RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
233 - Testo della trasmissione di venerdì 20 agosto 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
CHIESA E SOCIETA’:
Rimossi
in Medio Oriente alcuni sbarramenti che avevano diviso la striscia di Gaza in
tre segmenti. Ucciso ieri a Rafah un adolescente di 16 anni
Via
libera del Burundi e della Repubblica Democratica del Congo alla creazione di
una commissione internazionale d’inchiesta sul massacro di Gatumba
Ennesimo
attentato in Nepal dei ribelli maoisti.
20
agosto 2004
RINUNCIA
In Germania, Giovanni Paolo II
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Hildesheim,
presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Josef
Homeyer.
AIUTARE LE FAMIGLIE DI IMMIGRATI AD INTEGRARSI NEI
PAESI DI ACCOGLIENZA,
ATTRAVERSO
POLITICHE SOCIALI E PROGRAMMI PASTORALI IDONEI.
L’INTERVENTO
DEL CARDINALE FUMIO HAMAO A DAEJEON, IN SUD COREA,
SEDE
DELL’OTTAVA PLENARIA DI TUTTI I VESCOVI ASIATICI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Il
concetto di famiglia non deve essere “idealizzato”, perché le famiglie di
immigrati patiscono sofferenze e drammi reali, che hanno bisogno di risposte
concrete e adeguate a livello sia politico che pastorale. Con un ampio
intervento sul problema delle migrazioni, il cardinale Stephen Fumio Hamao -
presidente del dicastero pontificio che si occupa del fenomeno - ha fatto il
punto sulla posizione della Santa Sede in materia, in un discorso pronunciato
ieri a Daejeon, in Corea del Sud, durante i lavori dell’ottava Assemblea
plenaria della FABC, la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche.
Oltre al magistero del Papa, il porporato ha fatto riferimento in modo
particolare all’Istruzione pubblicata dal Pontificio Consiglio stesso e intitolata
Erga migrantes caritas Christi.
Dopo un
quadro delle inevitabili difficoltà di ambientamento socio-culturale, che
interessano le famiglie giunte in una nuova terra, il cardinale Fumio Hamao ha
affermato che, per alleviare tali difficoltà, sono anzitutto i cristiani a
dover rispondere a un imperativo pressante: quello di mettere in atto
“un’autentica cultura dell’accoglienza”. Sviluppare questa sensibilità,
specialmente nei riguardi dei poveri, è possibile specialmente attraverso “la
formazione religiosa e la catechesi”. Inoltre, ha proseguito il porporato,
anche la celebrazione della fede resta un punto centrale dei nuovi nuclei di
immigrati. Ecco perché, ha sottolineato il cardinale Fumio Hamao, la “cura
pastorale della famiglia, in generale, e quella delle famiglie rifugiate, in
particolare, “non possono venire considerate separatamente da tutti gli altri
aspetti della cura pastorale”.
Ma la
Chiesa non dimentica mai di ribadire la facoltà degli immigrati alla tutela dei
loro diritti. E nel chiedere l’adozione di politiche in grado di favorire
l’integrazione di chi è costretto a cercarsi una casa in una nuova patria, il
presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti ha preso ad
esempio lo “status” della Sacra Famiglia di Nazareth, riletto da un’insolita
prospettiva: “Gesù – ha detto – era un rifugiato e Giuseppe era un immigrato
illegale senza documento”. Sì dunque, ha concluso il cardinale Hamao, ai valori
della solidarietà e dell’ospitalità che favoriscano l’ingresso e la stabilità
delle famiglie di immigrati, e no a “tutti i sentimenti e manifestazioni di
xenofobia e razzismo”.
IL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI IN PRIMO PIANO NEL
PERIODO ESTIVO
PER GLI SBARCHI CLANDESTINI SULLE COSTE DEL
MEDITERRANEO,
CON ESITI A VOLTE DRAMMATICI. GLI INTERVENTI DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI
- Intervista con padre Angelo Negrini -
In tempo d’estate, torna
drammaticamente in primo piano la questione dell’immigrazione perché le
condizioni meteorologiche incoraggiano le cosiddette “traversate della
speranza” di quanti si avventurano su imbarcazioni per raggiungere clandestinamente
le coste dell’Italia. Del fenomeno delle migrazioni, con le sue implicazioni
socioumanitarie, si occupa il Pontificio Consiglio della Pastorale per i
migranti e gli itineranti. Per sapere di più di questo impegno, Giovanni Peduto
ha intervistato l’officiale del dicastero, padre Angelo Negrini, religioso Scalabriniano:
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R. – Lavoriamo nel dicastero
vaticano che si occupa di tutte le iniziative pastorali che riguardano gli
emigranti e gli itineranti in tutto il mondo, perché fa capo a tutte le
Conferenze episcopali nazionali.
D. – Cosa fa esattamente e come
svolge la sua attività?
R. – Si tratta di tenere i
contatti più saldi, più continui possibili con queste Conferenze episcopali ed elaborare
anche dei progetti da proporre alle singole Conferenze episcopali, progetti che
si configurano necessariamente con impostazioni ogni volta diverse.
