RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 235 - Testo della trasmissione di domenica 22  agosto 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Con il cuore all’umile Grotta di Massabielle”: così il Papa, nell’odierna festa della Regalità di Maria, ricorda il pellegrinaggio a Lourdes, per poi annunciare la preghiera intorno all’Icona della Madonna di Kazan. Nel saluto al Meeting di Rimini, sottolinea la felice sintesi tra spirito cristiano e valore moderno del “progresso”, ribadendo che il cristianesimo è il più grande fattore di progresso

 

Del 25.mo Meeting dell’amicizia tra i popoli di Comunione e Liberazione ce ne parla Emma Neri.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Da oggi pomeriggio, 22 agosto, fino a venerdì prossimo, il 62.mo Corso internazionale di studi cristiani alla cittadella di Assisi

 

Oltre 2500 chiamate al giorno al 114, numero di pronto intervento del Telefono Azzurro per fornire soccorso immediato ai minori in situazioni di emergenza: intervista con Giovanni Lopez

 

Ad Atene 2004 anche il  riscatto dei cosiddetti sport minori: con noi Antonio La Torre

 

“René Paresce e l’Italien de Paris”: la Mostra, presso il complesso del Carmine della città siciliana di Marsala, rende omaggio ad una figura chiave dell’arte italiana ed europea fra le due guerre: ai nostri microfoni Sergio Troisi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ferma opposizione dei vescovi del Rwanda al Rapporto della Commissione parlamentare sui massacri di Ginkoro.

 

Distrutto nella notte a Parigi con un incendio doloso un centro sociale ebraico e trovate scritte naziste e antisemite sui muri

 

Da domani a Recife, in Brasile, tre importanti incontri culturali per ricordare l’opera di mons. Helder Câmara

 

Rubato oggi ad Oslo da rapinatori armati “Il grido” di Edvard Munch

 

Nuovo impegno delle autorità sudafricane di trasformare entro il 2007 le bidonville  della periferia a nord di Johannesburg in quartieri in muratura

 

Al via oggi a Torre Pellice, in provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste

 

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq almeno 40 morti a Kufa in seguito a scontri tra soldati americani e miliziani di al Sadr. Violenze anche a Baquba e a Najaf dove le forze statunitensi sono arrivate ormai ad 800 metri dal mausoleo Alì

 

Il premier israeliano Sharon determinato a formare un nuovo governo con i laburisti nonostante la contrarietà del suo partito, il Likud.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 agosto 2004

 

 

“CON IL CUORE ALL’UMILE GROTTA DI MASSABIELLE”: COSÌ IL PAPA,

NELL’ODIERNA FESTA DELLA REGALITÀ DI MARIA, RICORDA IL PELLEGRINAGGIO

 A LOURDES, PER POI ANNUNCIARE LA PREGHIERA INTORNO ALL’ICONA

DELLA MADONNA DI KAZAN. NEL SALUTO AL MEETING DI RIMINI,

SOTTOLINEA LA FELICE SINTESI TRA SPIRITO CRISTIANO E VALORE MODERNO

DEL “PROGRESSO”, RIBADENDO CHE IL CRISTIANESIMO

 È IL PIÙ GRANDE FATTORE DI PROGRESSO

- Servizio di Fausta Speranza -

 

“Torno con il pensiero e con il cuore all’umile Grotta di Massabielle”: così il Papa, sottolineando l’odierna festa della Regalità di Maria, ricorda il pellegrinaggio a Lourdes, per poi recarsi idealmente in altri santuari mariani  e per annunciare la cerimonia di preghiera intorno all’Icona della Madonna di Kazan. Dopo l’Angelus, nel saluto ai partecipanti al Meeting di Rimini, il Papa esprime apprezzamento per il tema di quest’anno che sottolinea la felice sintesi tra lo spirito cristiano e il valore moderno del “progresso”, ribadendo che il Cristianesimo è il più grande fattore di progresso.  Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“L’icona Madre di Dio di Kazan è giunta alcuni anni or sono nell’appartamento del Papa e da quel momento ha vegliato sul suo lavoro quotidiano”: è quanto confida  Giovanni Paolo II dicendosi lieto di annunciare che l’icona tornerà in Russia:

 

“un’apposita Delegazione recherà quest’Icona a me tanto cara a Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie”.

 

Il Papa ricorda che è uscita dalla Russia negli anni venti del secolo scorso, dopo prolungate soste in luoghi diversi. E poi chiede a tutti di rivolgersi alla Vergine Maria venerata con il titolo di Madre di Dio di Kazan, in particolare ri cordando l’appuntamento di preghiera mercoledì prossimo nell’Udienza generale:

 

“ci raccoglieremo insieme con i fedeli a pregare intorno a questa Icona.”

 

Fin d’ora – prosegue il Papa - affidiamo a Maria, Madre dell’unità e dell’amore, ogni nostra supplica per il bene della Chiesa e dell’intera famiglia umana.”

   

“Possa la celeste Madre del Redentore essere sempre più accolta, amata e venerata dal popolo cristiano”, afferma il Papa ricordando che “nell’arco di questo mese si collocano le feste proprie di tanti Santuari mariani. Per poi  nominarne alcuni: quello di Oropa a Biella, della Guardia a Genova, delle Lacrime a Siracusa. E nominando i Santuari di Częstochowa e di Kalvaria, in Polonia, il pensiero va alle “tante volte” in cui – dice Giovanni Paolo II  – “mi sono fermato a invocare l’aiuto materno della Madonna per la Chiesa e per il mondo”.

