Società del Divin Verbo, venne aperto nel 1993 proprio da un religioso
verbita argentino, padre Horacio Caballero, coadiuvato da due religiose e da un
gruppo di volontari della parrocchia di Cristo Re. Oggi, presta aiuto a
trecento bambini, ma agli inizi il centro poteva contare solo su alcune tende
da campo. Nel 1994, l’arcidiocesi di Luanda donò un appezzamento di terreno sul
quale oggi è costruito il Centro Janssen. Gli operatori avvicinano i
bambini direttamente per strada, dove avviene un primo contatto con gli
assistenti sociali e la direzione del Centro. Successivamente i ragazzi, che
decidono di essere inseriti nel programma di aiuto, sono accolti nelle
strutture del centro, dove seguono programmi scolastici e di formazione professionale,
religiosa e morale, e ricevono un’assistenza medica. Il centro si incarica poi
della loro reintegrazione nella famiglia. A tale scopo, gli operatori
coordinano le loro attività con le famiglie, con la comunità locale, con la
scuola dove il bambino andrà a studiare, in modo da preparare il ritorno del
bambino nel suo ambiente. Se il ragazzo di 16-17 anni, viene anche aiutato a
trovare un lavoro. Si cercano, inoltre, i modi più idonei per fornire un
reddito alla famiglia, anche con la concessione di microcrediti. (A.G.)
IN ITALIA, SONO 800 I BAMBINI
AFFETTI DAL VIRUS DELL’AIDS, MOLTI DI LORO
VENGONO DALL’AFRICA: LA CONDIZIONE
DEI MINORI SIEROPOSITIVI
AL CENTRO DEL CONGRESSO NAZIONALE
DI INFETTIVOLOGIA PEDIATRICA,
ROMA.=
In Italia ci sono poco più di 800 bambini che convivono con il virus dell'Aids.
A partire dai primi anni ‘80, da quando cioè la malattia ha fatto la sua
comparsa sul territorio italiano, 6000 bimbi sono nati da mamme col virus Hiv.
Sono questi i dati forniti al termine del Congresso Nazionale della Società
Italiana di Infettivologia Pediatrica, svoltosi in questi giorni a Roma. Degli
800 minori che combattono quotidianamente l’infezione con le terapie, oltre la
metà ha più di dieci anni. Ogni anno, sono circa 600 i nuovi nati da mamme
sieropositive. Tuttavia, i neonati col virus sono sempre meno grazie al
miglioramento delle tecniche di
prevenzione del contagio madre-figlio, che hanno portato l'incidenza di
trasmissione dal 25-30 per cento a meno del 2 per cento. Tra i bambini sieropositivi
che vivono oggi in Italia ci sono anche molti bambini venuti dall'Africa già
affetti dal virus. Per i bambini africani spesso le prospettive di salvezza nel
loro Paese sono bassissime mentre in Paesi sviluppati come l’Italia, grazie
all'assistenza e alle cure, possono ritrovare la speranza di diventare
adolescenti e adulti. Nell’ambito delle modalità di somministrazione dei
trattamenti, ancora molto complicata per i bambini, l'obiettivo della ricerca è
quello di trovare schemi terapeutici, a parità d'efficacia, sempre più semplici
e capaci di migliorare la qualità di vita del singolo paziente. (A.G.-
G.L.)
AL VIA UNA NUOVA MISSIONE DELLE
NAZIONI UNITE
PER IL CONSOLIDAMENTO DELLA PACE
IN COSTA D’AVORIO
ABIDJAN.=
Inizia oggi con una cerimonia d’insediamento una missione di peace-keeping
delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio. Un’iniziativa cruciale per consolidare
le speranze di pace del Paese africano, mentre proprio ieri migliaia di ribelli
si sono riuniti per una manifestazione nella città di Bouake. Il portavoce
della missione Onu, Jean Viktor Nkolo, ha dichiarato che il compito più arduo
per i seimila caschi blu sarà quello di contribuire al ristabilimento della
fiducia tra le diverse fazioni del Paese. Anche le truppe dell’Africa
occidentale presenti sul territorio ivoriano indosseranno il berretto delle
Nazioni Unite, per mostrare la propria subordinazione alle direttive Onu. La
Francia manterrà un dispiegamento di 4 mila soldati, che cederanno gradualmente
alcune responsabilità alla missione internazionale. Tra i compiti a cui
dovranno assolvere i caschi blu, anche il disarmo dei miliziani delle diverse
parti in lotta. (A.G.)
