RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 240 - Testo della trasmissione di venerdì 27 agosto 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il dolore e la condanna del Papa per la barbara uccisione in Iraq del giornalista italiano, Enzo Baldoni. Un dramma che si riflette anche sulla presenza italiana alle Olimpiadi. Ore decisive per la pace nella città sciita di Najaf dopo l’accordo tra l’ayatollah Al Sistani e il leader radicale Al Sadr: con noi, mons. Fernando Filoni, Barbara Contini e l’on. Mario Pescante

 

L’Icona della Madre di Dio di Kazan “fulcro di coesione” per cattolici e ortodossi: così il cardinale Kasper, nella Messa celebrata ieri in San Pietro. Domani, a Mosca, la consegna dell’icona al Patriarca Alessio II.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Prove di pace tra israeliani e palestinesi al Meeting di Rimini, dove si parla anche delle radici cristiane europee

 

Da Berlino, psichiatri di tutto il mondo invitano gli adulti a tutelare meglio i minori dalle influenze sociali negative: intervista con Ernesto Caffo

 

Supereroi al cinema: escono nelle sale italiane “Spider-Man 2” e “Catwoman”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ferma condanna dell’arcivescovo di San Paolo per il barbaro assassinio di sei senza tetto

 

L’Aids mina il sistema scolastico nello Zambia: i vescovi cattolici esprimono la loro preoccupazione in una lettera pastorale

 

Profanata ieri in India una Chiesa cattolica, nello Stato dell’Orissa.

 

Emergenza profughi in Georgia, per gli scontri delle ultime settimane nell’Ossezia del Sud

 

Appello dell’Onu alla comunità internazionale perché non dimentichi le necessità urgenti di tutta la popolazione sudanese e a non riversare gli aiuti solo nel Darfur

 

Allarmante rapporto congiunto di Unicef e Oms: un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile

 

Si è spento Carl Szokoll, 89 anni, simbolo dell’antinazismo austriaco, tra i congiurati del fallito complotto contro Hitler: seppe evitare nel 1945 la distruzione di Vienna

 

24 ORE NEL MONDO:

Sospetto attentato in Russia, dopo il ritrovamento di tracce di esplosivo tra i rottami di uno degli aerei precipitati

 

La Corte suprema del Cile ha revocato ieri l’immunità ad Augusto Pinochet.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 agosto 2004

 

 

IL DOLORE E LA CONDANNA DEL PAPA PER LA BARBARA UCCISIONE IN IRAQ

DEL GIORNALISTA ITALIANO, ENZO BALDONI.

UN DRAMMA CHE SI RIFLETTE ANCHE SULLA PRESENZA ITALIANA ALLE OLIMPIADI.

ORE DECISIVE PER LA PACE NELLA CITTA’ SCIITA DI NAJAF

DOPO L’ACCORDO TRA L’AYATOLLAH AL SISTANI E IL LEADER RADICALE AL SADR

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Ferma condanna per questo nuovo esecrando crimine” e vicinanza spirituale alla famiglia di Enzo Baldoni: così Giovanni Paolo II esprime il suo profondo cordoglio per la morte del giornalista italiano, ucciso in Iraq. “La Segreteria di Stato – si legge in una dichiarazione del vicedirettore della Sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini - sente il dovere di porgere fervide condoglianze alla famiglia in questo momento di grande dolore ed assicura la spirituale vicinanza del Santo Padre”. Il Papa, si legge ancora, auspica “che si comprenda da parte di tutti l’urgente necessità di rigettare la violenza, per costruire efficacemente” nella “martoriata terra” dell’Iraq una “situazione di rispetto reciproco in un clima di giustizia e di pace”.

 

E l’Italia è sotto shock per l’uccisione di Enzo Baldoni, il reporter rapito, venerdì scorso, dai terroristi dell’Esercito islamico iracheno. La speranza dei familiari di poter riabbracciare il giornalista, collaboratore del settimanale “Diario”, si è infranta ieri notte: alle 23.15 l’emittente Al Jazeera ha dato l’annuncio dell’esecuzione. La tv araba ha deciso di non mostrare le immagini agghiaccianti dell’uccisione, eseguita con un colpo di pistola. La notizia del vile assassinio è stata accolta con sgomento e dolore dalle più alte istituzioni italiane. “Commozione e sdegno” per la “barbara uccisione” sono stati espressi dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che ha chiamato la famiglia di Baldoni a Preci, la cittadina umbra dove viveva il freelance, il cui sindaco ha decretato per oggi il lutto cittadino. Anche la Chiesa irachena esprime solidarietà alla famiglia Baldoni. Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Baghdad il nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni:

 

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R. – La notizia, ovviamente per noi e per come noi viviamo i drammi quotidiani, è giunta in un certo senso non tanto inattesa. La drammaticità della vita quotidiani qui, purtroppo, non lascia grandi speranze quando si verificano episodi come questo. Abbiamo appreso con rammarico la notizia della morte di questo giornalista e naturalmente, parlando anche con il Patriarca dei Caldei, manifestiamo tutta la nostra solidarietà e la nostra preghiera alla famiglia ed ai figli. Questo è un dramma che ha alle spalle, come proscenio, la drammaticità stessa di chi vive in Iraq in questo momento. Può essere di aiuto alla famiglia il pensare che come uomo di pace, questo aspetto non verrà mai meno e sarà tenuto nel cuore e nella mente in tutti coloro che in qualche modo lo hanno conosciuto.

 

D. – Baldoni era, come lei diceva, un “uomo di pace” e quindi sembra davvero incomprensibile questo atto di violenza...

 

R. – In un Paese dove la violenza è quotidiana, purtroppo la distinzione tra ciò che uno nelle sue intenzioni fa non sempre è compresa e non sempre è apprezzata. Dove sono caduti i valori morali, dove vengono meno ogni giorno tutti quegli elementi che portano anche responsabilmente e civilmente a vivere, questa è una ulteriore conferma della drammaticità della situazione.

