RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
235 - Testo della trasmissione di domenica 22 agosto 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Del 25.mo Meeting dell’amicizia tra i popoli di
Comunione e Liberazione ce ne parla Emma Neri.
OGGI IN PRIMO PIANO
Ad Atene 2004 anche il riscatto dei cosiddetti sport minori: con noi Antonio La Torre
CHIESA E SOCIETA’:
Rubato
oggi ad Oslo da rapinatori armati “Il grido” di Edvard Munch
Al via oggi a Torre Pellice, in provincia di Torino, il
Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste
In Iraq almeno 40 morti a
Kufa in seguito a scontri tra soldati americani e miliziani di al Sadr.
Violenze anche a Baquba e a Najaf dove le forze statunitensi sono arrivate
ormai ad 800 metri dal mausoleo Alì
Il
premier israeliano Sharon determinato a formare un nuovo governo con i
laburisti nonostante la contrarietà del suo partito, il Likud.
22
agosto 2004
“CON IL CUORE ALL’UMILE GROTTA
DI MASSABIELLE”: COSÌ IL PAPA,
NELL’ODIERNA FESTA DELLA REGALITÀ DI MARIA,
RICORDA IL PELLEGRINAGGIO
A LOURDES,
PER POI ANNUNCIARE LA PREGHIERA INTORNO ALL’ICONA
DELLA MADONNA DI KAZAN. NEL SALUTO AL MEETING DI
RIMINI,
SOTTOLINEA LA FELICE SINTESI TRA SPIRITO CRISTIANO
E VALORE MODERNO
DEL “PROGRESSO”, RIBADENDO CHE IL CRISTIANESIMO
È IL PIÙ
GRANDE FATTORE DI PROGRESSO
- Servizio di Fausta Speranza -
“Torno con il pensiero e con il cuore all’umile Grotta di Massabielle”:
così il Papa, sottolineando l’odierna festa della Regalità di Maria, ricorda il
pellegrinaggio a Lourdes, per poi recarsi idealmente in altri santuari
mariani e per annunciare la cerimonia
di preghiera intorno all’Icona della Madonna di Kazan. Dopo l’Angelus, nel
saluto ai partecipanti al Meeting di Rimini, il Papa esprime apprezzamento per
il tema di quest’anno che sottolinea la felice sintesi tra lo spirito cristiano
e il valore moderno del “progresso”, ribadendo che il Cristianesimo è il più
grande fattore di progresso. Il servizio di Fausta Speranza:
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“L’icona Madre di Dio di Kazan è giunta alcuni anni
or sono nell’appartamento del Papa e da quel momento ha vegliato sul suo lavoro
quotidiano”: è quanto confida Giovanni
Paolo II dicendosi lieto di annunciare che l’icona tornerà in Russia:
“un’apposita
Delegazione recherà quest’Icona a me tanto cara a Sua Santità Alessio II,
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie”.
Il Papa ricorda che è uscita dalla Russia negli anni
venti del secolo scorso, dopo prolungate soste in luoghi diversi. E poi chiede
a tutti di rivolgersi alla Vergine Maria venerata con il titolo di Madre di Dio
di Kazan, in particolare ri cordando l’appuntamento di preghiera mercoledì
prossimo nell’Udienza generale:
“ci
raccoglieremo insieme con i fedeli a pregare intorno a questa Icona.”
“Fin
d’ora – prosegue il Papa - affidiamo a Maria, Madre dell’unità e dell’amore,
ogni nostra supplica per il bene della Chiesa e dell’intera famiglia umana.”
“Possa la celeste Madre del Redentore essere sempre
più accolta, amata e venerata dal popolo cristiano”, afferma il Papa ricordando
che “nell’arco di questo mese si collocano le feste proprie di tanti Santuari
mariani. Per poi nominarne alcuni:
quello di Oropa a Biella, della Guardia a Genova, delle Lacrime a Siracusa. E
nominando i Santuari di Częstochowa e di Kalvaria, in Polonia, il pensiero
va alle “tante volte” in cui – dice Giovanni Paolo II – “mi sono fermato a invocare l’aiuto materno della Madonna per
la Chiesa e per il mondo”.
Dopo
la recita dell’Angelus, il pensiero del Papa va ai partecipanti al Meeting per
l’amicizia tra i popoli di Rimini e in particolare al fondatore mons. Giussani.
Espimendo apprezzamento per il tema scelto per questa 25esima edizione che si
richiama all’impegno al progresso, Giovanni Paolo II sottolinea la felice
sintesi tra lo spirito cristiano e un valore tipico della cultura moderna,
quello, appunto del “progresso”. E ribadisce:
“Il Cristianesimo,
nonostante i limiti e gli errori umani, costituisce il più grande fattore di
vero progresso, perché Cristo è principio inesauribile di rinnovamento
dell’uomo e del mondo.”
E
l’augurio del Papa è che “in Cristo - trovino motivo di impegno e di speranza
tutti i credenti ed ogni autentico ricercatore della verità.”
Alle
parole di saluto del Papa ai partecipanti al Meeting di Rimini, ha risposto la
presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, ringraziando il Santo Padre ed
invitando i membri di CL ad elevare un
canto particolarmente significativo dell’esperienza del movimento, che si
intitola “Povera voce”.
