RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 95 - Testo della trasmissione di domenica 4 aprile 2004

 

Sommario                 

             

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella Domenica delle Palme e in occasione della 19a Giornata Mondiale della Gioventù, Giovanni Paolo II affida ai giovani la Croce di Cristo, segno dell’amore misericordioso di Gesù per tutta l’umanità. Dopo la messa festoso collegamento via TV tra piazza san Pietro e Berlino dove migliaia di ragazzi hanno salutato il Papa, dopo l’arrivo nella capitale tedesca della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domenica delle Palme in Terra Santa. Con noi padre Giovanni Battistelli

 

Elezioni nello Sri Lanka: vince la presidente Kumaratunga ma con una maggioranza fragile. Ce ne parla padre Bernardo Cervellera

 

Da venerdì scorso a Bruxelles sventolano le bandiere dei 7 nuovi Paesi membri della Nato. Intervista con Sergio Romano

 

Si chiude questa sera a Lucerna il Festival di Pasqua. Ai nostri microfoni Michael Haefliger.   

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il messaggio pasquale del dottor Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese

 

Con la rielezione di Luigi Bobba e l’intervento del presidente della Commissione Europea Romano Prodi, concluso a Torino il XXII Congresso delle Acli

 

Appello dei vescovi ivoriani affinché nel Paese le istituzioni si adoperino per riportare pace e dialogo

 

A Nepi, in provincia di Viterbo, una mostra pittorica dedicata alla Bibbia

 

Messaggio del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, a 5mila giovani riuniti nel Duomo per una veglia di preghiera

 

24 ORE NEL MONDO:

 

A Madrid quattro presunti terroristi islamici si fanno esplodere perché braccati dalla polizia. Oltre a loro, morto anche un agente.

 

Vince il partito della presidente Kamaratunga nelle elezioni politiche svoltesi ieri nello Sri Lanka.

 

Non si placa la violenza in Iraq. Le truppe spagnole sparano sui manifestanti sciiti: almeno 19 i morti

 

Domani elezioni parlamentari in Indonesia

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 aprile 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

 

NELLA DOMENICA DELLE PALME E IN OCCASIONE DELLA 19.MA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ, GIOVANNI PAOLO II AFFIDA AI GIOVANI

LA CROCE DI CRISTO, SEGNO DELL’AMORE MISERICORDIOSO

DI GESÙ PER TUTTA L’UMANITÀ E LI ESORTA:

ANDATE CONTROCORRENTE PER TESTIMONIARE IL VANGELO

 

Grande festa e grande raccoglimento oggi in piazza San Pietro in questa Domenica delle Palme che apre la Settimana Santa e che coincide con la XIX Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano. Migliaia i giovani presenti alla celebrazione. Il Papa, dopo la processione e la benedizione dei rami di ulivo e di palma, ha affidato di nuovo ai giovani, a 20 anni di distanza, la Croce di Cristo, e li ha esortati ad andare controcorrente per testimoniare il Vangelo dell’amore di Gesù per tutta l’umanità.Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ricorda i due momenti dell’ultima settimana della vita terrena di Cristo: l’accoglienza osannante a Gerusalemme e poi il rifiuto, la crocifissione.  La liturgia della Domenica delle Palme – nota – “ci immerge in quella folla così volubile, che in pochi giorni passò dall’entusiasmo gioioso al disprezzo omicida”.

 Da allora in poi “ tutti coloro che cercano il Figlio dell’uomo, lo vedranno, nella festa di Pasqua, quale vero Agnello immolato per la salvezza del mondo”:

 

“Sulla Croce Gesù muore per ciascuno e ciascuna di noi.  La Croce è, pertanto, il segno più grande e più eloquente del suo amore misericordioso, l’unico segno di salvezza per ogni generazione e per l’intera umanità”.

        

Vent’anni fa, al termine dell’Anno Santo della Redenzione, Giovanni Paolo II consegnò ai giovani la grande Croce di quel Giubileo. In quella occasione li esortò ad essere fedeli discepoli di Cristo, Re crocifisso, che “appare a noi come Colui che libera l’uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell’anima dell’uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza questa libertà”.

 

Da allora la Croce continua ad attraversare numerosi Paesi, in preparazione alle Giornate Mondiali della Gioventù, diventando  “segno luminoso della fiducia che anima le giovani generazioni del terzo millennio”. Il Papa a 20 anni di distanza  dall’inizio di questa straordinaria avventura spirituale,  rinnova ai giovani la stessa consegna di allora:

 

“Affido a voi la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità, e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione” .

 

Certamente – sottolinea il Pontefice –“ il messaggio che la Croce comunica non è facile da comprendere nella nostra epoca, in cui il benessere materiale e le comodità sono proposti e ricercati come valori prioritari”:

 

 “Ma voi… giovani, non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!”

