RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 93 - Testo della Trasmissione di venerdì 2 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Firmata
negli Stati Uniti una legge sui diritti del feto: intervista con mons. Elio
Sgreccia
CHIESA E SOCIETA’:
Seconda giornata di lavori del
22.mo Congresso nazionale delle Acli, in corso al Lingotto di Torino
In Nepal un gruppo di rifugiati bhutanesi in sciopero della fame
La
Chiesa cattolica cubana chiede clemenza per i dissidenti in carcere
Duri scontri a Gerusalemme sulla spianata delle
moschee tra polizia israeliana e palestinesi al termine della preghiera
islamica del venerdì. Sharon minaccia Arafat
Elezioni nello Sri Lanka oggi, cruciali per la
pace e il dialogo tra il governo e gli indipendentisti Tamil.
2
aprile 2004
L’ONU TORNI AD ESSERE GARANTE
DELLA PACE NEL MONDO: COSI’ IL PAPA
RICEVENDO IN VATICANO IL NUOVO
AMBASCIATORE DEL LIBANO.
FORTE APPELLO ALLA COMUNITA’
INTERNAZIONALE
A RILANCIARE IL DIALOGO TRA ISRAELIANI
E PALESTINESI
Di
fronte alla difficile situazione internazionale e alla recrudescenza del terrorismo
il Papa chiede ancora una volta che si torni a dare all’ONU il suo ruolo di
garante della pace e dell’ordine nel mondo. Giovanni Paolo II ha lanciato il
suo appello parlando al nuovo ambasciatore del Libano presso la Santa Sede,
Naji Abi Assi, ricevuto stamane in Vaticano per la presentazione delle lettere
credenziali.
Il servizio di Sergio Centofanti.
**********
Il Papa guarda con preoccupazione “alle incertezze della
situazione internazionale … segnata da una destabilizzazione profonda dei
rapporti tra le Nazioni sotto la pressione degli avvenimenti in Iraq, ma anche
e innanzitutto per la recrudescenza ingiustificabile e inquietante del
terrorismo internazionale”.
“Dinanzi a questa situazione precaria – la Santa Sede –
afferma Giovanni Paolo II – non cessa di difendere un ritorno alla stabilità e
all’ordine internazionale, attraverso il riconoscimento del ruolo regolatore
degli organismi internazionali, in particolare dell’ONU” di cui si chiede un
“rafforzamento dei suoi strumenti di decisione e d’azione per ridurre i focolai
di tensione e garantire la pace”.
Il Papa guarda al “terribile conflitto” che continua a
lacerare il Medio Oriente e lancia un nuovo forte appello alla comunità
internazionale perché non fugga “le sue responsabilità sotto il pretesto di
altre urgenze” ma le assuma “coraggiosamente” invitando “israeliani e
palestinesi a rinnovare senza indugi il dialogo” per mettere fine “al ciclo
infernale delle violenze reciproche”. Si tratta di una “premessa necessaria a
un regolamento globale del conflitto che dovrà associare l’insieme dei Paesi
della regione”. Il Papa ribadisce “che non si potrà ristabilire una pace
durevole in questa regione del mondo senza il coraggio politico, senza la ferma
determinazione a riconoscere i diritti di ognuno, compresi quelli
dell’avversario, per intraprendere con lui il cammino della pace nel rispetto
della giustizia”. Ed è necessario –
sottolinea – anche il “perdono reciproco, per guarire le terribili ferite inflitte
dalle violenze… durante tanti anni”. “Possano i responsabili politici – ha
detto il Pontefice – ascoltare questo appello per lavorare attivamente e senza
ritardi a rinnovare i rapporti, al servizio del ristabilimento tanto atteso
della pace”.
In questo contesto – ricorda il Papa – il Libano si trova
in una situazione strategica, nel cuore del Medio Oriente: è una terra “che è
stata tanto provata dalle sofferenze di una lunga e terribile guerra” e adesso
“cerca di rinnovare la sua esemplare tradizione di dialogo e di equilibrio tra le
(sue) diverse componenti culturali e religiose”. Il Papa auspica che in questo
cammino di ricostruzione siano rispettati i diritti di tutte le comunità, evitando
situazioni di ingiustizia anche economica che possano indurre alcune frange
della popolazione a lasciare il Paese. Giovanni Paolo II quindi ribadisce ancora una volta la necessità “che il Paese
recuperi la sua totale indipendenza, una completa sovranità e una libertà senza
ambiguità”.
I libanesi – esorta il Papa – “non abbiano paura di
impegnarsi attivamente al servizio del bene comune in modo da… garantire il
buon funzionamento della democrazia” e perché “sia salvaguardata e consolidata
l’identità del Libano”.
Infine il Papa si rivolge alla comunità cattolica del
Libano incoraggiandola “a proseguire il cammino di unità con i fratelli delle
altre confessioni” cristiane. Ma in modo particolare Giovanni Paolo II invita i
cattolici al dialogo interreligioso con i musulmani: “saranno così veri
artigiani di pace contribuendo a edificare un Libano nuovo”.
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L’APPREZZAMENTO
E LA FIDUCIA DEL PAPA NELLA CHIESA STATUNITENSE,
CHIAMATA,
DOPO I RECENTI SCANDALI, A RICOSTRUIRE L’UNITA’ DEL SUO CORPO
A
PARTIRE DAI SUOI PASTORI, TESTIMONI DELLA SPERANZA DEL VANGELO:
COSI’
IL PAPA AI VESCOVI USA RICEVUTI IN VISITA AD LIMINA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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La Chiesa statunitense, che ha patito e soffre le
conseguenze dello scandalo generato dagli abusi sessuali del clero, è una
Chiesa che è e rimane di “profonda fede”. Una Chiesa nella quale il Papa ripone
la sua “fiducia” e il suo “apprezzamento” per lo sforzo che sta compiendo di
ricostruire - facendo tesoro dei propri errori - un’era di “riconciliazione e
di rinnovamento”, a partire dai suoi pastori. Con questi pensieri si è rivolto questa
mattina Giovanni Paolo II al primo gruppo di vescovi degli Stati Uniti,
provenienti da Atlanta e Miami, giunti a Roma per la loro visita ad Limina.