Ultimamente, abbiamo condotto a termine un lavoro molto importante e molto
impegnativo, che è durato due anni e mezzo: l’elaborazione della nuova Istruzione
che deve dirigere, o quantomeno orientare, tutta l’attività pastorale nel
settore, in tutte le nazioni in cui la Chiesa è presente. Si chiama Erga
migrantes caritas Christi e viene un po’ a supportare tutto quanto il
lavoro e prendere il posto dell’ultima Istruzione che riguarda le legge sulla
famiglia, non solo, ma anche la pastorale migratoria ancora.
D. –
Come vengono recepite dalle Chiese locali le iniziative del dicastero vaticano
per i migranti?
R. – La risposta delle varie
iniziative è molto differenziata, a seconda del fenomeno migratorio, non
soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, di problemi che
esso presenta nelle varie nazioni. Ad esempio, negli Stati Uniti l’accoglienza
e il contatto sono molto stretti, così pure nell’America Latina che organizza
ogni anno, attraverso il CELAM, conferenze continentali in cui vengono
sviluppate tematiche molto interessanti, molto aderenti dal punto di vista
pastorale.
D. – Le
prospettive future dell’operato del dicastero?
R. – Iniziare una serie di
“Quaderni” universitari sui problemi dell’immigrazione da proporre allo studio
soprattutto della teologia oppure degli assistenti sociali. In pratica, sussidi
pastorali.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina la situazione in Iraq: pesanti bombardamenti da parte delle
forze Usa, sulle città di Najaf e di Falluja.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Europa.
Nelle
estere, la dichiarazione dei vescovi del Rwanda sul rapporto della Commissione
parlamentare d’inchiesta sui massacri nella provincia di Gikongoro.
Nella
pagina culturale, per la rubrica “Oggi”, un articolo di Umberto Santarelli dal
titolo “Una pronta riposta di solidarietà per la vittima di un gesto eroico”:
il giovane operaio senegalese annegato dopo aver tratto in salvo un bagnante
travolto dalle onde.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema delle riforme.
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20 agosto 2004
L’IRAQ DURAMENTE COLPITO DA BOMBARDAMENTI AEREI SU
FALLUJA
E DA FURIOSI SCONTRI A BAGHDAD. DRAMMATICA LA
SITUAZIONE A NAJAF,
DOVE LA DECISIONE DEI MILIZIANI DI AL-SADR DI
CONTINUARE A COMBATTERE
HA PROVOCATO RAID AMERICANI E NUOVE VIOLENZE
- Intervista con Pino Scaccia -
Ancora una lunga striscia di violenze ed orrore in Iraq
dove almeno due persone sono morte ed altre undici sono rimaste ferite a causa
di raid aerei americani che nelle ultime ore hanno devastato la città di
Falluja. Il Ministero della Sanità di Baghdad ha comunicato, inoltre, che nella
capitale sono rimaste uccise dieci persone in seguito a violenti scontri,
scoppiati nel quartiere sciita di Sadr City, tra forze americane e guerriglieri
del leader estremista Moqtada al-Sadr. Ma la situazione più critica resta
quella di Najaf. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:
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La
città santa sciita è stata colpita nella notte da un fitto lancio di missili
degli elicotteri statunitensi. Secondo il Ministero della Sanità iracheno
almeno 77 persone sono morte in seguito ai bombardamenti e ai combattimenti
avvenuti nelle ultime 24 ore tra miliziani e soldati americani. Da registrare
anche l’ingresso nella città vecchia, in base a quanto riferito
dall’emittente televisiva Al Arabiya, delle forze della coalizione. La nuova offensiva statunitense è
scattata dopo che il leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, ha manifestato
l’intenzione di non volersi arrendere: il giovane imam ieri si è rifiutato di disarmare
la sua personale milizia, l’esercito del Mahdi, come richiesto in un ultimatum
dal governo iracheno, e ha lanciato stamani un nuovo appello chiedendo ai
propri sostenitori di continuare a combattere a Najaf contro le truppe statunitensi
e le forze irachene. Ha anche invitato i suoi miliziani ad evacuare il mausoleo
Alì, dove sono asserragliati. Proprio per la consegna delle chiavi del
monumento sono in corso colloqui tra collaboratori del giovane imam e
rappresentanti dell’ayatollah Al Sistani, la massima autorità spirituale della
comunità sciita irachena. Sul fronte ostaggi, Al Sadr ha ordinato la
liberazione di Michael Garen, il giornalista americano rapito lo scorso 16
agosto a Nassiriya. L’Iran e la Siria hanno chiesto, infine, ai Paesi
vicini all’Iraq di indire un vertice urgente per affrontare
la crisi in corso nella città santa di Najaf drammaticamente segnata dalle
violenze.
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Dopo
settimane di combattimenti intensi, dunque, la città di Najaf appare stremata.
Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di Pino Scaccia, inviato sul posto
di Tg1 Rai:
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R. – È una situazione che va avanti ormai da settimane. I
miliziani di Al Sadr sono veramente esausti, la città è distrutta. Durante
tutta la scorsa notte, la città è stata bombardata. Ora si è forse arrivati alla
fase finale, ma i fatti ancora non lo hanno dimostrato. Il problema principale
è l’assenza di un rapporto di fiducia tra le parti: non si fida Al Sadr, che
chiede il cessate-il-fuoco prima di ritirarsi, non si fidano gli iracheni, né,
soprattutto, gli americani, che invece invitano i miliziani prima ad uscire e
poi a sospendere i combattimenti in cambio dell’amnistia promessa.