“IL NOSTRO IMPEGNO PROFETICO DI
DENUNCIA NON DEVE E NON PUÒ VENIRE MENO”.
È QUANTO SCRIVONO I PARROCI DI
TORRE ANNUNZIATA IN UN MESSAGGIO
ALLA CITTADINANZA, DOPO GLI ULTIMI
EPISODI DI VIOLENZA NELLA CITTA’ CAMPANA
NAPOLI.= “La violenza non può trovare in noi Chiesa un
silenzio complice. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può
venire meno”. È quanto scrivono i 12 parroci di Torre Annunziata in un
messaggio alla cittadinanza – diffuso dall’agenzia Sir – con riferimento alla
violenza che si registra in città negli ultimi tempi. “Come battezzati in
Cristo, come pastori della città di Torre Annunziata - affermano - ci sentiamo
investiti in pieno della nostra responsabilità di essere ‘segno di Cristo
Risorto’. Coscienti che come Chiesa ‘dobbiamo’ educare con la parola e la
testimonianza di vita alla pace”. Di qui l’iniziativa promossa per il prossimo
9 aprile, Venerdì Santo, di una Via Crucis al Parco Trento nel quartiere dei
Poverelli, dove abitava Matilde Sorrentino, la “mamma coraggio” che denunciò
alcuni anni fa i pedofili che avevano abusato del figlio e che è stata uccisa
lo scorso 26 marzo, alla vigilia del processo di appello della “banda degli
orchi”, condannati nel primo grado. Si tratta, spiegano i parroci, di una Via
Crucis per testimoniare “che la passione del Giusto continua ancora oggi” e, al
tempo stesso, per segnare “l’inizio di una vita nuova e mobilitare la
speranza”. L’appello conclusivo dei sacerdoti è “agli uomini operatori di
violenza”, ai quali chiedono, “in nome di Cristo, di cambiare vita”. Per la Via
Crucis, spiega don Ciro Cozzolino, decano delle parrocchie di Torre Annunziata,
“ci sarà la mobilitazione di tutta la comunità cristiana, ma anche delle forze
sociali, politiche e istituzionali. Essa vuol essere l’inizio di una vita
nuova”. (A.G.)
FINO
AL 3 LUGLIO LA CHIESA INFERIORE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA DI GENOVA OSPITA
UNA MOSTRA DEDICATA ALLO SVILUPPO DEL CRISTIANESIMO.
L’ESPOSIZIONE,
ALLESTITA DAL MOVIMENTO CATTOLICO SERRA INTERNATIONAL,
SI
AVVALE DI PANNELLI ILLUSTRATIVI, OGGETTI PROVENIENTI DALLE MISSIONI,
DIPINTI,
ANTICHI MANOSCRITTI E LIBRI
- A
cura di Dino Frambati -
**********
GENOVA. = “Verso altri mari: Genova e la moderna epopea
del viaggio missionario”: un titolo che spiega da solo la mostra promossa
nell’ambito delle iniziative diocesane genovesi per il 2004 con l’attuale
capitale della cultura. E’ una rassegna che illustra, attraverso documenti,
diari ed altro l’attività nei secoli degli evangelizzatori genovesi nel mondo.
In esposizione, documenti risalenti al 1226, quando cioè dal porto di Genova
salpò il primo degli oltre 70 missionari che hanno portato la parola di Dio nel
globo. Questi partì dalla chiesa di San Giovanni di Pré, situata in mezzo agli
angusti carrugi all’ombra della Lanterna e sede di questa mostra sui mari
solcati dai missionari genovesi. La piazza della Commenda di Pré risale alla
fine del XII secolo, quando l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme iniziò i
lavori per realizzare una struttura tra le più importanti del Mediterraneo, con
due chiese sovrapposte, convento ed ospedale, punto di partenza per secoli di
pellegrini e cavalieri diretti in Terra Santa.
