RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
240 - Testo della trasmissione di venerdì 27 agosto 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Supereroi al cinema: escono
nelle sale italiane “Spider-Man 2” e “Catwoman”.
CHIESA E SOCIETA’:
Ferma condanna dell’arcivescovo di San Paolo per
il barbaro assassinio di sei senza tetto
Profanata ieri in India una Chiesa cattolica,
nello Stato dell’Orissa.
Emergenza profughi in Georgia, per gli scontri delle ultime
settimane nell’Ossezia del Sud
Sospetto attentato in
Russia, dopo il ritrovamento di tracce di esplosivo tra i rottami di uno degli
aerei precipitati
La Corte suprema del
Cile ha revocato ieri l’immunità ad Augusto Pinochet.
27 agosto 2004
IL DOLORE E LA CONDANNA DEL PAPA
PER LA BARBARA UCCISIONE IN IRAQ
DEL GIORNALISTA ITALIANO, ENZO
BALDONI.
UN DRAMMA CHE SI RIFLETTE ANCHE
SULLA PRESENZA ITALIANA ALLE OLIMPIADI.
ORE DECISIVE PER LA PACE
NELLA CITTA’ SCIITA DI NAJAF
DOPO L’ACCORDO TRA
L’AYATOLLAH AL SISTANI E IL LEADER RADICALE AL SADR
- A cura di Alessandro
Gisotti -
“Ferma condanna per questo nuovo esecrando crimine”
e vicinanza spirituale alla famiglia di Enzo Baldoni: così Giovanni Paolo II
esprime il suo profondo cordoglio per la morte del giornalista italiano, ucciso
in Iraq. “La Segreteria di Stato – si legge in una dichiarazione del
vicedirettore della Sala stampa vaticana, padre Ciro Benedettini - sente il
dovere di porgere fervide condoglianze alla famiglia in questo momento di
grande dolore ed assicura la spirituale vicinanza del Santo Padre”. Il Papa, si
legge ancora, auspica “che si comprenda da parte di tutti l’urgente necessità
di rigettare la violenza, per costruire efficacemente” nella “martoriata terra”
dell’Iraq una “situazione di rispetto reciproco in un clima di giustizia e di
pace”.
E l’Italia è sotto shock per
l’uccisione di Enzo Baldoni, il reporter rapito, venerdì scorso, dai terroristi
dell’Esercito islamico iracheno. La speranza dei familiari di poter riabbracciare
il giornalista, collaboratore del settimanale “Diario”, si è infranta ieri
notte: alle 23.15 l’emittente Al Jazeera ha dato l’annuncio dell’esecuzione. La
tv araba ha deciso di non mostrare le immagini agghiaccianti dell’uccisione,
eseguita con un colpo di pistola. La notizia del vile assassinio è stata
accolta con sgomento e dolore dalle più alte istituzioni italiane. “Commozione
e sdegno” per la “barbara uccisione” sono stati espressi dal presidente della
Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che ha chiamato la famiglia di Baldoni a Preci,
la cittadina umbra dove viveva il freelance, il cui sindaco ha decretato
per oggi il lutto cittadino. Anche la Chiesa irachena esprime solidarietà alla
famiglia Baldoni. Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Baghdad il
nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni:
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R. – La notizia, ovviamente per
noi e per come noi viviamo i drammi quotidiani, è giunta in un certo senso non
tanto inattesa. La drammaticità della vita quotidiani qui, purtroppo, non
lascia grandi speranze quando si verificano episodi come questo. Abbiamo
appreso con rammarico la notizia della morte di questo giornalista e
naturalmente, parlando anche con il Patriarca dei Caldei, manifestiamo tutta la
nostra solidarietà e la nostra preghiera alla famiglia ed ai figli. Questo è un
dramma che ha alle spalle, come proscenio, la drammaticità stessa di chi vive
in Iraq in questo momento. Può essere di aiuto alla famiglia il pensare che
come uomo di pace, questo aspetto non verrà mai meno e sarà tenuto nel cuore e
nella mente in tutti coloro che in qualche modo lo hanno conosciuto.
D. – Baldoni era, come lei
diceva, un “uomo di pace” e quindi sembra davvero incomprensibile questo atto
di violenza...
R. – In un Paese dove la
violenza è quotidiana, purtroppo la distinzione tra ciò che uno nelle sue
intenzioni fa non sempre è compresa e non sempre è apprezzata. Dove sono caduti
i valori morali, dove vengono meno ogni giorno tutti quegli elementi che
portano anche responsabilmente e civilmente a vivere, questa è una ulteriore
conferma della drammaticità della situazione.
**********
Intanto, in Iraq si vivono ore decisive per la pace
nella martoriata città di Najaf: stamani, le chiavi del Mausoleo di Ali sono
state consegnate dai miliziani di al-Sadr al grande ayatollah Al Sistani, che
ieri aveva siglato un accordo con il leader radicale sciita. Sugli ultimi
sviluppi, ci riferisce Alessandro Gisotti:
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Il leader
radicale sciita Moqtada al-Sadr ha consegnato ufficialmente il mausoleo di Ali
al grande ayatollah Al Sistani. L’annuncio lungamente atteso lo ha dato poco fa
un collaboratore di Sistani. Ora, il luogo sacro è sotto il controllo della
polizia irachena. Sono cinque i punti dell'accordo concluso nelle ultime ore
per salvare la città santa sciita di Najaf. Intesa salutata positivamente dal
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Come primo punto è stato stabilito
che “Najaf e Kufa devono essere disarmate”. Quindi, la polizia irachena sarà
responsabile di ristabilire l'ordine e la pace nelle due città. Anche “La forza
multinazionale si dovrà ritirare. Dal canto suo, il governo iracheno verserà
degli indennizzi a quanti hanno sofferto durante la crisi”. Infine, tutti i
partiti politici dovranno prendere parte al processo che deve condurre alle
elezioni generali. L’accordo sembra dare i primi frutti: i miliziani
dell’esercito del Mahdi di Al Sadr hanno cominciato a deporre, in appositi
punti di raccolta, le loro armi, così come aveva ordinato il leader radicale
sciita. Sempre in queste ore, un’autobomba è esplosa al passaggio di un
convoglio militare statunitense nella cittadina di Mosul, ferendo almeno 10
civili iracheni. Dal canto suo, la ditta kuwaitiana presso la quale sono
impiegati i 7 camionisti rapiti in Iraq lo scorso 21 luglio ha deciso di
accogliere l'ultimatum lanciato dai sequestratori e di sospendere ogni attività
nel Paese.