Infine,
il saluto del Papa ai pellegrini
italiani presenti, in particolare, i gruppi delle parrocchie dei Santi
Eustachio e Antonio Abate di Montoro Superiore (Avellino); Santi Martino e
Lamberto Vescovi di Arsego (Padova); San Martino Vescovo in Spinadesco
(Cremona); Zanè (Padova). E ai giovani del Vicariato di Villa
Estense-Stanghella di Padova; quelli della Compagnia dei Tipi Loschi del Beato
Pier Giorgio Frassati, che hanno preso parte a un pellegrinaggio in bicicletta
da San Benedetto del Tronto alla Basilica di San Pietro.
Dopo i
saluti ai fedeli italiani, il pensiero ai connazionali: il saluto ai gruppi di
Stettino e Lublino e ai singoli pellegrini.
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AL VIA IL 25.ESIMO
MEETING DELL’AMICIZIA TRA I POPOLI DI COMUNIONE
E LIBERAZIONE.
RICCA DI APPUNTAMENTI L’EDIZIONE 2004,
CHE
COINCIDE CON I 50 ANNI DALLA FONDAZIONE
DEL MOVIMENTO DI DON LUIGI GIUSSANI
- Intervista con Emma Neri -
“Il nostro progresso non
consiste nel presumere di essere arrivati, ma nel tendere continuamente alla
meta”. E’ lo slogan che accompagnerà, da oggi fino al 28 agosto prossimo a
Rimini, il 25.esimo Meeting dell’Amicizia tra i popoli di Comunione e
Liberazione. L’incontro cade, inoltre, a cinquant’anni dalla fondazione del
movimento di don Luigi Giussani. Ai partecipanti all’appuntamento, Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio di
saluto. Ci riferisce Stefano Andrini:
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“Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere
arrivati, ma nel tendere continuamente alla meta”. Questo il tema della 25.ma
edizione del Meeting, promosso da Comunione e Liberazione e in programma a
Rimini fino a sabato. Nel tradizionale messaggio inviato alla manifestazione,
Giovanni Paolo II ne approfondisce il titolo, liberamente ispirato a San
Bernardo. Particolarmente forte, ricorda il Papa, è oggi la tentazione di pensare
che l’opera dell’uomo trovi in se stessa la giustificazione dei propri
obiettivi. I risultati raggiunti nei vari ambiti della scienza e della tecnica
vengono da molti considerati e difesi come accettabili a priori. Si finisce
così per pretendere che ciò che è tecnicamente buono sia di per sé anche eticamente
buono. In tale ottica il progresso diventerebbe la fonte stessa di ogni valore.
Non c’è chi non veda le conseguenze drammatiche di tale pragmatismo, ricorda
ancora il Papa. Basti come esempio il tentativo di appropriarsi delle fonti
della vita, attraverso gli esperimenti di clonazione umana. Qui, aggiunge
ancora il Papa, tocchiamo la presunzione di cui parla il titolo del Meeting, la
violenza con cui l’uomo tenta di appropriarsi del vero e del giusto. Il tema
del Meeting - conclude Giovanni Paolo II - invita a rivolgere al Creatore uno
sguardo stupito per la bellezza di ciò che Egli ha posto nell’essere. Solo
questa umiltà di fronte alla grandezza
del Creato può salvare l’uomo dalle conseguenze nefaste della propria
arroganza. Il Meeting, che quest’anno si colloca nel contesto delle
celebrazioni per il 50.mo di Comunione e Liberazione, proporrà 135 incontri, 19
mostre, 16 spettacoli, con un obiettivo immutato: valorizzare ed incontrare
coloro che lavorano per il bene comune.
Da Rimini, per Radio Vaticana,
Stefano Andrini.
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Nel corso dei suoi 25 anni di
storia, il Meeting di Rimini è cresciuto. Sono
cresciuti gli spazi utilizzati, dai 9 mila metri quadrati iniziali agli attuali
100 mila, il numero degli ospiti italiani e internazionali, quello dei
partecipanti e dei giornalisti che lo seguono. Ma di quanto e come sia cambiato
nel tempo, Luca Collodi ha chiesto di parlarcene a Emma Neri, responsabile
dell'Ufficio stampa della manifestazione e autrice di un libro edito da Piemme
dal titolo "Il Meeting, la storia ed i testimoni":
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R. – Sicuramente, allora,
eravamo molto giovani ed oggi abbiamo 25 anni di più, quindi i ragazzi, i
cosiddetti ragazzi del Meeting ci sono ancora, però sono i nostri figli. Per il
resto oserei dire, e vorrei sperare, che non è cambiato molto. Non è cambiata
la ragione per cui è nato, cioè la consapevolezza di fare un’esperienza forte,
importante nella vita. La consapevolezza di aver fatto un incontro importante
che era quello, allora, nostro con ‘Comunione e liberazione’, ed il desiderio
di comunicare quest’incontro e anche di abbracciare, in nome di questo incontro,
tutto il positivo che trovavamo in giro per il mondo.
D. – Quanto il Meeting di Rimini
è legato all’esperienza di fede, all’esperienza culturale di ‘Comunione e
liberazione’?
R. – Moltissimo, perché quella
curiosità e quella passione, che ci ha mossi all’inizio, sicuramente erano il
frutto di un’educazione che noi avevamo trovato nel movimento.
D. – Secondo lei, come si
incontra Dio al Meeting di Rimini?