Nel riconoscere che la Chiesa nordamericana ha “urgente
bisogno” di “ricostruire la fiducia” e di sanare le ferite tra i vescovi, i
sacerdoti e i laici, aperte dallo “scandalo degli abusi sessuali degli ultimi
due anni”, il Pontefice ha spinto lo sguardo più lontano. “Guardando con gli
occhi della fede – ha affermato – l’attuale momento di difficoltà è anche un
momento di speranza”: quella speranza “che non delude”, come afferma San Paolo,
perché “radicata nello Spirito Santo che ridona costantemente nuove energie,
chiamando alla missione nel Corpo di Cristo”. Giovanni Paolo II ha esortato in
particolare i presuli statunitensi a riscoprire il ruolo e la forza del loro
ministero di “testimoni profetici nell’epoca contemporanea”, prendendo come
punto di riferimento quel bisogno di “un’ecclesiologia di comunione e missione”
messa in risalto dall’Esortazione post-sinodale Pastores gregis.
“Il vescovo - ha detto – è chiamato ad essere un profeta,
un testimone e un servitore della speranza per il mondo”. Pur messo in
difficoltà dai “recenti scandali e da un’aperta ostilità al Vangelo in certi
settori dell’opinione pubblica”, questo ruolo pastorale – ha scandito il Papa –
“non può essere evitato o delegato ad altri”. E questo perché, ha notato, la
società americana - toccata “da una sconvolgente perdita del senso del
trascendente e dall’affermazione di una cultura del materiale e dell’effimero”
– ha un “disperato bisogno” di testimoni di speranza. La risposta a questo
bisogno, ha concluso il Pontefice, è nel Vangelo della speranza: l’unico che
permette “di discernere la consolante presenza del Regno di Dio nel mondo e di
donare fiducia, serenità e orientamento al posto della disperazione che
inevitabilmente semina paura, ostilità e violenza nei cuori degli individui e
nella società nel suo complesso”.
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UN
INVITO A “RIMANERE UNITI ALLA CROCE E A SAPERSI SCHIERARE
DALLA
PARTE DI CRISTO” E’ STATO RIVOLTO DAL PAPA AI GIOVANI,
SPERANZA
DELLA CHIESA E DELLA SOCIETA’, NELL’INCONTRO DI IERI
IN
PIAZZA SAN PIETRO. L’EVENTO E’ IN
VISTA DELLA GMG CHE SI CELEBRERA’
LA
DOMENICA DELLE PALME IN TUTTE LE DIOCESI
“Rimanete
uniti alla Croce, Cristo ha fiducia in voi”. È l’esortazione del Papa ai
ventimila giovani presenti ieri in Piazza San Pietro. L’incontro, che si tiene
ogni anno il giovedì precedente la domenica delle Palme, è in preparazione alla
19esima Giornata mondiale della Gioventù, che sarà celebrata a livello
diocesano domenica 4 aprile. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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(musica)
Giovanni
Paolo II ha incoraggiato i giovani a far esplodere la loro carica di fede e ad
accettare le proprie croci, nutriti dall’Eucaristia e uniti alla Chiesa.
“Siate
creativi e suggerite voi stessi come portare oggi la Croce al mondo”.
Ad
animare il pomeriggio intensi momenti di preghiera, musica, danze e le testimonianze
dei ragazzi. Tra esse particolarmente toccante quella di una giovane polacca,
Pavla Olearnik, che ha raccontato quanto sia stata importante per il suo Paese
e nel proprio cammino di fede la Giornata mondiale della gioventù di Czestochowa.
“È lì
che ho ricevuto lo Spirito del Figlio.”
E da
Czestochowa a Parigi, da Manila a Denver a Santiago de Compostela, sono state
rievocate, mediante suggestivi filmati, le tappe percorse dalla Croce durante i
venti anni delle giornate mondiali della gioventù. “Affidai il legno sul quale
Cristo è stato levato ai giovani – ha ricordato il Pontefice - al termine
dell’Anno Santo della Redenzione”. Riaffidandovi idealmente la Croce – ha
continuato – vi invito a credere che Cristo ha fiducia in voi e che soltanto in
Lui c’è la salvezza che cercate.
“Ci si
deve saper schierare dalla parte di Cristo”.
A tal
proposito - il Papa ha sottolineato - che “seguire Gesù non significa mortificare
i doni da Lui elargiti e ha ricordato il fascino esercitato nella storia della
sua vocazione dalla figura di Santo Frate Alberto, un pittore di grande
talento, il cui nome era Adam Chmielowski, che però a un certo punto della sua
vita ruppe con l’arte, perché comprese che Dio lo chiamava a compiti ben più
importanti. Andò a Cracovia per farsi povero tra i poveri, donando se stesso
per servire i diseredati”. In lui – ha detto il Santo Padre, che lo ha elevato
agli onori degli altari – trovai un esempio nell’allontanarmi dal teatro e
dalla letteratura per la scelta radicale del sacerdozio.
“Ponete
dunque i vostri talenti a servizio della nuova evangelizzazione per ricreare un
tessuto di vita cristiana”.
