RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 238 - Testo della trasmissione di mercoledì 25 agosto 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cristiani e ortodossi affrettino il cammino verso la riconciliazione e la piena unità: così il Papa nella cerimonia in Aula Paolo VI, durante la quale ha affidato al cardinale Kasper l’antica icona della Madre di Dio di Kazan, donata alla Chiesa ortodossa russa

 

Si conclude oggi la visita di tre giorni in Vaticano del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Wolfgang Huber: oggi ai nostri microfoni.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ritrovate le scatole nere dei due aerei precipitati la notte scorsa nel sud della Russia. L’ipotesi terrorismo sembra la più plausibile anche se i gruppi ceceni negano ogni coinvolgimento: con noi Fulvio Scaglione

 

Prosegue il pellegrinaggio dei giovani italiani in Terra Santa: l’incontro con la comunità della parrocchia latina di Abud. Intervista con don Oreste Benzi

 

Ultimi giorni di gare ad Atene: ce ne parla mons. Carlo Mazza

 

Il senso religioso nella civiltà occidentale ma anche la politica tra ideale e impegno: toccano diversi ambiti i temi scelti per i dibattiti al Meeting per l’amicizia tra i popoli, in corso a Rimini

 

Da oggi fino al 28 agosto, a Stresa il V Simposio internazionale di Studi Rosminiani: ai nostri microfoni padre Umberto Muratore.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Duemila scienziati europei, riuniti da oggi fino sabato a Stoccolma, in Svezia, per fare il punto della situazione nel campo della ricerca  nei Paesi dell’Unione

 

60 anni dalla Fondazione delle Acli: l’anniversario sarà celebrato domani nel convento di Santa Maria sopra la Minerva, a Roma

 

Riunita fino al 3 settembre al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a New York, la  Commissione dell’Onu incaricata di redigere una carta dei diritti dei portatori di handicap

 

Dal 7 settembre a Mantova Mostra del libro d'artista, dagli ’60 ad oggi, con opere editoriali oltre che dall’Europa e dagli Stati Uniti, dal Sud America e dall’Asia

 

Dopo aver investito Giappone e Taiwan il violento tifone “Aere” si è spostato oggi sulla costa orientale della Cina

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq raid americano su Falluja, combattimenti ad Amara ed ancora scontri a Najaf

 

In un video il giornalista italiano rapito

 

Attentato in Algeria: morte sette persone

 

Continuano le dimostrazioni antigovernative in Bangladesh. Paralizzata la capitale nel secondo giorno di sciopero.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 agosto 2004

 

 

CATTOLICI ED ORTODOSSI AFFRETTINO IL CAMMINO

 VERSO LA RICONCILIAZIONE E LA PIENA UNITA’:

COSI’ IL PAPA NELLA SOLENNE CERIMONIA IN AULA PAOLO VI,

DURANTE LA QUALE HA AFFIDATO AL CARDINALE KASPER

 L’ANTICA ICONA DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN,

DONATA ALLA CHIESA ORTODOSSA RUSSA, NELLE MANI DEL PATRIARCA ALESSIO II

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Un’antica icona che simboleggia la grande storia di fede del popolo russo. Ma anche un’icona che esprime il “grande affetto” e la “stima” di Giovanni Paolo II per il Patriarca ortodosso Alessio II e, insieme, il suo desiderio di ricomporre al più presto e “in pienezza l’unità compromessa”. Un’atmosfera inusuale, per la tradizionale udienza generale del mercoledì, ha fatto da sfondo questa mattina, in Aula Paolo VI, alla solenne celebrazione della Parola presieduta dal Papa davanti a 5 mila fedeli. Al centro dell’azione liturgica, la preziosa e venerata icona russa raffigurante la Madre di Dio di Kazan, che il Pontefice ha deciso di restituire alla Chiesa ortodossa, dopo che un lungo itinerario, attraverso tre secoli e due continenti, l’aveva fatta approdare, nel 1993, nella residenza del Papa, proveniente dal Santuario di Fatima.

 

(canto)

 

Prima di affidare l’immagine sacra al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, con il compito di scortarla a Mosca e di consegnarla, sabato prossimo, al Patriarca Alessio II, Giovanni Paolo II ha voluto ricordare il modo in cui essa, “dopo aver attraversato vari Paesi”, fosse giunta “provvidenzialmente nella casa del Papa”. Da allora - ha detto il Pontefice - “ha trovato posto presso di me ed ha accompagnato con sguardo materno il mio quotidiano servizio alla Chiesa”.

 

“Quante volte, da quel giorno, ho invocato la Madre di Dio di Kazan, chiedendole di proteggere e guidare il popolo russo che le è devoto, e di affrettare il momento in cui tutti i discepoli del suo Figlio, riconoscendosi fratelli, sapranno ricomporre in pienezza l’unità compromessa”.

 

Attorno a quella icona - ha osservato - “si è sviluppata la grande storia” della “Santa Russia”, grazie ad un popolo rimasto “profondamente cristiano” anche quando – ha affermato il Papa - “forze avverse si accanirono contro la Chiesa e tentarono di cancellare dalla vita degli uomini il nome santo di Dio”. Quel popolo, invece, testimoniò “in tanti casi con il sangue la propria fedeltà al Vangelo e ai valori che esso ispira”. E’ con “particolare emozione”, dunque, che Giovanni Paolo II ha detto di voler procedere al dono della Madre di Dio di Kazan, nelle mani “del venerato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie”:

 

“Dica, questa antica immagine della Madre del Signore, a Sua Santità Alessio II e al venerando Sinodo della Chiesa Ortodossa russa l’affetto del Successore di Pietro per loro e per tutti i fedeli loro affidati (...) Dica il desiderio e il fermo proposito del Papa di Roma di progredire insieme con loro nel cammino di reciproca conoscenza e riconciliazione, per affrettare il giorno di quella unità piena dei credenti per la quale il Signore Gesù ha ardentemente pregato”.

 

Poi, accompagnata dal canto Salve, Mater misericordiae, l’icona mariana ha mosso il primo passo del suo lungo viaggio di ritorno, sfilando lentamente davanti ai fedeli, che potranno venerarla ancora nella Basilica di San Pietro per tutta la giornata di domani.