R. – Una domanda da mille punti
… Io penso che uno, al Meeting, abbia la possibilità di approfondire la propria
esperienza di fede, di incontrare un modo quotidiano di viver la fede e anche
un modo unitario. E’ un’occasione dove non si distingue troppo tra il momento
strettamente religioso e il momento sociale. L’uomo è uno e il Meeting cerca di
riproporre, nella varietà dei suoi aspetti, questa unità dell’uomo. Per me, il
Meeting è anche un grande gesto missionario. Mi ricordo bene il 1982: il
Meeting era nato appena da due anni, il Papa venne e ci fece questo grande regalo.
Allora, la venuta del Papa, in qualche modo rivelò a noi stessi il senso di
quello che facevamo.
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22
agosto 2004
DA OGGI POMERIGGIO, 22 AGOSTO, FINO A VENERDI’
PROSSIMO,
IL 62.MO CORSO INTERNAZIONALE DI STUDI CRISTIANI
ALLA CITTADELLA DI ASSISI
- Servizio di Giovanni Peduto -
Aprire un varco alla speranza è
il tema coinvolgente del 62.mo Corso
internazionale di studi cristiani che si tiene alla Cittadella di Assisi
da questo pomeriggio fino a venerdì prossimo. Da Assisi ce ne riferisce
Giovanni Peduto:
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La Pro-Civitate Christiana, in
collaborazione con la Comunità di Bose, con Pax Christi e con l’editrice
Queriniana, giunge alle giornate del 62.mo Corso in uno scenario mondiale
particolarmente drammatico. In tale contesto, il tema della speranza si presenta
come una sfida che intende accettare il rischio delle domande scomode ed inquietanti
di cui sono portatori quelle donne e quegli uomini che, a giudicare dai loro
gesti estremi, possiamo considerare i disperati della terra. Le tematiche in
cui si articolano le giornate saranno affrontate, come è tradizione della
Pro-civitate Christiana, in chiave di dialogo e di dibattiti, sia attraverso
l’approccio alle varie discipline antropologiche, psicologiche, filosofiche e
socio-politiche, sia nell’incontro e nella testimonianza interreligiosa che
quest’anno vedrà coinvolti ebrei, musulmani e cristiani, e poi in intensi
momenti di preghiera. Dopo il saluto del presidente della Pro-civitate
Christiana, l’ingegnere Marco Marchini, e del vescovo di Assisi, mons. Sergio
Goretti, darà il via ai lavori Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità
di Bose. I dialoghi e il dibattito si articoleranno su vari ambiti di cui
segnaliamo, fra gli altri, per gli aspetti politici e sul piano della speranza,
don Luigi Ciotti, l’assessore della cultura della regione Umbria, Maria Prodi
Battiston e il senatore Giorgio Tonini. La relazione finale sul tema ‘Giustizia
e pace si baceranno …’ sarà tenuta
dall’ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che ritorna alla
Cittadella dopo l’accoglienza entusiastica di due anni fa da parte dei
numerosissimi giovani presenti al loro tradizionale convegno di dicembre.
Da Assisi, Giovanni Peduto,
Radio Vaticana.
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OLTRE 2500 CHIAMATE AL GIORNO AL 114, NUMERO DI
PRONTO INTERVENTO
GESTITO
DAL TELEFONO AZZURRO PER FORNIRE SOCCORSO IMMEDIATO
AI
MINORI IN SITUAZIONI DI EMERGENZA
-
Intervista con Giovanni Lopez -
Oltre
2500 chiamate al giorno per segnalare abusi su bambini, il 65% dei quali ha al
massimo dieci anni. Questi i dati pubblicati dal “114 Emergenza infanzia” e relativi
ai primi mesi di attività del numero di soccorso. Il servizio, gestito da
operatori specializzati, è gratuito, attivo 24 ore su 24, ma accessibile solamente
da telefonia fissa. Nato su iniziativa del ministero delle Comunicazioni, del
Welfare e delle Pari Opportunità, è dato in gestione al Telefono Azzurro. La
novità è che offre un intervento concreto e immediato di fronte a situazioni di
emergenza e non solo un supporto psicologico assicurato nel tempo. Il numero
verde è attivo da gennaio in tre regioni: Sicilia, Lombardia e Veneto ma entro
dicembre 2004 entrerà in funzione anche nel Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e
dal 2005 nel resto del Paese. Ma qual è l’identikit di quanti si rivolgono al
servizio? Roberta Moretti lo ha chiesto al dottor Giovanni Lopez, psicologo e
consulente del 114:
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R. – In questi primi mesi di
attività del 114, abbiamo visto come la stragrande maggioranza degli utenti
siano adulti, in prevalenza familiari: la madre, il padre, i nonni, oppure i
vicini di casa, o persone dei servizi istituzionali: la scuola, la pediatria,
le forze dell’ordine ...
D. – Quali abusi vengono
segnalati con più frequenza?
R. – Ad oggi registriamo una
prevalenza di cosiddetti ‘abusi psicologici’, che sono circa un quarto degli
abusi segnalati. Si parla di ferite invisibili, di ferite dell’animo. Pensiamo
a tutte le volte che un bambino viene umiliato, isolato, trascurato dal punto
di vista emotivo, non ascoltato, esposto ad atti di bullismo da parte dei
propri coetanei ... tutte situazioni che minano profondamente l’autostima del
bambino. Ci sono poi però tantissimi casi di sofferenza legati a situazioni di
conflittualità genitoriale, ma anche di trascuratezza, di abuso fisico, casi
che raggiungono il 14 per cento, e anche di abuso sessuale: siamo intorno al 5
per cento. Poi, ci sono problematiche legate per esempio all’uso di alcolici o
di stupefacenti da parte dei genitori, problemi scolastici, rapporti con i
coetanei.