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Un uomo mite, un professionista
che amava il proprio lavoro. Così, familiari e colleghi descrivono Enzo
Baldoni, che in Iraq si prodigava in favore della popolazione come volontario
della Croce Rossa. Il suo assassinio risulta quindi ancora più incomprensibile,
anche per la durata brevissima del sequestro. Quest’ennesimo episodio di
violenza mostra, dunque, l’estrema difficoltà per l’Iraq di voltare pagina.
Fabio Colagrande ha raccolto la testimonianza di Barbara Contini, già
governatrice del distretto sud iracheno di Dhi Qar:
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R. - Guardi, quella è una zona
molto particolare perché è piena di frange miste, non si tratta solamente di
una linea politica o di una linea ribelle. Ed è drammatico che, ogni volta, i
nostri italiani si trovino in quella zona. Tutto sarebbe stato molto più
semplice se fosse successo a Sud, nella zona sciita.
D. – Si tratta di lotte per
aumentare il potere?
R. –
Sì, esatto, proprio per il potere che è a Baghdad, diviso tra ministeri e i dicasteri
ora in mano ovviamente ai ministri locali, nonostante il presidente Allawi stia
cercando di fare un ottimo lavoro. Ci sono delle resistenze fortissime per
cercare di avere il controllo in questi mesi, in modo che, dalle elezioni in
poi, le persone che adesso prendono il potere cerchino di far valere la loro
forza. E in questi mesi la cercano di far valere in questo modo.
D. – Il terrorismo in Iraq
arriva da fuori?
R. – E’ misto. Ci sono frange
interne e ci sono anche, sicuramente, corridoi esterni.
D. - Dott.ssa Contini, si è
molto parlato circa l’ultimatum lanciato dagli uccisori di Enzo Baldoni, del ruolo delle truppe italiane in Iraq, in
questo momento …
R. – Guardi, questa presenza è
fondamentale per il 99 per cento della popolazione che resta in silenzio e che
non è mai intervistata, ma che veramente gode della sicurezza di tutte le forze
della coalizione e le forze multinazionali: quella è la popolazione che si deve
aiutare, che è la maggioranza, ve lo posso assicurare. Tutti questi terroristi
non sono altro che un branco di centinaia di persone gestite da diverse bande
ma, di fatto, la popolazione irachena vuole pace e vuole modernizzazione.
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E per
onorare la memoria del giornalista italiano, oggi gli atleti azzurri alle Olimpiadi
di Atene potrebbero gareggiare con il lutto al braccio. La richiesta è stata
fatta dal Coni alle autorità sportive internazionali, dopo che il segretario
generale del Comitato Olimpico nazionale e capo-missione ai Giochi, Raffaele
Pagnozzi, si è consultato con il ministero degli Esteri, Frattini. La fascia
nera al braccio verrebbe portata a cominciare dalla finale di calcio per il bronzo
tra Italia e Iraq, oggi pomeriggio, partita dagli evidenti risvolti emotivi.
Per
ora, il Comitato internazionale olimpico non ha accettato la richiesta della delegazione
italiana, in quanto l'iniziativa non risponderebbe allo spirito e alla prassi
storica dei Giochi Olimpici. Sul significato della proposta italiana, Giancarlo
La Vella ha sentito ad Atene l’on. Mario Pescante, sottosegretario ai Beni
culturali con delega per lo sport:
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R. - Io
sono stato chiamato questa mattina alle 8.30 dal presidente del CIO, il quale
ha invitato, con il cuore addolorato, la squadra italiana ad evitare che ci
possano essere problemi: si parlava prima di partita sospesa, si parlava di
segnale di lutto a tutta la squadra, si parlava di dare la medaglia di bronzo a
tutte e due le squadre… Il problema qual è? Che dando dei segnali così
visibili, in tutto il mondo, di una vicenda tragica, si possa correre il
rischio di un effetto-imitazione, nel senso che i russi, che anche hanno avuto
i loro morti e che avevano chiesto di avere un segnale di lutto, poi lo hanno
risolto nel loro interno. Ora, la raccomandazione che è venuta dal CIO è di far
svolgere questa partita che non è Italia contro Iraq, ma l’Italia e l’Iraq. E’
un incontro, non uno scontro.
D. –
Comunque, c’è la partecipazione da parte di tutti gli Azzurri e penso la solidarietà
da parte di tutto il movimento sportivo attualmente ad Atene…
R. –
Questo è evidente, anche perché qui c’era un clima, oserei dire, quasi festoso,
che oggi è diventato irreale. Capiamo tutti che, finiti i Giochi, si ripiomberà
nelle tragedie di questo mondo che non trova pace. Purtroppo, questi Giochi
sono stati solo una parentesi e non lasceranno il segno in questo senso, altro
che tregua olimpica! Voglio dire che 2700 anni fa, in un mondo che sembrava
meno civile, c’era una tregua olimpica: oggi non solo non c’è tregua olimpica
ma accade anche un misfatto di questo tipo, che non saprei come definire con aggettivazioni
più proprie…
D. – E
comunque lo sport non demorde: il tentativo di portare un messaggio di pace c’è
sempre…
R. – Lo
sport non solo non demorde, ma proprio l’invito che è stato fatto di continuare
ad onorare lo sforzo dei greci ed onorare anche il messaggio di pace e di
fraternità è appunto quello non di far finta che nulla sia successo, ma di
continuare proprio per evitare che altri non sfruttino la ribalta delle
Olimpiadi per atti sconsiderati. Purtroppo, di fermenti e gente che ha voglia
di utilizzare questa ribalta nel nostro mondo ce ne sono tanti. Ma non è certamente
il caso del giornalista italiano. Credo che questi mascalzoni che lo hanno
ucciso, non sapessero neanche che ci fossero le Olimpiadi in corso. Però l’idea
di fondo resta che quest’occasione di incontro della gioventù di tutto il mondo
continui disperatamente e continui per affermare, appunto, i suoi messaggi di
pace, di dialogo e di tolleranza.