**********
=======ooo=======
5 aprile 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
● In Indonesia, il più popoloso Paese di fede islamica, 147
milioni di persone sono state chiamate alle urne, stamani, per eleggere 550
deputati del parlamento nazionale e circa 15 mila rappresentanti locali. Su questa
consultazione ci riferisce Amedeo Lomonaco:
*********
Sono
24 i partiti in lizza per le elezioni legislative che hanno fatto registrare
forti difficoltà per la distribuzione delle schede nei territori distanti dalla
capitale, Giakarta. Novità della consultazione di quest’anno sono l’abolizione
della rappresentanza parlamentare delle forze armate e l’adozione di un sistema
misto proporzionale maggioritario. In base al nuovo
sistema elettorale gli elettori hanno potuto votare per la prima volta un
singolo candidato, selezionandolo dalla lista di ciascun partito. I
sondaggi prevedono una disfatta del partito democratico della presidente,
Megawati Sukarnoputri, e una netta affermazione dei candidati del Golkar, la
formazione politica che fu lo strumento di potere dell’ex dittatore Suharto,
defenestrato nel 1998. L’economia del Paese, abitato da 217 milioni di persone
all’80 per cento musulmane, continua ad essere indebolita dagli effetti della
crisi finanziaria asiatica del 1997. In questo instabile contesto, i conflitti
regionali si sono comunque notevolmente calmati e gli scontri interreligiosi,
avvenuti nelle Molucche, non hanno comunque spezzato la speranza per una pace
duratura. Sul piano internazionale, le relazioni con gli Stati Uniti hanno
dominato la scena diplomatica. L’attentato di Bali del 2002, nel quale morirono
circa 200 persone, ha infatti portato ad un riavvicinamento tra i due Stati e
ha favorito la ripresa del dialogo sulle relazioni militari che era stato
interrotto, nel 1999, dopo i massacri compiuti a Timor Orientale.
*********
● Al
Qaeda ha lanciato una nuova minaccia contro la Spagna. Un comunicato datato 3
aprile è giunto via fax al quotidiano spagnolo Abc, la rete terroristica, ha
promesso di trasformare la Spagna in un “inferno” se il Paese non ritirerà le
proprie truppe dall’Iraq e l’Afghanistan. Proseguono, intanto, le indagini
sulla strage dell’11 marzo. I 5 estremisti islamici che si sono fatti saltare
in aria sabato notte a Madrid stavano preparando nuovi attentati in vista della
Settimana Santa.
● Nella lotta al terrorismo
internazionale si deve registrare, a Parigi, l’arresto da parte del
controspionaggio francese di nove uomini e sei donne. I fermi si inseriscono
nel quadro di una vasta operazione contro una rete di estremisti islamici
coinvolta nei sanguinosi attentati del maggio 2003 a Casablanca che causarono
la morte di 45 persone.
● “Il
genocidio, ovunque si produca, rappresenta il fallimento della comunità
internazionale, fallimento che definirei deliberato e che coinvolge tutti”.
Così ieri si è espresso il presidente rwandese, Paul Kagame, all’apertura a
Kigali delle celebrazioni per il decennale del genocidio nel Paese africano.
Secondo l’Onu sono state oltre 800 mila le vittime della terribile mattanza
esplosa dieci anni fa dopo l’abbattimento dell’aereo presidenziale dell’allora
capo di Stato, Juvénal Habyarimana.
