RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
227 - Testo della trasmissione di sabato 14 agosto 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
La
suggestiva cerimonia di apertura, ieri sera ad Atene, ha dato il via ai 28.mi
Giochi Olimpici: protagonisti gli atleti che in migliaia hanno rappresentato la
vitalità di popoli grandi e piccoli. Con
noi Roberto Zichittella e il prof. Giorgio Rumi
CHIESA E SOCIETA’:
Compie 70 anni a Messina, la stele della Madonna del Porto,
intitolato alla Madonna della Lettera
Celebrata in Tunisia la festa nazionale della donna
A Najaf in vigore il cessate il
fuoco, ma resta alto il bilancio dei morti per gli scontri nel resto del Paese
Ennesimo arresto significativo in
Pakistan nel quadro delle operazioni antiterrorismo
Raggiunto il cessate il fuoco
nella regione separatista dell’Ossezia del Sud
Venezuelani domani alle urne per
il referendum sul mandato del presidente Chavez.
14 agosto 2004
LA PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II ALLA VERGINE
MARIA
NELLA GROTTA DI MASSABIELLE SUBITO DOPO L’ARRIVO
AL SANTUARIO DI LOURDES:
UN MOMENTO DI COMMOZIONE E DI INTENSO
RACCOGLIMENTO.
IL PAPA, GIUNTO A METÀ MATTINA ALL’AEROPORTO DI
TARBES,
HA POI RAGGIUNTO LOURDES
La preghiera di Giovanni Paolo
II alla Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, subito dopo l’arrivo al santuario
di Lourdes è stato un momento di commozione e di intenso raccoglimento. Il Papa
ha raggiunto Lourdes dopo essere giunto a metà mattina all’aeroporto di Tarbes. E’ iniziato così il 104.esimo viaggio apostolico
del Papa: un pellegrinaggio di due giorni nel Santuario mariano francese, già
visitato dal Pontefice nel 1983. Ma ascoltiamo quanto ci riferisce da Lourdes
Alessandro De Carolis:
**********
Il primo saluto è stato per la
Francia, terra di “grandi Santi” e di “illustri” pensatori, che l’ha accolto
per la settima volta. Il secondo è stato per i malati che lo hanno accolto
sotto la Grotta di Massabielle come uno di loro. A loro, con i quali condivide
la stagione della sofferenza fisica, si è stretto in un ideale abbraccio fatto
di affetto e di solidarietà. E’ iniziato così il secondo pellegrinaggio di
Giovanni Paolo II a Lourdes. La città questa mattina si era risvegliata sotto
un sole luminosissimo, dopo i continui chiaroscuri di nubi dei giorni scorsi e
un andirivieni serrato di persone dirette al Santuario fin dalle prime ore del
mattino, sotto l’occhio dei gendarmi a piedi e a cavallo dislocati in
prossimità degli ingressi.
Proprio ai pellegrini presenti –
previsti in circa 350-400 mila - e ai milioni di coloro che ogni anno
raggiungono la cittadella dell’Immacolata per affidarle – ha osservato il Papa
- le “intenzioni che portano nel cuore e chiedere il suo aiuto e la sua
intercessione”, il Pontefice ha subito detto di volersi unire con “intimo trasporto”.
Ampliando poi lo sguardo al Paese che non vedeva dai tempi della grande Gmg del
’97 a Parigi, Giovanni Paolo II, nell’indirizzo di saluto al presidente
francese Jacques Chirac, ha detto di guardare “con fiducia alla comunità cristiana
di oggi” ed ha messo in risalto il “patrimonio di cultura e di fede” che ha
segnato la storia della nazione. E proprio una pagina storica celebra in questi
giorni la Francia: una pagina di guerra, quella dello Sbarco in Provenza
dell’agosto del 1944, quando mezzo milione di soldati alleati penetrarono da
sud nella Francia, controllato da 200 mila tedeschi. Sessant’anni dopo, il Papa
ha auspicato che il ricordo di quegli eventi favorisca “la concordia tra i
popoli” e serva “a rinnovare l’impegno comune nella ricerca e nella costruzione
della pace”. Valori per i quali, ha affermato Giovanni Paolo II, la Chiesa
intende battersi in prima linea:
DANS
LE RESPECT DES RESPONSABILITÈS ET DES COMPETENCES ...
“Nel rispetto delle responsabilità e delle competenze di ciascuno, la
Chiesa cattolica desidera offrire alla società un suo specifico contributo
nell’edificazione di un mondo in cui i grandi ideali di libertà, di uguaglianza
e di fraternità possano costituire la base del vivere sociale nella ricerca e
nella promozione instancabile del bene comune”.
Pochi minuti prima, anche il presidente Chirac
aveva confermato che è questo il terreno sul quale la Chiesa e lo Stato
francese si incontrano e si intendono. Nel definire Giovanni Paolo II un “uomo
di pace” che arreca serenità con questa sua visita, il capo di Stato francese ha
ribadito l’impegno del suo Paese nella lotta ad ogni forma di intolleranza, di
discriminazione, di fanatismo e, al contrario, nella promozione del progresso
umano e sociale ad ogni livello.