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UDIENZE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto
nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Janusz Bolonek,
nunzio Apostolico in Uruguay, tre presuli statunitensi in visita ad Limina e
gli ambasciatori della Repubblica islamica dell'Iran, Mostafa Boroujerdi, e di
Haiti, Carl Henri Guiteau, in visita di congedo.
Il Papa ha
nominato nunzio apostolico in Gabon l’arcivescovo Andrés Carrascosa Coso, finora
nunzio apostolico nella Repubblica del Congo.
In Polonia, il Pontefice ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Warszawa-Praga,
presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Kazimierz Romaniuk. Al suo
posto, Giovanni Paolo II ha nominato il vescovo Sławoj Leszek
Głódź, finora ordinario militare per la Polonia, conservandogli il
titolo di arcivescovo ad personam.
L’ICONA DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN FULCRO
DI COESIONE PER CATTOLICI E ORTODOSSI: LO HA DETTO
IL CARDINALE KASPER,
NELLA MESSA CELEBRATA IERI IN SAN PIETRO, PRIMA
DELLA PARTENZA PER MOSCA
- A cura di Alessandro De Carolis -
Un’icona partita dalla Russia ed ora sul punto di ritornarvi “per un
importante avvenimento ecumenico”, dopo aver unito - nel vincolo della sua venerazione
- i cristiani d’Oriente e d’Occidente, quasi come simbolo di quella piena unità
tra cattolici e ortodossi che il Papa auspica venga presto raggiunta. E’ questa
l’interpretazione offerta dal cardinale Walter Kasper del ruolo storico e del valore
spirituale dell’icona della Madre di Dio di Kazan, che domani verrà
solennemente donata al Patriarca ortodosso russo, Alessio II, nella Cattedrale
della Dormizione, al Cremlino, secondo il desiderio di Giovanni Paolo II. Il
presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani - che oggi parte
per Mosca a capo di una delegazione della Santa Sede - ha celebrato ieri
pomeriggio una concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, dove
l’immagine mariana era stata esposta alla venerazione dei fedeli.
Attraverso i suoi spostamenti, che la portarono nei primi del Novecento
oltre la Cortina di ferro, l’icona della Madre di Dio di Kazan, ha affermato
all’omelia il cardinale Kasper, “è diventata un fulcro ed un punto di
riferimento per ortodossi e cattolici. La Madonna ci ha come preceduto sulla
via del nostro impegno ecumenico, ha anticipato il nostro cammino radunando
nella preghiera le due parti divise della cristianità”. Il porporato,
nell’invitare tutti i fedeli ad accompagnare con le loro preghiere il viaggio a
Mosca della delegazione vaticana, ha espresso un ultimo auspicio: “Speriamo
ardentemente che questa venerata Icona, punto di riferimento in passato per la
Chiesa ortodossa russa, sia in futuro anche un fulcro di coesione e di unità
per i fedeli ortodossi e cattolici che chiedono nella preghiera la loro piena
unità”.
“Sono convinto – ha aggiunto il presidente del dicastero vaticano - che
la Madonna di Kazan, grazie alla sua potente intercessione, sarà il nostro
sostegno e la nostra alleata nell'impegno di superare le riserve, le
difficoltà, i malintesi e le differenze di fede, che purtroppo ancora esistono
tra noi. Grazie ala sua intercessione presso il trono di Dio, essa radunerà
perfettamente la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa nell'una ed unica
Chiesa di Cristo. La consegna dell’icona al Patriarca Alessio II costituisce un
importante avvenimento ecumenico”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
L’apertura della prima pagina è
dedicata all’avvenimento della consegna dell’Icona della Madre di Dio di Kazan
al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Sempre in prima, in evidenza
l’Iraq con un articolo dal titolo “La disumana ferocia si oppone agli spiragli
di pace”, in riferimento al barbaro assassinio del reporter Baldoni e
all’accordo che pone fine alle ostilità che da settimane segnano la città di
Najaf.
Nelle vaticane, l’omelia del
cardinale Walter Kasper in occasione della Concelebrazione Eucaristica – nella
Basilica Vaticana – alla vigilia della partenza per Mosca della Delegazione
della Santa Sede per la cerimonia di consegna dell’Icona della Madre di Dio di
Kazan alla Chiesa ortodossa russa.
Nelle estere, Russia: trovate
tracce di esplosivo in uno dei due aerei precipitati; rivendicazione di un
gruppo islamico.
Nella pagina culturale, per la
rubrica “Oggi” un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Cuori di pietra”: la
vicenda del marocchino abbandonato dai datori di lavoro in un capo perché
creduto morto.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il dramma del giornalista italiano ucciso in Iraq. Il dolore del
presidente della Repubblica.
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27
agosto 2004
PROVE DI PACE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI AL
MEETING DI RIMINI,
DOVE SI PARLA ANCHE DELLE RADICI CRISTIANE D’EUROPA
Israeliani e palestinesi hanno
provato a confrontarsi sulla crisi che attanaglia il Medio Oriente. Teatro del
dibattito, il Meeting di Rimini che ha visto in platea i ministri degli esteri
di entrambi le parti, l’israeliano Silvan Shalom e il palestinese Nabil Shaat.
La giornata di oggi ha visto anche rappresentanti della Chiesa intervenire su
argomenti di stretta attualità, ma sono state soprattutto le ultime notizie
giunte dall’Iraq a catalizzare l’attenzione tra i padiglioni del Meeting di
Comunione e liberazione. Da Rimini, Stefano Andrini.