D. – Come interviene
concretamente il 114 nella tutela del minore?
R. – In primo luogo viene
effettuata una consulenza specialistica dove si aiuta l’utente a raccontare la
situazione di pregiudizio verso il minore di cui è a conoscenza, in modo tale
da poter definire esattamente la natura del problema. Si cerca, quindi, di
capire se c’è o non c’è un reato contro il minore, un problema, per esempio, di
carattere economico nella famiglia del minore, disturbi di carattere psicopatologico
... Una volta che si è fatta questa sorta di ‘prima diagnosi’ del problema,
l’operatore è in grado anche di capire quali sono le professionalità che vanno
contattate e le contatta. Chiama il pediatra, il giudice, l’assistente sociale
del territorio di residenza di quel minore, lo informa della situazione e
costruisce un percorso di presa in carico, che verrà seguito a distanza dal 114
per un periodo che dura all’incirca tra mesi, finché non c’è garanzia che il
problema del bambino o della sua famiglia sia stato debitamente preso in carico
e seguito.
D. – Il 114 accoglie anche le segnalazioni di situazioni
di disagio derivanti da messaggi diffusi attraverso televisione, radio, carta
stampata, internet ...
R. – Esatto. Come nella realtà
vera, anche nella realtà virtuale si può incorrere in rischi. Quindi, per
esempio, ragazzi che entrano in certe ‘chat-room’, immaginano di star
dialogando con un loro coetaneo che invece, sotto mentite spoglie, può essere
un adulto con secondi fini. Oppure, ci si può imbattere in siti che contengono
immagini pedopornografiche, e via dicendo. Tutte queste anomalie nel rapporto
tra internet e minori possono essere segnalate al 114 che, in collaborazione
nella maggior parte dei casi con la polizia postale, può innescare un sistema
di contrasto e di tutela dei bambini per questo tipo di rischi.
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AD ATENE 2004, LA TENSIONE DEI
GIOCHI A LIVELLO OLIMPICO
E ANCHE
IL RISCATTO DEI COSIDDETTI SPORT MINORI
- Intervista con Antonio La Torre -
Le
Olimpiadi sono una vetrina importante anche per quegli sport considerati a torto
“minori”: attività agonistiche, altrettanto spettacolari, quasi sempre messe in
ombra dallo strapotere mediatico del calcio. Una di queste considerate
“cenerentole” è la marcia. Ma proprio grazie alla marcia l’Italia sta
festeggiando Ivano Brugnetti, medaglia d’oro ad Atene 2004 nella ‘20
chilometri’, una gara in cui sudore e fatica sono il naturale corollario di una
disciplina povera, praticata ancora da pochi appassionati. Della vittoria di
Brugnetti ci parla il suo allenatore, Antonio La Torre, raggiunto telefonicamente
ad Atene da Giancarlo La Vella:
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R. - Posso dire che la vittoria di Ivano è una
doppia vittoria. Ha prevalso infatti uno dei marciatori, insieme con Fernandez,
secondo classificato, e Perez, quarto classificato, che ha uno stile tra i più
belli. Ci ricordiamo il disastro di Sydney, quando la nostra bravissima
Elisabetta Perrone fu squalificata ad un chilometro dall’arrivo, praticamente
quando era già medaglia d’oro. In questo momento, invece, è grande festa per
tutti, perché questa medaglia d’oro è stata davvero, in parte, inattesa. E
penso faccia bene a tutto lo sport italiano.
D. – Come si riesce ad allenare un atleta a questo
che passa per essere uno sport massacrante? Ricordiamo poi, che oltre alla ‘20
chilometri’ c’è anche la ‘50 chilometri’ …
R. – Sì, la ‘50 chilometri’ che è la specialità
dalla quale proviene Brugnetti. L’allenamento deve avvenire con grande pazienza
e forse noi, vivendo a Sesto San Giovanni, che è una grande città di tradizione
operaia, dove il lavoro e l’umiltà sono ancora dei valori, forse crescendo in
quel tipo di ambiente e di cultura, riusciamo a far sembrare quasi più naturale
una cosa che, invece, è estremamente faticosa e non molto al passo coi tempi.
Noi non inseguiamo le tendenze di chi vuol consumare tutto in fretta e
velocemente, ma coltiviamo giorno per giorno, pazientemente quest’arte.
D. – Che cosa fare perché la marcia non sia più una
“cenerentola” all’interno dell’Atletica Leggera?
R. – Ecco. L’auspicio è proprio questo, che questo
successo di Ivano Brugnetti faccia diventare questa specialità non più una
“cenerentola”, ma una delle tante specialità dell’Atletica, che non a caso ha
dato molte medaglie d’oro all’Italia. Vi ricordo Ugo Frigerio, Pino Dordoni,
Abdon Pamich, Maurizio Damilano ed ora Ivano Brugnetti. Quindi è una
grandissima tradizione e forse dovremmo coltivare, proprio in Italia, molto di
più questa specialità, perché rispecchia, in fondo, il nostro carattere e anche
alcune delle nostre qualità.
