RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 92 - Testo della Trasmissione di giovedì 1 aprile
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Comunità di Sant’Egidio denuncia: in Italia, a rischio di
sopravvivenza un pensionato su tre
Ancora violenze oggi in Iraq
Un referendum il 24 aprile sulla riunificazione di
Cipro, dopo il fallimento del negoziato in Svizzera
Una Dichiarazione per la lotta alla droga dalla
Conferenza internazionale sull’Afghanistan.
1
aprile 2004
L’IMPORTANZA
DELLA VITA DI COMUNITA’ PER LA FORMAZIONE DEI SACERDOTI:
COSI’ IL
PAPA NEL 70.MO ANNIVERSARIO DEL PONTIFICIO COLLEGIO PIO BRASILIANO
70 anni fa veniva fondato a Roma Pontificio Collegio Pio
Brasiliano: in questa occasione Giovanni Paolo II ha ricevuto stamane nella
Sala Clementina in Vaticano la comunità del Collegio, accompagnata dal Rettore,
padre Geraldo Antonio Coelho de Almeida. Un incontro che ha rinnovato la
memoria della visita compiuta dal Papa nel 1982 alla sede del Collegio, che può
ospitare fino a 140 alunni, impegnati negli studi di formazione superiore nella
città eterna. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
“La Chiesa nel Brasile necessita di ministri di Cristo ben
formati”: una responsabilità che ricade sui formatori delle Università che voi frequentate,
ma principalmente sui religiosi della Compagnia di Gesù, incaricata di dirigere
e animare il Pontificio Collegio brasiliano di Roma. Così il Papa agli alunni
del Collegio, fondato il 3 aprile del 1934, per volontà di Pio XI e
dell’episcopato brasiliano. “Risiedere alcuni anni a Roma – ha detto loro
Giovanni Paolo II - vi offre la possibilità di entrare in contatto con la
memoria storica dei primi secoli del Cristianesimo, di aprirvi alla dimensione
universale della Chiesa, di alimentare una comunione ecclesiale ed una buona
disposizione ad accogliere gli insegnamenti del Magistero”.
Il Santo Padre ha quindi auspicato che lo spirito di
Sant’Ignazio animi sempre il Rettore e i Superiori del Collegio, dove sono
ospitati anche sacerdoti che provengono da altri Paesi latinoamericani, e cosi
pure dall’Africa, dall’Oceania e dall’Europa. Qui tutti gli alunni trovano “un
ambiente propizio per una più ampia formazione accademica e spirituale”, tanto
necessaria - ha concluso Giovanni Paolo II - per la missione sacerdotale.
**********
I
GIOVANI IN FESTA COL PAPA OGGI POMERIGGIO
IN
PIAZZA SAN PIETRO PER RICORDARE I 20 ANNI DELLA CROCE
DELLE
GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTU’
-
Intervista con mons. Lorenzo Leuzzi -
Grande festa oggi in Piazza San Pietro a partire dalle
17.00. I giovani di Roma e del Lazio incontrano il Papa per ricordare i 20 anni della croce delle Giornate
Mondiali della Gioventù, che Giovanni Paolo II ha affidato ai ragazzi nel 1984
a Roma. La croce della Gmg da allora ha fatto il giro del mondo passando per
Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Manila, Toronto e
domenica prossima arriverà in Germania a Berlino, in attesa della Gmg 2005.
L’iniziativa è in preparazione alla XIX Giornata Mondiale della Gioventù, che in
ogni diocesi sarà celebrata il 4 aprile, Domenica delle Palme, sul tema “Vogliamo
vedere Gesù”.
La festa sarà scandita da musica, canti, danze ma
anche preghiere e testimonianze: si esibiranno tra gli altri Fausto Leali, gli
Avion Travel, Ron e Alice. Lina Sastri leggerà un brano di Madre Teresa di
Calcutta; Roberto Bolle, primo ballerino del Royal Ballet di Londra, insieme
alle ballerine del Teatro dell’Opera di Roma, presenterà al Papa una
coreografia sulle note dell’Ave Verum. La Radio Vaticana trasmetterà la
radiocronaca dell’evento a partire dalle 17,10 sull’onda media di 585 kHz e
sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
Protagonisti
dell’incontro saranno, dunque, i giovani. A mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile
della Pastorale universitaria per la diocesi di Roma, Giovanni Peduto ha
chiesto se oggi i giovani cristiani sanno andare controcorrente per
testimoniare in modo coerente il Vangelo:
**********
R. – Credo che oggi stia nascendo una nuova generazione di
giovani che avverte una esigenza di credibilità, un punto forte della propria
testimonianza; credibilità che significa innanzitutto essere portatori di un
messaggio che è sperimentato personalmente e, in qualche modo, conquistato con
la fatica della ricerca di motivazioni per le scelte personali; credibilità che
i giovani desiderano portare ai propri coetanei e che comporta una nuova forma
di testimonianza che non sia una testimonianza generica, ma che abbia degli
obiettivi mirati, ed è per questo che credo oggi ci sia molta fiducia, perché l’evangelizzazione
passa attraverso questa esperienza di giovani che hanno maturato, all’interno
delle nostre comunità cristiane, una maggiore e più approfondita esperienza di
fede.