A questo punto, le formalità del cerimoniale hanno
lasciato spazio ai sentimenti più profondi della visita: quelli che il
Pontefice ha espresso con calore una volta giunto in Papamobile alla Grotta,
direttamente dall’aeroporto di Tarbes, salutato con grande entusiasmo dalla
folla assiepata lungo le strade della Lourdes vecchia. Sotto la penombra creata
dalla volta rupestre in cui la Madonna apparve nel 1858 alla dodicenne Bernadette,
e davanti al nuovo altare, ottenuto da una roccia sbozzata di una cava dei
Pirenei, Giovanni Paolo II si è inginocchiato, pellegrino tra i pellegrini,
davanti alla statua dell’Immacolata ed ha bevuto un sorso d’acqua della
sorgente, offertagli dal rettore del Santuario, P. Raymond Zambelli. Quindi,
dopo la recita dell’Angelus, ha aperto il cuore in particolare ai primi cittadini
di Lourdes, i malati. Il cardinale Roger Etchegaray si è sostituito a Giovanni
Paolo II, un po’ affaticato, nel pronunciare il saluto: “Sono con voi, cari
fratelli, come un pellegrino presso la Vergine; faccio mie le vostre preghiere
e le vostre speranze; condivido con voi un tempo della vita segnato dalla
sofferenza fisica, ma non per questo meno fecondo nel disegno mirabile di Dio.
E ancora: “Cari fratelli ammalati, vorrei stringervi fra le mie braccia con
affetto, uno dopo l’altro e dirvi quanto sono vicino e solidale con voi. Lo
faccio spiritualmente affidandovi all’amore materno della Madre del Signore e
chiedendo a Lei di ottenere per voi le benedizioni e le consolazioni di suo
Figlio Gesù”. Un augurio di un Papa accompagnato dalla tenerezza di un
fratello.
Da Lourdes, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.
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In occasione della sua partenza per Lourdes, com’è consuetudine, Giovanni
Paolo II ha inviato un telegramma di saluti al Presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi. “Mentre mi accingo ad incontrare pellegrini e
specialmente malati che da tutto il mondo accorrono” al Santuario di Lourdes -
ha scritto il Papa - auspico che l’Italia “continui a tutelare con impegno
coloro che si trovano in precarie condizioni di salute”. Nel messaggio di ringraziamento
di Ciampi, il capo di Stato italiano, ha ricordato che “l’autorevole messaggio
di pace e solidarietà” del Papa è accolto “con speranza da tutti coloro che
soffrono e che traggono dalla Sua parola la forza necessaria per affrontare il
futuro con fiducia e serenità”.
Quando si
nomina Lourdes, il pensiero va subito ai malati, alle persone anziane.
Tuttavia, anche tra i giovani e il Santuario mariano francese c’è un rapporto
speciale. Lo conferma, al microfono del nostro inviato Alessandro De Carolis,
padre Saverio Zampa, cappellano del servizio giovani al Santuario di Lourdes:
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R. – Tra Lourdes e i giovani c’è
veramente un feeling, una sintonia. Per alcuni giovani, si tratta – non lo
nascondo – anche di curiosità. Per altri si tratta di ricerca: hanno sentito
parlare e vogliono vedere. Qui a Lourdes passano ogni anno 400 mila giovani;
questi giovani vendono o per rendere un servizio, o semplicemente per vivere
un’esperienza, un’esperienza di fede. Lourdes, si può dire, diventa per i
giovani una sorgente, una sorgente di un qualcosa che cercano. Chi viene per la
prima volta, spesso ha il desiderio di tornare una seconda volta e poi
continua. Un po’ come la proposta di Maria a Bernadette: ‘Mi fai la grazia di
venire qui per 15 giorni?’. I ragazzi di oggi la sentono, questa cosa, e la
rifanno.
D. – Qui a Lourdes si vive
l’esperienza della guarigione dei corpi e delle anime. E, dunque, qui a Lourdes
si fa anche l’esperienza del sacramento della riconciliazione, un sacramento
con il quale spesso i giovani hanno qualche difficoltà…
R. – Noi viviamo un’esperienza
bellissima. Io, nella mia vita, credo di non avere mai confessato così tanto e
così a fondo come qui a Lourdes. Assistiamo veramente a quello che chiamiamo
‘il miracolo del cuore’: ragazzi che non riescono più a confessarsi, ma che qui
trovano il coraggio e anche la gioia di farlo. Poi sono contentissimi, perché
si sentono liberi. Ecco: liberi.
D. – Tu sei un missionario
Oblato di Maria Immacolata, quindi Lourdes è un po’ casa tua. Come spiegare il
messaggio dell’Immacolata ai giovani?
R. – Quando parlo
dell’Immacolata ai giovani, sottolineo soprattutto un aspetto: credo che nel
cuore dei giovani ci sia, oggi, una nostalgia dell’innocenza, quell’innocenza
che avevamo quando eravamo piccoli e che il Vangelo richiama in quella famosa
frase di Gesù: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”.
Lì, secondo me, c’è anche una chiave per comprendere il desiderio dell’uomo.
Quando si viene a Lourdes si pensa alle parole di Maria: “Io sono l’Immacolata
Concezione”. E subito c’è un richiamo a quell’innocenza perduta, come se Maria
ridicesse al cuore dei giovani che è possibile ritrovare l’innocenza perduta.
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Oggi pomeriggio, la nostra
emittente seguirà – a partire dalle ore 17,15 – la recita del Santo Rosario del
Papa dalla Grotta di Massabielle. La radiocronaca dell’evento sarà in lingua
italiana, spagnola e tedesca sulle onde corte, le onde medie e la modulazione
di frequenza e, via satellite, in portoghese. Ancora, in lingua inglese in
collegamento con altre emittenti. Domani mattina, la nostra emittente seguirà
in radiocronaca diretta la Santa Messa presieduta dal Santo Padre sulla Prairie
del Santuario, a partire dalle 9,45, con commento in lingua italiana, tedesca,
francese e spagnola sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di
frequenza e, via satellite, in portoghese. Ancora, in lingua inglese in collegamento
con altre emittenti.
NOMINE
In Polonia, il Santo Padre ha
nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Cracovia, mons. Jan Zając, del
clero della medesima arcidiocesi, Rettore-Custode del Santuario della Divina
Misericordia in Łagiewniki, assegnandogli la Sede titolare vescovile di
Taddua; e il reverendo sacerdote Józef Guzdek, del clero della medesima
Arcidiocesi, Rettore del seminario metropolitano di Cracovia, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Treba.
