RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 236 - Testo della trasmissione di lunedì 23 agosto 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il progresso scientifico e tecnologico è tale se è a favore dell’uomo e della vita. Una riflessione sull’Angelus di ieri: ce ne parla mons. Ignazio Osanna

 

Lettera del cardinale Sodano a nome del Papa per la 55.ma Settimana liturgica nazionale a San Giovanni Rotondo: i segni sacramentali della liturgia conducono il cristiano alla santità.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Nuovi ostacoli sulla pace in Medio Oriente: il governo israeliano autorizza la costruzione di altre abitazioni nelle colonie. Ai nostri microfoni mons. Michel Sabbah

 

Al via i tribunali militari Usa a Guantanamo: processeranno i seguaci di Al Qaeda. Intervista con la prof.ssa Maria Rita Saulle

 

Si celebra oggi la Giornata internazionale per la commemorazione della tratta schiavista e della sua abolizione: con noi Giovanni Puglisi e padre Alex Zanotelli

 

Alle Olimpiadi di Atene splende la stella dell’intramontabile Yuri Chechi, ma ai Giochi sempre grave il problema doping:  con noi Roberto Zichittella e Antonio Dal Monte.

 

Hanno trovato eco nei primi dibattiti le parole che il Papa ha rivolto ieri ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli, alla sua 25.ma edizione

 

Mondo dell’arte sotto choc: sono due i capolavori rubati dal Museo di Oslo. Oltre al famoso “Urlo” di Munch, oggi la conferma del furto anche della “Madonna”: ce ne parla il prof. Bruno Toscano

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nello Zimbabwe critico il clima tra governo e opposizione

 

Verrà votato in giornata il documento conclusivo dell’VIII Assemblea plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche

 

Scandagliare le sfide in tema di scienze biologiche: è l’obiettivo dell’XI Sessione del Comitato internazionale di bioetica dell’Unesco

 

Migliaia di fedeli hanno partecipato questa mattina a Milano al funerale di Fratel Ettore

 

Sciopero della fame ieri in diverse carceri italiane

 

Dal 9 settembre prossimo il Museo diocesano di Caltanissetta ospiterà circa 150 opere di arte sacra provenienti da Praga

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, ancora guerriglia a Tikrit e a Mossul. A Najaf furiosi i combattimenti nei pressi del mausoleo dell’imam Alì

 

Il governo di Pyongyang deciso a non partecipare ai negoziati sulla crisi nucleare previsti a Pechino.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 agosto 2004

 

IL PROGRESSO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO E’ TALE SE E’ A FAVORE

DELL’UOMO E DELLA VITA. UNA RIFLESSIONE SULL’ANGELUS DI IERI

- Intervista con mons. Ignazio Sanna -

 

Il cristianesimo, nonostante i limiti e gli errori umani, costituisce il più grande fattore di vero progresso, perché Cristo è principio inesauribile di rinnovamento dell’uomo e del mondo. Ha colpito molto questa affermazione di Giovanni Paolo II all’Angelus di ieri da Castel Gandolfo. Un pensiero “forte” per sottolineare che il progresso del pensiero umano, della scienza e della tecnologia, è tale solo se a servizio del progetto di Dio, rivelato all’uomo attraverso Cristo. Mons. Ignazio Sanna, pro-rettore della Pontificia Università Lateranense e membro della Commissione teologica internazionale, si sofferma per una riflessione sulle parole del Papa, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. – Il Papa ha sempre insistito sull’importanza della fede cristiana come formatrice di valori, di orientamenti e di scelte a favore dell’umanità. Ora, il progresso è tale se produce una migliore condizione di vita e, in modo particolare, se garantisce la vita. Il Papa continuamente sottolinea che il progresso e la tecnica, la scienza devono essere al servizio della promozione di ogni forma di vita. Ora, quando invece si utilizzano il progresso, la tecnica per esperimenti che vanno contro la vita, contro l’uomo – oggi si parla di ‘ultra-umanesimo’ – certamente non è un progresso rispettoso del futuro dell’uomo e del vero interesse della vita dell’uomo.

 

D. – Quindi, in un mondo in cui la parola progresso viene – come lei diceva – abbinata per abitudine alla novità prodotta dalla scienza o dalla tecnologia, il richiamo del Papa a Cristo dilata enormemente questa visione e diventa  quasi un motto di vita per i cristiani del XXI secolo ...

 

R. – Indubbiamente, il Papa ricorda che l’attività umana deve rispecchiare un po’ il disegno di Dio. Dio ha creato la vita e quindi l’uomo non può andare contro, con la sua attività, quello che è il disegno originario di Dio. Il Concilio l’ha ribadito: l’attività umana, il progresso umano corrispondono al disegno di Dio e quindi sono benedetti da Dio, purché si rispetti la legge che Dio stesso ha messo nella coscienza degli uomini.

 

D. – Colpisce anche dell’Angelus di ieri il nuovo accenno all’esperienza vissuta dal Papa a Lourdes e al suo ideale pellegrinaggio verso altri santuari dedicati alla Vergine. Cosa le ha suggerito l’immagine di Giovanni Paolo II davanti alla Grotta di Massabielle?

 

R. – Penso che il Papa sia andato lì non certamente per chiedere la grazia della sua guarigione. E’ andato lì per dimostrare che tutte le fasi della vita sono un dono di Dio: la giovinezza, la maturità, la vecchiaia e la malattia. E con il suo gesto ha dato ragioni di speranza a tutti i malati del mondo. E poi ha fatto capire che realmente, la croce senza l’amore è troppo pesante, ma anche l’amore senza la croce è troppo vuoto. Ha dimostrato in questa maniera come si possa vivere realmente portando la croce ma allo stesso tempo amando la vita e dando ragione di vita e di speranza a tutti coloro che soffrono.

