RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
234 - Testo della trasmissione di sabato 21
agosto 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Alle Olimpiadi di Atene,
prima storica medaglia per l’Eritrea: con noi Guglielmo Moretti
CHIESA E SOCIETA’:
Si apre domani a Roma il XVIII Capitolo generale
delle suore missionarie comboniane
Sono già 27 le vittime dell’epidemia di colera che si
è abbattuta nella zona occidentale del Niger
In Marocco le carceri sono al collasso per le misure
anti-terroristiche
In
corso da domenica a Stoccolma la Settimana mondiale dell’acqua
Una vita spesa a servire i più poveri: è morto a
Milano Fratel Ettore
In
Iraq situazione critica a Najaf: gli uomini di Al Sadr non lasciano il mausoleo
Ali. Nuovi scontri a Baghdad, Kufa ed Hilla
Uno
spiraglio per la crisi nell’Ossezia del sud: i combattimenti si sono arrestati
e le truppe della Georgia si sono ritirate dalla regione.
21
agosto 2004
CON
UNA SOLENNE CERIMONIA, IL PAPA AFFIDERA’ MERCOLEDI’ PROSSIMO
AL
CARDINALE KASPER L’ANTICA ICONA DELLA MADRE DI DIO DI KAZAN,
CHE
VERRA’ RESTITUITA IL 28 AGOSTO ALLA CHIESA ORTODOSSA RUSSA,
NELLE
MANI DEL PATRIARCA ALESSIO II
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Sarà
Giovanni Paolo II a presiedere mercoledì prossimo alle 10.30, in Aula Paolo VI,
il primo dei due momenti celebrativi che consentiranno all’antica Icona della
Madre di Dio di Kazan, custodita negli appartamenti papali, di ritornare alla
Chiesa ortodossa russa. In una nota di presentazione dell’avvenimento,
l’arcivescovo Piero Marini, maestro delle cerimonie pontificie, riferisce che
mercoledì 25 agosto il Papa affiderà l’antica immagine mariana al cardinale
Walter Kasper, al termine di un rito di venerazione. L’icona potrà essere
venerata anche dai fedeli il giorno 26, quando verrà esposta nella Basilica di
San Pietro. Quindi il cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per
l’Unità dei cristiani, si recherà a Mosca a capo di una delegazione della Santa
Sede per la cerimonia di restituzione dell’icona, in programma per il 28 agosto
nella Cattedrale della Dormizione al Cremino, alla presenza del Patriarca Alessio
II.
Con una
storia i cui contorni sfumano nella leggenda, l’Icona della Madre di Dio di
Kazan viene fatta risalire, nella sua immagine originale o “prototipo”, alla
fine del 1500, quando è rinvenuta, perfettamente conservata, sotto le macerie
di una casa distrutta da un incendio nella città russa di Kazan. In pochi anni
l’immagine, ritenuta miracolosa, diviene oggetto di culto in tutta la Chiesa
russa, che ne fissa la giornata di festa all’8 luglio. Dell’Icona di Kazan,
vengono eseguite successivamente delle copie, venerate in diverse regioni della
Russia e considerate miracolose alla stregua di quella originaria.
Secondo una perizia condotta da
una commissione di esperti russi e vaticani il primo aprile 2003, la creazione
dell’icona custodita nell’appartamento pontificio andrebbe collocata tra la
fine del 17.mo e l’inizio del 18.mo secolo. Venne posta in vendita dal regime
comunista negli anni Venti e, dopo una serie di passaggi di mano tra Europa e
Stati Uniti, fu acquistata da un’associazione cattolica americana, la Blue
Army, e successivamente donata al Papa nel 1993, in attesa di poter essere
restituita alla Chiesa ortodossa russa.
A LORETO IL GRANDE RADUNO
DELL’AZIONE CATTOLICA PER LA BEATIFICAZIONE,
DI ALBERTO MARVELLI, IL PROSSIMO 5 SETTEMBRE
- Ai nostri microfoni, Paola Bignardi e mons.
Francesco Lambiasi -
E’ in gran fermento l’Azione
Cattolica italiana. Tra quindici giorni, nel Santuario mariano di Loreto,
Giovanni Paolo II eleverà agli onori degli altari un giovane dell’Azione
cattolica, Alberto Marvelli, vissuto nella prima metà del ‘900 e morto all’età
di 18 anni, nel 1946, dopo essere diventato per tanti, nell’Italia dei
sinistrati e della ricostruzione, “l’ingegnere della carità”. A Loreto,
l’Azione cattolica si recherà con 100 mila iscritti per una festa-pellegrinaggio
dall’1 al 5 settembre, giorno delle Beatificazioni alla presenza del Papa. Un
evento importante per l’organismo laicale: il presidente nazionale dell’Azione
Cattolica italiana, Paola Bignardi, ne parla nell’intervista di Giovanni Peduto:
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R. – Il significato è quello
naturale di ogni pellegrinaggio. E’ un cammino dello Spirito che, muovendo
dalla nostra vita quotidiana, approda a questo santuario che è il luogo in cui,
secondo la tradizione, il Figlio di Dio si è fatto uomo. Quindi è un pellegrinaggio
per ribadire il nostro impegno di fede in questo tempo difficile - ma questo è
il tempo che Dio ci ha dato - e per riconfermare in questo contesto il nostro
impegno missionario con la Chiesa italiana. Il Santo Padre ha espresso
l’intenzione di essere con noi. Questo ci riempie evidentemente di gioia, anche
perché sembra la conferma, molto esplicita, dell’apprezzamento del cammino che
l’associazione sta facendo in questi anni. Peraltro, il Santo Padre beatificherà
in questo contesto un giovane dell’Azione Cattolica, Alberto Marvelli, della
diocesi di Rimini. Credo sia il modo per confermare anche la vocazione
dell’Azione Cattolica ad essere scuola di santità e questo per noi è veramente
una grande cosa.