Mons. Jan Zając è nato il 20
giugno 1939 a Libiąż Mały, nei pressi di Chrzanów,
nell’arcidiocesi di Cracovia. Dopo aver compiuto gli studi filosofici e
teologici presso l’allora Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia, è stato
ordinato sacerdote nel giugno del 1963. Mons. Józef Guzdek è nato il 18 marzo
1956 a Chocznia, arcidiocesi di Cracovia. Nel 1975 è entrato nel Seminario
Metropolitano di Cracovia. E’ stato ordinato sacerdote nel maggio del 1981.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Con intimo trasporto mi unisco ai milioni di pellegrini di Lourdes”: Giovanni
Paolo II nel Santuario Mariano francese per celebrare il 150.mo della
definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Nelle
vaticane, il resoconto dettagliato del viaggio pastorale del Papa. L’articolo
dell’inviato Giampaolo Mattei.
La
Lettera del Santo Padre al cardinale Javier Lozano Barragan, in occasione del
XXV anniversario dell’ordinazione episcopale.
Nelle
estere, in Iraq nuove violenze, mentre a Najaf regge la fragile tregua.
Burundi:
uccisi più di 150 civili di etnia tutsi in uno spietato attacco ad un campo
profughi.
Nella
pagina culturale, un articolo di Claudio Toscani dal titolo “La poesia come
vento rigenerante che spazza paesaggi di catastrofe”: è morto Czeslaw Milosz,
Premio Nobel nel 1980.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema dell’immigrazione.
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14 agosto 2004
ALMENO
153 PERSONE UCCISE E ALTRE 111 FERITE, IERI SERA,
NELL’ATTACCO
AD UN CAMPO PROFUGHI DI TUTSI CONGOLESI A GATUMBA
-
Intervista con padre Claudio Marano -
Torna la violenza in Burundi. Almeno 153 persone sono state uccise e
altre 111 ferite ieri sera in un attacco ad un campo profughi di tutsi
congolesi a Gatumba, 20 km a ovest di Bujumbura e a 4 km di distanza dalla
frontiera con la Repubblica Democratica del Congo. Sull’accaduto, ascoltiamo al
microfono di Giada Aquilino, la testimonianza di padre Claudio Marano,
missionario saveriano a Bujumbura:
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R. – Le indicazioni che sono
arrivate parlano di gente che è arrivata dal Congo insieme ad elementi della
ribellione hutu burundese e della ribellione hutu rwandese. Hanno attaccato un
campo militare nella zona di Gatumba. Dato che sono stati subito respinti,
hanno attaccato il campo profughi che è vicino al campo militare.
D. – Padre, alcune fonti
riferiscono che tra coloro che hanno attaccato il campo ci sarebbero pure
membri delle forze nazionali di liberazione ...
R. – Un testimone di Gatumba
parlava di gente che attaccava e che parlava diverse lingue: lo swahili, il
kinyarwanda e il kirundi, che potrebbero essere i maymay del Congo, gli hutu
del Rwanda e uomini del FNL del Burundi.
D. – Nelle ultime settimane è
stato siglato un accordo di spartizione dei poteri tra hutu e tutsi ma ci sono
ancora violenze in Burundi. Perché?
R. – Per esempio, il gruppo
ribelle FNL sta aspettando ancora un esercito nazionale per riuscire ad entrare
nelle discussioni di pace e l’esercito nazionale non è ancora stato messo in
atto. Gli accordi di Pretoria sono stati firmati da 20 partiti su 30 presenti
ed è per questo che la conferma di questo Trattato di Pretoria, che avrebbe
dovuto essere preso in considerazione in un incontro di capi di Stato dei Paesi
dei Grandi Laghi a metà agosto, non è stata possibile ed è stata rimandata
all’inizio di settembre.
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LA SUGGESTIVA CERIMONIA DI APERTURA, IERI SERA, NELLO STADIO
DI ATENE,
HA
DATO IL VIA AI 28.MI GIOCHI OLIMPICI DELL’ERA MODERNA.
PROTAGONISTI
GLI ATLETI CHE IN MIGLIAIA HANNO RAPPRESENTATO
LA
VITALITA’ DI POPOLI GRANDI E PICCOLI
-
Intervista con il prof. Giorgio Rumi -
Celebrare
l’umanità al meglio: con questo spirito, lo spirito originario delle Olimpiadi
è iniziata ieri sera ad Atene la 28.ma edizione dei Giochi olimpici dell’era
moderna. Una cerimonia spettacolare, per alcuni aspetti straordinaria, ha fatto
dello Stadio olimpico ateniese il centro del mondo, riunito nel segno della
pace. Numerosi i leader politici presenti all’inaugurazione, ma i veri
protagonisti, applauditissimi, sono stati gli atleti, che in migliaia hanno sfilato
animando la suggestiva inaugurazione. Ascoltiamo
da Atene, Roberto Zichittella:
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(Musica)
Per la Grecia oggi è la giornata
dell’orgoglio. La splendida cerimonia d’apertura, che ha dato il via ieri sera
ai giochi della 28.ma Olimpiade, ha offerto uno spettacolo che tutto il mondo
ha ammirato e oggi i greci possono dire veramente che le Olimpiadi sono tornate
a casa. Nonostante i timori dei mesi scorsi sui ritardi dell’organizzazione,
ieri sera tutto ha funzionato in modo perfetto. Per lo spettacolo di musiche e
coreografie, che ha preceduto la sfilata degli atleti, l’interno dello Stadio
era stato ricoperto da oltre due milioni di litri d’acqua. Molti greci si sono
commossi quando una piccola barca ha solcato le acque con a bordo un bimbo che
sventolava la bandiera greca. Lo show è stato ricco di richiami alla storia
della Grecia antica e moderna, alla mitologia, alle Olimpiadi dell’antichità.
