RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 227 - Testo della trasmissione di sabato 14 agosto 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La preghiera di Giovanni Paolo II alla Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, subito dopo l’arrivo al Santuario di Lourdes. Un momento di commozione e di intenso raccoglimento: intervista con padre Saverio Zampa.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ancora violenza in Burundi. Almeno 153 persone uccise e altre 111 ferite, ieri sera, nell’attacco ad un campo profughi a Gatumba: ce ne parla padre Claudio Marano

 

La suggestiva cerimonia di apertura, ieri sera ad Atene, ha dato il via ai 28.mi Giochi Olimpici: protagonisti gli atleti che in migliaia hanno rappresentato la vitalità di popoli grandi e piccoli. Con noi Roberto Zichittella e il prof. Giorgio Rumi

 

Da questa settimana è legge in Italia l’obbligo per i produttori di fornire tutti gli alimenti di un’etichetta che ne chiarisca la provenienza: ai nostri microfoni Francesco Masini, Giuseppe Politi e Alberto Contessi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Compie 70 anni a Messina, la stele della Madonna del Porto, intitolato alla Madonna della Lettera

 

L’impegno della Caritas Mbujimayi in aiuto agli sfollati e ai profughi del Kasai nel sud est del Congo

 

Difficoltà logistiche in Ciad a causa delle piogge hanno rallentato gli aiuti umanitari ai rifugiati del confinante Sudan

 

Stato di emergenza nelle Maldive. Il governo di Male ha imposto il coprifuoco, dopo una manifestazione di protesta sulle mancate riforme

 

Celebrata in Tunisia la festa nazionale della donna

 

Estate di grandi eventi per valorizzare il patrimonio artistico dell’Italia: musei e siti archeologici statali aperti anche a Ferragosto

 

Appello del capo della missione di verifica delle Nazioni Unite in Guatemala per l’insediamento di un ufficio Onu per i diritti umani nel Paese

 

24 ORE NEL MONDO:

A Najaf in vigore il cessate il fuoco, ma resta alto il bilancio dei morti per gli scontri nel resto del Paese

 

Ennesimo arresto significativo in Pakistan nel quadro delle operazioni antiterrorismo

 

Raggiunto il cessate il fuoco nella regione separatista dell’Ossezia del Sud

 

Venezuelani domani alle urne per il referendum sul mandato del presidente Chavez.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 agosto 2004

 

LA PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II ALLA VERGINE MARIA

NELLA GROTTA DI MASSABIELLE SUBITO DOPO L’ARRIVO AL SANTUARIO DI LOURDES:

UN MOMENTO DI COMMOZIONE E DI INTENSO RACCOGLIMENTO.

IL PAPA, GIUNTO A METÀ MATTINA ALL’AEROPORTO DI TARBES,

HA POI RAGGIUNTO LOURDES

 

La preghiera di Giovanni Paolo II alla Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, subito dopo l’arrivo al santuario di Lourdes è stato un momento di commozione e di intenso raccoglimento. Il Papa ha raggiunto Lourdes dopo essere giunto a metà mattina all’aeroporto di Tarbes. E’ iniziato così il 104.esimo viaggio apostolico del Papa: un pellegrinaggio di due giorni nel Santuario mariano francese, già visitato dal Pontefice nel 1983. Ma ascoltiamo quanto ci riferisce da Lourdes Alessandro De Carolis:

 

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Il primo saluto è stato per la Francia, terra di “grandi Santi” e di “illustri” pensatori, che l’ha accolto per la settima volta. Il secondo è stato per i malati che lo hanno accolto sotto la Grotta di Massabielle come uno di loro. A loro, con i quali condivide la stagione della sofferenza fisica, si è stretto in un ideale abbraccio fatto di affetto e di solidarietà. E’ iniziato così il secondo pellegrinaggio di Giovanni Paolo II a Lourdes. La città questa mattina si era risvegliata sotto un sole luminosissimo, dopo i continui chiaroscuri di nubi dei giorni scorsi e un andirivieni serrato di persone dirette al Santuario fin dalle prime ore del mattino, sotto l’occhio dei gendarmi a piedi e a cavallo dislocati in prossimità degli ingressi.

