RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 233 - Testo della trasmissione di venerdì 20 agosto 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Aiutare le famiglie di immigrati ad integrarsi nei Paesi di accoglienza, attraverso politiche sociali e programmi pastorali idonei. L’intervento del cardinale Fumio Hamao alla plenaria dei vescovi asiatici a Daejeon, in Sud Corea

 

Il fenomeno delle migrazioni in primo piano nel periodo estivo, per gli sbarchi clandestini sulle coste del Mediterraneo. Intervista con padre Angelo Negrini.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

L’Iraq duramente colpito da bombardamenti aerei su Falluja e da furiosi scontri a Baghdad. Drammatica la situazione anche a Najaf. La testimonianza dell’inviato del Tg1 Rai, Pino Scaccia

 

Emergenza sanitaria in Darfur: 500 mila bambini da vaccinare contro polio e morbillo. Con noi, Stefano Savi

 

Geologi di tutto il mondo a Congresso nella città di Firenze per dibattere sulla salute del pianeta Terra. Ce ne parla Attilio Boriani

 

Ad Atene 2004, la Cina nuova potenza sportiva internazionale a quattro anni dalle Olimpiadi di Pechino. Ne parliamo con Andrea Aloi

 

Un album di figurine su Pio XII: Ai nostri microfoni, suor Margherita Marchione, autrice di questa iniziativa pensata per i bambini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“No” fermo della Chiesa cattolica alla legge sul controllo delle nascite presentata nei giorni scorsi alla Camera dei rappresentanti nelle Filippine.

 

Triste primato del Brasile tra i Paesi dell’America Latina: negli ultimi 15 anni, registrati 360 mila casi di donne incinte affette da Hiv.

 

In Kosovo, giovani di diverse etnie partecipano alla festa organizzata nella base militare italiana di Gorazdevac per promuovere il dialogo e la pacificazione.

 

Inaugurato il sito Internet della Chiesa cattolica della Cambogia, con notizie e aggiornamenti sulle attività diocesane e sulla realtà sociale del Paese.

 

In Italia un centinaio di ricercatori impegnati nel progetto Archomar riporta alla luce tesori archeologici sul fondo del mare.

 

24 ORE NEL MONDO:

Rimossi in Medio Oriente alcuni sbarramenti che avevano diviso la striscia di Gaza in tre segmenti. Ucciso ieri a Rafah un adolescente di 16 anni

 

Via libera del Burundi e della Repubblica Democratica del Congo alla creazione di una commissione internazionale d’inchiesta sul massacro di Gatumba

 

Ennesimo attentato in Nepal dei ribelli maoisti.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 agosto 2004

 

 

RINUNCIA

 

In Germania, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Hildesheim, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Josef Homeyer.

 

 

AIUTARE LE FAMIGLIE DI IMMIGRATI AD INTEGRARSI NEI PAESI DI ACCOGLIENZA,

ATTRAVERSO POLITICHE SOCIALI E PROGRAMMI PASTORALI IDONEI.

L’INTERVENTO DEL CARDINALE FUMIO HAMAO A DAEJEON, IN SUD COREA,

SEDE DELL’OTTAVA PLENARIA DI TUTTI I VESCOVI ASIATICI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Il concetto di famiglia non deve essere “idealizzato”, perché le famiglie di immigrati patiscono sofferenze e drammi reali, che hanno bisogno di risposte concrete e adeguate a livello sia politico che pastorale. Con un ampio intervento sul problema delle migrazioni, il cardinale Stephen Fumio Hamao - presidente del dicastero pontificio che si occupa del fenomeno - ha fatto il punto sulla posizione della Santa Sede in materia, in un discorso pronunciato ieri a Daejeon, in Corea del Sud, durante i lavori dell’ottava Assemblea plenaria della FABC, la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. Oltre al magistero del Papa, il porporato ha fatto riferimento in modo particolare all’Istruzione pubblicata dal Pontificio Consiglio stesso e intitolata Erga migrantes caritas Christi.

 

Dopo un quadro delle inevitabili difficoltà di ambientamento socio-culturale, che interessano le famiglie giunte in una nuova terra, il cardinale Fumio Hamao ha affermato che, per alleviare tali difficoltà, sono anzitutto i cristiani a dover rispondere a un imperativo pressante: quello di mettere in atto “un’autentica cultura dell’accoglienza”. Sviluppare questa sensibilità, specialmente nei riguardi dei poveri, è possibile specialmente attraverso “la formazione religiosa e la catechesi”. Inoltre, ha proseguito il porporato, anche la celebrazione della fede resta un punto centrale dei nuovi nuclei di immigrati. Ecco perché, ha sottolineato il cardinale Fumio Hamao, la “cura pastorale della famiglia, in generale, e quella delle famiglie rifugiate, in particolare, “non possono venire considerate separatamente da tutti gli altri aspetti della cura pastorale”.

 

Ma la Chiesa non dimentica mai di ribadire la facoltà degli immigrati alla tutela dei loro diritti. E nel chiedere l’adozione di politiche in grado di favorire l’integrazione di chi è costretto a cercarsi una casa in una nuova patria, il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti ha preso ad esempio lo “status” della Sacra Famiglia di Nazareth, riletto da un’insolita prospettiva: “Gesù – ha detto – era un rifugiato e Giuseppe era un immigrato illegale senza documento”. Sì dunque, ha concluso il cardinale Hamao, ai valori della solidarietà e dell’ospitalità che favoriscano l’ingresso e la stabilità delle famiglie di immigrati, e no a “tutti i sentimenti e manifestazioni di xenofobia e razzismo”.