D. – In base a quello che stai
vedendo, ti sembra che la popolazione di Najaf abbia preso le parti dei
miliziani sciiti?
R. – C’è molta avversione nei
confronti di chi è arrivato ad occupare il Paese e, naturalmente, tutti ce
l’hanno con gli americani che bombardano e portano guerra. Però, effettivamente,
non tutti stanno con i miliziani: anzi, io ho visto numerose persone pacifiche
che non partecipano alla battaglia. L’esercito al Madhi, che sta portando
avanti la rivolta, è una minoranza: tutti gli altri, invece, pur desiderando un
Iraq in pace e libero, non partecipano direttamente agli scontri. È gente
tranquilla, normale, che aspetta soltanto di vivere una vita quantomeno
dignitosa.
D. – Al di là dei combattimenti,
a Najaf si vedono anche sprazzi di vita normale, quotidiana?
R. – In qualche modo, sì. Quando
siamo arrivati ieri mattina, c’era una pausa dei combattimenti. La gente era
uscita tutta dalle case, c’era addirittura un traffico intenso e c’era molto
movimento. Nei momenti di pausa, aprono i mercati e la popolazione cerca di
accaparrarsi tutto quello che serve per andare avanti. Insomma, c’è una grande
voglia di tornare alla normalità.
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EMERGENZA
SANITARIA IN DARFUR:
500
MILA BAMBINI DA VACCINARE CONTRO POLIO E MORBILLO.
DA
LUNEDÌ NUOVI COLLOQUI DI PACE
- Con
noi, Stefano Savi -
Al via
oggi in Sudan la vaccinazione predisposta dall’Onu per 500 mila bambini del Darfur,
contro polio e morbillo. La regione occidentale del Sudan è in preda da mesi ad
un conflitto interetnico, innescato dalle violenze delle milizie arabe
Janjaweed contro la popolazione civile. Della crisi si parlerà da lunedì ad
Abuja, in Nigeria, dove cominceranno nuovi colloqui di pace sotto l'egida dell'Unione
africana (UA). Per il momento, però, in Darfur rimane allarmante la situazione
igienico-sanitaria. Ce lo conferma Stefano Savi, direttore generale di Medici
Senza Frontiere-Italia, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – Le emergenze più importanti
hanno a che fare con la malnutrizione dei bambini. C’è un elevato tasso di
diarree, che sono la causa principale di morte per i piccoli sotto i 5 anni.
Questi casi, tra l’altro, possono diventare precursori di un’epidemia di colera,
anche se fino ad ora non abbiamo avuto segnali in tal senso. Contro il
morbillo, poi, abbiamo vaccinato più di 13 mila bambini. Sono state individuate
inoltre malattie dell’apparato respiratorio, causate dalle piogge e da una
protezione non adeguata contro il freddo. Le persone, infatti, si ritrovano a
vivere sotto teli di plastica, con temperature molto basse di sera.
Chiaramente, i più esposti sono i bambini. Nei nostri centri nutrizionali
ospitiamo più di 10 mila ragazzi “moderatamente” malnutriti e oltre 2 mila
“gravemente” malnutriti, nel senso che rischiano la vita: basta un’infezione,
basta la malaria - altra emergenza che potrebbe verificarsi - a mettere in
pericolo la vita del bambino, le cui difese immunitarie sono già basse.
D. – Gli aiuti internazionali
trovano difficoltà a giungere in Darfur: perché?
R. – Nella prima parte dell’anno
2004, il governo aveva messo in piedi un sistema burocratico - sia per
l’ottenimento dei visti per il personale sanitario, sia per sdoganare medicine
ed altro materiale sanitario - che ha rallentato la nostra capacità di azione.
E poi ci sono le piogge, che permettono un minore accesso alle zone rurali: si
verificano problemi logistici legati proprio al fatto che le macchine, sulle
strade infangate, hanno gravi difficoltà ad arrivare nei villaggi più interni.
D. – Cosa serve al Darfur per
superare la crisi umanitaria in corso?
R. – Queste popolazioni sono
tuttora vittime di aggressioni. Penso sia necessario che le parti coinvolte nel
conflitto rispettino un cessate il fuoco. E poi c’è bisogno che le organizzazioni
internazionali inizino ad essere più operative: sono troppe infatti le zone del
Darfur non ancora raggiunte dagli aiuti. Infine, è opportuno che la comunità
internazionale investa maggiormente per la crisi umanitaria nella regione.
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GEOLOGI DI TUTTO IL MONDO A CONGRESSO NELLA CITTA’ DI FIRENZE
PER DIBATTERE SULLA SALUTE DEL PIANETA TERRA
- Servizio di Roberta
Gisotti -
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Evento di massimo rilievo scientifico, torna ad essere ospitato in
Italia, dopo 123 anni il 32.mo Congresso mondiale di geologia. Riuniti da oggi
a Firenze, fino al 28 agosto, circa 7 mila studiosi nel campo delle Scienze
della Terra, giunti da 110 Paesi per fare il punto su temi strategici per il
futuro del pianeta e della nostra vita. Al nostro microfono abbiamo il
presidente del Congresso, il prof. Attilio Boriani, ordinario di Petrologia
all’Università di Milano:
D. – Di
geologia a dire il vero, professore, si parla poco, almeno nei mass media..