D. – Il tema della Giornata Mondiale di quest’anno è
‘Vogliamo vedere Gesù’. Che rapporto hanno i giovani con Gesù, e quale il
rapporto con il Papa, che è il Suo vicario? Cosa e chi vedono i giovani nel
Papa?
R. – Questo desiderio di vedere Gesù, penso che sia
presente in tutti i giovani. Vedere Gesù significa lasciarsi interpellare da
Lui e questo è possibile soltanto se i giovani possono incontrare comunità
cristiane dove l’annuncio del Vangelo sia proposto in maniera significativa e
possa permetter loro di fare un’esperienza concreta e diciamo anche, in qualche
modo, storicamente visibile. Questa credo che sia una necessità, che i giovani
possano incontrare comunità cristiane dove ci siano testimoni autentici, ed in
questo senso credo che la figura del Santo Padre costituisce un punto forte,
proprio perché nella persona del Santo Padre i giovani vedono un testimone, ma
anche una persona che ha saputo tradurre nella propria vita quella credibilità
di cui parlavo prima, cioè i giovani vedono che il Papa ha investito tutta la
sua vita, non soltanto nell’annunciare, ma nello sperimentare nella propria
esperienza personale che il Vangelo è veramente il cuore della vicenda umana.
**********
PRECISAZIONI
INERENTI AL TRIBUNALE
DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
-
Intervista con l’arcivescovo Angelo Amato –
In questi giorni,
agenzie di stampa e giornali hanno parlato di decisioni del Santo Padre
relative al tribunale della Congregazione per la Dottrina della Fede. Al
segretario del Dicastero, l’arcivescovo Angelo Amato, Giovanni Peduto ha
chiesto di che cosa si tratta e che cosa c’è di nuovo:
*********
R. – Si deve premettere che sin dalla sua fondazione la
Congregazione per la Dottrina della Fede è stata un tribunale. Nel 1542 il Papa
Paolo III, infatti, istituì una commissione di sei cardinali con la missione di
vigilare sulle questioni di fede, per preservarla da errori e da false
interpretazioni. Tale Commissione, conosciuta come Santa Romana e Universale
Inquisizione, aveva all’inizio esclusivamente carattere di tribunale per le
cause di eresie e di scisma.
D. – Parlare quindi di tribunale della Congregazione per
la Dottrina della Fede non è una novità?
R. – Esatto. Infatti la Congregazione per la Dottrina
della Fede ha sempre esercitato potestà giudiziale per alcune cause specifiche,
dedicate alla difesa della fede, della morale e della dignità dei sacramenti,
soprattutto della riconciliazione e dell’Eucaristia. Alcuni delitti più gravi
(o delicta graviora) sono stati da sempre di esclusiva competenza della
Congregazione per la Dottrina della Fede. La Costituzione Apostolica Pastor
bonus (31 giugno 1988) riconosce questa competenza all’art. 52.
Recentemente con Motu Proprio Sacromentorum Sanctitatis Tutela (del 30
aprile 2001) il Santo Padre ha confermato questa competenza della Congregazione
per la Dottrina della Fede ed ha anche aggiornato sia le procedure che l’elenco
dei graviora delicta tra cui l’abuso sui minori da parte di chierici. Si
tratta, comunque, di rifiniture di natura tecnico-giuridica decise a riguardo
della competenza della stessa Congregazione.
D. – La stampa ha parlato anche di nuovo tribunale.
R. – Non si tratta di un nuovo tribunale, anche se
ultimamente si è provveduto ad adibire alcuni locali nello stesso palazzo del
Sant’Uffizio allo scopo di assicurare a questo servizio ambienti più idonei.
**********
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto in successive
udienze: mons. Antonio Lucibello, nunzio apostolico in Paraguay; alcuni presuli
della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America in visita “ad Limina”; mons. Wilhelm Schraml, vescovo di Passau
(Repubblica Federale di Germania); il sig. Nonsrichai Jullapong, ambasciatore
di Thailandia, in visita di congedo.
Il Papa
ha nominato Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana il padre
gesuita Gianfranco Ghirlanda. Padre Ghirlanda, nato a Roma il 5 luglio del
1942, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1966 ed è stato ordinato sacerdote
il 24 giugno 1973. Attualmente è decano della Facoltà di Diritto Canonico alla
Gregoriana. Giovanni Paolo II lo ha nominato Consultore di vari dicasteri della
Santa Sede. E’ saggista e scrittore di numerosi libri in campo giuridico.
=======ooo=======
OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima
pagina si apre con l’Iraq. Si pone l’accento sull’orrore suscitato nel mondo
dallo scempio dei cadaveri di quattro civili Usa a Falluja. La folla inferocita
ha infierito sui corpi che erano già carbonizzati.
Nelle vaticane, nel discorso
alla comunità del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, Giovanni Paolo II ha
sottolineato che la Chiesa in Brasile ha urgente bisogno di presbiteri ben
formati.
