RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 96 - Testo della trasmissione di lunedì 5 aprile 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Anticonformisti nel nome di Cristo per annunciare il Vangelo: così il Papa ai 3000 giovani del Congresso internazionale Univ 2004. Sforzatevi – ha detto Giovanni Paolo II - di comunicare messaggi positivi e non visioni superficiali della vita

 

Gli auspici per il progresso materiale e spirituale della Costa Rica, perché cresca sui valori della pace e della solidarietà: li ha espressi Giovanni Paolo II nel ricevere il presidente dello Stato centroamericano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Divampa la rivolta degli sciiti in Iraq: intervengono anche gli elicotteri americani che aprono il fuoco a Baghdad. Ai nostri microfoni Luigi Bonanate, mons. Shlemon Warduni e Alberto Negri

 

Massima allerta in Terra Santa per la Pasqua ebraica che inizia questa sera. Si temono attentati di Hamas. Intervista con il cardinale Ignace Moussa Daoud

 

Aiutiamole a liberarsi dalla schiavitù”, questo il titolo dell'incontro internazionale svoltosi a Torino, organizzato dall'Unicri: con noi Pierluigi Vigna

 

L’impegno riformatore di San Pio X in un nuovo volume sul Pontificato di Papa Sarto: ce ne parla Gianni La Bella.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Fino al 3 luglio la chiesa inferiore di San Giovanni Evangelista di Genova ospita una mostra dedicata allo sviluppo del cristianesimo

Continua l’impegno del centro Arnold Jannssen di Luanda per il reintegro nella società dei bambini soldato

 

In Italia, sono 800 i bambini affetti dal virus dell’Aids, molti di loro vengono dall’Africa

 

Al via una nuova missione delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace in Costa d’Avorio

 

Messaggio dei parroci di Torre Annunziata alla cittadinanza dopo gli ultimi episodi di violenza nella città campana

 

24 ORE NEL MONDO:

In Indonesia si sono tenute le elezioni legislative per eleggere 550 deputati

 

 

 

 

 

 

 

Iniziate ieri, a Kigali, le commemorazioni per il decimo anniversario del genocidio che ha colpito il

Rwanda

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 aprile 2004

 

 

ANTICONFORMISTI NEL NOME DI CRISTO, PER ANNUNCIARE AI COETANEI IL VANGELO

ESSENDO LIEVITO DI SPERANZA E PORTATORI DI MESSAGGI POSITIVI

E NON INGANNEVOLI: L’ESORTAZIONE DEL PAPA AI GIOVANI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO INTERNAZIONALE DELL’OPUS DEI “UNIV 2004”

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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         Per seguire Gesù non bisogna aver paura di essere anticonformisti: non solo nel comportamento – da improntare alla purezza e alla speranza - ma anche nel linguaggio. Anzi, è necessario trovare modi per esprimere messaggi positivi, diversamente dagli stili di comunicazione che oggi offrono spesso - ad esempio nella pubblicità - visioni della vita superficiali e inadeguate. Facendo eco al suo “non abbiate paura di andare controcorrente!”, indirizzato ieri ai giovani durante la Messa della Domenica delle Palme, Giovanni Paolo II ha ripreso oggi questo appello in Aula Paolo VI, dove c’erano ad ascoltarlo circa 3 mila partecipanti all’Incontro internazionale Univ 2004: un appuntamento annuale che dal 1968 raduna gli studenti universitari legati all’Opus Dei.

 

Prendendo spunto dal tema di quest’anno, “Progettare la cultura: il linguaggio della pubblicità”, il Pontefice ha riconosciuto che, nell’epoca attuale, c’è anzitutto bisogno “di saper usare linguaggi adatti per trasmettere messaggi positivi e per far conoscere in modo attraente ideali e iniziative nobili”. Sul versante opposto, è necessario pure “saper discernere - ha puntualizzato il Papa - quali siano i limiti e le insidie dei linguaggi che i mezzi di comunicazione sociale ci propongono. Talora - ha osservato - gli annunci pubblicitari offrono, infatti, una visione superficiale e inadeguata della vita, della persona, della famiglia e della moralità”.

 

Per realizzare questa impegnativa missione, ha proseguito Giovanni Paolo II, “è necessario seguire Gesù da vicino nella preghiera e nella contemplazione. Essere suoi amici nel mondo in cui ci troviamo esige, inoltre, lo sforzo di andare controcorrente”:

 

“Nell’università, nella scuola e dovunque vi trovate a vivere, non abbiate paura di essere, quando è necessario, anticonformisti!

 

“Vi invito in modo particolare a diffondere la visione cristiana della virtù della purezza” tra i vostri coetanei, è stata la prima esortazione del Papa ai giovani. E ancora: “Siate lievito di speranza” in un mondo “che cerca Gesù, talora senza neppure saperlo”:

 

“Lo ripeto a voi quest’oggi: per migliorare il mondo, sforzatevi anzitutto di cambiare voi stessi mediante il ricorso al sacramento della Penitenza e l’intima identificazione con Cristo nell’Eucaristia”.