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L’ombra tragica dell’uccisione
del giornalista italiano Enzo Baldoni è inevitabilmente riverberata
sull’incontro, promosso oggi dal Meeting di Rimini, tra lo scrittore cristiano
Luca Doninelli e il giornalista musulmano Imad El Atrache, responsabile esteri
della Tv satellitare Al Jazeera. Si parla tanto di scontro di culture – ha
esordito Doninelli – ma già Tommaso, in tempi in cui gli scontri c’erano
davvero, sottolineava che l’incontro non è mai tra culture e religioni, ma tra
persone”. Per questo - ha aggiunto - se la storia fosse solo uno scontro di
culture non avrebbe senso”. Da parte sua Imad El Atrache ha ricordato il suo
incontro ai tempi dell’Università con il movimento di Comunione e Liberazione.
Grazie a loro – ha raccontato – ho riscoperto la mia tradizione e sono
diventato più musulmano”. Il giornalista di Al Jazeera ha respinto
l’interpretazione strumentale dello scontro di culture come chiave di lettura
dei drammatici fenomeni in corso. “Se una civiltà è il frutto di un cumulo di
bene – si è chiesto – come fa allora a scontrarsi con un’altra?”.
Intanto, il Meeting ha riaperto
il dibattito sul mancato riconoscimento delle radici giudaico-cristiane nella
Costituzione europea, con una tavola rotonda sulla laicità dello Stato.
L’arcivescovo Diarmuid Martin, primate di Irlanda, ha sostenuto che lo Stato
moderno deve essere caratterizzato non tanto dalla laicità quanto dal
pluralismo, in cui è possibile riconosce piena cittadinanza al credente e al
non credente, in un progetto comune incentrato sulla dignità della persona,
l’unità della famiglia umana e l’integrità del creato. Al contrario – ha
concluso mons. Martin – chi cerca di togliere il diritto di cittadinanza al
pensiero religioso, relegandolo alla sfera privata, è animato da una volontà
antagonista, che alla lunga può ridurre il valore obiettivo dell’art. 51 della
Costituzione europea nella salvaguardia delle comunità religiose.
Della libertà in America ha
parlato l’arcivescovo di Boston, Sean O’Malley, che ha sottolineato come la
libertà sia sempre stata un valore fondamentale dell’esperienza americana, che
ha contenuto tuttavia, fin dall’inizio, i semi distruttivi di un individualismo
capace di condizionare il modo stesso di concepirla. In questo contesto, è
importante il contributo della Chiesa per chiarire l’essenza della libertà. La
fede – ha concluso mons. O’Malley – ci consente infatti di vedere quello che è
la libertà, perché siamo qui e cosa dobbiamo fare.
Da Rimini, per la Radio
Vaticana, Stefano Andrini.
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DAGLI
PSICHIATRI DI TUTTO IL MONDO RIUNITI A BERLINO, UN SEVERO RICHIAMO
ALLA
RESPONSABILITA’ DEGLI ADULTI PER PROTEGGERE I MINORI
DA
IMPATTI EMOTIVI ED INFLUENZE SOCIALI NEGATIVE
- Intervista con Ernesto Caffo -
Duemilacinquecento
psichiatri e psicologi di 60 Paesi si sono riuniti a Berlino per dibattere
sulla salute mentale di bambini e giovani. Si sono conclusi ieri, nella
capitale tedesca, i lavori del 16.mo Congresso mondiale di psichiatria
dell’infanzia e dell’adolescenza: una branca della scienza ancora poco
indagata, a fronte di allarmanti studi e ricerche. Gli studiosi della mente
umana hanno chiesto una maggiore responsabilità degli adulti verso i minori, perché
siano protetti da traumi emotivi ed influenze sociali negative. Il servizio di
Roberta Gisotti:
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Da
Berlino è partito un allarme che certo travalica la classe medica, e deve
fortemente preoccupare genitori e adulti tutti, ovvero l’aumento dei disturbi
mentali nell’età evolutiva. Già oggi l’Organizzazione mondiale della sanità
indica che 20 per cento di bambini e adolescenti soffre di problemi
neuropsichiatrici e che fra una ventina d’anni sarà il 50 per cento, dunque ben
la metà. Ma come è possibile che questo spaventoso dato sia vero? Lo chiediamo
al prof. Ernesto Caffo, tra i promotori del Congresso, fondatore in Italia di
Telefono Azzurro e presidente della Società europea di psichiatria
dell’infanzia e dell’adolescenza, al nostro microfono dalla capitale tedesca.
R. – Sono dati epidemiologici
che nascono da lunghi studi fatti in varie parti del mondo e dimostrano che c’è
una maggiore consapevolezza, soprattutto nei Paesi industrializzati, della
presenza di disturbi mentali nei bambini, che prima non erano riconosciuti. In
particolare, nei bambini molto piccoli: questo è un dato molto importante,
perché molte volte ci si accorgeva di bambini con malattie mentali soltanto
quando arrivavano all’età scolare per le difficoltà di apprendimento connesse
con il disturbo mentale, o molte volte nell’adolescenza, quando i disturbi di
comportamento prevalevano anche sulle capacità educative e di integrazione
della comunità. Oggi, invece, ci siamo resi conto che questo è un problema che
va affrontato globalmente, ed occorre anche dare gli strumenti adeguati alla
comunità – alla famiglia in particolare, ma anche agli insegnanti – per poter
affrontare questi problemi nel modo migliore possibile.
D. – Professor Caffo, spesso
sotto accusa è il sistema dei media, in particolare la tv, ma anche cinema, giornali,
internet. Che riscontri avete voi neuropsichiatri?
R. – Noi vediamo una difficoltà
sempre maggiore dei bambini di potere crescere in un contesto protetto, perché
mancano molte volte attorno ai bambini le figure di aiuto e di cura necessarie.