D. – Dove va l’Azione Cattolica
italiana oggi?
R. – L’Azione Cattolica oggi va
lungo la strada che la sua tradizione le ha indicato: quella di un
accompagnamento delle persone, dei laici cristiani, nel vivere una vita
cristiana seria nel contesto odierno e quindi con un cammino formativo che si
sta rinnovando per essere all’altezza delle esigenze di questo tempo. Va poi
nella linea di una disponibilità alla vita della Chiesa, che appartiene alla
tradizione dell’Azione Cattolica, ma alla Chiesa di oggi e quindi con le scelte
pastorali della Chiesa di oggi. In particolare c’è la scelta di comunicare il
Vangelo e quindi la scelta missionaria della Chiesa italiana. L’Azione
Cattolica si inserisce con la sua vocazione laicale dentro i contesti, dentro
gli ambienti, dentro le situazioni della vita di ogni giorno.
D. – Nel vasto e variegato campo
dell’associazionismo laicale cattolico, qual è lo specifico dell’Azione
Cattolica Italiana?
R. – L’Azione Cattolica Italiana
ha nel suo specifico quello di servire la vocazione battesimale e la vocazione
cristiana nella sua globalità. Non fa scelte di campo particolari, ma vuole
aiutare ognuno a scoprire di continuo l’essenziale della vita cristiana e a
viverlo con radicalità. Ed il tutto legato alla parrocchia e quindi legato alla
Chiesa di tutti, legato all’esperienza cristiana di ogni giorno, vivendo in
questo una vita laicale, una vita di radicamento della secolarità molto
esplicita e molto forte.
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Il prossimo appuntamento all’ombra della Casa
lauretana segnerà, dunque, per l’Azione cattolica italiana un punto di
partenza. Ecco il commento dell’assistente generale dell’associazione laicale,
mons. Francesco Lambiasi:
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L’evento di
Loreto si inserisce nel cammino di rinnovamento dell’associazione. E’ un
cammino entusiasmante, appassionante, ma anche delicato. Sappiamo che le nostre
forze non bastano. Abbiamo bisogno di pregare insieme, per vivere insieme con
Maria a Loreto un momento pentecostale, un momento di Cenacolo. Sappiamo che il
nostro rinnovamento non può non avere profonde e salde radici spirituali: per
questo andremo a Loreto.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
crisi irachena apre la prima pagina. Il territorio continua a subire lo
stillicidio di violenze. Appello del Presidente dell'Iran per superare una situazione
che si fa ogni giorno più complessa e delicata.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Un
articolo in ricordo di Fratel Ettore, che ha servito i poveri vivendo la carità
con creativa passione in nome di Cristo.
Nelle
estere, Burundi: aiuti del Pam ai profughi congolesi scampati al massacro a
Gatumba.
Nella
pagina culturale, un articolo di Mario Spinelli in merito alla mostra
sul tema: "Le radici della nazione: la storia delle città italiane nella Biblioteca
del Senato".
Nelle
pagine italiane, in rilievo le questioni legate alle carceri: pareri discordi
sull'ipotesi di amnistia; il problema del sovraffollamento.
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21
agosto 2004
IL
PETROLIO CONTINUA A MACINARE RECORD DA UN MESE A QUESTA PARTE.
IERI E’ ARRIVATO A 49,40
DOLLARI AL BARILE
- Intervista con
Gianluigi Magri -
Era una 'soglia psicologica'. Da oggi potrebbe
essere solo il prossimo 'allungo' di una corsa che sembra non conoscere fine.
Con l'ennesimo record di prezzo a 49,40 dollari messo a segno a New York le
quotazioni del petrolio sono ormai a un passo dai 50 dollari al barile. A
Londra il Brent vola a 45,15 dollari. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il
petrolio continua a macinare record ormai da più di un mese a questa parte. A
spingere verso l'alto le quotazioni è l'onda lunga della guerra in Iraq. Nei giorni scorsi, in particolare, il
riaccendersi delle violenze nella città
santa di Najaf, si è accompagnato all'impennata della domanda mondiale di
greggio, guidata da Cina, India e Usa. Significativo l’andamento di ieri: il
greggio 'Wti', sulla scia delle dichiarazioni del leader sciita radicale Moqtada
Sadr, nelle contrattazioni elettroniche è volato a poco più di 49 dollari,(49,04), per salire ulteriormente a 49,40 e chiudere a 47,75 dollari a
seguito delle notizie provenienti dall'Iraq, dove i miliziani dell'Esercito
Madhi sembravano sul punto di arrendersi.
L'Opec si dice preoccupato per le continue impennate
di prezzo, mentre dagli Stati Uniti arrivano messaggi ottimistici: “Nonostante
gli attuali costi energetici abbiano l'impatto di una tassa sulle finanze
statunitensi - afferma il segretario del Tesoro, John Snow - gli Usa non
faranno ricorso alla loro riserva strategica di petrolio”. Ma - precisa il portavoce
della Casa Bianca, Scott McClellan - non smetteranno neanche di acquistarlo per
far scendere i prezzi, perché una tale decisione “avrebbe un impatto
negativo”.