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GLI AUSPICI PER IL PROGRESSO MATERIALE E SPIRTUALE DELLA COSTA RICA,

PERCHE’ CRESCA SUI VALORI DELLA PACE E DELLA SOLIDARIETA’:

LI HA ESPRESSI GIOVANNI PAOLO II NEL RICEVERE IL PRESIDENTE

 DELLO STATO CENTROAMERICANO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La Costa Rica compia il suo cammino poggiando sulla “base solida di una società giusta, solidale, responsabile e pacifica”. Giovanni Paolo II ha espresso il suo auspicio ricevendo questa mattina il presidente della Repubblica centroamericana, Abel Pacheco de la Espriella, accompagnato dal seguito. Durante il colloquio, durato circa dieci minuti, il Pontefice e il capo di Stato – ha riferito il portavoce vaticano Navarro Valls - hanno toccato temi concernenti i rapporti tra Chiesa e Stato in Costa Rica e problemi attuali riguardanti i rapporti internazionali, con particolare riferimento all’America Latina. Nell’invocare la benedizione al termine dell’incontro, il Papa ha augurato al popolo della Costa Rica il “progresso materiale e spirituale”, per una “convivenza nella concordia e nella libertà”. Al momento dello scambio dei doni, il presidente de la Espriella ha offerto a Giovanni Paolo II una scultura alta circa 30 centimetri raffigurante una Madonna stilizzata, realizzata in metallo. Il Papa ha ricambiato con un set di 20 medaglie sui misteri del Rosario.

 

Il presidente costaricense ha poi conferito al cardinale segretario di Stato Angelo Sodano la massima onorificenza della Costa Rica, la Gran Croce dell’Ordine di Juan Mora Fernández con placca d’oro, e agli arcivescovi Leonardo Sandri, sostituto per gli Affari generali, e Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, la Gran Croce del medesimo Ordine con placca d’argento.

 

Eletto nel 2002, il presidente Abel Pacheco de la Espriella è alla guida di un Paese a maggioranza cattolica (86%) e caratterizzato dall’assenza di un esercito, abolito nel 1949 e sostituito da una Guardia Civile.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi.

 

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti l’arcivescovo  Giovanni Lajolo, segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; l’arcivescovo J. Michael Miller, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica e mons. Josef Clemens, vescovo tit. di Segerme, segretario del Pontificio Consiglio per i laici.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Croce-Papa-Giovani. Un'avventura spirituale tra il secondo e il terzo millennio": così si apre, significativamente, la prima pagina, contestualmente alla Domenica delle Palme 2004 in Piazza San Pietro. All'interno, l'esaustivo ragguaglio della solenne Celebrazione presieduta dal Santo Padre.    

 

Nelle vaticane, "Cari giovani dell'Univ, siate lievito di speranza" è il titolo al discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti giunti a Roma da diversi Paesi e da molteplici Università per l'Incontro internazionale 2004. "Per migliorare il mondo - ha esortato il Santo Padre - sforzatevi di cambiare voi stessi con il ricorso al sacramento della Penitenza e l'intima identificazione con Cristo nell'Eucaristia".

 

Nelle estere, in rilievo l'Iraq, dove una vasta rivolta sciita contro le Forze della coalizione ha insanguinato numerose città, provocando un pesante bilancio di morti e feriti.

L'intervento della Santa Sede nella 60 sessione della Commissione dei diritti umani a Ginevra: "L'esercizio della libertà religiosa comprende la partecipazione alla vita pubblica della società".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Spinelli in merito alla pubblicazione degli Atti del Convegno su Nello Vian: "I vasti orizzonti culturali di un testimone del '900".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 aprile 2004

 

 

 

SEMPRE MOLTO PREOCCUPANTE LA SITUAZIONE IN IRAQ.

DOPO LE VIOLENZE DI IERI, COSTATE LA VITA A 7 SOLDATI DELLA COALIZIONE

E A 28 IRACHENI, NUOVI SCONTRI SONO SCOPPIATI OGGI

TRA FORZE STATUNITENSI E MILIZIANI SCIITI

- Intervista con Alberto Negri, Luigi Bonanate e mons. Shlemon Warduni -

 

Sempre molto preoccupante la situazione in Iraq. Dopo le violenze di ieri, costate la vita a 7 soldati e 28 iracheni, nuovi scontri oggi tra forze americane e miliziani sciiti radicali. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Nella zona occidentale di Baghdad sono scoppiati anche questa mattina violenti scontri e le forze americane hanno impiegato due elicotteri Apache per colpire i miliziani del leader radicale sciita Moqtada Sadr. Ieri proprio nei combattimenti infuriati nel sobborgo di Sadr City avevano perso la vita 28 miliziani iracheni e 7 soldati Usa. La situazione è di nuovo precipitata anche a Bassora, nel sud sotto il controllo britannico: all’alba, seguaci dello stesso giovane leader radicale hanno preso d'assalto il governatorato locale, occupandolo. Al momento, non si segnalano scontri e sembra siano in corso trattative. La tensione è poi altissima nella zona di Falloujah, dove è stata lanciata una vasta operazione militare ed è stata chiusa la strada tra Baghdad e Amman, capitale della Giordania, e dove sembra siano morti 6 iracheni. C’è poi la città di Najaf che da ieri, secondo diverse fonti, è di fatto controllata dall'esercito che segue gli ordini sempre del leader radicale. Inoltre, si deve riferire che un soldato americano e un marine sono rimasti uccisi in due diversi attacchi a Mosul e a Kirkuk. Alberto Negri, inviato speciale del ‘Sole 24 Ore’, che è appena rientrato a Baghdad da Nassiriya ci riferisce, al microfono di Giada Aquilino, del peso che stanno assumendo i gruppi radicali:

 

“A Nassiriya, dove ci sono i militari italiani, ho potuto vedere quanto le legioni di Sadr fossero militarmente organizzate. E sono una minoranza, i gruppi radicali, ma sono in grado, in qualche modo, di condizionare tutta la maggioranza degli sciiti. E’ anche evidente che il gruppo di Sadr e altri gruppi radicali da diverso tempo si stavano organizzando per cercare di far capire che sono ben decisi a occupare anche il potere, una volta che finirà il periodo di transizione. Gli americani non vogliono lasciare spazio a questi gruppi, quindi c’è una contro-reazione americana, dura dal punto di vista militare, e credo che lo sarà anche dal punto di vista politico. Certamente, credo comunque dal punto di vista della presenza militare, non ci siano dubbi: gli americani resteranno qui, e a lungo!”

 

Il capo dell’amministrazione civile provvisoria, Paul Bremer, ha definito un “fuorilegge” pericoloso il leader sciita radicale Moqtada Sadr e ha detto che “non sarà tollerato il suo tentativo di stabilire la sua  autorità al posto di quella legittima”. Immediata la replica di Sadr che si è detto “fiero” di essere dichiarato fuorilegge da Bremer. Indubbiamente la violenza si sta intensificando proprio con l’avvicinarsi della data del 30 giugno, indicata come il momento di svolta per il trasferimento del controllo agli iracheni. Ascoltiamo la riflessione del prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino:

 

R. – La violenza aumenta con l’ipotesi non tanto di passaggio automatico ad un’amministrazione locale, quanto a questa data un po’ fantasiosa, inventata dagli Stati Uniti come la svolta della pacificazione irachena. Il fatto è che noi siamo ormai dentro una vera e propria guerra civile. Nel momento in cui aumenta la mortalità della popolazione civile, questo significa che siamo in guerra civile.

 

D. – Che cosa pensare, dunque, del sofferto dibattito sul ruolo dell’Onu?

 

R. – O l’Onu viene riconosciuta come il rappresentante della comunità internazionale, o situazioni più mediate, compromissorie – un po’ di Onu, un po’ di Stati Uniti – questo non avrebbe alcun senso. L’Onu, non dimentichiamolo mai, è oggi un’assemblea diplomatica, cioè è composta da rappresentanti di diplomazie, dunque da rappresentanti di Stati. Dipende dalla buona o cattiva volontà degli Stati far funzionare o meno l’Onu.

 

D. – A questo punto, di fronte alla guerra civile, Iraq e comunità internazionale: quale relazione è immaginabile?

 

R. – Temo che in questo momento si debba dire che la relazione è quella di una preoccupazione crescente. Saddam non andava bene, ma non va bene neppure la situazione attuale. Ci siamo liberati da un male ma siamo caduti in un altro. Il problema è che la comunità internazionale deve guardare ad una terza via, che non sia né l’una né l’altra.

 

D. – Ce l’ha in mente, professore, una terza via?

 

R. – Ce l’ho in mente, ma mi rendo conto che sia molto più astratta e poi, io non sono un politico quindi probabilmente non ho la capacità di tradurla in operazioni. La via è la democrazia. Ci viene persino il dubbio che non sempre l’Occidente democratico sia stato capace di dare questo messaggio. Non lo abbiamo saputo dare nei Balcani, non lo abbiamo saputo dare in Iraq. Possiamo avere una terza via, che è la democrazia, ma la democrazia va costruita. Va costruita dal basso, va costruita nell’educazione, nella formazione, nell’informazione, nel rispetto dei diritti umani, nella libertà di religione. Però non c’è una bacchetta magica per queste cose!

 

D. – L’intervento in Iraq avrebbe dovuto seminare qualcosa di buono, maggiore democrazia, anche un po’ in tutta l’area allargata dei Paesi del Medio Oriente. Di recente è stato detto anche che si poteva vedere un effetto sulla Libia, per la sua disponibilità alla collaborazione con la comunità internazionale, o addirittura sull’Iran. Lei che ne pensa di questo, ora?

 

R. – Purtroppo, le cose non stanno andando proprio in questo senso. Il caso libico è del tutto anomalo, nel senso che Gheddafi andava controcorrente 20 anni fa e ci va anche oggi. Ma non è – secondo me, almeno – riferibile al contesto della crisi mediorientale. Per quanto riguarda l’Iran, purtroppo, la crisi irachena non ha per nulla aiutato il partito del presidente, e quindi quell’embrione di democratizzazione che era nato, anzi, ha ridato più potere all’élite religiosa. Non mi sembra che la situazione mediorientale o il modello dell’esportazione della democrazia abbia fatto un solo passo avanti negli ultimi anni!

 

Il radicale Moqtada Sadr invita a “terrorizzare il nemico”. Ci sono poi l’ayatollah Al Sistani, la più alta autorità religiosa sciita in Iraq, e Abdul Aziz Al Hakim, leader del Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), che  hanno invitato sia le forze d'occupazione sia gli sciiti radicali alla calma, condannando l’uccisione di persone innocenti. Ascoltiamo il commento a questi appelli alla calma di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, raggiunto telefonicamente in Iraq da Giada Aquilino:

 

R. – Se Sistani ha invitato alla calma è già una buona cosa. Noi aspettiamo e abbiamo speranza, specialmente speriamo che in questa nostra Settimana Santa ci sia la calma. Certamente quelli che seguono Sistani sono molto più numerosi, ma speriamo che anche gli estremisti capiscano che il bene della Nazione è solo nella concordia e nel dialogo. Vogliamo la pace e la tranquillità e preghiamo per il Santo Padre. Dite a tutti quanti di pregare per la pace in modo speciale per l’Iraq.