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Intanto, in Iraq si vivono ore decisive per la pace nella martoriata città di Najaf: stamani, le chiavi del Mausoleo di Ali sono state consegnate dai miliziani di al-Sadr al grande ayatollah Al Sistani, che ieri aveva siglato un accordo con il leader radicale sciita. Sugli ultimi sviluppi, ci riferisce Alessandro Gisotti:

 

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Il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr ha consegnato ufficialmente il mausoleo di Ali al grande ayatollah Al Sistani. L’annuncio lungamente atteso lo ha dato poco fa un collaboratore di Sistani. Ora, il luogo sacro è sotto il controllo della polizia irachena. Sono cinque i punti dell'accordo concluso nelle ultime ore per salvare la città santa sciita di Najaf. Intesa salutata positivamente dal segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Come primo punto è stato stabilito che “Najaf e Kufa devono essere disarmate”. Quindi, la polizia irachena sarà responsabile di ristabilire l'ordine e la pace nelle due città. Anche “La forza multinazionale si dovrà ritirare. Dal canto suo, il governo iracheno verserà degli indennizzi a quanti hanno sofferto durante la crisi”. Infine, tutti i partiti politici dovranno prendere parte al processo che deve condurre alle elezioni generali. L’accordo sembra dare i primi frutti: i miliziani dell’esercito del Mahdi di Al Sadr hanno cominciato a deporre, in appositi punti di raccolta, le loro armi, così come aveva ordinato il leader radicale sciita. Sempre in queste ore, un’autobomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare statunitense nella cittadina di Mosul, ferendo almeno 10 civili iracheni. Dal canto suo, la ditta kuwaitiana presso la quale sono impiegati i 7 camionisti rapiti in Iraq lo scorso 21 luglio ha deciso di accogliere l'ultimatum lanciato dai sequestratori e di sospendere ogni attività nel Paese.

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Un uomo mite, un professionista che amava il proprio lavoro. Così, familiari e colleghi descrivono Enzo Baldoni, che in Iraq si prodigava in favore della popolazione come volontario della Croce Rossa. Il suo assassinio risulta quindi ancora più incomprensibile, anche per la durata brevissima del sequestro. Quest’ennesimo episodio di violenza mostra, dunque, l’estrema difficoltà per l’Iraq di voltare pagina. Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza di Barbara Contini, già governatrice del distretto sud iracheno di Dhi Qar:

 

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R. - Guardi, quella è una zona molto particolare perché è piena di frange miste, non si tratta solamente di una linea politica o di una linea ribelle. Ed è drammatico che, ogni volta, i nostri italiani si trovino in quella zona. Tutto sarebbe stato molto più semplice se fosse successo a Sud, nella zona sciita.

 

D. – Si tratta di lotte per aumentare il potere?

 

R. – Sì, esatto, proprio per il potere che è a Baghdad, diviso tra ministeri e i dicasteri ora in mano ovviamente ai ministri locali, nonostante il presidente Allawi stia cercando di fare un ottimo lavoro. Ci sono delle resistenze fortissime per cercare di avere il controllo in questi mesi, in modo che, dalle elezioni in poi, le persone che adesso prendono il potere cerchino di far valere la loro forza. E in questi mesi la cercano di far valere in questo modo.

 

D. – Il terrorismo in Iraq arriva da fuori?

 

R. – E’ misto. Ci sono frange interne e ci sono anche, sicuramente, corridoi esterni.

 

D. - Dott.ssa Contini, si è molto parlato circa l’ultimatum lanciato dagli uccisori di Enzo Baldoni,  del ruolo delle truppe italiane in Iraq, in questo momento …

 

R. – Guardi, questa presenza è fondamentale per il 99 per cento della popolazione che resta in silenzio e che non è mai intervistata, ma che veramente gode della sicurezza di tutte le forze della coalizione e le forze multinazionali: quella è la popolazione che si deve aiutare, che è la maggioranza, ve lo posso assicurare. Tutti questi terroristi non sono altro che un branco di centinaia di persone gestite da diverse bande ma, di fatto, la popolazione irachena vuole pace e vuole modernizzazione.

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E per onorare la memoria del giornalista italiano, oggi gli atleti azzurri alle Olimpiadi di Atene potrebbero gareggiare con il lutto al braccio. La richiesta è stata fatta dal Coni alle autorità sportive internazionali, dopo che il segretario generale del Comitato Olimpico nazionale e capo-missione ai Giochi, Raffaele Pagnozzi, si è consultato con il ministero degli Esteri, Frattini. La fascia nera al braccio verrebbe portata a cominciare dalla finale di calcio per il bronzo tra Italia e Iraq, oggi pomeriggio, partita dagli evidenti risvolti emotivi.

 

Per ora, il Comitato internazionale olimpico non ha accettato la richiesta della delegazione italiana, in quanto l'iniziativa non risponderebbe allo spirito e alla prassi storica dei Giochi Olimpici. Sul significato della proposta italiana, Giancarlo La Vella ha sentito ad Atene l’on. Mario Pescante, sottosegretario ai Beni culturali con delega per lo sport:

 

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R. - Io sono stato chiamato questa mattina alle 8.30 dal presidente del CIO, il quale ha invitato, con il cuore addolorato, la squadra italiana ad evitare che ci possano essere problemi: si parlava prima di partita sospesa, si parlava di segnale di lutto a tutta la squadra, si parlava di dare la medaglia di bronzo a tutte e due le squadre… Il problema qual è? Che dando dei segnali così visibili, in tutto il mondo, di una vicenda tragica, si possa correre il rischio di un effetto-imitazione, nel senso che i russi, che anche hanno avuto i loro morti e che avevano chiesto di avere un segnale di lutto, poi lo hanno risolto nel loro interno. Ora, la raccomandazione che è venuta dal CIO è di far svolgere questa partita che non è Italia contro Iraq, ma l’Italia e l’Iraq. E’ un incontro, non uno scontro.