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LETTERA DEL CARDINALE SODANO A NOME DEL PAPA

PER LA 55.MA SETTIMANA LITURGICA NAZIONALE A SAN GIOVANNI ROTONDO:

I SEGNI SACRAMENTALI DELLA LITURGIA CONDUCONO IL CRISTIANO ALLA SANTITA’

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La liturgia come “scuola di santità”, che aiuta il credente “a riscoprire l’arte della preghiera” e a puntare verso la meta più alta della vita cristiana. E “liturgia e santità” è anche il tema della 55.ma Settimana liturgica nazionale, che si svolge a San Giovanni Rotondo da oggi al 27 agosto. In una lettera indirizzata a nome del Papa al vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, Luca Brandolini, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha messo in luce l’importanza dei segni sacramentali attraverso i quali – scrive il porporato – si viene “plasmati e trasformati per conformare la nostra vita a quella di Cristo”.

 

Il cardinale Sodano ha fatto più volte riferimento nella sua lettera, al documento di Giovanni Paolo II, la Novo millennio ineunte. Richiamando in essa i credenti “all’universale vocazione alla santità”, il Pontefice coglie nella “diffusa esigenza di spiritualità”, presente in molte parti del mondo contemporaneo, “il bisogno di riscoprire l’arte della preghiera e l’educazione alla preghiera”. Un bisogno al quale la liturgia sa rispondere in modo pieno perché – afferma il segretario di Stato – “aiuta a trasformare l’esistenza in preghiera, sia privata che comunitaria”. Al centro della liturgia c’è la Messa, “il cuore della domenica”. E’ anzitutto l’Eucaristia – prosegue il cardinale Sodano citando il Papa – “a dare il vero volto alla santità cristiana” e a custodire il “segreto dell’apostolato” da cui far scaturire la nuova evangelizzazione.

 

Nel chiudere la lettera, il segretario di Stato si sofferma su S. Giovanni Rotondo come sede della Settimana liturgica. La presenza di Padre Pio in quei luoghi – osserva – fa risaltare come tutto, nel “ministero dell’umile frate cappuccino, parli “del legame che unisce la liturgia e specialmente i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza alla santità”. L’esempio del Santo di Pietrelcina – conclude il cardinale Sodano – “sia per tutti stimolo e incoraggiamento a percorrere lo stesso cammino ascetico e spirituale sino alla vetta della perfezione evangelica”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina si apre con l’Angelus. Giovanni Paolo II torna con il pensiero ed il cuore all’umile Grotta di Massabielle e da quel luogo di silenzio e di preghiera si reca in altri Santuari mariani popolati in questi giorni di agosto da folle di fedeli.

Il titolo di apertura è: “Affidiamo a Maria Madre dell’unità e dell’amore ogni nostra supplica per il bene della Chiesa e dell’intera famiglia umana”.

Si sottolinea poi quanto segue: mercoledì 25 agosto, all’udienza generale, il Santo Padre guiderà la preghiera ai piedi dell’Icona della Vergine Maria venerata con il titolo di Madre di Dio di Kazan, che un’apposita delegazione recherà a Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.  

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa al vescovo di Rimini, in occasione della XXV edizione del “Meeting per l'amicizia tra i popoli”: il tentativo di appropriarsi delle fonti della vita attraverso gli esperimenti di clonazione umana è manipolazione della realtà.

 

Nelle estere, riguardo all’Iraq, si registrano nuovi combattimenti intorno al mausoleo di Alì, a Najaf.

Sudan, Darfur: Khartoum consegna all’Onu una lista di miliziani “janjaweed” accusati di violazioni dei diritti dell’uomo. 

 

La pagina culturale è interamente dedicata ad un articolo di Giuseppe Lorizio dal titolo “Rivelazione e metafisica. Spunti di riflessione e ulteriori precisazioni”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 agosto 2004

 

NUOVI OSTACOLI SULLA PACE IN MEDIO ORIENTE:

IL GOVERNO ISRAELIANO AUTORIZZA LA COSTRUZIONE

DI ALTRE ABITAZIONI NELLE COLONIE

- Con noi, mons. Michel Sabbah -

 

 

Nonostante l’annunciato piano di ritiro da Gaza, il governo israeliano non molla la presa sulle colonie. È di questa mattina la notizia che Sharon avrebbe autorizzato la costruzione di 533 nuovi appartamenti in Cisgiordania, in gran parte negli insediamenti a ridosso di Gerusalemme. È una decisione, quella dello Stato ebraico, che desta preoccupazione anche nella Chiesa locale, come conferma ai nostri microfoni mons. Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme, che questa mattina ha incontrato un centinaio di giovani italiani in pellegrinaggio in Terra Santa. Ci ha parlato Concita De Simone:

 

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R. - Questa decisione di non evacuare gli insediamenti e di non mettere un limite al popolamento delle colonie nei Territori palestinesi è un nuovo ostacolo sul cammino verso la pace. Denota una volontà di continuare il conflitto, fa temere una scelta di guerra permanente. Se veramente si vuole la pace, occorre accettare l’idea di lasciare i territori ai loro abitanti: la Palestina ai palestinesi, Israele agli israeliani. Dovrà arrivare un tempo in cui ciascuno potrà svilupparsi e crescere, ma solo nel proprio territorio: farlo nei territori degli altri è un atto di aggressione, che alimenta solamente la guerra e non la pace.

 

D. – Quale messaggio intende lasciare, mons. Sabbah, ai giovani italiani che Lei ha ricevuto questa mattina?

 

R. – Il mio messaggio è che la pace in Terra Santa è una responsabilità non solo di chi abita questi luoghi e dei cristiani che vi risiedono, ma piuttosto di tutti i cristiani del mondo: siccome la Terra Santa è la terra delle radici di ogni cristiano, questo conflitto non può non essere il conflitto di ogni cristiano. Ognuno di noi ne porta le responsabilità, ognuno ha il dovere di farlo finire presto. Non è necessario schierarsi per una parte o per l’altra, non è sufficiente manifestare a parole la propria solidarietà. Credo che ogni comunità cristiana sia chiamata a venire qui, per portare gesti di riconciliazione.