 

(canto)

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INTERVISTA CON IL DOTTOR WOLFGANG HUBER, VESCOVO PRESIDENTE

DEL CONSIGLIO DELLA CHIESA EVANGELICA DI GERMANIA

 

Si conclude oggi la visita di tre giorni in Vaticano del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il vescovo Wolfgang Huber. Ieri mattina il dottor Huber è stato ricevuto da Giovanni Paolo II nella residenza pontificia di Castel Gandolfo. Ascoltiamolo nell’intervista dal nostro collega della redazione in lingua tedesca, Ludwig Waldmüller:

 

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R. – ES WAR EINE SEHR EINDRÜCKLICHE BEGEGNUNG; ICH HABE ANGEKNÜPFT AN ...

E’ stato un incontro che mi ha molto colpito. Sono tornato con la mente all’incontro del 1996, in occasione della visita del Papa in Germania: quella visita è stata un’importante pietra miliare nei rapporti ecumenici tra le nostre Chiese. E considero il fatto che il Papa mi abbia ricevuto oggi come un’ulteriore pietra miliare sulla stessa strada.

 

D. – In un incontro tra il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania e il Pontefice della Chiesa, di che cosa si parla?

 

R. – DANN IST DIESE BEGEGNUNG IN SICH SELBST EIN WICHTIGES ELEMENT ...

L’incontro stesso diventa un elemento importante nell’evoluzione dei rapporti ecumenici, anche se il colloquio in sé sicuramente non aveva lo scopo di risolvere problemi di carattere ecumenico ancora aperti: certo, non sarebbe stato possibile nel corso di un dialogo così breve!

 

D. – Il Papa le ha trasmesso qualcosa di importante? Lei ha potuto dirgli qualcosa di particolare?

 

R. – DER PAPST HAT MICH, WAS MICH SEHR ANGERÜHRT HAT, NICHT NUR MIT ...

Il Papa,  e questo mi ha toccato profondamente, non solo mi ha donato le sue parole, ma mi ha fatto un vero dono: una croce pettorale, realizzata in occasione del suo 25.mo di pontificato, che riporterò a Berlino. Credo che questo sia un segno anche visibile, riconosciuto implicitamente, al significato profondo del ministero episcopale in seno alla Chiesa evangelica: così io ho inteso questo gesto. Comunque, abbiamo chiesto l’uno per l’altro la benedizione del Signore per la nostra strada, per il nostro ministero. Io porto nel mio cuore gli occhi aperti ed attenti del Papa. E non li dimenticherò mai.

 

D. – Una sua valutazione del momento ecumenico tra la Chiesa cattolica e quella evangelica, in Germania e nel mondo ...

 

R. – IN DEUTSCHLAND MACHEN WIR BESONDERS INTENSIV DIE ERFAHRUNG, DASS ...

In Germania stiamo sperimentando in maniera piuttosto intensa che non c’è alternativa all’ecumenismo. Per questo teniamo in grande cura e considerazione lo stato del buon dialogo ecumenico che abbiamo raggiunto. Abbiamo imparato e preso coscienza del fatto che non possiamo aspettarci progressi rapidi nelle questioni ancora aperte e che è necessario procedere con molta attenzione e con molto prudenza, ma anche con la necessaria “impazienza” ecumenica. Sappiamo tutti che attualmente la questione principale verte sul ministero. Mi rendo conto che la stessa questione è oggi al centro dei dialoghi tra la Chiesa cattolica e la Chiesa luterana e che stiamo procedendo a piccoli passi. Credo però anche che, al di là dei chiarimenti raggiunti nell’ambito del dialogo teologico, possiamo aspettarci progressi sicuri per il modo con cui vicendevolmente rispettiamo e consideriamo il ministero dell’altra parte. L’altro aspetto è questo: se è vero che identità e comprensione sono i due poli del progresso ecumenico, è anche necessario avere comprensione, perfino nelle questioni più ardue da risolvere, perfino lì, dove il dialogo procura dolore, per il grande impegno dimostrato dalla Curia romana e dalle Congregazioni, nella definizione dell’identità della Chiesa cattolico-romana. Noi come Chiesa evangelica dobbiamo quindi ora riflettere su quanto spetta a noi fare, affinché raggiungiamo identità e comprensione, coscienza del nostro profilo e rispetto e considerazione del profilo dell’altro, e affinché questo possa rappresentare tra le nostre due Chiese un nuovo legame.

 

D. – Ma esiste una vera “voglia” di ecumenismo e di comunione, nelle due Chiese?

 

R. – DAS IST GANZ BESTIMMT GEGEBEN BEI BEIDEN KIRCHEN; BEI INDIVIDUEN ...

Esiste sicuramente, in tutte e due le Chiese. Poi, ovviamente, nei singoli individui in misura diversa. Se, venendo in Vaticano, rispondo ad un invito del cardinale Kasper, questo significa di per sé che la responsabilità ecumenica qui a Roma è riposta nelle mani di un uomo, nelle mani di un cardinale, la cui “voglia” di ecumenismo è, senza dubbio, fortissima.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Giovanni Paolo II - si apre così la prima pagina - presiede nell'Aula Paolo VI la solenne celebrazione della Parola per la consegna dell'Icona della Madre di Dio di Kazan' alla Delegazione che la recherà a Mosca. Il titolo portante è "Con particolare emozione rendo grazie alla Divina Provvidenza che mi concede oggi di inviare al venerato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie il dono di questa santa Icona". 

Sempre in prima un articolo dal titolo "La sinistra ombra del terrorismo ceceno torna ad allungarsi sulla Russia": due aerei, entrambi partiti dall'aeroporto moscovita di Domodedovo, precipitano a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro; nessun superstite tra le novanta persone a bordo. 

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, Iraq: si teme per la sorte del giornalista Baldoni; ultimatum dei rapitori al governo italiano.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi in merito ad un volume sul mito nella letteratura italiana.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 agosto 2004

 

 

RITROVATE LE SCATOLE NERE DEI DUE AEREI PRECIPITATI

 LA NOTTE SCORSA NEL SUD DELLA RUSSIA.