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IL MESSAGGIO DEL PATRIARCA SABBAH PER LA PASQUA

E L’APPELLO DEL CARDINALE DAOUD A SOSTENERE CON URGENZA

I CRISTIANI DI TERRA SANTA

- Intervista con il cardinale Ignace Moussa Daoud -

 

Stato di massima allerta in Terra Santa per l’inizio della Pasqua ebraica questa sera: si temono attentati di Hamas. Intanto gli scontri continuano: un carro armato israeliano ha sparato contro un gruppo di palestinesi nella striscia di Gaza uccidendo tre ragazzi.  In questo clima di paura e di incertezza il Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, ha scritto il suo consueto messaggio per la Pasqua, che quest’anno è celebrata nello stesso giorno da tutti i cristiani. Il servizio di Graziano Motta.

 

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         Vigilia della Pasqua ebraica con rafforzate misure di sicurezza in tutto Israele e blocco totale dei Territori palestinesi per il timore che si concretizzino le minacce di cruenti attentati terroristici formulate dai fondamentalisti islamici di Hamas dopo l’uccisione del loro leader, lo sceicco Yassin. Nella città palestinese di Nablus, in particolare, è in corso una vasta operazione militare israeliana con perquisizioni e la cattura, finora, di 13 attivisti della rivolta ricercati. In questo clima di paura e di tensioni è maturato il messaggio di Pasqua del patriarca latino Michel Sabbah, che ha letto oggi ai giornalisti della stampa locale e internazionale. “Non possiamo non riguardare con grande pena la situazione di morte che circonda i luoghi santi – afferma – una situazione che sembra senza via di uscita; gli uomini smarriti che cercano la vita nelle tenebre della morte e dell’oppressione degli altri. Viviamo dei giorni in cui la ragione è assente e ci troviamo abbandonati alla follia degli uomini che non vedono soluzioni se non nell’effusione del sangue e nell’annientamento della persona umana”. Come venirne fuori? “Occorre che i responsabili ritornino alla ragione e ammettano che ogni persona umana è uguale, sia palestinese, sia israeliana”. Secondo: “quando la violenza si ferma da una parte occorre che si fermi pure dall’altra”. Che i responsabili, infine, traggano lezione da quel che hanno fatto finora, dopo tre anni di morte e di distruzione senza conseguire la sicurezza voluta. Se continueranno nella stessa strada uccideranno ancora altre persone e il popolo resterà ancora a reclamare la sua libertà. “La soluzione consiste dunque nell’ascoltare la voce degli oppressi e nel ridare loro la libertà”.

 

         Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Un forte appello ad aiutare con urgenza i cristiani in Terra Santa è stato lanciato dal cardinale Ignace Moussa Daoud: il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, come ogni anno in prossimità del Venedì Santo, ha indirizzato ai vescovi di tutto il mondo una lettera in cui chiede l’impegno della preghiera e della solidarietà concreta a sostegno della Chiesa in Terra Santa. Ascoltiamo il cardinale Daoud al microfono di Giovanni Peduto:

 

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E’ un sostegno necessario alla vita della Chiesa locale, dei diversi riti, impegnata a garantire ai cristiani e a tutti i bisognosi condizioni minime di sopravvivenza. I cristiani di quella terra sono sempre più tentati di abbandonarla per l’infinita violenza che sperimentano e guardano al futuro con incerta speranza. La Chiesa cattolica è ammirevole per l’impegno nel campo dell’educazione, con istituzioni culturali specializzate e apprezzate, aperte a tutti indipendentemente dal credo religioso. Si dedica all’assistenza sanitaria e caritativa. E’ sensibile nel campo sociale dando un significativo contributo ai problemi del lavoro, della casa, della sicurezza in generale. Ma tutto è compromesso a causa della guerra.

 

D. – Come vive la piccola comunità cristiana tra ebrei e musulmani?

 

R. – E’ evidente un senso di doppia minorità da parte dei cristiani. Pesa sui cristiani il senso di smarrimento perché non sono riconosciuti a tutti gli effetti cittadini in Terra Santa e riaffiora il tentativo di andare altrove per vivere in pace. E non dobbiamo proprio rassegnarci alla prospettiva di una Terra Santa senza cristiani.

 

D. – Cosa si può fare concretamente?

 

R. – Accanto alla preghiera fraterna e insistente, piena di fede, a mio avviso si debbono incentivare, con la dovuta cautela ma con determinazione, i pellegrinaggi.