Quindi, parliamo dei genitori, parliamo di educatori che possono molte volte
anche mediare tra bambino e società nello sviluppo. E questo non soltanto
perché le immagini televisive sono presenti attorno a lui in modo talvolta
invasivo, e talvolta anche molto traumatico, ma anche perché i cambiamenti
sociali complessivamente sono molto forti nella comunità e spesso il bambino
non è aiutato a capirli, a comprenderli, ad adattarsi adeguatamente. Ecco,
credo che dobbiamo in qualche modo riflettere, tutti noi adulti, su come si
debba investire sui bambini, aiutarli quando c’è bisogno, quando chiedono
spiegazioni e indicazioni su come affrontare la vita sociale, proteggerli
quando ci sono situazioni improprie. Questo sicuramente ci porta a dire che
anche noi stessi – psichiatri infantili, psicologi – dobbiamo studiare di più
gli effetti di questi nuovi media, gli effetti dei cambiamenti sociali sui
bambini, perché su questo versante ancora molto deve essere fatto.
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E’ LA STAGIONE DEI SUPER-EROI AL CINEMA: ESCONO
NELLE SALE
LE NUOVE
AVVENTURE DI SPIDER-MAN E, DA OGGI, QUELLE DI CATWOMAN,
LA DONNA GATTO ALLE PRESE CON UN PERICOLO MOLTO
ORIGINALE
- Servizio di Luca Pellegrini -
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(musica)
“Secondo me c’è
un eroe in tutti noi: è lui che ci dà la forza, che ci rende nobili, anche se a
volte dobbiamo rinunciare alle cose che desideriamo di più”.
La morale è della saggia e
determinata zia May: per Spider-Man i tempi si fanno davvero difficili. Nel
secondo capitolo della celeberrima saga a fumetti - che il cinema ha accolto
trionfalmente - Peter Parker (il volto è ancora una volta quello del bravo
Tobey Maguire) è un supereroe in crisi e molto simile agli umani: licenziamenti
a catena, rendimento scolastico al tracollo, vita sentimentale a rotoli. Anche
le ragnatele, per saltare da un grattacielo all’altro e compiere i quotidiani
salvataggi d’ordinanza, non gli escono più: e fortuna che i capitomboli gli
procurano soltanto qualche ammaccatura. La mitica tuta rosso-azzurra finisce
così nella spazzatura. Per una buona oretta il nuovo film, sempre diretto da
Sam Raimi, si concede più alle divagazioni psicologiche che all’avventura. Poi,
per fortuna, arriva lo scienziato pazzo, il Dr. Ock, con quattro terrificanti
tentacoli metallici, che ne fa di tutti i colori e spinge i personaggi in scene
d’azione rutilanti e tecnicamente avveniristiche. Qui il divertimento è
assicurato, tra metropolitane impazzite e duelli da vertigini.
Su quei medesimi tetti di New
York, alle stesse altezze ma forse qualche isolato più in là, non è
l’uomo-ragno ma la donna-gatto a vedersela con i cattivi e salvare l’umanità
dal disastro. Catwoman è la sensuale e morbida Halle Berry, essenziale tuta di
pelle nera e immancabile frusta, diretta in uno strampalato film firmato dal
regista francese Pitof. Agilissima e dal carattere felino, tra fusa e soffi
minacciosi, deve vendicarsi di una perfida coppia (Lambert Wilson e una marmorea
Sharon Stone) che vuole immettere sul mercato un avveniristico cosmetico contro
l’invecchiamento, ma dai terrificanti effetti collaterali tenuti ben nascosti.
Divertente che la super-eroina debba combattere, questa volta, anche un
perverso stile di vita consumistico, metaforicamente rappresentato da una crema
di bellezza che tutte le donne vogliono. E’ divertente che talvolta i 43 gatti usati
nel film, tutti meravigliosi, quasi siano capaci di recitare meglio dei loro
colleghi.
(musica)
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27
agosto 2004
FERMA CONDANNA DELL’ARCIVESCOVO DI SAN PAOLO PER
IL BARBARO ASSASSINIO
DI SEI SENZA TETTO. ANCORA SCONOSCIUTI GLI AUTORI
DEL FOLLE GESTO
SAN
PAOLO. = “Questa violenza e crudeltà sono inaccettabili e devono essere vigorosamente
ripudiate”. Con queste parole il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo,
in una nota ufficiale, ha duramente condannato l’uccisione di sei
senza-fissa-dimora, assassinati da ignoti nel centro della metropoli
brasiliana. Il porporato ha definito le vittime, appartenenti al popolo
indigeno brasiliano, “nostri fratelli che sono parte negletta e sofferente
della popolazione della nostra città”, sottolineando che la Chiesa “ha molte
volte gridato la necessità di aiutare coloro che sono obbligati a vivere nelle
nostre strade, senza rifugio, in nome di un dovere di umanità e per la fede in
Gesù Cristo, che va riconosciuto in ogni persona, specialmente i poveri e i
disabili”. La scorsa settimana, riferisce l’agenzia Misna, un gruppo di
sconosciuti ha aggredito alcuni ‘homeless’ che dormivano nelle vie del centro
della capitale economica del Brasile: sei persone sono morte per le gravi
fratture riportate alle testa, mentre altre dieci sono state gravemente ferite.
La polizia sospetta che a commettere il crimine sia stata una banda organizzata
di estremisti di destra. “È venuto il momento per noi e la nostra intera
società di riflettere profondamente sulle nostre responsabilità sociali – si
legge ancora nella nota del cardinale Hummes – e di non sfuggire da ciò che
dovrebbe essere fatto sopra ogni altra cosa: prendersi cura di ogni essere umano”.
Secondo le organizzazioni di assistenza sociale a San Paolo, metropoli di 10,5
milioni di abitanti, senza contare i distretti periferici, 10.000 persone vivono
per la strada. (B.C.)