 

Dopo la recita dell’Angelus, il pensiero del Papa va ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini e in particolare al fondatore mons. Giussani. Espimendo apprezzamento per il tema scelto per questa 25esima edizione che si richiama all’impegno al progresso, Giovanni Paolo II sottolinea la felice sintesi tra lo spirito cristiano e un valore tipico della cultura moderna, quello, appunto del “progresso”. E ribadisce:

 

“Il Cristianesimo, nonostante i limiti e gli errori umani, costituisce il più grande fattore di vero progresso, perché Cristo è principio inesauribile di rinnovamento dell’uomo e del mondo.”

 

E l’augurio del Papa è che “in Cristo - trovino motivo di impegno e di speranza tutti i credenti ed ogni autentico ricercatore della verità.”

 

Alle parole di saluto del Papa ai partecipanti al Meeting di Rimini, ha risposto la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, ringraziando il Santo Padre ed invitando  i membri di CL ad elevare un canto particolarmente significativo dell’esperienza del movimento, che si intitola “Povera voce”.

 

Infine, il saluto del Papa ai  pellegrini italiani presenti, in particolare, i gruppi delle parrocchie dei Santi Eustachio e Antonio Abate di Montoro Superiore (Avellino); Santi Martino e Lamberto Vescovi di Arsego (Padova); San Martino Vescovo in Spinadesco (Cremona); Zanè (Padova). E ai giovani del Vicariato di Villa Estense-Stanghella di Padova; quelli della Compagnia dei Tipi Loschi del Beato Pier Giorgio Frassati, che hanno preso parte a un pellegrinaggio in bicicletta da San Benedetto del Tronto alla Basilica di San Pietro.

 

Dopo i saluti ai fedeli italiani, il pensiero ai connazionali: il saluto ai gruppi di Stettino e Lublino e ai singoli pellegrini.

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AL VIA IL 25.ESIMO MEETING DELL’AMICIZIA TRA I POPOLI DI COMUNIONE

 E LIBERAZIONE. RICCA DI APPUNTAMENTI L’EDIZIONE 2004,

 CHE COINCIDE CON I 50 ANNI DALLA FONDAZIONE

DEL MOVIMENTO DI DON LUIGI GIUSSANI

- Intervista con Emma Neri -

 

“Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati, ma nel tendere continuamente alla meta”. E’ lo slogan che accompagnerà, da oggi fino al 28 agosto prossimo a Rimini, il 25.esimo Meeting dell’Amicizia tra i popoli di Comunione e Liberazione. L’incontro cade, inoltre, a cinquant’anni dalla fondazione del movimento di don Luigi Giussani. Ai partecipanti all’appuntamento,  Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio di saluto. Ci riferisce Stefano Andrini:

 

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 “Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati, ma nel tendere continuamente alla meta”. Questo il tema della 25.ma edizione del Meeting, promosso da Comunione e Liberazione e in programma a Rimini fino a sabato. Nel tradizionale messaggio inviato alla manifestazione, Giovanni Paolo II ne approfondisce il titolo, liberamente ispirato a San Bernardo. Particolarmente forte, ricorda il Papa, è oggi la tentazione di pensare che l’opera dell’uomo trovi in se stessa la giustificazione dei propri obiettivi. I risultati raggiunti nei vari ambiti della scienza e della tecnica vengono da molti considerati e difesi come accettabili a priori. Si finisce così per pretendere che ciò che è tecnicamente buono sia di per sé anche eticamente buono. In tale ottica il progresso diventerebbe la fonte stessa di ogni valore. Non c’è chi non veda le conseguenze drammatiche di tale pragmatismo, ricorda ancora il Papa. Basti come esempio il tentativo di appropriarsi delle fonti della vita, attraverso gli esperimenti di clonazione umana. Qui, aggiunge ancora il Papa, tocchiamo la presunzione di cui parla il titolo del Meeting, la violenza con cui l’uomo tenta di appropriarsi del vero e del giusto. Il tema del Meeting - conclude Giovanni Paolo II - invita a rivolgere al Creatore uno sguardo stupito per la bellezza di ciò che Egli ha posto nell’essere. Solo questa umiltà  di fronte alla grandezza del Creato può salvare l’uomo dalle conseguenze nefaste della propria arroganza. Il Meeting, che quest’anno si colloca nel contesto delle celebrazioni per il 50.mo di Comunione e Liberazione, proporrà 135 incontri, 19 mostre, 16 spettacoli, con un obiettivo immutato: valorizzare ed incontrare coloro che lavorano per il bene comune.

 

Da Rimini, per Radio Vaticana, Stefano Andrini.

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Nel corso dei suoi 25 anni di storia, il Meeting di Rimini è cresciuto. Sono
cresciuti gli spazi utilizzati, dai 9 mila metri quadrati iniziali agli attuali 100 mila, il numero degli ospiti italiani e internazionali, quello dei partecipanti e dei giornalisti che lo seguono. Ma di quanto e come sia cambiato nel tempo, Luca Collodi ha chiesto di parlarcene a Emma Neri, responsabile dell'Ufficio stampa della manifestazione e autrice di un libro edito da Piemme dal titolo "Il Meeting, la storia ed i testimoni":

 

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R. – Sicuramente, allora, eravamo molto giovani ed oggi abbiamo 25 anni di più, quindi i ragazzi, i cosiddetti ragazzi del Meeting ci sono ancora, però sono i nostri figli. Per il resto oserei dire, e vorrei sperare, che non è cambiato molto. Non è cambiata la ragione per cui è nato, cioè la consapevolezza di fare un’esperienza forte, importante nella vita. La consapevolezza di aver fatto un incontro importante che era quello, allora, nostro con ‘Comunione e liberazione’, ed il desiderio di comunicare quest’incontro e anche di abbracciare, in nome di questo incontro, tutto il positivo che trovavamo in giro per il mondo.