L’VIII Forum internazionale dei
giovani, in corso a Rocca di Papa: il discorso introduttivo dell’arcivescovo
Stanislaw Rylko e l’omelia del cardinale Zenon Grocholewski durante la
concelebrazione eucaristica.
Nelle estere, Uganda: appello
delle missionarie e dei missionari comboniani a fermare i massacri,
all’indomani dell’uccisione di padre Fulvi.
Nella pagina culturale, un
articolo di Maria Maggi dal titolo “Marte continua a regalare novità”: dopo la
scoperta del mare salato sul “pianeta rosso”.
Una
monografica dedicata alla pubblicazione degli atti del convegno sul
cardinale Giovanni Urbani, nel centenario della nascita.
Nelle pagine italiane, la
Camera torna ad esaminare il decreto sulla cessione degli immobili statali.
=======ooo=======
1 aprile 2004
LA
DIFESA E PROMOZIONE DELLA DIGNITA’ UMANA
AL CENTRO DEI RAPPORTI TRA WASHINGTON E
VATICANO:
COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,
L’AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI PRESSO LA
SANTA SEDE, JIM NICHOLSON
“Stati
Uniti e Santa Sede, la lunga strada”: è questo il titolo di un libro scritto dall’ambasciatore
americano presso la Santa Sede, Jim Nicholson, presentato ieri a Roma
all’università Lateranense. All’evento, ha partecipato anche il cardinale
Jean-Louis Tauran, che ha messo l’accento sulla necessità di risolvere la crisi
israelo-palestinese, definita dal porporato, “la madre di tutte le crisi”. Il
cardinale Tauran ha riferito che un elemento di “consultazione continua” tra
gli Stati Uniti e il Vaticano è stata proprio la situazione in Terra Santa ed
in particolare il problema dei luoghi santi. Il libro del diplomatico americano
- edito dalla rivista “30giorni” - celebra il 20.mo anniversario dell’inizio
delle formali relazioni diplomatiche tra Usa e Santa Sede, svolta voluta da
Giovanni Paolo II e Ronald Reagan. Alessandro Gisotti ha chiesto
all’ambasciatore Nicholson di tracciare un bilancio di questi vent’anni densi
di avvenimenti:
**********
R. – I
THINK RELATIONS…
Penso che i rapporti tra gli Stati Uniti e la Santa Sede si
siano rafforzati in questi ultimi 20 anni. Penso che la cosa più importante in
questo rapporto, che alcuni definiscono tra la superpotenza temporale e la
superpotenza spirituale, stia nell’importanza data alla libertà e alla dignità
umana. La situazione mondiale continua a fluire tra alti e bassi, le
circostanze cambiano, ma Stati Uniti e Santa Sede hanno continuato il percorso
che cerca di migliorare la dignità umana. Avere questo in comune ci permette di
fare tanto per le persone. Ci aiuta a combattere la fame, a sradicare le
malattie come l’Aids, che imperversa in Africa. Abbiamo una comunanza di valori
forte e reale, che rende il nostro rapporto molto stretto.
D. – Nell’introduzione del suo libro, il segretario di
Stato, Colin Powell, scrive che la Santa Sede è il partner migliore per
l’America nel promuovere la dignità umana. Ma come sappiamo ci sono stati
recentemente dei problemi, delle frizioni, tra il Vaticano e la Casa Bianca sui
mezzi per raggiungere l’obiettivo. Cosa ne pensa?
R. – WE
HAD A DIVERGENCE…
Abbiamo avuto delle divergenze sulla questione dell’Iraq,
senza dubbio. Il Papa, che è un uomo di pace, non voleva che andassimo in Iraq.
Il Pontefice, comunque, non è stato passivo, è stato di grande aiuto nella
lotta contro il terrorismo. Il Papa sapeva che Saddam Hussein era un dittatore
senza scrupoli, come è stato detto fino a quando abbiamo liberato l’Iraq.
Qualche volta anche gli amici non sono d’accordo, ma se sono buoni amici nelle
circostanze giuste tornano insieme e l’amicizia è più forte di prima. E questo
è successo, nonostante l’Iraq.
D. – Lei pensa che la voce del Papa, gli insegnamenti di
Giovanni Paolo II, siano ascoltati dal presidente Bush?
R. –
PRESIDENT BUSH THINKS A GREAT DEAL…
Il presidente Bush ha una grande considerazione del Papa,
ha molto rispetto per lui. E’ un grande ammiratore di Giovanni Paolo II. Il
presidente è stato due volte qui per vederlo. Ha discusso molto con lui sui
problemi del mondo, sul bisogno di lavorare insieme per migliorare la dignità umana.
Se portiamo le persone ad avere speranza, aiutiamo la dignità umana. Dobbiamo
garantire alle persone ciò di cui hanno diritto: vivere liberamente, vivere in
pace.