D. – Insomma, non c’è solo il calcio...
R. – E’ vero, c’è anche questo bellissimo sport che
è la marcia …
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“RENÉ PARESCE E L’ITALIEN DE
PARIS”: LA MOSTRA,
PRESSO L’ANTICO COMPLESSO DEL CARMINE DELLA CITTÀ
SICILIANA DI MARSALA, RENDE OMAGGIO AD UNA FIGURA CHIAVE DELL’ARTE ITALIANA ED
EUROPEA
FRA LE DUE GUERRE
-Intervista con Sergio Troisi -
“René Paresce e l’italien de
Paris”: questo il titolo della mostra organizzata dall’Ente nazionale di
Pittura Contemporanea “Città di Marsala” e allestita presso l’antico Complesso
del Carmine nella stessa città siciliana. Fino al 17 ottobre prossimo, offrirà
ai visitatori una rassegna delle opere dell’artista ancora poco noto al grande
pubblico ma riconosciuto dai critici tra i nomi di rilievo a livello europeo.
Il servizio di Francesca Fialdini:
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(Musica)
Una mostra di 60 opere accolte
nella suggestiva cornice del convento del Carmine. Marsala rende omaggio a
Renato Paresce, figura chiave dell’arte italiana ed europea fra le due guerre,
ancora poco apprezzato dal grande pubblico. In bilico fra identità mediterranea
e stanze moderniste del primo ‘900, Paresce si fa interprete della vivacità
artistica dell’ambiente parigino degli anni ’20, formandosi alla scuola de ‘L’italien
de Paris’, con la genialità versatile di uno spirito di ricerca, come racconta
Sergio Troisi, curatore artistico della mostra:
“E’ un artista
che si muove su un orizzonte anche geografico molto variegato. Paresce si va
spostando continuamente da Firenze a Parigi, a Londra. Una figura cioè che
sembra quasi un apolide, privo di patria, e questo gli consente, tra l’altro,
di appropriarsi delle tematiche più importanti, più interessanti della cultura
figurativa europea del ‘900, senza preclusioni. Di fatto, mette a dialogo tra
di loro artisti lontanissimi, come De Chirico e Brac, ad esempio, oppure il
surrealismo e le intuizioni della sezione d’oro francese”.
Due motivi strettamente
intrecciati animano le opere di un artista sospeso nella ricerca di un ordine
compiuto delle cose e il ritorno nostalgico alle radici della propria identità.
Ancora Sergio Troisi:
“Presenta una
costante nostalgia, un desiderio di ordine, di ritorno, appunto, alla
dimensione mediterranea, ad esempio con le navi. La pittura di Paresce è
continuamente piena di navi, piroscafi, navi a vela, navi a vapore. La nave è
un simbolo di salvezza ed indica il motivo del viaggio ma mette anche in
circolo una serie di motivi antichissimi, sotto il simbolo dell’ansietà tipica
del mondo moderno”.
Nel guidare il visitatore nel
complesso percorso artistico del pittore, la mostra affianca dipinti in cui il
suo contatto con le correnti di inizio secolo si fanno più forti ed evidenti,
finendo per riconsegnare alla storia dell’arte italiana l’intelligenza poliedrica
di un artista del nostro tempo.
(Musica)
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22
agosto 2004
FERMA OPPOSIZIONE DEI VESCOVI DEL RWANDA AL RAPPORTO DELLA
COMMISSIONE PARLAMENTARE SUI MASSACRI DI GINKORO.
SECONDO I PRESULI, IL DOCUMENTO, CHE ATTRIBUISCE ALLA
CHIESA CATTOLICA
LA RESPONSABILITA’ DI COPRIRE I SACERDOTI E GLI ALTRI
RESPONSABILI
DEL GENOCIDIO,
SAREBBE FRUTTO DI UNA GENERALIZZAZIONE INGIUSTIFICATA
KIGALI.= “Nessuno dovrebbe
attribuire alla leggera ad un’altra persona, per giunta indicandola per nome,
un’ideologia del genocidio, senza averne le prove certe e inconfutabili”.
Rispondono così i vescovi del Rwanda, in una nota, al Rapporto della
Commissione parlamentare sui massacri di Ginkoro, un Rapporto elogiato per i
meriti delle sue dichiarazioni, ma anche opportunamente criticato. Se infatti i
presuli lodano l’impegno delle istituzioni rwandesi, nel vigilare affinché nel
Paese si viva nella sicurezza e nella pace e nel ribadire la gravità del
crimine del genocidio, essi tengono anche a denunciare una globalizzazione e
generalizzazione ingiustificate nel Rapporto, che attribuisce le idee di
singoli ad un gruppo etnico o religioso. Nello specifico il riferimento è alle
accuse gravi e pesanti che non si basano sulla verità dei fatti rivolte dalla
Commissione alla Chiesa cattolica. Quest’ultima – si legge nella nota – afferma
che il genocidio è un peccato, così grave da non poter proteggere chi se ne
rende colpevole. Pertanto, affermare che la Chiesa copre i sacerdoti e gli
altri suoi responsabili - proseguono i vescovi - è una contro verità. Il
Rapporto della Commissione, redatto in fretta, va corretto per i presuli, anche
quando accusa la Chiesa di farsi promotrice di una ideologia che lavorerebbe
per mantenere la popolazione nella povertà e di avere sacerdoti della sola
etnia hutu. La Chiesa cattolica – conclude la nota – non abbandonerà mai i
poveri, senza alcuna discriminazione, perché ciò è fondamentale e costitutivo
della sua missione. (P.O.)