R. –
Direi che il Congresso sta facendo proprio un grosso sforzo, anche per comunicare
con l’opinione pubblica, perché si dice che i geologi siano molto bravi a
parlare tra di loro e non molto bravi a parlare con il pubblico.
D. –
Quindi, questo Congresso, vuole sicuramente mettere in luce un ruolo più rilevante
del geologo, perché sia consultato anche dalle autorità pubbliche, o comunque
dalle autorità responsabili di opere …
R. –
Certamente. La geologia, fino a qualche decennio fa, si occupava sostanzialmente
del reperimento delle risorse energetiche, quindi petrolio, minerali. Ma, negli
ultimi decenni, l’impatto delle attività umane sul territorio si è fatto
enorme, i problemi ambientali si sono acuiti e quindi è chiaro che l’orizzonte
della geologia si è ampliato.
D. – A
proposito di rischi, si parlerà proprio dell’impatto ambientale delle grandi
opere architettoniche e di rischi idro-geologici, che sono temi di particolare
attualità in Italia. Quale ruolo possono avere i geologi per scongiurare i
disastri naturali o per mano dell’uomo?
R. –
Noi non amiamo chiamarli disastri naturali, perché sono una normale evoluzione
del nostro pianeta che non è statico, è un pianeta dinamico. Quindi, i
terremoti, le alluvioni, le eruzioni vulcaniche sono attività normali della terra.
Diventano disastri quando questi fenomeni interferiscono con le attività umane
e provocano perdite di beni e di vite. Però, è chiaro che se noi andiamo a
costruire alle falde di un vulcano, siamo noi che ci mettiamo a rischio di
disastro. Se costruiamo sugli argini dei fiumi, siamo noi che ci mettiamo a
rischio. Il geologo ha quel ruolo lì: quello di indicare quali siano le aree
pericolose e quello di studiare le evoluzioni dei decorsi d’acqua, la frequenza
delle piene ecc., in modo da predisporre tutte le misure che possono portare ad
una riduzione del danno.
D. –
Possiamo dire, quindi, che i geologi chiedono maggiore attenzione e considerazione
sulla loro professione …
R. –
Beh, naturalmente sì. Chi di noi meglio conosce come funziona il nostro pianeta!
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AD
ATENE 2004, LA CINA NUOVA POTENZA SPORTIVA INTERNAZIONALE,
A
QUATTRO ANNI DALLE OLIMPIADI DI PECHINO
Entrano
nel vivo le Olimpiadi di Atene 2004 con l’avvio di tutte le altre gare di atletica
Leggera – l’altro ieri l’esordio col lancio del peso nella leggendaria cornice
di Olimpia. Nelle ultime 24 ore, sono state assegnate nuove medaglie. Due ori
per l’Italia, nel tiro con l’arco e nella 20 km di marcia. Massimo alloro per
la Francia nella sciabola maschile a squadre. Intanto, nel
medagliere sinora si registra un interessante testa a testa tra Stati Uniti e
Cina. Gli asiatici contendono, dunque, agli americani lo storico ruolo di potenza
mondiale nello sport. Ma che significato ha questo evidente progresso in campo
agonistico per Pechino, che nel 2008 ospiterà i prossimi Giochi? Giancarlo La
Vella lo ha chiesto ad Andrea Aloi, direttore del Guerin Sportivo:
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R. – Spesso le vicende
socio-economiche generali hanno una diretta influenza sulle vicende sportive.
La Cina è un Paese in crescita vorticosa da un punto di vista economico. Sposa
il sistema di un’economia di tipo capitalistico ad un potere politico
monopartitico, quindi è una creatura abbastanza strana, rispetto a quanto abbiamo
conosciuto nel secolo scorso. Tutto questo, naturalmente, ha una forte eco per
quello che riguarda l’impegno sportivo, che, non dimentichiamo, ultimamente è diventato
sempre di più una vetrina per le nazioni. C’è un chiaro ritorno ad un nazionalismo
“rivissuto” in chiave sportiva …
D. – Tanto più che la Cina sta
puntando molto sulle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Già sono iniziati i lavori
di realizzazione di quelli che saranno gli impianti che ospiteranno i prossimi
Giochi …
R. – Assolutamente sì.
Oltretutto, penso che la Cina riuscirà ad offrire anche tutte le garanzie dal
punto di vista degli impianti. Visti i balzi in avanti compiuti in questi anni,
è facile immaginare che sicuramente il Paese arriverà all’appuntamento del 2008
con impianti, stadi, strutture in grado di sostenere una manifestazione come le
Olimpiadi. Tuttavia, la comunità internazionale non deve passare sopra la
situazione dei diritti umani in Cina. Questo è un altro punto che voglio
sottolineare. E’ un aspetto che sicuramente meriterebbe, anche in sede di
dialogo e di trattativa per le prossime Olimpiadi, di essere sottolineato dagli
stessi responsabili del Comitato Olimpico Internazionale (CIO).