Un'altra
dichiarazione rassicurante sembra quella giunta poco fa dal capo e vicepresidente per lo sviluppo
economico della Banca Mondiale, l’economista Francois Bourguignon, secondo il
quale l'aumento del petrolio, dovuto
“sia a fattori speculativi che alla crescita della domanda”, tornerà in alcuni
mesi sotto i livelli di guardia.
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Per quanto riguarda l’Italia in particolare,
l’Unione Europea ha fatto sapere che può intervenire sulle accise per limitare
i prezzi dei carburanti. Ma il rialzo del prezzo del petrolio quanto potrà
influire sulla ripresa economica? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al
sottosegretario del ministero italiano dell’Economia, Gianluigi Magri:
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R. – La ripresa purtroppo è a rischio, perché noi
stiamo scontando probabilmente uno 0,2 per cento in più di inflazione già
quest’anno. E se i prezzi continueranno così, anche fino alla fine dell’anno,
avremo probabilmente un effetto negativo sul PIL di uno 0,3 per cento. Questi
sono dati ovviamente preoccupanti, perché gli altri dati generali dell’economia
mostrerebbero sintomi di un’iniziale ripresa.
D. – Ma perché, secondo lei, serve un intervento a
livello europeo per far diminuire le tasse che gravano sui carburanti?
R. – Diciamo che oggi, proprio per errori del
passato, cioè per una politica antinucleare eccessiva, per un male inteso senso
dell’ecologia, oggi siamo a livello mondiale quelli che pagano di più questo
problema di aumento del costo del petrolio. Il problema però è generalizzato e
va affrontato insieme. Non vedrei male, quanto prima, una grande Conferenza
internazionale sull’energia, perché il problema non si ripercuote solo sui
Paesi consumatori di petrolio, ma a cascata colpisce tanti. Alla fine quelli
che pagano di più sono i Paesi più poveri.
D. – Ma non serve anche un’azione politica dei Paesi dell’Unione Europea
nei confronti dei Paesi produttori di petrolio?
R. – Serve un’azione combinata della UE con gli
Stati Uniti. Quando io parlo dell’opportunità di una grande Conferenza
internazionale, sostanzialmente chiedo all’Europa di comportarsi in modo coerente
con quelle che sono le dimensioni sociali ed economiche dell’Unione.
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E’ ENTRATO NEL VIVO IL
PELLEGRINAGGIO DEI GIOVANI ITALIANI IN TERRA SANTA
PROMOSSO DALLA CEI. DOPO LA SOSTA A NAZARETH,
OGGI TAPPA PRESSO IL
LAGO DI TIBERIADE
- Intervista con don Giuseppe Pellegrini -
Il
pellegrinaggio dei giovani italiani in Terra Santa, promosso dalla CEI, è ormai entrato nel vivo. Dopo la sosta a
Nazareth, il gruppo si trova oggi presso il Lago di Tiberiade e visiterà
Cafarnao, la città dove Gesù ha trascorso la sua vita pubblica. Ascoltiamo
quanto ci riferisce Concita De Simone, che vive il pellegrinaggio:
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Il
viaggio, che si snoda contemporaneamente in tre dimensioni, quella spirituale,
quella ecclesiale, quella sociale, ha fatto stamane tappa a Ibilline, un
piccolo villaggio della Galilea per incontrare padre Elias Shakur, presidente
delle Mar Elias Educational Institution, nonché uno dei principali
mediatori per il dialogo interreligioso di tutto Israele. Padre Shakur ha
dichiarato: “L’attuale situazione politica non incoraggia le iniziative, ma
dato il grande desiderio della maggioranza, sia degli israeliani che dei
palestinesi, di vedere la fine delle ostilità, le nostre attese rinforzate
dalla nostra determinazione offriranno una risposta, un segno di speranza. Con
il campo universitario Mar
Elias - ha proseguito padre Shakur -
siamo agli inizi e non siamo gli unici a muoverci in questa direzione. Nulla
però può ostacolarci: né i gruppi fondamentalisti, né le barriere di separazione,
né i kamikaze e neppure le demolizioni delle case. Se è possibile ripristinare
la speranza ad un livello inferiore, deve essere possibile fare la stessa cosa
anche su più ampia scala”. Importanti, dunque, gli incontri per testimoniare la
vicinanza dei giovani italiani alle comunità cristiane locali, come conferma
una delle guide di questo pellegrinaggio, don Giuseppe Pellegrini,
vicedirettore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le
Chiese della CEI:
“Credo che sia importante in questa fase storica dare un segno e un
segnale di pace. E ‘pace’ non é solo una parola, ma prima di tutto una persona,
Gesù Cristo che ha detto: “Io sono la pace”. Ecco perché, come Conferenza
episcopale italiana, in alcuni uffici abbiamo scelto di portare i giovani
rappresentanti di diverse istituzioni, di diverse realtà ecclesiali italiane,
ad incontrare Gesù Cristo. Sono le pietre che ci parlano di Lui e per questo
abbiamo scelto le visite molto significative ai luoghi storici, ma sono
importanti soprattutto le pietre vive, come ci dice l’apostolo San Pietro. Le
pietre vive che sono fatte dalle comunità cristiane, che vivono nella terra di
Gesù, nella Terra Santa. Una parte del nostro pellegrinaggio consiste proprio
nell’incontrare queste comunità cristiane”.
Concita
De Simone, per la Radio Vaticana.