Ad un certo punto è spuntata dall’acqua un’enorme testa scolpita secondo lo
stile della civiltà cicladica. Uno spettacolo indimenticabile. La sfilata delle
202 squadre ha dato davvero un’idea della universalità di queste Olimpiadi.
Tutto il mondo era qui: lo squadrone degli Stati Uniti e la sola portabandiera
di Gibuti, le due Coree in fila dietro un’unica bandiera e gli atleti del
Botswana, abbigliati nei loro costumi tradizionali armati di lance. Un boato
formidabile ha accolto l’ingresso nello Stadio della squadra greca che ha
chiuso la sfilata.
In tribuna d’onore applaudivano
varie personalità: il presidente della Repubblica italiana Ciampi, il
presidente tedesco Köhler, il polacco Kwasniewski, il re Alberto del Belgio, la
regina di Spagna Sofia, il premier britannico Tony Blair. I Giochi sono stati
dichiarati aperti ufficialmente dal presidente greco Stephanopulos, quando ad
Atene mancavano 15 minuti alla mezzanotte. Jacques Rogge, presidente del
Comitato olimpico internazionale si è rivolto agli atleti invitandoli a non
ricorrere al doping e rispettare il fair play. Il problema del doping
getta un’ombra su queste Olimpiadi per il giallo che sta coinvolgendo i due
campioni greci dell’atletica, Kostas Kenteres e Katerina Thanou. I due atleti
sono sfuggiti ad un controllo antidoping ed ora sono ricoverati in
ospedale per un misterioso incidente stradale. Intanto, da questa mattina, sui
diversi campi di gara è cominciata la caccia alle medaglie ed in queste ore il
centro di Atene è attraversato dai corridori della prova di ciclismo su strada
maschile. La prima medaglia d’oro, assegnata in queste Olimpiadi, ha cinto il
collo della cinese Du Li, vincitrice nel tiro. Una vittoria di buon auspicio
per la Cina, che ospiterà a Pechino le Olimpiadi del 2008.
Roberto Zichittella, da Atene,
per la Radio Vaticana.
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Le Olimpiadi
sono così tornate finalmente nella loro terra d’origine. La cerimonia nello
Stadio olimpico è stato proprio un tributo all’idea dei Giochi e alla sua
storia. Tante le emozioni allo stadio, come per milioni di spettatori che attraverso
i cinque continenti hanno seguito l’inizio delle Olimpiadi di Atene. Sul significato profondo di questo evento, Alessandro
Gisotti ha raccolto la riflessione dello storico Giorgio Rumi, editorialista
dell’Osservatore Romano. Sottofondo musicale dell’intervista è “Olimpic
Dream”, inno di questa edizione dei Giochi Olimpici:
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(Inno Olimpico)
R. – E’ come una boccata d’aria.
Abbiamo visto un’umanità che può stare insieme, a fianco. Abbiamo visto, in
ordine alfabetico, questi singolari appaiamenti, per cui Israele ed Iraq sono
vicini. E questa non è cosa da poco.
D. - Quindi, nel rispetto dello
spirito più autentico delle Olimpiadi: la tregua olimpica, la pace …
R. - Sì, la tregua implica la
pace come un fatto ovvio e naturale. Non è solo una complicatissima alchimia.
Esistono inclinazioni dei popoli, delle nazioni a vivere insieme civilmente,
ordinatamente e oserei dire anche con un certo affetto e una certa simpatia.
D. - Iraq, Afghanistan,
Palestina: alla parata olimpica le nazioni che soffrono in questo momento
storico hanno ricevuto gli applausi più fragorosi. Per gli Stati Uniti qualche
fischio... Insomma, si può far politica anche con un battito di mani?
R. – Questo senz’altro. I fischi
non mi preoccupano eccessivamente, perché sappiamo che la Grecia è un Paese di
forti passioni politiche. E’ chiaro che la posizione degli Stati Uniti, di
solitaria super potenza, attira non tante simpatie. Diciamo, però, che tutto
sommato sono stati contenuti. E’ chiaro che non erano rivolti alle persone,
erano semmai rivolti a quello che la bandiera per alcuni simbolizza. Io direi
di non drammatizzare questo aspetto.
D. - Si può dire che il tempo
dei boicottaggi alle Olimpiadi è finito…
R. - Sì, io ricordo quando ci fu
la vicenda del Sudafrica. E’ stato pesante, perché escludendo il Sudafrica
abbiamo escluso anche i neri del Sudafrica. E’ meglio adesso. Non dico che
esista un progresso nella storia – questo è evidentemente troppo complesso – ma
diciamo che alcune situazioni le abbiamo risolte. E per quelle che non sono
risolte, l’episodio di ieri è stato di buon augurio per una possibilità di
pace, soprattutto per le nuove generazioni, perché il mondo è loro.
(Inno Olimpico)
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DA
QUESTA SETTIMANA E’ LEGGE IN ITALIA IL PROVVEDIMENTO
CHE OBBLIGA I PRODUTTORI A
FORNIRE TUTTI GLI ALIMENTI DI UN’ETICHETTA
CHE NE CHIARISCA LA PROVENIENZA
- Intervista con Francesco Masini, Giuseppe Politi
e Alberto Contessi -
In Italia non sarà più possibile
presentare come nazionali prodotti che arrivano da altri Paesi. Da questa
settimana è ufficialmente legge il provvedimento che obbliga i produttori a
fornire tutti gli alimenti di un’etichetta che ne chiarisca la provenienza. Per
l’approvazione della legge si sono dette soddisfatte le associazioni dei consumatori
e degli agricoltori. Il servizio di Alessandro Guarasci:
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Gli ‘agropirati’ avranno vita
dura: non si potrà più ‘spacciare’ per italiano un prodotto che non lo è. Ad
esempio, presentare come nostrana una bottiglia d’olio spremuto da olive
tunisine; mettere il tricolore sul latte munto da mucche bavaresi o sulla
passata ottenuta da pomodori cinesi. Si tratta di una vera rivoluzione per le
associazioni agricole. Francesco Masini, responsabile consumatori della
Coldiretti:
“Finalmente, il consumatore ha la possibilità di spendere per l’acquisto
di prodotti alimentari valutando il prodotto secondo il prezzo, con un riguardo
a maggior sicurezza e maggior qualità”.