 

 

IL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI IN PRIMO PIANO NEL PERIODO ESTIVO

PER GLI SBARCHI CLANDESTINI SULLE COSTE DEL MEDITERRANEO,

CON ESITI A VOLTE DRAMMATICI. GLI INTERVENTI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI

- Intervista con padre Angelo Negrini -

 

In tempo d’estate, torna drammaticamente in primo piano la questione dell’immigrazione perché le condizioni meteorologiche incoraggiano le cosiddette “traversate della speranza” di quanti si avventurano su imbarcazioni per raggiungere clandestinamente le coste dell’Italia. Del fenomeno delle migrazioni, con le sue implicazioni socioumanitarie, si occupa il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Per sapere di più di questo impegno, Giovanni Peduto ha intervistato l’officiale del dicastero, padre Angelo Negrini, religioso Scalabriniano:

 

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R. – Lavoriamo nel dicastero vaticano che si occupa di tutte le iniziative pastorali che riguardano gli emigranti e gli itineranti in tutto il mondo, perché fa capo a tutte le Conferenze episcopali nazionali.

 

D. – Cosa fa esattamente e come svolge la sua attività?

 

R. – Si tratta di tenere i contatti più saldi, più continui possibili con queste Conferenze episcopali ed elaborare anche dei progetti da proporre alle singole Conferenze episcopali, progetti che si configurano necessariamente con impostazioni ogni volta diverse. Ultimamente, abbiamo condotto a termine un lavoro molto importante e molto impegnativo, che è durato due anni e mezzo: l’elaborazione della nuova Istruzione che deve dirigere, o quantomeno orientare, tutta l’attività pastorale nel settore, in tutte le nazioni in cui la Chiesa è presente. Si chiama Erga migrantes caritas Christi e viene un po’ a supportare tutto quanto il lavoro e prendere il posto dell’ultima Istruzione che riguarda le legge sulla famiglia, non solo, ma anche la pastorale migratoria ancora.

 

D. – Come vengono recepite dalle Chiese locali le iniziative del dicastero vaticano per i migranti?

 

R. – La risposta delle varie iniziative è molto differenziata, a seconda del fenomeno migratorio, non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, di problemi che esso presenta nelle varie nazioni. Ad esempio, negli Stati Uniti l’accoglienza e il contatto sono molto stretti, così pure nell’America Latina che organizza ogni anno, attraverso il CELAM, conferenze continentali in cui vengono sviluppate tematiche molto interessanti, molto aderenti dal punto di vista pastorale.

 

D. – Le prospettive future dell’operato del dicastero?

 

R. – Iniziare una serie di “Quaderni” universitari sui problemi dell’immigrazione da proporre allo studio soprattutto della teologia oppure degli assistenti sociali. In pratica, sussidi pastorali.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina la situazione in Iraq: pesanti bombardamenti da parte delle forze Usa, sulle città di Najaf e di Falluja.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Europa.

 

Nelle estere, la dichiarazione dei vescovi del Rwanda sul rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sui massacri nella provincia di Gikongoro.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “Oggi”, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo “Una pronta riposta di solidarietà per la vittima di un gesto eroico”: il giovane operaio senegalese annegato dopo aver tratto in salvo un bagnante travolto dalle onde.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 agosto 2004

 

L’IRAQ DURAMENTE COLPITO DA BOMBARDAMENTI AEREI SU FALLUJA

E DA FURIOSI SCONTRI A BAGHDAD. DRAMMATICA LA SITUAZIONE A NAJAF,

DOVE LA DECISIONE DEI MILIZIANI DI AL-SADR DI CONTINUARE A COMBATTERE

HA PROVOCATO RAID AMERICANI E NUOVE VIOLENZE

- Intervista con Pino Scaccia -

 

Ancora una lunga striscia di violenze ed orrore in Iraq dove almeno due persone sono morte ed altre undici sono rimaste ferite a causa di raid aerei americani che nelle ultime ore hanno devastato la città di Falluja. Il Ministero della Sanità di Baghdad ha comunicato, inoltre, che nella capitale sono rimaste uccise dieci persone in seguito a violenti scontri, scoppiati nel quartiere sciita di Sadr City, tra forze americane e guerriglieri del leader estremista Moqtada al-Sadr. Ma la situazione più critica resta quella di Najaf. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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La città santa sciita è stata colpita nella notte da un fitto lancio di missili degli elicotteri statunitensi. Secondo il Ministero della Sanità iracheno almeno 77 persone sono morte in seguito ai bombardamenti e ai combattimenti avvenuti nelle ultime 24 ore tra miliziani e soldati americani. Da registrare anche l’ingresso nella città vecchia, in base a quanto riferito dall’emittente televisiva Al Arabiya, delle forze della coalizione. La nuova offensiva statunitense è scattata dopo che il leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, ha manifestato l’intenzione di non volersi arrendere: il giovane imam ieri si è rifiutato di disarmare la sua personale milizia, l’esercito del Mahdi, come richiesto in un ultimatum dal governo iracheno, e ha lanciato stamani un nuovo appello chiedendo ai propri sostenitori di continuare a combattere a Najaf contro le truppe statunitensi e le forze irachene. Ha anche invitato i suoi miliziani ad evacuare il mausoleo Alì, dove sono asserragliati. Proprio per la consegna delle chiavi del monumento sono in corso colloqui tra collaboratori del giovane imam e rappresentanti dell’ayatollah Al Sistani, la massima autorità spirituale della comunità sciita irachena. Sul fronte ostaggi, Al Sadr ha ordinato la liberazione di Michael Garen, il giornalista americano rapito lo scorso 16 agosto a Nassiriya. L’Iran e la Siria hanno chiesto, infine, ai Paesi vicini all’Iraq di indire un vertice urgente per affrontare la crisi in corso nella città santa di Najaf drammaticamente segnata dalle violenze.