DISTRUTTO
NELLA NOTTE A PARIGI CON UN INCENDIO DOLOSO UN CENTRO SOCIALE EBRAICO E TROVATE
SCRITTE NAZISTE E ANTISEMITE SUI MURI. IL CAPO DI STATO, JACQUES CHIRAC:
“PUNIREMO I COLPEVOLI CON LA PIÙ GRANDE SEVERITÀ”
PARIGI.=
Il presidente francese, Jacques Chirac, in una nota diffusa dal palazzo dell'Eliseo,
“condanna con forza” l'incendio che ha distrutto la notte scorsa un centro
sociale ebraico di Parigi. Il capo di Stato esprime “piena solidarietà” alla
comunità ebraica di Francia e promette la “determinazione assoluta” delle
autorità per trovare e punire i colpevoli “con la più grande severità”. Anche
il ministro degli Interni, Domenique de Villepin, ha reso nota la propria
condanna dell'“incendio criminale che ha gravemente danneggiato il locale associativo concistoriale israelita”. Ha
inoltre chiesto al prefetto della
polizia di Parigi di “mobilitare tutti i mezzi d'inchiesta necessari in vista
dell'identificazione degli autori”. Il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe,
stamani ha visitato il circolo e ha espresso "orrore" per quanto
accaduto. “Le scritte naziste e antisemite lasciate ovunque sono rivoltanti”,
ha commentato in un comunicato. E ha aggiunto: “Non cederemo di un millimetro
ai barbari. Sia che siamo ebrei, cristiani, musulmani o atei occorre attingere alle
nostre forze per restare uniti”. (R.M.)
DA
DOMANI A RECIFE, IN BRASILE, TRE IMPORTANTI INCONTRI CULTURALI
PER
RICORDARE L’OPERA DI MONS. HELDER CÂMARA, ARCIVESCOVO DELLA CITTA’
E
PRINCIPALE SOSTENITORE IN BRASILE DEL CONCILIO VATICANO II
RECIFE.=
I principi ideali e religiosi che guidarono l’opera di mons. Helder Câmara saranno
al centro di tre importanti incontri culturali a Recife, la città del Brasile
settentrionale di cui fu arcivescovo emerito. Tra il 23 e il 27 agosto
prossimi, in occasione della VII Giornata teologica del gruppo dei laici
cattolici della nuova Chiesa, si terranno tre incontri a lui dedicati.
Seguiranno, il primo Simposio internazionale dell’istituto Don Helder e il
30.mo Simposio nazionale del Centro di studi sulla storia della Chiesa in
America Latina. Tutte le giornate di studio e le attività saranno aperte al
pubblico. Scomparso cinque anni fa, mons. Câmara è considerato il principale
sostenitore in Brasile del Concilio Vaticano II, che interpretò come
un’occasione per trasformare la Chiesa del suo tempo. Il Concilio innescò nella
sua mente “innumerevoli sogni e progetti per una Chiesa più evangelica ed ecumenica,
più prossima ai poveri, impegnata nello sviluppo dei popoli e nella mutua
comprensione, capace di un dialogo tra Nord e Sud del mondo e di collaborare
per la promozione della pace e della cooperazione internazionale”, ha
dichiarato all’agenzia Adital padre Jose Oscar Beozzo, tra i relatori degli
incontri dedicati all’arcivescovo brasiliano. (R.M.)
RUBATO OGGI A OSLO DA RAPINATORI ARMATI “IL GRIDO”
DI EDVARD MUNCH.
UN’ALTRA VERSIONE DEL CAPOLAVORO DEL PITTORE NORVEGESE
ERA STATA TRAFUGATA NEL 1994 E RECUPERATA DOPO TRE
MESI
OSLO.=
Rapinatori a mano armata hanno fatto irruzione oggi nel Museo Munch a Oslo e
hanno rubato diverse opere, fra cui il capolavoro del pittore norvegese Edvard
Munch, “Il grido”. L’opera, dipinta nel 1893 e successivamente rielaborata in
altri quadri e litografie, fa parte del ciclo pittorico “Il fregio della vita”.
Originariamente inteso come un lavoro preparatorio per affreschi, il ciclo non
venne mai concluso e rimase un'opera aperta. Voleva costituire “il poema
dell'amore, della vita e della morte” attraverso la metamorfosi degli stati
d'animo, rappresentati con l'uso violento del colore e delle linee, come
materializzazione delle angosce e delle tensioni psichiche personali. Un’altra
e forse più nota versione de “Il grido” - un urlo d'orrore di un volto
smaterializzato della figura in primo piano - fu rubata dalla Galleria
nazionale norvegese a febbraio del 1994, nel giorno di apertura delle Olimpiadi
invernali di Lillehammer, e recuperato tre mesi dopo.