L’industria
è preoccupata per i costi di questo provvedimento, ma la soluzione si può
trovare, per Giuseppe Politi, neo presidente della Confederazione italiana agricoltori:
“Certo, io mi rendo conto che il provvedimento crea problemi
all’industria, però la cosa migliore è risolverli mettendosi intorno ad un
tavolo. Penso che anche l’industria abbia l’interesse a valorizzare nel mondo
un prodotto italiano, ma soprattutto a far conoscere ai consumatori, attraverso
l’etichetta, cosa c’è realmente nella confezione”.
Scatteranno,
inoltre, multe fino a 6.000 euro per chi venderà il miele importato con quello
nazionale senza indicare il Paese d’origine. Anche perché la produzione
italiana è migliore, secondo il biologo Alberto Contessi, autore di un libro
per Edagricole:
“I produttori sono controllati. Le nostre autorità sanitarie, in
particolare i veterinari delle USL, controllano le produzioni del miele: ci
sono delle regole molto precise. I laboratori di smielatura debbono essere
sottoposti a controlli, debbono avere delle caratteristiche particolari di
igiene. Gli alveari vengono controllati dai veterinari”.
In Italia, il miele arriva anche
da Cina, Messico e Sud America. E’ importante che la sicurezza alimentare sia
garantita.
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Domani, Assunzione della Beata
Vergine Maria, la liturgia ci presenta il brano evangelico in cui, mentre Gesù
stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il
ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma Egli disse:
“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.
Sul significato di questo brano
del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan
Rupnik:
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La festa dell’Assunzione della
Beata Vergine Maria, Madre di Dio, si colloca sul nostro orizzonte come una
parabola dove si vede compiuto il disegno di Dio sull’uomo. Dio ha preso la
terra e, soffiando in essa il suo Spirito, ha creato l’uomo. Tramite lo Spirito
si è versato sull’uomo l’amore di Dio e all’uomo è così aperta la via a Dio
Padre e cioè la vita presso Dio.
L’Oriente cristiano rappresenta la festa di domani come “Dormizione di
Maria”. Intorno alla Madre di Dio morta troviamo gli Apostoli ed i Santi Padri,
alcuni segnati dal dolore perché ogni morte è percepita come separazione, come
un amore lacerato; alcuni sono invece raccolti nella contemplazione, perché già
vedono il compimento della vita di Maria nell’amore di Dio. Lei, che ha dato il
corpo al Verbo di Dio, è ora accolta nelle braccia del Figlio per la vita
eterna.
L’amore di Cristo rende integri,
perciò la Madre tramite il Figlio vive integralmente presso Dio. In Lei è così
compiuto il primo esodo del creato verso il Creatore.
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14
agosto 2004
COMPIE 70 ANNI A MESSINA, LA STELE DELLA MADONNA DEL PORTO,
INTITOLATO ALLA MADONNA DELLA LETTERA
- A cura di Patrizia Casale -
MESSINA. = Da 70 anni si erge
maestosa all’ingresso del Porto e idealmente saluta chi viene e chi va dallo
Stretto. Sul basamento si legge: “Vos et ipsam civitatem benedicimus”,
io benedico voi e la vostra città. Da sempre la statua della Madonnina del
porto è un simbolo di Messina, della sua rinascita dopo il terremoto e
ricordarla oggi significa rendere omaggio alla storia della città. In programma,
celebrazioni semplici e d’effetto, una preghiera dell’arcivescovo di Messina,
mons. Giovanni Marra, davanti alla base del monumento con accanto un corteo di
barche e la deposizione, nello spazio d’acqua circostante, di una corona di
fiori. L’opera fu voluta dall’arcivescovo mons. Angelo Faino, uno dei fautori
della ricostruzione dopo il sisma. In cima alla stele, la statua bronzea della
Madonna della lettera, simbolo massimo dell’anima della città, della sua
spiritualità. Il monumento è alto 60 metri, il basamento su cui poggia la
colonna è di 7 e ha un diametro di quasi 6. La stele è alta, invece, 35 metri,
internamente percorsa da una scala a chiocciola. In cima alla colonna, un globo
bronzeo dorato di 2 metri e 60 raffigura il mondo su cui svetta la statua
benedicente della Madonna della lettera, alta 7 metri, anch’essa in bronzo
dorato. La statua della Madonna della lettera è uno dei monumenti più suggestivi
per chi arriva in Sicilia: messinesi, turisti, isolani che tornano alla terra
natìa non possono fare a meno di fermarsi, anche per un attimo, in preghiera
davanti ad un grande simbolo di fede e tradizione.
L’IMPEGNO DELLA CARITAS MBUJIMAYI
IN AIUTO AGLI SFOLLATI E AI PROFUGHI
DEL KASAI NEL SUD EST DEL CONGO
KINSHASA. = Non solo acqua e
viveri ma anche la possibilità di vivere una vita dignitosa: è il sostegno
fornito dalla Caritas-Mbujimayi ai profughi e agli sfollati del Kasai, regione
orientale della Repubblica Democratica del Congo, colpita dalla guerra.