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AL VIA I TRIBUNALI MILITARI USA A GUANTANAMO:

PROCESSERANNO I SEGUACI DI AL QAEDA

- Intervista con la prof.ssa Maria Rita Saulle -

 

 

A tre anni dall'attacco dell’11 settembre e a meno di tre mesi dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l'amministrazione Bush avvia il lavoro dei nuovi tribunali militari di Guantanamo, a Cuba, per processare presunti seguaci di Al Qaeda e dei Taleban. In programma per domani, nell'aula costruita all’interno della base Usa, ci sono le udienze nelle quali verranno discusse le questioni preliminari per i primi quattro imputati, in attesa di fissare le date d'inizio dei processi veri e propri. Sul meccanismo legale messo a punto dal Pentagono, ascoltiamo Maria Rita Saulle, docente di Relazioni internazionali all’Università “La Sapienza” di Roma, intervistata da Giada Aquilino:

 

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R. – Non è la prima volta che questi tribunali vengono istituiti dalla cosiddetta potenza vincitrice: successe a Norimberga, è successo anche in Bosnia. Ciò fa pensare che ci sia una predisposizione a valutare le persone ex post, cioè successivamente ai fatti, e non come voluto dai principi di diritto internazionale e nazionale, che sia prevista già una pena al momento in cui il crimine viene commesso.

 

D. – Ma è possibile creare un intero Codice penale di guerra in meno di tre anni?

 

R. – Ci sono alcune norme già esistenti e c’è lo statuto della Corte penale internazionale, che è stato approvato nel 1998 ed è entrato in vigore qualche anno dopo. Tuttavia, gli Stati Uniti non hanno ratificato lo Statuto e quindi essi procedono, come hanno fatto in tutto il settore dei diritti umani, in maniera autonoma.

 

D. – Cosa verrà imputato ai presunti seguaci di Al Qaeda in particolare?

 

R. - Suppongo che siano accusati di atti di terrorismo, perché non si può parlare di crimini di guerra in senso tecnico. Gli atti di terrorismo possono essere puniti, tutto sta a vedere come vengono valutati.

 

D. – In particolare questi prigionieri sono ex Talebani o seguaci dei Taleban in Afghanistan. In questo caso, cosa è previsto?

 

R. – In Afghanistan addirittura non c’era uno Stato. La situazione che si è prospettata è stata comunque quella di giudicarli. Anche per gli Stati che non hanno aderito alle Convenzioni internazionali ormai c’è una tendenza all’affermazione dei diritti umani e quindi ad assicurare un giusto processo, in cui si conoscano esattamente i capi di accusa, e un diritto alla difesa.

 

D. - Sui processi di Guantanamo quanto pesano le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti?

 

R. – Negli Stati Uniti c’è una specie di interfaccia tra politica internazionale e politica interna. In vista delle presidenziali, Bush desidera rafforzare, nei confronti degli avversari, la sua posizione in ogni modo, perché punta alla rielezione. Se si dimostra un presidente particolarmente forte, deciso, capace di tenere in mano la situazione, appare come vincente. Se invece risultasse che l’opinione pubblica statunitense vive questo processo in maniera dissenziente rispetto all’opera presidenziale, allora potrebbe prospettarsi anche una sconfitta dell’attuale amministrazione.

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SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE

PER LA COMMEMORAZIONE DELLA TRATTA SCHIAVISTA E DELLA SUA ABOLIZIONE

- Interviste con Giovanni Puglisi e con padre Alex Zanotelli -

 

 

Per ricordare l’insurrezione degli schiavi avvenuta a Santo Domingo nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 1791, che ebbe un ruolo cruciale per l’abolizione della tratta transatlantica, si celebra oggi, sotto l’egida dell’UNESCO, la Giornata internazionale per la commemorazione della tratta schiavista e della sua eliminazione. Ma oltre all’orrore per quanto la piaga della schiavitù ha storicamente prodotto, si deve anche sottolineare il dramma delle moderne forme di sfruttamento nella società contemporanea. Con il fiorire di nuove rotte migratorie il fenomeno della schiavitù continua, infatti, ad essere presente nelle società attuali in molteplici e tragiche tipologie, quali lo sfruttamento sessuale e lavorativo e l’impiego di bambini soldato in azioni di guerra. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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(musica)

 

Richiamare il ricordo di una realtà lungamente occultata o sconosciuta attribuendole la giusta collocazione nella coscienza degli uomini ma anche far riflettere sulle attuali forme di sfruttamento. E’ il duplice obiettivo della Giornata che commemora  l’abolizione della tratta degli schiavi, una tra le più grandi tragedie della storia dell’umanità ma anche una ferita del nostro tempo. Dopo la caduta della cortina di ferro e l’allargamento dell’Unione Europea, la mappa migratoria mondiale, un tempo basata soprattutto sulla logica coloniale, appare oggi come una complessa intersezione di punti, linee e frecce che alimentano un groviglio di speranze ed opportunità ma anche l’orrore dello sfruttamento e della miseria. Sul significato dell’odierna Giornata, che assume particolare rilievo quest’anno perché il 2004 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale per la commemorazione della lotta contro la schiavitù e della sua abolizione”, ascoltiamo il presidente della Commissione nazionale italiana per l’UNESCO, prof. Giovanni Puglisi:

 

R. - E’ importante perché nel mondo contemporaneo abbiamo abolito alcune forme tradizionali di schiavitù, ma nuove forme si sono riproposte sempre più drammaticamente.

 

D. - Qual è oggi il rapporto tra nuove tecnologie e moderne forme di schiavitù?

 

R. - L’incremento dei linguaggi tecnologici e informatici innesta delle grandi aspettative anche nel mondo non occidentale, per cui genti di Paesi lontani si convincono che in questo nostro mondo tutto sia bello e buono. Da qui scaturiscono, poi, nuove forme di schiavitù.