 

D. – Comunque, c’è la partecipazione da parte di tutti gli Azzurri e penso la solidarietà da parte di tutto il movimento sportivo attualmente ad Atene…

 

R. – Questo è evidente, anche perché qui c’era un clima, oserei dire, quasi festoso, che oggi è diventato irreale. Capiamo tutti che, finiti i Giochi, si ripiomberà nelle tragedie di questo mondo che non trova pace. Purtroppo, questi Giochi sono stati solo una parentesi e non lasceranno il segno in questo senso, altro che tregua olimpica! Voglio dire che 2700 anni fa, in un mondo che sembrava meno civile, c’era una tregua olimpica: oggi non solo non c’è tregua olimpica ma accade anche un misfatto di questo tipo, che non saprei come definire con aggettivazioni più proprie…

 

D. – E comunque lo sport non demorde: il tentativo di portare un messaggio di pace c’è sempre…

 

R. – Lo sport non solo non demorde, ma proprio l’invito che è stato fatto di continuare ad onorare lo sforzo dei greci ed onorare anche il messaggio di pace e di fraternità è appunto quello non di far finta che nulla sia successo, ma di continuare proprio per evitare che altri non sfruttino la ribalta delle Olimpiadi per atti sconsiderati. Purtroppo, di fermenti e gente che ha voglia di utilizzare questa ribalta nel nostro mondo ce ne sono tanti. Ma non è certamente il caso del giornalista italiano. Credo che questi mascalzoni che lo hanno ucciso, non sapessero neanche che ci fossero le Olimpiadi in corso. Però l’idea di fondo resta che quest’occasione di incontro della gioventù di tutto il mondo continui disperatamente e continui per affermare, appunto, i suoi messaggi di pace, di dialogo e di tolleranza.

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UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Janusz Bolonek, nunzio Apostolico in Uruguay, tre presuli statunitensi in visita ad Limina e gli ambasciatori della Repubblica islamica dell'Iran, Mostafa Boroujerdi, e di Haiti, Carl Henri Guiteau, in visita di congedo.

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Gabon l’arcivescovo Andrés Carrascosa Coso, finora nunzio apostolico nella Repubblica del Congo.

 

In Polonia, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Warszawa-Praga, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Kazimierz Romaniuk. Al suo posto, Giovanni Paolo II ha nominato il vescovo Sławoj Leszek Głódź, finora ordinario militare per la Polonia, conservandogli il titolo di arcivescovo ad personam.

 

 

L’ICONA DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN FULCRO

DI COESIONE PER CATTOLICI E ORTODOSSI: LO HA DETTO IL CARDINALE KASPER,

NELLA MESSA CELEBRATA IERI IN SAN PIETRO, PRIMA DELLA PARTENZA PER MOSCA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un’icona partita dalla Russia ed ora sul punto di ritornarvi “per un importante avvenimento ecumenico”, dopo aver unito - nel vincolo della sua venerazione - i cristiani d’Oriente e d’Occidente, quasi come simbolo di quella piena unità tra cattolici e ortodossi che il Papa auspica venga presto raggiunta. E’ questa l’interpretazione offerta dal cardinale Walter Kasper del ruolo storico e del valore spirituale dell’icona della Madre di Dio di Kazan, che domani verrà solennemente donata al Patriarca ortodosso russo, Alessio II, nella Cattedrale della Dormizione, al Cremlino, secondo il desiderio di Giovanni Paolo II. Il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani - che oggi parte per Mosca a capo di una delegazione della Santa Sede - ha celebrato ieri pomeriggio una concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, dove l’immagine mariana era stata esposta alla venerazione dei fedeli.

 

Attraverso i suoi spostamenti, che la portarono nei primi del Novecento oltre la Cortina di ferro, l’icona della Madre di Dio di Kazan, ha affermato all’omelia il cardinale Kasper, “è diventata un fulcro ed un punto di riferimento per ortodossi e cattolici. La Madonna ci ha come preceduto sulla via del nostro impegno ecumenico, ha anticipato il nostro cammino radunando nella preghiera le due parti divise della cristianità”. Il porporato, nell’invitare tutti i fedeli ad accompagnare con le loro preghiere il viaggio a Mosca della delegazione vaticana, ha espresso un ultimo auspicio: “Speriamo ardentemente che questa venerata Icona, punto di riferimento in passato per la Chiesa ortodossa russa, sia in futuro anche un fulcro di coesione e di unità per i fedeli ortodossi e cattolici che chiedono nella preghiera la loro piena unità”.

 

“Sono convinto – ha aggiunto il presidente del dicastero vaticano - che la Madonna di Kazan, grazie alla sua potente intercessione, sarà il nostro sostegno e la nostra alleata nell'impegno di superare le riserve, le difficoltà, i malintesi e le differenze di fede, che purtroppo ancora esistono tra noi. Grazie ala sua intercessione presso il trono di Dio, essa radunerà perfettamente la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa nell'una ed unica Chiesa di Cristo. La consegna dell’icona al Patriarca Alessio II costituisce un importante avvenimento ecumenico”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

L’apertura della prima pagina è dedicata all’avvenimento della consegna dell’Icona della Madre di Dio di Kazan al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

Sempre in prima, in evidenza l’Iraq con un articolo dal titolo “La disumana ferocia si oppone agli spiragli di pace”, in riferimento al barbaro assassinio del reporter Baldoni e all’accordo che pone fine alle ostilità che da settimane segnano la città di Najaf.

 

Nelle vaticane, l’omelia del cardinale Walter Kasper in occasione della Concelebrazione Eucaristica – nella Basilica Vaticana – alla vigilia della partenza per Mosca della Delegazione della Santa Sede per la cerimonia di consegna dell’Icona della Madre di Dio di Kazan alla Chiesa ortodossa russa.