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Dopo settimane di combattimenti intensi, dunque, la città di Najaf appare stremata. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di Pino Scaccia, inviato sul posto di Tg1 Rai:

 

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R. – È una situazione che va avanti ormai da settimane. I miliziani di Al Sadr sono veramente esausti, la città è distrutta. Durante tutta la scorsa notte, la città è stata bombardata. Ora si è forse arrivati alla fase finale, ma i fatti ancora non lo hanno dimostrato. Il problema principale è l’assenza di un rapporto di fiducia tra le parti: non si fida Al Sadr, che chiede il cessate-il-fuoco prima di ritirarsi, non si fidano gli iracheni, né, soprattutto, gli americani, che invece invitano i miliziani prima ad uscire e poi a sospendere i combattimenti in cambio dell’amnistia promessa.

 

D. – In base a quello che stai vedendo, ti sembra che la popolazione di Najaf abbia preso le parti dei miliziani sciiti?

 

R. – C’è molta avversione nei confronti di chi è arrivato ad occupare il Paese e, naturalmente, tutti ce l’hanno con gli americani che bombardano e portano guerra. Però, effettivamente, non tutti stanno con i miliziani: anzi, io ho visto numerose persone pacifiche che non partecipano alla battaglia. L’esercito al Madhi, che sta portando avanti la rivolta, è una minoranza: tutti gli altri, invece, pur desiderando un Iraq in pace e libero, non partecipano direttamente agli scontri. È gente tranquilla, normale, che aspetta soltanto di vivere una vita quantomeno dignitosa.

 

D. – Al di là dei combattimenti, a Najaf si vedono anche sprazzi di vita normale, quotidiana?

 

R. – In qualche modo, sì. Quando siamo arrivati ieri mattina, c’era una pausa dei combattimenti. La gente era uscita tutta dalle case, c’era addirittura un traffico intenso e c’era molto movimento. Nei momenti di pausa, aprono i mercati e la popolazione cerca di accaparrarsi tutto quello che serve per andare avanti. Insomma, c’è una grande voglia di tornare alla normalità.

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EMERGENZA SANITARIA IN DARFUR:

500 MILA BAMBINI DA VACCINARE CONTRO POLIO E MORBILLO.

DA LUNEDÌ NUOVI COLLOQUI DI PACE

- Con noi, Stefano Savi -

 

Al via oggi in Sudan la vaccinazione predisposta dall’Onu per 500 mila bambini del Darfur, contro polio e morbillo. La regione occidentale del Sudan è in preda da mesi ad un conflitto interetnico, innescato dalle violenze delle milizie arabe Janjaweed contro la popolazione civile. Della crisi si parlerà da lunedì ad Abuja, in Nigeria, dove cominceranno nuovi colloqui di pace sotto l'egida dell'Unione africana (UA). Per il momento, però, in Darfur rimane allarmante la situazione igienico-sanitaria. Ce lo conferma Stefano Savi, direttore generale di Medici Senza Frontiere-Italia, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Le emergenze più importanti hanno a che fare con la malnutrizione dei bambini. C’è un elevato tasso di diarree, che sono la causa principale di morte per i piccoli sotto i 5 anni. Questi casi, tra l’altro, possono diventare precursori di un’epidemia di colera, anche se fino ad ora non abbiamo avuto segnali in tal senso. Contro il morbillo, poi, abbiamo vaccinato più di 13 mila bambini. Sono state individuate inoltre malattie dell’apparato respiratorio, causate dalle piogge e da una protezione non adeguata contro il freddo. Le persone, infatti, si ritrovano a vivere sotto teli di plastica, con temperature molto basse di sera. Chiaramente, i più esposti sono i bambini. Nei nostri centri nutrizionali ospitiamo più di 10 mila ragazzi “moderatamente” malnutriti e oltre 2 mila “gravemente” malnutriti, nel senso che rischiano la vita: basta un’infezione, basta la malaria - altra emergenza che potrebbe verificarsi - a mettere in pericolo la vita del bambino, le cui difese immunitarie sono già basse.

 

D. – Gli aiuti internazionali trovano difficoltà a giungere in Darfur: perché?

 

R. – Nella prima parte dell’anno 2004, il governo aveva messo in piedi un sistema burocratico - sia per l’ottenimento dei visti per il personale sanitario, sia per sdoganare medicine ed altro materiale sanitario - che ha rallentato la nostra capacità di azione. E poi ci sono le piogge, che permettono un minore accesso alle zone rurali: si verificano problemi logistici legati proprio al fatto che le macchine, sulle strade infangate, hanno gravi difficoltà ad arrivare nei villaggi più interni.