 

Sulla relazione che intercorre tra globalizzazione e migrazione e le moderne dimensioni di sfruttamento, ascoltiamo il missionario comboniano, padre Alex Zanotelli:

 

R. – Il fenomeno della globalizzazione è stato assunto da forze economico-finanziarie e gestito in proprio, a favore del mercato, del denaro e della finanza. Non abbiamo più l’uomo, ma nuove forme di sfruttamento e di emarginazione, perché l’importante oggi è il profitto a qualsiasi costo.

 

D. – Padre, come affrontare allora il fenomeno della schiavitù, presente nella società contemporanea?

 

R. - Dobbiamo renderci conto che in questo mondo dobbiamo viverci tutti. Non è più concepibile che poche persone vogliano accaparrarsi quasi tutte le risorse. Dobbiamo assolutamente distribuire più equamente le ricchezze di questo mondo.

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In base alle stime fornite da diversi organismi internazionali, tra i quali l’UNICEF e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), ogni anno circa 175 milioni di persone fuggono dai loro Paesi e tra queste oltre quattro milioni sono vittime del traffico degli esseri umani, un drammatico fenomeno che frutta almeno cinque miliardi di euro l’anno.

 

 

ALLE OLIMPIADI DI ATENE SPLENDE LA STELLA DELL’INTRAMONTABILE

YURI CHECHI, MA AI GIOCHI RESTA SEMPRE GRAVE IL PROBLEMA DOPING

- Interviste con Roberto Zichittella e Antonio Dal Monte -

 

Ad Atene 2004 soddisfazione in tutto il movimento olimpico per la medaglia di bronzo ottenuta ieri sera dal ginnasta italiano, Yuri Chechi, nella specialità degli anelli, dopo otto anni di inattività per gravi problemi fisici. Ma purtroppo, il successo di pubblico e soprattutto televisivo ottenuto dai Giochi non cancella lo scandalo doping. Ne hanno fatto le spese vari atleti ellenici ed anche la russa, Irina Korzhanenko, vincitrice della prova di lancio del peso femminile, espulsa dai Giochi e privata dell'alloro conquistato venerdì scorso nell'antico stadio di Olimpia. Da Atene il servizio di Roberto Zichittella:

 

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I Giochi olimpici di Atene sono entrati nell’ultima settimana e purtroppo si parla ancora di doping. Il caso della Korzhanenko si aggiunge a quelli che nei giorni scorsi hanno coinvolto gli atleti greci Kenteris, Thanou e Sampanis. A quest’ultimo, che avrebbe fatto uso di testosterone, è stata tolta la medaglia di bronzo vinta nel sollevamento pesi. Sul piano sportivo il medagliere è ora guidato dalla Cina, dagli Stati Uniti, seguiti dal Giappone e dall’Australia. L’Italia fino a questo pomeriggio ha vinto un totale di 19 medaglie, di cui sette d’oro. Nella prima settimana dei Giochi l’ha fatta da padrone il nuoto. Nella piscina di Atene sono stati battuti ben 8 record mondiali e 19 record olimpici. Come previsto, il re delle gare di nuoto è stato Michael Phelps. Il 19.enne atleta statunitense di Baltimora ha vinto ben 6 delle 12 medaglie d’oro conquistate dagli Stati Uniti nelle gare natatorie. Resta così imbattuto il record di 7 medaglie d’oro individuali, vinte dal nuotatore americano Mark Spitz a Monaco nel 1972.

 

Roberto Zichittella, da Atene, per la Radio Vaticana.

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Sul tema doping Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente ad Atene il prof. Antonio Dal Monte, docente di fisiologia umana e Medicina dello Sport:

 

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R. – Mi sembra di capire che nel mondo dello sport tuttora si cerchi più di eludere i controlli antidoping che evitare l’assunzione di sostanze proibite. E’ una cosa che mi fa stare male. C’è da dire però che, rispetto a altre Olimpiadi, si sono fatti degli enormi passi avanti in positivo, nel numero dei controlli e soprattutto negli esami che vengono fatti. C’è però una nota negativa terribile: queste Olimpiadi si svolgono dopo la constatazione che per la prima volta sono state create delle sostanze per migliorare le prestazioni fisiche e non per curare. Mi spiego, fino ad ora tutte le sostanze proibite erano state date agli atleti a sproposito, ma erano nate come farmaci importanti per far fronte a malattie; alcune, tipo la eritropoietina, sono dei veri e propri salvavita, come d’altra parte lo sono anche gli ormoni. Ma questa volta sono riusciti a creare un falso ormone che non ha lo scopo di curare un bel niente, ma solo di alterare le prestazioni. Voi potreste dire: “Ma si prendono tanti ormoni, prenderne uno in più…?!”. Beh, c’è una grossa differenza. Quelli che uno può prendere in farmacia sono stati testati. In questo caso, invece, chiunque, e parlo di chimici di una certa esperienza, possono con pochi mezzi creare degli ormoni o altre sostanze dopanti e somministrarle agli atleti, senza che ci sia nessun controllo sulla loro pericolosità e tossicità. Questo per me è estremamente grave.

 

D. – Un ultimo aspetto, questa volta credo positivo: il bronzo del 34.enne Yuri Chechi indica che negli atleti c’è una “longevità” che soltanto fino a qualche decennio fa non esisteva?

 

R. – Questo è verissimo. Gli allenamenti sono di una durezza unica e mettono a dura prova le strutture corporee. Emergono, dunque, quelli che sono più bravi, più talentuosi e molti di essi riescono ad essere molto “longevi” dal punto di vista sportivo.

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HANNO TROVATO ECO NEI PRIMI DIBATTITI LE PAROLE CHE IL PAPA HA RIVOLTO IERI

AI PARTECIPANTI AL MEETING PER L’AMICIZIA TRA I POPOLI.