 

Proprio ai pellegrini presenti – previsti in circa 350-400 mila - e ai milioni di coloro che ogni anno raggiungono la cittadella dell’Immacolata per affidarle – ha osservato il Papa - le “intenzioni che portano nel cuore e chiedere il suo aiuto e la sua intercessione”, il Pontefice ha subito detto di volersi unire con “intimo trasporto”. Ampliando poi lo sguardo al Paese che non vedeva dai tempi della grande Gmg del ’97 a Parigi, Giovanni Paolo II, nell’indirizzo di saluto al presidente francese Jacques Chirac, ha detto di guardare “con fiducia alla comunità cristiana di oggi” ed ha messo in risalto il “patrimonio di cultura e di fede” che ha segnato la storia della nazione. E proprio una pagina storica celebra in questi giorni la Francia: una pagina di guerra, quella dello Sbarco in Provenza dell’agosto del 1944, quando mezzo milione di soldati alleati penetrarono da sud nella Francia, controllato da 200 mila tedeschi. Sessant’anni dopo, il Papa ha auspicato che il ricordo di quegli eventi favorisca “la concordia tra i popoli” e serva “a rinnovare l’impegno comune nella ricerca e nella costruzione della pace”. Valori per i quali, ha affermato Giovanni Paolo II, la Chiesa intende battersi in prima linea:

 

DANS LE RESPECT DES RESPONSABILITÈS ET DES COMPETENCES ...

“Nel rispetto delle responsabilità e delle competenze di ciascuno, la Chiesa cattolica desidera offrire alla società un suo specifico contributo nell’edificazione di un mondo in cui i grandi ideali di libertà, di uguaglianza e di fraternità possano costituire la base del vivere sociale nella ricerca e nella promozione instancabile del bene comune”.

 

Pochi minuti prima, anche il presidente Chirac aveva confermato che è questo il terreno sul quale la Chiesa e lo Stato francese si incontrano e si intendono. Nel definire Giovanni Paolo II un “uomo di pace” che arreca serenità con questa sua visita, il capo di Stato francese ha ribadito l’impegno del suo Paese nella lotta ad ogni forma di intolleranza, di discriminazione, di fanatismo e, al contrario, nella promozione del progresso umano e sociale ad ogni livello.

 

A questo punto, le formalità del cerimoniale hanno lasciato spazio ai sentimenti più profondi della visita: quelli che il Pontefice ha espresso con calore una volta giunto in Papamobile alla Grotta, direttamente dall’aeroporto di Tarbes, salutato con grande entusiasmo dalla folla assiepata lungo le strade della Lourdes vecchia. Sotto la penombra creata dalla volta rupestre in cui la Madonna apparve nel 1858 alla dodicenne Bernadette, e davanti al nuovo altare, ottenuto da una roccia sbozzata di una cava dei Pirenei, Giovanni Paolo II si è inginocchiato, pellegrino tra i pellegrini, davanti alla statua dell’Immacolata ed ha bevuto un sorso d’acqua della sorgente, offertagli dal rettore del Santuario, P. Raymond Zambelli. Quindi, dopo la recita dell’Angelus, ha aperto il cuore in particolare ai primi cittadini di Lourdes, i malati. Il cardinale Roger Etchegaray si è sostituito a Giovanni Paolo II, un po’ affaticato, nel pronunciare il saluto: “Sono con voi, cari fratelli, come un pellegrino presso la Vergine; faccio mie le vostre preghiere e le vostre speranze; condivido con voi un tempo della vita segnato dalla sofferenza fisica, ma non per questo meno fecondo nel disegno mirabile di Dio. E ancora: “Cari fratelli ammalati, vorrei stringervi fra le mie braccia con affetto, uno dopo l’altro e dirvi quanto sono vicino e solidale con voi. Lo faccio spiritualmente affidandovi all’amore materno della Madre del Signore e chiedendo a Lei di ottenere per voi le benedizioni e le consolazioni di suo Figlio Gesù”. Un augurio di un Papa accompagnato dalla tenerezza di un fratello.

 

Da Lourdes, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

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In occasione della sua partenza per Lourdes, com’è consuetudine, Giovanni Paolo II ha inviato un telegramma di saluti al Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. “Mentre mi accingo ad incontrare pellegrini e specialmente malati che da tutto il mondo accorrono” al Santuario di Lourdes - ha scritto il Papa - auspico che l’Italia “continui a tutelare con impegno coloro che si trovano in precarie condizioni di salute”. Nel messaggio di ringraziamento di Ciampi, il capo di Stato italiano, ha ricordato che “l’autorevole messaggio di pace e solidarietà” del Papa è accolto “con speranza da tutti coloro che soffrono e che traggono dalla Sua parola la forza necessaria per affrontare il futuro con fiducia e serenità”.

 

Quando si nomina Lourdes, il pensiero va subito ai malati, alle persone anziane. Tuttavia, anche tra i giovani e il Santuario mariano francese c’è un rapporto speciale. Lo conferma, al microfono del nostro inviato Alessandro De Carolis, padre Saverio Zampa, cappellano del servizio giovani al Santuario di Lourdes:

 

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R. – Tra Lourdes e i giovani c’è veramente un feeling, una sintonia. Per alcuni giovani, si tratta – non lo nascondo – anche di curiosità. Per altri si tratta di ricerca: hanno sentito parlare e vogliono vedere. Qui a Lourdes passano ogni anno 400 mila giovani; questi giovani vendono o per rendere un servizio, o semplicemente per vivere un’esperienza, un’esperienza di fede. Lourdes, si può dire, diventa per i giovani una sorgente, una sorgente di un qualcosa che cercano. Chi viene per la prima volta, spesso ha il desiderio di tornare una seconda volta e poi continua. Un po’ come la proposta di Maria a Bernadette: ‘Mi fai la grazia di venire qui per 15 giorni?’. I ragazzi di oggi la sentono, questa cosa, e la rifanno.