 

D. – Quanto il Meeting di Rimini è legato all’esperienza di fede, all’esperienza culturale di ‘Comunione e liberazione’?

 

R. – Moltissimo, perché quella curiosità e quella passione, che ci ha mossi all’inizio, sicuramente erano il frutto di un’educazione che noi avevamo trovato nel movimento.

 

D. – Secondo lei, come si incontra Dio al Meeting di Rimini?

 

R. – Una domanda da mille punti … Io penso che uno, al Meeting, abbia la possibilità di approfondire la propria esperienza di fede, di incontrare un modo quotidiano di viver la fede e anche un modo unitario. E’ un’occasione dove non si distingue troppo tra il momento strettamente religioso e il momento sociale. L’uomo è uno e il Meeting cerca di riproporre, nella varietà dei suoi aspetti, questa unità dell’uomo. Per me, il Meeting è anche un grande gesto missionario. Mi ricordo bene il 1982: il Meeting era nato appena da due anni, il Papa venne e ci fece questo grande regalo. Allora, la venuta del Papa, in qualche modo rivelò a noi stessi il senso di quello che facevamo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 agosto 2004

 

 

 

DA OGGI POMERIGGIO, 22 AGOSTO, FINO A VENERDI’ PROSSIMO,

IL 62.MO CORSO INTERNAZIONALE DI STUDI CRISTIANI ALLA CITTADELLA DI ASSISI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

Aprire un varco alla speranza è il tema coinvolgente del 62.mo Corso  internazionale di studi cristiani che si tiene alla Cittadella di Assisi da questo pomeriggio fino a venerdì prossimo. Da Assisi ce ne riferisce Giovanni Peduto:

 

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La Pro-Civitate Christiana, in collaborazione con la Comunità di Bose, con Pax Christi e con l’editrice Queriniana, giunge alle giornate del 62.mo Corso in uno scenario mondiale particolarmente drammatico. In tale contesto, il tema della speranza si presenta come una sfida che intende accettare il rischio delle domande scomode ed inquietanti di cui sono portatori quelle donne e quegli uomini che, a giudicare dai loro gesti estremi, possiamo considerare i disperati della terra. Le tematiche in cui si articolano le giornate saranno affrontate, come è tradizione della Pro-civitate Christiana, in chiave di dialogo e di dibattiti, sia attraverso l’approccio alle varie discipline antropologiche, psicologiche, filosofiche e socio-politiche, sia nell’incontro e nella testimonianza interreligiosa che quest’anno vedrà coinvolti ebrei, musulmani e cristiani, e poi in intensi momenti di preghiera. Dopo il saluto del presidente della Pro-civitate Christiana, l’ingegnere Marco Marchini, e del vescovo di Assisi, mons. Sergio Goretti, darà il via ai lavori Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità di Bose. I dialoghi e il dibattito si articoleranno su vari ambiti di cui segnaliamo, fra gli altri, per gli aspetti politici e sul piano della speranza, don Luigi Ciotti, l’assessore della cultura della regione Umbria, Maria Prodi Battiston e il senatore Giorgio Tonini. La relazione finale sul tema ‘Giustizia e pace si baceranno …’  sarà tenuta dall’ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ritorna alla Cittadella dopo l’accoglienza entusiastica di due anni fa da parte dei numerosissimi giovani presenti al loro tradizionale convegno di dicembre.

 

Da Assisi, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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OLTRE 2500 CHIAMATE AL GIORNO AL 114, NUMERO DI PRONTO INTERVENTO

GESTITO DAL TELEFONO AZZURRO PER FORNIRE SOCCORSO IMMEDIATO

AI MINORI IN SITUAZIONI DI EMERGENZA

- Intervista con Giovanni Lopez -

 

Oltre 2500 chiamate al giorno per segnalare abusi su bambini, il 65% dei quali ha al massimo dieci anni. Questi i dati pubblicati dal “114 Emergenza infanzia” e relativi ai primi mesi di attività del numero di soccorso. Il servizio, gestito da operatori specializzati, è gratuito, attivo 24 ore su 24, ma accessibile solamente da telefonia fissa. Nato su iniziativa del ministero delle Comunicazioni, del Welfare e delle Pari Opportunità, è dato in gestione al Telefono Azzurro. La novità è che offre un intervento concreto e immediato di fronte a situazioni di emergenza e non solo un supporto psicologico assicurato nel tempo. Il numero verde è attivo da gennaio in tre regioni: Sicilia, Lombardia e Veneto ma entro dicembre 2004 entrerà in funzione anche nel Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e dal 2005 nel resto del Paese. Ma qual è l’identikit di quanti si rivolgono al servizio? Roberta Moretti lo ha chiesto al dottor Giovanni Lopez, psicologo e consulente del 114:

 

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R. – In questi primi mesi di attività del 114, abbiamo visto come la stragrande maggioranza degli utenti siano adulti, in prevalenza familiari: la madre, il padre, i nonni, oppure i vicini di casa, o persone dei servizi istituzionali: la scuola, la pediatria, le forze dell’ordine ...