NUOVO IMPEGNO DELLE AUTORITA’ SUDAFRICANE PER
TRASFORMARE ENTRO IL 2007 LE BIDONVILLE
DELLA PERIFERIA A NORD DI JOHANNESBURG
IN
QUARTIERI IN MURATURA
JOHANNESBURG. = “E’ una questione di dignità. Se i bisogni di base delle
persone sono soddisfatti, migliora anche la loro dignità umana”: lo ha dichiarato
Nthatisi Modingoane, portavoce della municipalità di Diepsloot, una delle
bidonville della periferia a nord di Johannesburg, la capitale economica del
Sud Africa. Dopo la fine del regime dell'Apartheid nel 1994, una delle più
grandi sfide del Paese è rappresentata oggi dall’eliminazione delle case di
cartone, bandoni e plastica nelle quali, alla periferia delle grandi città,
vivono più di 7 milioni dei quasi 45 milioni di sudafricani, secondo dati
ufficiali. A questo fine le autorità di Johannesburg si sono proposte di
trasformare, entro il 2007, le 189 aree di maggior degrado urbano e umano in
periferie dotate di abitazioni almeno modeste. Una sfida enorme, perché oltre alle
case da edificare ci sono da costruire le strade, c’è da portare l’elettricità
e l’acqua potabile nelle abitazioni e poi bisogna realizzare scuole, asili,
ospedali e centri che forniscano servizi alla popolazione, che molto spesso è
occupata proprio nelle case delle famiglie più abbienti, insediate nei
quartieri non degradati della città. Lo stesso sforzo di Johannesburg,
sostenuto dal governo di Tabo Mbeki, dovrà essere affrontato anche a Pretoria,
la seconda delle due città più ricche del Paese, entrambi nella provincia di
Gauteng. Molti osservatori, tuttavia, come Marie Huchzermeyer, urbanista
dell’Università di Johannesburg, criticano questo piano perché al momento non
sono ancora state indicate le cifre dell’investimento atteso e il 2007 è
vicino.
AL VIA OGGI A TORRE
PELLICE, IN PROVINCIA DI TORINO, IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE. AL
CENTRO DEI LAVORI,
IL TEMA
DELLE VOCAZIONI MA SI PARLERA’ ANCHE DI STATO SOCIALE, IMMIGRAZIONE E GLOBALIZZAZIONE
TORRE PELLICE.= Parte oggi a
Torre Pellice, in provincia di Torino, il Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste. L’assemblea si riunirà oggi pomeriggio per una celebrazione solenne
presieduta dal prof. Yann Redalié, durante la quale sarà consacrato al
ministero pastorale Marcello Salvaggio e presentata la diacona Alessandra
Trotta. Al centro dei lavori, la questione della vocazione delle Chiese, dei
membri delle diverse tradizioni, dei pastori e diaconi. Si discuterà anche di
stato sociale, immigrazione e globalizzazione. All’Assemblea parteciperanno 180
membri con diritto di voto insieme ad ospiti e osservatori. In rappresentanza
della CEI, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente
della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo. (R.M.)
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22
agosto 2004
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, dove questa mattina sono riprese le
esportazioni di greggio dagli impianti petroliferi del sud del Paese, anche le
ultime ore sono state segnate da scontri tra miliziani e forze della coalizione
e agguati da parte della guerriglia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il ministero dell’Interno iracheno ha riferito
stamani che almeno 40 persone, tra le quali diversi civili, sono rimaste uccise
nei combattimenti avvenuti ieri, a Kufa, tra forze americane e miliziani del
leader estremista Moqtada al Sadr. Ed anche nella città santa di Najaf sono
ripresi gli scontri tra forze statunitensi e guerriglieri del giovane imam.
Testimoni riferiscono che carri armati americani sono avanzati fino ad una distanza
di 800 metri dal mausoleo Alì dove sono asserragliati i ribelli. Questa nuova
offensiva è scattata dopo il fallimento del tentativo di mediazione da parte
della massima autorità spirituale sciita, Al Sistani. E’ stato sospeso,
infatti, il passaggio del controllo della moschea dai miliziani agli emissari
dell’ayatollah. Il dramma della violenza ha colpito anche il cosiddetto
triangolo sunnita dove due persone sono morte per l’esplosione di un’autobomba
a nord di Baquba. Obiettivo di questo attentato era il vicesindaco della città,
rimasto lievemente ferito. Ed è sempre più delicato, intanto, il capitolo
relativo ai sequestri. Sono ore di grande angoscia per la sorte del reporter
italiano, Enzo Baldoni, corrispondente per la rivista “Diario” scomparso da tre
giorni. Dopo il ritrovamento del corpo del suo autista, ucciso nei pressi di
Najaf in seguito ad un’imboscata, si teme che Baldoni sia stato rapito. Nel
Paese arabo è stata anche denunciata la scomparsa di due giornalisti francesi
dei quali non si hanno più notizie da giovedì scorso. Il governo del Nepal sta
indagando, infine, sulla veridicità della notizia secondo la quale dodici
cittadini nepalesi sono stati presi in ostaggio, in Iraq, dal cosiddetto
“Esercito Ansar al-Sunna”, gruppo che venerdì scorso ha diffuso sul proprio
sito web un comunicato di rivendicazione del rapimento.
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In
Pakistan, i servizi di sicurezza hanno
arrestato una decina di presunti terroristi, legati alla rete di al Qaeda, che
si preparavano a compiere attentati nella capitale Islamabad. Lo hanno reso
noto i ministri pakistani dell’Interno e dell’Informazione aggiungendo che tra
gli obiettivi degli estremisti figuravano il Parlamento, la residenza militare
del presidente Pervez Musharraf, l’ambasciata americana ed un centro congressi.
Resta sempre tesa la situazione in Nepal: i ribelli
maoisti, che da oltre quattro giorni bloccano con la minaccia di un’azione
militare la capitale Khatmandu, hanno ucciso un soldato, rapito sei poliziotti
e fatto esplodere bombe in alcuni uffici governativi durante un raid compiuto
nel Nord del Paese.