L’AIDS MINA IL SISTEMA SCOLASTICO NELLA ZAMBIA:
I VESCOVI
CATTOLICI ESPRIMONO
LA LORO PREOCCUPAZIONE IN UNA LETTERA PASTORALE,
INVITANDO IL GOVERNO
A NON RISPARMIARE LE ENERGIE DINANZI A QUESTA
SFIDA
LUSAKA. = In una lettera
pastorale, i vescovi cattolici della Zambia hanno indicato nell’Aids e nella carenza di professori le due
principali minacce al sistema scolastico del Paese africano. Il documento di
tre pagine, presentato al ministero dell’Istruzione di Lusaka e alle competenti
autorità nazionali, fa il punto sulla situazione scolastica, minata dalla larga
diffusione del virus dell’Hiv e della conseguente sindrome di immunodeficienza
acquisita (Sida/Aids). “La malattia – si legge nel documento – è responsabile dell’assenteismo crescente
nelle aule delle scuole del Paese e della riduzione del numero di professori e
insegnanti”. “L’epidemia è, dunque, una delle sfide principali che il nostro
Paese e il suo sistema educativo dovranno affrontare”. Viene anche ricordata la
scarsità di risorse finanziarie e si chiede al governo di “dare reale priorità
all’istruzione, a tutti i livelli”. Secondo le ultime stime dell’Unaids, ente
delle Nazioni Unite per l’Aids, il 19% di tutta la popolazione adulta del Paese
è sieropositiva. (B.C.)
PROFANATA IERI IN INDIA UNA CHIESA CATTOLICA,
NELLO STATO DELL’ORISSA.
LA CONFERENZA EPISCOPALE LOCALE RICHIAMA TUTTI AL
RISPETTO
NEW
DELHI. = La Conferenza episcopale indiana (Cbci) ha fermamente condannato oggi
l’assalto vandalico alla chiesa di Raikia, nel distretto di Kandhamal nello
Stato dell’Orissa. “Templi, moschee, chiese e gurudwaras (templi sikh) sono
luoghi sacri per tutti – ha detto il presidente della Conferenza episcopale, il
cardinale Telesphore Placidus Toppo – e non si dovrebbe far nulla per sminuire
la loro santità. Faccio appello a quelli che hanno profanato la chiesa in Orissa
perché rispettino le convinzioni e i sentimenti religiosi dei loro fratelli e
sorelle”. Ieri una folla di trecento persone ha fatto irruzione nella chiesa
della parrocchia di Raikia e fatto a pezzi statue e immagini sacre, bruciando
le Bibbie e staccando il Tabernacolo dalla sua sede. Il parroco, padre
Alphonse, ha precisato che al momento dell’aggressione era presente la polizia.
“L’India – ha detto il segretario generale della Cbci, mons. Percival Fernandez
– è conosciuta per la sua tolleranza per le altre religioni da secoli e coloro
che commettono questi atti odiosi fanno un danno all’umanità”. (B.C.)
EMERGENZA PROFUGHI IN GEORGIA PER GLI
SCONTRI DELLE ULTIME SETTIMANE NELL’OSSEZIA DEL SUD. COLPITI SOPRATTUTTO DONNE
E BAMBINI
TBILISI. = Il
direttore della Caritas nazionale della Georgia ha chiesto aiuti d’urgenza per
i profughi che hanno abbandonato le proprie case per l’acuirsi degli scontri
tra esercito regolare e forze separatiste della provincia dell’Ossezia del Sud.
Si tratta di una piccola regione montuosa di circa 100.000 abitanti a nord del
Paese, che controlla però uno dei passi più importanti del Caucaso. Le forze
separatiste lottano per ricongiungersi alla restante parte dell’originaria
regione dell’Ossezia, appartenente alla Russia. “Sono stato personalmente in
due delle zone dove la popolazione è fuggita – racconta il direttore della
Caritas Georgia, padre Witold Szulczynski – lì ci sono attualmente circa 1.500
profughi. Solo in un vecchio albergo di Borjoni se ne contano più di 350 e il 70%
sono bambini”. “Questa gente disperata – ha aggiunto – ha bisogno di tutto”. Il
direttore di Caritas Georgia e alcuni operatori hanno portato ai profughi due
camion di aiuti carichi di 1.000 completi di biancheria nuova da letto, alcune
tonnellate di viveri, riso e pasta. Ed ancora vestiario, medicinali, detersivi,
saponette, spazzole per denti, latte in polvere e pannolini per i numerosi
bambini più piccoli. La rete internazionale della Caritas si è subito attivata
per sostenere quanto la Caritas della Georgia e il nunzio apostolico, mons.
Claudio Gugerotti, stanno già facendo con le risorse della Chiesa locale.
(B.C.)
APPELLO
DELL’ONU ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE A NON DIMENTICARE
LE
NECESSITA’ URGENTI DI TUTTA LA POPOLAZIONE SUDANESE E A NON RIVERSARE
GLI AIUTI SOLO ALLA REGIONE DEL DARFUR, TEATRO DI
VIOLENTI SCONTRI ETNICI
GINEVRA. = Mancano ancora 434
milioni di dollari sui 722 necessari per gli aiuti umanitari urgenti del Sudan.
Lo ha affermato ieri a Ginevra il coordinatore dell’Onu per il Paese africano,
Manuel Aranda da Silva. “Nonostante il numero delle persone sfollate sia fortemente
aumentato in questi ultimi mesi nel Darfur – si legge in un comunicato – la
comunità internazionale non deve dimenticare le sofferenze di milioni di
persone vulnerabili che lottano per la sopravvivenza altrove nel Sudan e
aiutare il ritorno spontaneo degli sfollati verso il sud del Paese. Dall’inizio
dell’anno ad agosto, circa 100 mila persone sono volontariamente rientrare nei
propri villaggi nel sud, ma qui la popolazione divide le già scarse risorse con
altre persone venute da altre zone, aumentando così la carenza di viveri soprattutto
nel nord della provincia di Bahr El-Ghazal”. Dall’inizio della guerra civile
nel Darfur, nel febbraio 2003, sono morte tra 30 a 50 mila persone, 1
milione e 200 mila sono state cacciate
dalle loro terre ed oltre 200 mila si sono rifugiate nel vicino Ciad. (R.G.)
ALLARMANTE RAPPORTO CONGIUNTO DI UNICEF E OMS:
UN MILIARDO DI PERSONE
NEL MONDO NON HA ACCESSO ALL’ACQUA POTABILE. SI
ALLONTANA COSI’
LA
POSSIBILITA’ DI CENTRARE QUESTO “OBIETTIVO DEL MILLENNIO”
GINEVRA.