Ad
accogliere Giovanni Paolo II, scroscianti applausi e gioiosi cori. “Non mollare
mai” hanno cantato ripetutamente i ragazzi interrompendo per diverse volte il
suo discorso, concluso con un invito rivolto a loro, “speranza della Chiesa e
della società, a non aver paura e a portare in ogni occasione opportuna e non
opportuna la potenza della croce, affinché tutti possano continuare a credere
nel Redentore dell’uomo”. Ma che cosa rappresenta il Papa per i giovani?
Ascoltiamo alcune testimonianze.
R. –
Rappresenta una guida immensa.
R. – E’
una figura capace di trasmettere amore.
R. –
Può essere un papà che ci conduce per mano incoraggiandoci.
R. – Un
faro che ci indica la strada giusta da seguire.
(musica)
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IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE, INTIMAMENTE
LEGATO ALLA PASQUA,
PERMETTE
A CHI LO RICEVE E A CHI LO AMMINISTRA DI FARE ESPERIENZA
DELLA STRAORDINARIA MISERICORDIA DI DIO:
COSI’ PADRE CANTALAMESSA
NELL’ULTIMA
PREDICA DI QUARESIMA PRIMA DELLA SETTIMANA SANTA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Il mistero della Pasqua è spiritualmente legato, dal punto
di vista cristiano, al Sacramento della Riconciliazione. Già San Paolo,
scrivendo ai Corinzi, li esortava a prepararsi alla festa con “gli azzimi della
sincerità e della verità”, facendo pulizia nella propria anima, allo stesso
modo della massaia ebrea che in prossimità della Pasqua ripuliva la casa da
ogni frammento di pane fermentato. Nell’ultima predica di Quaresima di
quest’anno, davanti al Papa e alla Curia romana, padre Raniero Cantalamessa si
è soffermato stamani sul sacramento della confessione, che già nel 1215 il quarto
Concilio Lateranense legò precettualmente alla preparazione alla Pasqua. Un
sacramento, ha affermato il predicatore della Casa pontificia, che per essere
proposto ai fedeli in “modo suadente ed efficace” – secondo l’espressione del
Papa nella Novo millennio ineunte – ha bisogno di essere “rinnovato
nello spirito”, sia da parte di chi lo riceve, sia di chi lo amministra.
Anzitutto, ha osservato padre Cantalamessa, la confessione delle proprie colpe
è un atto normale, umano prima ancora che spirituale:
“Il modo di
liberarsi dal peccato, confessandolo a Dio attraverso il suo ministro, corrisponde
ad un bisogno naturale della psiche umana: di liberarsi da ciò che la opprime
manifestandolo, portandolo alla luce, dandone un’espressione verbale (…) Il
salmo 32 descrive la felicità che scaturisce dal confessare le proprie colpe:
‘Beato l’uomo’ vuol dire ‘felice l’uomo’ a cui è rimessa la colpa e perdonato
il peccato”.
Attraverso la confessione e la penitenza, ha proseguito
padre Cantalamessa, la Chiesa ci permette di fare un’esperienza fondamentale:
quella della “giustificazione gratuita mediante la fede”. Un dono che giunge
dal cielo perché “Dio è sempre colui che giustifica”.
“Rinnovare nello spirito il sacramento, vuol dire non
vivere la confessione come un rito, un’abitudine, un obbligo canonico, ma come
un incontro personale con il Risorto che vuole dare a te la possibilità che
diede a Tommaso: di toccare le sue piaghe e di esserne guarito (…) La
confessione ci permette di fare il meraviglioso scambio: noi diamo a Gesù,
tranquillamente, i nostri peccati e lui ci dà la sua giustizia”.
Il tocco della misericordia di Dio che si sperimenta nel
perdono sacramentale, ha concluso il predicatore pontificio, deve poter
informare anche chi amministra il sacramento stesso. Un atteggiamento di tipo
inquisitorio induce un’anima a chiudersi, mentre è il Vangelo, ha aggiunto
padre Cantalamessa, “il vero manuale dei confessori”, dal quale lasciarsi
guidare:
“Gesù non comincia con il chiedere in tono perentorio all’adultera, a Zaccheo,
a tutti i peccatori che incontra, il numero e la specie: quante volte?, con
chi?, dove? Si preoccupa innanzitutto che la persona sperimenti la misericordia,
la tenerezza, perfino la gioia di Dio nell’accogliere il peccatore. Sa che dopo
questa esperienza sarà il peccatore stesso a sentire il bisogno di fare
un’accusa più profonda, più totale, completa dei suoi peccati”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto anche il cardinale Walter Kasper,
presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani,
con mons. Brian Farrell e p. Jósef M. Maj, rispettivamente segretario e
officiale del medesimo dicastero.
Sempre oggi il Santo Padre ha nominato ausiliari
dell’arcidiocesi di Yucatán (Messico): mons. Ramón Castro Castro, del clero di
Tijuana, finora consigliere di nunziatura presso la Segreteria di Stato,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Suelli; e p. José Rafael Palma
Capetillo, finora parroco e cancelliere della Curia arcidiocesana di Yucatán,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Vallis. Mons. Castro è nato a
Teocuitatlán de Corona, arcidiocesi di Guadalajara, il 27 gennaio 1956 e ha
ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 13 maggio 1982. Mons. Palma è nato a
Mérida, arcidiocesi di Yucatán, l’11 settembre 1955 e ha ricevuto l’ordinazione
sacerdotale il 14 giugno 1981.