● Continua a far riflettere il risultato a sorpresa nel primo turno delle elezioni
presidenziali in Slovacchia, dove il prossimo 17 aprile andranno al ballottaggio
due esponenti politici della destra nazionalista che condividono posizioni
antieuropeiste e anti-Nato. Si tratta dell’ex premier Vladimir Meciar, che ha
ottenuto oltre il 30 per cento delle preferenze, e del suo ex braccio destro,
Ivan Gasparovic, a cui sono andati più del 20 per cento dei consensi. Grande sconfitto è invece il
ministro degli Esteri, Eduard Kukan, dato per favorito prima del voto. Sul
significato della vittoria di Vladimir Meciar nella prima tornata elettorale, ascoltiamo
Federico Eichberg, del Centro Studi Strategici ed esperto di Europa orientale,
al microfono di Massimiliano Menichetti:
**********
R.
– Meciar ha rappresentato, come noto, una sorta di traghettatore della Slovacchia
dei primi anni dell’indipendenza. Il suo ritorno così forte, con una
percentuale così netta insieme a Gasparovic, il suo ex-braccio destro, attribuisce
una maggioranza assoluta a quello che era il movimento nazionale slovacco dei
primi anni Novanta. Questa affermazione costituisce un messaggio forte per
l’Unione Europea che non deve dimenticare le identità dei nuovi Paesi che vi aderiscono.
D.
– Non prevista la sconfitta dell’attuale ministro degli esteri, Kukan ...
R.
– E’ una sorpresa, la non presenza di Kukan nel ballottaggio che si svolgerà il
17 aprile. La Slovacchia ha centrato proprio in questi ultimi mesi due obiettivi
importanti: l’ingresso nella Nato, celebrato nei giorni scorsi, e l’ingresso
nell’Unione Europea, che sarà formalizzato il prossimo primo maggio. Le riforme
sono state sicuramente costose per la popolazione, ma gli obiettivi sembravano
aver in qualche misura creato per il governo un’aurea che il ministro degli
esteri Kukan esprimeva al meglio, abile negoziatore ma anche portatore di
un’identità del partito cristiano-democratico, forte in Slovacchia. Forse
Kukan, e in parte la sua coalizione, avevano posto poco l’enfasi su quella che
è la caratteristica slovacca, una società con forte corpi intermedi, a
vocazione sicuramente agraria, e avevano cercato probabilmente dei modelli al
di fuori della realtà slovacca. Bisognerà vedere se la disponibilità dei voti
di Kukan – quindi circa un quarto dell’elettorato – farà in modo che Meciar e
Gasparovic si impegnino in una corsa verso il “centro”, moderando le proprie
posizioni.
D.
– Ma a questo punto, come si presenta il ballottaggio del 17 aprile?
R.
– Si presenta molto interessante, perché Gasparovic si presenta come la persona
con maggiori possibilità di rivolgersi all’elettorato di Kukan. Se Gasparovic
sarà in grado di presentare una piattaforma forte, probabilmente le sorprese
non saranno finite!
**********
●
Il Pakistan ha
proposto all’India di ospitare, il mese prossimo, colloqui sul disarmo
nucleare. Lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri aggiungendo che le
date indicate sono quelle del 25 e del 26 maggio. I negoziati proposti rientrano
negli sforzi che i due Paesi stanno portando avanti per rilanciare il dialogo.
●
Il prossimo 13
giugno, la Serbia è chiamata per la quarta volta alle urne per le elezioni presidenziali.
Le tre precedenti convocazioni sono fallite perché non è mai stata raggiunta l’affluenza
minima del 50 per cento degli elettori. In febbraio, quindi, il parlamento ha
approvato una nuova legge elettorale che ha abrogato il quorum.
●
Una stragrande
maggioranza di greco-ciprioti e di greci è contraria al piano del segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, per la riunificazione di Cipro, che tra tre settimane
verrà sottoposto a referendum: lo afferma un sondaggio pubblicato dal
quotidiano greco ‘Eleftherotypia’. Il piano sembra invece ricevere il consenso
del 51 per cento dei turchi ciprioti.
●
A Taiwan dimissioni
del ministro degli Interni, Yu Cheng Hsien, in seguito all’attentato contro il
presidente, Chen Shui Bian, compiuto lo scorso 19 marzo alla vigilia delle
elezioni presidenziali.
=======ooo=======