RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 95 - Testo della trasmissione di domenica 4 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Domenica delle Palme in Terra Santa. Con noi padre
Giovanni Battistelli
Si chiude questa sera a Lucerna
il Festival di Pasqua. Ai nostri microfoni Michael Haefliger.
CHIESA E SOCIETA’:
A Nepi, in provincia di Viterbo, una mostra pittorica
dedicata alla Bibbia
A
Madrid quattro presunti terroristi islamici si fanno esplodere perché braccati
dalla polizia. Oltre a loro, morto anche un agente.
Vince
il partito della presidente Kamaratunga nelle elezioni politiche svoltesi ieri
nello Sri Lanka.
Non
si placa la violenza in Iraq. Le truppe spagnole sparano sui manifestanti
sciiti: almeno 19 i morti
Domani
elezioni parlamentari in Indonesia
4 aprile
2004
NELLA DOMENICA DELLE PALME E IN
OCCASIONE DELLA 19.MA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ, GIOVANNI PAOLO II
AFFIDA AI GIOVANI
LA CROCE DI CRISTO, SEGNO
DELL’AMORE MISERICORDIOSO
DI GESÙ PER TUTTA L’UMANITÀ E LI
ESORTA:
ANDATE CONTROCORRENTE PER
TESTIMONIARE IL VANGELO
Grande festa e grande raccoglimento oggi in piazza San
Pietro in questa Domenica delle Palme che apre la Settimana Santa e che
coincide con la XIX Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello
diocesano. Migliaia i giovani presenti alla celebrazione. Il Papa, dopo la processione
e la benedizione dei rami di ulivo e di palma, ha affidato di nuovo ai giovani,
a 20 anni di distanza, la Croce di Cristo, e li ha esortati ad andare
controcorrente per testimoniare il Vangelo dell’amore di Gesù per tutta
l’umanità.Il servizio di Sergio Centofanti.
**********
Il Papa ricorda i due momenti dell’ultima settimana della
vita terrena di Cristo: l’accoglienza osannante a Gerusalemme e poi il rifiuto,
la crocifissione. La liturgia della
Domenica delle Palme – nota – “ci immerge in quella folla così volubile, che in
pochi giorni passò dall’entusiasmo gioioso al disprezzo omicida”.
Da allora in poi “ tutti coloro che cercano il
Figlio dell’uomo, lo vedranno, nella festa di Pasqua, quale vero Agnello
immolato per la salvezza del mondo”:
“Sulla Croce Gesù muore per
ciascuno e ciascuna di noi. La Croce è,
pertanto, il segno più grande e più eloquente del suo amore misericordioso,
l’unico segno di salvezza per ogni generazione e per l’intera umanità”.
Vent’anni fa, al termine
dell’Anno Santo della Redenzione, Giovanni Paolo II consegnò ai giovani la
grande Croce di quel Giubileo. In quella occasione li esortò ad essere fedeli
discepoli di Cristo, Re crocifisso, che “appare a noi come Colui che libera
l’uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell’anima
dell’uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza questa libertà”.
Da allora la Croce continua ad attraversare numerosi
Paesi, in preparazione alle Giornate Mondiali della Gioventù, diventando “segno luminoso della fiducia che anima le
giovani generazioni del terzo millennio”. Il Papa a 20 anni di distanza dall’inizio di questa straordinaria
avventura spirituale, rinnova ai giovani
la stessa consegna di allora:
“Affido
a voi la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore
Gesù per l’umanità, e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è
salvezza e redenzione” .
Certamente
– sottolinea il Pontefice –“ il messaggio che la Croce comunica non è facile da
comprendere nella nostra epoca, in cui il benessere materiale e le comodità
sono proposti e ricercati come valori prioritari”:
“Ma voi… giovani, non abbiate paura di proclamare, in ogni
circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare
controcorrente!”
“La Croce – ha poi aggiunto - ha due aspetti indissociabili: è, allo
stesso tempo, dolorosa e gloriosa. La sofferenza e l’umiliazione della morte di
Gesù sono intimamente legate all’esaltazione e alla gloria della sua risurrezione”.
“Mai
venga meno…la consapevolezza di questa consolante verità. La passione e la
risurrezione di Cristo costituiscono il centro della nostra fede e il nostro
sostegno nelle inevitabili prove quotidiane”.
“Maria,
Vergine Addolorata e testimone silenziosa del gaudio della risurrezione” – ha
conclu il Papa nella sua omelia - ci
aiuti “a seguire Cristo crocifisso e a scoprire nel mistero della Croce
il pieno senso della vita”.
Durante
la celebrazione si è pregato anche per la pace e la giustizia nel mondo, con il
pensiero rivolto in particolare alla Terra Santa:
Preghiamo
per la città santa di Gerusalemme: il Signore le conceda la pace, porti alla
riconciliazione i cristiani che la abitano, la renda luogo di incontro e di dialogo
fra i credenti nell’unico Dio.