 

Nelle estere, Russia: trovate tracce di esplosivo in uno dei due aerei precipitati; rivendicazione di un gruppo islamico.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “Oggi” un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Cuori di pietra”: la vicenda del marocchino abbandonato dai datori di lavoro in un capo perché creduto morto.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il dramma del giornalista italiano ucciso in Iraq. Il dolore del presidente della Repubblica.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 agosto 2004

 

 

PROVE DI PACE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI AL MEETING DI RIMINI,

DOVE SI PARLA ANCHE DELLE RADICI CRISTIANE D’EUROPA

 

Israeliani e palestinesi hanno provato a confrontarsi sulla crisi che attanaglia il Medio Oriente. Teatro del dibattito, il Meeting di Rimini che ha visto in platea i ministri degli esteri di entrambi le parti, l’israeliano Silvan Shalom e il palestinese Nabil Shaat. La giornata di oggi ha visto anche rappresentanti della Chiesa intervenire su argomenti di stretta attualità, ma sono state soprattutto le ultime notizie giunte dall’Iraq a catalizzare l’attenzione tra i padiglioni del Meeting di Comunione e liberazione. Da Rimini, Stefano Andrini.

 

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L’ombra tragica dell’uccisione del giornalista italiano Enzo Baldoni è inevitabilmente riverberata sull’incontro, promosso oggi dal Meeting di Rimini, tra lo scrittore cristiano Luca Doninelli e il giornalista musulmano Imad El Atrache, responsabile esteri della Tv satellitare Al Jazeera. Si parla tanto di scontro di culture – ha esordito Doninelli – ma già Tommaso, in tempi in cui gli scontri c’erano davvero, sottolineava che l’incontro non è mai tra culture e religioni, ma tra persone”. Per questo - ha aggiunto - se la storia fosse solo uno scontro di culture non avrebbe senso”. Da parte sua Imad El Atrache ha ricordato il suo incontro ai tempi dell’Università con il movimento di Comunione e Liberazione. Grazie a loro – ha raccontato – ho riscoperto la mia tradizione e sono diventato più musulmano”. Il giornalista di Al Jazeera ha respinto l’interpretazione strumentale dello scontro di culture come chiave di lettura dei drammatici fenomeni in corso. “Se una civiltà è il frutto di un cumulo di bene – si è chiesto – come fa allora a scontrarsi con un’altra?”.

 

Intanto, il Meeting ha riaperto il dibattito sul mancato riconoscimento delle radici giudaico-cristiane nella Costituzione europea, con una tavola rotonda sulla laicità dello Stato. L’arcivescovo Diarmuid Martin, primate di Irlanda, ha sostenuto che lo Stato moderno deve essere caratterizzato non tanto dalla laicità quanto dal pluralismo, in cui è possibile riconosce piena cittadinanza al credente e al non credente, in un progetto comune incentrato sulla dignità della persona, l’unità della famiglia umana e l’integrità del creato. Al contrario – ha concluso mons. Martin – chi cerca di togliere il diritto di cittadinanza al pensiero religioso, relegandolo alla sfera privata, è animato da una volontà antagonista, che alla lunga può ridurre il valore obiettivo dell’art. 51 della Costituzione europea nella salvaguardia delle comunità religiose.

 

Della libertà in America ha parlato l’arcivescovo di Boston, Sean O’Malley, che ha sottolineato come la libertà sia sempre stata un valore fondamentale dell’esperienza americana, che ha contenuto tuttavia, fin dall’inizio, i semi distruttivi di un individualismo capace di condizionare il modo stesso di concepirla. In questo contesto, è importante il contributo della Chiesa per chiarire l’essenza della libertà. La fede – ha concluso mons. O’Malley – ci consente infatti di vedere quello che è la libertà, perché siamo qui e cosa dobbiamo fare.

 

Da Rimini, per la Radio Vaticana, Stefano Andrini.

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DAGLI PSICHIATRI DI TUTTO IL MONDO RIUNITI A BERLINO, UN SEVERO RICHIAMO

ALLA RESPONSABILITA’ DEGLI ADULTI PER PROTEGGERE I MINORI

DA IMPATTI EMOTIVI ED INFLUENZE SOCIALI NEGATIVE

- Intervista con Ernesto Caffo -

 

Duemilacinquecento psichiatri e psicologi di 60 Paesi si sono riuniti a Berlino per dibattere sulla salute mentale di bambini e giovani. Si sono conclusi ieri, nella capitale tedesca, i lavori del 16.mo Congresso mondiale di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: una branca della scienza ancora poco indagata, a fronte di allarmanti studi e ricerche. Gli studiosi della mente umana hanno chiesto una maggiore responsabilità degli adulti verso i minori, perché siano protetti da traumi emotivi ed influenze sociali negative. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Da Berlino è partito un allarme che certo travalica la classe medica, e deve fortemente preoccupare genitori e adulti tutti, ovvero l’aumento dei disturbi mentali nell’età evolutiva. Già oggi l’Organizzazione mondiale della sanità indica che 20 per cento di bambini e adolescenti soffre di problemi neuropsichiatrici e che fra una ventina d’anni sarà il 50 per cento, dunque ben la metà. Ma come è possibile che questo spaventoso dato sia vero? Lo chiediamo al prof. Ernesto Caffo, tra i promotori del Congresso, fondatore in Italia di Telefono Azzurro e presidente della Società europea di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, al nostro microfono dalla capitale tedesca. 

 

R. – Sono dati epidemiologici che nascono da lunghi studi fatti in varie parti del mondo e dimostrano che c’è una maggiore consapevolezza, soprattutto nei Paesi industrializzati, della presenza di disturbi mentali nei bambini, che prima non erano riconosciuti. In particolare, nei bambini molto piccoli: questo è un dato molto importante, perché molte volte ci si accorgeva di bambini con malattie mentali soltanto quando arrivavano all’età scolare per le difficoltà di apprendimento connesse con il disturbo mentale, o molte volte nell’adolescenza, quando i disturbi di comportamento prevalevano anche sulle capacità educative e di integrazione della comunità. Oggi, invece, ci siamo resi conto che questo è un problema che va affrontato globalmente, ed occorre anche dare gli strumenti adeguati alla comunità – alla famiglia in particolare, ma anche agli insegnanti – per poter affrontare questi problemi nel modo migliore possibile.