 

 “La Croce – ha poi aggiunto -  ha due aspetti indissociabili: è, allo stesso tempo, dolorosa e gloriosa. La sofferenza e l’umiliazione della morte di Gesù sono intimamente legate all’esaltazione e alla gloria della sua risurrezione”.

 

“Mai venga meno…la consapevolezza di questa consolante verità. La passione e la risurrezione di Cristo costituiscono il centro della nostra fede e il nostro sostegno nelle inevitabili prove quotidiane”.

 

“Maria, Vergine Addolorata e testimone silenziosa del gaudio della risurrezione” – ha conclu il Papa nella sua omelia - ci  aiuti “a seguire Cristo crocifisso e a scoprire nel mistero della Croce il pieno senso della vita”.

 

Durante la celebrazione si è pregato anche per la pace e la giustizia nel mondo, con il pensiero rivolto in particolare alla Terra Santa:

 

Preghiamo per la città santa di Gerusalemme: il Signore le conceda la pace, porti alla riconciliazione i cristiani che la abitano, la renda luogo di incontro e di dialogo fra i credenti nell’unico Dio.

 

Alla fine della Messa, in collegamento televisivo con  il Vaticano, migliaia di giovani in festa  radunati a Berlino hanno salutato il Papa e tutti i presenti in piazza san Pietro. Nella capitale tedesca proprio oggi è giunta da Sarajevo la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, che dopo un pellegrinaggio attraverso tutta la Germania, arriverà a Colonia per la GMG internazionale che si celebrerà nell’agosto del 2005. Giovanni Paolo II ha incoraggiato la Chiesa in Germania a mobilitarsi per questo grande appuntamento e infine ha salutato tutti i presenti in piazza san Pietro tra l’entusiasmo dei ragazzi:

 

“Cari giovani vi ringrazio per la vostra gioiosa e promettente presenza. Siete sempre i benvenuti nella casa del Papa”.

 

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E grande è stata la partecipazione dei fedeli in Piazza San Pietro tanto che Giovanni Paolo II alla fine della messa si è affacciato dalla finestra del suo studio per un saluto fuori programma ai giovani che continuavano a cantare. Un clima di festa in cui non è mancato lo spazio per la riflessione, grazie agli inviti del Papa rivolti ai giovani, in particolare sulla scelta della Croce come segno d’amore. Benedetta Capelli ha chiesto alle persone accorse in Piazza, come si può, in questi tempi difficili, testimoniare la fede in Dio e cosa significa essere cristiani oggi?

 

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R. – Per me essere cristiani oggi è una speranza per il futuro, per tutto il mondo, perché il mondo è malato moralmente.

 

R. – Offrendo durante la giornata il mio lavoro, il mio studio. Testimoniando questa mia fede anche alle persone con cui sto in contatto, con gli amici.

 

R. – Cerco di impegnarmi al massimo per mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù .

 

R. – Se uno prega, la testimonianza è una conseguenza della tua unione con Dio. Bisogna pregare e pregare molto. Non pensiamo di sconfiggere il terrorismo con le armi o con tante cose, si sconfigge con la preghiera e con il Rosario come ha detto il Papa.

 

D. – Oggi che valore ha la Croce di Cristo?

 

R. – Per me rappresenta davvero il culmine di una esistenza tutta data per gli altri.

 

R. – La Croce di Cristo è speranza e vita nuova…

 

D. – La palma accolse Gesù a Gerusalemme, oggi quel ramoscello che significato ha?

 

R. – Che Gesù è ancora accolto nelle nostre comunità. Deve essere ancora accolto. Se tu riesci a trasmettere quello che senti, la gioia che ti dà la fede, anche le persone più indifferenti, vengono colpite, vengono fatte partecipi della tua gioia e già il fatto di farle riflettere, penso che sia una buona sfida per il nostro futuro.

 

R. – Accogliere Gesù con umiltà, con semplicità offrire se stessi, quello che siamo nei nostri difetti e nel nostro talento, quello che ci è stato dato per poterlo donare agli altri.

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 aprile 2004

 

 

DOMENICA DELLE PALME IN TERRA SANTA

- Intervista con padre Giovanni Battistelli -

 

Massima allerta nei Territori in occasione della Pasqua ebraica, che si celebrerà a partire da domani sera. Rafforzate le misure di sicurezza, nel timore di attentati palestinesi, in tutte le colonie ebraiche in Cisgiordania, dove abitano oltre 200.000 israeliani.

 

In questo clima i cristiani hanno iniziato la Settimana Santa. Benedetta Capelli ne ha parlato con il padre Giovanni Battistelli, custode di Terra Santa.