**********
I
CAPOLAVORI DELLA MUSICA SACRA AL FESTIVAL DI PASQUA DI
LUCERNA:
IN APERTURA
L’IMPONENTE “GRANDE MESSE DES MORTS” DI BERLIOZ
-
Intervista con il direttore Sylvain Cambreling -
I
capolavori della musica sacra al festival di Pasqua di Lucerna: in apertura
domenica scorsa l’imponente “Grande messe des morts” di Hector Berlioz, scritta
dal compositore francese nel 1837 per cinquecento fra strumentisti e voci, con
la SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg e l’Europachorakademie
diretti da Sylvain Cambreling, che replicano domani a Francoforte. A.V.
ha incontrato Sylvain Cambreling, direttore principale della compagine tedesca,
insignito del Grand Prix Européen per il suo impegno a favore della musica
d’oggi:
**********
D. – Berlioz stesso ha scritto “Se fossi minacciato di veder
bruciare tutte le mie partiture tranne una, è per la Messa dei Morti che
domanderei grazia …”. Maestro Cambreling, è d’accordo con l’autore, possiamo
considerare questo Requiem il capolavoro di Berlioz?
R. – QUAND
BERLIOZ A DIT ET ECRIT CELA …
“Quando Berlioz ha scritto questo, non aveva ancora
composto tutti i capolavori successivi al Requiem: Les Troyens, Roméo et
Juliette… Non so se il Requiem sia il capolavoro di Berlioz, forse no, ma resta
ancora oggi, dopo 160 anni di esistenza, un pezzo estremamente commovente,
moderno, sorprendente, capace di sconvolgere tutti, musicisti e pubblico.
D. - Lei ha sottolineato la modernità di quest’opera. La
sua frequentazione della musica contemporanea e sperimentale procede di pari
passo con la sperimentazione ante-litteram di Berlioz: la quadrifonia, le scale
cromatiche utilizzate per ardire modulazioni, l’uso massiccio di timpani e
ottoni…
R. – OUI,
C’EST A’ DIRE QUE TOUT CE QUI ETAIT EXCESSIVEMENT MODERNE …
Sì, questo significa che tutto quello che era eccessivamente
moderno per l’epoca di Berlioz, alla fine resta moderno ancora oggi: la sua
audacia non solo nella scrittura, ma anche nel timbro, nel colore
dell’orchestra. Penso, per esempio, nella fine dell’Agnus Dei, agli accordi di
tromboni – estremamente gravi – e flauti negli acuti, lasciando vuote le parti
intermedie: i tromboni in tutta la storia della musica sono gli strumenti che
segnalano l’inferno, mentre il flauto indica il cielo, e in quel momento,
nell’implorazione dell’Agnus Dei, Berlioz li fa suonare contemporaneamente, e
l’uomo è giusto nel mezzo.
D. – Quale senso di religiosità trapela dalle pagine del
Requiem?
R. – BERLIOZ
AVAIT UNE RELIGIOSITE SPECIALE …
Berlioz aveva una religiosità speciale, come molti artisti
dell’Ottocento, il suo credo era allo stesso tempo deista e panteista, perché
la natura rappresen-tava per lui la divinità stessa, come creazione della
divinità. Ciò significa che c’è prima di tutto la fede nell’uomo, è certo, ma
anche commiserazione per la sua debolezza: l’uomo può trovare la speranza
solamente altrove, non nell’uomo stesso. A questo ‘altrove’ Berlioz dà un
margine molto ampio: può essere la divinità, ma non in tutti i suoi pezzi ciò è
così evidente come per molti artisti del XIX secolo. Credo però che non esista alcuna
opera di Berlioz che possa essere definita ‘nichilista’, senza speranza ... Del
“Requiem” lui ha musicato il testo liturgico, cioè allo stesso tempo, il
tormento, la difficoltà dell’esistenza, ma anche la speranza, l’aspettativa che
possa esserci anche qualcos’altro ... Ecco, questo si ritrova – secondo me – in
tutte le opere di Berlioz.
**********
=======ooo=======
1
aprile 2004
MATERIALISMO,
VIOLENZA E PERMISSIVISMO TRA LE PIÙ PERICOLOSE
MINACCE
PER LA FAMIGLIA. LO HA DENUNCIATO IL PRESIDENTE
DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
CARDINALE
RENATO MARTINO, INTERVENENDO AL III CONGRESSO MONDIALE
DELLE
FAMIGLIE, CONCLUSOSI IERI A CITTÀ DEL MESSICO
- A
cura di Maurizio Salvi -
**********
CITTA’
DEL MESSICO. = Il Congresso, che si svolto in occasione del X anniversario
dell’Anno Internazionale della Famiglia, decretato dalle Nazioni Unite, si è
concluso con l’approvazione di un documento, in cinque punti, in cui si
ricorda, fra l’altro, che la famiglia è una istituzione di diritto naturale,
all’origine della società e costituisce la cellula base e fondamentale di essa.
Essendo contraria alla natura umana - sottolinea il testo – non può essere
riconosciuta come matrimonio l’unione di persone dello stesso sesso. Da parte
sua, il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace, ha introdotto la tavola rotonda finale, insistendo sul concetto che la
famiglia è la chiave per il futuro dell’umanità. “Di fatto – ha aggiunto – essa
possiede una specifica ed originale dimensione sociale in quanto luogo primario
delle relazioni interpersonali, prima e vitale cellula della società”.