 

D. – Professor Caffo, spesso sotto accusa è il sistema dei media, in particolare la tv, ma anche cinema, giornali, internet. Che riscontri avete voi neuropsichiatri?

 

R. – Noi vediamo una difficoltà sempre maggiore dei bambini di potere crescere in un contesto protetto, perché mancano molte volte attorno ai bambini le figure di aiuto e di cura necessarie. Quindi, parliamo dei genitori, parliamo di educatori che possono molte volte anche mediare tra bambino e società nello sviluppo. E questo non soltanto perché le immagini televisive sono presenti attorno a lui in modo talvolta invasivo, e talvolta anche molto traumatico, ma anche perché i cambiamenti sociali complessivamente sono molto forti nella comunità e spesso il bambino non è aiutato a capirli, a comprenderli, ad adattarsi adeguatamente. Ecco, credo che dobbiamo in qualche modo riflettere, tutti noi adulti, su come si debba investire sui bambini, aiutarli quando c’è bisogno, quando chiedono spiegazioni e indicazioni su come affrontare la vita sociale, proteggerli quando ci sono situazioni improprie. Questo sicuramente ci porta a dire che anche noi stessi – psichiatri infantili, psicologi – dobbiamo studiare di più gli effetti di questi nuovi media, gli effetti dei cambiamenti sociali sui bambini, perché su questo versante ancora molto deve essere fatto.

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E’ LA STAGIONE DEI SUPER-EROI AL CINEMA: ESCONO NELLE SALE

 LE NUOVE AVVENTURE DI SPIDER-MAN E, DA OGGI, QUELLE DI CATWOMAN,

LA DONNA GATTO ALLE PRESE CON UN PERICOLO MOLTO ORIGINALE

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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“Secondo me c’è un eroe in tutti noi: è lui che ci dà la forza, che ci rende nobili, anche se a volte dobbiamo rinunciare alle cose che desideriamo di più”.

 

La morale è della saggia e determinata zia May: per Spider-Man i tempi si fanno davvero difficili. Nel secondo capitolo della celeberrima saga a fumetti - che il cinema ha accolto trionfalmente - Peter Parker (il volto è ancora una volta quello del bravo Tobey Maguire) è un supereroe in crisi e molto simile agli umani: licenziamenti a catena, rendimento scolastico al tracollo, vita sentimentale a rotoli. Anche le ragnatele, per saltare da un grattacielo all’altro e compiere i quotidiani salvataggi d’ordinanza, non gli escono più: e fortuna che i capitomboli gli procurano soltanto qualche ammaccatura. La mitica tuta rosso-azzurra finisce così nella spazzatura. Per una buona oretta il nuovo film, sempre diretto da Sam Raimi, si concede più alle divagazioni psicologiche che all’avventura. Poi, per fortuna, arriva lo scienziato pazzo, il Dr. Ock, con quattro terrificanti tentacoli metallici, che ne fa di tutti i colori e spinge i personaggi in scene d’azione rutilanti e tecnicamente avveniristiche. Qui il divertimento è assicurato, tra metropolitane impazzite e duelli da vertigini.

 

Su quei medesimi tetti di New York, alle stesse altezze ma forse qualche isolato più in là, non è l’uomo-ragno ma la donna-gatto a vedersela con i cattivi e salvare l’umanità dal disastro. Catwoman è la sensuale e morbida Halle Berry, essenziale tuta di pelle nera e immancabile frusta, diretta in uno strampalato film firmato dal regista francese Pitof. Agilissima e dal carattere felino, tra fusa e soffi minacciosi, deve vendicarsi di una perfida coppia (Lambert Wilson e una marmorea Sharon Stone) che vuole immettere sul mercato un avveniristico cosmetico contro l’invecchiamento, ma dai terrificanti effetti collaterali tenuti ben nascosti. Divertente che la super-eroina debba combattere, questa volta, anche un perverso stile di vita consumistico, metaforicamente rappresentato da una crema di bellezza che tutte le donne vogliono. E’ divertente che talvolta i 43 gatti usati nel film, tutti meravigliosi, quasi siano capaci di recitare meglio dei loro colleghi.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

27 agosto 2004

 

 

FERMA CONDANNA DELL’ARCIVESCOVO DI SAN PAOLO PER IL BARBARO ASSASSINIO

DI SEI SENZA TETTO. ANCORA SCONOSCIUTI GLI AUTORI DEL FOLLE GESTO

 

SAN PAOLO. = “Questa violenza e crudeltà sono inaccettabili e devono essere vigorosamente ripudiate”. Con queste parole il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo, in una nota ufficiale, ha duramente condannato l’uccisione di sei senza-fissa-dimora, assassinati da ignoti nel centro della metropoli brasiliana. Il porporato ha definito le vittime, appartenenti al popolo indigeno brasiliano, “nostri fratelli che sono parte negletta e sofferente della popolazione della nostra città”, sottolineando che la Chiesa “ha molte volte gridato la necessità di aiutare coloro che sono obbligati a vivere nelle nostre strade, senza rifugio, in nome di un dovere di umanità e per la fede in Gesù Cristo, che va riconosciuto in ogni persona, specialmente i poveri e i disabili”. La scorsa settimana, riferisce l’agenzia Misna, un gruppo di sconosciuti ha aggredito alcuni ‘homeless’ che dormivano nelle vie del centro della capitale economica del Brasile: sei persone sono morte per le gravi fratture riportate alle testa, mentre altre dieci sono state gravemente ferite. La polizia sospetta che a commettere il crimine sia stata una banda organizzata di estremisti di destra. “È venuto il momento per noi e la nostra intera società di riflettere profondamente sulle nostre responsabilità sociali – si legge ancora nella nota del cardinale Hummes – e di non sfuggire da ciò che dovrebbe essere fatto sopra ogni altra cosa: prendersi cura di ogni essere umano”. Secondo le organizzazioni di assistenza sociale a San Paolo, metropoli di 10,5 milioni di abitanti, senza contare i distretti periferici, 10.000 persone vivono per la strada. (B.C.)