E’ ENTRATA NEL VIVO LA 25.MA EDIZIONE DI UN APPUNTAMENTO CHE

– SCRIVE IL PAPA – “ANIMA E ARRICCHISCE L’ESTATE ITALIANA”

- Servizio di Luca Collodi -

 

Hanno avuto subito eco nei primi dibattiti, le parole che il Papa ha rivolto ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli che si è aperto ieri. Si tratta della 25.ma edizione del “tradizionale appuntamento che - ha scritto il Papa - anima e arricchisce di contenuti l’estate italiana”. Ascoltiamo il nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:

 

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Il Papa è ritornato a Rimini: l’attesa per le sue parole era la stessa di 22 anni fa quando, il 29 agosto dell’’82, visitò il Meeting a testimoniare, come scrive oggi il quotidiano del festival, ‘un’amicizia che non finisce’. La sfida cristiana, certe idee di progresso ed il ‘no’ alla clonazione umana hanno emozionato il popolo di CL che, in un serrato dialogo a tutto campo con ministri, politici, sindacalisti, vescovi, missionari e religiosi, prova a raggiungere la meta della conoscenza di Dio attraverso l’esperienza umana. La giornata di oggi vede la presenza di numerose personalità: si parla di terrorismo islamico con Maghdi Allam, che invita alla massima fermezza nei confronti dei “burattinai del terrorismo” che lo utilizzano a scopo di potere e alla massima apertura verso l’islam in Occidente. Ma è l’ambiente a caratterizzare questa seconda giornata con la proposta del fisico Rubbia, presidente dell’ENEA e Nobel per la fisica ’84, di utilizzare l’1 per cento delle entrate fiscali sul consumo energetico per finanziare la ricerca di energie alternative al petrolio. Presentato anche il libro di don Oreste Benzi, ‘Il diario di Sandra’, una giovane romagnola della Comunità Giovanni XXIII uccisa da un’auto di un tossicodipendente. Don Benzi ha sottolineato come per i giovani di oggi il problema non sia il male che c’è al mondo, ma il bene che non c’è. “C’è bisogno di un popolo – ha detto – che testimoni il bene al mondo”. Una testimonianza forte, arrivata al Meeting dall’incontro tra Francesca Mambro, già esponente dell’estrema destra italiana e Nadia Mantovani, ex brigatista rossa, oggi impegnate entrambe a tempo pieno per gli altri. Ed anche quest’anno il Meeting sembra accreditarsi come evento capace di unire il successo della comunicazione religiosa al ritorno economico. Sono 215 le aziende che hanno sponsorizzato l’edizione in corso per un totale di oltre 4 milioni di euro.

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MONDO DELL’ARTE SOTTO CHOC: CONFERMATO IL FURTO DAL MUSEO DI OSLO

DELL“URLO” E DELLA “MADONNA” DI MUNCH

- Intervista con il prof. Bruno Toscano -

 

Mondo dell’arte sotto choc. Ieri a Oslo uomini armati hanno rubato dal museo della città “L'urlo” e la “Madonna”, i due capolavori del padre dell’espressio-nismo, Munch. Il servizio da Oslo di Vincenzo Lanza:

 

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Per gli esperti della polizia norvegese, il furto dei due capolavori, dipinti nel 1893 dal maestro dell’Espressionismo norvegese, Edward Munch, potrebbe essere opera di ladri dilettanti, ma anche di incalliti professionisti specializzati in furti su commissione di opere d’arte. Verso mezzogiorno di ieri, tre individui mascherati con passamontagna e pistola alla mano hanno staccato dalle pareti i due famosi quadri. Sono riusciti a fuggire a bordo di un’auto guidata da complici. La vettura ed alcuni pezzi di cornice sono stati ritrovati poco tempo dopo nel centro di Oslo. Notevoli le critiche per la scarsa protezione riservata alle opere d’arte. Severo l’atteggiamento del ministro per la cultura, la signora Valgad Swarstad Haugland, nei confronti dello stesso comune di Oslo, proprietario e responsabile del Museo Munch dal quale sono stati trafugati i due quadri.

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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L’immagine del “Grido” di Munch è rappresentativa di un sentire comune di un’epoca, quella di fine 800, in cui è nata? Roberta Moretti lo ha chiesto al professor Bruno Toscano, docente di Storia dell’arte moderna all’Università Roma Tre:

 

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R. – Direi proprio di sì. In quel decennio si sviluppa la cultura e la sensibilità del simbolismo in una direzione che poi, nei primi anni del secolo successivo, sboccherà nell’espressionismo. Però, qui le fonti sono proprio di natura simbolista: le fonti dell’“Urlo”, diciamo che sono francesi, cioè, notoriamente, Munch era un ammiratore di Gauguin. E prende questo straordinario senso della linea, del flusso vitale, cui unisce questo colore molto emozionante ed emozionale ... Il “Grido”, da questo punto di vista, in qualche modo, è proprio estremamente emblematico di questo passaggio tra simbolismo e espressionismo. Ma a me sembra che si sia esagerato un po’ troppo sull’aspetto istintuale, insomma, impetuoso di Munch. Munch è un elaboratore, in qualche modo, persino freddo di quello che fa, quindi questa interpretazione esclusivamente ossessiva ed esistenzialmente turbata va però messa insieme con un riconoscimento di un metodo di lavoro che era un metodo di lavoro molto elaborato, tant’è vero che, per esempio, dell’“Urlo” ci sono diverse versioni ...

 

D. – Questa rappresentazione dell’angoscia del tempo che vive, può essere anche una rappresentazione di un’angoscia individuale?

 

R. – Bè, sì, è stata sempre interpretata così; poi, la vicenda umana di Munch è una vicenda turbata, una vicenda che fa i conti con le cure psichiatriche, con i manicomi, come tutti sappiamo. Però, ecco, io non credo che poi si debba sempre un po’ deterministicamente leggere la pittura sulla falsariga di una specie di biografia del ‘giorno per giorno’. L’artista, poi, quando lavora e quando fa capolavori come il “Grido”, ha bisogno anche di grandi pause di serenità. Prima usavo il termine, addirittura, di freddezza, di elaborazione attenta e quasi meticolosa ... Cioè, si legge un po’ troppo sapendo quello che verrà dopo. E siccome nel 1905 scoppierà l’espressionismo, allora Munch viene letto come precursore. C’è anche questo aspetto, non c’è dubbio, ma c’è anche un aspetto di capacità di lavoro, non semplicemente di una specie di aggressione istintuale al quadro, come qualche volta è stata interpretata.