E’
salito a 18 morti il bilancio, ancora provvisorio, del sanguinoso attentato perpetrato
ieri a Dacca, in Bangladesh, quando almeno sette granate sono state lanciate in
mezzo ad una folla di oltre 3000 persone che assistevano al comizio politico di
Hasina Wajed, ex primo ministro e leader del principale partito
dell’opposizione, la Lega Awami. Il premier Khaleda Zia ha condannato il
“codardo attacco” e ha rivolto un appello affinchè vengano trovati i responsabili.
L’attentato non è stato ancora rivendicato.
Episodi di violenza anche in Afghanistan, dove tre
civili sono morti ed altri due sono rimasti gravemente feriti dal fuoco dei
soldati statunitensi di guardia ad un posto di blocco: secondo quanto reso noto
da fonti militari, il furgone sul quale viaggiavano le vittime non si sarebbe
fermato all’intimazione dell’alt da parte dei soldati. La sparatoria è avvenuta
ieri sera nella provincia di Ghazni, nella regione centrale del Paese, e le
autorità militari statunitensi hanno aperto un’inchiesta su quanto accaduto.
Il
presidente russo, Vladimir Putin, ha compiuto stamani una visita lampo in
Cecenia, dove tra una settimana si terranno le elezioni presidenziali indette
per scegliere il successore di Akhmad Kadirov, assassinato in un attentato lo
scorso mese di maggio. La Repubblica caucasica continua, intanto, ad essere
colpita dalle violenze. Sette persone sono rimaste uccise ieri, a Grozny, in
seguito all’attacco di guerriglieri ceceni contro un commissariato di polizia.
Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax.
In Israele, il piano di ritiro unilaterale dalla Striscia
di Gaza e i negoziati con i laburisti non subiranno alcuna battuta d’arresto.
Intanto dal governo palestinese arriva la condanna per la scelta del primo
ministro israeliano, Ariel Sharon, di continuare a costruire negli insediamenti
presenti nei territori occupati. Il servizio di Rosa Pratico’:
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Sono
deciso ad attuare il piano di disimpegno e ad allargare il governo ai
laburisti: lo ha scritto il capo dell’esecutivo israeliano, Ariel Sharon, in
una lettera inviata al leader dell’opposizione Shimon Peres pubblicata oggi dal
quotidiano Yedioth Aharonoth. Il premier, quindi, non si arrende alla sconfitta
subita mercoledì scorso in seno al congresso del suo partito, il Likud, che
aveva bocciato la sua mozione a favore dell’ingresso della sinistra al governo.
Con lui, d'altronde, ci sono gli Stati Uniti. Proprio ieri, secondo quanto
riferito dal New York Times, l’amministrazione Bush avrebbe offerto un tacito
assenso alla costruzione di nuovi alloggi in alcuni insediamenti ebraici
presenti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Tutto ciò in contrasto con
quanto stabilito dalla Road Map. Sharon, inoltre, può ancora contare sul
consenso di una larga fascia del suo
elettorato secondo un sondaggio realizzato dalla radio statale israeliana.
Calano, invece, i favori per Shimon Peres: il 51 per cento degli elettori
laburisti ritiene che debba porre fine ai negoziati. Ed un’area del partito
chiede elezioni interne per scegliere un nuovo leader in seguito all'intenzione
dichiarata da Peres di ricandidarsi alla prossima tornata elettorale.
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Il governo sudanese ha firmato
un accordo con le Nazioni Unite nel quale si impegna a garantire il rientro di
circa un milione di sfollati nella regione del Darfur, da cui i profughi sono
fuggiti in seguito ad una sanguinosa guerra civile tra milizie armate
arabe e la popolazione africana contadina.
Il regime sudanese è sospettato di aver armato negli anni passati le milizie
arabe, conosciute come Janjaweed. Khartum nega le accuse, prendendo adesso le
distanze dalle milizie arabe, definite “illegali”.
In
Venezuela anche l’ultimo conteggio dei voti conferma la vittoria del presidente
Hugo Chavez nel referendum di una settimana fa per la revoca del suo
mandato. La verifica manuale ha
convalidato i risultati elettronici che lunedì gli attribuivano il 59 per cento
dei suffragi favorevoli. Lo hanno riferito ieri fonti della magistratura
elettorale venezuelana di Caracas a stretto contatto con gli osservatori
internazionali. “L’auditing del referendum
ha offerto dati compatibili con quelli ufficiali”, ha affermato il segretario
generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, Cesar Gaviria. Dello stesso
tono le dichiarazioni del capo-missione del Centro addetto al monitoraggio
della consultazione, Jennifer McCoy, secondo cui non si sono riscontrate
discrepanze significative né sistemi di scrutinio favorevoli al governo o
all’opposizione.
L’ex esponente del movimento dei Proletari armati per il
comunismo, Cesare Battisti, per il quale la Corte d’Appello di Parigi ha
sentenziato, due mesi fa, l’estradizione in Italia, non si è presentato ieri al
commissariato per la firma, come previsto ogni sabato. La procura generale
della Corte ha quindi chiesto, su domanda del ministro della Giustizia
francese, l’emissione di un mandato di arresto nei suoi confronti. Battisti è
stato condannato nel 1985 a due ergastoli per quattro omicidi.
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