Alla
fine della Messa, in collegamento televisivo con il Vaticano, migliaia di giovani in festa radunati a Berlino hanno salutato il Papa e
tutti i presenti in piazza san Pietro. Nella capitale tedesca proprio oggi è
giunta da Sarajevo la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, che dopo un
pellegrinaggio attraverso tutta la Germania, arriverà a Colonia per la GMG
internazionale che si celebrerà nell’agosto del 2005. Giovanni
Paolo II ha incoraggiato la Chiesa in Germania a mobilitarsi per questo grande
appuntamento e infine ha salutato tutti i presenti in piazza san Pietro tra
l’entusiasmo dei ragazzi:
“Cari giovani vi ringrazio per la vostra gioiosa e
promettente presenza. Siete sempre i benvenuti nella casa del Papa”.
*********
E grande è stata la partecipazione dei fedeli in Piazza
San Pietro tanto che Giovanni Paolo II alla fine della messa si è affacciato
dalla finestra del suo studio per un saluto fuori programma ai giovani che
continuavano a cantare. Un clima di festa in cui non è mancato lo spazio per la
riflessione, grazie agli inviti del Papa rivolti ai giovani, in particolare
sulla scelta della Croce come segno d’amore. Benedetta Capelli ha chiesto alle
persone accorse in Piazza, come si può, in questi tempi difficili, testimoniare
la fede in Dio e cosa significa essere cristiani oggi?
***********
R. – Per
me essere cristiani oggi è una speranza per il futuro, per tutto il mondo,
perché il mondo è malato moralmente.
R. –
Offrendo durante la giornata il mio lavoro, il mio studio. Testimoniando questa
mia fede anche alle persone con cui sto in contatto, con gli amici.
R. –
Cerco di impegnarmi al massimo per mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù
.
R. – Se
uno prega, la testimonianza è una conseguenza della tua unione con Dio. Bisogna
pregare e pregare molto. Non pensiamo di sconfiggere il terrorismo con le armi
o con tante cose, si sconfigge con la preghiera e con il Rosario come ha detto
il Papa.
D. – Oggi
che valore ha la Croce di Cristo?
R. – Per
me rappresenta davvero il culmine di una esistenza tutta data per gli altri.
R. – La
Croce di Cristo è speranza e vita nuova…
D. – La
palma accolse Gesù a Gerusalemme, oggi quel ramoscello che significato ha?
R. – Che Gesù è ancora accolto nelle nostre comunità. Deve
essere ancora accolto. Se tu riesci a trasmettere quello che senti, la gioia
che ti dà la fede, anche le persone più indifferenti, vengono colpite, vengono
fatte partecipi della tua gioia e già il fatto di farle riflettere, penso che
sia una buona sfida per il nostro futuro.
R. – Accogliere Gesù con umiltà, con semplicità offrire se
stessi, quello che siamo nei nostri difetti e nel nostro talento, quello che ci
è stato dato per poterlo donare agli altri.
*********
======ooo=======
4 aprile 2004
DOMENICA DELLE PALME IN TERRA SANTA
-
Intervista con padre Giovanni Battistelli -
Massima
allerta nei Territori in occasione della Pasqua ebraica, che si celebrerà a
partire da domani sera. Rafforzate le misure di sicurezza, nel timore di attentati
palestinesi, in tutte le colonie ebraiche in Cisgiordania, dove abitano oltre
200.000 israeliani.
In
questo clima i cristiani hanno iniziato la Settimana Santa. Benedetta Capelli
ne ha parlato con il padre Giovanni Battistelli, custode di Terra Santa.
*********
R. – Il clima è sereno. Questa mattina c’è stata
la Messa celebrata dal Patriarca Latino, mons. Michel Sabbah, al Santo
Sepolcro. La chiesa era piena però bisogna notare che tutte le comunità, sia
quella latina che la greco-ortodossa e l’armeno-ortodossa celebrano insieme la
Santa Pasqua, quindi i fedeli erano appartenenti alle diverse comunità. La
festa che stiamo celebrando è la festa degli ulivi, dei rami. Io mi auguro che
tutti i rami si sentano consapevoli di appartenere allo stesso albero, e di
avere la stessa vita anche che ha dato Cristo salendo sulla croce. Noi forse
siamo un ramo della Chiesa un po’ sofferente, ma lo facciamo con serenità con
amore, sapendo di poter dare con la nostra vita e la nostra testimonianza,
riconciliazione e pace alla Chiesa di Gerusalemme.
D. – Quali sono le speranze per i cristiani che
vivono in Terra Santa.