= Oltre 2,6 miliardi di persone, più del 40% della popolazione mondiale, non
dispongono di installazioni sanitarie sufficienti e più di un miliardo beve
acqua non potabile. E’ la denuncia contenuta nel rapporto congiunto del Fondo
delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) e dell’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms). Il documento valuta gli sforzi compiuti tra il 1990 e il
2002 nell’ambito degli “Obiettivi del millennio”, che prevedevano il
miglioramento delle condizioni di igiene e di accesso all’acqua nel mondo entro
il 2015. Le regioni più a rischio sono quelle in via di sviluppo, come l’Africa
sub-sahariana e diverse aree dell’Asia, mentre sono i bambini i primi ad
ammalarsi e a morire per malattie causate dalla carente qualità di acqua e
servizi igienici. “La crescente disparità tra chi ha e chi non ha nulla – ha
dichiarato il direttore generale dell’Unicef, Carol Bellamy – causa ogni giorno
la morte di 4.000 bambini ed è all’origine di gran parte delle 10 milioni di
morti infantili che si verificano ogni anno”. Con l’aumento della popolazione,
800 milioni di persone saranno ancora private di acqua potabile entro il 2015.
L’Onu ha, inoltre, calcolato che 40 miliardi di ore sono perse ogni anno in
Africa per assicurare l’approvvigionamento dell’acqua, un compito pesante,
assicurato soprattutto dalle donne. “I Paesi devono mettere in campo la volontà
politica e le risorse economiche necessarie – ha ammonito il direttore generale
dell’Oms, Lee Jong-wook – se ciò non avverrà vi è il rischio di escludere
milioni o perfino miliardi di persone dal processo di sviluppo”. (B.C.)
SI E’ SPENTO CARL SZOKOLL, 89 ANNI, SIMBOLO
DELL’ANTINAZISMO AUSTRIACO,
TRA I CONGIURATI DEL FALLITO COMPLOTTO CONTRO HITLER:
SEPPE EVITARE NEL 1945
LA DISTRUZIONE DI VIENNA
VIENNA. = E' morto a Vienna Carl
Szokoll, 89 anni, considerato il salvatore di Vienna dalla distruzione nel
1945. Alla fine della Seconda guerra mondiale Szokoll era in servizio come
maggiore presso il Comando militare della capitale austriaca. Aveva partecipato
al fallito complotto contro Adolf Hitler organizzato dal conte Klaus von
Stauffenberg per il 20 luglio del 1944. Dopo il fallimento dell'attentato -
Szokoll non venne identificato tra i cospiratori - dedicò le sue energie
all'operazione “Radetzky” in collaborazione con la resistenza austriaca,
riuscendo a negoziare con le truppe dell'Armata Rossa la resa rapida e senza
combattimenti di Vienna, risparmiando distruzioni pesanti, come era invece successo
a Varsavia, Budapest e Berlino per i combattimenti tra occupanti tedeschi ed
esercito sovietico. Dopo la guerra, Szokoll lavorò come autore e produttore
cinematografico. Una delle sue opere più famose è il film “L'ultimo ponte” del
1953. La sua morte è avvenuta mercoledì scorso in un ospedale viennese, secondo
quanto riferisce oggi la stampa austriaca. (R.G.)
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27
agosto 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Vanno
avanti in Russia le indagini sulle due sciagure aeree avvenute nella notte tra
martedì e mercoledì nel sud del Paese. Non si esclude un ruolo della guerriglia
cecena, alla vigilia del voto di domani per le presidenziali nella Repubblica
caucasica, ma questa mattina un gruppo islamico ha rivendicato il dirottamento
dei due aerei. Poco prima, gli inquirenti russi avevano reso noto di avere
rilevato tracce di esplosivo sui rottami di uno del Tupolev. Il servizio di Giuseppe
D’Amato:
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C’erano due donne
cecene sui voli della morte. L’FSB, l’ex KGB, è riuscita ad identificarle: una
delle due ha cambiato il proprio biglietto all’ultimo momento salendo sul
Tupolev 154 diretto a Soci. I loro resti non sono stati ancora trovati e
nessuno dei loro familiari si è fatto vivo per recuperare le salme. “Sui
rottami del Tupolev 154 ci sono tracce di esplosivo - lo ha confermato il
portavoce dell’FSB – e la sostanza dinamitarda è la stessa utilizzata per i
sanguinosi attentati dell’estate ’99, quando saltarono in aria alcune
abitazioni civili a Mosca, provocando la morte di oltre 300 persone”. E’
l’inizio della seconda guerra cecena. Sul Tupolev 134, invece, gli accertamenti
proseguono. Presto si attendono i risultati. Vi sono problemi per la lettura
delle cinque scatole nere recuperate. Un gruppo islamico, legato ad Al Qaeda,
ha rivendicato l’abbattimento dei due velivoli in un messaggio recapitato via
Internet.
Da Mosca, per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato.
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Ma qual è il confine
tra separatismo ceceno e terrorismo islamico? Risponde da Mosca il
corrispondente del Tg1, Sergio Canciani, intervistato da Andrea Sarubbi:
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R. - Il confine sta proprio
nell’integralismo. In Cecenia è attualmente in atto anche un conflitto interno
tra i separatisti: un gruppo sempre più debole è guidato dal presidente non
riconosciuto dalla Russia, Maskhadov, disposto ad un negoziato perché il suo
campo di azione è quello politico. Negli ultimi anni ha invece avuto il
sopravvento il gruppo legato all’integralismo islamico, quello che marcia in
sintonia – in qualche modo – con l’azione terroristica di Al Qaeda. Questo
gruppo conta moltissimi uomini – si dice circa 10 mila – ed è ben armato e
finanziato. Il problema dell’integralismo islamico è serio. In Russia, ci sono
altri 25 milioni di musulmani che invece hanno posizioni molto moderate e che vivono
con il resto della popolazione.