 

D. – I pellegrinaggi sono fondamentali per lo sviluppo materiale e spirituale della regione, ma molti non li organizzano per timore di attentati e violenze…

 

R. – Ribadisco che la cautela si impone, ma voglio incoraggiare la prospettiva dei pellegrinaggi. Circa la salvaguardia dei pellegrini giungono garanzie anche dalla parti in conflitto. A tutti sta a cuore certamente l’aiuto materiale, poiché talune zone vivono soprattutto di turismo religioso e sono ormai stremate. I cristiani di Terra Santa chiedono aiuto per vincere l’isolamento che pesa su di loro come la pietra posta all’ingresso del sepolcro di Cristo. Molti vescovi del mondo danno notizia della ripresa dei pellegrinaggi. Ogni pellegrinaggio colma il cuore di gioia; genera simpatia e solidarietà; dà una carica missionaria alla stessa comunità di partenza! Altra formula molto valida è quella dei gemellaggi a livello diocesano o parrocchiale. A tutti chiediamo una specie di mobilitazione perché l’ora che la Terra Santa sta attraversando è grave! In questo rinnovato impegno si distingue fin d’ora la Chiesa italiana! Sono lieto di avere l’opportunità per ringraziare il cardinale Ruini, presidente della Cei, i vescovi italiani insieme ai confratelli vescovi del mondo intero.

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INCONTRO A TORINO SULLA TRATTA DELLE DONNE

- Intervista con Pierluigi Vigna -

 

“Aiutiamole a liberarsi dalla schiavitù” è il titolo dell'incontro internazionale sulla tratta di adolescenti e giovani donne dalla Nigeria all'Italia, svoltosi a Torino e organizzato dall'Unicri, l'Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia. Molti i temi affrontati ed i risultati presentati, che disegnano la mappa di un fenomeno in continua espansione. Tra le 20.000 immigrate avviate alla  prostituzione, il 60% è composto da ragazze di nazionalità nigeriana. Al procuratore nazionale Antimafia, Pierluigi Vigna, presente a Torino, Salvatore Sabatino ha chiesto chi sono le vittime di questi traffici e chi, invece, i “carnefici”:

 

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R. – Singolarmente, la tratta di donne a fini di sfruttamento sessuale, è gestita soprattutto in Italia dalle cosiddette “Madam”, che hanno poi una prevalenza sulla vittima, anche perché usano metodi vudù, vale a dire: la vittima contrae un debito per il trasporto che ammonta attualmente a circa 50-60 mila euro, e deve riscattare questo debito al quale si sente vincolata anche in base a una sorta di patto religioso.

 

D. – Recentemente è stato siglato un accordo con il ministro della giustizia nigeriano. Voi avevate sicuramente dei risultati da raggiungere, ma sono stati raggiunti e, soprattutto, cosa vi prefiggete a questo punto?

 

R. – Ci sono stati dei passi molto concreti. Innanzitutto, il ministro della Giustizia su nostra indicazione ha messo a disposizione un software per l’assemblamento dei dati. Poi abbiamo fatto, come Direzione nazionale antimafia, supportati dall’Unicri, quindi dalle Nazioni Unite e dal Ministero degli Affari Esteri, delle formazioni che si sono svolte sia in Nigeria sia presso la Direzione nazionale antimafia. Insieme all’Ufficio italiano dei cambi stiamo costituendo in Nigeria una unità di Intelligence finanziaria per monitorare tutte le operazioni finanziarie che si sospetta derivino dal denaro sporco. Naturalmente il programma è ancora più ampio ed i nigeriani hanno creato una task force di polizia, che è in contatto con la nostra polizia di Stato, per combattere questo fenomeno.

 

D. – Procuratore, qual è stato il ruolo delle Nazioni Unite?

 

R. – Le Nazioni Unite hanno dato l’idea e la concretezza di rispetto delle regole, e cioè che ogni Paese è uguale all’altro.

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L’IMPEGNO RIFORMATORE DI SAN PIO X

IN UN NUOVO VOLUME SUL PONTIFICATO DI PAPA SARTO

- Intervista con Gianni La Bella -

 

“Pio X e il suo tempo”. E’ questo il titolo del volume, recentemente presentato a Roma, che raccoglie gli atti del Convegno internazionale, tenutosi a Treviso nel 2000, su San Pio X, elevato agli onori degli altari nel 1954. Sul pontificato di Pio X, vescovo di Roma dal 1903 al 1914, ascoltiamo il curatore dell’opera, il prof. Gianni La Bella, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – L’idea di studiare questo pontificato è nata da una considerazione estremamente semplice, legata al fatto che la storiografia contemporanea ha considerato il pontificato di Pio X non tanto interessante, tra la grandezza del pontificato di Leone XIII e quello successivo di Benedetto XV. In realtà il pontificato di Pio X ha introdotto la Chiesa nella storia del Novecento.

 

D. – Qual è il contesto storico e sociale del clima ideologico in cui Papa Pio X operò le proprie scelte?

 

R. – Il clima che domina la cultura europea è quello della “fin de siècle”, caratterizzato dall’egemonia del liberismo in Europa e dall’imminente scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il contesto è dunque molto complesso. Per capire il pontificato di Pio X, a mio giudizio, bisogna partire da una considerazione molto importante: Papa Pio X è il primo Papa che si trova in una condizione storica nuova, nell’esercizio della sua funzione pontificia, cioè quella di essere radicalmente privato in modo definitivo del potere temporale. Pio X quindi ridisegna la propria azione pastorale e il suo modo di governare la Chiesa a partire da questa nuova condizione storica, politica e culturale.

 

D. – Volendo tracciare in definitiva un bilancio, quali sono i tratti peculiari del pontificato di Pio X?

 

R. – Sono legati, sostanzialmente, all’idea di una riforma interna della Chiesa. Il pontificato di Pio X ha permesso alla Chiesa di entrare nel ‘900 in modo libero da una serie di condizionamenti culturali, e storici legati all’Ottocento; in un certo senso ha permesso quell’opera di grande riforma che il suo successore, Benedetto XV, ha poi potuto realizzare.