 

D. – Cosa serve al Darfur per superare la crisi umanitaria in corso?

 

R. – Queste popolazioni sono tuttora vittime di aggressioni. Penso sia necessario che le parti coinvolte nel conflitto rispettino un cessate il fuoco. E poi c’è bisogno che le organizzazioni internazionali inizino ad essere più operative: sono troppe infatti le zone del Darfur non ancora raggiunte dagli aiuti. Infine, è opportuno che la comunità internazionale investa maggiormente per la crisi umanitaria nella regione.

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GEOLOGI DI TUTTO IL MONDO A CONGRESSO NELLA CITTA’ DI FIRENZE

 PER DIBATTERE SULLA SALUTE DEL PIANETA TERRA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Evento di massimo rilievo scientifico, torna ad essere ospitato in Italia, dopo 123 anni il 32.mo Congresso mondiale di geologia. Riuniti da oggi a Firenze, fino al 28 agosto, circa 7 mila studiosi nel campo delle Scienze della Terra, giunti da 110 Paesi per fare il punto su temi strategici per il futuro del pianeta e della nostra vita. Al nostro microfono abbiamo il presidente del Congresso, il prof. Attilio Boriani, ordinario di Petrologia all’Università di Milano:

 

D. – Di geologia a dire il vero, professore, si parla poco, almeno nei mass media..

 

R. – Direi che il Congresso sta facendo proprio un grosso sforzo, anche per comunicare con l’opinione pubblica, perché si dice che i geologi siano molto bravi a parlare tra di loro e non molto bravi a parlare con il pubblico.

 

D. – Quindi, questo Congresso, vuole sicuramente mettere in luce un ruolo più rilevante del geologo, perché sia consultato anche dalle autorità pubbliche, o comunque dalle autorità responsabili di opere …

 

R. – Certamente. La geologia, fino a qualche decennio fa, si occupava sostanzialmente del reperimento delle risorse energetiche, quindi petrolio, minerali. Ma, negli ultimi decenni, l’impatto delle attività umane sul territorio si è fatto enorme, i problemi ambientali si sono acuiti e quindi è chiaro che l’orizzonte della geologia si è ampliato.

 

D. – A proposito di rischi, si parlerà proprio dell’impatto ambientale delle grandi opere architettoniche e di rischi idro-geologici, che sono temi di particolare attualità in Italia. Quale ruolo possono avere i geologi per scongiurare i disastri naturali o per mano dell’uomo?

 

R. – Noi non amiamo chiamarli disastri naturali, perché sono una normale evoluzione del nostro pianeta che non è statico, è un pianeta dinamico. Quindi, i terremoti, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche sono attività normali della terra. Diventano disastri quando questi fenomeni interferiscono con le attività umane e provocano perdite di beni e di vite. Però, è chiaro che se noi andiamo a costruire alle falde di un vulcano, siamo noi che ci mettiamo a rischio di disastro. Se costruiamo sugli argini dei fiumi, siamo noi che ci mettiamo a rischio. Il geologo ha quel ruolo lì: quello di indicare quali siano le aree pericolose e quello di studiare le evoluzioni dei decorsi d’acqua, la frequenza delle piene ecc., in modo da predisporre tutte le misure che possono portare ad una riduzione del danno.

 

D. – Possiamo dire, quindi, che i geologi chiedono maggiore attenzione e considerazione sulla loro professione …

 

R. – Beh, naturalmente sì. Chi di noi meglio conosce come funziona il nostro pianeta!

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AD ATENE 2004, LA CINA NUOVA POTENZA SPORTIVA INTERNAZIONALE,

A QUATTRO ANNI DALLE OLIMPIADI DI PECHINO

 

Entrano nel vivo le Olimpiadi di Atene 2004 con l’avvio di tutte le altre gare di atletica Leggera – l’altro ieri l’esordio col lancio del peso nella leggendaria cornice di Olimpia. Nelle ultime 24 ore, sono state assegnate nuove medaglie. Due ori per l’Italia, nel tiro con l’arco e nella 20 km di marcia. Massimo alloro per la Francia nella sciabola maschile a squadre. Intanto, nel medagliere sinora si registra un interessante testa a testa tra Stati Uniti e Cina. Gli asiatici contendono, dunque, agli americani lo storico ruolo di potenza mondiale nello sport. Ma che significato ha questo evidente progresso in campo agonistico per Pechino, che nel 2008 ospiterà i prossimi Giochi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Andrea Aloi, direttore del Guerin Sportivo:

 

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R. – Spesso le vicende socio-economiche generali hanno una diretta influenza sulle vicende sportive. La Cina è un Paese in crescita vorticosa da un punto di vista economico. Sposa il sistema di un’economia di tipo capitalistico ad un potere politico monopartitico, quindi è una creatura abbastanza strana, rispetto a quanto abbiamo conosciuto nel secolo scorso. Tutto questo, naturalmente, ha una forte eco per quello che riguarda l’impegno sportivo, che, non dimentichiamo, ultimamente è diventato sempre di più una vetrina per le nazioni. C’è un chiaro ritorno ad un nazionalismo “rivissuto” in chiave sportiva …