R. – Non lo vedo molto chiaro per il futuro.
Perché tutto quello che si sta facendo crea tante difficoltà ai cristiani che
sono qui ed anche a tutti i popoli sia palestinesi che israeliani. Una
difficoltà grande è quella del muro che sta separando case cristiane dalle
chiese e quindi se non si trovano delle soluzioni valide la prospettiva futuro
non è molto bella e temo che i cristiani siano obbligati a lasciare il Paese.
D. – Cosa chiedono i cristiani di Terra Santa
affinché quella Terra, che è la Terra di Gesù non diventi ancora di più una
Terra insanguinata?
R. – Chiedono tanta solidarietà. Veramente in
questi ultimi anni ci siete stati molto vicini, soprattutto la Conferenza
episcopale italiana: ci auguriamo che continuino a venire perché la nostra
presenza qui ha il significato di poter permettere a tutti di venire, però la
vostra venuta dà forza anche a noi. Testimonia che questi luoghi appartengono
al mondo intero e soprattutto, naturalmente, alla cristianità
**********
VITTORIA
DEL PARTITO DELLA PRESIDENTE KUMARATUNGA
NELLE
ELEZIONI POLITICHE DELLO SRI LANKA.
SUL
VOTO HA PESATO L’OMBRA DI UN PROCESSO DI PACE IN CRISI
-
Intervista con Bernardo Cervellera -
Vince
il partito della presidente Chandrika Kumaratunga nelle elezioni politiche
svoltesi ieri nello Sri Lanka. A scrutinio quasi ultimato, l'Alleanza per la libertà del popolo unito,
guidata dal capo di Stato può contare sul 47% per cento dei voti contro il 37%
per cento del Partito nazionale unito del premier Ranil Wickremesinghe. Il
Partito della presidente non raggiunge, dunque, la maggioranza assoluta per
pochi seggi, anche per la partecipazione per la prima volta al voto del partito
dei monaci buddisti. Su una popolazione di circa 20 milioni di persone i
buddisti sono il 70% e, di fronte alla secolarizzazione in atto anche
nell’isola, cresce il desiderio di difendere i valori tradizionali. Le elezioni
sono state condizionate da un processo
di pace in crisi: il Paese è afflitto
da una guerra civile di oltre 20 anni che vede il governo srilankese lottare
contro la guerriglia indipendentista Tamil, e finora ha causato più di 60 mila
morti. Ma sulla vittoria della Kumaratunga ascoltiamo il commento di padre
Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews, al microfono di Sergio
Centofanti.
**********
R. – E’ un po’ una vittoria di Pirro. Trovo che il Paese
sia un po’ indebolito con delle speranze di pace anche un poco più compromesse.
Le Tigri Tamil sono divise anche al loro interno, il governo singalese è diviso
al suo interno: il problema è che tutti questi gruppi devono lavorare per la
pace per trovare una soluzione al Paese che da Paese piuttosto ricco e avanzato
sta diventando sempre più povero.
D. – Quale sono le differenze di gestione nel processo di
pace tra la presidente Kumaratunga e il premier Wickremesinghe.
R. – La presidentessa ha bloccato il lavoro del Primo
Ministro che cercava di dare una buona autonomia alla zona abitata dai Tamil
nel Nord dell’isola. Invece la Kumaratunga pretenderebbe – diciamo così –
un’autonomia molto relativa.
D. – Il partito
dei monaci buddisti è diventato la terza forza politica del Paese e ha già
detto di non voler entrare nella coalizione della presidente Kumaratunga…
R. – Si, i monaci buddisti hanno fatto questa scelta di
presentare un proprio partito. Questa cosa non è vista tanto bene da molti
osservatori perché rischia di creare anche un conflitto all’interno della
società, un conflitto religioso, oltre che politico e di autonomia etnica con
le Tigri Tamil e il governo singalese, ed ad ogni buon conto questo lo stare
all’esterno del governo la dice lunga sulla fragilità che avrà l’esecutivo di
Kumaratunga.
D. – Qual è la posizione della Chiesa cattolica?
R. – La posizione della Chiesa è che ci deve essere il
dialogo tra tutte le componenti della società senza nessuna esclusione. Poi
bisogna mirare non al proprio potere ma al bene della popolazione. Penso che
questa voce della Chiesa sia un po’ la voce del popolo; sentendo i commenti
alla fine delle elezioni la gente dice: “Chiunque vinca, basta che porti la
pace al nostro Paese”.