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CHIESA E SOCIETA’

23 agosto 2004

 

LA POLITICA NON CI DIVIDA:

E’ IL MONITO LANCIATO DAL NUOVO VESCOVO DI HARARE.

NELLO ZIMBABWE DA TEMPO E’ CRITICO IL CLIMA TRA GOVERNO E OPPOSIZIONE

 

HARARE. = “Sono qui per riconciliare. Cercherò in tutti i modi di portare la gente a lavorare insieme”. Sono le parole espresse dal nuovo arcivescovo metropolita di Harare, capitale dello Zimbabwe, mons. Robert Ndlovu, durante una cerimonia officiata nella cattedrale dinanzi a migliaia di fedeli, incluso il presidente Robert Gabriel Mugabe e la consorte. Il presule ha fatto anche riferimento alla crisi politica in corso nel Paese, dove il rapporto tra il governo del presidente Mugabe e l’opposizione guidata dal partito “Movimento per il cambiamento democratico” (Mdc) si è fatto negli ultimi anni molto teso. “Non dobbiamo permettere – ha aggiunto mons. Ndlovu – che diverse convinzioni politiche ci dividano”. Pur avendo espresso considerazioni critiche nei confronti di alcuni esponenti della Chiesa, ritenuti troppo vicini all’opposizione, l’ottantenne presidente zimbabwano ha espresso la speranza di un futuro diverso. “Utilizzerò la finestra apertami dal presidente per parlare con lui – ha concluso il nuovo vescovo di Harare, raccogliendo l’invito al dialogo di Mugabe – e se sarò testimone di abusi andrò a parlarne direttamente con lui”. Nominato arcivescovo Metropolita di Harare lo scorso 10 giugno, mons. Robert Christopher Ndlovu, 48 anni, originario della zona occidentale dello Zimbabwe, era stato in precedenza vescovo di Hwange. (B.C.)

 

 

VERRA’ VOTATO IN GIORNATA IL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELL’OTTAVA ASSEMBLEA PLENARIA DELLA FEDERAZIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI ASIATICHE.

AL CENTRO DEI LAVORI LA CONDIZIONE DELLA FAMIGLIA NEL CONTINENTE

 

SEOUL. = Giornata conclusiva oggi a Daejeon, in Corea del Sud, per l’ottava Assemblea plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC). I partecipanti ai lavori sono impegnati nello studio del documento conclusivo, aggiornato con il recente scritto del cardinale Joseph Ratzinger, “Lettera ai vescovi sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo”. Nei giorni scorsi – riferisce l’agenzia Asianews – si sono svolti diversi gruppi di lavoro, organizzati in base alla provenienza regionale e linguistica dei delegati, sul tema: “La famiglia asiatica verso una cultura della vita”.  Particolarmente interessante quello dedicato a “dialogo interreligioso e famiglia”. “È stata un’ottima possibilità il dialogo attivo con vescovi e altre persone su questo argomento”: affermano Kalpesh e Astrid Lobo Gajiwala, una coppia di sposi indiani. Astrid Lobo è cattolica, Kalpesh invece indù: “Siamo stati invitati a portare la nostra testimonianza di coppia “mista”. Abbiamo apprezzato molto la disponibilità dei vescovi ad ascoltarci”. I matrimoni fra persone di diversa religione, infatti, sono sempre di più una sfida pastorale per la Chiesa asiatica. Il documento di lavoro parla dei matrimoni interreligiosi come occasioni di “dialogo di parole, amore e vita”. (B.C.)

 

 

SCANDAGLIARE LE SFIDE IN TEMA DI SCIENZE BIOLOGICHE:

E’ L’OBIETTIVO DELL’11.MA SESSIONE DEL COMITATO INTERNAZIONALE DI BIOETICA DELL’UNESCO, DA OGGI IN FRANCIA. ALL’INCONTRO PRENDONO PARTE

ANCHE ALCUNI ESPONENTI DI DIVERSE RELIGIONI

 

PARIGI. = Oggi e domani a Parigi si svolgerà l’undicesima sessione del Comitato internazionale di bioetica dell’UNESCO. L’incontro mira a fare il punto sul processo di elaborazione della futura “Dichiarazione” circa alcune norme universali in materia di bioetica. Dopo l’apertura dei lavori, da parte del direttore generale dell’UNESCO e presidente del Comitato, la canadese Michèle S. Jean, saranno sentiti nel corso del pomeriggio i rappresentanti di diverse tradizioni religiose, che esporranno le rispettive posizioni sulle sfide poste dal progresso delle scienze biologiche. Nella giornata di domani è prevista la presentazione della bozza del testo da parte del Gruppo di redazione, con un successivo momento di dibattito. (B.C.)