Inoltre
il Papa ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Roma (Italia), per il
Settore pastorale Centro, mons. Ernesto Mandara, direttore dell’Ufficio per
l’Edilizia di Culto e segretario generale dell’Opera per la Preservazione della
Fede e la Provvista di nuove Chiese in Roma, assegnandogli la sede titolare
vescovile di Torre di Mauritania. Mons. Mandara è nato a Positano, arcidiocesi
di Amalfi-Cava de’ Tirreni e provincia di Salerno, il 24 luglio 1952 ed è stato
ordinato sacerdote il 22 aprile 1978. In pari tempo, il Pontefice affida a
monsignor Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma, il Settore
pastorale Est della medesima diocesi.
Sempre
oggi il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare
dell’arcidiocesi di Bratislava-Trnava (Slovacchia) presentata per raggiunti
limiti di età da mons. Dominik Tóth, vescovo titolare di Ubaba e da mons.
Štefan Vrablec, vescovo titolare di Tasbalta.
Il
Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari della medesima arcidiocesi mons.
Stanislav Zvolenský, assegnandogli la sede titolare vescovile di Novasinna e
padre Ján Orosch assegnandogli la sede titolare vescovile di Semina. Mons. Ján Orosch è nato il 28
maggio 1953 a Bratislava e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 giugno
1976. Mons. Stanislav Zvolenský è nato il 19 novembre 1958 a Trnava ed è stato
ordinato sacerdote il 13 giugno 1982.
CONFERENZA STAMPA SUL VOLUME “SPIRITUS
ET SPONSA”,
CONTENENTE
GLI ATTI DELLA GIORNATA COMMEMORATIVA
DEL
40.MO DELLA SACROSANCTUM CONCILIUM
-
Intervista con il cardinale Francis Arinze -
Questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede è stato
presentato il volume “Spiritus et Sponsa”, contenente gli Atti della
Giornata commemorativa del 40.mo anniversario della costituzione conciliare Sacrosanctum
Concilium, sulla Sacra Liturgia, svoltasi in Vaticano nel dicembre
dell’anno scorso. Ma quale cammino è stato fatto in questi 40 anni dall’avvio
della riforma liturgica? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze,
presidente della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti, che ha illustrato il volume assieme al segretario del dicastero,
l’arcivescovo Domenico Sorrentino:
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R. – Il cammino fatto è stato molto. La Sacra Scrittura è
molto più abbondante nelle celebrazioni liturgiche, la partecipazione del
Popolo di Dio, che sì c’è sempre stata, ma il Vaticano II ha fatto della
partecipazione del Popolo di Dio alla Liturgia come una delle priorità nella
revisione dei libri liturgici. Inoltre la catechesi, perché nella Liturgia c’è
la catechesi e quindi la Liturgia ci istruisce la nostra fede e la nutre.
D. – Eminenza, la Liturgia riesce oggi a comunicare la
fede all’uomo del nostro tempo e cosa si può migliorare per questa trasmissione
della fede?
R. – E’ una domanda grande ed impegnativa, questa. La
Chiesa non riesce mai a comunicare tutta la fede, perché il linguaggio umano è
debole ma qualcosa si riesce sempre a comunicare e non solo parlando ma
specialmente celebrando. Anche con il silenzio si riesce a comunicare. Possiamo
restare più in silenzio, e più noi siamo raccolti più siamo aperti all’azione
di Dio in noi. La Sacra Liturgia è un impegno che non ha mai fine e nella Chiesa
noi non ci vantiamo mai di essere riusciti a fare tutto.
D. – Quale consiglio darebbe ai fedeli per vivere bene la
Liturgia e soprattutto alle famiglie che hanno bambini?
R. – Anzitutto attraverso la preghiera nella famiglia e
con la catechesi. E soprattutto partecipando – tutta la famiglia – ai sacramenti,
quando è possibile insieme, anche andando insieme a confessarsi, andando a
Messa. Ma è importantissima la preghiera all’interno della famiglia. Il modo in
cui i genitori parlano di Gesù, della Sacra Scrittura, della Chiesa, del Papa,
è importantissimo, perché nutre la fede stessa. La fede non è una cosa che si
può imparare in una seduta.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"E' esploso l'affetto dei giovani per il Papa": in Piazza S. Pietro
l'entusiasmante incontro in preparazione alla Domenica delle Palme.
Nelle vaticane, nel discorso al
nuovo Ambasciatore del Libano, il Papa ha sottolineato che di fronte alla
recrudescenza ingiustificabile ed inquietante del terrorismo, l'Onu deve
rinforzare la sua capacità di agire per garantire la pace. Nel discorso ai
Vescovi statunitensi delle province ecclesiastiche di Atlanta e Miami, il Santo
Padre ha esortato a riconoscere e ad affrontare gli errori ed i fallimenti del
passato per promuovere la riconciliazione ed il rinnovamento della Chiesa nel Paese.
Nelle estere, riguardo
all'Uganda, un articolo dal titolo "Violenze ininterrotte perpetuano la
tragedia": dopo l'assassinio del missionario comboniano Padre Luciano
Fulvi, è stato perpetrato un ennesimo massacro di civili, compreso un bambino
di due anni, da parte dei ribelli dell'Lra. Iraq: il Segretario di Stato Usa
prevede, entro il primo luglio, una nuova risoluzione del Consiglio di
Sicurezza; l'obiettivo è precisare il mandato delle Nazioni Unite prima
del passaggio dei poteri alle autorità irachene.
Nella pagina culturale, un
articolo di Marco Testi dal titolo "La favola come ritorno al simbolo e
come ricerca del senso della vita": due saggi ripropongono il mondo di
Tolkien e la narrativa "fantasy".Nelle pagine italiane, in rilievo i
temi del fabbisogno e del fisco.