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ALLE OLIMPIADI DI ATENE, PRIMA
STORICA MEDAGLIA PER L’ERITREA
- Intervista con Guglielmo Moretti -
Ad Atene 2004 prima medaglia per la storia olimpica
di una giovane nazione, l’Eritrea, che ieri ha ottenuto nei 10 mila metri piani
il bronzo alle spalle di due atleti etiopici. E spesso le vicende olimpiche si
sono intersecate con quelle sociali e politiche del mondo. Ricordiamo Berlino
1936, quando il campione americano di colore Jessie Owens ridicolizzò le teorie
sulla razza di Adolf Hitler. Ricordiamo ancora Città del Messico 1968,
Olimpiadi precedute dalla dura repressione delle istanze democratiche degli
studenti. Furono questi i Giochi anche della protesta dei velocisti di colore
americani contro il razzismo. E poi ancora, Mosca e Los Angeles, le edizioni
dei boicottaggi. Ma quelli che rimangono ancora nella memoria di tutti sono i
Giochi di Monaco 1972. Un commando di terroristi palestinesi, sequestrò parte
della squadra israeliana. La vicenda finì nel sangue dopo il blitz delle teste
di cuoio. Con quale spirito ricorda quei momenti il giornalista Guglielmo
Moretti, che all’epoca era a capo dei giornalisti radiofonici della Rai.
Sentiamolo nell’intervista realizzata da Giancarlo la Vella:
**********
R. - Devo dire, con commozione.
Tutto questo accadde di notte. Mentre i miei colleghi erano quasi tutti al
Villaggio Olimpico, io fui informato - erano circa le 4.15 della mattina - di
quello che stava succedendo. Riuscii a trovare una macchina a quell’ora, andai
di corsa al Villaggio e cominciammo subito a trasmettere già con il primo
giornale radio delle 5.00 del mattino. Io entrai verso le 4.30 nello studio e
non mi mossi di lì per tutta la giornata. Ne uscii soltanto alle 10.00 di sera,
dopo aver predisposto anche le trasmissioni della notte.
D. - Tra l’altro, con uno
stratagemma riusciste ad entrare nella zona che era stata interdetta a tutti
quanti …
R. - Certamente. Dopo l’azione
palestinese, il Villaggio è stato messo subito in stato d’assedio. Non poteva
né entrare né uscire nessuno, però c’erano già squadre che erano andate fuori
per gli allenamenti. Una di queste era la compagine dei lottatori azzurri, che
era andata ad allenarsi. Noi avevamo un cronista. Uno dei grandi meriti per la
fortuna della nostra trasmissione fu proprio dovuto alla presenza di spirito di
questo grande collega, Piero Pasini, di Bologna che, saputa la notizia di quel
che era avvenuto, subito si è travestito da accompagnatore ed è riuscito ad
entrare lo stesso nel Villaggio e ad andare nella palazzina italiana. Perché
nella palazzina italiana? Perché la palazzina italiana era adiacente
all’appartamento dove si trovavano israeliani e terroristi. Quindi, Pasini, che
si è procurato subito un telefono e mi ha avvertito, si affacciava un pochino
sul balcone e vedeva, a due metri di distanza, il feddayn di guardia sul
balcone con tanto di passamontagna - si vedevano solo gli occhi - il mitra
imbracciato ed ha potuto trasmettere ininterrottamente, per tutta la giornata,
una serie di trasmissioni che fecero veramente epoca.
D. – Quanto incise, nei valori
olimpici dello sport, questa vicenda? Anche perché poi i giochi ripresero dopo
il blitz delle teste di cuoio ...
R. – Sì, sono stati interrotti
per due giorni, poi, naturalmente, a furor di popolo, e quando dico “popolo”
intendo dire tutti i dirigenti del Comitato Olimpico Internazionale e dei vari
Comitati nazionali, si è voluto che riprendessero! Fu fatto, naturalmente, con
tanta tristezza. Non è che vennero fuori dei grandi servizi. Servizi di cronaca
impeccabili, i servizi sportivi molto meno.
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AL VIA DOMANI E FINO AL 28 AGOSTO A RIMINI IL TRADIZIONALE MEETING
PER L'AMICIZIA FRA I POPOLI, CHE QUEST’ANNO
COMPIE 25 ANNI
- Intervista con
Riccardo Piol -
Al via domani e fino al 28 agosto a Rimini il
tradizionale Meeting per l'Amicizia fra i Popoli, promosso da Comunione e
Liberazione. Il titolo della manifestazione, che quest’anno compie 25 anni, è "Il
nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati, ma nel tendere
continuamente alla meta", da un'esortazione di San Bernardo. Domattina
alle 10.30 il vescovo di Rimini, mons. Mariano de Nicolò, celebrerà la Santa
Messa per i partecipanti, ai quali Giovanni
Paolo II rivolgerà un saluto in teleconferenza da Castel Gandolfo. Una
manifestazione, quella di Rimini, che è cresciuta nel tempo: 135 gli incontri
proposti nell’edizione di quest’anno, 19 le mostre, 16 gli spettacoli, 7 le manifestazioni
sportive. Oltre 2800 i volontari coinvolti nell’organizzazione. Notevole anche
l’interesse della stampa, ma non mancano le letture riduttive dell’evento
definito da alcuni “una festa di partito”. Sentiamo che cosa risponde,
nell’intervista di Luca Collodi, Riccardo Piol di “Tracce”, il mensile
internazionale di Comunione e Liberazione:
**********
R. –
Dire che il Meeting è una festa di partito non solamente è sbagliato, ma è
anche troppo poco, perché in 25 anni e in questa edizione c’è di tutto. Ci sono
sì uomini e personalità del mondo politico, peraltro non solo italiano, ma c’è
veramente una possibilità e una ricchezza d’incontri su tutti i temi possibili
e immaginabili. Per cui la politica va bene, ma sicuramente c’è anche
l’economia, ci sono moltissime mostre, quindi cultura, letteratura, arte e
spettacoli.