 

D. – Tanto più che la Cina sta puntando molto sulle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Già sono iniziati i lavori di realizzazione di quelli che saranno gli impianti che ospiteranno i prossimi Giochi …

 

R. – Assolutamente sì. Oltretutto, penso che la Cina riuscirà ad offrire anche tutte le garanzie dal punto di vista degli impianti. Visti i balzi in avanti compiuti in questi anni, è facile immaginare che sicuramente il Paese arriverà all’appuntamento del 2008 con impianti, stadi, strutture in grado di sostenere una manifestazione come le Olimpiadi. Tuttavia, la comunità internazionale non deve passare sopra la situazione dei diritti umani in Cina. Questo è un altro punto che voglio sottolineare. E’ un aspetto che sicuramente meriterebbe, anche in sede di dialogo e di trattativa per le prossime Olimpiadi, di essere sottolineato dagli stessi responsabili del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

 

D. – Un aspetto delicato sul quale le stesse autorità cinesi dovrebbero meditare, parlandone con il resto del mondo, proprio per entrare nel consesso internazionale in maniera opportuna …

 

R. – Direi di sì. Insomma, siamo in un’epoca che deve per forza ripensare se stessa a tutti i livelli. Nel nuovo multipolarismo di potenze, sicuramente la Cina è in primissima fila. Credo che per la salute di questo nostro amato mondo, sia necessaria una crescita che unisca il progresso economico alla crescita degli spazi democratici. Intendo parlare di libertà di espressione, di libertà associativa e religiosa, e tutte le prerogative fondamentali della persona. E questo è un argomento in cui lo sport, naturalmente, entra moltissimo. Inoltre, le nostre sono società dell’intrattenimento dello spettacolo, società molto mediatiche: di conseguenza, vicende come le Olimpiadi sono utilizzate per mettere in vetrina un Paese.

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UN ALBUM DI FIGURINE SU PIO XII: E’ LA SINGOLARE INIZIATIVA PER I BAMBINI DI SUOR MARGHERITA MARCHIONE, AUTRICE DI MOLTI TESTI

SULLA FIGURA DI PAPA PACELLI

- Intervista con la religiosa -

 

Un album di figurine su Pio XII. E’ l’ultima iniziativa di suor Margherita Marchione, professoressa emerita di Lingua e di Letteratura italiana alla “Farleigh Dickinson University” di Madison, nello stato americano del New Jersey. La religiosa, delle Maestre Pie Filippini, è autrice di numerosi testi sulla figura di Papa Pacelli. Al microfono di Dorotea Gambardella, ci parla di questa sua iniziativa rivolta ai bambini:

 

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R. – Per i bambini non c’è niente di scritto per far conoscere loro Papa Pio XII. Così ho pensato di fare un album, affinché i bambini dell’asilo possano colorarlo, e poi ho scritto 13 racconti in italiano con il testo in inglese a fronte, così i bambini possono imparare anche un’altra lingua imparando a conoscere Pio XII. I racconti parlano di lui da bambino, della sua famiglia, la sua gioventù, i suoi amici, di come lui suonasse il violino, di lui sacerdote e di tutti i passi che ha fatto per il papato: il suo viaggio in America, l’Olocausto, la Festa della Liberazione ... perché i bambini devono sapere chi ha liberato Roma. Non è stato forse Papa Pio XII a convincere gli Alleati a non distruggere tutta la città?

 

D. – Perché si è rivolta proprio ai bambini?

 

R. – Perché le nuove generazioni non sanno niente e non capiscono le ingiustizie che si stanno facendo al nome di Pio XII. Le parole di Pio XII sulla pace, sull’ordine sociale, sui rapporti internazionali, sulla famiglia sono parole che non si devono dimenticare. Lui, prima della guerra disse: “Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la guerra!”. Quindi, bisogna dargli ascolto!

 

D. – Secondo lei, nell’opinione pubblica è cambiato qualcosa rispetto a quanto si pensa su Pio XII?

 

R. – Beh, speriamo di sì. La figura di Pio XII è esemplare perché è la testimonianza più sofferta della seconda Guerra mondiale e della ricostruzione dell’Italia, soprattutto della morale del popolo italiano. Qui bisogna ricordare chi ha salvato più di 800 mila ebrei durante l’Olocausto! Se non fosse stato per lui, i conventi ed i monasteri non avrebbero potuto aprire il chiostro e mettere al sicuro tutti questi ebrei.

 

D. – Perché l’appassiona tanto questa figura?

 

R. – Perché vedo che è stato condannato in un modo terribile. Cinquant’anni sono passati e ancora c’è chi dice che è stato in silenzio, che non ha fatto abbastanza. Basterebbe leggere i documenti che sono stati pubblicati già da 30 anni. Lì c’è la verità!