 L’IPOTESI TERRORISMO SEMBRA LA PIU’ PLAUSIBILE

 ANCHE SE I GRUPPI CECENI NEGANO OGNI COINVOLGIMENTO

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

Sono state ritrovate le scatole nere dei due aerei Tupolev precipitati la notte scorsa nel sud della Russia. Sui due incidenti, avvenuti quasi contemporaneamente, grava ancora una volta la minaccia del terrorismo ceceno, che, però, rifiuta la paternità dell’azione. Dei 90 passeggeri nessuno è sopravvissuto all’impatto. Da Mosca, il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Nessuno parla ancora delle cause delle due sciagure, ma l’incubo terrorismo è ben presente. Esperti dei servizi segreti, FSB, stanno esaminando le carlinghe nel tentativo di capire cosa sia successo ai due Tupolev, ambedue decollati dallo stesso aeroporto moscovita e scomparsi dai radar a distanza di un paio di minuti. I velivoli volavano verso sud, verso Volgograd ed il centro turistico di Sochi, sul Mar Nero. I resti del Tupolev 134 sono stati trovati nei pressi del villaggio Buchalska, non lontano da Tula. Si è sfiorata una nuova Lockerbie. Vi sono delle testimonianze secondo cui il velivolo sarebbe esploso in volo a 9.500 metri d’altezza. L’altro aereo, il Tupolev 154 della Sibir, è precipitato nella regione di Rastov. I soccorsi sono arrivati in ritardo per le cattive condizioni del tempo. La compagnia aerea afferma che il pilota ha azionato l’“allarme dirottamento”, mentre l’FSB parla solo di semplice SOS. Il presidente Putin, in vacanza a Sochi, ha incaricato i servizi segreti dell’indagine. Si teme un’azione terroristica a pochi giorni dalle elezioni cecene. Ulteriori misure di sicurezza sono state attuate in tutti gli aeroporti russi.

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe d’Amato.

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Per le autorità russe rimane in piedi l’ipotesi di un’azione terroristica, soprattutto in vista delle presidenziali in Cecenia di domenica prossima, fortemente contestate dagli indipendentisti caucasici. Giada Aquilino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di area ex sovietica:

 

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R. – Ci sono molti indizi che puntano all’indipendentismo ceceno: la concomitanza con le elezioni presidenziali nella Repubblica caucasica, a cui si oppongono sia la guerriglia estrema cecena, sia le opposizioni antirusse un po’ più moderate. C’è poi la coincidenza dei decolli dei due velivoli dall’aeroporto ‘Domodiedovo’ di Mosca, che è l’aeroporto dei voli per il sud, che collega la capitale con il Caucaso. Un’altra coincidenza è quella dei due Tupolev che sono caduti quasi contemporaneamente e uno dei due era diretto a Soci, dove il presidente Putin sta passando le vacanze. Insomma: la cosa è molto sospetta.

 

D. – Il presidente indipendentista ceceno Maskhadov ha negato ogni coinvolgimento nelle sciagure. Ma è comunque possibile un ruolo dei ribelli caucasici nell’accaduto?

 

R. – Shamil Basaiev, tanto per fare il nome di uno dei leader della guerriglia più radicale, non prende certo ordini da Maskhadov. Il presidente indipendentista è un interlocutore un pochino più “nobile” ma largamente screditato dal punto di vista dell’efficacia.

 

D. – In vista delle elezioni di domenica in Cecenia per dare un successore al presidente Kadyrov, ucciso a maggio dalla guerriglia, cosa ci si deve aspettare?

 

R. – Non credo che succederà nulla di particolare, anche perché a questo punto le misure di sicurezza diventeranno straordinarie. La guerriglia cecena generalmente non colpisce in queste occasioni, che sono in fondo le più prevedibili. Colpisce di sorpresa: ricordiamo le azioni al teatro Dubrovka di Mosca o negli ospedali del Caucaso ...

 

D. – Che peso ha la figura di un presidente filo-russo in Cecenia, quando i ribelli continuano a portare avanti le loro rivendicazioni indipendentiste?

 

R. – Il peso che ha il presidente filo-russo in Cecenia l’abbiamo visto purtroppo con Kadyrov. È stato ucciso prima dell’estate: abbiamo visto come i guerriglieri ceceni siano riusciti a mettere una bomba di straordinaria potenza sotto la tribuna, sorvegliatissima, dello stadio in cui Kadyrov si trovava con le autorità militari russe.

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PROSEGUE IL PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI ITALIANI IN TERRA SANTA,

ORGANIZZATO DALLA CEI. CON LA TAPPA A ABUD,

 L’ESPERIENZA FORTE DELL’INCONTRO CON LA COMUNITA’ DELLA PARROCCHIA LATINA DEL PICCOLO VILLAGGIO DELLA CISGIORDANIA

- Il servizio di Concita De Simone -

 

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I giovani italiani in pellegrinaggio in Terra Santa sono arrivati ad Abud, un piccolo villaggio di 2000 persone a nord di Ramallah, in Cisgiordania, dunque nei territori palestinesi occupati dagli israeliani

 

I giovani hanno fatto visita alla parrocchia latina di Abud: una risorsa per tutti il villaggio, sia per i cristiani, che sono il 57 per cento della popolazione, sia per i musulmani. Qui hanno incontrato anche Piergiorgio che fa parte di “Operazione colomba”, un organismo non violento di pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, al quale chiediamo lo scopo della loro presenza qui:

 

R. – “Operazione colomba” condivide la vita delle persone in zone di guerra, per cui siamo a fianco a persone che soffrono e soffriamo con loro. E cerchiamo di essere un ponte di comunicazione tra le vittime delle guerre che, da entrambe le parti, comunque, sono uguali. Chi muore in una guerra sono soprattutto sempre i più poveri e, da un lato e dall’altro, sono comunque vittime. Quindi, cerchiamo di essere un ponte di comunicazione tra le persone che sono separate dal conflitto. Al momento, la nostra presenza è costante: tra le due e le cinque persone ogni mese, a seconda dei volontari che condividono con noi quest’esperienza. Siamo, oltre che qui ad Abud, anche a sud di Hebron con una comunità di beduini, quindi pastori nomadi, che hanno dei grandissimi problemi con alcuni coloni e a volte anche con i soldati dell’esercito israeliano che compiono violenze gratuite e vietano a queste persone di vivere come hanno sempre vissuto finora, cioè facendo pascolare le pecore sulla loro terra. Con la nostra presenza di cittadini internazionali, riusciamo a far vivere queste persone come hanno sempre vissuto, quindi evitando che alcuni coloni, o a volte i soldati, commettano delle violenze gratuite, caccino via queste persone dai loro pascoli di cui necessitano per far vivere i loro animali.