D. – Gli Stati Uniti fecero
subito una lista nera dei Paesi che finanziavano il terrorismo. Se dovesse
farlo la Russia questa lista, quali Paesi ci metterebbe?
R. – Il Cremlino in questo è
molto prudente, perché cerca di non rompere le molteplici relazioni, non solo
democratiche ma anche economiche, con il mondo arabo. Il sospetto è che questa
gente provenga dall’Afghanistan e che si sostenga con il commercio della droga.
Naturalmente, i russi possono essere coinvolti anche in questo commercio.
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In Medio Oriente, due
soldati israeliani sono stati arrestati dalle autorità militari dello Stato
ebraico perché sospettati di aver ucciso senza motivo un palestinese lo scorso
mese di ottobre a Rafah. Lo scrive il quotidiano Yediot Ahronot, precisando che
si tratta del primo caso del genere in quattro anni di Intifada.
Proseguono
le udienze preliminari per quattro prigionieri detenuti nella base militare statunitense
di Guantanamo, a Cuba: il presunto tesoriere di Al Qaeda, Ibrahim Ahmed Mahmoud
Al Qosi, comparirà oggi pomeriggio davanti alla commissione militare. Le
autorità americane ritengono che Qosi si sia a lungo occupato della gestione della
contabilità per conto di Al Qaeda.
Il
Parlamento del Pakistan si riunisce oggi per eleggere il nuovo primo ministro.
I candidati sono Shaukat Aziz, ex ministro delle Finanze e vicino al presidente
Pervez Musharraf, ed il leader dell’opposizione attualmente in carcere con
l’accusa di istigazione alla ribellione, Javed Hashmi. Shaukat Aziz, dato per
favorito dai sondaggi, dovrebbe subentrare a Chaundhry Shujaat Hussain, che ha
lasciato l’incarico di premier dopo un mese di mandato.
In
India è salito ad almeno 6 morti il drammatico bilancio dei due attentati condotti
ieri contro due autobus, nel nord est del Paese. Gli attacchi sono stati rivendicati
da un gruppo di ribelli che combattono da 25 anni per ottenere l'indipendenza
dello Stato dell’Assam.
In Colombia, due poliziotti sono
rimasti uccisi e altre sette persone sono rimaste ferite in seguito alla
deflagrazione di una bomba, esplosa questa notte a Bogotà davanti ad un comando
di polizia. Secondo gli inquirenti la sanguinosa azione potrebbero essere stata
compiuta dai guerriglieri delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie della
Colombia.
La Corte Suprema del Cile ha
revocato ieri l’immunità ad Augusto Pinochet. L’ex dittatore, 89.enne, dovrà
rispondere ai giudici sulla cosiddetta “Operazione Condor”: fra gli anni
Settanta ed Ottanta, migliaia di oppositori politici furono arrestati e molti
di loro vennero uccisi. Il servizio di Maurizio Salvi:
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E’ la seconda volta, dal 2000,
che Pinochet perde l’immunità. La prima fu per il processo sulla “carovana
della morte” realizzata, dopo il golpe, per arrestare i più accesi militanti
del governo di “Unidad popolar”. Ma nel 2002 la Corte Suprema sospese questa
causa, accettando i risultati degli esami medici, secondo i quali
l’ex-presidente di fatto soffriva di una demenza vascolare moderata, che gli impediva
di sostenere qualsiasi interrogatorio. Ma una lucida intervista, da lui concessa
mesi fa, ha riaperto i giochi complicando il suo futuro, reso già difficile dalla
recente scoperta di conti bancari illegali negli Stati Uniti e
dall’implicazione nelle indagini sulla morte del cantante Victor Jara.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
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In Venezuela, il Consiglio
nazionale elettorale (CNE) ha reso noto i risultati definitivi del referendum
dello scorso 15 agosto per la revoca del mandato del presidente Hugo Chavez: il
59,25% degli elettori ha detto “no” ed il 40,74% ha invece espresso il voto
contrario. L’assenteismo è stato del 30%.
Dopo la profonda crisi economica
che ha recentemente devastato l’Argentina, le piaghe sociali della delinquenza
e della precarietà del mercato del lavoro continuano a devastare il Paese
sudamericano. Migliaia di persone hanno partecipato ieri sera a Buenos Aires,
davanti alla sede del Parlamento, ad una manifestazione indetta per chiedere
maggiori misure di sicurezza e leggi più dure contro le bande criminali
responsabili di rapimenti. E sempre nella capitale, diversi gruppi di
disoccupati hanno manifestato a Plaza de Mayo per protestare contro l’arresto
del loro leader, Raul Castells.
Il governo cubano ha annunciato
la rottura “a tempo indefinito” delle relazioni diplomatiche con Panama. La
decisione è stata presa dopo l’indulto concesso dal presidente panamense,
Mireya Moscoso, a quattro cubani precedentemente condannati per aver progettato,
nel novembre del 2000, un attentato contro il presidente cubano, Fidel Castro.
Negli Stati Uniti, nel carcere
di Huntsville in Texas, è stata eseguita ieri la condanna a morte inflitta a
James Allridge per avere ucciso un commesso durante una rapina. Prima di subire
l’iniezione letale, Allridge ha salutato e ringraziato la sua famiglia per il
sostegno ricevuto e ha chiesto perdono alla famiglia della sua vittima.
Si allontana una soluzione della
crisi in Darfur. All’inviato dell’Onu, Jan Pronk, il governo di Khartoum ha
ribadito il rifiuto dell’ultimatum, che imponeva il disarmo delle milizie Janjawid
entro lunedì prossimo, pena sanzioni da parte del Palazzo di vetro. Il Programma
alimentare mondiale ha ripreso, intanto, l’invio di aiuti diretti ai circa 140
mila sfollati dei campi della zona di El Geneina.
I governi di Malabo e Pretoria
hanno avviato le discussioni per l’estradizione di Mark Thatcher, figlio
dell’ex premier del Regno Unito, arrestato mercoledì scorso nella sua residenza
di Città del Capo, perché sospettato di essere coinvolto in un fallito colpo di
Stato compiuto in Guinea Equatoriale.
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