L’organismo pastorale, infatti, oltre a fornire cure mediche e viveri agli
sfollati, ha avviato alcune attività commerciali da far gestire alla gente del
posto. Nelle parrocchie, per esempio, sono stati avviati microcrediti per
realizzare piccole imprese. In cinque località della regione, inoltre, sono
stati attivati diversi programmi di reintegrazione sociale con il contributo
dell’Unione Europea. Grazie a questi sforzi, l’80% dei rifugiati è divenuto
autonomo ed è ormai parte attiva della società. Ma altri progetti sono allo
studio insieme ad alcune Organizzazioni Non Governative. La situazione in
Kasai, infatti, è drammatica: tra il 1998 e il 2003 almeno 200 famiglie sono
state costrette ad abbandonare le proprie case e la povertà ha provocato un
aumento della prostituzione e dei bambini di strada. (R.P.)
DIFFICOLTA’ LOGISTICHE IN CIAD A
CAUSA DELLE PIOGGE HANNO RALLENTATO
GLI AIUTI UMANITARI AI RIFUGIATI DEL CONFINANTE SUDAN,
NEL QUALE E’ IN ARRIVO UN NUOVO
TEAM DI EMERGENZA DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI
N'DJAMENA. = Le pesanti precipitazioni in
Ciad orientale della scorsa settimana hanno frenato gli aiuti umanitari ai
rifugiati del Sudan. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
ha provveduto a far arrivare 16 mila tende al campo di Bredjing, nonostante le
cattive condizioni metereologiche abbiano bloccato molte strade. Nel campo è
stata aumentata la distribuzione di acqua potabile: da 1,7 litri per rifugiato
al giorno a 12 litri per persona al giorno. L’ACNUR è stato in grado di
consegnare una maggiore quantità di acqua filtrata, proteggendo i pozzi già
esistenti e aggiungendo del cloro all’acqua prima di essere pompata nelle taniche
da distribuzione, il cui numero è stato aumentato così come quello dei
rubinetti collegati alle condotte dalle quali si può attingere acqua. Per i
rifugiati, l’incremento di acqua potabile è una priorità assoluta per la
prevenzione del colera e di altre malattie. Sono 8000 i rifugiati fino ad oggi
registrati dall’agenzia dell’ONU, mentre 144000 si trovano nei nove campi ACNUR
in Ciad. Altri 21000 hanno raggiunto in maniera autonoma alcune zone lontane
dal confine Sudan-Ciad. Intanto, proseguono i lavori di preparazione per
l’imminente apertura dei campi nei siti di Treguine e Mader, che dovrebbero
essere pronti in circa tre settimane. Le due località sono state scelte dopo
che uno studio delle immagini satellitari aveva suggerito la presenza di
risorse idriche. Per la prossima settimana, in Darfur è previsto l’arrivo di un
team di emergenza di dieci operatori ACNUR che si aggiungerà ai sei operatori
internazionali già presenti ad El Genuina e Nyala. (F.S.)
STATO DI EMERGENZA NELLE MALDIVE.
IL GOVERNO DI MALE HA IMPOSTO
IL COPRIFUOCO, DOPO UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA SULLE MANCATE RIFORME
MALE. = Sembra essere tornata la
calma nelle Maldive, dopo l’adozione del coprifuoco, di durata illimitata,
imposto ieri dal governo nella capitale Male. La decisione ha fatto seguito
alle tensioni emerse nel corso di una manifestazione, che reclamava maggiore
democrazia nel Paese. La protesta, ammutolita dall’esercito per mezzo di gas
lacrimogeni, ha portato anche all’arresto di 90 persone. I manifestanti
chiedevano maggiori riforme al governo del presidente Maumoon Abdul Gayoom,
che, dopo essere stato confermato per la quinta volta consecutiva come capo
dello Stato, ha promesso nel giugno scorso di adottare una serie di misure di
apertura politica. Il gruppo oppositore ‘Maldive Culture’ ha affermato che la
polizia ha infiltrato provocatori fra i manifestanti per causare incidenti,
arrestando decine di persone e picchiandone altre centinaia. Secondo un altro portavoce
del governo, Ahmed Shaheed, tuttavia, le unità antisommossa sono intervenute
solo dopo che i manifestanti hanno cercato di dare fuoco a un edificio
pubblico. Occorre ora attendere le prossime mosse del governo di Gayoom per
mettere in pratica le riforme promesse, che prevedono cambiamenti alla
Costituzione, la creazione di una Commissione sui diritti umani e una maggiore
autonomia per le autorità giudiziarie. (B.C.)
CELEBRATA IN TUNISIA LA FESTA
NAZIONALE DELLA DONNA
TUNISI. = La
Tunisia ha celebrato la festa nazionale della donna e la promulgazione del
Codice dello statuto personale che il 13 agosto del 1956 abolì la poligamia,
fissò l’età minima del matrimonio a 17 anni e attribuì il diritto alla madre di
tutela sui figli minorenni, in caso di morte del marito. Oggi, le donne in
Tunisia rappresentano il 25% della popolazione attiva e più del 50% del popolo
universitario. Di recente, ad una donna è stata assegnata per la prima volta la carica di prefetto e
ad altre due quelle di direttore e avvocato generale dell’Istituto Superiore
della Magistratura. “I diritti della donna rappresentano una componente essenziale
dei diritti umani e un valore inalterabile al pari di libertà, giustizia e
uguaglianza, nonché un principio fondamentale per la costruzione di una società
civile”: a sottolinearlo Ben Ali, capo dello Stato. (F.S.)