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CHIESA E SOCIETA’

20 agosto 2004

                                                                            

 

“NO” DECISO DELLA CHIESA CATTOLICA ALLA LEGGE SUL CONTROLLO DELLE NASCITE, PRESENTATA NEI GIORNI SCORSI ALLA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI NELLE FILIPPINE. IL PROVVEDIMENTO

SAREBBE “UNA VIOLAZIONE DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA”

E DELLA “LIBERTA’ DELLA COPPIA”

 

MANILA.= La Chiesa cattolica ha manifestato il suo fermo dissenso nei confronti della cosiddetta “Legge sulla salute riproduttiva”, presentata nei giorni scorsi dal deputato Edcel Lagman alla Camera dei rappresentanti nelle Filippine. La proposta di legge attribuisce allo Stato il compito di realizzare una “pianificazione effettiva della popolazione che valuti la dignità di ogni persona umana e garantisca la piena protezione di tutti i suoi diritti”. Il provvedimento incoraggia “la limitazione del numero di figli per famiglia, fino ad un massimo di due”, per raggiungere “un tasso di crescita demografica soddisfacente”. Privilegi economici, quindi, alle coppie che accoglieranno l’invito ed esenzione fiscale di 3 anni per le aziende produttrici di contraccettivi e “altri prodotti per la salute riproduttiva”. La proposta comprende anche una campagna mediatica per “elevare il livello di consapevolezza dell’opinione pubblica” sui temi demografici. I promotori della legge sostengono che l’elevato tasso di crescita demografica del Paese, che con il 2,36% annuo è il più alto del mondo, sia la causa della scarsa distribuzione di sussidi governativi per l’istruzione e la sanità. Molti esponenti della società civile e la Chiesa cattolica, attraverso l’intervento dell’avvocato Jo Imbong, segretario dell’Ufficio legale della Conferenza episcopale filippina, affermano che la povertà nel Paese sia dovuta, invece, alla diffusa e incontrollata corruzione pubblica e che, se approvata, la legge violerebbe “il mandato costituzionale dello Stato di rafforzare la famiglia e aiutarla nel suo sviluppo”. La norma sui due figli, afferma Imbong, “viola la libertà religiosa degli sposi, che non significa solo la libertà di credo, ma comprende anche la libertà di agire secondo la propria fede”. (R.M.)

 

 

TRISTE PRIMATO DEL BRASILE TRA I PAESI DELL’AMERICA LATINA:

NEGLI ULTIMI 15 ANNI, SONO 360 MILA I CASI DI DONNE INCINTE AFFETTE DA HIV.

LO RIVELANO I DATI DEL XIV CONGRESSO INTERNAZIONALE

DI PEDIATRIA, TENUTOSI DI RECENTE A CANCÚN 

 

BRASILIA.= Il Brasile è il Paese dell’America Latina con il maggior numero di donne incinte affette da Hiv: lo ha rivelato la rappresentante dell’Associazione dei pediatri brasiliani, Regina Menezes, docente dell’Università di Brasilia. Secondo i dati diffusi nel XIV Congresso internazionale di pediatria organizzato in Messico, a Cancún, dalle associazioni mediche di categoria di tutto il mondo, negli ultimi 15 anni negli ospedali del Paese sono stati riscontrati circa 360 mila casi di donne in gravidanza incinte affette da Hiv. La Menezes ha ricordato, inoltre, che nel Paese sono almeno 5 mila i decessi di bambini attribuiti all’Aids, mentre i contagiati d’età compresa tra i 3 e i 13 anni raggiungono le 10 mila unità. In Brasile, ha concluso la Menezes, sono circa 120 mila le donne in età riproduttiva che ricevono cure con farmaci antiretrovirali, mentre Argentina e Messico appaiono in prospettiva esposte agli stessi pericoli. (R.M.)

 

 

IN KOSOVO, GIOVANI DI DIVERSE ETNIE PARTECIPANO ALLA FESTA ORGANIZZATA

 NELLA BASE MILITARE ITALIANA  DI GORAZDEVAC PER PROMUOVERE IL DIALOGO

 E LA PACIFICAZIONE

 

PRISTINA.= Una festa multietnica per promuovere il dialogo e la pace. Giovani albanesi, bosniaci, serbi, egiziani e rom si sono ritrovati mercoledì nella base italiana di  Gorazdevac, in Kosovo, per ballare e cantare insieme. All’iniziativa hanno anche partecipato rappresentanti dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in Europa, e della missione di polizia delle Nazioni Unite impegnati nella regione. L’evento, ormai alla terza edizione, è stato organizzato dalla cellula CIMIC, Cooperazione civile-militare, della Brigata multinazionale Sud-Ovest, da anni impegnata in operazioni di pacificazione in Kosovo. La brigata è solo una parte del contingente interforze italiano schierato in Kosovo, che è composto, complessivamente, da 2650 militari. (R. P.)

 

 

INAUGURATO IL SITO INTERNET DELLA CHIESA CATTOLICA CAMBOGIANA,

CON NOTIZIE E AGGIORNAMENTI SULLE ATTIVITA’ DIOCESANE

E SULLA REALTA’ SOCIALE DEL PAESE

 

PHNOM PEHN.= La Chiesa cattolica della Cambogia è on line. Il sito internet, inaugurato di recente, è nato dall’impegno di un gruppo di quattro giovani cambogiani con l’aiuto di Michael Peter, del Centro cattolico per la comunicazione sociale dell’arcidiocesi di Singapore. La pagina web non solo fornisce informazioni sulle attività delle tre maggiori diocesi del Paese, quelle di Phnom Pehn, Battabamg e Kompong Cham, con sezioni a loro dedicate, ma è un vero e proprio archivio di articoli e notizie sulla realtà sociale cambogiana. La Chiesa cattolica, la cui presenza in Cambogia risale al 1555 – quando vi giunse il missionario portoghese, Gaspar da Cruz – è stata ufficialmente riconosciuta dal governo nel 1990. Oggi, dopo essere sopravvissuta alle stragi del regime dei ‘Khmer rossi’, in cui morirono gran parte dei sacerdoti e delle suore cambogiane, costituisce una piccola ma vitale minoranza, in una popolazione che per il 95% è buddista. In particolare, la Chiesa è molto presente nella ricostruzione del sistema educativo e sociale del Paese e tra gli immigrati e i rifugiati vietnamiti, gran parte dei quali, di fede cattolica. (R.M.)