 

D. – Quali abusi vengono segnalati con più frequenza?

 

R. – Ad oggi registriamo una prevalenza di cosiddetti ‘abusi psicologici’, che sono circa un quarto degli abusi segnalati. Si parla di ferite invisibili, di ferite dell’animo. Pensiamo a tutte le volte che un bambino viene umiliato, isolato, trascurato dal punto di vista emotivo, non ascoltato, esposto ad atti di bullismo da parte dei propri coetanei ... tutte situazioni che minano profondamente l’autostima del bambino. Ci sono poi però tantissimi casi di sofferenza legati a situazioni di conflittualità genitoriale, ma anche di trascuratezza, di abuso fisico, casi che raggiungono il 14 per cento, e anche di abuso sessuale: siamo intorno al 5 per cento. Poi, ci sono problematiche legate per esempio all’uso di alcolici o di stupefacenti da parte dei genitori, problemi scolastici, rapporti con i coetanei.

 

D. – Come interviene concretamente il 114 nella tutela del minore?

 

R. – In primo luogo viene effettuata una consulenza specialistica dove si aiuta l’utente a raccontare la situazione di pregiudizio verso il minore di cui è a conoscenza, in modo tale da poter definire esattamente la natura del problema. Si cerca, quindi, di capire se c’è o non c’è un reato contro il minore, un problema, per esempio, di carattere economico nella famiglia del minore, disturbi di carattere psicopatologico ... Una volta che si è fatta questa sorta di ‘prima diagnosi’ del problema, l’operatore è in grado anche di capire quali sono le professionalità che vanno contattate e le contatta. Chiama il pediatra, il giudice, l’assistente sociale del territorio di residenza di quel minore, lo informa della situazione e costruisce un percorso di presa in carico, che verrà seguito a distanza dal 114 per un periodo che dura all’incirca tra mesi, finché non c’è garanzia che il problema del bambino o della sua famiglia sia stato debitamente preso in carico e seguito.

 

D. – Il 114  accoglie anche le segnalazioni di situazioni di disagio derivanti da messaggi diffusi attraverso televisione, radio, carta stampata, internet ...

 

R. – Esatto. Come nella realtà vera, anche nella realtà virtuale si può incorrere in rischi. Quindi, per esempio, ragazzi che entrano in certe ‘chat-room’, immaginano di star dialogando con un loro coetaneo che invece, sotto mentite spoglie, può essere un adulto con secondi fini. Oppure, ci si può imbattere in siti che contengono immagini pedopornografiche, e via dicendo. Tutte queste anomalie nel rapporto tra internet e minori possono essere segnalate al 114 che, in collaborazione nella maggior parte dei casi con la polizia postale, può innescare un sistema di contrasto e di tutela dei bambini per questo tipo di rischi.

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AD ATENE 2004, LA TENSIONE DEI GIOCHI A LIVELLO OLIMPICO

 E ANCHE IL  RISCATTO DEI COSIDDETTI SPORT MINORI

 - Intervista con Antonio La Torre -

 

Le Olimpiadi sono una vetrina importante anche per quegli sport considerati a torto “minori”: attività agonistiche, altrettanto spettacolari, quasi sempre messe in ombra dallo strapotere mediatico del calcio. Una di queste considerate “cenerentole” è la marcia. Ma proprio grazie alla marcia l’Italia sta festeggiando Ivano Brugnetti, medaglia d’oro ad Atene 2004 nella ‘20 chilometri’, una gara in cui sudore e fatica sono il naturale corollario di una disciplina povera, praticata ancora da pochi appassionati. Della vittoria di Brugnetti ci parla il suo allenatore, Antonio La Torre, raggiunto telefonicamente ad Atene da Giancarlo La Vella:

 

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R. - Posso dire che la vittoria di Ivano è una doppia vittoria. Ha prevalso infatti uno dei marciatori, insieme con Fernandez, secondo classificato, e Perez, quarto classificato, che ha uno stile tra i più belli. Ci ricordiamo il disastro di Sydney, quando la nostra bravissima Elisabetta Perrone fu squalificata ad un chilometro dall’arrivo, praticamente quando era già medaglia d’oro. In questo momento, invece, è grande festa per tutti, perché questa medaglia d’oro è stata davvero, in parte, inattesa. E penso faccia bene a tutto lo sport italiano.

 

D. – Come si riesce ad allenare un atleta a questo che passa per essere uno sport massacrante? Ricordiamo poi, che oltre alla ‘20 chilometri’ c’è anche la ‘50 chilometri’ …

 

R. – Sì, la ‘50 chilometri’ che è la specialità dalla quale proviene Brugnetti. L’allenamento deve avvenire con grande pazienza e forse noi, vivendo a Sesto San Giovanni, che è una grande città di tradizione operaia, dove il lavoro e l’umiltà sono ancora dei valori, forse crescendo in quel tipo di ambiente e di cultura, riusciamo a far sembrare quasi più naturale una cosa che, invece, è estremamente faticosa e non molto al passo coi tempi. Noi non inseguiamo le tendenze di chi vuol consumare tutto in fretta e velocemente, ma coltiviamo giorno per giorno, pazientemente quest’arte.