Rilanciando, infine, un elemento espresso da Bernardo Klixberg della Banca
Interamericana di sviluppo, il porporato ha evocato il concetto di capitale
sociale, connaturato con la famiglia, e che ha un’importanza centrale per
superare la povertà e promuovere uno sviluppo su vasta scala.
**********
NON
DIMENTICATE L’UGANDA.
E’
L’ACCORATO APPELLO DEI COMBONIANI ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE ALL’INDOMANI
DELL’ASSASSINIO DEL MISSIONARIO PADRE LUCIANO FULVI
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
**********
KAMPALA. = “La tragica uccisione di padre Luciano
Fulvi è l’ennesimo episodio di violenza nelle regioni settentrionali
dell’Uganda, dove operano le nostre consorelle e i nostri confratelli”. Lo
affermano - in una nota congiunta - la superiora generale delle comboniane,
madre Adele Brambilla, e il superiore generale dei comboniani, padre Teresino
Serra, dopo l’assassinio di padre Fulvi, trovato morto ieri mattina, nella sua
stanza alla missione di Layibi. A questo drammatico episodio bisogna purtroppo
aggiungere anche l’attacco perpetrato ieri, nel Nord del Paese dai ribelli del
sedicente Esercito di resistenza del signore e costato la vita a cinque
persone, tra cui un bambino e una donna barbaramente uccisa. Prendendo atto di
questo inquietante scenario, i comboniani rivolgono, quindi, un accorato
appello per chiedere, a tutte le componenti della comunità internazionale,
un’autentica assunzione di responsabilità nei confronti dell’Uganda e della sua
popolazione civile. I religiosi chiedono alle autorità di Kampala di far luce
sull’assassinio di padre Fulvi e al governo del Sudan di impedire i
rifornimenti di armi e munizioni destinati ai ribelli. Al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite, All’Unione Africana (Ua) e alla Commissione
dell’Unione Europea (Ue), i comboniani chiedono, infine, di inserire nelle loro
rispettive agende questo “conflitto dimenticato” studiando opportune iniziative
diplomatiche che possano fermare questa spirale di violenza.
**********
DENUNCIATA
DAL VESCOVO DI RUMBEK, MONS. CESARE MAZZOLARI,
LA
SITUAZIONE DELLA REGIONE DEL DARFUR, NEL SUDAN.
NEL
PAESE AFRICANO PROSEGUONO INTANTO I NEGOZIATI
TRA
GOVERNO E RIBELLI PER PROMUOVERE LA PACE
KARTHOUM.
= “La guerra nel Darfur, la regione occidentale del Sudan dove ribelli e forze
governative si affrontano da oltre un anno, va considerata – come sostiene
l’Onu - una delle crisi umanitarie più gravi al mondo”. Lo ha dichiarato
all’Agenzia missionaria Misna il vescovo di Rumbek, mons. Cesare Mazzolari,
aggiungendo che anche “la popolazione araba è stata oggetto degli agguati di
numerosi gruppi armati attivi nella regione”. Il vescovo ha denunciato,
inoltre, “l’attacco indiscriminato contro i civili e l’improvviso risveglio di
conflitti locali latenti”. Sul fronte politico, si deve intanto registrare la
prima riunione, svoltasi ieri in Ciad, per le trattative di pace tra il governo
sudanese e le formazioni ‘ribelli’ del Darfur. A poche ore dall’inizio dei
negoziati tra l’esecutivo di Khartoum e i miliziani, sono inoltre stati
arrestati Hassan Al Turabi, l’ex ideologo del regime islamico sudanese e leader
dell’opposizione del Congresso popolare, e decine di ufficiali. Su tutti pende
l’accusa di aver ordito un colpo di Stato ai danni del presidente, Omar el
Bashir. (A.L.)
LA DIFFICILE SITUAZIONE DELLO
ZIMBAWE,
PAESE COLPITO DA UNA GRAVE
INSICUREZZA ECONOMICA,
IN UNO STUDIO DIFFUSO DAL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
HARARE.
= La produttività economica dello Zimbabwe è crollata di un terzo negli ultimi
cinque anni, la povertà è raddoppiata e la frequenza scolastica diminuita del
65 per cento. Sono alcuni dei dati diffusi dal Fondo Monetario Internazionale
(Fmi) e pubblicati oggi dalla Bbc, che documentano il tragico tracollo dello
Zimbabwe, Stato una volta ricco e fiorente. L’Fmi stima, inoltre, che
l’inflazione sia annualmente raddoppiata negli ultimi tre anni, e si attesti
attualmente al 600 per cento, mentre la disoccupazione è al 70 per cento. In
questo contesto – si legge nel documento – il governo di Harare non dimostra
alcuna volontà di cooperare con l’Fmi, verso il quale è debitore di 248 milioni
di dollari. L’organizzazione internazionale rivolge, infine, un appello al
Paese africano, dove il 30 per cento della popolazione adulta è sieropositiva,
affinché si impegni nella lotta all’Aids. (A.L.)
IN PAKISTAN CRESCE, NELLA COMUNITÀ
CRISTIANA, LA PAURA DI NUOVI AGGUATI
DA
PARTE DI FONDAMENTALISTI ISLAMICI DOPO IL RECENTE ATTACCO,
CHE
FORTUNATAMENTE NON HA CAUSATO VITTIME, CONTRO UNA CHIESA CATTOLICA
KARACHI.