 

D. – Qui a Lourdes si vive l’esperienza della guarigione dei corpi e delle anime. E, dunque, qui a Lourdes si fa anche l’esperienza del sacramento della riconciliazione, un sacramento con il quale spesso i giovani hanno qualche difficoltà…

 

R. – Noi viviamo un’esperienza bellissima. Io, nella mia vita, credo di non avere mai confessato così tanto e così a fondo come qui a Lourdes. Assistiamo veramente a quello che chiamiamo ‘il miracolo del cuore’: ragazzi che non riescono più a confessarsi, ma che qui trovano il coraggio e anche la gioia di farlo. Poi sono contentissimi, perché si sentono liberi. Ecco: liberi.

 

D. – Tu sei un missionario Oblato di Maria Immacolata, quindi Lourdes è un po’ casa tua. Come spiegare il messaggio dell’Immacolata ai giovani?

 

R. – Quando parlo dell’Immacolata ai giovani, sottolineo soprattutto un aspetto: credo che nel cuore dei giovani ci sia, oggi, una nostalgia dell’innocenza, quell’innocenza che avevamo quando eravamo piccoli e che il Vangelo richiama in quella famosa frase di Gesù: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”. Lì, secondo me, c’è anche una chiave per comprendere il desiderio dell’uomo. Quando si viene a Lourdes si pensa alle parole di Maria: “Io sono l’Immacolata Concezione”. E subito c’è un richiamo a quell’innocenza perduta, come se Maria ridicesse al cuore dei giovani che è possibile ritrovare l’innocenza perduta.

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Oggi pomeriggio, la nostra emittente seguirà – a partire dalle ore 17,15 – la recita del Santo Rosario del Papa dalla Grotta di Massabielle. La radiocronaca dell’evento sarà in lingua italiana, spagnola e tedesca sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza e, via satellite, in portoghese. Ancora, in lingua inglese in collegamento con altre emittenti. Domani mattina, la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa presieduta dal Santo Padre sulla Prairie del Santuario, a partire dalle 9,45, con commento in lingua italiana, tedesca, francese e spagnola sulle onde corte, le onde medie e la modulazione di frequenza e, via satellite, in portoghese. Ancora, in lingua inglese in collegamento con altre emittenti.

 

NOMINE

        

In Polonia, il Santo Padre ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Cracovia, mons. Jan Zając, del clero della medesima arcidiocesi, Rettore-Custode del Santuario della Divina Misericordia in Łagiewniki, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Taddua; e il reverendo sacerdote Józef Guzdek, del clero della medesima Arcidiocesi, Rettore del seminario metropolitano di Cracovia, assegnandogli la sede titolare vescovile di Treba.

 

Mons. Jan Zając è nato il 20 giugno 1939 a Libiąż Mały, nei pressi di Chrzanów, nell’arcidiocesi di Cracovia. Dopo aver compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’allora Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia, è stato ordinato sacerdote nel giugno del 1963. Mons. Józef Guzdek è nato il 18 marzo 1956 a Chocznia, arcidiocesi di Cracovia. Nel 1975 è entrato nel Seminario Metropolitano di Cracovia. E’ stato ordinato sacerdote nel maggio del 1981.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Con intimo trasporto mi unisco ai milioni di pellegrini di Lourdes”: Giovanni Paolo II nel Santuario Mariano francese per celebrare il 150.mo della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

 

Nelle vaticane, il resoconto dettagliato del viaggio pastorale del Papa. L’articolo dell’inviato Giampaolo Mattei.

La Lettera del Santo Padre al cardinale Javier Lozano Barragan, in occasione del XXV anniversario dell’ordinazione episcopale.

 

Nelle estere, in Iraq nuove violenze, mentre a Najaf regge la fragile tregua.

Burundi: uccisi più di 150 civili di etnia tutsi in uno spietato attacco ad un campo profughi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Claudio Toscani dal titolo “La poesia come vento rigenerante che spazza paesaggi di catastrofe”: è morto Czeslaw Milosz, Premio Nobel nel 1980.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema dell’immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 agosto 2004

 

 

 

ANCORA VIOLENZA IN BURUNDI.