D. – Un aspetto delicato sul
quale le stesse autorità cinesi dovrebbero meditare, parlandone con il resto
del mondo, proprio per entrare nel consesso internazionale in maniera opportuna
…
R. – Direi di sì. Insomma, siamo
in un’epoca che deve per forza ripensare se stessa a tutti i livelli. Nel nuovo
multipolarismo di potenze, sicuramente la Cina è in primissima fila. Credo che
per la salute di questo nostro amato mondo, sia necessaria una crescita che
unisca il progresso economico alla crescita degli spazi democratici. Intendo
parlare di libertà di espressione, di libertà associativa e religiosa, e tutte
le prerogative fondamentali della persona. E questo è un argomento in cui lo
sport, naturalmente, entra moltissimo. Inoltre, le nostre sono società
dell’intrattenimento dello spettacolo, società molto mediatiche: di
conseguenza, vicende come le Olimpiadi sono utilizzate per mettere in vetrina
un Paese.
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UN ALBUM DI FIGURINE SU PIO XII: E’ LA SINGOLARE
INIZIATIVA PER I BAMBINI DI SUOR MARGHERITA MARCHIONE, AUTRICE DI MOLTI TESTI
SULLA FIGURA DI PAPA PACELLI
- Intervista con la religiosa -
Un album di figurine su Pio XII.
E’ l’ultima iniziativa di suor Margherita Marchione,
professoressa emerita di Lingua e di Letteratura italiana alla “Farleigh
Dickinson University” di Madison, nello stato americano del New Jersey. La religiosa,
delle Maestre Pie Filippini, è autrice di numerosi testi sulla figura di Papa
Pacelli. Al microfono di Dorotea Gambardella, ci parla di questa sua iniziativa
rivolta ai bambini:
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R. – Per i bambini non c’è
niente di scritto per far conoscere loro Papa Pio XII. Così ho pensato di fare
un album, affinché i bambini dell’asilo possano colorarlo, e poi ho scritto 13
racconti in italiano con il testo in inglese a fronte, così i bambini possono
imparare anche un’altra lingua imparando a conoscere Pio XII. I racconti
parlano di lui da bambino, della sua famiglia, la sua gioventù, i suoi amici,
di come lui suonasse il violino, di lui sacerdote e di tutti i passi che ha
fatto per il papato: il suo viaggio in America, l’Olocausto, la Festa della Liberazione
... perché i bambini devono sapere chi ha liberato Roma. Non è stato forse Papa
Pio XII a convincere gli Alleati a non distruggere tutta la città?
D. – Perché si è rivolta proprio
ai bambini?
R. – Perché le nuove generazioni
non sanno niente e non capiscono le ingiustizie che si stanno facendo al nome
di Pio XII. Le parole di Pio XII sulla pace, sull’ordine sociale, sui rapporti
internazionali, sulla famiglia sono parole che non si devono dimenticare. Lui,
prima della guerra disse: “Nulla è perduto con la pace, tutto è perduto con la
guerra!”. Quindi, bisogna dargli ascolto!
D. – Secondo lei, nell’opinione
pubblica è cambiato qualcosa rispetto a quanto si pensa su Pio XII?
R. – Beh, speriamo di sì. La
figura di Pio XII è esemplare perché è la testimonianza più sofferta della
seconda Guerra mondiale e della ricostruzione dell’Italia, soprattutto della
morale del popolo italiano. Qui bisogna ricordare chi ha salvato più di 800
mila ebrei durante l’Olocausto! Se non fosse stato per lui, i conventi ed i
monasteri non avrebbero potuto aprire il chiostro e mettere al sicuro tutti
questi ebrei.
D. – Perché l’appassiona tanto
questa figura?
R. – Perché vedo che è stato
condannato in un modo terribile. Cinquant’anni sono passati e ancora c’è chi
dice che è stato in silenzio, che non ha fatto abbastanza. Basterebbe leggere i
documenti che sono stati pubblicati già da 30 anni. Lì c’è la verità!
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20 agosto 2004
“NO” DECISO DELLA CHIESA CATTOLICA ALLA LEGGE SUL
CONTROLLO DELLE NASCITE, PRESENTATA NEI GIORNI SCORSI ALLA CAMERA DEI
RAPPRESENTANTI NELLE FILIPPINE. IL PROVVEDIMENTO
SAREBBE “UNA VIOLAZIONE DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA”
E DELLA “LIBERTA’ DELLA COPPIA”
MANILA.= La Chiesa cattolica ha
manifestato il suo fermo dissenso nei confronti della cosiddetta “Legge sulla
salute riproduttiva”, presentata nei giorni scorsi dal deputato Edcel Lagman
alla Camera dei rappresentanti nelle Filippine. La proposta di legge
attribuisce allo Stato il compito di realizzare una “pianificazione effettiva
della popolazione che valuti la dignità di ogni persona umana e garantisca la
piena protezione di tutti i suoi diritti”. Il provvedimento incoraggia “la
limitazione del numero di figli per famiglia, fino ad un massimo di due”, per
raggiungere “un tasso di crescita demografica soddisfacente”. Privilegi
economici, quindi, alle coppie che accoglieranno l’invito ed esenzione fiscale
di 3 anni per le aziende produttrici di contraccettivi e “altri prodotti per la
salute riproduttiva”. La proposta comprende anche una campagna mediatica per
“elevare il livello di consapevolezza dell’opinione pubblica” sui temi
demografici. I promotori della legge sostengono che l’elevato tasso di crescita
demografica del Paese, che con il 2,36% annuo è il più alto del mondo, sia la
causa della scarsa distribuzione di sussidi governativi per l’istruzione e la
sanità. Molti esponenti della società civile e la Chiesa cattolica, attraverso
l’intervento dell’avvocato Jo Imbong, segretario dell’Ufficio legale della
Conferenza episcopale filippina, affermano che la povertà nel Paese sia dovuta,
invece, alla diffusa e incontrollata corruzione pubblica e che, se approvata,
la legge violerebbe “il mandato costituzionale dello Stato di rafforzare la
famiglia e aiutarla nel suo sviluppo”. La norma sui due figli, afferma Imbong,
“viola la libertà religiosa degli sposi, che non significa solo la libertà di
credo, ma comprende anche la libertà di agire secondo la propria fede”. (R.M.)