ESTATE DI GRANDI EVENTI PER
VALORIZZARE IL PATRIMONIO ARTISTICO DELL’ITALIA: MUSEI E SITI ARCHEOLOGICI STATALI
APERTI ANCHE A FERRAGOSTO
ROMA. =
Apertura ferragostana per musei e siti archeologici, un’opportunità per rendere
la vacanza un momento di cultura e conoscenza: è l’iniziativa promossa dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali al fine di valorizzare il patrimonio
culturale nazionale in un giorno tradizionalmente festivo. Le proposte non
finiscono qui. Sono, infatti, numerosi gli eventi che interessano buona parte
del Sud Italia durante l’estate. Manifestazioni teatrali animeranno gli
anfiteatri greci e romani del meridione con la manifestazione “ Teatri di pietra
2004” e sarà possibile visitare di notte Paestum, Villa Adriana e Villa d’Este
a Tivoli. Testimonial d’eccezione, Claudio Baglioni che con il tour “Cercando”
toccherà i principali siti d’arte di alcune città italiane. “Continua lo sforzo
di tenere aperte le aree archeologiche, impegno che ha prodotto un aumento di
pubblico per il patrimonio culturale statale”, ha dichiarato Giuliano Urbani,
Ministro per i Beni e le Attività Culturali. (F.S.)
APPELLO
DEL CAPO DELLA MISSIONE DI VERIFICA DELLE NAZIONI UNITE IN GUATEMALA PER
L’INSEDIAMENTO DI UN UFFICIO ONU PER I DIRITTI UMANI NEL PAESE
CITTA’ DEL
GUATEMALA. = “La strada per ottenere il pieno rispetto delle libertà
individuali e sociali è ancora lunga”: è quanto sostiene Tom Koenigs, capo
della Missione di verifica delle Nazioni Unite in Guatemala, che durante una
conferenza stampa ha chiesto al Congresso guatemalteco di approvare
l’insediamento di un ufficio ONU per i diritti umani nel Paese, considerando
che persistono ancora casi di minacce e intimidazioni nei riguardi di persone
in diversi settori. “Dalla fine della guerra civile nel 1996 - ha detto
Koenings - il Guatemala ha fatto passi avanti in tema di diritti umani ma
moltissimo resta da fare”. Quest’ufficio collaborerà con le autorità nel
gestire programmi e misure che promuovano e proteggano i diritti fondamentali
della popolazione e per la formulazione e l’applicazione delle politiche. Il
governo dell’ex presidente Alfonso Portillio, al potere fino a gennaio 2004, si
era mostrato disponibile ad istituire un ufficio ONU per i diritti umani nella
capitale, ma l’opposizione di alcune formazioni politiche in Parlamento ha
impedito che il progetto fosse realizzato. (F.S.)
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14
agosto 2004
- A cura
di Barbara Castelli -
La violenza in Iraq oltrepassa i
confini di Najaf. La polizia ha sventato ieri sera una serie di attentati a
Baghdad, dove l’ambasciata degli Stati Uniti è stata sfiorata da diverse
esplosioni. Fino alle prime ore di questa mattina, nella città di Samarra, nel
triangolo sunnita, bombardamenti aerei americani hanno provocato la morte di
circa 50 miliziani iracheni. Ed è di almeno 40 guerriglieri e tre poliziotti il
bilancio degli scontri a Hilla, nel sud del Paese, dove nella notte agenti
iracheni e soldati polacchi si erano trovati assediati da centinaia di
miliziani sciiti. E diversi morti anche a Ramadi e nella provincia di al-Anbar,
a ovest di Baghdad. E per il secondo giorno consecutivo, sembra reggere la
tregua a Najaf, concordata per assistere i feriti e favorire i negoziati in
corso. Ce ne parla Roberta Moretti:
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Nella città santa non si
combatte, ma si avverte una forte tensione: migliaia di sostenitori del leader
radicale sciita Moqtada Al-Sadr, guidati dallo sceicco Hazem al-Araji, che ieri
a Baghdad aveva lanciato ai fedeli un appello a “marciare su Najaf”, stanno
giungendo in queste ore alle porte della città. Il religioso ribelle, che ieri
è rimasto ferito nei bombardamenti americani, in serata è uscito allo scoperto.
Dal suo rifugio nel mausoleo di Ali, con una vistosa fasciatura a un braccio,
ha invitato i seguaci a difendere i luoghi santi “fino alla vittoria o al martirio”.
Ma soprattutto, ha posto dieci condizioni per fermare la rivolta, tra cui il
ritiro delle forze straniere da Najaf e la consegna del governo locale
all’autorità religiosa sciita. La milizia di Mahdi dovrà essere considerata
come un movimento politico, conservando tuttavia il diritto di restare armata.
Tutti i prigionieri dovranno essere liberati, e i servizi pubblici ristabiliti
nella città. Lui, in cambio ha promesso che lascerà la moschea dell’imam Ali
dove si è rifugiato e ordinerà ai suoi uomini di ritirarsi. Le autorità
irachene hanno intanto chiuso l’oleodotto principale per le esportazioni di
petrolio dal sud del Paese, come misura precauzionale dopo la scoperta di piani
dei ribelli per sabotare la struttura. Sono riprese, invece, le esportazioni
dal nord. Da Londra, infine, giungono notizie sulla salute dell’Ayatollà
iracheno Al Sistani. La massima autorità sciita in Iraq è in condizioni stabili
dopo l’intervento chirurgico al cuore a cui è stato sottoposto nella capitale
britannica.
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Prosegue
in Pakistan la maxi-operazione contro il terrorismo e la rete di Al Qaeda. Le
forze di sicurezza hanno arrestato ieri un integralista islamico sospettato di
coinvolgimento nel fallito attentato, il mese scorso, contro il primo ministro
designato Shaukat Aziz. Nell’ultimo mese nel Paese sono state arrestate una
trentina di persone. Nei territori, comunque, la tensione resta alta. Le forze
di sicurezza hanno sventato stamani due attentati che avevano come obiettivo
altrettanti ministri, in occasione dell’anniversario dell’indipendenza del
Paese. La notizia è stata resa nota da un esponente del maggior partito al
potere, la Lega musulmana, che, tuttavia, non ha fornito i nominativi dei due
ministri.