 

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R. – Il clima è sereno. Questa mattina c’è stata la Messa celebrata dal Patriarca Latino, mons. Michel Sabbah, al Santo Sepolcro. La chiesa era piena però bisogna notare che tutte le comunità, sia quella latina che la greco-ortodossa e l’armeno-ortodossa celebrano insieme la Santa Pasqua, quindi i fedeli erano appartenenti alle diverse comunità. La festa che stiamo celebrando è la festa degli ulivi, dei rami. Io mi auguro che tutti i rami si sentano consapevoli di appartenere allo stesso albero, e di avere la stessa vita anche che ha dato Cristo salendo sulla croce. Noi forse siamo un ramo della Chiesa un po’ sofferente, ma lo facciamo con serenità con amore, sapendo di poter dare con la nostra vita e la nostra testimonianza, riconciliazione e pace alla Chiesa di Gerusalemme.

 

D. – Quali sono le speranze per i cristiani che vivono in Terra Santa.

 

R. – Non lo vedo molto chiaro per il futuro. Perché tutto quello che si sta facendo crea tante difficoltà ai cristiani che sono qui ed anche a tutti i popoli sia palestinesi che israeliani. Una difficoltà grande è quella del muro che sta separando case cristiane dalle chiese e quindi se non si trovano delle soluzioni valide la prospettiva futuro non è molto bella e temo che i cristiani siano obbligati a lasciare il Paese.

 

D. – Cosa chiedono i cristiani di Terra Santa affinché quella Terra, che è la Terra di Gesù non diventi ancora di più una Terra insanguinata?

 

R. – Chiedono tanta solidarietà. Veramente in questi ultimi anni ci siete stati molto vicini, soprattutto la Conferenza episcopale italiana: ci auguriamo che continuino a venire perché la nostra presenza qui ha il significato di poter permettere a tutti di venire, però la vostra venuta dà forza anche a noi. Testimonia che questi luoghi appartengono al mondo intero e soprattutto, naturalmente, alla cristianità

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VITTORIA DEL PARTITO DELLA PRESIDENTE KUMARATUNGA

NELLE ELEZIONI POLITICHE DELLO SRI LANKA.

SUL VOTO HA PESATO L’OMBRA DI UN PROCESSO DI PACE IN CRISI

- Intervista con Bernardo Cervellera -

 

 

Vince il partito della presidente Chandrika Kumaratunga nelle elezioni politiche svoltesi ieri nello Sri Lanka. A scrutinio quasi ultimato,  l'Alleanza per la libertà del popolo unito, guidata dal capo di Stato può contare sul 47% per cento dei voti contro il 37% per cento del Partito nazionale unito del premier Ranil Wickremesinghe. Il Partito della presidente non raggiunge, dunque, la maggioranza assoluta per pochi seggi, anche per la partecipazione per la prima volta al voto del partito dei monaci buddisti. Su una popolazione di circa 20 milioni di persone i buddisti sono il 70% e, di fronte alla secolarizzazione in atto anche nell’isola, cresce il desiderio di difendere i valori tradizionali. Le elezioni sono state condizionate da  un processo di pace in crisi: il  Paese è afflitto da una guerra civile di oltre 20 anni che vede il governo srilankese lottare contro la guerriglia indipendentista Tamil, e finora ha causato più di 60 mila morti. Ma sulla vittoria della Kumaratunga ascoltiamo il commento di padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia Asianews, al microfono di Sergio Centofanti.

 

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R. – E’ un po’ una vittoria di Pirro. Trovo che il Paese sia un po’ indebolito con delle speranze di pace anche un poco più compromesse. Le Tigri Tamil sono divise anche al loro interno, il governo singalese è diviso al suo interno: il problema è che tutti questi gruppi devono lavorare per la pace per trovare una soluzione al Paese che da Paese piuttosto ricco e avanzato sta diventando sempre più povero.

 

D. – Quale sono le differenze di gestione nel processo di pace tra la presidente Kumaratunga e il premier Wickremesinghe.

 

R. – La presidentessa ha bloccato il lavoro del Primo Ministro che cercava di dare una buona autonomia alla zona abitata dai Tamil nel Nord dell’isola. Invece la Kumaratunga pretenderebbe – diciamo così – un’autonomia molto relativa.

 

D. –    Il partito dei monaci buddisti è diventato la terza forza politica del Paese e ha già detto di non voler entrare nella coalizione della presidente Kumaratunga…

 

R. – Si, i monaci buddisti hanno fatto questa scelta di presentare un proprio partito. Questa cosa non è vista tanto bene da molti osservatori perché rischia di creare anche un conflitto all’interno della società, un conflitto religioso, oltre che politico e di autonomia etnica con le Tigri Tamil e il governo singalese, ed ad ogni buon conto questo lo stare all’esterno del governo la dice lunga sulla fragilità che avrà l’esecutivo di Kumaratunga.