*********
ISSATE VENERDI’ A BRUXELLES LE BANDIERE DEI 7 NUOVI PAESI MEMBRO DELLA
NATO. AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DELL’ALLEANZA ATLANTICA LA LOTTA AL TERRORISMO
-
Intervista con Sergio Romano -
Nel più
grande allargamento dei suoi 55 anni di storia, la Nato ha accolto
ufficialmente in settimana sette nuovi Paesi membri: Romania, Bulgaria, Slovenia,
Slovacchia e i tre Paesi baltici di Estonia, Lettonia e Lituania. Dopo Polonia,
Ungheria e Repubblica ceca, che hanno fatto il loro ingresso nell’Alleanza
Atlantica nel 1999, questo è il secondo allargamento che comprende Paesi
ex-comunisti, tra cui le tre repubbliche ex-sovietiche del Baltico. Una
circostanza, questa, che ha creato qualche attrito con la Russia, comunque
legata alla Nato da un particolare rapporto di collaborazione. Ma quale
fisionomia assume ora la Nato allargata a 26 Paesi? Barbara Castelli lo ha
chiesto all’analista di questioni internazionali Sergio Romano:
**********
R. – Per dare una risposta a questa domanda, occorrerebbe
sapere che cos’è la Nato, che cosa fa oggi la Nato, quali sono le sue funzioni.
E’ ancora un’organizzazione politico-militare difensiva? E in questo caso, chi
è il nemico? In passato si è detto che il nemico sarebbe stato d’ora in poi il
terrorismo, ma mi pare che ciò che sta accadendo in Iraq dimostra come sia difficile
combattere il terrorismo con gli eserciti, i missili, con le portaerei. La Nato
potrebbe essere un’organizzazione per la sicurezza collettiva del Continente
europeo, questo sì potrebbe essere effettivamente uno degli sbocchi
dell’organizzazione, ma allo stato attuale delle cose sembra che gli Stati Uniti
non vogliano perderne il controllo. E un’organizzazione per la sicurezza
collettiva non può essere il monopolio di una sola potenza.
D. – Quali sono in concreto le sfide per il futuro della
Nato?
R. – Definire se stessa, darsi una missione. Insomma non
sappiamo che cosa gli Stati Uniti vogliano fare della Nato. Ho l’impressione,
qualche volta, che vogliano soprattutto impedire agli europei, con l’esistenza
della Nato, di avere una loro organizzazione militare autonoma.
D. – Ad eccezione della Slovenia, tutti e sei gli altri
Paesi aderenti hanno forze in Iraq, a testimonianza della loro vicinanza con le
posizioni degli Stati Uniti. Circostanze queste che hanno creato qualche
attrito con la Russia...
R. – Probabilmente, qualche attrito in più vi sarà il
giorno in cui vedremo spostarsi le forze militari americane, dalle basi in cui
sono state tradizionalmente collocate in questi ultimi decenni, verso i Balcani
orientali. C’è un progetto statunitense: gli americani vorrebbero diminuire
drasticamente la loro presenza militare in Germania e spostarsi verso Est,
probabilmente in Polonia, Bulgaria e forse in Romania. A questo punto la Russia
naturalmente si sentirebbe ancora di più accerchiata. Non dimentichiamo,
comunque, che la Russia ha sempre percepito l’allargamento della Nato come non
una minaccia concreta naturalmente, ma certamente uno sgarbo diplomatico.
*********
SI
CHIUDE STASERA A LUCERNA IL FESTIVAL DI PASQUA,
DOPO
AVER PRESENTATO IL GRANDE REPERTORIO SACRO
DALLA
MUSICA ANTICA AI CONTEMPORANEI
- Con
noi il sovrintendente Michael Haefliger -
Con l’Oratorio “Il Giorno del Giudizio” di Georg Philip
Telemann, diretto da Nicolaus Harnoncourt, si chiude questa sera a Lucerna il
Festival di Pasqua, dopo aver presentato i Requiem di Mozart e Berlioz, la
Passione secondo Matteo di Bach, il dolente Stabat Mater di Vivaldi e
“Golgotha” opera contemporanea di Frank Martin. nelle Chiese dei Francescani e
dei Gesuiti e nell’avveniristico Auditorium sul lago, progettato
dall’architetto francese Jean Nouvel. Luogo reso anch’esso spirituale dalla
musica, spiega al microfono di A.V. il Sovrintendente del Festival
Michael Haefliger:
********
R. - E’ una delle migliori sale
da concerto in Europa e nel mondo, disegnata in forme altamente complesse. In
questa sala l’acustica e l’architettura si incontrano al più alto livello
possibile, ma è anche un posto dove godere la musica, stare insieme,
riflettere, assorbire e lasciarsi coinvolgere da meravigliosi spiriti musicali:
una specie di chiesa astratta, dunque, in cui ritrovarsi insieme ad altre
persone per condividere aspetti belli ma anche seri, della musica e della vita.