 

 

IN ITALIA, UN CENTINAIO DI RICERCATORI IMPEGNATI NEL PROGETTO ARCHOMAR

 RIPORTA IN LUCE TESORI ARCHEOLOGICI SUL FONDO DEL MARE. E’ IL PRIMO

CENSIMENTO DEI FONDALI MARINI VOLUTO DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI

 

ROMA.= Anfore romane, navi medioevali, reperti della prima guerra mondiale: è questa solo una parte del prezioso tesoro sommerso riportato in luce dal progetto Archomar voluto dal ministero per i Beni Culturali italiano allo scopo di realizzare il primo censimento dei fondali marini. L’iniziativa, partita il 4 agosto in applicazione della legge 264 del 2000, ha un costo di 7 milioni e 500 mila euro e sarà portata a termine solo entro settembre del 2005.  Finora sono 58 i relitti di notevole interesse rinvenuti dal centinaio di ricercatori impegnati nella missione. Al momento, i fondali più ricchi della penisola sono quelli napoletani. Al largo di Capri, infatti, il mare ha restituito in buono stato recipienti usati circa 2000 anni fa per il trasporto e il commercio di frutta. Non sono da meno le acque pugliesi: nei pressi delle isole Tremiti è stato riportato in luce un galeone del ‘500. “L’arte custodita sul fondo del mare può funzionare come una calamita per il nostro turismo che mostra segni di flessione”, ha dichiarato il ministro per i Beni Culturali, Giuliano Urbani, al termine di una immersione a 120 metri di profondità realizzata nel Golfo di Napoli con il sommergibile tascabile “Remora”.  (R. P.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 agosto 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

L’esercito israeliano ha rimosso questa mattina alcuni sbarramenti che ieri avevano diviso la striscia di Gaza in tre segmenti separati. A Gerusalemme est, intanto, c’è tensione: la polizia teme, infatti, che lo sciopero della fame ad oltranza intrapreso da migliaia di palestinesi reclusi in Israele possa innescare incidenti nella Spianata delle Moschee. Morto ieri a Rafah un ragazzo di 16 anni. Sul piano politico, infine, il premier israeliano Ariel Sharon, nonostante il no del Likud, insiste sulla necessità di un governo allargato ai laburisti e sull’attuazione del piano di disimpegno dalla striscia di Gaza.

 

Lotta al terrorismo in Pakistan. La polizia locale ha arrestato stamani un algerino e un altro straniero, probabilmente iracheno, sospettati di avere legami con la rete terroristica di Al Qaida. Le manette sono scattate dopo una sparatoria nella città settentrionale di Peshawar. Il Pakistan, alleato degli Stati Uniti nella campagna internazionale contro il terrorismo, ha lanciato a metà luglio una maxi-operazione contro la rete di Osama Bin Laden, arrestando fino ad oggi una sessantina di persone.

 

A nulla sono valse le minacce di boicottare le elezioni presidenziali del prossimo 9 ottobre in Afghanistan. Il capo di Stato, Hamid Garzai, ha infatti deciso di non dimettersi, rifiutando le richieste degli altri diciassette candidati che lo accusano abusare della sua posizione a fini elettorali. Sul terreno, comunque, la tensione resta alta. Due ordigni sono esplosi nella notte nei pressi di un ufficio elettorale delle Nazioni Unite, provocando il ferimento di sei tra agenti e forze di sicurezza.

 

Resta difficile la situazione nella regione separatista dell’Ossezia del Sud. Il ministero degli Esteri russo ha diffuso ieri una nota in cui definisce “inammissibili” i tentativi di risolvere con la forza la questione, accusando “alcuni rappresentanti” georgiani di voler far precipitare la situazione. Nuovi scontri, intanto, si sono registrati ieri tra forze militari georgiane e milizie dell’Ossezia del Sud. Le violenze, nonostante il cessate il fuoco, sono costate la vita a sei persone, tra cui tre civili.

 

Forze di sicurezza in stato di allerta in Cecenia e nel resto del Caucaso russo a nove giorni dalle elezioni locali, promosse dal Cremlino per dare un successore al presidente unionista ceceno Akhamd Kadyrov, ucciso dalla guerriglia islamico-secessionista il 9 maggio scorso. Finiti in manette nelle ultime ore, intanto, due poliziotti delle forze cecene filo-russe, accusati d’aver cercato di aiutare la guerriglia a rifornirsi di armi ed esplosivo.

 

Ennesimo attentato dei ribelli maoisti in Nepal. Un edificio governativo di Kathmandu è stato attaccato oggi con bombe dalla guerriglia, che poi ha ingaggiato una sparatoria con la polizia. Nello scontro a fuoco un agente è rimasto ferito. Da diversi giorni i ribelli maoisti attuano un blocco intorno alla capitale nepalese, impedendo l’arrivo in città agli automezzi che recano scorte. 