 

D. – Qual è la posizione della Chiesa cattolica?

 

R. – La posizione della Chiesa è che ci deve essere il dialogo tra tutte le componenti della società senza nessuna esclusione. Poi bisogna mirare non al proprio potere ma al bene della popolazione. Penso che questa voce della Chiesa sia un po’ la voce del popolo; sentendo i commenti alla fine delle elezioni la gente dice: “Chiunque vinca, basta che porti la pace al nostro Paese”.

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ISSATE VENERDI’ A BRUXELLES LE BANDIERE DEI 7 NUOVI PAESI MEMBRO DELLA NATO. AL CENTRO DELLE ATTENZIONI DELL’ALLEANZA ATLANTICA LA LOTTA AL TERRORISMO

- Intervista con Sergio Romano -

 

 

Nel più grande allargamento dei suoi 55 anni di storia, la Nato ha accolto ufficialmente in settimana sette nuovi Paesi membri: Romania, Bulgaria, Slovenia, Slovacchia e i tre Paesi baltici di Estonia, Lettonia e Lituania. Dopo Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, che hanno fatto il loro ingresso nell’Alleanza Atlantica nel 1999, questo è il secondo allargamento che comprende Paesi ex-comunisti, tra cui le tre repubbliche ex-sovietiche del Baltico. Una circostanza, questa, che ha creato qualche attrito con la Russia, comunque legata alla Nato da un particolare rapporto di collaborazione. Ma quale fisionomia assume ora la Nato allargata a 26 Paesi? Barbara Castelli lo ha chiesto all’analista di questioni internazionali Sergio Romano:

 

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R. – Per dare una risposta a questa domanda, occorrerebbe sapere che cos’è la Nato, che cosa fa oggi la Nato, quali sono le sue funzioni. E’ ancora un’organizzazione politico-militare difensiva? E in questo caso, chi è il nemico? In passato si è detto che il nemico sarebbe stato d’ora in poi il terrorismo, ma mi pare che ciò che sta accadendo in Iraq dimostra come sia difficile combattere il terrorismo con gli eserciti, i missili, con le portaerei. La Nato potrebbe essere un’organizzazione per la sicurezza collettiva del Continente europeo, questo sì potrebbe essere effettivamente uno degli sbocchi dell’organizzazione, ma allo stato attuale delle cose sembra che gli Stati Uniti non vogliano perderne il controllo. E un’organizzazione per la sicurezza collettiva non può essere il monopolio di una sola potenza.

 

D. – Quali sono in concreto le sfide per il futuro della Nato?

 

R. – Definire se stessa, darsi una missione. Insomma non sappiamo che cosa gli Stati Uniti vogliano fare della Nato. Ho l’impressione, qualche volta, che vogliano soprattutto impedire agli europei, con l’esistenza della Nato, di avere una loro organizzazione militare autonoma.

 

D. – Ad eccezione della Slovenia, tutti e sei gli altri Paesi aderenti hanno forze in Iraq, a testimonianza della loro vicinanza con le posizioni degli Stati Uniti. Circostanze queste che hanno creato qualche attrito con la Russia...

 

R. – Probabilmente, qualche attrito in più vi sarà il giorno in cui vedremo spostarsi le forze militari americane, dalle basi in cui sono state tradizionalmente collocate in questi ultimi decenni, verso i Balcani orientali. C’è un progetto statunitense: gli americani vorrebbero diminuire drasticamente la loro presenza militare in Germania e spostarsi verso Est, probabilmente in Polonia, Bulgaria e forse in Romania. A questo punto la Russia naturalmente si sentirebbe ancora di più accerchiata. Non dimentichiamo, comunque, che la Russia ha sempre percepito l’allargamento della Nato come non una minaccia concreta naturalmente, ma certamente uno sgarbo diplomatico.

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SI CHIUDE STASERA A LUCERNA IL FESTIVAL DI PASQUA,

DOPO AVER PRESENTATO IL GRANDE REPERTORIO SACRO

DALLA MUSICA ANTICA AI CONTEMPORANEI

- Con noi il sovrintendente Michael Haefliger -

 

Con l’Oratorio “Il Giorno del Giudizio” di Georg Philip Telemann, diretto da Nicolaus Harnoncourt, si chiude questa sera a Lucerna il Festival di Pasqua, dopo aver presentato i Requiem di Mozart e Berlioz, la Passione secondo Matteo di Bach, il dolente Stabat Mater di Vivaldi e “Golgotha” opera contemporanea di Frank Martin. nelle Chiese dei Francescani e dei Gesuiti e nell’avveniristico Auditorium sul lago, progettato dall’architetto francese Jean Nouvel. Luogo reso anch’esso spirituale dalla musica, spiega al microfono di A.V. il Sovrintendente del Festival Michael Haefliger:

 

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R. - E’ una delle migliori sale da concerto in Europa e nel mondo, disegnata in forme altamente complesse. In questa sala l’acustica e l’architettura si incontrano al più alto livello possibile, ma è anche un posto dove godere la musica, stare insieme, riflettere, assorbire e lasciarsi coinvolgere da meravigliosi spiriti musicali: una specie di chiesa astratta, dunque, in cui ritrovarsi insieme ad altre persone per condividere aspetti belli ma anche seri, della musica e della vita.