 

 

MIGLIAIA DI FEDELI HANNO PARTECIPATO QUESTA MATTINA A MILANO AL FUNERALE

DI FRATEL ETTORE. L’AMICO DEGLI ULTIMI SI E’ SPENTO VENERDI’ SCORSO,

DOPO UNA LUNGA MALATTIA

 

MILANO. = “Alla nostra Chiesa di Milano, fratel Ettore ha offerto una preziosa testimonianza di grande umiltà, di dedizione disinteressata, di coraggio, di fede straordinaria e di continua preghiera, di illimitata fiducia nella Provvidenza e di singolare amore e devozione alla Madonna”. Con queste parole, nel corso dell’omelia della messa esequiale, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha ricordato la figura di fratel Ettore, il frate camilliano morto venerdì scorso a 76 anni, dopo una lunga malattia. Sono migliaia le persone accorse questa mattina alla Basilica di Sant’Ambrogio per recare l’ultimo saluto al religioso, che ha speso tutta la propria esistenza a favore dei più poveri. “La morte di fratel Ettore – ha proseguito il porporato – è motivo di riflessione. In questi giorni più d’uno, riferendosi all’esperienza caritativa e alle molteplici opere di fratel Ettore, ha invocato che la sua eredità non vada dispersa, ma scrupolosamente raccolta e continuata”. “Ma, forse – ha aggiunto – questa è la stessa eredità che, per primo, fratel Ettore ha chiesto a piene mani dalla Parola di Dio, luce e forza della sua vita, nei suoi gesti grandi e piccoli, noti e sconosciuti”. “A fratel Ettore – ha concluso il cardinale Tettamanzi – che non si è mai risparmiato nel dare il cibo e la casa a tanti poveri, Dio doni il cibo che non perisce, quello della vita eterna, e doni la sua casa, ossia il suo stesso cuore, come luogo di protezione, di amore e di beatitudine”. (B.C.)

 

 

SCIOPERO DELLA FAME IERI IN DIVERSE CARCERI ITALIANE.

LA PROTESTA ORGANIZZATA PER CHIEDERE UN GESTO DI CLEMENZA

IN CONSIDERAZIONE DEL SOVRAFFOLLAMENTO E DELLE DIFFICILI CONDIZIONI

NEGLI ISTITUTI DI DETENZIONE

 

ROMA. = Le detenute di tutte le sezioni della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia hanno organizzato ieri, insieme con i detenuti di molte carceri italiane, una protesta pacifica per solidarietà con i detenuti del carcere romano di “Regina Coeli” e per chiedere nuovamente un gesto di clemenza, in considerazione del sovraffollamento e delle difficili condizioni in cui versano molte carceri italiane. Le detenute capitoline hanno scelto di protestare con uno “sciopero del vitto”, rinunciando cioè al vitto dell’Amministrazione Penitenziaria. Il frutto della rinuncia è stato donato alla Comunità di Sant'Egidio perché venisse distribuito ai poveri. Carico del gesto di solidarietà, il furgoncino dell’Organizzazione è partito da Rebibbia e ha raggiunto tutte le case alloggio della Comunità: Magna Grecia, via Anicia, via della Cisterna, Palazzo Leopardi, via Sacchi, via Fonteiana e infine la Mensa di Via Dandolo. In serata anche alcuni barboni romani hanno beneficiato della distribuzione dei pasti. (B.C.)

 

 

LA CULTURA E L’ARTE BOEMA SBARCANO IN SICILIA.

DAL 9 SETTEMBRE PROSSIMO IL MUSEO DIOCESANO DI CALTANISSETTA

OSPITERA’ CIRCA 150 OPERE DI ARTE SACRA PROVENIENTI DA PRAGA

 

CALTANISSETTA. = “Bohemia Sancta”: è il titolo della mostra che verrà ospitata dal 9 settembre al 10 ottobre prossimi dal Museo diocesano di Caltanissetta. L’esposizione costituisce il primo scambio culturale tra la Sicilia e un Paese dell’Europa Centrale. Organizzata dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Caltanissetta, dalla Galleria regionale di palazzo Bellomo di Siracusa e dal Museo nazionale di Praga, la rassegna presenterà circa 150 opere, provenienti soprattutto dalle collezioni del Museo di Praga. Dopo due recenti mostre allestite a Padova nel 2001 e a Roma nel 2002, il pubblico italiano e siciliano in particolare avrà un’ulteriore opportunità per ammirare la cultura e l’arte boema. Le opere, un terzo delle quali sono state restaurate per l’occasione, abbracciano otto secoli di arte cristiana, che caratterizzano la Boemia dal Medioevo fino al periodo barocco. La rassegna comprende oggetti sacri e laici in oro e argento, dipinti, stampe, disegni, oggetti in vetro e metallo. Nel mese di ottobre, a Praga verranno esposte opere di oreficeria siciliana. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 agosto 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco e Rosa Praticò -

 

In Iraq gli attacchi della guerriglia continuano a mietere vittime: un tecnico turco e due iracheni, che lavoravano per un’impresa di costruzioni, sono rimasti uccisi a Tikrit ed un filippino e un indonesiano dipendenti di una compagnia telefonica, sono morti a Mossul. Una dura battaglia è scoppiata, inoltre, a Najaf dove furiosi combattimenti sono avvenuti nelle immediate vicinanze del mausoleo dell’imam Alì e dei luoghi sacri. Il nostro servizio:

 

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Aerei militari americani hanno nuovamente attaccato, questa mattina, postazioni dei seguaci del leader religioso estremista Moqtada al-Sadr: tra gli obiettivi colpiti figura anche il cimitero cittadino. E nella notte il centro storico della città santa è stato colpito da bombardamenti dell’aviazione statunitense. Il raid è scattato dopo che i carri armati americani sono arrivati a 800 metri dal mausoleo di Alì dove sono asserragliati gli uomini del giovane imam. Un portavoce di al-Sadr ha dichiarato che il muro esterno della moschea è stato centrato da colpi di mortaio. Ma secondo fonti locali il controllo del tempio continua ad essere nelle mani dei miliziani e per il momento resta vano anche il tentativo di mediazione dell’ayatollah al-Sistani per l’evacuazione del mausoleo. E per mettere fine ai combattimenti a Najaf la Malaysia, che è presidente di turno dell’Organizzazione della Conferenza islamica (OCI), ha chiesto oggi un intervento dell’Onu. Sul fronte ostaggi, si deve sottolineare la liberazione, avvenuta ieri pomeriggio, del giornalista americano Michael Garen, rapito a Nassiriya lo scorso 16 agosto. Continua invece ad essere avvolta dal mistero la sorte dell’italiano Enzo Baldoni, corrispondente della rivista ‘Diario’ di cui non si hanno più notizie da quattro giorni e di due giornalisti francesi di ‘Radio France’ e del quotidiano ‘Le Figaro’ scomparsi venerdì scorso.