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CHIESA E SOCIETA’

5 aprile 2004

 

 

 

IN ANGOLA, IL CENTRO VERBITA DI LUANDA, ARNOLD JANNSSEN,

IN PRIMA LINEA PER IL REINTEGRO NELLA SOCIETA’ DEI BAMBINI SOLDATO

 

LUANDA.= Continua l’impegno del Centro Arnold Jannssen di Luanda per il reintegro nella società dei bambini soldato, che la guerra in Angola ha reso orfani e ragazzi di strada. Il centro, intitolato al fondatore della Società del Divin Verbo, venne aperto nel 1993 proprio da un religioso verbita argentino, padre Horacio Caballero, coadiuvato da due religiose e da un gruppo di volontari della parrocchia di Cristo Re. Oggi, presta aiuto a trecento bambini, ma agli inizi il centro poteva contare solo su alcune tende da campo. Nel 1994, l’arcidiocesi di Luanda donò un appezzamento di terreno sul quale oggi è costruito il Centro Janssen. Gli operatori avvicinano i bambini direttamente per strada, dove avviene un primo contatto con gli assistenti sociali e la direzione del Centro. Successivamente i ragazzi, che decidono di essere inseriti nel programma di aiuto, sono accolti nelle strutture del centro, dove seguono programmi scolastici e di formazione professionale, religiosa e morale, e ricevono un’assistenza medica. Il centro si incarica poi della loro reintegrazione nella famiglia. A tale scopo, gli operatori coordinano le loro attività con le famiglie, con la comunità locale, con la scuola dove il bambino andrà a studiare, in modo da preparare il ritorno del bambino nel suo ambiente. Se il ragazzo di 16-17 anni, viene anche aiutato a trovare un lavoro. Si cercano, inoltre, i modi più idonei per fornire un reddito alla famiglia, anche con la concessione di microcrediti. (A.G.)

 

 

IN ITALIA, SONO 800 I BAMBINI AFFETTI DAL VIRUS DELL’AIDS, MOLTI DI LORO

VENGONO DALL’AFRICA: LA CONDIZIONE DEI MINORI SIEROPOSITIVI

AL CENTRO DEL CONGRESSO NAZIONALE DI INFETTIVOLOGIA PEDIATRICA,

IN QUESTI GIORNI A ROMA

 

ROMA.= In Italia ci sono poco più di 800 bambini che convivono con il virus dell'Aids. A partire dai primi anni ‘80, da quando cioè la malattia ha fatto la sua comparsa sul territorio italiano, 6000 bimbi sono nati da mamme col virus Hiv. Sono questi i dati forniti al termine del Congresso Nazionale della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, svoltosi in questi giorni a Roma. Degli 800 minori che combattono quotidianamente l’infezione con le terapie, oltre la metà ha più di dieci anni. Ogni anno, sono circa 600 i nuovi nati da mamme sieropositive. Tuttavia, i neonati col virus sono sempre meno grazie al miglioramento delle  tecniche di prevenzione del contagio madre-figlio, che hanno portato l'incidenza di trasmissione dal 25-30 per cento a meno del 2 per cento. Tra i bambini sieropositivi che vivono oggi in Italia ci sono anche molti bambini venuti dall'Africa già affetti dal virus. Per i bambini africani spesso le prospettive di salvezza nel loro Paese sono bassissime mentre in Paesi sviluppati come l’Italia, grazie all'assistenza e alle cure, possono ritrovare la speranza di diventare adolescenti e adulti. Nell’ambito delle modalità di somministrazione dei trattamenti, ancora molto complicata per i bambini, l'obiettivo della ricerca è quello di trovare schemi terapeutici, a parità d'efficacia, sempre più semplici e capaci di migliorare la qualità di vita del singolo paziente. (A.G.- G.L.)

 

 

AL VIA UNA NUOVA MISSIONE DELLE NAZIONI UNITE

PER IL CONSOLIDAMENTO DELLA PACE IN COSTA D’AVORIO

 

ABIDJAN.= Inizia oggi con una cerimonia d’insediamento una missione di peace-keeping delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio. Un’iniziativa cruciale per consolidare le speranze di pace del Paese africano, mentre proprio ieri migliaia di ribelli si sono riuniti per una manifestazione nella città di Bouake. Il portavoce della missione Onu, Jean Viktor Nkolo, ha dichiarato che il compito più arduo per i seimila caschi blu sarà quello di contribuire al ristabilimento della fiducia tra le diverse fazioni del Paese. Anche le truppe dell’Africa occidentale presenti sul territorio ivoriano indosseranno il berretto delle Nazioni Unite, per mostrare la propria subordinazione alle direttive Onu. La Francia manterrà un dispiegamento di 4 mila soldati, che cederanno gradualmente alcune responsabilità alla missione internazionale. Tra i compiti a cui dovranno assolvere i caschi blu, anche il disarmo dei miliziani delle diverse parti in lotta. (A.G.)

 

 

“IL NOSTRO IMPEGNO PROFETICO DI DENUNCIA NON DEVE E NON PUÒ VENIRE MENO”.