ALMENO 153 PERSONE UCCISE E ALTRE 111 FERITE, IERI SERA,

NELL’ATTACCO AD UN CAMPO PROFUGHI DI TUTSI CONGOLESI A GATUMBA

- Intervista con padre Claudio Marano -

 

Torna la violenza in Burundi. Almeno 153 persone sono state uccise e altre 111 ferite ieri sera in un attacco ad un campo profughi di tutsi congolesi a Gatumba, 20 km a ovest di Bujumbura e a 4 km di distanza dalla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo. Sull’accaduto, ascoltiamo al microfono di Giada Aquilino, la testimonianza di padre Claudio Marano, missionario saveriano a Bujumbura:

 

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R. – Le indicazioni che sono arrivate parlano di gente che è arrivata dal Congo insieme ad elementi della ribellione hutu burundese e della ribellione hutu rwandese. Hanno attaccato un campo militare nella zona di Gatumba. Dato che sono stati subito respinti, hanno attaccato il campo profughi che è vicino al campo militare.

 

D. – Padre, alcune fonti riferiscono che tra coloro che hanno attaccato il campo ci sarebbero pure membri delle forze nazionali di liberazione ...

 

R. – Un testimone di Gatumba parlava di gente che attaccava e che parlava diverse lingue: lo swahili, il kinyarwanda e il kirundi, che potrebbero essere i maymay del Congo, gli hutu del Rwanda e uomini del FNL del Burundi.

 

D. – Nelle ultime settimane è stato siglato un accordo di spartizione dei poteri tra hutu e tutsi ma ci sono ancora violenze in Burundi. Perché?

 

R. – Per esempio, il gruppo ribelle FNL sta aspettando ancora un esercito nazionale per riuscire ad entrare nelle discussioni di pace e l’esercito nazionale non è ancora stato messo in atto. Gli accordi di Pretoria sono stati firmati da 20 partiti su 30 presenti ed è per questo che la conferma di questo Trattato di Pretoria, che avrebbe dovuto essere preso in considerazione in un incontro di capi di Stato dei Paesi dei Grandi Laghi a metà agosto, non è stata possibile ed è stata rimandata all’inizio di settembre.

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LA SUGGESTIVA CERIMONIA DI APERTURA, IERI SERA, NELLO STADIO DI ATENE,

HA DATO IL VIA AI 28.MI GIOCHI OLIMPICI DELL’ERA MODERNA.

PROTAGONISTI GLI ATLETI CHE IN MIGLIAIA HANNO RAPPRESENTATO

LA VITALITA’ DI POPOLI GRANDI E PICCOLI

- Intervista con il prof. Giorgio Rumi -

 

Celebrare l’umanità al meglio: con questo spirito, lo spirito originario delle Olimpiadi è iniziata ieri sera ad Atene la 28.ma edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna. Una cerimonia spettacolare, per alcuni aspetti straordinaria, ha fatto dello Stadio olimpico ateniese il centro del mondo, riunito nel segno della pace. Numerosi i leader politici presenti all’inaugurazione, ma i veri protagonisti, applauditissimi, sono stati gli atleti, che in migliaia hanno sfilato animando la suggestiva inaugurazione. Ascoltiamo da Atene, Roberto Zichittella:

 

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(Musica)

 

Per la Grecia oggi è la giornata dell’orgoglio. La splendida cerimonia d’apertura, che ha dato il via ieri sera ai giochi della 28.ma Olimpiade, ha offerto uno spettacolo che tutto il mondo ha ammirato e oggi i greci possono dire veramente che le Olimpiadi sono tornate a casa. Nonostante i timori dei mesi scorsi sui ritardi dell’organizzazione, ieri sera tutto ha funzionato in modo perfetto. Per lo spettacolo di musiche e coreografie, che ha preceduto la sfilata degli atleti, l’interno dello Stadio era stato ricoperto da oltre due milioni di litri d’acqua. Molti greci si sono commossi quando una piccola barca ha solcato le acque con a bordo un bimbo che sventolava la bandiera greca. Lo show è stato ricco di richiami alla storia della Grecia antica e moderna, alla mitologia, alle Olimpiadi dell’antichità. Ad un certo punto è spuntata dall’acqua un’enorme testa scolpita secondo lo stile della civiltà cicladica. Uno spettacolo indimenticabile. La sfilata delle 202 squadre ha dato davvero un’idea della universalità di queste Olimpiadi. Tutto il mondo era qui: lo squadrone degli Stati Uniti e la sola portabandiera di Gibuti, le due Coree in fila dietro un’unica bandiera e gli atleti del Botswana, abbigliati nei loro costumi tradizionali armati di lance. Un boato formidabile ha accolto l’ingresso nello Stadio della squadra greca che ha chiuso la sfilata.