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2
aprile 2004
FIRMATA NEGLI STATI UNITI UNA LEGGE SUI DIRITTI
DEL FETO
-
Intervista con mons. Elio Sgreccia -
Negli Stati Uniti il feto acquisisce diritti in quanto
persona. Lo ha stabilito ieri il presidente Bush firmando una legge approvata
da Camera e Senato. Il testo stabilisce che una persona colpevole dell’omicidio
di una donna incinta, deve essere punita
due volte: una per la madre e l’altra per il figlio. Da New York Paolo Mastrolilli:
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La legge definisce il nascituro come un membro della
specie umana a qualunque stadio dello sviluppo si trovi nel grembo. I conservatori
e i repubblicani avevano provato varie volte in passato a fare approvare questo
testo, ma hanno ricevuto la spinta decisiva nel dicembre 2002 con il famoso
caso di Lacy Peterson. La donna fu uccisa in California quando era all’ottavo
mese di gravidanza e aveva già chiamato il figlio Conner. I due corpi vennero
ritrovati dalla polizia nella Baia di San Francisco e adesso il marito Scott è
sotto processo. Bush ieri ha detto che la sofferenza di due vittime, come in
questo caso, non può essere uguale ad un solo reato. I repubblicani “Pro Life”
sostengono che lo scopo del testo è solo quello di punire in maniera separata i
crimini commessi contro le madri ed i nascituri, facendo pagare doppiamente i
responsabili. I democratici “Pro Choice” rispondono che in realtà si tratta del
primo attacco alla legalità dell’aborto perché il linguaggio dà personalità
giuridica al feto. Il senatore Kerry, candidato alla Casa Bianca, ha votato
contro questa legge appoggiando invece un emendamento che inaspriva le pene per
i reati commessi contro le donne incinta, ma non definiva il feto come una
persona giuridica.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Ma quale importanza ha questa legge sulla strada del pieno
riconoscimento dei diritti del nascituro? Ci risponde il vescovo Elio Sgreccia,
vice-presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
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R. – Indubbiamente, è un fatto giuridicamente e eticamente
molto rilevante perché di fronte all’unico principio che regolava
l’atteggiamento verso il nascituro, stabilito dalle sentenze delle Corti
Supreme negli Stati Uniti, il principio – cioè – di libertà della donna, qui si
pone l’altro principio prioritario, a nostro avviso, cioè che il feto
rappresenta un essere umano che ha rilevanza giuridica, che deve essere
rispettato come uomo. Dovrebbe essere a prescindere da ogni giudizio di parte
politica un fatto unanimemente riconosciuto all’interno dei diritti dell’uomo.
D. – Perché ci sono così tanti ostacoli per riconoscere la
parificazione del feto all’essere umano?
R. – Ma, io credo perché va contro un principio cosiddetto
di ‘autonomia’, un principio libertario che vuole avere sul nascituro un potere
degli adulti di vita e di morte, cosa che è anti-umana, perché è contro
l’uguaglianza di tutti gli uomini, di tutti gli esseri umani e l’essere umano
non comincia con la nascita, comincia prima. La Carta di Costa Rica, gli Stati
del Sudamerica, aveva già interpretato la Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo in questo senso e per tutte le nazioni dell’America del Sud questa
Carta stabilisce che la vita umana comincia dal concepimento e quindi l’aborto
è pressoché prescritto dalle Carte costituzionali di tutta l’America del Sud.
Questa è una legge – direi – in ritardo, in un certo senso!
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CHIUSO
A ROMA IL IV FORUM MONDIALE DELLE CITTÀ CONTRO LA POVERTÀ
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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“Facciamo appello a tutte le città di ogni continente per
unirsi in questo movimento di solidarietà e progresso, includendo gli obiettivi
di sviluppo del millennio nella lista delle loro priorità”. Con questa
dichiarazione di Roma si è chiuso stamani il Forum. Hanno lavorato intensamente
per 3 giorni qui, nel Palazzo dei Congressi, soprattutto a livello di rapporti
personali, i sindaci e gli assessori di 151 città, unite nell’Alleanza mondiale
contro la povertà. Hanno portato con sé 2 mila chili di documenti ed hanno
dialogato con rappresentanti di governi, agenzie delle Nazioni Unite,
istituzioni finanziarie, enti privati e non governativi e giornalisti. Oltre
600 le presenze di 82 diversi Paesi. Ricordiamo l’obiettivo principale del
millennio, sottoscritto da tutti gli Stati nel vertice dell’Onu, nel settembre
del 2000: dimezzare entro il 2015 i poveri in tutto il mondo. Ma sono passati
quasi quattro anni e gli affamati restano oltre 840 milioni. Sì, perché
parliamo di una povertà che nega persino il diritto al cibo.
E stamani, nella Conferenza stampa di chiusura hanno
parlato i sindaci di Niamei nel Niger, di Caracas nel Venezuela, di Kaffa in
Tunisia. Si sono fatti portavoce dell’impegno, sottoscritto nella
dichiarazione, di mobilitare tutti i settori della società, dagli individui ai
governi, per fare tutto quanto è possibile per offrire a tutti i cittadini del
mondo una vita dignitosa, sia nella propria realtà locale che altrove. Ma per
fare tutto questo, si legge nella dichiarazione di Roma, i Paesi
industrializzati aumentino i loro aiuti allo sviluppo, portandoli allo 0,7 per
cento del prodotto interno lordo; cancellino il debito estero dei Paesi in via
di sviluppo; aprano i loro mercati e pongano fine ai sussidi all’agricoltura;
prevengano i conflitti, causa di enorme sofferenza e migrazioni, e rinforzino
la cooperazione multilaterale. Da parte loro le città dell’Alleanza
mobiliteranno in tal senso risorse pubbliche e private con progetti concreti a
livello locale, per aiutare i più poveri, assicurare la scuola a tutti i
bambini, diminuire la mortalità infantile e materna ed assistere i malati di
Aids.