D. - Quale repertorio ha scelto per il luogo sacro?
R. - Quello barocco, con autori come Bach, Telemann o
Vivaldi, che presenta la maggior produzione di musica sacra, con ensemble
specializzati.La tradizione della musica da chiesa appartiene alla civiltà
cattolica, qui a Lucerna prevalente. Nel periodo estivo utilizziamo anche
chiese protestanti per i nostri concerti, ma durante la Pasqua quelle
cattoliche dei Gesuiti e dei Francescani risultano le più adatte acusticamente
e suggestive. Ma in chiesa presentiamo anche un oratorio moderno, Golgotha di Frank Martin, mentre la
grande musica sinfonica dell’Otto e Novecento trova miglior posto trovano nella
sala da concerto.
D. - Come si collega la tematica
religiosa della Pasqua – Passione, Morte, Resurrezione – all’esistenzialismo
anche laico del nostro tempo?
R. - Il periodo pasquale è un
momento dell’anno in cui meditiamo, ci guardiamo indietro e prendiamo tempo per
pensare, coinvolgendoci nel pensiero della morte di Gesù: c’è un aspetto
importante che ha a che fare con la nostra esistenza, ci fa riflettere sul
nostro impegno nella vita, cosa abbiamo realizzato, cosa abbiamo fatto per gli
altri e come vediamo il nostro futuro.
*********
=======ooo=======
4 aprile 2004
CHE LA
CONTEMPORANEA RICORRENZA DELLA PASQUA DI QUEST’ANNO INCORAGGI TUTTI I CRISTIANI
A CELEBRARE ANCHE IN FUTURO LA RESURREZIONE DI CRISTO NELLA MEDESIMA DOMENICA.
E’ QUANTO AUSPICA SAMUEL KOBIA, SEGRETARIO GENERALE
DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE, NEL SUO
MESSAGGIO PASQUALE
GINEVRA.
= La gioiosa esclamazione “Cristo è risorto” – ha sottolineato Samuel Kobia nel
suo messaggio pasquale - sarà pronunciata contemporaneamente da tutti i
cristiani, poiché quest’anno la Pasqua ricorre nella medesima domenica. Una
coincidenza di date che il segretario generale del Consiglio mondiale delle
Chiese definisce “un vero dono e una benedizione” del Signore al Suo popolo.
“La nostra speranza – prosegue il dottor Kobia – è che tutte le comunità
cristiane del mondo si riuniscano in
preghiera per sottolineare questa rara occasione di una Pasqua comune”.
Invochiamo fervidamente il Signore – ha aggiunto – affinché tale evento
acceleri gli sforzi comuni per raggiungere un’intesa che porti ad una
definitiva celebrazione comune della Resurrezione di Cristo. A tal fine Samuel
Kobia ha ribadito l’impegno da parte del Consiglio mondiale delle Chiese
nell’incoraggiare i cristiani ad una collaborazione sempre maggiore. Quindi,
rivolgendo il proprio pensiero alle molteplici atrocità e ingiustizie del
mondo, ha invocato Dio affinché trasformi il dolore dell’umanità in fonte di
speranza e di vita. (D.G.)
SI E’
CONCLUSO IERI A TORINO IL XXII CONGRESSO NAZIONALE DELLE ACLI,
(ASSOCIAZIONI
CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI) CHE HA RIFLETTUTO SUL TEMA
“ALLARGARE
I CONFINI. SULLE ROTTE DELLA FRATERNITA’ NELLA SOCIETA’ GLOBALE”
- A
cura di Antonio Giorgi -
TORINO.
= “Vogliamo più Europa, non meno Europa. E’ l’unica strada percorribile per
governare la globalizzazione e piegarla alle esigenze dell’uomo anziché a
quelle esclusive del mercato”. La sollecitazione di Luigi Bobba al presidente
della Commissione Europea, Romano
Prodi, presente al XXII Congresso delle Acli, ha trovato pronta risposta da
parte dell’ospite. “L’Europa – ha detto Prodi - crescerà, avrà presto la sua
Costituzione, ora che dopo il dramma di Madrid la convergenza tra i partner è
diventata più forte. L’allargamento imminente, in calendario per i prossimi
anni e che dovrà coinvolgere anche l’area dei Balcani, darà un’idea definitiva
del Continente del futuro”. L’Europa – ha assicurato il numero uno della
Commissione – avrà un volto sociale, si connoterà per l’attenzione alla persona
umana in quanto è la risorsa umana la nostra unica vera ricchezza. Questo implicherà
che alla risorse umane venga destinata la maggior parte degli investimenti dell’Unione
nel segno comunque di un equilibrio tra lo sviluppo e la protezione sociale. La
presenza del numero uno della Commissione Ue ha offerto il destro alle Acli per
rilanciare il risultato di un’indagine sull’assiduità degli 87 europarlamentari
italiani che risultano vantare una poco onorevole ultima posizione nella media
percentuale di presenze alle sedute di Bruxelles e di Strasburgo. Le Acli
propongono pertanto che non vengano candidati per l’Europarlamento personalità
che già devono misurarsi con gravosi impegni politici o amministrativi in
Italia. Parte intanto da Torino il progetto ‘comuni gemelli’ un’iniziativa di
marca Acli che punta ad incrementare i rapporti di gemellaggio tra i municipi
italiani e le città dell’Est e del Sud del pianeta, dell’Africa in particolare.