 

D. – Che cosa fare perché la marcia non sia più una “cenerentola” all’interno dell’Atletica Leggera?

 

R. – Ecco. L’auspicio è proprio questo, che questo successo di Ivano Brugnetti faccia diventare questa specialità non più una “cenerentola”, ma una delle tante specialità dell’Atletica, che non a caso ha dato molte medaglie d’oro all’Italia. Vi ricordo Ugo Frigerio, Pino Dordoni, Abdon Pamich, Maurizio Damilano ed ora Ivano Brugnetti. Quindi è una grandissima tradizione e forse dovremmo coltivare, proprio in Italia, molto di più questa specialità, perché rispecchia, in fondo, il nostro carattere e anche alcune delle nostre qualità.

 

D. – Insomma, non c’è solo il calcio...

 

R. – E’ vero, c’è anche questo bellissimo sport che è la marcia …

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“RENÉ PARESCE E L’ITALIEN DE PARIS”: LA MOSTRA,

PRESSO L’ANTICO COMPLESSO DEL CARMINE DELLA CITTÀ SICILIANA DI MARSALA, RENDE OMAGGIO AD UNA FIGURA CHIAVE DELL’ARTE ITALIANA ED EUROPEA

FRA LE DUE GUERRE

-Intervista con Sergio Troisi -

 

“René Paresce e l’italien de Paris”: questo il titolo della mostra organizzata dall’Ente nazionale di Pittura Contemporanea “Città di Marsala” e allestita presso l’antico Complesso del Carmine nella stessa città siciliana. Fino al 17 ottobre prossimo, offrirà ai visitatori una rassegna delle opere dell’artista ancora poco noto al grande pubblico ma riconosciuto dai critici tra i nomi di rilievo a livello europeo. Il servizio di Francesca Fialdini:

 

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(Musica)

 

Una mostra di 60 opere accolte nella suggestiva cornice del convento del Carmine. Marsala rende omaggio a Renato Paresce, figura chiave dell’arte italiana ed europea fra le due guerre, ancora poco apprezzato dal grande pubblico. In bilico fra identità mediterranea e stanze moderniste del primo ‘900, Paresce si fa interprete della vivacità artistica dell’ambiente parigino degli anni ’20, formandosi alla scuola de ‘L’italien de Paris’, con la genialità versatile di uno spirito di ricerca, come racconta Sergio Troisi, curatore artistico della mostra:

 

“E’ un artista che si muove su un orizzonte anche geografico molto variegato. Paresce si va spostando continuamente da Firenze a Parigi, a Londra. Una figura cioè che sembra quasi un apolide, privo di patria, e questo gli consente, tra l’altro, di appropriarsi delle tematiche più importanti, più interessanti della cultura figurativa europea del ‘900, senza preclusioni. Di fatto, mette a dialogo tra di loro artisti lontanissimi, come De Chirico e Brac, ad esempio, oppure il surrealismo e le intuizioni della sezione d’oro francese”.

 

Due motivi strettamente intrecciati animano le opere di un artista sospeso nella ricerca di un ordine compiuto delle cose e il ritorno nostalgico alle radici della propria identità. Ancora Sergio Troisi:

 

“Presenta una costante nostalgia, un desiderio di ordine, di ritorno, appunto, alla dimensione mediterranea, ad esempio con le navi. La pittura di Paresce è continuamente piena di navi, piroscafi, navi a vela, navi a vapore. La nave è un simbolo di salvezza ed indica il motivo del viaggio ma mette anche in circolo una serie di motivi antichissimi, sotto il simbolo dell’ansietà tipica del mondo moderno”.

 

Nel guidare il visitatore nel complesso percorso artistico del pittore, la mostra affianca dipinti in cui il suo contatto con le correnti di inizio secolo si fanno più forti ed evidenti, finendo per riconsegnare alla storia dell’arte italiana l’intelligenza poliedrica di un artista del nostro tempo.

 

(Musica)

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CHIESA E SOCIETA’

22 agosto 2004

 
 

FERMA OPPOSIZIONE DEI VESCOVI DEL RWANDA AL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SUI MASSACRI DI GINKORO.

SECONDO I PRESULI, IL DOCUMENTO, CHE ATTRIBUISCE ALLA CHIESA CATTOLICA

LA RESPONSABILITA’ DI COPRIRE I SACERDOTI E GLI ALTRI RESPONSABILI

 DEL GENOCIDIO, SAREBBE FRUTTO DI UNA GENERALIZZAZIONE INGIUSTIFICATA

 

KIGALI.= “Nessuno dovrebbe attribuire alla leggera ad un’altra persona, per giunta indicandola per nome, un’ideologia del genocidio, senza averne le prove certe e inconfutabili”. Rispondono così i vescovi del Rwanda, in una nota, al Rapporto della Commissione parlamentare sui massacri di Ginkoro, un Rapporto elogiato per i meriti delle sue dichiarazioni, ma anche opportunamente criticato. Se infatti i presuli lodano l’impegno delle istituzioni rwandesi, nel vigilare affinché nel Paese si viva nella sicurezza e nella pace e nel ribadire la gravità del crimine del genocidio, essi tengono anche a denunciare una globalizzazione e generalizzazione ingiustificate nel Rapporto, che attribuisce le idee di singoli ad un gruppo etnico o religioso. Nello specifico il riferimento è alle accuse gravi e pesanti che non si basano sulla verità dei fatti rivolte dalla Commissione alla Chiesa cattolica. Quest’ultima – si legge nella nota – afferma che il genocidio è un peccato, così grave da non poter proteggere chi se ne rende colpevole. Pertanto, affermare che la Chiesa copre i sacerdoti e gli altri suoi responsabili - proseguono i vescovi - è una contro verità. Il Rapporto della Commissione, redatto in fretta, va corretto per i presuli, anche quando accusa la Chiesa di farsi promotrice di una ideologia che lavorerebbe per mantenere la popolazione nella povertà e di avere sacerdoti della sola etnia hutu. La Chiesa cattolica – conclude la nota – non abbandonerà mai i poveri, senza alcuna discriminazione, perché ciò è fondamentale e costitutivo della sua missione. (P.O.)