È QUANTO SCRIVONO I PARROCI DI TORRE ANNUNZIATA IN UN MESSAGGIO

ALLA CITTADINANZA, DOPO GLI ULTIMI EPISODI DI VIOLENZA NELLA CITTA’ CAMPANA

 

NAPOLI.= “La violenza non può trovare in noi Chiesa un silenzio complice. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno”. È quanto scrivono i 12 parroci di Torre Annunziata in un messaggio alla cittadinanza – diffuso dall’agenzia Sir – con riferimento alla violenza che si registra in città negli ultimi tempi. “Come battezzati in Cristo, come pastori della città di Torre Annunziata - affermano - ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere ‘segno di Cristo Risorto’. Coscienti che come Chiesa ‘dobbiamo’ educare con la parola e la testimonianza di vita alla pace”. Di qui l’iniziativa promossa per il prossimo 9 aprile, Venerdì Santo, di una Via Crucis al Parco Trento nel quartiere dei Poverelli, dove abitava Matilde Sorrentino, la “mamma coraggio” che denunciò alcuni anni fa i pedofili che avevano abusato del figlio e che è stata uccisa lo scorso 26 marzo, alla vigilia del processo di appello della “banda degli orchi”, condannati nel primo grado. Si tratta, spiegano i parroci, di una Via Crucis per testimoniare “che la passione del Giusto continua ancora oggi” e, al tempo stesso, per segnare “l’inizio di una vita nuova e mobilitare la speranza”. L’appello conclusivo dei sacerdoti è “agli uomini operatori di violenza”, ai quali chiedono, “in nome di Cristo, di cambiare vita”. Per la Via Crucis, spiega don Ciro Cozzolino, decano delle parrocchie di Torre Annunziata, “ci sarà la mobilitazione di tutta la comunità cristiana, ma anche delle forze sociali, politiche e istituzionali. Essa vuol essere l’inizio di una vita nuova”. (A.G.)

 

 

FINO AL 3 LUGLIO LA CHIESA INFERIORE DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA DI GENOVA OSPITA UNA MOSTRA DEDICATA ALLO SVILUPPO DEL CRISTIANESIMO.

L’ESPOSIZIONE, ALLESTITA DAL MOVIMENTO CATTOLICO SERRA INTERNATIONAL,

SI AVVALE DI PANNELLI ILLUSTRATIVI, OGGETTI PROVENIENTI DALLE MISSIONI,

DIPINTI, ANTICHI MANOSCRITTI E LIBRI

- A cura di Dino Frambati -

 

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GENOVA. = “Verso altri mari: Genova e la moderna epopea del viaggio missionario”: un titolo che spiega da solo la mostra promossa nell’ambito delle iniziative diocesane genovesi per il 2004 con l’attuale capitale della cultura. E’ una rassegna che illustra, attraverso documenti, diari ed altro l’attività nei secoli degli evangelizzatori genovesi nel mondo. In esposizione, documenti risalenti al 1226, quando cioè dal porto di Genova salpò il primo degli oltre 70 missionari che hanno portato la parola di Dio nel globo. Questi partì dalla chiesa di San Giovanni di Pré, situata in mezzo agli angusti carrugi all’ombra della Lanterna e sede di questa mostra sui mari solcati dai missionari genovesi. La piazza della Commenda di Pré risale alla fine del XII secolo, quando l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme iniziò i lavori per realizzare una struttura tra le più importanti del Mediterraneo, con due chiese sovrapposte, convento ed ospedale, punto di partenza per secoli di pellegrini e cavalieri diretti in Terra Santa.

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24 ORE NEL MONDO

5 aprile 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Indonesia, il più popoloso Paese di fede islamica, 147 milioni di persone sono state chiamate alle urne, stamani, per eleggere 550 deputati del parlamento nazionale e circa 15 mila rappresentanti locali. Su questa consultazione ci riferisce Amedeo Lomonaco:

 

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Sono 24 i partiti in lizza per le elezioni legislative che hanno fatto registrare forti difficoltà per la distribuzione delle schede nei territori distanti dalla capitale, Giakarta. Novità della consultazione di quest’anno sono l’abolizione della rappresentanza parlamentare delle forze armate e l’adozione di un sistema misto proporzionale maggioritario. In base al nuovo sistema elettorale gli elettori hanno potuto votare per la prima volta un singolo candidato, selezionandolo dalla lista di ciascun partito. I sondaggi prevedono una disfatta del partito democratico della presidente, Megawati Sukarnoputri, e una netta affermazione dei candidati del Golkar, la formazione politica che fu lo strumento di potere dell’ex dittatore Suharto, defenestrato nel 1998. L’economia del Paese, abitato da 217 milioni di persone all’80 per cento musulmane, continua ad essere indebolita dagli effetti della crisi finanziaria asiatica del 1997. In questo instabile contesto, i conflitti regionali si sono comunque notevolmente calmati e gli scontri interreligiosi, avvenuti nelle Molucche, non hanno comunque spezzato la speranza per una pace duratura. Sul piano internazionale, le relazioni con gli Stati Uniti hanno dominato la scena diplomatica. L’attentato di Bali del 2002, nel quale morirono circa 200 persone, ha infatti portato ad un riavvicinamento tra i due Stati e ha favorito la ripresa del dialogo sulle relazioni militari che era stato interrotto, nel 1999, dopo i massacri compiuti a Timor Orientale.