Dal Palazzo dei Congressi, Roberta Gisotti, Radio
Vaticana.
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2
aprile 2004
SOLIDARIETA’,
RINNOVAMENTO DELLA POLITICA, UNA STRATEGIA SOCIALE
INCENTRATA SUI BISOGNI DELLA FAMIGLIA. QUESTI
I TEMI AL CENTRO
DELLA
SECONDA GIORNATA DI LAVORI DEL 22.MO CONGRESSO NAZIONALE
DELLE ACLI,
IN CORSO AL LINGOTTO DI TORINO
- A
cura di Antonio Giorgi -
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TORINO. = I punti centrali della relazione del presidente
Luigi Bobba sono da questa mattina al centro del dibattito che vede impegnati i
549 delegati del 22.mo Congresso nazionale delle Acli, in corso a Torino.
L’attenzione è rivolta soprattutto ai temi della solidarietà, a quelli del
rinnovamento della politica, che deve passare necessariamente anche attraverso
il rinnovamento del personale politico, nonché a quelli della realizzazione di
un sistema di welfare che veda al centro la famiglia e i suoi problemi.
Nell’Auditorium del Lingotto si alternano al microfono anche i rappresentanti
dei vari movimenti che operano nel sociale. Hanno già parlato Mario Marazziti
per la comunità di Sant’Egidio, Gianpiero Rasimelli per il terzo settore, Maria
Luisa Santolini per il Forum delle Associazioni famigliari, Franco Narducci, a
nome del Consiglio generale degli italiani all’estero. Don Paolo Tarchi ha
portato il saluto dell’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro dalla
Conferenza episcopale italiana e ha dato atto alle Acli di essere in piena sintonia
con la vita e la missione della Chiesa. La presidente della Rai, Lucia Annunziata,
ha condiviso la proposta di Bobba di istituire un sistema di rilevazione della
qualità dei programmi televisivi. Tra i politici da segnalare la presenza del
leader della Margherita, Francesco Rutelli. Il presidente della Camera dei
deputati, Pierferdinando Casini, è intervenuto in chiusura della mattinata,
accolto da un caldo applauso. “Quella di voi aclisti – ha detto – è una
presenza preziosa per il Paese”.
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IN NEPAL CIRCA VENTI RIFUGIATI
BHUTANESI SONO IN SCIOPERO DELLA FAME.
OBIETTIVO DELLA PROTESTA E’
SENSIBILIZZARE LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
SULLA LORO CONDIZIONE. DA 13 ANNI
VIVONO NEI CAMPI PROFUGHI
SENZA POTER RITORNARE NELLA LORO
TERRA
DAMAK.= Una ventina di rifugiati bhutanesi, nel
campo profughi di Beldang, a Damak, nell’est del Nepal, hanno iniziato uno
sciopero della fame, sull’esempio di Tekhath Rizal, ex-parlamentare del Bhutan
e attivista per la democrazia, in digiuno da due giorni. L’obiettivo della
protesta è coinvolgere la comunità internazionale sul caso dei circa 130mila
rifugiati in Nepal dal Bhutan. Si tratta di cittadini di origini nepalese
fuggiti negli anni Ottanta, dopo un’ondata repressiva innescata dalla richiesta
di riforme, e bloccati in sette campi profughi del Nepal orientale da 13 anni.
Di fatto il Bhutan sembra non avere concrete intenzioni di farli rientrare in
patria. I ventidue sostenitori
di Rizal, a cui ci si attende se ne aggiungeranno degli altri, si daranno il
turno nel digiuno, mentre l’ex-parlamentare ha giurato di non toccare più cibo
fino a quando non verranno ascoltate le richieste dei rifugiati bhutanesi
espresse in un documento articolato in 14 punti. (D.G.)
PRESENZA DELLE NAZIONI UNITE IN
IRAQ E RIDUZIONE DEL RUOLO DELL’ESERCITO
STATUNITENSE. SONO LE RICHIESTE
DEI DOMENICANI E DI ALTRE ORGANIZZAZIONI
RELIGIOSE ALLA COMMISSIONE PER I
DIRITTI UMANI DELL’ONU, RIUNITA A GINEVRA
GINEVRA. = Riportare le Nazioni Unite in Iraq,
riducendo il ruolo dell’esercito statunitense. E’ la richiesta avanzata
dall’organizzazione “Dominicans for Justice and Peace”, durante i lavori della
Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, in corso a Ginevra fino al
prossimo 23 aprile. Lo riferisce l’agenzia di stampa religiosa “Vidimus
dominum”. “Siamo molto preoccupati per le violazioni dei diritti umani in
Iraq”, si legge in un comunicato della delegazione dei Domenicani, presente in
Svizzera. “Le Nazioni Unite devono svolgere un ruolo determinante nell’attuale
periodo di transizione” - prosegue la nota - e la Commissione per i diritti
umani “deve continuare a tenere sotto controllo la situazione nel Paese”, dove
si registra “mancanza di sicurezza, un’atmosfera di vulnerabilità, perdita di
speranza per il futuro e sentimenti di ostilità verso la coalizione chiaramente
percepibili”. Alla presa di posizione dei Frati Predicatori – rende noto
l’agenzia religiosa - si aggiungono da Ginevra quelle dello stesso tono
dell’organizzazione “Franciscans International”, delle “Suore della
Presentazione” e delle “Suore di Notre Dame di Namur”. (D.G.)
LA
CHIESA CATTOLICA CUBANA HA INVOCATO CLEMENZA
PER
SETTANTACINQUE DETENUTI ARRESTATI NEL MARZO 2003
CON L’ACCUSA DI COSPIRAZIONE CONTRO IL GOVERNO
DELL’AVANA
L’AVANA.