 

 

L’AIDS MINA IL SISTEMA SCOLASTICO NELLA ZAMBIA:

 I VESCOVI CATTOLICI ESPRIMONO

LA LORO PREOCCUPAZIONE IN UNA LETTERA PASTORALE, INVITANDO IL GOVERNO

A NON RISPARMIARE LE ENERGIE DINANZI A QUESTA SFIDA

 

LUSAKA. = In una lettera pastorale, i vescovi cattolici della Zambia hanno indicato nell’Aids e nella carenza di professori le due principali minacce al sistema scolastico del Paese africano. Il documento di tre pagine, presentato al ministero dell’Istruzione di Lusaka e alle competenti autorità nazionali, fa il punto sulla situazione scolastica, minata dalla larga diffusione del virus dell’Hiv e della conseguente sindrome di immunodeficienza acquisita (Sida/Aids). “La malattia – si legge nel documento – è  responsabile dell’assenteismo crescente nelle aule delle scuole del Paese e della riduzione del numero di professori e insegnanti”. “L’epidemia è, dunque, una delle sfide principali che il nostro Paese e il suo sistema educativo dovranno affrontare”. Viene anche ricordata la scarsità di risorse finanziarie e si chiede al governo di “dare reale priorità all’istruzione, a tutti i livelli”. Secondo le ultime stime dell’Unaids, ente delle Nazioni Unite per l’Aids, il 19% di tutta la popolazione adulta del Paese è sieropositiva. (B.C.)

 

 

PROFANATA IERI IN INDIA UNA CHIESA CATTOLICA, NELLO STATO DELL’ORISSA.

LA CONFERENZA EPISCOPALE LOCALE RICHIAMA TUTTI AL RISPETTO

 

NEW DELHI. = La Conferenza episcopale indiana (Cbci) ha fermamente condannato oggi l’assalto vandalico alla chiesa di Raikia, nel distretto di Kandhamal nello Stato dell’Orissa. “Templi, moschee, chiese e gurudwaras (templi sikh) sono luoghi sacri per tutti – ha detto il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Telesphore Placidus Toppo – e non si dovrebbe far nulla per sminuire la loro santità. Faccio appello a quelli che hanno profanato la chiesa in Orissa perché rispettino le convinzioni e i sentimenti religiosi dei loro fratelli e sorelle”. Ieri una folla di trecento persone ha fatto irruzione nella chiesa della parrocchia di Raikia e fatto a pezzi statue e immagini sacre, bruciando le Bibbie e staccando il Tabernacolo dalla sua sede. Il parroco, padre Alphonse, ha precisato che al momento dell’aggressione era presente la polizia. “L’India – ha detto il segretario generale della Cbci, mons. Percival Fernandez – è conosciuta per la sua tolleranza per le altre religioni da secoli e coloro che commettono questi atti odiosi fanno un danno all’umanità”. (B.C.)

 

 

EMERGENZA PROFUGHI IN GEORGIA PER GLI SCONTRI DELLE ULTIME SETTIMANE NELL’OSSEZIA DEL SUD. COLPITI SOPRATTUTTO DONNE E BAMBINI

 

TBILISI. = Il direttore della Caritas nazionale della Georgia ha chiesto aiuti d’urgenza per i profughi che hanno abbandonato le proprie case per l’acuirsi degli scontri tra esercito regolare e forze separatiste della provincia dell’Ossezia del Sud. Si tratta di una piccola regione montuosa di circa 100.000 abitanti a nord del Paese, che controlla però uno dei passi più importanti del Caucaso. Le forze separatiste lottano per ricongiungersi alla restante parte dell’originaria regione dell’Ossezia, appartenente alla Russia. “Sono stato personalmente in due delle zone dove la popolazione è fuggita – racconta il direttore della Caritas Georgia, padre Witold Szulczynski – lì ci sono attualmente circa 1.500 profughi. Solo in un vecchio albergo di Borjoni se ne contano più di 350 e il 70% sono bambini”. “Questa gente disperata – ha aggiunto – ha bisogno di tutto”. Il direttore di Caritas Georgia e alcuni operatori hanno portato ai profughi due camion di aiuti carichi di 1.000 completi di biancheria nuova da letto, alcune tonnellate di viveri, riso e pasta. Ed ancora vestiario, medicinali, detersivi, saponette, spazzole per denti, latte in polvere e pannolini per i numerosi bambini più piccoli. La rete internazionale della Caritas si è subito attivata per sostenere quanto la Caritas della Georgia e il nunzio apostolico, mons. Claudio Gugerotti, stanno già facendo con le risorse della Chiesa locale. (B.C.)

 

 

APPELLO DELL’ONU ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE A NON DIMENTICARE

LE NECESSITA’ URGENTI DI TUTTA LA POPOLAZIONE SUDANESE E A NON RIVERSARE

GLI AIUTI SOLO ALLA REGIONE DEL DARFUR, TEATRO DI VIOLENTI SCONTRI ETNICI

 

GINEVRA. = Mancano ancora 434 milioni di dollari sui 722 necessari per gli aiuti umanitari urgenti del Sudan. Lo ha affermato ieri a Ginevra il coordinatore dell’Onu per il Paese africano, Manuel Aranda da Silva. “Nonostante il numero delle persone sfollate sia fortemente aumentato in questi ultimi mesi nel Darfur – si legge in un comunicato – la comunità internazionale non deve dimenticare le sofferenze di milioni di persone vulnerabili che lottano per la sopravvivenza altrove nel Sudan e aiutare il ritorno spontaneo degli sfollati verso il sud del Paese. Dall’inizio dell’anno ad agosto, circa 100 mila persone sono volontariamente rientrare nei propri villaggi nel sud, ma qui la popolazione divide le già scarse risorse con altre persone venute da altre zone, aumentando così la carenza di viveri soprattutto nel nord della provincia di Bahr El-Ghazal”. Dall’inizio della guerra civile nel Darfur, nel febbraio 2003, sono morte tra 30 a 50 mila persone, 1 milione  e 200 mila sono state cacciate dalle loro terre ed oltre 200 mila si sono rifugiate nel vicino Ciad. (R.G.)