 

 

DISTRUTTO NELLA NOTTE A PARIGI CON UN INCENDIO DOLOSO UN CENTRO SOCIALE EBRAICO E TROVATE SCRITTE NAZISTE E ANTISEMITE SUI MURI. IL CAPO DI STATO, JACQUES CHIRAC: “PUNIREMO I COLPEVOLI CON LA PIÙ GRANDE SEVERITÀ”

 

PARIGI.= Il presidente francese, Jacques Chirac, in una nota diffusa dal palazzo dell'Eliseo, “condanna con forza” l'incendio che ha distrutto la notte scorsa un centro sociale ebraico di Parigi. Il capo di Stato esprime “piena solidarietà” alla comunità ebraica di Francia e promette la “determinazione assoluta” delle autorità per trovare e punire i colpevoli “con la più grande severità”. Anche il ministro degli Interni, Domenique de Villepin, ha reso nota la propria condanna dell'“incendio criminale che ha gravemente danneggiato il locale  associativo concistoriale israelita”. Ha inoltre chiesto al  prefetto della polizia di Parigi di “mobilitare tutti i mezzi d'inchiesta necessari in vista dell'identificazione degli autori”. Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe, stamani ha visitato il circolo e ha espresso "orrore" per quanto accaduto. “Le scritte naziste e antisemite lasciate ovunque sono rivoltanti”, ha commentato in un comunicato. E ha aggiunto: “Non cederemo di un millimetro ai barbari. Sia che siamo ebrei, cristiani, musulmani o atei occorre attingere alle nostre forze per restare uniti”. (R.M.)

 

 

DA DOMANI A RECIFE, IN BRASILE, TRE IMPORTANTI INCONTRI CULTURALI

PER RICORDARE L’OPERA DI MONS. HELDER CÂMARA, ARCIVESCOVO DELLA CITTA’

E PRINCIPALE SOSTENITORE IN BRASILE DEL CONCILIO VATICANO II

 

RECIFE.= I principi ideali e religiosi che guidarono l’opera di mons. Helder Câmara saranno al centro di tre importanti incontri culturali a Recife, la città del Brasile settentrionale di cui fu arcivescovo emerito. Tra il 23 e il 27 agosto prossimi, in occasione della VII Giornata teologica del gruppo dei laici cattolici della nuova Chiesa, si terranno tre incontri a lui dedicati. Seguiranno, il primo Simposio internazionale dell’istituto Don Helder e il 30.mo Simposio nazionale del Centro di studi sulla storia della Chiesa in America Latina. Tutte le giornate di studio e le attività saranno aperte al pubblico. Scomparso cinque anni fa, mons. Câmara è considerato il principale sostenitore in Brasile del Concilio Vaticano II, che interpretò come un’occasione per trasformare la Chiesa del suo tempo. Il Concilio innescò nella sua mente “innumerevoli sogni e progetti per una Chiesa più evangelica ed ecumenica, più prossima ai poveri, impegnata nello sviluppo dei popoli e nella mutua comprensione, capace di un dialogo tra Nord e Sud del mondo e di collaborare per la promozione della pace e della cooperazione internazionale”, ha dichiarato all’agenzia Adital padre Jose Oscar Beozzo, tra i relatori degli incontri dedicati all’arcivescovo brasiliano. (R.M.)

 

 

RUBATO OGGI A OSLO DA RAPINATORI ARMATI “IL GRIDO” DI EDVARD MUNCH.

UN’ALTRA VERSIONE DEL CAPOLAVORO DEL PITTORE NORVEGESE

ERA STATA TRAFUGATA NEL 1994 E RECUPERATA DOPO TRE MESI

 

OSLO.= Rapinatori a mano armata hanno fatto irruzione oggi nel Museo Munch a Oslo e hanno rubato diverse opere, fra cui il capolavoro del pittore norvegese Edvard Munch, “Il grido”. L’opera, dipinta nel 1893 e successivamente rielaborata in altri quadri e litografie, fa parte del ciclo pittorico “Il fregio della vita”. Originariamente inteso come un lavoro preparatorio per affreschi, il ciclo non venne mai concluso e rimase un'opera aperta. Voleva costituire “il poema dell'amore, della vita e della morte” attraverso la metamorfosi degli stati d'animo, rappresentati con l'uso violento del colore e delle linee, come materializzazione delle angosce e delle tensioni psichiche personali. Un’altra e forse più nota versione de “Il grido” - un urlo d'orrore di un volto smaterializzato della figura in primo piano - fu rubata dalla Galleria nazionale norvegese a febbraio del 1994, nel giorno di apertura delle Olimpiadi invernali di Lillehammer, e recuperato tre mesi dopo.