 

In tribuna d’onore applaudivano varie personalità: il presidente della Repubblica italiana Ciampi, il presidente tedesco Köhler, il polacco Kwasniewski, il re Alberto del Belgio, la regina di Spagna Sofia, il premier britannico Tony Blair. I Giochi sono stati dichiarati aperti ufficialmente dal presidente greco Stephanopulos, quando ad Atene mancavano 15 minuti alla mezzanotte. Jacques Rogge, presidente del Comitato olimpico internazionale si è rivolto agli atleti invitandoli a non ricorrere al doping e rispettare il fair play. Il problema del doping getta un’ombra su queste Olimpiadi per il giallo che sta coinvolgendo i due campioni greci dell’atletica, Kostas Kenteres e Katerina Thanou. I due atleti sono sfuggiti ad un controllo antidoping ed ora sono ricoverati in ospedale per un misterioso incidente stradale. Intanto, da questa mattina, sui diversi campi di gara è cominciata la caccia alle medaglie ed in queste ore il centro di Atene è attraversato dai corridori della prova di ciclismo su strada maschile. La prima medaglia d’oro, assegnata in queste Olimpiadi, ha cinto il collo della cinese Du Li, vincitrice nel tiro. Una vittoria di buon auspicio per la Cina, che ospiterà a Pechino le Olimpiadi del 2008.

 

Roberto Zichittella, da Atene, per la Radio Vaticana.

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Le Olimpiadi sono così tornate finalmente nella loro terra d’origine. La cerimonia nello Stadio olimpico è stato proprio un tributo all’idea dei Giochi e alla sua storia. Tante le emozioni allo stadio, come per milioni di spettatori che attraverso i cinque continenti hanno seguito l’inizio delle Olimpiadi di Atene. Sul significato profondo di questo evento, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dello storico Giorgio Rumi, editorialista dell’Osservatore Romano. Sottofondo musicale dell’intervista è “Olimpic Dream”, inno di questa edizione dei Giochi Olimpici:

 

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(Inno Olimpico)

 

R. – E’ come una boccata d’aria. Abbiamo visto un’umanità che può stare insieme, a fianco. Abbiamo visto, in ordine alfabetico, questi singolari appaiamenti, per cui Israele ed Iraq sono vicini. E questa non è cosa da poco.

 

D. - Quindi, nel rispetto dello spirito più autentico delle Olimpiadi: la tregua olimpica, la pace …

 

R. - Sì, la tregua implica la pace come un fatto ovvio e naturale. Non è solo una complicatissima alchimia. Esistono inclinazioni dei popoli, delle nazioni a vivere insieme civilmente, ordinatamente e oserei dire anche con un certo affetto e una certa simpatia.

 

D. - Iraq, Afghanistan, Palestina: alla parata olimpica le nazioni che soffrono in questo momento storico hanno ricevuto gli applausi più fragorosi. Per gli Stati Uniti qualche fischio... Insomma, si può far politica anche con un battito di mani?

 

R. – Questo senz’altro. I fischi non mi preoccupano eccessivamente, perché sappiamo che la Grecia è un Paese di forti passioni politiche. E’ chiaro che la posizione degli Stati Uniti, di solitaria super potenza, attira non tante simpatie. Diciamo, però, che tutto sommato sono stati contenuti. E’ chiaro che non erano rivolti alle persone, erano semmai rivolti a quello che la bandiera per alcuni simbolizza. Io direi di non drammatizzare questo aspetto.

 

D. - Si può dire che il tempo dei boicottaggi alle Olimpiadi è finito…

 

R. - Sì, io ricordo quando ci fu la vicenda del Sudafrica. E’ stato pesante, perché escludendo il Sudafrica abbiamo escluso anche i neri del Sudafrica. E’ meglio adesso. Non dico che esista un progresso nella storia – questo è evidentemente troppo complesso – ma diciamo che alcune situazioni le abbiamo risolte. E per quelle che non sono risolte, l’episodio di ieri è stato di buon augurio per una possibilità di pace, soprattutto per le nuove generazioni, perché il mondo è loro.

 

(Inno Olimpico)

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DA QUESTA SETTIMANA E’ LEGGE IN ITALIA IL PROVVEDIMENTO

CHE OBBLIGA I PRODUTTORI A FORNIRE TUTTI GLI ALIMENTI DI UN’ETICHETTA

 CHE NE CHIARISCA LA PROVENIENZA

- Intervista con Francesco Masini, Giuseppe Politi e Alberto Contessi -

 

In Italia non sarà più possibile presentare come nazionali prodotti che arrivano da altri Paesi. Da questa settimana è ufficialmente legge il provvedimento che obbliga i produttori a fornire tutti gli alimenti di un’etichetta che ne chiarisca la provenienza. Per l’approvazione della legge si sono dette soddisfatte le associazioni dei consumatori e degli agricoltori. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

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Gli ‘agropirati’ avranno vita dura: non si potrà più ‘spacciare’ per italiano un prodotto che non lo è. Ad esempio, presentare come nostrana una bottiglia d’olio spremuto da olive tunisine; mettere il tricolore sul latte munto da mucche bavaresi o sulla passata ottenuta da pomodori cinesi. Si tratta di una vera rivoluzione per le associazioni agricole. Francesco Masini, responsabile consumatori della Coldiretti:

 

“Finalmente, il consumatore ha la possibilità di spendere per l’acquisto di prodotti alimentari valutando il prodotto secondo il prezzo, con un riguardo a maggior sicurezza e maggior qualità”.