Raggiunto
ieri un cessate il fuoco nella regione separatista dell’Ossezia del Sud,
durante la riunione della Commissione mista di regolamento del conflitto, composta
da Georgia, Russia, Ossezia e l’Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa (Osce). Il parlamento georgiano, intanto, ha chiesto il
ritiro delle forze di pace russe dalla regione, accusandole di essere “una
parte nel conflitto” e auspicando la loro sostituzione con un contingente
internazionale.
Il destino del presidente venezuelano, Hugo Chávez, è nelle mani degli
elettori. Il referendum promosso per domani dall’opposizione stabilirà se il capo
dello Stato potrà restare in carica o sarà costretto a dimettersi. L’esito
appare incerto, come ci riferisce da Caracas Maurizio Salvi:
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Uno dei leader dell’opposizione,
Enrique Mendoza, ha sostenuto che a partire da lunedì nasce il nuovo Venezuela
del XXI secolo, che porrà fine, fra l’altro, al processo di ‘cubanizzazione’
del Paese. Da parte sua, il vice presidente della Repubblica, José Vicente
Rangel, ha dichiarato che la vittoria di Hugo Chavez è certa, rivolgendo poi un
appello all’opposizione a sedersi già lunedì ad un tavolo di dialogo.
Nonostante le posizioni siano radicalizzate, finora la campagna elettorale si è
svolta senza incidenti gravi. Anche le chiese venezuelane hanno contribuito
alla campagna di partecipazione popolare e di rafforzamento della democrazia.
In un documento, si chiede agli elettori di esprimere un voto in coscienza,
perché la pace e la costruzione del futuro del Paese dipendono grandemente dal
referendum.
Da Caracas, Maurizio Salvi per
la Radio Vaticana.
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Trasferiamoci in Colombia, dove
ieri cinque elicotteri della polizia antinarcotici, tra cui uno sul quale
viaggiava il vicepresidente, Francisco Santos Calderon, sono stati attaccati a
colpi d’arma da fuoco mentre sorvolavano un parco naturale nei pressi della
città di San José, 300 chilometri a sud est di Bogotà. Il parco, che nasconde
alcune piantagioni di coca, sarebbe controllato dai guerriglieri delle Forze
armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), ai quali i funzionari del governo e
fonti della polizia hanno attribuito la responsabilità dell’attacco.
Dichiarato lo stato di calamità in
Florida per l’uragano Charley, che ha investito la regione meridionale degli
Stati Uniti con venti che superano i 200 chilometri orari. Nello Stato del Sole
ieri il passaggio dell’uragano ha registrato le prime due vittime, una bambina
e una donna. Prima di colpire la Florida, Charley aveva investito l’isola di
Cuba, dove vi sono stati almeno quattro morti e oltre 1.100 case sono andate
distrutte.
In Darfur, la regione
occidentale del Sudan teatro di scontri senza sosta, è il giorno dell’Unione
africana. E’ atteso per oggi, infatti, l’arrivo dei primi 150 soldati rwandesi,
membri del contingente di pace di duemila uomini. Ma sul piano diplomatico non
mancano le difficoltà. Sentiamo Giulio Albanese:
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Il governo di Khartoum e i mediatori dell’Unione Africana
hanno confermato ieri che le delicate trattative di pace per il Darfur si dovrebbero
svolgere in Nigeria, ad Abuja, il 23 agosto prossimo. Curiosamente, però, nei
circoli diplomatici l’incertezza regna sovrana, non fosse altro perché i due
movimenti ribelli attivi nel Darfur, il JEM e il Sudan Liberation Army, hanno
chiesto che l’appuntamento di Abuja venga fatto slittare di qualche giorno, a
causa di non meglio precisati impegni pregressi. Dietro a questo
temporeggiamento dei ribelli, vi sarebbe un’altra iniziativa: un incontro di
riconciliazione in corso da mercoledì sera a Sirte, in Libia, dove il
presidente Gheddafi sarebbe riuscito per conto suo a riunire rappresentanti dei
due movimenti ribelli del Darfur, delegati del governo sudanese, dell’Unione
Africana e dell’esecutivo ciadiano. Insomma, la sensazione è che vi siano
diplomazie parallele. Se queste poi siano in grado di giovare effettivamente
alla causa della pace, è tutto da dimostrare. Comunque, Allami Hamad, uno dei
principali mediatori africani, ha dichiarato senza mezzi termini che non è
possibile modificare la data prevista del 23 agosto, essendo stata preventivamente
fissata dopo incontri con i più alti responsabili dei due movimenti ribelli.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Omicidi rituali e magia nera in
Nigeria. La polizia locale ha scoperto finora 83 cadaveri nei siti dedicati a
queste pratiche in una foresta dello Stato meridionale di Anambra. 32 in tutto
le persone finite in manette con l’accusa di omicidi rituali. Anche se la
grande maggioranza dei 130 milioni di nigeriani sono cristiani o musulmani, in
molte regioni si perpetuano tradizioni animiste e feticiste, come pure riti di
stregoneria.
Dopo oltre 10 anni l’India è
ricorsa nuovamente alla pena di morte. Un uomo condannato a morte per stupro e
omicidio è stato ucciso ieri mediante impiccagione in un carcere di Calcutta.
La settimana scorsa il presidente indiano, Abdul Kalam, aveva respinto la
richiesta di grazia per il 42.enne.
E’ stato domato l’incendio che
nella notte di giovedì ha distrutto oltre 700 ettari del Parco nacional de la
Sierra Calderona, nella regione di Valencia, in Spagna, ed ha costretto
all’evacuazione di quasi 7.000 persone. Secondo le prime informazioni, le
fiamme hanno origine dolosa.
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