D. – C’è un tema principale? Il titolo di questa 25.ma edizione del
Meeting è “Il nostro progresso non consiste nel presumere di essere arrivati,
ma nel tendere continuamente alla meta”…
R. –
E’ una frase che fotografa benissimo, a mio modo di vedere, i 25 anni di
Meeting. Dopo 25 anni ci si potrebbe fermare ad autocelebrarsi e a ripetere
quello che è stato fatto di grande, di bello in queste 25 edizioni del Meeting.
In realtà si dice che il nostro progresso non consiste nel presumere di essere
arrivati, cioè nel presumere di aver già visto e capito tutto, ma nel tendere
continuamente alla meta. Quindi, c’è la proposta culturale di una tensione al
bello e al vero in tutte le cose.
D. –
Riccardo Piol, quanto può essere curioso un cristiano?
R. –
Il cristiano secondo me è il curioso per eccellenza, perché avendo il gusto e
il desiderio del bello, suscitato
dall’incontro con Cristo, non riesce mai a saziare questa sete e questo
desiderio di conoscere che è appunto la curiosità.
D. –
Ma quale deve essere la meta?
R. –
La nostra meta è il compimento dell’umano. Il cristiano dice che la possibilità
di questo compimento dell’umano è nel cammino con Cristo e nell’amore a Cristo.
Questa cosa non è assolutamente una meta che chiude, ma è una meta che apre. E’
una costante tensione ad amare la verità e ad essere accompagnati con Cristo in
questo amore, in questa scoperta quotidiana della verità.
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani,
21.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il brano evangelico
in cui Gesù, passando per città e villaggi, insegnava mentre camminava verso
Gerusalemme. Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”,
Gesù rispose:
“Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché
molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il
padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a
bussare alla porta dicendo: ‘Signore, aprici’. Ma egli vi risponderà: ‘Non vi
conosco, non so di dove siete’. Allora comincerete a dire: ‘Abbiamo mangiato e
bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze’. Ma egli
dichiarerà: ‘Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti
operatori d’iniquità’. ...”
Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
**********
Il
Vangelo continua a presentarci l’uomo come essere che ha bisogno della
salvezza. Abbiamo già visto l’uomo che confida nelle cose materiali, cioè che
pensa che avere molto garantirà la propria vita. In questo brano vediamo l’uomo
che si illude di salvarsi attraverso una falsa religione. Pensa di essere già
giusto e dunque salvato semplicemente perché osserva tutti i precetti. E’
presente sulle piazze durante i discorsi di Cristo e persino mangia con Lui. Ma
in realtà la salvezza passa attraverso l’accoglienza di Cristo. La porta
stretta è Cristo stesso e per entrare bisogna lottare, lottare per vincere gli
inganni del cuore che si ribella all’amore e preferisce altre vie. Ma solo
l’accoglienza di Cristo è l’inizio della salvezza. L’accoglienza è un fatto
d’amore e l’amore è questione del cuore libero e non della pretesa della
salvezza sulla base del nostro giudizio su noi stessi. E questo amore non lo si
può creare da soli.
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21 agosto 2004
IL GOVERNO SI IMPEGNI PER FAR
FRONTE ALLA CRISI ECONOMICA CHE PROSTRA
LA REPUBBLICA DOMINICANA. E’ L’ESORTAZIONE DEL
PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, A POCHI GIORNI DALL’INVESTITURA DEL
NUOVO CAPO DI STATO
SANTO DOMINGO. = Nella
Repubblica Dominicana occorre attivare un processo di austerità per ridare
respiro all’economia interna, favorendo gli investimenti di imprenditori nazionali
e stranieri. Così ieri il presidente della
Conferenza episcopale dominicana (Ced), monsignor Ramón Benito de la Rosa y
Carpio, arcivescovo della provincia di Santiago (nord di Santo Domingo),
rimarcando le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Leonel
Fernández il giorno dell’assunzione della carica presidenziale. Lo scorso 16
agosto scorso, infatti, davanti all’intero Paese e a molti capi di Stato giunti
da altri Stati latinoamericani per assistere alla sua investitura, Fernández
non aveva fatto mistero che “i conti dello Stato sono in rosso” e che “il governo
non dispone di un solo centesimo per cominciare a lavorare”. La Repubblica
Dominicana soffre da mesi una grave crisi economica, con un’inflazione in
continua salita, una parte consistente della popolazione sotto la soglia di
povertà e una disoccupazione in crescita. A tutto questo, si aggiunge una grave
crisi sociale e una quasi endemica scarsità di combustibile, che determina
continui black out. (B.C.)
SI APRE DOMANI A ROMA IL XVIII CAPITOLO GENERALE
DELLE SUORE MISSIONARIE COMBONIANE. ALL’INCONTRO PARTECIPERANNO 64 CAPITOLARI
ROMA.
= “Donne del Vangelo per la missione ad gentes”: è il tema che accompagnerà il
XVIII Capitolo Generale delle Suore Missionarie Comboniane. L’incontro, con la
partecipazione di 64 Capitolari, prenderà il via domani a Roma e si protrarrà
fino al 30 settembre prossimo. Nei tre giorni di preghiera e riflessione
antecedenti il Capitolo, la Direzione generale ha invitato la teologa domenicana
Antonietta Potente a guidare un incontro sul tema “La Vita Religiosa, delicato
tessuto tra mistica e missione”. Nella sua prima relazione, la teologa ha incoraggiato
le Comboniane a riscoprire il legame profondo che esiste tra le due dimensioni,
poiché la missione più che un “fare” è un “essere”. La teologa ha, inoltre,
ricordato che solo vivendo la propria realtà di donne portatrici di vita autentica
saranno capaci di scoprirne le tracce tra i popoli fra cui vivono. (B.C.)