 

L’industria è preoccupata per i costi di questo provvedimento, ma la soluzione si può trovare, per Giuseppe Politi, neo presidente della Confederazione italiana agricoltori:

 

“Certo, io mi rendo conto che il provvedimento crea problemi all’industria, però la cosa migliore è risolverli mettendosi intorno ad un tavolo. Penso che anche l’industria abbia l’interesse a valorizzare nel mondo un prodotto italiano, ma soprattutto a far conoscere ai consumatori, attraverso l’etichetta, cosa c’è realmente nella confezione”.

 

Scatteranno, inoltre, multe fino a 6.000 euro per chi venderà il miele importato con quello nazionale senza indicare il Paese d’origine. Anche perché la produzione italiana è migliore, secondo il biologo Alberto Contessi, autore di un libro per Edagricole:

 

“I produttori sono controllati. Le nostre autorità sanitarie, in particolare i veterinari delle USL, controllano le produzioni del miele: ci sono delle regole molto precise. I laboratori di smielatura debbono essere sottoposti a controlli, debbono avere delle caratteristiche particolari di igiene. Gli alveari vengono controllati dai veterinari”.

 

In Italia, il miele arriva anche da Cina, Messico e Sud America. E’ importante che la sicurezza alimentare sia garantita.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani, Assunzione della Beata Vergine Maria, la liturgia ci presenta il brano evangelico in cui, mentre Gesù stava parlando, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma Egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

 

Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio, si colloca sul nostro orizzonte come una parabola dove si vede compiuto il disegno di Dio sull’uomo. Dio ha preso la terra e, soffiando in essa il suo Spirito, ha creato l’uomo. Tramite lo Spirito si è versato sull’uomo l’amore di Dio e all’uomo è così aperta la via a Dio Padre e cioè la vita presso Dio.

 

L’Oriente cristiano rappresenta la festa di domani come “Dormizione di Maria”. Intorno alla Madre di Dio morta troviamo gli Apostoli ed i Santi Padri, alcuni segnati dal dolore perché ogni morte è percepita come separazione, come un amore lacerato; alcuni sono invece raccolti nella contemplazione, perché già vedono il compimento della vita di Maria nell’amore di Dio. Lei, che ha dato il corpo al Verbo di Dio, è ora accolta nelle braccia del Figlio per la vita eterna.

 

L’amore di Cristo rende integri, perciò la Madre tramite il Figlio vive integralmente presso Dio. In Lei è così compiuto il primo esodo del creato verso il Creatore.

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CHIESA E SOCIETA’

14 agosto 2004

 

 

COMPIE 70 ANNI A MESSINA, LA STELE DELLA MADONNA DEL PORTO,

INTITOLATO ALLA MADONNA DELLA LETTERA

- A cura di Patrizia Casale -

 

MESSINA. = Da 70 anni si erge maestosa all’ingresso del Porto e idealmente saluta chi viene e chi va dallo Stretto. Sul basamento si legge: “Vos et ipsam civitatem benedicimus”, io benedico voi e la vostra città. Da sempre la statua della Madonnina del porto è un simbolo di Messina, della sua rinascita dopo il terremoto e ricordarla oggi significa rendere omaggio alla storia della città. In programma, celebrazioni semplici e d’effetto, una preghiera dell’arcivescovo di Messina, mons. Giovanni Marra, davanti alla base del monumento con accanto un corteo di barche e la deposizione, nello spazio d’acqua circostante, di una corona di fiori. L’opera fu voluta dall’arcivescovo mons. Angelo Faino, uno dei fautori della ricostruzione dopo il sisma. In cima alla stele, la statua bronzea della Madonna della lettera, simbolo massimo dell’anima della città, della sua spiritualità. Il monumento è alto 60 metri, il basamento su cui poggia la colonna è di 7 e ha un diametro di quasi 6. La stele è alta, invece, 35 metri, internamente percorsa da una scala a chiocciola. In cima alla colonna, un globo bronzeo dorato di 2 metri e 60 raffigura il mondo su cui svetta la statua benedicente della Madonna della lettera, alta 7 metri, anch’essa in bronzo dorato. La statua della Madonna della lettera è uno dei monumenti più suggestivi per chi arriva in Sicilia: messinesi, turisti, isolani che tornano alla terra natìa non possono fare a meno di fermarsi, anche per un attimo, in preghiera davanti ad un grande simbolo di fede e tradizione.