 

D. - Quale repertorio ha scelto per il luogo sacro?

 

R. - Quello barocco, con autori come Bach, Telemann o Vivaldi, che presenta la maggior produzione di musica sacra, con ensemble specializzati.La tradizione della musica da chiesa appartiene alla civiltà cattolica, qui a Lucerna prevalente. Nel periodo estivo utilizziamo anche chiese protestanti per i nostri concerti, ma durante la Pasqua quelle cattoliche dei Gesuiti e dei Francescani risultano le più adatte acusticamente e suggestive. Ma in chiesa presentiamo anche un oratorio moderno, Golgotha di Frank Martin, mentre la grande musica sinfonica dell’Otto e Novecento trova miglior posto trovano nella sala da concerto.

 

D. - Come si collega la tematica religiosa della Pasqua – Passione, Morte, Resurrezione – all’esistenzialismo anche laico del nostro tempo?

 

R. - Il periodo pasquale è un momento dell’anno in cui meditiamo, ci guardiamo indietro e prendiamo tempo per pensare, coinvolgendoci nel pensiero della morte di Gesù: c’è un aspetto importante che ha a che fare con la nostra esistenza, ci fa riflettere sul nostro impegno nella vita, cosa abbiamo realizzato, cosa abbiamo fatto per gli altri e come vediamo il nostro futuro.

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CHIESA E SOCIETA’

4 aprile 2004

 

 

 

CHE LA CONTEMPORANEA RICORRENZA DELLA PASQUA DI QUEST’ANNO INCORAGGI TUTTI I CRISTIANI A CELEBRARE ANCHE IN FUTURO LA RESURREZIONE DI CRISTO NELLA MEDESIMA DOMENICA. E’ QUANTO AUSPICA SAMUEL KOBIA, SEGRETARIO GENERALE

 DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE, NEL SUO MESSAGGIO PASQUALE

 

GINEVRA. = La gioiosa esclamazione “Cristo è risorto” – ha sottolineato Samuel Kobia nel suo messaggio pasquale - sarà pronunciata contemporaneamente da tutti i cristiani, poiché quest’anno la Pasqua ricorre nella medesima domenica. Una coincidenza di date che il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese definisce “un vero dono e una benedizione” del Signore al Suo popolo. “La nostra speranza – prosegue il dottor Kobia – è che tutte le comunità cristiane del mondo  si riuniscano in preghiera per sottolineare questa rara occasione di una Pasqua comune”. Invochiamo fervidamente il Signore – ha aggiunto – affinché tale evento acceleri gli sforzi comuni per raggiungere un’intesa che porti ad una definitiva celebrazione comune della Resurrezione di Cristo. A tal fine Samuel Kobia ha ribadito l’impegno da parte del Consiglio mondiale delle Chiese nell’incoraggiare i cristiani ad una collaborazione sempre maggiore. Quindi, rivolgendo il proprio pensiero alle molteplici atrocità e ingiustizie del mondo, ha invocato Dio affinché trasformi il dolore dell’umanità in fonte di speranza e di vita. (D.G.)

 

SI E’ CONCLUSO IERI A TORINO IL XXII CONGRESSO NAZIONALE DELLE ACLI,

(ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI) CHE HA RIFLETTUTO SUL TEMA

“ALLARGARE I CONFINI. SULLE ROTTE DELLA FRATERNITA’ NELLA SOCIETA’ GLOBALE”

- A cura di Antonio Giorgi -

 