= Un gesto di clemenza è stato chiesto dalla Chiesa cattolica al governo
dell’Avana in favore di 75 detenuti, arrestati nel marzo 2003 e condannati con
l’accusa di aver cospirato contro la rivoluzione cubana in favore degli Stati
Uniti. La richiesta è stata pubblicata in questi giorni dalla rivista cattolica
“Parola Nuova” diretta da Orlando Marquez. Secondo Marquez un indulto o almeno
una commutazione delle dure pene inflitte ai dissidenti, che arrivano ad un
massimo di 28 anni di reclusione, non sarebbe un gesto di debolezza bensì di
forza morale. Un gruppo di familiari dei detenuti ha denunciato il trattamento
disumano al quale sono sottoposti questi ultimi invocandone la scarcerazione
per motivi di salute. La questione verrà esaminata dalla Commissione dei
diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Cuba ha una popolazione
carceraria, rispetto al numero degli abitanti, tra le più alte al mondo. Lo
stesso governo di Fidel Castro nega il permesso alla Croce Rossa e alle altre
organizzazioni umanitarie di visitare i prigionieri. Ma ieri, per la prima
volta dalla rivoluzione del 1959, è stato consentito l’ingresso nelle carceri
ad un gruppo di giornalisti stranieri, che avrebbero giudicato buone le
condizioni dei detenuti. (G.L.)
PETER PAN TORNA OGGI
NEI CINEMA ITALIANI IN UN FILM RICCO
DI FANTASIA E DI
EFFETTI SPECIALI, DIRETTO DAL REGISTA AUSTRALIANO P.J. HOGAN
- A cura di Luca Pellegrini -
ROMA. = A chi non piacerebbe trovare proprio quella
stella, scorgendola brillante lassù, nel firmamento che sovrasta Londra? E poi
via, volare sopra tetti e camini fumanti, saltare tra soffici nuvole, girare a
sinistra e sfrecciare sempre diritti, verso la più divertente e fantastica
delle isole, che racchiude tutto ciò che vogliamo sognare proprio perché è
“l’isola che non c’è”? Mito senza tempo, quello di Peter Pan. Mito necessario. Nato esattamente cento anni fa dalla
fantasia di James Matthew Barrie in forma di commedia prima e come romanzo poi,
diventato cartone animato grazie a Walt Disney e flop cinematografico in una
trasposizione realizzata da uno Spielberg minore, eccolo di nuovo sugli
schermi, con tutta la ricchezza dei simboli, dei sogni, dei colori, della
poesia, della musica e degli effetti speciali. P.J. Hogan, il regista
australiano già apprezzato per Le nozze
di Muriel e Il matrimonio del mio
migliore amico, ha tratto, insieme a Michael Goldenberg, una sceneggiatura
radiosa e fedele all’originale, mantenendo intatte la freschezza primigenia, la
felicità narrativa e la ricchezza del messaggio. C’è tutto quello che ci
aspettiamo di vedere, in questo gradevolissimo film: la finestra dei Darling,
dalla quale tuffarsi in un mondo di fantasia e avventura; Nana, la tata San
Bernardo e Wendy con i due fratellini e l’immancabile orsacchiotto. E c’è lui,
Peter, interpretato da un incredibile Jeremy Sumpter, il ragazzo che ha paura
di crescere, che teme i sentimenti e li sfugge inseguendo le sue fantasie - o
sono le nostre? - e si affanna con i Bimbi Sperduti a combattere i pirati,
danzare con gli indiani, parlare con le sirene e bisticciare ad ogni pie’
sospinto con la sorprendente Ludivine Sagnier, Campanellino gelosa e
dispettosa. E ancora: lo sciabolare di spade sul ponte della famosa Jolly
Roger, radiosi tramonti e foreste magiche, Spugna che batte le ginocchia per la
paura e il “tic tac” della sveglia che il coccodrillo si è mangiata con la mano
destra di Capitan Uncino, l’attore Jason Isaacs che incute paura, compassione,
sorrisi. La fiaba raramente ha trovato un connubio così felice nel cinema,
conservando quel tocco di nostalgia per l’infanzia trascorsa e nascosta nel
cuore di ciascuno. Fiaba che si è fatta anche aiuto materiale, perché Sir James
donò tutti i diritti dell’opera al Great Ormond Street Hospital di Londra,
gesto meritorio voluto in soccorso dei bambini abbandonati ed ammalati. Allora,
nessuno si vergogni, dopo che Wendy sarà ritornata a casa da mamma e papà per
raccontare le sue mirabolanti avventure e finalmente diventare adulta, di
uscire dal cinema ripetendo insieme a Peter e a tutti i bambini del mondo: “Io
credo nelle fate! Ci credo, ci credo!”.
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2
aprile 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Medio Oriente, un palestinese è
rimasto ucciso, stamani, negli scontri a fuoco seguiti ad una nuova incursione
delle truppe israeliane nella Striscia di Gaza. La polizia israeliana ha inoltre
sparato, poco fa, lacrimogeni all’interno della moschea di al Aqsa, sulla
spianata delle moschee a Gerusalemme, dove si trovavano centinaia di giovani
palestinesi. Sul fronte politico, il premier israeliano Ariel Sharon ha
annunciato, in una intervista rilasciata al quotidiano ‘Haaretz’, decise azioni
del governo per espellere i cittadini palestinesi che vivono illegalmente nello
Stato ebraico. Il primo ministro non esclude, inoltre, che il
presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, e il
leader degli Hezbollah, Hassan Nasrallah, possano essere obiettivi
di azioni militari.