TRISTE PRIMATO DEL BRASILE TRA I PAESI
DELL’AMERICA LATINA:
NEGLI ULTIMI 15 ANNI, SONO 360 MILA I CASI DI
DONNE INCINTE AFFETTE DA HIV.
LO RIVELANO I DATI DEL XIV CONGRESSO INTERNAZIONALE
DI PEDIATRIA, TENUTOSI DI RECENTE A CANCÚN
BRASILIA.=
Il Brasile è il Paese dell’America Latina con il maggior numero di donne incinte
affette da Hiv: lo ha rivelato la rappresentante dell’Associazione dei pediatri
brasiliani, Regina Menezes, docente dell’Università di Brasilia. Secondo i dati
diffusi nel XIV Congresso internazionale di pediatria organizzato in Messico, a
Cancún, dalle associazioni mediche di categoria di tutto il mondo, negli ultimi
15 anni negli ospedali del Paese sono stati riscontrati circa 360 mila casi di
donne in gravidanza incinte affette da Hiv. La Menezes ha ricordato, inoltre,
che nel Paese sono almeno 5 mila i decessi di bambini attribuiti all’Aids,
mentre i contagiati d’età compresa tra i 3 e i 13 anni raggiungono le 10 mila
unità. In Brasile, ha concluso la Menezes, sono circa 120 mila le donne in età
riproduttiva che ricevono cure con farmaci antiretrovirali, mentre Argentina e
Messico appaiono in prospettiva esposte agli stessi pericoli. (R.M.)
IN KOSOVO, GIOVANI DI DIVERSE
ETNIE PARTECIPANO ALLA FESTA ORGANIZZATA
NELLA BASE MILITARE ITALIANA
DI GORAZDEVAC PER PROMUOVERE IL DIALOGO
E LA PACIFICAZIONE
PRISTINA.=
Una festa multietnica per promuovere il dialogo e la pace. Giovani albanesi,
bosniaci, serbi, egiziani e rom si sono ritrovati mercoledì nella base italiana
di Gorazdevac, in Kosovo, per ballare e
cantare insieme. All’iniziativa hanno anche partecipato rappresentanti
dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in
Europa, e della missione di polizia delle Nazioni Unite impegnati nella
regione. L’evento, ormai alla terza edizione, è stato organizzato dalla cellula
CIMIC, Cooperazione civile-militare, della Brigata multinazionale Sud-Ovest, da
anni impegnata in operazioni di pacificazione in Kosovo. La brigata è solo una
parte del contingente interforze italiano schierato in Kosovo, che è composto,
complessivamente, da 2650 militari. (R. P.)
INAUGURATO IL SITO INTERNET DELLA CHIESA CATTOLICA
CAMBOGIANA,
CON NOTIZIE E AGGIORNAMENTI SULLE ATTIVITA’
DIOCESANE
E SULLA REALTA’ SOCIALE DEL PAESE
PHNOM
PEHN.= La Chiesa cattolica della Cambogia è on
line. Il sito internet, inaugurato di recente, è nato dall’impegno di un
gruppo di quattro giovani cambogiani con l’aiuto di Michael Peter, del Centro
cattolico per la comunicazione sociale dell’arcidiocesi di Singapore. La pagina
web non solo fornisce informazioni sulle attività delle tre maggiori diocesi
del Paese, quelle di Phnom Pehn, Battabamg e Kompong Cham, con sezioni a loro
dedicate, ma è un vero e proprio archivio di articoli e notizie sulla realtà
sociale cambogiana. La Chiesa cattolica, la cui presenza in Cambogia risale al
1555 – quando vi giunse il missionario portoghese, Gaspar da Cruz – è stata
ufficialmente riconosciuta dal governo nel 1990. Oggi, dopo essere
sopravvissuta alle stragi del regime dei ‘Khmer rossi’, in cui morirono gran
parte dei sacerdoti e delle suore cambogiane, costituisce una piccola ma vitale
minoranza, in una popolazione che per il 95% è buddista. In particolare, la
Chiesa è molto presente nella ricostruzione del sistema educativo e sociale del
Paese e tra gli immigrati e i rifugiati vietnamiti, gran parte dei quali, di
fede cattolica. (R.M.)