= In Pakistan un attacco incendiario contro una chiesa cattolica in un
quartiere vicino a Karachi ha riacceso la paura di nuovi attentati contro la
popolazione cristiana. L’agguato è avvenuto lo scorso 25 marzo, quando ignoti
hanno lanciato una bomba molotov contro la Chiesa di St. Dominic nel quartiere
di Bara Madein, a 14 chilometri da Karachi. L’esplosione non ha fortunatamente
provocato vittime, ma solo qualche limitato danno materiale. Questo episodio ha
messo in allarme la comunità cristiana locale i cui rappresentanti hanno
criticato le forze di polizia per non avere saputo prevenire l’attacco. Ai cristiani
della cittadina è giunta la solidarietà di diversi esponenti musulmani
dell’area. La convivenza tra le due comunità nel quartiere è stata sempre
pacifica, fatta eccezione per qualche episodio di tensione dopo l’inizio delle
guerre in Afghanistan e Iraq. (L.Z.)
IN ITALIA: A RISCHIO DI
SOPRAVVIVENZA UN PENSIONATO SU TRE.
LO
DENUNCIA LA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO LANCIANDO UN APPELLO
AL
GOVERNO AFFINCHE’ AFFRONTI QUESTA GRAVE EMERGENZA SOCIALE
ROMA.
= Un aumento per l’acquisto di alimenti del 200 per cento, in due anni, per un
gruppo di anziani che vive a Roma in una casa famiglia, assistita dalla
Comunità di Sant’Egidio. L’allarme è stato lanciato dall’organizzazione di
volontariato che ieri ha presentato un’indagine sulle condizioni degli anziani
denunciando “il rischio di sopravvivenza” per un pensionato su tre con la
pensione di vecchiaia. La Comunità di Sant’Egidio ha documentato, con tanto di
scontrini, la spesa alimentare della piccola comunità dal dicembre 2001 a
gennaio 2004. “In Italia - ha sottolineato Mario Marazziti, portavoce
dell’associazione - si sta accorciando la vita degli anziani di fascia medio
bassa e c’è il rischio di un’eutanasia sociale”. L’associazione ha inoltre
lanciato un appello al governo affinché vengano realizzati, per gli anziani,
interventi immediati quali l’istituzione di un fondo per la non autosufficienza
e la predisposizione di una rete di servizi di protezione per l’assistenza
socio-sanitaria e domiciliare. (A.L.)
=======ooo=======
1 aprile 2004
- A cura di Fausta Speranza -
La guerriglia oggi è tornata a
colpire in Iraq. Un convoglio militare
statunitense è stato attaccato questa mattina lungo la strada tra Fallujah e
Ramadi. Nell’attacco ha perso la vita un soldato, mentre altri tre sono rimasti
feriti. E c’è ancora sgomento per quanto accaduto ieri, quando
all’annuncio della morte di quattro civili e di cinque soldati, tutti
statunitensi, in diversi attacchi, si è accompagnato il racconto
dell’accanimento della folla su alcuni cadaveri con gesti di inaudita
brutalità. E’ accaduto a Falluja, città del cosiddetto Triangolo sunnita.
Alcuni hanno festeggiato davanti a queste violenze e ragazzini hanno
partecipato alle scene di giubilo sfidando Bush ad andare a Falluja. Da parte
sua, l’amministra-tore americano in Iraq, Paul Bremer, ha detto oggi che gli
attacchi “non resteranno impuniti” e ha assicurato che non “destabilizzeranno
il cammino verso la stabilità e la democrazia in Iraq”. Ascoltiamo il punto di
vista degli Stati Uniti, nel servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
Le scene raccapriccianti, viste
ieri in Iraq, rimettono in discussione l’intervento militare e soprattutto gli
sforzi per conquistare il consenso della popolazione locale a favore del
progetto di futuro governo democratico avanzato dagli Stati Uniti. Il totale
dei militari morti, fra tutti i contingenti stranieri, ha superato ormai la
soglia dei 600 e si avvicina ormai a 700. Il portavoce della Casa Bianca ha condannato
il linciaggio di Falluja, definendolo orrendo, ma ha aggiunto che la maniera
migliore di onorare le vittime è proseguire gli sforzi per creare la
democrazia. Le scene, non trasmesse dalla tv americane, ricordavano quelle
avvenute in Somalia nel ’93, che spinsero il presidente Clinton a ritirare le
truppe dal Corno d’Africa. La situazione in Iraq è diversa tanto per gli
interessi più diretti di Washington nella riuscita dell’occupazione tanto per
le maggiori forze in campo. Le violenze allungano l’ombra sul passaggio dei
poteri ad un governo locale che gli Stati Uniti vorrebbero completare entro la
fine di giugno.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Ma quanto è verosimile che lo scempio perpetrato
ieri a Fallujah possa innescare una sorta di effetto Mogadiscio? Barbara
Castelli lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale a Baghdad per il
“Sole 24 Ore”:
**********
R. – In questo Paese è sempre
presente il pericolo di una situazione di quel ge-
nere. Ricordiamo che nell’aprile
scorso, a Falluja, fu abbattuto un elicottero americano, come a Mogadiscio,
dove rimasero uccisi una dozzina di soldati statunitensi. L’episodio di ieri,
con la sua inaudita violenza, in qualche modo richiama proprio una situazione
di questo genere.