L’obiettivo è costruire veri ponti di solidarietà e collaborazione nel segno
della pace, impostando i rapporti tra genti diverse sotto il segno della
fratellanza e della pari dignità. A conclusione dei lavori il XXII congresso
delle Acli ha riconfermato alla presidenza nazionale, a grandissima
maggioranza, Luigi Bobba.
LE
ISTITUZIONI DELLA COSTA D’AVORIO SI ADOPERINO PER RIPORTARE PACE E DIALOGO IN
TUTTA LA NAZIONE. E’ L’APPELLO DEI VESCOVI IVORIANI, CONTENUTO IN UNA DICHIARAZIONE
DEDICATA AL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA NEL PAESE
ABIDJAN.
= “È molto spiacevole constatare che la maggior parte dei grandi discorsi che
ascoltiamo sulla pace sono tutto, tranne che pacifici”. In una recente
dichiarazione all’Agenzia Fides, i vescovi della Costa d’Avorio denunciano il
clima di tensione che sta attraversando il loro Paese. Gli accordi francesi di
Marcoussis del 2003, che hanno posto fine alla guerra civile, prevedono la
costituzione di un governo di unità nazionale, nel quale siano rappresentati
anche i ribelli: un esecutivo che avrà il compito di preparare per il 2005
nuove elezioni, definite, dal testo dell’accordo, “credibili e trasparenti”,
oltre all’avvio di alcune riforme. “In questo clima, fedeli al nostro dovere di
Pastori – scrivono i vescovi ivoriani -
lanciamo un appello urgente: al presidente della Repubblica, ai sette
partiti firmatari dell’Accordo di Marcoussis e a tutti i responsabili e ai militanti
dei partiti politici”. Al capo dello Stato i presuli chiedono di compiere, “in
quanto primo garante dell’ordine e della pace” della nazione, “tutti i
sacrifici possibili perché il Paese ritrovi la pace attraverso il dialogo e la
riconciliazione”. Ai sette partiti politici dell’opposizione, la Conferenza
episcopale della Costa d’Avorio rivolge un appello, affermando tra l’altro: “Lo
spettacolo desolante al quale assistiamo negli ultimi tempi ci fa pensare che
le mire elettorali stanno minando la vostra volontà di riconciliazione. Avete
forse dimenticato che senza la pace non vi saranno elezioni?”. E concludono:
“Restiamo sereni e rimaniamo calmi. Operiamo per la pace e non facciamo niente
che vada contro la riconciliazione. Possa Dio preservarci da ogni male e
spandere sul nostro paese la sua Pace in abbondanza”. (A.D.C.)
“LA BIBBIA” E’ IL TITOLO DELLA
MOSTRA PITTORICA CHE NEPI,
IN PROVINCIA DI VITERBO, OSPITERA’
FINO AL 21 APRILE.
VITERBO.
= Sessantasei artisti ad ognuno dei quali è stato affidato, per trarne spunto
ed ispirazione, uno dei libri che compongono il vecchio ed il nuovo Testamento.
Così è nata la mostra collettiva dal titolo “La Bibbia”, promossa dalla galleria
Arturarte di Nepi, cittadina in provincia di Viterbo. La rassegna è stata inaugurata
venerdì scorso e resterà aperta fino al 21 aprile con ingresso gratuito. I 66
artisti che espongono hanno cercato, mediante le loro opere, di concretizzare
visivamente i dettami del messaggio biblico. Molti di loro non sono credenti e
si sono cimentati per la prima volta con un soggetto sacro. (D.G.)
IL
CARDINALE TETTAMANZI AI GIOVANI: NO AI
FALSI MODELLI,
RIFUGGITE
MEDIOCRITA',TESTIMONIATE LA FEDE NELLA VITA QUOTIDIANA
MILANO - La fede va coltivata, custodita, alimentata e
infine testimoniata vivendola ''la' dove viviamo la nostra esistenza di ogni
giorno''. E' un cammino difficile e
spesso doloroso, perche' le ''continue provocazioni'' e le indifferenze della vita di oggi confondono,
dividono e fanno smarrire, e a volte
sembra che Dio si nasconda e resti ''sordo e
muto di fronte alle urgenze della nostra vita''. Questo il messaggio che l'Arcivescovo di Milano, il
cardinale Dionigi Tettamanzi, ha rivolto ieri sera ai 5 mila giovani della
diocesi riuniti in Duomo per la veglia 'In traditione symboli'.