 

 

ALLARMANTE RAPPORTO CONGIUNTO DI UNICEF E OMS: UN  MILIARDO DI PERSONE

NEL MONDO NON HA ACCESSO ALL’ACQUA POTABILE. SI ALLONTANA COSI’

 LA POSSIBILITA’ DI CENTRARE QUESTO “OBIETTIVO DEL MILLENNIO”

 

GINEVRA. = Oltre 2,6 miliardi di persone, più del 40% della popolazione mondiale, non dispongono di installazioni sanitarie sufficienti e più di un miliardo beve acqua non potabile. E’ la denuncia contenuta nel rapporto congiunto del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il documento valuta gli sforzi compiuti tra il 1990 e il 2002 nell’ambito degli “Obiettivi del millennio”, che prevedevano il miglioramento delle condizioni di igiene e di accesso all’acqua nel mondo entro il 2015. Le regioni più a rischio sono quelle in via di sviluppo, come l’Africa sub-sahariana e diverse aree dell’Asia, mentre sono i bambini i primi ad ammalarsi e a morire per malattie causate dalla carente qualità di acqua e servizi igienici. “La crescente disparità tra chi ha e chi non ha nulla – ha dichiarato il direttore generale dell’Unicef, Carol Bellamy – causa ogni giorno la morte di 4.000 bambini ed è all’origine di gran parte delle 10 milioni di morti infantili che si verificano ogni anno”. Con l’aumento della popolazione, 800 milioni di persone saranno ancora private di acqua potabile entro il 2015. L’Onu ha, inoltre, calcolato che 40 miliardi di ore sono perse ogni anno in Africa per assicurare l’approvvigionamento dell’acqua, un compito pesante, assicurato soprattutto dalle donne. “I Paesi devono mettere in campo la volontà politica e le risorse economiche necessarie – ha ammonito il direttore generale dell’Oms, Lee Jong-wook – se ciò non avverrà vi è il rischio di escludere milioni o perfino miliardi di persone dal processo di sviluppo”. (B.C.)

 

 

SI E’ SPENTO CARL SZOKOLL, 89 ANNI, SIMBOLO DELL’ANTINAZISMO AUSTRIACO,

TRA I CONGIURATI DEL FALLITO COMPLOTTO CONTRO HITLER:

SEPPE EVITARE NEL 1945 LA DISTRUZIONE DI VIENNA

 

VIENNA. = E' morto a Vienna Carl Szokoll, 89 anni, considerato il salvatore di Vienna dalla distruzione nel 1945. Alla fine della Seconda guerra mondiale Szokoll era in servizio come maggiore presso il Comando militare della capitale austriaca. Aveva partecipato al fallito complotto contro Adolf Hitler organizzato dal conte Klaus von Stauffenberg per il 20 luglio del 1944. Dopo il fallimento dell'attentato - Szokoll non venne identificato tra i cospiratori - dedicò le sue energie all'operazione “Radetzky” in collaborazione con la resistenza austriaca, riuscendo a negoziare con le truppe dell'Armata Rossa la resa rapida e senza combattimenti di Vienna, risparmiando distruzioni pesanti, come era invece successo a Varsavia, Budapest e Berlino per i combattimenti tra occupanti tedeschi ed esercito sovietico. Dopo la guerra, Szokoll lavorò come autore e produttore cinematografico. Una delle sue opere più famose è il film “L'ultimo ponte” del 1953. La sua morte è avvenuta mercoledì scorso in un ospedale viennese, secondo quanto riferisce oggi la stampa austriaca. (R.G.)        

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 agosto 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Vanno avanti in Russia le indagini sulle due sciagure aeree avvenute nella notte tra martedì e mercoledì nel sud del Paese. Non si esclude un ruolo della guerriglia cecena, alla vigilia del voto di domani per le presidenziali nella Repubblica caucasica, ma questa mattina un gruppo islamico ha rivendicato il dirottamento dei due aerei. Poco prima, gli inquirenti russi avevano reso noto di avere rilevato tracce di esplosivo sui rottami di uno del Tupolev. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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C’erano due donne cecene sui voli della morte. L’FSB, l’ex KGB, è riuscita ad identificarle: una delle due ha cambiato il proprio biglietto all’ultimo momento salendo sul Tupolev 154 diretto a Soci. I loro resti non sono stati ancora trovati e nessuno dei loro familiari si è fatto vivo per recuperare le salme. “Sui rottami del Tupolev 154 ci sono tracce di esplosivo - lo ha confermato il portavoce dell’FSB – e la sostanza dinamitarda è la stessa utilizzata per i sanguinosi attentati dell’estate ’99, quando saltarono in aria alcune abitazioni civili a Mosca, provocando la morte di oltre 300 persone”. E’ l’inizio della seconda guerra cecena. Sul Tupolev 134, invece, gli accertamenti proseguono. Presto si attendono i risultati. Vi sono problemi per la lettura delle cinque scatole nere recuperate. Un gruppo islamico, legato ad Al Qaeda, ha rivendicato l’abbattimento dei due velivoli in un messaggio recapitato via Internet.

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Ma qual è il confine tra separatismo ceceno e terrorismo islamico? Risponde da Mosca il corrispondente del Tg1, Sergio Canciani, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. - Il confine sta proprio nell’integralismo. In Cecenia è attualmente in atto anche un conflitto interno tra i separatisti: un gruppo sempre più debole è guidato dal presidente non riconosciuto dalla Russia, Maskhadov, disposto ad un negoziato perché il suo campo di azione è quello politico. Negli ultimi anni ha invece avuto il sopravvento il gruppo legato all’integralismo islamico, quello che marcia in sintonia – in qualche modo – con l’azione terroristica di Al Qaeda. Questo gruppo conta moltissimi uomini – si dice circa 10 mila – ed è ben armato e finanziato. Il problema dell’integralismo islamico è serio. In Russia, ci sono altri 25 milioni di musulmani che invece hanno posizioni molto moderate e che vivono con il resto della popolazione.