 

 

NUOVO IMPEGNO DELLE AUTORITA’ SUDAFRICANE PER TRASFORMARE ENTRO IL 2007 LE BIDONVILLE  DELLA PERIFERIA A NORD DI JOHANNESBURG

IN QUARTIERI IN MURATURA

 

JOHANNESBURG. = “E’ una questione di dignità. Se i bisogni di base delle persone sono soddisfatti, migliora anche la loro dignità umana”: lo ha dichiarato Nthatisi Modingoane, portavoce della municipalità di Diepsloot, una delle bidonville della periferia a nord di Johannesburg, la capitale economica del Sud Africa. Dopo la fine del regime dell'Apartheid nel 1994, una delle più grandi sfide del Paese è rappresentata oggi dall’eliminazione delle case di cartone, bandoni e plastica nelle quali, alla periferia delle grandi città, vivono più di 7 milioni dei quasi 45 milioni di sudafricani, secondo dati ufficiali. A questo fine le autorità di Johannesburg si sono proposte di trasformare, entro il 2007, le 189 aree di maggior degrado urbano e umano in periferie dotate di abitazioni almeno modeste. Una sfida enorme, perché oltre alle case da edificare ci sono da costruire le strade, c’è da portare l’elettricità e l’acqua potabile nelle abitazioni e poi bisogna realizzare scuole, asili, ospedali e centri che forniscano servizi alla popolazione, che molto spesso è occupata proprio nelle case delle famiglie più abbienti, insediate nei quartieri non degradati della città. Lo stesso sforzo di Johannesburg, sostenuto dal governo di Tabo Mbeki, dovrà essere affrontato anche a Pretoria, la seconda delle due città più ricche del Paese, entrambi nella provincia di Gauteng. Molti osservatori, tuttavia, come Marie Huchzermeyer, urbanista dell’Università di Johannesburg, criticano questo piano perché al momento non sono ancora state indicate le cifre dell’investimento atteso e il 2007 è vicino.

 

 

AL VIA OGGI A TORRE PELLICE, IN PROVINCIA DI TORINO, IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE. AL CENTRO DEI LAVORI,

 IL TEMA DELLE VOCAZIONI MA SI PARLERA’ ANCHE DI STATO SOCIALE, IMMIGRAZIONE E GLOBALIZZAZIONE

 

TORRE PELLICE.= Parte oggi a Torre Pellice, in provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste. L’assemblea si riunirà oggi pomeriggio per una celebrazione solenne presieduta dal prof. Yann Redalié, durante la quale sarà consacrato al ministero pastorale Marcello Salvaggio e presentata la diacona Alessandra Trotta. Al centro dei lavori, la questione della vocazione delle Chiese, dei membri delle diverse tradizioni, dei pastori e diaconi. Si discuterà anche di stato sociale, immigrazione e globalizzazione. All’Assemblea parteciperanno 180 membri con diritto di voto insieme ad ospiti e osservatori. In rappresentanza della CEI, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo. (R.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 agosto 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, dove questa mattina sono riprese le esportazioni di greggio dagli impianti petroliferi del sud del Paese, anche le ultime ore sono state segnate da scontri tra miliziani e forze della coalizione e agguati da parte della guerriglia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il ministero dell’Interno iracheno ha riferito stamani che almeno 40 persone, tra le quali diversi civili, sono rimaste uccise nei combattimenti avvenuti ieri, a Kufa, tra forze americane e miliziani del leader estremista Moqtada al Sadr. Ed anche nella città santa di Najaf sono ripresi gli scontri tra forze statunitensi e guerriglieri del giovane imam. Testimoni riferiscono che carri armati americani sono avanzati fino ad una distanza di 800 metri dal mausoleo Alì dove sono asserragliati i ribelli. Questa nuova offensiva è scattata dopo il fallimento del tentativo di mediazione da parte della massima autorità spirituale sciita, Al Sistani. E’ stato sospeso, infatti, il passaggio del controllo della moschea dai miliziani agli emissari dell’ayatollah. Il dramma della violenza ha colpito anche il cosiddetto triangolo sunnita dove due persone sono morte per l’esplosione di un’autobomba a nord di Baquba. Obiettivo di questo attentato era il vicesindaco della città, rimasto lievemente ferito. Ed è sempre più delicato, intanto, il capitolo relativo ai sequestri. Sono ore di grande angoscia per la sorte del reporter italiano, Enzo Baldoni, corrispondente per la rivista “Diario” scomparso da tre giorni. Dopo il ritrovamento del corpo del suo autista, ucciso nei pressi di Najaf in seguito ad un’imboscata, si teme che Baldoni sia stato rapito. Nel Paese arabo è stata anche denunciata la scomparsa di due giornalisti francesi dei quali non si hanno più notizie da giovedì scorso. Il governo del Nepal sta indagando, infine, sulla veridicità della notizia secondo la quale dodici cittadini nepalesi sono stati presi in ostaggio, in Iraq, dal cosiddetto “Esercito Ansar al-Sunna”, gruppo che venerdì scorso ha diffuso sul proprio sito web un comunicato di rivendicazione del rapimento.

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In Pakistan, i servizi di  sicurezza hanno arrestato una decina di presunti terroristi, legati alla rete di al Qaeda, che si preparavano a compiere attentati nella capitale Islamabad. Lo hanno reso noto i ministri pakistani dell’Interno e dell’Informazione aggiungendo che tra gli obiettivi degli estremisti figuravano il Parlamento, la residenza militare del presidente Pervez Musharraf, l’ambasciata americana ed un centro congressi.