IN ITALIA, UN CENTINAIO DI
RICERCATORI IMPEGNATI NEL PROGETTO ARCHOMAR
RIPORTA IN LUCE TESORI ARCHEOLOGICI SUL FONDO DEL MARE. E’ IL
PRIMO
CENSIMENTO DEI FONDALI MARINI
VOLUTO DAL MINISTERO DEI BENI CULTURALI
ROMA.=
Anfore romane, navi medioevali, reperti della prima guerra mondiale: è questa
solo una parte del prezioso tesoro sommerso riportato in luce dal progetto Archomar
voluto dal ministero per i Beni Culturali italiano allo scopo di realizzare il
primo censimento dei fondali marini. L’iniziativa, partita il 4 agosto in
applicazione della legge 264 del 2000, ha un costo di 7 milioni e 500 mila euro
e sarà portata a termine solo entro settembre del 2005. Finora sono 58 i relitti di notevole
interesse rinvenuti dal centinaio di ricercatori impegnati nella missione. Al
momento, i fondali più ricchi della penisola sono quelli napoletani. Al largo
di Capri, infatti, il mare ha restituito in buono stato recipienti usati circa
2000 anni fa per il trasporto e il commercio di frutta. Non sono da meno le
acque pugliesi: nei pressi delle isole Tremiti è stato riportato in luce un
galeone del ‘500. “L’arte custodita sul fondo del mare può funzionare come una
calamita per il nostro turismo che mostra segni di flessione”, ha dichiarato il
ministro per i Beni Culturali, Giuliano Urbani, al termine di una immersione a
120 metri di profondità realizzata nel Golfo di Napoli con il sommergibile
tascabile “Remora”. (R.
P.)
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20 agosto 2004
- A cura di Barbara Castelli -
L’esercito israeliano ha rimosso
questa mattina alcuni sbarramenti che ieri avevano diviso la striscia di Gaza
in tre segmenti separati. A Gerusalemme est, intanto, c’è tensione: la polizia
teme, infatti, che lo sciopero della fame ad oltranza intrapreso da migliaia di
palestinesi reclusi in Israele possa innescare incidenti nella Spianata delle
Moschee. Morto ieri a Rafah un ragazzo di 16 anni. Sul piano politico, infine,
il premier israeliano Ariel Sharon, nonostante il no del Likud, insiste sulla
necessità di un governo allargato ai laburisti e sull’attuazione del piano di
disimpegno dalla striscia di Gaza.
Lotta al terrorismo in Pakistan.
La polizia locale ha arrestato stamani un algerino e un altro straniero,
probabilmente iracheno, sospettati di avere legami con la rete terroristica di
Al Qaida. Le manette sono scattate dopo una sparatoria nella città
settentrionale di Peshawar. Il Pakistan, alleato degli Stati Uniti nella
campagna internazionale contro il terrorismo, ha lanciato a metà luglio una
maxi-operazione contro la rete di Osama Bin Laden, arrestando fino ad oggi una
sessantina di persone.
A nulla sono valse le minacce di
boicottare le elezioni presidenziali del prossimo 9 ottobre in Afghanistan. Il
capo di Stato, Hamid Garzai, ha infatti deciso di non dimettersi, rifiutando le
richieste degli altri diciassette candidati che lo accusano abusare della sua
posizione a fini elettorali. Sul terreno, comunque, la tensione resta alta. Due
ordigni sono esplosi nella notte nei pressi di un ufficio elettorale delle
Nazioni Unite, provocando il ferimento di sei tra agenti e forze di sicurezza.
Resta difficile la situazione
nella regione separatista dell’Ossezia del Sud. Il ministero degli Esteri russo
ha diffuso ieri una nota in cui definisce “inammissibili” i tentativi di risolvere
con la forza la questione, accusando “alcuni rappresentanti” georgiani di voler
far precipitare la situazione. Nuovi scontri, intanto, si sono registrati ieri
tra forze militari georgiane e milizie dell’Ossezia del Sud. Le violenze,
nonostante il cessate il fuoco, sono costate la vita a sei persone, tra cui tre
civili.
Forze di sicurezza in stato di
allerta in Cecenia e nel resto del Caucaso russo a nove giorni dalle elezioni
locali, promosse dal Cremlino per dare un successore al presidente unionista
ceceno Akhamd Kadyrov, ucciso dalla guerriglia islamico-secessionista il 9
maggio scorso. Finiti in manette nelle ultime ore, intanto, due poliziotti
delle forze cecene filo-russe, accusati d’aver cercato di aiutare la guerriglia
a rifornirsi di armi ed esplosivo.
Ennesimo attentato dei ribelli
maoisti in Nepal. Un edificio governativo di Kathmandu è stato attaccato oggi
con bombe dalla guerriglia, che poi ha ingaggiato una sparatoria con la
polizia. Nello scontro a fuoco un agente è rimasto ferito. Da diversi giorni i
ribelli maoisti attuano un blocco intorno alla capitale nepalese, impedendo
l’arrivo in città agli automezzi che recano scorte.