 

 

L’IMPEGNO DELLA CARITAS MBUJIMAYI IN AIUTO AGLI SFOLLATI E AI PROFUGHI

DEL KASAI NEL SUD EST DEL CONGO

 

KINSHASA. = Non solo acqua e viveri ma anche la possibilità di vivere una vita dignitosa: è il sostegno fornito dalla Caritas-Mbujimayi ai profughi e agli sfollati del Kasai, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, colpita dalla guerra. L’organismo pastorale, infatti, oltre a fornire cure mediche e viveri agli sfollati, ha avviato alcune attività commerciali da far gestire alla gente del posto. Nelle parrocchie, per esempio, sono stati avviati microcrediti per realizzare piccole imprese. In cinque località della regione, inoltre, sono stati attivati diversi programmi di reintegrazione sociale con il contributo dell’Unione Europea. Grazie a questi sforzi, l’80% dei rifugiati è divenuto autonomo ed è ormai parte attiva della società. Ma altri progetti sono allo studio insieme ad alcune Organizzazioni Non Governative. La situazione in Kasai, infatti, è drammatica: tra il 1998 e il 2003 almeno 200 famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case e la povertà ha provocato un aumento della prostituzione e dei bambini di strada. (R.P.)

 

DIFFICOLTA’ LOGISTICHE IN CIAD A CAUSA DELLE PIOGGE HANNO RALLENTATO

 GLI AIUTI UMANITARI AI RIFUGIATI DEL CONFINANTE SUDAN,

NEL QUALE E’ IN ARRIVO UN NUOVO TEAM DI EMERGENZA DELL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI

 

N'DJAMENA. = Le pesanti precipitazioni in Ciad orientale della scorsa settimana hanno frenato gli aiuti umanitari ai rifugiati del Sudan. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha provveduto a far arrivare 16 mila tende al campo di Bredjing, nonostante le cattive condizioni metereologiche abbiano bloccato molte strade. Nel campo è stata aumentata la distribuzione di acqua potabile: da 1,7 litri per rifugiato al giorno a 12 litri per persona al giorno. L’ACNUR è stato in grado di consegnare una maggiore quantità di acqua filtrata, proteggendo i pozzi già esistenti e aggiungendo del cloro all’acqua prima di essere pompata nelle taniche da distribuzione, il cui numero è stato aumentato così come quello dei rubinetti collegati alle condotte dalle quali si può attingere acqua. Per i rifugiati, l’incremento di acqua potabile è una priorità assoluta per la prevenzione del colera e di altre malattie. Sono 8000 i rifugiati fino ad oggi registrati dall’agenzia dell’ONU, mentre 144000 si trovano nei nove campi ACNUR in Ciad. Altri 21000 hanno raggiunto in maniera autonoma alcune zone lontane dal confine Sudan-Ciad. Intanto, proseguono i lavori di preparazione per l’imminente apertura dei campi nei siti di Treguine e Mader, che dovrebbero essere pronti in circa tre settimane. Le due località sono state scelte dopo che uno studio delle immagini satellitari aveva suggerito la presenza di risorse idriche. Per la prossima settimana, in Darfur è previsto l’arrivo di un team di emergenza di dieci operatori ACNUR che si aggiungerà ai sei operatori internazionali già presenti ad El Genuina e Nyala. (F.S.)

 

 

STATO DI EMERGENZA NELLE MALDIVE. IL GOVERNO DI MALE HA IMPOSTO

 IL COPRIFUOCO, DOPO UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA SULLE MANCATE RIFORME

 

MALE. = Sembra essere tornata la calma nelle Maldive, dopo l’adozione del coprifuoco, di durata illimitata, imposto ieri dal governo nella capitale Male. La decisione ha fatto seguito alle tensioni emerse nel corso di una manifestazione, che reclamava maggiore democrazia nel Paese. La protesta, ammutolita dall’esercito per mezzo di gas lacrimogeni, ha portato anche all’arresto di 90 persone. I manifestanti chiedevano maggiori riforme al governo del presidente Maumoon Abdul Gayoom, che, dopo essere stato confermato per la quinta volta consecutiva come capo dello Stato, ha promesso nel giugno scorso di adottare una serie di misure di apertura politica. Il gruppo oppositore ‘Maldive Culture’ ha affermato che la polizia ha infiltrato provocatori fra i manifestanti per causare incidenti, arrestando decine di persone e picchiandone altre centinaia. Secondo un altro portavoce del governo, Ahmed Shaheed, tuttavia, le unità antisommossa sono intervenute solo dopo che i manifestanti hanno cercato di dare fuoco a un edificio pubblico. Occorre ora attendere le prossime mosse del governo di Gayoom per mettere in pratica le riforme promesse, che prevedono cambiamenti alla Costituzione, la creazione di una Commissione sui diritti umani e una maggiore autonomia per le autorità giudiziarie. (B.C.)