SONO GIA’ 27 LE VITTIME DELL’EPIDEMIA DI COLERA
CHE SI E’ ABBATTUTA
NELLA ZONA OCCIDENTALE DEL NIGER. OLTRE 1400 I
CASI DI CONTAGIO
NIAMEY. = Epidemia di colera in
Niger. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, sono 27 le persone morte per la malattia che, nella
zona occidentale del Paese, ha già fatto registrare altri 1426 casi di
contagio. Il Sistema di informazione medico (Snis) precisa che il focolaio è
stato individuato nella regione di Tillab’ry, dove i primi casi si sono
registrati in maggio. Per contenere l’epidemia il governo di Niamey e le
autorità sanitarie locali e nazionali hanno creato nella regione occidentale 14
campi speciali, dove viene prestato aiuto e soccorso soprattutto a donne e
bambini. Lo Snis ha aggiunto che grazie alla collaborazione dell’Unicef,
dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di alcuni governi (Canada,
Giappone e Italia) le autorità sanitarie possono contare su un numero sufficiente
di medicinali. La diffusione del colera in Niger è favorita dallo sfruttamento
intenso che le popolazioni fanno del fiume Niger. Il colera è una malattia
batterica acuta dell’intestino, particolarmente diffusa in quelle zone dove le
condizioni igienico-sanitarie sono ancora precarie. (B.C.)
IN MAROCCO LE CARCERI SONO AL COLLASSO PER LE
MISURE ANTI-TERRORISTICHE.
CONCESSI NELLE ULTIME 24 ORE DAL SOVRANO QUASI
2.000 INDULTI
RABAT. = Promulgati nelle ultime 24 ore dal sovrano
marocchino Mohamed VI quasi 2.000 indulti. Nella giornata di ieri si sono
aperte le porte delle patrie galere per 690 prigionieri, in occasione della
festa della “Rivoluzione del re e del popolo”, istituita per commemorare
l’anniversario dell’esilio (20 agosto 1953) di Mohamed V, nonno dell’attuale
re, imposto dalla Francia (ex-potenza coloniale del Marocco). L’episodio innescò
la sollevazione anti-colonialista, che tre anni dopo, nel 1956, permise al
Marocco di ottenere l’indipendenza da Parigi. Oggi, invece, saranno 1.282 le
persone ad uscire di prigione, in virtù di un nuovo indulto, concesso per la
“Festa della Gioventù”, ricorrenza coincidente con la data di nascita di
Mohamed VI, che compie 41 anni. Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli
indulti concessi dal sovrano di Rabat. La ragione va ricercata nel sovraffollamento
delle carceri marocchine, nelle quali vivono tra le 50 e le 55.000 persone. Nel
corso del solo 2003, tuttavia, in virtù delle misure anti-terroristiche
adottate dopo gli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003, a queste si sono
aggiunte altre 82.000 persone. (B.C.)
LA
CRESCITA DELLA POPOLAZIONE E LE SCARSE RISORSE IDRICHE RISCHIANO
IN FUTURO DI INNESCARE NUOVI VIOLENTI
CONFLITTI: LO SOTTOLINEANO
ALCUNI
SCIENZIATI, RIUNITI DA DOMENICA A STOCCOLMA
PER LA
SETTIMANA MONDIALE DELL’ACQUA
STOCCOLMA. = Nel mondo cresce il
rischio di guerre per l’acqua, a causa soprattutto della crescita esponenziale
della popolazione globale. Questo, in sintesi, quanto emerso alla Settimana
mondiale dell’acqua, in corso da domenica a Stoccolma. “Abbiamo avuto guerre
per il petrolio – ha dichiarato William Mitsch, professore di risorse naturali
all’Università statale dell’Ohio (USA) – ora sono possibili guerre per l’acqua”.
Tra i potenziali punti di crisi, Mitsch ha citato in particolare il Medio
Oriente. Secondo gli esperti riuniti a Stoccolma, inoltre, la crescita della
popolazione mondiale farà aumentare la pressione per il controllo delle limitate
risorse idriche. “Nel 2025 avremo altri due miliardi di persone da nutrire – ha
dichiarato il professor Jan Lundqvist, dell’Istituto internazionale di
Stoccolma per l’acqua – e il 95% di loro saranno in aree urbane”. La risposta
al problema è individuabile soprattutto nella crescita degli investimenti in
infrastrutture. Secondo il prof. Frank Rijsberman, direttore generale
dell’Istituto internazionale per la gestione dell’acqua (Iwmi), ogni anno nel
mondo vengono investiti nel settore idrico 80 miliardi di dollari, ma la cifra
deve almeno raddoppiare. (B.C.)
DOPO IL RECENTE PELLEGRINAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II,
PARTE DOMANI LA VISITA A LOURDES DELLA DIOCESI DI
ROMA,
GUIDATA DAL CARDINALE RUINI
E ORGANIZZATA DALL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI,
CHE FESTEGGIA I 70 ANNI DI ATTIVITA’
ROMA. = Sette giorni dopo il
Papa, è un consistente gruppo di persone della diocesi di Roma a recarsi a
Lourdes. Inizia domani il pellegrinaggio capitolino verso la località francese,
guidato dal cardinale vicario, Camillo Ruini. Fino a sabato 28 agosto, 4.500
persone si riverseranno nella cittadella mariana per una settimana di preghiera
e di riflessione spirituale nei luoghi di Santa Bernadette. Ma, oltre alla
vicinanza con il recente soggiorno papale, il viaggio della diocesi di Roma a
Lourdes si segnala anche per un anniversario importante: quello dei 70 anni di
attività dell’Opera romana pellegrinaggi, organizzatrice dell’iniziativa.