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Al Qaeda ha lanciato una nuova minaccia contro la Spagna. Un comunicato datato 3 aprile è giunto via fax al quotidiano spagnolo Abc, la rete terroristica, ha promesso di trasformare la Spagna in un “inferno” se il Paese non ritirerà le proprie truppe dall’Iraq e l’Afghanistan. Proseguono, intanto, le indagini sulla strage dell’11 marzo. I 5 estremisti islamici che si sono fatti saltare in aria sabato notte a Madrid stavano preparando nuovi attentati in vista della Settimana Santa.

 

Nella lotta al terrorismo internazionale si deve registrare, a Parigi, l’arresto da parte del controspionaggio francese di nove uomini e sei donne. I fermi si inseriscono nel quadro di una vasta operazione contro una rete di estremisti islamici coinvolta nei sanguinosi attentati del maggio 2003 a Casablanca che causarono la morte di 45 persone.

 

“Il genocidio, ovunque si produca, rappresenta il fallimento della comunità internazionale, fallimento che definirei deliberato e che coinvolge tutti”. Così ieri si è espresso il presidente rwandese, Paul Kagame, all’apertura a Kigali delle celebrazioni per il decennale del genocidio nel Paese africano. Secondo l’Onu sono state oltre 800 mila le vittime della terribile mattanza esplosa dieci anni fa dopo l’abbattimento dell’aereo presidenziale dell’allora capo di Stato, Juvénal Habyarimana.

 

● Continua a far riflettere il risultato a sorpresa nel primo turno delle elezioni presidenziali in Slovacchia, dove il prossimo 17 aprile andranno al ballottaggio due esponenti politici della destra nazionalista che condividono posizioni antieuropeiste e anti-Nato. Si tratta dell’ex premier Vladimir Meciar, che ha ottenuto oltre il 30 per cento delle preferenze, e del suo ex braccio destro, Ivan Gasparovic, a cui sono andati più del 20 per cento  dei consensi. Grande sconfitto è invece il ministro degli Esteri, Eduard Kukan, dato per favorito prima del voto. Sul significato della vittoria di Vladimir Meciar nella prima tornata elettorale, ascoltiamo Federico Eichberg, del Centro Studi Strategici ed esperto di Europa orientale, al microfono di Massimiliano Menichetti:

 

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R. – Meciar ha rappresentato, come noto, una sorta di traghettatore della Slovacchia dei primi anni dell’indipendenza. Il suo ritorno così forte, con una percentuale così netta insieme a Gasparovic, il suo ex-braccio destro, attribuisce una maggioranza assoluta a quello che era il movimento nazionale slovacco dei primi anni Novanta. Questa affermazione costituisce un messaggio forte per l’Unione Europea che non deve dimenticare le identità dei nuovi Paesi che vi aderiscono.

 

D. – Non prevista la sconfitta dell’attuale ministro degli esteri, Kukan ...

 

R. – E’ una sorpresa, la non presenza di Kukan nel ballottaggio che si svolgerà il 17 aprile. La Slovacchia ha centrato proprio in questi ultimi mesi due obiettivi importanti: l’ingresso nella Nato, celebrato nei giorni scorsi, e l’ingresso nell’Unione Europea, che sarà formalizzato il prossimo primo maggio. Le riforme sono state sicuramente costose per la popolazione, ma gli obiettivi sembravano aver in qualche misura creato per il governo un’aurea che il ministro degli esteri Kukan esprimeva al meglio, abile negoziatore ma anche portatore di un’identità del partito cristiano-democratico, forte in Slovacchia. Forse Kukan, e in parte la sua coalizione, avevano posto poco l’enfasi su quella che è la caratteristica slovacca, una società con forte corpi intermedi, a vocazione sicuramente agraria, e avevano cercato probabilmente dei modelli al di fuori della realtà slovacca. Bisognerà vedere se la disponibilità dei voti di Kukan – quindi circa un quarto dell’elettorato – farà in modo che Meciar e Gasparovic si impegnino in una corsa verso il “centro”, moderando le proprie posizioni.

 

D. – Ma a questo punto, come si presenta il ballottaggio del 17 aprile?

 

R. – Si presenta molto interessante, perché Gasparovic si presenta come la persona con maggiori possibilità di rivolgersi all’elettorato di Kukan. Se Gasparovic sarà in grado di presentare una piattaforma forte, probabilmente le sorprese non saranno finite!

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Il Pakistan ha proposto all’India di ospitare, il mese prossimo, colloqui sul disarmo nucleare. Lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri aggiungendo che le date indicate sono quelle del 25 e del 26 maggio. I negoziati proposti rientrano negli sforzi che i due Paesi stanno portando avanti per rilanciare il dialogo.

 

Il prossimo 13 giugno, la Serbia è chiamata per la quarta volta alle urne per le elezioni presidenziali. Le tre precedenti convocazioni sono fallite perché non è mai stata raggiunta l’affluenza minima del 50 per cento degli elettori. In febbraio, quindi, il parlamento ha approvato una nuova legge elettorale che ha abrogato il quorum.

 

Una stragrande maggioranza di greco-ciprioti e di greci è contraria al piano del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, per la riunificazione di Cipro, che tra tre settimane verrà sottoposto a referendum: lo afferma un sondaggio pubblicato dal quotidiano greco ‘Eleftherotypia’. Il piano sembra invece ricevere il consenso del 51 per cento dei turchi ciprioti.

 

A Taiwan dimissioni del ministro degli Interni, Yu Cheng Hsien, in seguito all’attentato contro il presidente, Chen Shui Bian, compiuto lo scorso 19 marzo alla vigilia delle elezioni presidenziali.

 

 

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