D. – Pensando a nuovi episodi di
violenza, lanciati da questi strateghi del caos, l’opinione pubblica americana
potrebbe in qualche modo spingere Washing-ton al ritiro?
R. – Le reazioni da valutare
sono due: una è quella, sì, degli americani e l’altra è quella all’interno
dell’Iraq. Queste immagini terrificanti potrebbero avere un effetto addirittura
moltiplicatore sulla situazione interna irachena. E se ci fosse un inasprimento
della tensione e di episodi di questo genere, è evidente che tutta la politica
americana in Iraq dovrebbe essere rivista. Attenzione, però, c’è una data, che
è quella del 30 giugno, quella cioè del passaggio dei poteri ad un governo
temporaneo iracheno. Da qui a quella data, probabilmente, assisteremo ad una
forte instabilità politica. La novità, forse, più interessante è proprio
questa: si sta stringendo una sorta di alleanza contro la costituzione dell’8
marzo e contro l’occupazione americana.
D. – Se la coalizione dovesse
lasciare il Paese, cosa ne sarebbe oggi dell’Iraq?
R. – Io escludo che la
coalizione possa lasciare il Paese prima del termine e tanto meno gi americani.
Penso, soprattutto, all’eventualità di una instabilità costante e continua che
faccia somigliare l’Iraq un po’ all’Algeria degli anni Cinquanta con
l’occupazione francese. In questo senso credo che, forse, davanti a noi avremo
ancora molti anni di destabilizzazione.
**********
I greco-ciprioti e i
turco-ciprioti decideranno sulla riunificazione dell'isola con un referendum il
24 aprile. Le due comunità di Cipro, divise dal 1974, diranno l’ultima parola
sul futuro del Paese dopo che è fallito il tentativo dei leader di trovare un
accordo sul piano di pace del segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. I
negoziati erano cominciati una settimana fa in Svizzera e si sono conclusi
nella notte scorsa con l’impossibilità di raggiungere un accordo anche
sull'ultima stesura del piano. L’obiettivo del negoziato e, infine, del
referendum sarebbe consentire all'isola di aderire unita all'Ue, il prossimo
primo maggio. Se il referendum dovesse concludersi con un no alla
riunificazione, solo la parte greca entrerebbe nell’Ue. Il leader
turco-cipriota, Denktash, da Nicosia ha già annunciato di voler fare campagna
per il “no” al referendum.
Alla seconda, e conclusiva,
giornata di lavori della conferenza internazionale di Berlino sull'Afghanistan,
i ministri degli esteri afghano e di sei Paesi confinanti hanno firmato oggi un
accordo di collaborazione per la lotta all’esportazione di stupefacenti. Si
tratta della ‘Dichiarazione di Berlino per la lotta alla droga’, che prevede la
creazione di una “cintura di sicurezza” che interessa Cina, Pakistan, Iran,
Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan. La produzione e il traffico di droga
sono uno dei maggiori ostacoli al processo democratico in Afghanistan. Secondo
stime dell'Onu, nel 2002 sono state prodotte nel mondo 4.600 tonnellate di
oppio greggio di cui solo in Afghanistan
3.400 tonnellate. Ieri i Paesi donatori si sono accordati per
assicurazioni finanziarie all'Afghanistan per un volume complessivo di circa
8,2 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Nella seconda giornata della
conferenza al centro del dibattito c’è il tema della sicurezza, soprattutto in
vista delle prime elezioni democratiche del Paese che si terranno a settembre.
Nicolas Sarkozy ha esordito nei
suoi nuovi panni di superministro francese dell'Economia assicurando che “tutto
sarà fatto per la crescita, l’occupazione e lo spirito di giustizia”. “Queste
saranno le mie parole-guida”, ha detto l’ex-ministro degli Interni ai
giornalisti durante la cerimonia per il passaggio delle consegne al ministero
dell’Economia. Sarkozy viene considerato l’asso nella manica del nuovo
esecutivo francese presentato ieri pomeriggio. La parola da Parigi a Francesca
Pierantozzi:
**********
La Francia ha un nuovo governo
ed un vecchio primo ministro. Dopo la pesante sconfitta della destra alle
amministrative di domenica, il presidente Jacques Chirac ha deciso di
confermare la fiducia a Jean-Pierre Raffarin, che ha varato il suo terzo
esecutivo. La composizione della squadra è stata laboriosa e l’annuncio dei
nuovi ministri è stato ritardato di ora in ora. Alla fine, la lista dei nomi
non ha riservato grosse sorprese: Nicholas Sarkozy resta l’uomo chiave del
governo. Era stato catapultato agli Interni dopo le presidenziali del 2002,
quando la principale preoccupazione dei francesi era la sicurezza. Oggi, che a
dare pensiero sono la disoccupazione e la precarietà, il “super Sarkozy” vola
all’economia. Per lui, infatti, è stato creato un “superministero” che
raggruppa industria e finanze. A sostituirlo andrà Dominique de Villepin,
l’uomo che disse no agli Stati Uniti e alla guerra in Iraq e che lascia così
gli Esteri, rimpianto non soltanto dalla destra ma anche da buona parte
dell’opinione progressista. Al Quai d’Orsay siederà l’ex commissario europeo
Michel Barnier, che dovrebbe far rientrare la rotta francese verso il vecchio
continente. Infine, alla Giustizia rimane Dominque Perben.