Iniziativa che vedrà, tra i partecipanti, sia gruppi che singoli inscritti,
questi ultimi con la famiglia o con gli amici. Ma in stragrande maggioranza
saranno le comitive parrocchiali o diocesane ad affollare i treni e gli aerei
predisposti dall’Opera romana pellegrinaggi: circa 250 saranno le parrocchie
della diocesi di Roma e 40 le diocesi del centro-sud Italia. (A.D.C.)
UNA VITA SPESA A SERVIRE I PIU’ POVERI: E’ MORTO A
MILANO FRATEL ETTORE.
LUNEDI’ L’ULTIMO SALUTO PER IL CAMILLIANO 76.ENNE
MALATO DA TEMPO
MILANO. = Milano piange la
scomparsa del “camilliano dei barboni”. Si è spento ieri nella Clinica San Camillo
fratel Ettore, il religioso famoso nel capoluogo lombardo per il suo impegno a
favore dei più poveri ed emarginati. Il camilliano aveva 76 anni ed era malato
da tempo. Ai diseredati, fratel Ettore Boschini, nato a Mantova il 25 marzo del
1928, ha dedicato tutta la sua vita. Cominciò con l’andare ogni sera alla
Stazione Centrale per distribuire cibo caldo e biglietti per l’alloggio
notturno al dormitorio pubblico di viale Ortles. La notte di Natale del 1977
portò anche panettone e spumante e chiamò un sacerdote per la messa di
mezzanotte. Con il tempo riuscì a convincere il ministero dei Trasporti ad
affidargli due grandi magazzini sotto il terrapieno della stazione. Lì sistemò
una cucina, tavoli da pranzo, divani docce e una lavatrice. A questi seguirono
altri rifugi e comunità in provincia di Milano. “Aveva la capacità di non far
mai stare tranquille le nostre coscienze”, ricorda padre Vittorio Paleari,
responsabile provinciale dei Camilliani. “E’ stato una spina nel fianco per noi
– aggiunge don Virginio Colmegna, direttore della Caritas ambrosiana – una
grossa spinta che ci ha permesso di non stare mai fermi”. A prendere il suo
posto ora sarà suor Teresa Martino, prima delle discepole di San Camillo, la
famiglia religiosa fondata da fratel Ettore. Il suo compito non sarà facile: le
comunità per i poveri, infatti, nel tempo si sono moltiplicate, oltre che a
Milano anche a Chieti, Roma, Bogotà e Cartagena in Colombia. “In cielo –
ripeteva negli ultimi tempi fratel Ettore agli ultimi che lo andavano a trovare
in clinica – vi potrò essere più utile che da qui”. Il cardinale Dionigi
Tettamanzi, arcivescovo di Milano, celebrerà lunedì nella Basilica di
Sant’Ambrogio i funerali. (B.C.)
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21 agosto 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco e Rosa Praticò
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In Iraq
un soldato statunitense è rimasto ucciso a Baghdad in seguito ad un’ennesima
imboscata ed un militare polacco è morto ad Hilla per un agguato condotto da
guerriglieri. L’esplosione di un ordigno ha provocato, inoltre, la morte di una
guardia nazionale irachena a Mossul. Violenti scontri sono avvenuti, nella
notte, anche a Kufa ma la situazione più critica resta quella di Najaf: una
delegazione del governo iracheno è attesa nelle prossime ore nella città santa
per trattare con il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr che da due settimane
si oppone alle forze americane ed al governo di Baghdad. Il nostro servizio:
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Dal groviglio di dichiarazioni e smentite che
giungono da Najaf emerge uno scenario complesso ed intricato. L’Esercito del
Mahdi, la milizia personale del leader radicale sciita al-Sadr, non intende
arrendersi e non ha ceduto il controllo del mausoleo Ali alla polizia irachena,
come rivendicato ieri dal ministero dell’Interno di Baghdad. E contrariamente a
quanto annunciato da un collaboratore del leader estremista, le chiavi del mausoleo
non sono state ancora consegnate all’ayatollah Al Sistani. L’esercito del Mahdi
– ha dichiarato inoltre un portavoce del giovane imam - rimarrà a guardia del
tempio anche dopo l’eventuale affidamento agli emissari della massima autorità
spirituale sciita. Ingarbugliato anche il capitolo relativo agli ostaggi. Fonti
vicine ad al-Sadr hanno preannunciato alla Cnn la liberazione di Michael Garen,
il giornalista americano rapito lo scorso 16 agosto a Nassiriya, che in un
nuovo video trasmesso ieri da Al Jazeera ha chiesto di “fermare il bagno di
sangue a Najaf”. E cresce la preoccupazione anche per la sorte del giornalista
italiano Enzo Baldoni, cronista della rivista “Diario” di cui non si hanno più
notizie da giovedì sera. Secondo l’associazione Reporter senza frontiere, 38
persone, tra giornalisti o collaboratori, sono rimaste uccise in Iraq
dall’inizio del conflitto.