 

D. – Quali sono le difficoltà di questa vostra convivenza?

 

R. – La prima è che alle frontiere per entrare in Israele, subiamo qualche problema. Diciamo: non vogliono che noi entriamo. Non vogliono che le persone vengano a vedere come si vive realmente nei territori occupati palestinesi, non vogliono che si sappia che ci sono anche cittadini israeliani favorevoli alla convivenza, che ci sono ebrei israeliani che lavorano per la convivenza. Noi siamo qui per sostenere queste persone, i palestinesi e gli ebrei che lavorano per la convivenza. Siamo qui per far conoscere al mondo la realtà che a volte è molto meno brutta di quanto la televisione ci mostri, a volte ha molta più speranza, questa realtà, di quanto crediamo.

 

D. – Secondo la vostra esperienza, di cosa hanno bisogno le comunità di arabi cristiani?

 

R. – Hanno bisogno di solidarietà concreta, in particolare della vostra presenza. Per cui invito i pellegrini a venire in pellegrinaggio in Terra Santa, ma non a fermarsi solamente a Gerusalemme o a Betlemme. Chiedete al vostro parroco, al vostro vescovo di andare anche solo una volta, un giorno, a Messa in una comunità dei cristiani palestinesi, dentro ai territori occupati. Ci sono 15 parrocchie dentro i territori occupati: andate a Messa, incontrate i nostri fratelli che vivono qui.

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IL SENSO RELIGIOSO NELLA CIVILTA’ OCCIDENTALE

 MA ANCHE LA POLITICA TRA IDEALE E IMPEGNO:

TOCCANO DIVERSI AMBITI I TEMI SCELTI PER I DIBATTITI

AL MEETING PER L’AMICIZIA TRA I POPOLI, IN CORSO A RIMINI

  

Il senso religioso nella civiltà occidentale, ma anche la politica tra ideale e impegno: spaziano i temi scelti dal Meeting per l’amicizia tra i popoli per le tavole rotonde di ogni giorno che si alternano a spettacoli di vario genere. Ma ascoltiamo il nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:

 

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La quarta giornata del Meeting si apre con una novità: l’incontro previsto per domani con il ministro degli Esteri italiano, Frattini, sulla politica estera vedrà la presenza a Rimini del ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese, Shaath, e del collega israeliano, Shalom. Una novità importante per Comunione e Liberazione impegnata da tempo per il dialogo e la pace in Terra Santa. Stamani: il ritorno del senatore Giulio Andreotti che parlando del dibattito italiano sulle cellule staminali ha invitato ad evitare il referendum, proposto da una parte della sinistra italiana con alcune correzioni normative alla legge sulla procreazione assistita votata dal Parlamento.

 

Ma il Meeting, giunto ormai a metà percorso, torna a parlare di guerre dimenticate ed Africa, conflitti – ha sottolineato il giornalista Rodolfo Casadei – che hanno cause storiche ben lontane dai soliti riduttivi cliché, che riducono le cause delle guerre africane al trialismo o all’opposto agli interessi neocoloniali dell’Occidente. Tra le vere cause – prosegue Casadei, autore del libro “Africa, conflitti dimenticati e costruttori di pace” - la polarizzazione tra i gruppi di popolazione dediti all’agricoltura, opposti alle tribù nomadi e dedite alla pastorizia. Il giornalista spiega che in Africa siamo di fronte alla crisi dello Stato moderno, di origine post coloniale, eccessivamente clientelare. L’Africa ha quindi assoluto bisogno di essere al centro della politica internazionale, perché è necessario difendere i progetti di sviluppo che impiegano anni di lavoro per crescere e possono essere distrutti in pochissimo tempo dall’ultimo signore della guerra con i suoi bambini soldato. Il Meeting denuncia l’assenza della comunità internazionale in Africa. L’unica speranza per la pace e lo sviluppo è quella di puntare sull’educazione delle nuove generazioni. 

 

Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana.

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ULTIMI GIORNI DI GIOCHI AD ATENE. DOMENICA PROSSIMA

LA CONCLUSIONE DELLE GARE CON LA MARATONA MASCHILE

- Intervista con mons. Carlo Mazza -

 

Ad Atene si avvicina la conclusione, il 29 agosto prossimo, dei Giochi olimpici 2004 ed è già tempo di bilanci. Non sono mancate sinora le polemiche legate ancora una volta al doping e alle critiche fatte nei confronti di arbitraggi discutibili, ma nonostante tutto il fascino delle Olimpiadi ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Per un commento sulla situazione della compagine italiana, Giancarlo La Vella ha contattato nella capitale greca, mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo libero della Cei, al seguito degli azzurri alle Olimpiadi:

 

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R. – Credo che sia un bilancio molto positivo, soprattutto guardando il medagliere. Qui evidentemente si guardano i risultati. Credo che oltre al medagliere occorra guardare anche i risultati sportivi, atletici, agonistici che sono stati ottenuti. Ci sono molti quarti posti, quinti posti. Quindi, evidentemente lo sport italiano è in crescita ed è in grande tensione verso mete ancora da raggiungere, avendo ancora una settimana. Credo però che si possa dire, a questo punto, che la nostra spedizione abbia avuto dei risultati eccellenti. Credo sia molto importante sottolineare questa positività.

 

D. – Mons. Mazza, tra l’altro si aveva il timore all’inizio che fosse un’Olimpiade in qualche modo condizionata dal clima internazionale difficile. Invece si sono visti parecchi episodi di solidarietà anche tra gli atleti, strette di mano inaspettate. Vuol dire insomma che il clima di Olimpia funziona sempre?