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Resta alta la tensione in Medio Oriente. Stamani un palestinese è stato ucciso a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, da militari dell’esercito israeliano. Proseguono, intanto, i negoziati per il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Oggi, infatti, iniziano i colloqui dei delegati dell’Autorità Nazionale Palestinese con la Banca Mondiale sulle questioni economiche e amministrative del piano di disimpegno.

 

Tornano a complicarsi i negoziati sulla crisi nucleare nordcoreana, che sarebbero dovuti riprendere il mese prossimo a Pechino. Il ministero degli Esteri di Pyongyang li ha definiti “del tutto inutili”, a causa della posizione intransigente degli Stati Uniti, ed in particolare dell’atteggiamento del presidente americano, George Bush, accusato di aver calunniato il governo di Kim Jong Il. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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La Nord Corea ha definito il presidente americano Bush come “un tiranno sciocco, peggiore di Adolf Hitler”, e dichiarato di non avere alcun motivo di continuare i colloqui multilaterali sulla crisi nucleare con l’attuale amministrazione di Washington. I prossimi negoziati a sei si sarebbero dovuti tenere a Pechino alla fine di settembre, ma la dichiarazione del governo nordcoreano, pubblicata questa mattina dall’Agenzia di stampa ‘Korean Central News Agency’, non fa sperare nel dialogo. Cosa avrebbe provocato l’ira di Pyongyang? Difficile dirlo. Mercoledì scorso, durante la sua campagna elettorale nel Wisconsin, Bush aveva dichiarato di voler chiedere l’aiuto di altre nazioni per convincere la Nord Corea al disarmo nucleare. Un chiaro riferimento quello di Bush ai colloqui a sei, cui partecipano oltre agli Stati Uniti e alla Nord Corea anche Cina, Russia, Giappone e Corea del Sud. Tuttavia, forse, non bisogna lasciarsi ingannare dalla retorica di Pyongyang. Spesso i suoi ‘no’ significano ‘sì’. In altre parole il regime comunista potrebbe decidere di sedersi al tavolo dei negoziati all’ultimo momento, magari uno o due giorni prima della fine di settembre, una tattica già utilizzata in passato per ottenere di più in termini di risultati economici. Oppure Pyonyang vuole aspettare semplicemente i risultati delle elezioni americane di novembre per tornare al tavolo negoziale, una volta eletta la nuova amministrazione americana.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Sesto giorno di assedio a Katmandu, capitale del Nepal, accerchiata dai guerriglieri maoisti. Ieri l’esercito ha inviato mezzi e uomini per scortare i rifornimenti alimentari, mentre le scorte di carburante stanno finendo. Dopo lo sciopero di ieri, che ha visto 5 mila persone in strada per chiedere la fine dell’assedio, oggi la città è pattugliata dalle forze di sicurezza, che stanno cercando di far riprendere la circolazione.

 

E c’è tensione anche in Thailandia, dove si intensificano gli attentati dei gruppi separatisti islamici del sud. Dopo le esplosioni di due giorni fa, che hanno provocato 11 feriti, la polizia ha disinnescato stamattina un altro ordigno, nella città di Yala: una bomba di 3 kg e mezzo di esplosivo, scoperta dentro il serbatoio di una motocicletta parcheggiata nei pressi di un grande albergo.

 

In Cina il virus della cosiddetta influenza aviaria sarebbe stato scoperto nei suini già nel 2003. Lo ha dichiarato stamani il ministero dell’agricoltura cinese smentendo la notizia diffusa in un convegno svoltosi a Pechino secondo cui anche quest’anno sarebbero stati infettati i maiali. Intanto si intensificano i controlli in Vietnam dove le autorità hanno predisposto l’invio di un’equipe di 12 specialisti nelle aree più a rischio. In Malaysia i test condotti sui sette pazienti isolati la settimana scorsa hanno dato esito negativo.

 

Per promuovere la pace nella martoriata regione sudanese del Darfur, si aprono oggi i colloqui di pace ad Abuja, in Nigeria, tra il governo di Khartoum ed i movimenti ribelli. Partecipano ai negoziati anche Ciad, Eritrea, Repubblica democratica del Congo e Libia. Un primo passo verso la soluzione della crisi nella regione sudanese è stato compiuto, intanto, con l’intesa raggiunta ieri tra il governo di Khartoum e le Nazioni Unite, un accordo che mira ad individuare i responsabili delle violenze interetniche commesse in Darfur. Sul significato di questa intesa, ci riferisce Giulio Albanese:

 

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Il governo di Karthoum ha riconosciuto per la prima volta che i diritti umani sono stati violati nel Darfur, la regione occidentale del Sudan, dove la guerra civile tra milizie arabe armate e popolazione locale africana ha provocato una catastrofe umanitaria con oltre un milione e 200 mila sfollati. Una lista di 30 miliziani arabi filo governativi, Janjaweed, accusati di crimini contro i civili ed in particolare di stupri contro donne profughe, è stata consegnata dal ministro della giustizia sudanese, Ali Mohammed Osman Yassin, all’osservatore internazionale della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, Ghaneen Emanuel Akoy. Si tratta di una decisione certamente importante nel delicato cammino di pacificazione nazionale. La consegna della lista, in cui figurano due poliziotti incriminati per aver incendiato villaggi e due esponenti della difesa popolare accusati di stupri, avviene ad una settimana dalla scadenza dell’ultimatum imposto dalle Nazioni Unite a Karthoum, affinché venga riportato l’ordine nella regione del Darfur. Intanto, sono giunti ieri pomeriggio in Nigeria le delegazioni dei due movimenti ribelli sudanesi, il JEM e il Sudan Liberation Army, in vista di colloqui di pace sotto l’egida dell’Unione Africana. Un appuntamento giudicato importante dalla maggioranza degli osservatori.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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