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Sempre alto l’allarme terrorismo. Nuove minacce
sono state lanciate contro l’Italia ed in particolare contro il capo del
governo Silvio Berlusconi dalle brigate Al Masri, gruppo che si dichiara
affiliato all’organizzazione terroristica ‘Al Qaeda’. Nel comunicato diffuso
via internet gli estremisti affermano, inoltre, che non esiteranno a colpire
anche altri Paesi europei.
Nella regione spagnola della Galizia due ordigni
sono esplosi stamani nelle località costiere di Sanjenjo e Bayona. Lo ha reso
noto il ministero dell’Interno spagnolo. Gli attentati, rivendicati
dall’organizzazione terroristica basca ‘Eta’, hanno provocato il ferimento di
una persona.
‘Sì’ degli Stati Uniti alla decisione del premier
dello Stato ebraico, Ariel Sharon, di costruire nuovi alloggi in diversi
insediamenti israeliani della Cisgiordania. Lo riferisce stamani il ‘New York
Times’ sottolineando che la posizione americana, non ancora ufficiale, costituisce
un cambio di rotta significativo rispetto a quanto indicato nella road-map,
il piano di pace per il Medio Oriente che prevede il congelamento dell’attività
edilizia nei Territori occupati. I progetti di appalto del governo israeliano
verranno esaminati il prossimo mese da una squadra di periti statunitensi
guidati da un alto funzionario del dipartimento di Stato. Sul campo, un
palestinese è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da soldati israeliani nella
Striscia di Gaza. Lo hanno reso noto fonti militari dello Stato ebraico.
Ancora violenze in Afghanistan. Questa notte almeno
due ribelli islamici e tre soldati dell’esercito di Kabul sono morti nel corso
di un attacco sferrato da un gruppo di talebani contro un posto di controllo di
militari afghani a nord est di Kandahar. Si tratta dell’ennesimo tentativo dei
guerriglieri di boicottare le elezioni presidenziali previste per il prossimo 9
ottobre. Ieri, infatti, altre 12 persone sono rimaste ferite in seguito ad una
serie di esplosioni avvenute contro un ufficio elettorale delle Nazioni Unite a
Farah, nell’ovest del Paese.
In Ucraina è salito ad almeno
quattordici feriti, due dei quali in condizioni gravi, il bilancio delle due
esplosioni avvenute ieri pomeriggio in un mercato alla periferia di Kiev. Lo hanno
reso noto fonti del ministero per la Protezione Civile. Le deflagrazioni sono
state provocate da due bombe rudimentali e gli inquirenti non escludono la
pista terroristica.
Sembra
invece ritornata la calma in Ossezia del Sud, la regione separatista georgiana
dove negli ultimi 8 giorni si erano aggravati gli scontri tra indipendentisti
locali e forze regolari di Tbilisi. Mentre si fanno sempre più insistenti le
voci di una possibile nuova tornata di colloqui di pace, ha espresso la propria
preoccupazione la Russia. Il servizio da Mosca di Giuseppe D’Amato:
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Solo attraverso seri negoziati
si potrà uscire dalla crisi in Ossezia del Sud: questa l’opinione del
presidente russo, Vladimir Putin, espressa nel corso di un incontro con il
collega armeno, Robert Kocharian. Da
oltre un mese, la tregua in vigore da un decennio è messa a dura prova dalle continue
sparatorie e scaramucce con unità russe impegnate a dividere i contendenti.
“Bisogna però anche rispettare gli impegni presi”, ha continuato il capo del
Cremino, secondo cui la decisione della Georgia di cancellare negli anni ’90 la
concessione dell’autonomia all’Ossezia del Sud e all’Abkhazia è stata una
scelta sbagliata. Un’opinione, a quanto pare, condivisa anche dall’attuale
presidente georgiano Saakachvili. Le
forze georgiane si sono ritirate, ma hanno promesso di ritornare se gli
ossetini non rispetteranno gli accordi.
Da Mosca, per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato.
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In Nepal
quarto giorno di paralisi oggi per la capitale Kathmandu. Prosegue infatti il
blocco imposto dai ribelli maoisti, sospettati dell’uccisione di un agente di
polizia, che protestano per rovesciare la monarchia di re Gyanendra. Dopo gli
attacchi contro un edificio governativo ed un posto di polizia, le autorità
nepalesi temono ora nuovi attentati.
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità ha chiesto stamani alle autorità cinesi maggiori informazioni sulla
possibile trasmissione del virus della cosiddetta influenza aviaria ai maiali,
di cui era stata data notizia ieri in un convegno svoltosi a Pechino. Intanto,
in Malaysia, tre persone sono state messe in quarantena perché sospettate di
aver contratto il virus dei polli.
Boby Fischer può essere
estradato. Così si è espresso stamani un tribunale di Tokyo, respingendo la
domanda che l’ex campione di scacchi americano aveva inoltrato alle autorità
giapponesi perché bloccassero le procedure di estradizione negli Stati Uniti,
dove è ricercato per aver violato le sanzioni imposte al regime dell’ex
Jugoslavia, disputando nel 1992 una storica partita con il suo rivale di
sempre, il russo Boris Spassky.
Sono 114
gli immigrati sbarcati nella notte in Italia, a Lampedusa. Erano
su un barcone riuscito ad approdare nel porto dell’isola. La Guardia di
finanza ha bloccato gli extracomunitari quando erano ormai a terra,
sequestrando l’imbarcazione. Dopo le procedure di identificazione, sono stati trasferiti al centro di accoglienza di “La
Misericordia”, dove si trovano già oltre 200 immigrati. Hanno dichiarato di
essere palestinesi.
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