 

R. – Certo, le preoccupazioni erano evidenti a tutti. Tutti noi conservavamo qualche timore dentro di noi, quando siamo partiti dall’Italia. Ma grazie a Dio, evidentemente, finora almeno non è successo niente, anzi c’è stato un regolarissimo svolgimento delle gare, degli eventi. E questo dà un senso di grande tranquillità sia agli organizzatori, ma soprattutto agli atleti. Significa che anche lo spirito di Olimpia, come si vuol chiamare, ha una forza, una potenza deterrente in qualche modo. Si sente una possibilità di star bene, di far le cose bene, di giocare bene e stare bene insieme e addirittura la possibilità di episodi di grande solidarietà e grande fraternità tra gli atleti. Questo fa parte del dna delle Olimpiadi. Quando siamo qui,  dentro a questo evento, è spontaneo rasserenare gli animi, acquietarsi e stendere la mano là dove c’è stato qualche piccolo scontro.

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DA OGGI FINO AL 28 AGOSTO, A STRESA

 IL V SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI STUDI ROSMINIANI

- Intervista con padre Umberto Muratore -

 

         “Cristianesimo senza teodicea?”. Questo il tema generale del V corso dei Simposi Rosminiani, che si terrà a Stresa, sul Lago Maggiore, da oggi fino al 28 agosto. Organizzato dal Centro Internazionale di Studi Rosminiani, con l’adesione del Servizio Nazionale CEI per il Progetto Culturale, il corso prevede la partecipazione di circa duecento pensatori italiani e stranieri. Giovanni Peduto ha chiesto a padre Umberto Muratore, direttore del Centro di Stresa e provinciale dei Rosminiani italiani, quali siano le linee guida di queste giornate di studio:

 

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R. – Quest’anno abbiamo voluto dedicare il corso ai problemi della teodicea, vale a dire al tema dell’origine del male e della distribuzione dei beni e dei mali nel mondo. Ed abbiamo fatto questa scelta, perché ci sembra vi sia, oggi, una scandalosa sproporzione fra la domanda e la risposta. Da una parte, infatti, si fa sempre più urgente nelle persone il bisogno di dare un senso al dolore, alla sofferenza, alle calamità naturali, alla guerra, alla morte; dall’altra parte, cioè da parte di chi dovrebbe rispondere, c’è un silenzio generalizzato e imbarazzato, quasi che simili domande fossero prive di senso e non meritino una risposta. In realtà le risposte ci sono, ma la società moderna le ha dimenticate.

 

D. – Quali sono le cause di questa disattenzione?

 

R. – La causa generale, a mio parere, va posta nel fatto che le democrazie occidentali hanno ceduto alla tentazione già prevista da Tocqueville di assorbire tutto il loro tempo nell’inseguire i beni materiali, cioè i beni di mezzi. Non hanno più tempo per concentrarsi sui temi di fine, che sono i temi morali e religiosi. In altre parole: il profitto, il benessere, la competizione assorbono tutto il nostro tempo e non ci resta altro tempo per riflettere sul senso della vita, del bene e del male, della stessa morte. Noi vorremmo contribuire a colmare questa lacuna, per il bene stesso della società in cui viviamo.

 

D. – Quali, dunque, i temi che tratterete a Stresa?  

 

R. – Nelle relazioni di questi giorni, a ciascuna delle quali seguiranno ampi dibattiti, ci concentreremo sui temi più spinosi della teodicea, cercando di approfondire sia la domanda, sia la risposta. Per far ciò efficacemente dovremo svolgere almeno tre compiti fondamentali. Primo: aggiornare il linguaggio ai nostri giorni, in modo che le verità da noi cercate siano comprensibili ai partecipanti e non trascurino le nuove domande e risposte suscitate sul tema dal pensiero moderno e contemporaneo. Secondo: confrontarci col pensiero nichilista odierno, il quale tende ad escludere le domande di senso della vita ed a relegare i problemi della teodicea nel mondo delle velleità filosofiche. Terzo: tenere conto delle ragioni di chi vorrebbe fare della teodicea un problema solamente spirituale, o comunque appartenente al campo della sola fede. Noi ci auguriamo di giungere alla conclusione che la teodicea sia un problema, al quale si può rispondere solamente con l’uso abbinato della ragione e della fede. Che è poi il recupero della risposta della tradizione cattolica. In tutto il corso si darà, ovviamente, uno spazio privilegiato al pensiero di Antonio Rosmini, dal quale questi incontri prendono il nome.

 

D. – Che cosa ha rappresentato Rosmini nella cultura del suo tempo?

 

R. – Per il suo tempo Rosmini ha rappresentato un sacerdote intelligente e santo che cercava di aiutare i contemporanei a ricucire la frattura tra mondo moderno e tradizione, inglobando ciò che vi era di sano nei nuovi fermenti ma, al tempo stesso, riscoprendo il vivo della tradizione cristiana. La sua vasta opera di ricerca e di riflessione, tesa a riconciliare ragione e fede, e che egli chiamava “carità intellettuale”, mentre dagli amici che lo conoscevano veniva molto apprezzata, da chi non lo conosceva bene veniva guardata con sospetto e diffidenza. In un certo senso doveva capitare così. Egli svelava cose che allora sembravano nuove, anche se presentate con parole vecchie. Chi non si era esercitato a guardare lontano non poteva capirlo. Ma l’incomprensione d’allora oggi risuona a suo merito e la sua umile sottomissione d’allora all’autorità ecclesiastica fa apparire oggi più credibile il suo messaggio.

 

D. – In che senso oggi si può parlare di attualità di Rosmini?

 

R. – Oggi la lezione rosminiana è stimolante sotto molti aspetti. Lo si ammira dai cattolici, perché egli aveva capito che ci si avviava verso un’epoca, nella quale l’esercizio della ragione e della persuasione diventava importante per riportare o conservare gli uomini nella fede. Lo ammirano uomini di cultura di qualsiasi fede, per la profondità delle sue intuizioni nel cercare fondamenti che rafforzino la fiducia nella verità, per le sue originali e profonde meditazioni sull’uomo e sui suoi alti destini, sui rapporti Stato-Chiesa, sul diritto, sulla pedagogia, ecc. Chi lo conosce si augura che la sua Causa di beatificazione giunga presto a termine. Così avremo un nuovo maestro universale di “carità intellettuale” cui attingere, in un periodo in cui si è fatto grande lo smarrimento dell’intelligenza.