Non si interrompe la catena di odio in Iraq. Dopo
l’esplosione di una bomba a Ramadi, che ieri ha causato la morte di 6 persone e
cinque feriti, anche oggi il Paese arabo è stato teatro di un ennesimo episodio
di violenza. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Tre poliziotti iracheni sono stati uccisi e tre feriti da
sconosciuti che, stamani, hanno aperto il fuoco e lanciato una granata nella
loro direzione. L’episodio – riferisce l’emittente televisiva araba Al Jazeera
– è avvenuto a Baquba, a Nord della capitale Baghdad. Sul versante politico, si
deve registrare la prevista visita questa sera, a Mosca, del cancelliere
tedesco, Gerhard Schroeder, che sarà incentrata anche sull’Iraq. E per
garantire una migliore cornice di sicurezza nel Paese arabo, la Corea del Sud
ha annunciato che invierà un contingente di oltre 3.000 soldati. I militari dello
Stato asiatico saranno dislocati in una delle due nuove basi proposte dagli
Stati Uniti, Arbil o Sulaimaniya, città della regione autonoma dei Curdi, non
lontano dal confine con l’Iran. Il premier neozelandese, Helen Clark, ha invece
dichiarato che la Nuova Zelanda ritirerà dal Paese arabo il suo contingente di 61 genieri dell’esercito nel
mese di settembre, quando sarà conclusa la loro missione. Gli Stati Uniti hanno
intanto diffuso, oggi, documenti che dimostrerebbero - in risposta alla tesi
della presunta indifferenza dell’amministrazione americana sugli allarmi precedenti
l’11 settembre - come una settimana
prima dell’attacco alle Torri gemelle, il presidente statunitense, George Bush,
abbia richiesto piani di azione militare contro Al Qaeda.
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Nello Sri Lanka, Paese devastato da oltre venti anni dal
sanguinoso conflitto interetnico tra la comunità singalese e quella tamil, quasi
13 milioni di persone sono chiamate oggi alle urne per le elezioni legislative.
La consultazione, i cui risultati si conosceranno domani, è stata anticipata di
quasi 4 anni per l’impossibile coabitazione tra la presidente, Chandrika Kumaratunga, ed il
primo ministro, Ranil
Wickremesinghe, divisi da un profondo contrasto sulla
gestione del conflitto con il movimento dei ribelli separatisti Tamil. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Nonostante il timore di incidenti,
finora si stanno svolgendo regolarmente le elezioni in Sri Lanka, elezioni che
si tengono con quattro anni di anticipo e che sono state volute dalla
presidente Kumaratunga, contraria ai colloqui di pace con i ribelli tamil. E’
un periodo molto delicato, questo, per il Paese e secondo la maggior parte dei
commentatori, difficilmente questo voto potrà portare ad una stabilità politica
necessaria per avviare di nuovo il dialogo con i separatisti che si è interrotto
lo scorso aprile. Secondo i sondaggi, nessuno dei due partiti rivali – quello
del premier moderato Ranil Wickremesinghe e quello della Kumaratunga –
riusciranno ad ottenere la maggioranza dei 225 seggi. A complicare il quadro
c’è poi la grave frattura interna con le tigri tamil dopo che, agli inizi di
marzo, il comandante della parte orientale dell’isola ha sfidato il capo
supremo Prabakharan.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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Nella lotta al terrorismo internazionale è salito ad
almeno 54 persone il numero degli arresti in seguito ad una vasta operazione,
coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Perugia, contro gli
appartenenti al ‘Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo’, una
organizzazione turca di estrema sinistra. Nelle Filippine, inoltre, sono stati
arrestati quattro presunti militanti di ‘Abu Sayyaf’, un gruppo ritenuto vicino ad Al
Qaeda. In Italia, intanto, proseguono le indagini degli inquirenti sui pacchi
bomba indirizzati al Dipartimento della amministrazione
penitenziaria e prontamente disinnescati, ieri, dagli artificieri. Oltre a
questi due ordigni sarebbe stata spedita una terza bomba, non ancora recapitata.
Le bandiere di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania,
Romania, Slovacchia e Slovenia sono state issate stamani, a Bruxelles, nella
Corte d’onore del quartier generale della Nato per suggellare l’ingresso di
questi sette Paesi dell’Est nell’Alleanza Atlantica. Con la loro adesione, è
salito a 26 il numero degli Stati che fanno parte della Nato.
“La caccia a Karadzic
continua”. E’ quanto ha detto il portavoce della forza di stabilizzazione della
Nato, Dave Sullivan, dopo il nuovo fallimento in Bosnia nella cattura dell’ex
leader serbo-bosniaco. Ricercato, oltre a Karadzic, anche il comandante militare
Ratko Mladic. Nella città di Pale, in Bosnia, centinaia di abitanti hanno
intanto protestato, ieri, contro il recente raid dell’Alleanza Atlantica nel
quale sono rimasti gravemente feriti un parroco ortodosso e suo figlio, attualmente
in stato di coma.
Un ennesimo attacco kamikaze ha
colpito ieri l’Uzbekistan, dove una donna si è fatta esplodere nella regione di
Bukhara, provocando la morte di una persona. Secondo gli inquirenti dietro gli
attentati degli ultimi giorni, che hanno causato 42 morti, potrebbe nascondersi
Al Qaeda.
In Argentina, oltre centomila persone sono scese in piazza
a Buenos Aires per chiedere più sicurezza e l’adozione, da parte del governo,
di misure più severe volte a contrastare la criminalità. Per esaminare la
situazione e valutare le richieste, il Congresso di Buenos Aires ha deciso di
riunirsi, mercoledì prossimo, per una seduta straordinaria.
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