**********
Sono 41 in complesso gli arresti di terroristi
legati al gruppo di estrema sinistra turco Dhkp-C eseguiti stamani in cinque
Paesi: Italia, Turchia, Germania, Belgio e Olanda. Lo ha affermato il portavoce
del ministero dell'interno turco Ibrahim Saracoglu che ha precisato che sono 25
i terroristi arrestati in Turchia stamani. Secondo il portavoce, l'azione,
avvenuta alle 5 di stamani in coordinazione tra le polizie dei cinque Paesi, è
stata innescata da informazioni inviate dall'intelligence turca alle competenti
autorità dei Paesi europei.
Fallito in Bosnia l’ennesimo tentativo di catturare
Radovan Karadzic, l’ex leader dei serbo-bosniaci, ricercato per crimini di
guerra dal Tribunale penale internazionale, la corte che giudica i fatti del
sanguinoso conflitto avvenuto nell’ex Jugoslavia negli anni ’90. Durante il
blitz sono rimasti feriti un religioso ortodosso e suo figlio che si trovavano
in una casa presa d’assalto da un commando della Nato a Pale, nei pressi di
Sarajevo. Sono numerosi gli interrogativi sul perché sia fallito anche questo
tentativo di arrestare il super-ricercato. Giancarlo La Vella ha raccolto il
commento di mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo:
**********
R. – Certamente con i mezzi
sofisticati che ci sono oggi è difficile credere che si possa non sapere dove
si trova una persona in un Paese come il nostro. Penso che tutto questo faccia
parte di un gioco. A cosa serva questo gioco, non saprei dirlo. Comunque, la
situazione in Bosnia peggiora di mese in mese e di anno in anno. Questa situazione politica credo
che blocchi.
D. –
E’ anche vero che finché non vengono catturati tutti coloro che sono accusati
di crimini contro l’umanità durante la guerra civile, la Nato dovrà rimanere
nella regione?
R. – Penso che con la soluzione politica, che è stata
imposta a Dayton, la Nato non potrà mai andare via. Noi dobbiamo cambiare gli
accordi di Dayton, che sono ingiusti quanto il tentativo di coloro che hanno
cominciato l’aggressione e la guerra per dividere la Bosnia. Non è importante
stabilire fino a quando deve rimanere la Nato; è importante stabilire quando si
comincerà a comprendere, con la buona volontà, che l’ingiustizia non può
servire al raggiungimento della pace.
**********
Uno dei più potenti signori
della guerra somali Ali Ahmed, noto come ‘Beerey’, comandante della milizia
leale Musa Sudi Yalahow, è stato ucciso la scorsa notte. Ufficialmente è stato
colpito da ‘fuoco amico’ per errore ma la ricostruzione lascia perplessi molti
osservatori. Da almeno una settimana, in Somalia la parola sembra stia sempre
più tornando alle armi. Violenti scontri si sono avuti nel Medio Giuba tra
sottoclan legati a differenti signori della guerra regionali, con almeno 11
morti. In un’altra battaglia a Mogadiscio sono morte 5 persone. La tensione
cresce in parallelo con l'impressione diffusa negli ambienti diplomatici della
capitale keniana che i negoziati di pace in corso in Kenya dal settembre del
2002, e decollati tra grandi speranze, siano ormai ad un passo dalla
formalizzazione del fallimento, malgrado alcune dichiarazioni ottimistiche di
facciata.
La polizia pachistana ha detto
oggi di aver sventato un piano per assassinare il primo ministro, Zafarullah
Khan Jamali, a Karachi, la città portuale nel sud del Paese. E’ stato arrestato
un membro di un gruppo integralista islamico fuorilegge in possesso di
esplosivo.
Il governo cinese si “oppone
fermamente” alla decisione degli Usa di vendere apparecchi radar a lungo raggio
a Taiwan. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri cinese Kong Quan.
“Il governo cinese si è sempre opposto a vendite da parte degli Usa di armi
avanzate a Taiwan” ha detto Kong, “specialmente in questo momento”, in una
situazione delicata e complicata tra le due sponde dello Stretto di Taiwan. Il
portavoce ha chiesto agli Usa “di rispettare i principi dell'accordo firmato da
Cina ed Usa nel 1982”, gli impegni presi da Washington di ridurre gradualmente
le forniture a Taiwan, e “di non mandare un segnale sbagliato alle forze
indipendentiste di Taiwan”. Ieri, il Pentagono ha annunciato la decisione di
vendere a Taiwan apparecchi radar a lungo raggio per un valore di circa 1,78
miliardi di dollari.
=======ooo=======