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CHIESA E SOCIETA’

25 agosto 2004

 

 

DUEMILA SCIENZIATI EUROPEI, RIUNITI DA OGGI FINO A SABATO A STOCCOLMA,

IN SVEZIA, PER FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE NEL CAMPO DELLA RICERCA

NEI PAESI DELL’UNIONE. PRESENTI AI LAVORI ANCHE ESPONENTI POLITICI,

IMPRENDITORI E MANAGER PER VALUTARE LA PROPOSTA

 DI UN CONSIGLIO EUROPEO DELLE RICERCHE

 

STOCCOLMA. = Apertura oggi a Stoccolma del Forum degli scienziati europei (ESOF 2004). Primo Congresso paneuropeo, che vede riuniti nella capitale svedese, fino a sabato prossimo, i maggiori esperti delle discipline   scientifiche, circa 2 mila studiosi, accanto a politici, manager, imprenditori. Quattro giorni per discutere di scienza e problemi della ricerca in Europa e proporre la costituzione del Consiglio Europeo delle Ricerche, una struttura che a livello continentale sia in grado di gestire al meglio le risorse destinate alla ricerca sul modello del CNRS francese e del CNR italiano.  A promuovere l'iniziativa, la prima in assoluto in Europa è stata la stessa Commissione Europea, ma il progetto è stato  realizzato dall'Associazione dei Ricercatori Europei, l'organismo che si è costituito solo da alcuni anni e che ha come obiettivo quello di garantire la rappresentanza dei  ricercatori nei palazzi di Bruxelles. Molti i temi che verranno discussi. Su tutti il problema della competizione con gli Stati Uniti e con altri Paesi  emergenti come Singapore e Corea del Sud e la fuga dei  cervelli dall'Europa. Al centro dei dibattiti non saranno solo questioni legate alla politica della ricerca, ma anche quelle della comunicazione della ricerca e il suo rapporto con la società. Organismi geneticamente modificati, ricerca genetica, nanotecnologie, sono infatti le principali materie che hanno un grande impatto sul pubblico e sono anche  le più suscettibili sul piano etico e politico, ma allo stesso tempo rappresentano le nuove frontiere della ricerca.  ESOF2004 sarà anche l'occasione per fare il punto sui principali risultati raggiunti dalla ricerca europea in tutti i campi. Durante i  giorni del Forum verranno infatti presentati i risultati di oltre novanta diversi studi considerati di frontiera, dall'esplorazione spaziale alla medicina, dalla genetica allo studio dell'atmosfera e del clima, come lo sviluppo di sistemi energetici alternativi a quelli legati ai combustibili fossili. (R.G.)    

 

 

60 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLE ACLI: L’ANNIVERSARIO SARA’ CELEBRATO DOMANI  NEL CONVENTO DI SANTA MARIA SOPRA LA MINERVA, A  ROMA

 

ROMA. = Si festeggerà domani 26 agosto, a Roma, il 60° anniversario della fondazione delle Acli. L’evento sarà celebrato presso il Convento di Santa Maria sopra la Minerva, nei pressi del Pantheon, dove si svolse la prima riunione fondativa delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. In quel luogo 60 anni fa - spiega una nota delle Acli – prendeva corpo l'esigenza di costituire delle organizzazioni pensate per un grande compito, come affermava allora il fondatore Achille Grandi. E “dalle origini ad oggi continua è stata la presenza politica e sociale delle Acli” in Italia. Le tappe fondamentali di questa storia verranno ripercorse nella giornata commemorativa, con inizio alle ore 10.30, dal presidente nazionale Luigi Bobba, insieme con cinque testimoni dei primi anni di vita dell’Associazione: Giulio Andreotti, Giovanni Bersani, Adriano Ossicini, Vittorio Pozzar e il vescovo Pierfranco Pastore.  

 

 

RIUNITA FINO AL 3 SETTEMBRE AL PALAZZO DI VETRO DELLE NAZIONI UNITE,

A NEW YORK, LA COMMISSIONE DELL’ONU INCARICATA DI REDIGERE UNA CARTA

 DEI DIRITTI DEI PORTATORI DI HANDICAP, CIRCA 600 MILIONI IN TUTTO IL MONDO

 

NEW YORK. = Un trattato internazionale che diventi una Carta dei diritti dei portatori di handicap: se ne discute al Palazzo di Vetro dell'Onu, a New York, tra circa 400 delegati provenienti da tutto il mondo e in rappresentanza di governi e organizzazioni non governative. “Il nostro obbiettivo è di arrivare a una Convenzione internazionale che permetta di assicurare ai milioni di portatori di handicap nel mondo i diritti e le tutele di cui godono tutti”, ha detto l’ambasciatore dell’Ecuador all’Onu, Luis Gallegos, presidente della Commissione ad hoc. “Il principio dell'universalità dei diritti dell’uomo, di cui fanno parte integrante i diritti dei portatori di handicap, rientra chiaramente negli obbiettivi delle Nazioni Unite”, ha continuato. Secondo le stime del Centro di riabilitazione internazionale (Cir), i portatori di handicap nel mondo sono circa 600 milioni. La riunione di New York si protrarrà fino al 3 settembre. (R.G.)        

 

 

DAL 7 SETTEMBRE A MANTOVA MOSTRA DEL LIBRO D'ARTISTA: DAGLI ANNI ’60

AD OGGI, OPERE EDITORIALI OLTRE CHE DALL’EUROPA E DAGLI STATI UNITI,

DAL SUD AMERICA E DALL’ASIA

 

MANTOVA. = Si aprirà il 7 settembre a Mantova una particolare Mostra del libro d'artista nella Casa del Mantegna. Quattro percorsi dagli anni '60 ad oggi: “Guardare” (il libro che comunica attraverso le sue caratteristiche grafiche);  “Narrare” (il libro che racconta un'esperienza attraverso il testo e le fotografie); “Pensare” (il libro come strumento di   riflessione sulla società) e “Conservare” (il libro come contenitore della storia dell'uomo). Verranno esposte circa 400 opere provenienti oltre che dall'Europa e dagli Stati Uniti anche dal Sud America e dall'Asia, tra cui alcuni capolavori assoluti della storia editoriale del secondo ‘900. (R.G.)