 

Resta sempre tesa la situazione in Nepal: i ribelli maoisti, che da oltre quattro giorni bloccano con la minaccia di un’azione militare la capitale Khatmandu, hanno ucciso un soldato, rapito sei poliziotti e fatto esplodere bombe in alcuni uffici governativi durante un raid compiuto nel Nord del Paese.

 

E’ salito a 18 morti il bilancio, ancora provvisorio, del sanguinoso attentato perpetrato ieri a Dacca, in Bangladesh, quando almeno sette granate sono state lanciate in mezzo ad una folla di oltre 3000 persone che assistevano al comizio politico di Hasina Wajed, ex primo ministro e leader del principale partito dell’opposizione, la Lega Awami. Il premier Khaleda Zia ha condannato il “codardo attacco” e ha rivolto un appello affinchè vengano trovati i responsabili. L’attentato non è stato ancora rivendicato.

 

Episodi di violenza anche in Afghanistan, dove tre civili sono morti ed altri due sono rimasti gravemente feriti dal fuoco dei soldati statunitensi di guardia ad un posto di blocco: secondo quanto reso noto da fonti militari, il furgone sul quale viaggiavano le vittime non si sarebbe fermato all’intimazione dell’alt da parte dei soldati. La sparatoria è avvenuta ieri sera nella provincia di Ghazni, nella regione centrale del Paese, e le autorità militari statunitensi hanno aperto un’inchiesta su quanto accaduto.

 

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha compiuto stamani una visita lampo in Cecenia, dove tra una settimana si terranno le elezioni presidenziali indette per scegliere il successore di Akhmad Kadirov, assassinato in un attentato lo scorso mese di maggio. La Repubblica caucasica continua, intanto, ad essere colpita dalle violenze. Sette persone sono rimaste uccise ieri, a Grozny, in seguito all’attacco di guerriglieri ceceni contro un commissariato di polizia. Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax.

 

In Israele, il piano di ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza e i negoziati con i laburisti non subiranno alcuna battuta d’arresto. Intanto dal governo palestinese arriva la condanna per la scelta del primo ministro israeliano, Ariel Sharon, di continuare a costruire negli insediamenti presenti nei territori occupati. Il servizio di Rosa Pratico’:

 

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Sono deciso ad attuare il piano di disimpegno e ad allargare il governo ai laburisti: lo ha scritto il capo dell’esecutivo israeliano, Ariel Sharon, in una lettera inviata al leader dell’opposizione Shimon Peres pubblicata oggi dal quotidiano Yedioth Aharonoth. Il premier, quindi, non si arrende alla sconfitta subita mercoledì scorso in seno al congresso del suo partito, il Likud, che aveva bocciato la sua mozione a favore dell’ingresso della sinistra al governo. Con lui, d'altronde, ci sono gli Stati Uniti. Proprio ieri, secondo quanto riferito dal New York Times, l’amministrazione Bush avrebbe offerto un tacito assenso alla costruzione di nuovi alloggi in alcuni insediamenti ebraici presenti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Tutto ciò in contrasto con quanto stabilito dalla Road Map. Sharon, inoltre, può ancora contare sul consenso di  una larga fascia del suo elettorato secondo un sondaggio realizzato dalla radio statale israeliana. Calano, invece, i favori per Shimon Peres: il 51 per cento degli elettori laburisti ritiene che debba porre fine ai negoziati. Ed un’area del partito chiede elezioni interne per scegliere un nuovo leader in seguito all'intenzione dichiarata da Peres di ricandidarsi alla prossima tornata elettorale.

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Il governo sudanese ha firmato un accordo con le Nazioni Unite nel quale si impegna a garantire il rientro di circa un milione di sfollati nella regione del Darfur, da cui i profughi sono fuggiti in seguito ad una sanguinosa guerra civile tra milizie armate arabe  e la popolazione africana contadina. Il regime sudanese è sospettato di aver armato negli anni passati le milizie arabe, conosciute come Janjaweed. Khartum nega le accuse, prendendo adesso le distanze dalle milizie arabe, definite “illegali”.

 

In Venezuela anche l’ultimo conteggio dei voti conferma la vittoria del presidente Hugo Chavez nel referendum di una settimana fa per la revoca del suo mandato.  La verifica manuale ha convalidato i risultati elettronici che lunedì gli attribuivano il 59 per cento dei suffragi favorevoli. Lo hanno riferito ieri fonti della magistratura elettorale venezuelana di Caracas a stretto contatto con gli osservatori internazionali.  “L’auditing del referendum ha offerto dati compatibili con quelli ufficiali”, ha affermato il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, Cesar Gaviria. Dello stesso tono le dichiarazioni del capo-missione del Centro addetto al monitoraggio della consultazione, Jennifer McCoy, secondo cui non si sono riscontrate discrepanze significative né sistemi di scrutinio favorevoli al governo o all’opposizione.

 

L’ex esponente del movimento dei Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti, per il quale la Corte d’Appello di Parigi ha sentenziato, due mesi fa, l’estradizione in Italia, non si è presentato ieri al commissariato per la firma, come previsto ogni sabato. La procura generale della Corte ha quindi chiesto, su domanda del ministro della Giustizia francese, l’emissione di un mandato di arresto nei suoi confronti. Battisti è stato condannato nel 1985 a due ergastoli per quattro omicidi.

 

 

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