 

In Burundi, si cerca di far luce sul massacro di venerdì scorso, quando almeno 160 rifugiati congolesi sono stati uccisi in un campo profughi a Gatumba, al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Ieri, i presidenti dei due Paesi, Domitien Ndayizeye e Joseph Kabila, si sono accordati per la creazione di una Commissione internazionale d’inchiesta. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, intanto, ha ribadito la preoccupazione per un allargamento delle violenze a tutta la regione dei Grandi Laghi. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Per il Consiglio occorre evitare il peggio e che cioè qualcuno colga l’occasione del massacro perpetrato da ribelli burundesi per gettare benzina sul fuoco. Quanto è avvenuto una settimana fa in Burundi – il massacro di Gatumba, appunto – potrebbe in effetti rappresentare il pretesto per alcuni di acuire la tensione già alta nella regione. In fondo, è proprio questa la preoccupazione del vice presidente sudafricano Jacob Zuma, negoziatore ufficiale dei colloqui di pace in Burundi il quale, in una relazione parlamentare, si è spinto addirittura oltre facendo capire che il massacro va ben al di là della stretta cerchia degli interessi della politica burundese. E’ noto che le ricche regioni orientali dell’ex-Zaire sono in preda a bande armate, per il controllo delle immense risorse minerarie, nonostante gli accordi di pace tra gli ex-signori della guerra. Il massacro di Gatumba, dunque, come paradigma dei mali che affliggono la regione dei Grandi Laghi.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Primo incontro informale oggi a Bruxelles per José Manuel Durao Barroso e i 24 componenti della sua Commissione europea, che entreranno in carica il prossimo primo novembre.  Da Rocco – uno dei 5 vicepresidenti e commissario per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza – al tedesco Guenter Verheugen (Imprese e Industrie), all’inglese Peter Mandelson (Commercio) e all’olandese Neelie Kroes (Antitrust), i commissari avranno una giornata molto lunga. Dopo la riunione, infatti, è prevista la prima foto della squadra dall’ex premier portoghese. Nel pomeriggio si svolgerà un incontro con la stampa.

 

Il nuovo premier ungherese sarà Peter Kiss, ex ministro del Lavoro. Lo ha deciso ieri la direzione del Partito socialista ungherese, dopo aver accettato le dimissioni di Peter Medgyessy. La crisi è scoppiata a causa del conflitto tra il primo ministro e i liberali, alleati di minoranza nella coalizione di centrosinistra, che hanno ritirato la fiducia al capo del governo ungherese.

 

Anche il controllo manuale dei voti sta confermando la vittoria di Hugo Chávez nel referendum di domenica scorsa in Venezuela. Lo ha rivelato un membro del Consiglio elettorale, precisando che per ora non è emerso nessun broglio. Il Paese, comunque, rimane diviso, con l’opposizione che si rifiuta ancora di riconoscere i risultati. In un documento pubblicato ieri, intanto, i vescovi del Paese latinoamericano invitano all’unità. Ce ne parla, da Caracas, Maurizio Salvi:

 

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Intitolato “Per l’unità e la pace”, il documento sottolinea che la lunga giornata elettorale di domenica scorsa ha segnato una pietra miliare nella storia del Paese. Alludendo poi ai dubbi sulla correttezza delle procedure di conteggio dei voti, la Conferenza episcopale indica che spetta ai cittadini avanzare in modo sereno e ragionevole il diritto di chiedere chiarimenti e al Consiglio nazionale elettorale, insieme agli osservatori internazionali, di attivare i meccanismi necessari per dissipare i dubbi. Tutto questo – sottolineano i vescovi – per impedire l’aggravamento del clima di polarizzazione e divisione che da alcuni anni si è materializzato nel Paese. “Abbiamo una nuova opportunità – conclude il documento – per trovare l’unità e giungere ad un accordo di governabilità fra tutti i venezuelani, senza esclusioni in base all’ideologia o alle scelte politiche”.

 

Da Caracas, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Sono arrivati ad Haiti 150 poliziotti giordani della forza multinazionale dell’Onu. Il contingente dovrà garantire l’ordine e la sicurezza nell’isola, dopo la rivolta che nello scorso febbraio ha portato all’esilio del presidente, Jean Bertrand Aristide.

 

E’ salito a 23 il bilancio delle vittime dell’uragano Charley, che tra venerdì e sabato scorsi si è abbattuto sulla Florida. Secondo le autorità locali, sono circa duemila le persone ancora alloggiate nei rifugi di emergenza e oltre 380 mila quelle ancora sprovviste di elettricità.

 

La Cina ha annunciato stamani di aver scoperto per la prima volta un ceppo mortale del virus dell’influenza dei polli fra i maiali. Il Laboratorio nazionale di ricerche sottolinea, inoltre, che si tratta di una scoperta temuta, perché l’esistenza di quel ceppo suino facilita potenzialmente la trasmissione del virus mortale all’uomo. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva avvertito, all’inizio dell’anno, che il virus H5N1 dell’influenza aviaria potrebbe uccidere milioni di persone se si combinasse con quello dell’influenza umana.

 

 

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