 

 

DOPO AVER INVESTITO GIAPPONE E TAIWAN, IL VIOLENTO TIFONE “AERE”

SI E’ SPOSTATO OGGI SULLA COSTA ORIENTALE DELLA CINA,

DOVE SONO STATE EVACUATE MEZZO MILIONE DI PERSONE.

LE VITTIME DEL MALTEMPO  IN ASIA SONO STATE QUEST’ANNO PIU’ DI 1800

 

PECHINO. = Mezzo milione di persone sono state evacuate sulla costa orientale della Cina per l’arrivo del tifone “Aere”, che ha già provocato otto morti e ingenti danni dopo aver investito nei giorni scorsi il Giappone per poi arrivare a Taiwan . A Taipei le pesanti piogge provocate dal tifone hanno trasformato le strade in fiumi fangosi, sradicato alberi e sommerso automobili. In varie città di Taiwan uffici e negozi hanno preferito chiudere. La Borsa di Taipei ha serrato i battenti per il secondo giorno consecutivo e l’aeroporto internazionale della capitale è rimasto aperto ma alcuni voli sono rimasti a terra. In diversi centri è mancata l’elettricità e l’acqua corrente, mentre migliaia di turisti in visita a Taiwan sono stati colti di sorpresa dall’arrivo del tifone, che soffiava a una velocità di 140 chilometri all’ora. Quest’anno l’Asia era già stata duramente colpita dal maltempo: sono state più di 1.800 le vittime dei monsoni che, a partire dagli inizi di luglio, hanno devastato in particolare l’India occidentale, il Nepal e il Bangladesh. Nel nord del Pacifico, intanto, un tifone altrettanto violento, chiamato “Chaba”, ha ucciso almeno due persone nell’isola Marianne. (R.G.)

 

           

 

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24 ORE NEL MONDO

25 agosto 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Lo scenario iracheno continua ad essere incandescente. L’aviazione americana è tornata a bombardare presunte postazioni dei ribelli a Falluja, roccaforte della resistenza sunnita. Secondo fonti ospedaliere, almeno tre civili sono morti in seguito all’attacco. Le forze statunitensi sono impegnate a fronteggiare anche la rivolta sciita nel sud del Paese. Il ministero della Sanità iracheno ha reso noto che nei combattimenti scoppiati nelle ultime 24 ore ad Amara, sono rimaste uccise almeno dodici persone. Ma la situazione più tesa resta quella della città di Najaf. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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I miliziani del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, hanno chiuso le quattro porte del mausoleo dell’imam Ali’ e tre missili lanciati da un aereo statunitense sono arrivati a pochi metri dal tempio. In questo intricato scenario proseguono, comunque, gli sforzi dell’ayatollah Al Sistani per porre fine alle violenze che stanno devastando la città santa. L’ayatollah è rientrato oggi nel Paese arabo dopo un’operazione al cuore a Londra e domani si recherà a Najaf. In un’intervista alla BBC, il suo consigliere Sayed Mohamed Musawi ha dichiarato che Al Sistani esorta tutti gli iracheni a marciare su Najaf per salvare la città. Lo stretto collaboratore dell’autorità spirituale sciita ha incitato, inoltre, i miliziani dell’imam radicale ad abbandonare il mausoleo e ha chiesto agli americani di astenersi da qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. Poco fa è stato arrestato il braccio destro di Al Sadr che questa mattina ha lanciato un appello sollecitando tutti i musulmani del mondo a mobilitarsi per impedire che i soldati americani entrino nella moschea di Najaf. Nel complesso capitolo relativo agli ostaggi si alternano, intanto, notizie di liberazioni e rapimenti. E’ stato rilasciato ed è subito partito alla volta di Beirut il camionista libanese rapito qualche giorno fa dalla guerriglia. Sono stati gli stessi sequestratori a comunicare, ieri, la sua liberazione. E in un video trasmesso ieri da Al Jazeera un gruppo islamico ha infine rivendicato il sequestro del giornalista italiano Enzo Baldoni, di cui non si avevano più notizie da giovedì scorso. I suoi rapitori hanno dato 48 ore di tempo alle truppe inviate da Roma per lasciare l’Iraq ma il governo italiano ha già respinto questo ultimatum. E poco fa la famiglia del giornalista ha lanciato un appello ai sequestratori attraverso il Tg1 Rai.

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E sulle condizioni di Enzo Baldoni ascoltiamo Enrico Deaglio, direttore del settimanale “Diario” per il quale scrive il giornalista italiano tenuto in ostaggio in Iraq. L’intervista è di Massimiliano Menichetti:

 

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R. - E’ vivo, in buone condizioni di salute, parla in piedi, non è umiliato dai suoi rapitori. Hanno fatto vedere tutte le sue tesserine da giornalista, il passaporto ecc, per cui si sa che è un giornalista. Il giornalismo è una cosa autonoma dai governi.

 

D. – Continuano i rapimenti. In una situazione così instabile che spazio ha l’ottimismo?

 

R. – Mi sembra che sia un gruppo, in qualche maniera, consolidato. Non mi sembra che si tratti di rapitori fuori controllo. Il sollievo, quindi, viene dato dal fatto che abbiamo per lo meno visto un canale, qualcuno con cui trattare, parlare. C’è qualcuno che vuole parlare con noi e questo è già qualcosa di buono.

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Dopo mesi di preparativi e polemiche hanno preso il via ieri a Guantanamo i processi contro i primi quattro detenuti della prigione creata nella base statunitense a Cuba. A comparire davanti ai giudici: l’autista di Osama bin Laden, lo yemenita Salim Ahmed Hamdan, ed altri tre prigionieri, nel primo procedimento del genere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Alle udienze partecipano anche un gruppo di osservatori di organismi internazionali, come Amnesty Internazional, Human Rights Watch e altre organizzazioni per la tutela dei diritti umani.

 

L’ombra del terrorismo ha raggiunto nella notte l’Algeria. Un nuovo agguato a Thenia, presso Boumerdes, è costato la vita a cinque militari e due poliziotti. Nel nutrito scontro a fuoco, sono rimasti feriti anche 13 tra soldati e poliziotti.