Erano presenti anche i catecumeni adulti, che saranno battezzati durante la
Veglia Pasquale. ''La fede ricevuta va coltivata - ha detto il cardinale rivolto
ai giovani - mediante una ricerca sincera della verita' e lasciandoci accompagnare
dalla Chiesa''. Oggi “siamo avvolti da molti interrogativi - ha continuato il
porporato - stimolati da continue provocazioni, che ci spingono a pensare alla
vita a prescindere dalla fede cristiana. Viviamo tra amici e conoscenti che
spesso non pensano alla maniera di Gesu' e non si lasciano ispirare dalla forza
luminosa del suo Vangelo. Confessiamolo: tutto questo a volte ci fa soffrire, a
volte ci rende confusi, altre volte ci lascia interiormente divisi e
profondamente smarriti''. Il cardinale Tettamanzi ha invitato i giovani a
seguire l'esempio di Sant'Agostino, che provo' lo stesso ''travaglio'', ''lo
attraverso', ma non si arrese. Si impegno', piuttosto e ripetutamente, in una
rigorosa e coraggiosa ricerca della verita'''.
=======ooo=======
4 aprile 2004
- A cura di Salvatore Sabatino-
Clima di estrema tensione a
Madrid. Un gruppo di presunti terroristi islamici, tra cui
il probabile capo della rete islamica responsabile delle stragi dell'11 marzo
scorso, si sono fatti esplodere alle 20.57 di ieri sera in un appartamento
di un palazzo del quartiere Leganes, dopo che erano
stati circondati dalla polizia. Oltre a loro, morto
anche un agente. I particolari nel nostro servizio.
**********
Ancora
una volta Madrid nel mirino dei terroristi. Questa volta non per un attentato,
ma per un’operazione di polizia, una delle tante, che cerca di far luce sugli
attentati dell’11 Marzo; operazione, però, finita poi nel sangue. Tutto è
iniziato quando alcuni presunti terroristi, asserragliati in un appartamento alla
periferia della capitale spagnola sono stati circondati da un gruppo di
poliziotti speciali. Un tira e molla sulla resa, le minacce di farsi esplodere;
poi la deflagrazione che ha sventrato l’intera palazzina, poco prima sgomberata
per una precauzione presa dalle forze dell’ordine che è poi risultata essere
una carta vincente per evitare una nuova strage. Il bilancio è di cinque morti,
tra cui quattro presunti terroristi ed un poliziotto. A quanto rivelato
dall'agenzia Europa Press, inoltre, gli inquirenti hanno trovato alcuni
detonatori nell'appartamento assediato dalle forze dell’ordine. Secondo la
stessa fonte, i quattro uomini erano nella lista dei sei super ricercati dalla
magistratura che indaga sugli attentati dell'11 marzo a Madrid; uno di loro,
secondo la radio di Stato spagnola, sarebbe addirittura il capo della rete
islamica responsabile delle stragi. Stando a quanto riferito da alcuni
testimoni, altre quattro persone che vivevano nell'appartamento, tutti marocchini
di età inferiore ai 30 anni, potrebbero essere fuggite in auto all'arrivo delle
forze speciali. Nella deflagrazione sono undici i poliziotti rimasti feriti,
tra cui sette di loro sono stati già dimessi dall'ospedale; le condizioni di
tre agenti destano, invece, grande preoccupazione.
**********
Sul
fronte del terrorismo internazionale, la polizia turca ha arrestato ieri altre
otto persone sospettate di legami con il Fronte rivoluzionario di liberazione
del popolo, nella scia della maxi-operazione che ha portato negli ultimi giorni
al fermo di decine di militanti in diversi Paesi europei.
Ancora
violenze in Iraq. Scenario degli ultimi scontri, la città meridionale di Najaf,
dove almeno 19 persone sono rimaste uccise e decine di altre ferite quando
truppe spagnole della coalizione hanno aperto il fuoco contro manifestanti
sciiti. Tutti i particolari da Dorotea Gambardella:
**********
Sangue
in Iraq. Sangue che scorre oggi per le strade di Najaf, dove alcuni dimostranti
hanno cominciato a scagliare sassi contro un convoglio di sei mezzi della brigata
Plus Ultra II, di cui fanno parte i militari spagnoli. .La colonna ha fatto
marcia indietro e ha aperto il fuoco: la battaglia è andata avanti per almeno
un'ora. Sembra che i manifestanti dovessero raggiungere Kufa, ma abbiano deciso
di fermarsi lungo la strada alla base spagnola per chiedere a gran voce la
scarcerazione di un esponente sciita. La battaglia ha lasciato sul campo almeno
19 morti. Ma il sangue scorre oggi anche a Baquba, dove un bambino di sei anni
è rimasto ferito nell'esplosione di una bomba che ha distrutto quasi
completamente una moschea sciita. A Nassirya, invece, un carabiniere italiano è
rimasto ferito nella notte durante alcuni disordini.