TORINO. = “Vogliamo più Europa, non meno Europa. E’ l’unica strada percorribile per governare la globalizzazione e piegarla alle esigenze dell’uomo anziché a quelle esclusive del mercato”. La sollecitazione di Luigi Bobba al presidente della  Commissione Europea, Romano Prodi, presente al XXII Congresso delle Acli, ha trovato pronta risposta da parte dell’ospite. “L’Europa – ha detto Prodi - crescerà, avrà presto la sua Costituzione, ora che dopo il dramma di Madrid la convergenza tra i partner è diventata più forte. L’allargamento imminente, in calendario per i prossimi anni e che dovrà coinvolgere anche l’area dei Balcani, darà un’idea definitiva del Continente del futuro”. L’Europa – ha assicurato il numero uno della Commissione – avrà un volto sociale, si connoterà per l’attenzione alla persona umana in quanto è la risorsa umana la nostra unica vera ricchezza. Questo implicherà che alla risorse umane venga destinata la maggior parte degli investimenti dell’Unione nel segno comunque di un equilibrio tra lo sviluppo e la protezione sociale. La presenza del numero uno della Commissione Ue ha offerto il destro alle Acli per rilanciare il risultato di un’indagine sull’assiduità degli 87 europarlamentari italiani che risultano vantare una poco onorevole ultima posizione nella media percentuale di presenze alle sedute di Bruxelles e di Strasburgo. Le Acli propongono pertanto che non vengano candidati per l’Europarlamento personalità che già devono misurarsi con gravosi impegni politici o amministrativi in Italia. Parte intanto da Torino il progetto ‘comuni gemelli’ un’iniziativa di marca Acli che punta ad incrementare i rapporti di gemellaggio tra i municipi italiani e le città dell’Est e del Sud del pianeta, dell’Africa in particolare. L’obiettivo è costruire veri ponti di solidarietà e collaborazione nel segno della pace, impostando i rapporti tra genti diverse sotto il segno della fratellanza e della pari dignità. A conclusione dei lavori il XXII congresso delle Acli ha riconfermato alla presidenza nazionale, a grandissima maggioranza, Luigi Bobba.    

 

 

LE ISTITUZIONI DELLA COSTA D’AVORIO SI ADOPERINO PER RIPORTARE PACE E DIALOGO IN TUTTA LA NAZIONE. E’ L’APPELLO DEI VESCOVI IVORIANI, CONTENUTO IN UNA DICHIARAZIONE DEDICATA AL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA NEL PAESE

 

ABIDJAN. = “È molto spiacevole constatare che la maggior parte dei grandi discorsi che ascoltiamo sulla pace sono tutto, tranne che pacifici”. In una recente dichiarazione all’Agenzia Fides, i vescovi della Costa d’Avorio denunciano il clima di tensione che sta attraversando il loro Paese. Gli accordi francesi di Marcoussis del 2003, che hanno posto fine alla guerra civile, prevedono la costituzione di un governo di unità nazionale, nel quale siano rappresentati anche i ribelli: un esecutivo che avrà il compito di preparare per il 2005 nuove elezioni, definite, dal testo dell’accordo, “credibili e trasparenti”, oltre all’avvio di alcune riforme. “In questo clima, fedeli al nostro dovere di Pastori – scrivono i vescovi ivoriani -  lanciamo un appello urgente: al presidente della Repubblica, ai sette partiti firmatari dell’Accordo di Marcoussis e a tutti i responsabili e ai militanti dei partiti politici”. Al capo dello Stato i presuli chiedono di compiere, “in quanto primo garante dell’ordine e della pace” della nazione, “tutti i sacrifici possibili perché il Paese ritrovi la pace attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Ai sette partiti politici dell’opposizione, la Conferenza episcopale della Costa d’Avorio rivolge un appello, affermando tra l’altro: “Lo spettacolo desolante al quale assistiamo negli ultimi tempi ci fa pensare che le mire elettorali stanno minando la vostra volontà di riconciliazione. Avete forse dimenticato che senza la pace non vi saranno elezioni?”. E concludono: “Restiamo sereni e rimaniamo calmi. Operiamo per la pace e non facciamo niente che vada contro la riconciliazione. Possa Dio preservarci da ogni male e spandere sul nostro paese la sua Pace in abbondanza”. (A.D.C.)

 

 

“LA BIBBIA” E’ IL TITOLO DELLA MOSTRA PITTORICA CHE NEPI,

IN PROVINCIA DI VITERBO, OSPITERA’ FINO AL 21 APRILE.

 

VITERBO. = Sessantasei artisti ad ognuno dei quali è stato affidato, per trarne spunto ed ispirazione, uno dei libri che compongono il vecchio ed il nuovo Testamento. Così è nata la mostra collettiva dal titolo “La Bibbia”, promossa dalla galleria Arturarte di Nepi, cittadina in provincia di Viterbo. La rassegna è stata inaugurata venerdì scorso e resterà aperta fino al 21 aprile con ingresso gratuito. I 66 artisti che espongono hanno cercato, mediante le loro opere, di concretizzare visivamente i dettami del messaggio biblico. Molti di loro non sono credenti e si sono cimentati per la prima volta con un soggetto sacro. (D.G.)