 

Sette persone sono rimaste lievemente ferite, questa notte in Turchia, nell’esplosione di una bomba davanti ad una banca di Dortyol, vicino al confine con la Siria. Secondo il capo della polizia della provincia di Hatay, Cafer Sahin, dietro l’azione terroristica ci sarebbero i separatisti curdi.

 

Sempre alta la tensione in Medio Oriente. Uomini armati hanno sparato questa mattina a Gaza contro un convoglio di automobili che scortava il comandante ad interim di uno dei servizi di sicurezza palestinesi, Tarek Abu Rajib. Quest’ultimo è stato colpito al petto, mentre una guardia del corpo ha perso la vita. “Forte preoccupazione” sull’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, intanto, è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. L’avvio della costruzione di nuovi centri abitati, secondo il Palazzo di Vetro, contraddice chiaramente gli obblighi presi da Israele nell’ambito della “Road Map”, il piano di pace stilato dal cosiddetto quartetto: Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia.

 

Continuano le dimostrazioni antigovernative in Bangladesh. La capitale Dacca è ancora bloccata per il secondo giorno di sciopero generale indetto dai partiti dell’opposizione. Ci riferisce Maria Grazia Coggiola:

 

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Secondo fonti giornalistiche locali, circa 300 persone sono rimaste ferite negli scontri di ieri tra i sostenitori della leader dell’opposizione Sheikh Hasina e la polizia. Anche oggi, la capitale Dacca è paralizzata per una serrata generale indetta dalla Lega Awami e dai partiti della sinistra, che chiedono le dimissioni del governo nazionalista di Khaleda Zia. A causare la rabbia dell’opposizione è stato l’attentato di sabato scorso alla vita dell’ex premier Hasina. Scuole e negozi sono chiusi, bloccati i trasporti pubblici, mentre le strade sono presidiate da polizia ed esercito. Decine di manifestanti, attivisti e politici sarebbero stati arrestati. Lo sciopero ha rallentato anche l’attività del Porto nella città meridionale di Cittagong. Oggi, comunque, la protesta terminerà nel primo pomeriggio per permettere ai dimostranti di partecipare al funerale di una donna funzionaria della Lega Awami, morta ieri per le ferite riportate nel lancio di granate sul comizio della Hasina, che ha causato una ventina di morti. Il primo ministro Khaleda Zia, che governa con l’appoggio dei partiti islamici, ha negato ogni coinvolgimento del suo partito con l’attentato di sabato e con i numerosi incidenti che negli ultimi mesi hanno coinvolto rappresentanti dell’opposizione e giornalisti.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Il primo ministro ad interim pakistano, Chaudhry Shujaat Hussain, si è dimesso stamani per lasciare il posto al premier designato, Shaukat Aziz. Quest’ultimo dovrebbe sottoporsi al voto parlamentare venerdì prossimo e prestare giuramento sabato. Il passaggio di poteri era previsto da tempo: Hussain, infatti, doveva coprire la carica per i due mesi successivi alle dimissioni del precedente primo ministro Zafarullah Khan Jamali.

 

In Nepal i ribelli maoisti hanno tolto ieri il blocco alla capitale Kathamandu, accogliendo le richieste della popolazione in difficoltà per la carenza di viveri. I ribelli, che dicono di ispirarsi all’ex presidente cinese Mao, controllano diverse regioni del Nepal dove vigono le loro norme. Dall’inizio della rivolta, cominciata nel 1996, si calcola che abbiano perso la vita circa diecimila persone.

 

Saranno circa 600 i delegati al congresso straordinario del Partito socialista ungherese chiamati domani a Budapest per scegliere il futuro primo ministro, al posto dell’attuale premier Peter Medgyessy che nei giorni scorsi ha annunciato di volersi  dimettere. Due i candidati in lizza: Peter Kiss, ministro alla presidenza del consiglio e  Ferenc Gyurcsany, ministro dello Sport e della gioventù.

 

Terza giornata di colloqui oggi ad Abuja, in Nigeria, per risolvere la crisi del Darfur. Il governo sudanese ha dato oggi il via libera all’invio di nuove truppe dell’Unione Africana nella regione occidentale, devastata da 18 mesi di guerra, mentre ieri i ribelli hanno respinto la richiesta di deporre le armi.

 

Mark Thatcher, figlio dell’ex premier britannica Margaret, è stato arrestato oggi a Città del Capo, in Sudafrica, per il presunto coinvolgimento in un tentativo di colpo di stato in Guinea Equatoriale. L’uomo avrebbe finanziato, insieme con altri, l’operazione militare guidata dal mercenario britannico Simon Mann. Quest’ultimo ha confessato di aver incontrato il figlio della “Lady di ferro”, ma solo per una questione commerciale. La Guinea Equatoriale è il terzo produttore di petrolio dell’Africa sub-sahariana.

 

La questione immigrazione sarà oggi al centro dell’incontro tra il premier italiano, Silvio Berlusconi, e il leader libico, Gheddafi, in Libia. A Sirte verrà ribadita la necessità di una “politica europea” per affrontare e risolvere concretamente il  problema degli sbarchi clandestini. Oggetto di discussione sarà anche il risarcimento dei danni di guerra che l’Italia si è impegnata a pagare alla Libia. Al meeting sarà presente anche il Ministro degli Interni italiano Pisanu.

 

Sensibilmente ridimensionate le sanzioni per il nuovo scandalo sul calcio scommesse scoppiato in Italia, rispetto a quelle chieste dalla Procura federale. La Commissione disciplinare della Lega Calcio ha inflitto alla società del Modena 5 punti di penalizzazione da scontarsi nella prossima stagione e alla Sampdoria 15.000 euro di ammenda. Mentre sono state prosciolte le società del Chievo e del Siena. Un’ammenda di 5.000 euro è stata inflitta al Pescara e una di 3.000 al Como. Anche per i giocatori sanzioni più lievi. Solo per uno di essi è stata confermata la squalifica per tre anni. Totalmente scagionato l’ex allenatore del Chievo, Del Neri. Per tutti l’accusa era di illecito sportivo.

 

 

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