Sul
fronte statunitense, invece, c’è da segnalare la morte di due marines nelle
ultime 24 ore, in seguito a due diversi attacchi nella provincia di al Anbar,
ad ovest di Baghdad. Ne ha dato notizia il comando americano. Intanto, nelle polemiche sull'impegno dell'amministrazione Bush in Iraq si
aggiunge una nuova rivelazione che chiama in causa anche l'alleato britannico.
Citando l'ex ambasciatore inglese a Washington, Christopher Meyer, i quotidiani
di Londra riferiscono che il presidente statunitense chiese al premier inglese,
Tony Blair, di appoggiare l'intervento contro il regime di Saddam Hussein, solo
nove giorni dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.
**********
In Pakistan, almeno due militari locali e tre
funzionari civili sono morti nella città portuale di Karachi, nel corso di un
assalto di guerriglieri armati contro un posto di polizia, avvenuto questa
mattina all’alba. Nella sparatoria, riferiscono le autorità pakistane, che
ancora ignorano i motivi dell'azione, è rimasto ucciso anche uno degli
assalitori.
Elezioni
presidenziali in Slovacchia. Al primo turno vince a sorpresa, col 32,7% dei
voti, l'ex primo ministro Vladimir Meciar. Grande sconfitto è il titolare degli
Esteri, Eduard Kukan, dato per favorito prima del voto da sondaggi e previsioni,
il quale non passerà al ballottaggio per uno scarto minimo: appena lo 0,2% in
meno del candidato giunto al secondo posto, Ivan Gasparovic. Il secondo turno è
previsto il 17 aprile prossimo. Il referendum, tenutosi sempre ieri, sulla convocazione
di elezioni anticipate, è invece fallito, per mancato raggiungimento del quorum
di votanti.
Grande
attesa, invece, per le elezioni
parlamentari di domani in Indonesia. Nel Paese, abitato da 212 milioni di
persone, all’80% musulmane, i cattolici sono il 6%, c’è voglia di sicurezza e
di sviluppo economico: l’instabilità infatti è aumentata a causa della crescita
dell’integralismo islamico e degli scontri interreligiosi in un Paese dove un
tempo regnava l’armonia tra le diverse fedi. E’ ancora forte l’impressione per
l’attentato di Bali del 12 ottobre 2002
con circa 200 morti. In questa situazione
appare svantaggiato il partito della presidente Megawati Sukarnoputri,
mentre aumentano le nostalgie per il partito
dell'ex dittatore Suharto che promette un ritorno all’ordine. Il
servizio di Riccardo Cascioli.
********
L’ex dittatore Suharto, rovesciato nel 1998, non può
tornare, ma è assai probabile che nelle elezioni di domani in Indonesia lo
faranno i suoi uomini. Tutti i sondaggi sono infatti concordi nel prevedere la
disfatta del Partito democratico della presidente Megawati Sukarnoputri – che potrebbe
perdere fino a due terzi dei seggi – e la vittoria del Golkar, il partito che
fu lo strumento di potere di Suharto. A guidare il Golkar è ancora Akbar Tandjung,
l’uomo che guidava la macchina elettorale di Suharto e che proprio in febbraio
è stato assolto dalla Corte Suprema in un processo per corruzione, e con lui ci
sono anche l’ex capo delle forze armate Wiranto, ancora sotto inchiesta per le
violenze compiute dall’esercito a Timor Est, e un altro ex generale, Prabowo
Subianto, genero di Suharto e capo di quelle forze speciali che si occupavano
di far sparire i rivali politici del dittatore.
L’ascesa del Golkar comunque non sembra mettere in
discussione l’evoluzione democratica dell’Indonesia: anzitutto perché ha una
spiegazione economica. Malgrado con la Sukarnoputri l’Indonesia abbia ammortizzato
le perdite causate dalla grave crisi finanziaria del 1997, metà della
popolazione vive ancora al di sotto della soglia di povertà e in questi anni le
condizioni della popolazione non sono migliorate in modo significativo. Al
contrario il Golkar è associato al periodo economico più felice dell’Indonesia,
con una crescita tumultuosa che l’ha portata a essere una delle Tigri
asiatiche. E questa nostalgia appare vincente. Inoltre, comunque vada,
il prossimo governo indonesiano nascerà da una coalizione per la quale saranno
certamente necessari diversi partiti politici – a correre in tutto saranno 24 -
visto che nella migliore delle ipotesi il partito di maggioranza relativa
arriverà intorno al 30%. Significativo
invece che nella campagna elettorale si sia cercato di parlare meno possibile
di lotta al terrorismo, malgrado l’Indonesia sia stata al centro di sanguinosi
attentati: i partiti islamici sono forti e nessuno vuole prendere una posizione
precisa su questo tema.
Per la
Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.
*********
=======ooo=======