 

 

IL CARDINALE  TETTAMANZI AI GIOVANI: NO AI FALSI MODELLI, 

RIFUGGITE MEDIOCRITA',TESTIMONIATE LA FEDE NELLA VITA QUOTIDIANA

 

MILANO - La fede va coltivata, custodita, alimentata e infine testimoniata vivendola ''la' dove viviamo la nostra esistenza di ogni giorno''. E' un cammino difficile e  spesso doloroso, perche' le ''continue provocazioni'' e le  indifferenze della vita di oggi confondono, dividono e fanno  smarrire, e a volte sembra che Dio si nasconda e resti ''sordo e  muto di fronte alle urgenze della nostra vita''. Questo il  messaggio che l'Arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, ha rivolto ieri sera ai 5 mila giovani della diocesi riuniti in Duomo per la veglia 'In traditione symboli'. Erano presenti anche i catecumeni adulti, che saranno battezzati durante la Veglia Pasquale. ''La fede ricevuta va coltivata - ha detto il cardinale rivolto ai giovani - mediante una ricerca sincera della verita' e lasciandoci accompagnare dalla Chiesa''. Oggi “siamo avvolti da molti interrogativi - ha continuato il porporato - stimolati da continue provocazioni, che ci spingono a pensare alla vita a prescindere dalla fede cristiana. Viviamo tra amici e conoscenti che spesso non pensano alla maniera di Gesu' e non si lasciano ispirare dalla forza luminosa del suo Vangelo. Confessiamolo: tutto questo a volte ci fa soffrire, a volte ci rende confusi, altre volte ci lascia interiormente divisi e profondamente smarriti''. Il cardinale Tettamanzi ha invitato i giovani a seguire l'esempio di Sant'Agostino, che provo' lo stesso ''travaglio'', ''lo attraverso', ma non si arrese. Si impegno', piuttosto e ripetutamente, in una rigorosa e coraggiosa ricerca della verita'''.

   

 

 

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 aprile 2004

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino-

 

 Clima di estrema tensione a Madrid. Un gruppo di presunti terroristi islamici, tra cui il probabile capo della rete islamica responsabile delle stragi dell'11 marzo scorso, si sono fatti esplodere alle 20.57 di ieri sera in un appartamento di un palazzo del quartiere Leganes, dopo che erano stati circondati dalla polizia. Oltre a loro, morto anche un agente. I particolari nel nostro servizio.

 

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Ancora una volta Madrid nel mirino dei terroristi. Questa volta non per un attentato, ma per un’operazione di polizia, una delle tante, che cerca di far luce sugli attentati dell’11 Marzo; operazione, però, finita poi nel sangue. Tutto è iniziato quando alcuni presunti terroristi, asserragliati in un appartamento alla periferia della capitale spagnola sono stati circondati da un gruppo di poliziotti speciali. Un tira e molla sulla resa, le minacce di farsi esplodere; poi la deflagrazione che ha sventrato l’intera palazzina, poco prima sgomberata per una precauzione presa dalle forze dell’ordine che è poi risultata essere una carta vincente per evitare una nuova strage. Il bilancio è di cinque morti, tra cui quattro presunti terroristi ed un poliziotto. A quanto rivelato dall'agenzia Europa Press, inoltre, gli inquirenti hanno trovato alcuni detonatori nell'appartamento assediato dalle forze dell’ordine. Secondo la stessa fonte, i quattro uomini erano nella lista dei sei super ricercati dalla magistratura che indaga sugli attentati dell'11 marzo a Madrid; uno di loro, secondo la radio di Stato spagnola, sarebbe addirittura il capo della rete islamica responsabile delle stragi. Stando a quanto riferito da alcuni testimoni, altre quattro persone che vivevano nell'appartamento, tutti marocchini di età inferiore ai 30 anni, potrebbero essere fuggite in auto all'arrivo delle forze speciali. Nella deflagrazione sono undici i poliziotti rimasti feriti, tra cui sette di loro sono stati già dimessi dall'ospedale; le condizioni di tre agenti destano, invece, grande preoccupazione.

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Sul fronte del terrorismo internazionale, la polizia turca ha arrestato ieri altre otto persone sospettate di legami con il Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo, nella scia della maxi-operazione che ha portato negli ultimi giorni al fermo di decine di militanti in diversi Paesi europei.

 

Ancora violenze in Iraq. Scenario degli ultimi scontri, la città meridionale di Najaf, dove almeno 19 persone sono rimaste uccise e decine di altre ferite quando truppe spagnole della coalizione hanno aperto il fuoco contro manifestanti sciiti. Tutti i particolari da Dorotea Gambardella:

 

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Sangue in Iraq. Sangue che scorre oggi per le strade di Najaf, dove alcuni dimostranti hanno cominciato a scagliare sassi contro un convoglio di sei mezzi della brigata Plus Ultra II, di cui fanno parte i militari spagnoli. .La colonna ha fatto marcia indietro e ha aperto il fuoco: la battaglia è andata avanti per almeno un'ora. Sembra che i manifestanti dovessero raggiungere Kufa, ma abbiano deciso di fermarsi lungo la strada alla base spagnola per chiedere a gran voce la scarcerazione di un esponente sciita. La battaglia ha lasciato sul campo almeno 19 morti. Ma il sangue scorre oggi anche a Baquba, dove un bambino di sei anni è rimasto ferito nell'esplosione di una bomba che ha distrutto quasi completamente una moschea sciita. A Nassirya, invece, un carabiniere italiano è rimasto ferito nella notte durante alcuni disordini.