 

D. – Gli Stati Uniti fecero subito una lista nera dei Paesi che finanziavano il terrorismo. Se dovesse farlo la Russia questa lista, quali Paesi ci metterebbe?

 

R. – Il Cremlino in questo è molto prudente, perché cerca di non rompere le molteplici relazioni, non solo democratiche ma anche economiche, con il mondo arabo. Il sospetto è che questa gente provenga dall’Afghanistan e che si sostenga con il commercio della droga. Naturalmente, i russi possono essere coinvolti anche in questo commercio.

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In Medio Oriente, due soldati israeliani sono stati arrestati dalle autorità militari dello Stato ebraico perché sospettati di aver ucciso senza motivo un palestinese lo scorso mese di ottobre a Rafah. Lo scrive il quotidiano Yediot Ahronot, precisando che si tratta del primo caso del genere in quattro anni di Intifada.

 

Proseguono le udienze preliminari per quattro prigionieri detenuti nella base militare statunitense di Guantanamo, a Cuba: il presunto tesoriere di Al Qaeda, Ibrahim Ahmed Mahmoud Al Qosi, comparirà oggi pomeriggio davanti alla commissione militare. Le autorità americane ritengono che Qosi si sia a lungo occupato della gestione della contabilità per conto di Al Qaeda.

 

Il Parlamento del Pakistan si riunisce oggi per eleggere il nuovo primo ministro. I candidati sono Shaukat Aziz, ex ministro delle Finanze e vicino al presidente Pervez Musharraf, ed il leader dell’opposizione attualmente in carcere con l’accusa di istigazione alla ribellione, Javed Hashmi. Shaukat Aziz, dato per favorito dai sondaggi, dovrebbe subentrare a Chaundhry Shujaat Hussain, che ha lasciato l’incarico di premier dopo un mese di mandato.

 

In India è salito ad almeno 6 morti il drammatico bilancio dei due attentati condotti ieri contro due autobus, nel nord est del Paese. Gli attacchi sono stati rivendicati da un gruppo di ribelli che combattono da 25 anni per ottenere l'indipendenza dello Stato dell’Assam.

 

In Colombia, due poliziotti sono rimasti uccisi e altre sette persone sono rimaste ferite in seguito alla deflagrazione di una bomba, esplosa questa notte a Bogotà davanti ad un comando di polizia. Secondo gli inquirenti la sanguinosa azione potrebbero essere stata compiuta dai guerriglieri delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia.

 

La Corte Suprema del Cile ha revocato ieri l’immunità ad Augusto Pinochet. L’ex dittatore, 89.enne, dovrà rispondere ai giudici sulla cosiddetta “Operazione Condor”: fra gli anni Settanta ed Ottanta, migliaia di oppositori politici furono arrestati e molti di loro vennero uccisi. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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E’ la seconda volta, dal 2000, che Pinochet perde l’immunità. La prima fu per il processo sulla “carovana della morte” realizzata, dopo il golpe, per arrestare i più accesi militanti del governo di “Unidad popolar”. Ma nel 2002 la Corte Suprema sospese questa causa, accettando i risultati degli esami medici, secondo i quali l’ex-presidente di fatto soffriva di una demenza vascolare moderata, che gli impediva di sostenere qualsiasi interrogatorio. Ma una lucida intervista, da lui concessa mesi fa, ha riaperto i giochi complicando il suo futuro, reso già difficile dalla recente scoperta di conti bancari illegali negli Stati Uniti e dall’implicazione nelle indagini sulla morte del cantante Victor Jara.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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In Venezuela, il Consiglio nazionale elettorale (CNE) ha reso noto i risultati definitivi del referendum dello scorso 15 agosto per la revoca del mandato del presidente Hugo Chavez: il 59,25% degli elettori ha detto “no” ed il 40,74% ha invece espresso il voto contrario. L’assenteismo è stato del 30%.

 

Dopo la profonda crisi economica che ha recentemente devastato l’Argentina, le piaghe sociali della delinquenza e della precarietà del mercato del lavoro continuano a devastare il Paese sudamericano. Migliaia di persone hanno partecipato ieri sera a Buenos Aires, davanti alla sede del Parlamento, ad una manifestazione indetta per chiedere maggiori misure di sicurezza e leggi più dure contro le bande criminali responsabili di rapimenti. E sempre nella capitale, diversi gruppi di disoccupati hanno manifestato a Plaza de Mayo per protestare contro l’arresto del loro leader, Raul Castells.

 

Il governo cubano ha annunciato la rottura “a tempo indefinito” delle relazioni diplomatiche con Panama. La decisione è stata presa dopo l’indulto concesso dal presidente panamense, Mireya Moscoso, a quattro cubani precedentemente condannati per aver progettato, nel novembre del 2000, un attentato contro il presidente cubano, Fidel Castro.

 

Negli Stati Uniti, nel carcere di Huntsville in Texas, è stata eseguita ieri la condanna a morte inflitta a James Allridge per avere ucciso un commesso durante una rapina. Prima di subire l’iniezione letale, Allridge ha salutato e ringraziato la sua famiglia per il sostegno ricevuto e ha chiesto perdono alla famiglia della sua vittima.

 

Si allontana una soluzione della crisi in Darfur. All’inviato dell’Onu, Jan Pronk, il governo di Khartoum ha ribadito il rifiuto dell’ultimatum, che imponeva il disarmo delle milizie Janjawid entro lunedì prossimo, pena sanzioni da parte del Palazzo di vetro. Il Programma alimentare mondiale ha ripreso, intanto, l’invio di aiuti diretti ai circa 140 mila sfollati dei campi della zona di El Geneina.

 

I governi di Malabo e Pretoria hanno avviato le discussioni per l’estradizione di Mark Thatcher, figlio dell’ex premier del Regno Unito, arrestato mercoledì scorso nella sua residenza di Città del Capo, perché sospettato di essere coinvolto in un fallito colpo di Stato compiuto in Guinea Equatoriale.

 

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