In Burundi, si
cerca di far luce sul massacro di venerdì scorso, quando almeno 160 rifugiati
congolesi sono stati uccisi in un campo profughi a Gatumba, al confine con la Repubblica
Democratica del Congo. Ieri, i presidenti dei due Paesi, Domitien Ndayizeye e
Joseph Kabila, si sono accordati per la creazione di una Commissione
internazionale d’inchiesta. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, intanto, ha
ribadito la preoccupazione per un allargamento delle violenze a tutta la
regione dei Grandi Laghi. Il servizio di Giulio Albanese:
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Per il
Consiglio occorre evitare il peggio e che cioè qualcuno colga l’occasione del
massacro perpetrato da ribelli burundesi per gettare benzina sul fuoco. Quanto
è avvenuto una settimana fa in Burundi – il massacro di Gatumba, appunto –
potrebbe in effetti rappresentare il pretesto per alcuni di acuire la tensione
già alta nella regione. In fondo, è proprio questa la preoccupazione del vice
presidente sudafricano Jacob Zuma, negoziatore ufficiale dei colloqui di pace
in Burundi il quale, in una relazione parlamentare, si è spinto addirittura
oltre facendo capire che il massacro va ben al di là della stretta cerchia
degli interessi della politica burundese. E’ noto che le ricche regioni
orientali dell’ex-Zaire sono in preda a bande armate, per il controllo delle
immense risorse minerarie, nonostante gli accordi di pace tra gli ex-signori
della guerra. Il massacro di Gatumba, dunque, come paradigma dei mali che
affliggono la regione dei Grandi Laghi.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Primo incontro informale oggi a
Bruxelles per José Manuel Durao Barroso e i 24 componenti della sua Commissione
europea, che entreranno in carica il prossimo primo novembre. Da Rocco – uno dei 5 vicepresidenti e
commissario per la Giustizia, la Libertà e la Sicurezza – al tedesco Guenter
Verheugen (Imprese e Industrie), all’inglese Peter Mandelson (Commercio) e
all’olandese Neelie Kroes (Antitrust), i commissari avranno una giornata molto
lunga. Dopo la riunione, infatti, è prevista la prima foto della squadra
dall’ex premier portoghese. Nel pomeriggio si svolgerà un incontro con la
stampa.
Il nuovo premier ungherese sarà
Peter Kiss, ex ministro del Lavoro. Lo ha deciso ieri la direzione del Partito
socialista ungherese, dopo aver accettato le dimissioni di Peter Medgyessy. La
crisi è scoppiata a causa del conflitto tra il primo ministro e i liberali,
alleati di minoranza nella coalizione di centrosinistra, che hanno ritirato la
fiducia al capo del governo ungherese.
Anche il controllo manuale dei voti sta confermando
la vittoria di Hugo Chávez nel referendum di domenica scorsa in Venezuela. Lo
ha rivelato un membro del Consiglio elettorale, precisando che per ora non è
emerso nessun broglio. Il Paese, comunque, rimane diviso, con l’opposizione che
si rifiuta ancora di riconoscere i risultati. In un documento pubblicato ieri,
intanto, i vescovi del Paese latinoamericano invitano all’unità. Ce ne parla,
da Caracas, Maurizio Salvi:
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Intitolato “Per l’unità e la
pace”, il documento sottolinea che la lunga giornata elettorale di domenica
scorsa ha segnato una pietra miliare nella storia del Paese. Alludendo poi ai
dubbi sulla correttezza delle procedure di conteggio dei voti, la Conferenza
episcopale indica che spetta ai cittadini avanzare in modo sereno e ragionevole
il diritto di chiedere chiarimenti e al Consiglio nazionale elettorale, insieme
agli osservatori internazionali, di attivare i meccanismi necessari per
dissipare i dubbi. Tutto questo – sottolineano i vescovi – per impedire
l’aggravamento del clima di polarizzazione e divisione che da alcuni anni si è
materializzato nel Paese. “Abbiamo una nuova opportunità – conclude il documento
– per trovare l’unità e giungere ad un accordo di governabilità fra tutti i
venezuelani, senza esclusioni in base all’ideologia o alle scelte politiche”.
Da Caracas, Maurizio Salvi per
la Radio Vaticana.
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Sono arrivati ad Haiti
150 poliziotti giordani della forza multinazionale dell’Onu. Il contingente
dovrà garantire l’ordine e la sicurezza nell’isola, dopo la rivolta che nello
scorso febbraio ha portato all’esilio del presidente, Jean Bertrand Aristide.
E’ salito a 23 il
bilancio delle vittime dell’uragano Charley, che tra venerdì e sabato scorsi si
è abbattuto sulla Florida. Secondo le autorità locali, sono circa duemila le
persone ancora alloggiate nei rifugi di emergenza e oltre 380 mila quelle
ancora sprovviste di elettricità.
La Cina ha
annunciato stamani di aver scoperto per la prima volta un ceppo mortale del
virus dell’influenza dei polli fra i maiali. Il Laboratorio nazionale di
ricerche sottolinea, inoltre, che si tratta di una scoperta temuta, perché
l’esistenza di quel ceppo suino facilita potenzialmente la trasmissione del
virus mortale all’uomo. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva
avvertito, all’inizio dell’anno, che il virus H5N1 dell’influenza aviaria
potrebbe uccidere milioni di persone se si combinasse con quello dell’influenza
umana.
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