 

Sul fronte statunitense, invece, c’è da segnalare la morte di due marines nelle ultime 24 ore, in seguito a due diversi attacchi nella provincia di al Anbar, ad ovest di Baghdad. Ne ha dato notizia il comando americano. Intanto, nelle polemiche sull'impegno dell'amministrazione Bush in Iraq si aggiunge una nuova rivelazione che chiama in causa anche l'alleato britannico. Citando l'ex ambasciatore inglese a Washington, Christopher Meyer, i quotidiani di Londra riferiscono che il presidente statunitense chiese al premier inglese, Tony Blair, di appoggiare l'intervento contro il regime di Saddam Hussein, solo nove giorni dopo gli attentati dell'11 settembre 2001.

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In Pakistan, almeno due militari locali e tre funzionari civili sono morti nella città portuale di Karachi, nel corso di un assalto di guerriglieri armati contro un posto di polizia, avvenuto questa mattina all’alba. Nella sparatoria, riferiscono le autorità pakistane, che ancora ignorano i motivi dell'azione, è rimasto ucciso anche uno degli assalitori.

 

Elezioni presidenziali in Slovacchia. Al primo turno vince a sorpresa, col 32,7% dei voti, l'ex primo ministro Vladimir Meciar. Grande sconfitto è il titolare degli Esteri, Eduard Kukan, dato per favorito prima del voto da sondaggi e previsioni, il quale non passerà al ballottaggio per uno scarto minimo: appena lo 0,2% in meno del candidato giunto al secondo posto, Ivan Gasparovic. Il secondo turno è previsto il 17 aprile prossimo. Il referendum, tenutosi sempre ieri, sulla convocazione di elezioni anticipate, è invece fallito, per mancato raggiungimento del quorum di votanti.

 

Grande attesa, invece,  per le elezioni parlamentari di domani in Indonesia. Nel Paese, abitato da 212 milioni di persone, all’80% musulmane, i cattolici sono il 6%, c’è voglia di sicurezza e di sviluppo economico: l’instabilità infatti è aumentata a causa della crescita dell’integralismo islamico e degli scontri interreligiosi in un Paese dove un tempo regnava l’armonia tra le diverse fedi. E’ ancora forte l’impressione per l’attentato  di Bali del 12 ottobre 2002 con circa 200 morti. In questa situazione  appare svantaggiato il partito della presidente Megawati Sukarnoputri, mentre aumentano le nostalgie per il partito  dell'ex dittatore Suharto che promette un ritorno all’ordine. Il servizio di Riccardo Cascioli.

 

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L’ex dittatore Suharto, rovesciato nel 1998, non può tornare, ma è assai probabile che nelle elezioni di domani in Indonesia lo faranno i suoi uomini. Tutti i sondaggi sono infatti concordi nel prevedere la disfatta del Partito democratico della presidente Megawati Sukarnoputri – che potrebbe perdere fino a due terzi dei seggi – e la vittoria del Golkar, il partito che fu lo strumento di potere di Suharto. A guidare il Golkar è ancora Akbar Tandjung, l’uomo che guidava la macchina elettorale di Suharto e che proprio in febbraio è stato assolto dalla Corte Suprema in un processo per corruzione, e con lui ci sono anche l’ex capo delle forze armate Wiranto, ancora sotto inchiesta per le violenze compiute dall’esercito a Timor Est, e un altro ex generale, Prabowo Subianto, genero di Suharto e capo di quelle forze speciali che si occupavano di far sparire i rivali politici del dittatore.

 

L’ascesa del Golkar comunque non sembra mettere in discussione l’evoluzione democratica dell’Indonesia: anzitutto perché ha una spiegazione economica. Malgrado con la Sukarnoputri l’Indonesia abbia ammortizzato le perdite causate dalla grave crisi finanziaria del 1997, metà della popolazione vive ancora al di sotto della soglia di povertà e in questi anni le condizioni della popolazione non sono migliorate in modo significativo. Al contrario il Golkar è associato al periodo economico più felice dell’Indonesia, con una crescita tumultuosa che l’ha portata a essere una delle Tigri asiatiche. E questa nostalgia appare vincente. Inoltre, comunque vada, il prossimo governo indonesiano nascerà da una coalizione per la quale saranno certamente necessari diversi partiti politici – a correre in tutto saranno 24 - visto che nella migliore delle ipotesi il partito di maggioranza relativa arriverà intorno al 30%. Significativo invece che nella campagna elettorale si sia cercato di parlare meno possibile di lotta al terrorismo, malgrado l’Indonesia sia stata al centro di sanguinosi attentati: i partiti islamici sono forti e nessuno vuole prendere una posizione precisa su questo tema.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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