 

 

CELEBRATA IN TUNISIA LA FESTA NAZIONALE DELLA DONNA

 

TUNISI. = La Tunisia ha celebrato la festa nazionale della donna e la promulgazione del Codice dello statuto personale che il 13 agosto del 1956 abolì la poligamia, fissò l’età minima del matrimonio a 17 anni e attribuì il diritto alla madre di tutela sui figli minorenni, in caso di morte del marito. Oggi, le donne in Tunisia rappresentano il 25% della popolazione attiva e più del 50% del popolo universitario. Di recente, ad una donna è stata assegnata  per la prima volta la carica di prefetto e ad altre due quelle di direttore e avvocato generale dell’Istituto Superiore della Magistratura. “I diritti della donna rappresentano una componente essenziale dei diritti umani e un valore inalterabile al pari di libertà, giustizia e uguaglianza, nonché un principio fondamentale per la costruzione di una società civile”: a sottolinearlo Ben Ali, capo dello Stato. (F.S.)

 

 

ESTATE DI GRANDI EVENTI PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO ARTISTICO DELL’ITALIA: MUSEI E SITI ARCHEOLOGICI STATALI APERTI ANCHE A FERRAGOSTO

 

ROMA. = Apertura ferragostana per musei e siti archeologici, un’opportunità per rendere la vacanza un momento di cultura e conoscenza: è l’iniziativa promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al fine di valorizzare il patrimonio culturale nazionale in un giorno tradizionalmente festivo. Le proposte non finiscono qui. Sono, infatti, numerosi gli eventi che interessano buona parte del Sud Italia durante l’estate. Manifestazioni teatrali animeranno gli anfiteatri greci e romani del meridione con la manifestazione “ Teatri di pietra 2004” e sarà possibile visitare di notte Paestum, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli. Testimonial d’eccezione, Claudio Baglioni che con il tour “Cercando” toccherà i principali siti d’arte di alcune città italiane. “Continua lo sforzo di tenere aperte le aree archeologiche, impegno che ha prodotto un aumento di pubblico per il patrimonio culturale statale”, ha dichiarato Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività Culturali. (F.S.)

 

 

APPELLO DEL CAPO DELLA MISSIONE DI VERIFICA DELLE NAZIONI UNITE IN GUATEMALA PER L’INSEDIAMENTO DI UN UFFICIO ONU PER I DIRITTI UMANI NEL PAESE

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = “La strada per ottenere il pieno rispetto delle libertà individuali e sociali è ancora lunga”: è quanto sostiene Tom Koenigs, capo della Missione di verifica delle Nazioni Unite in Guatemala, che durante una conferenza stampa ha chiesto al Congresso guatemalteco di approvare l’insediamento di un ufficio ONU per i diritti umani nel Paese, considerando che persistono ancora casi di minacce e intimidazioni nei riguardi di persone in diversi settori. “Dalla fine della guerra civile nel 1996 - ha detto Koenings - il Guatemala ha fatto passi avanti in tema di diritti umani ma moltissimo resta da fare”. Quest’ufficio collaborerà con le autorità nel gestire programmi e misure che promuovano e proteggano i diritti fondamentali della popolazione e per la formulazione e l’applicazione delle politiche. Il governo dell’ex presidente Alfonso Portillio, al potere fino a gennaio 2004, si era mostrato disponibile ad istituire un ufficio ONU per i diritti umani nella capitale, ma l’opposizione di alcune formazioni politiche in Parlamento ha impedito che il progetto fosse realizzato. (F.S.)

                                                           

 

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24 ORE NEL MONDO

14 agosto 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

La violenza in Iraq oltrepassa i confini di Najaf. La polizia ha sventato ieri sera una serie di attentati a Baghdad, dove l’ambasciata degli Stati Uniti è stata sfiorata da diverse esplosioni. Fino alle prime ore di questa mattina, nella città di Samarra, nel triangolo sunnita, bombardamenti aerei americani hanno provocato la morte di circa 50 miliziani iracheni. Ed è di almeno 40 guerriglieri e tre poliziotti il bilancio degli scontri a Hilla, nel sud del Paese, dove nella notte agenti iracheni e soldati polacchi si erano trovati assediati da centinaia di miliziani sciiti. E diversi morti anche a Ramadi e nella provincia di al-Anbar, a ovest di Baghdad. E per il secondo giorno consecutivo, sembra reggere la tregua a Najaf, concordata per assistere i feriti e favorire i negoziati in corso. Ce ne parla Roberta Moretti:

 

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Nella città santa non si combatte, ma si avverte una forte tensione: migliaia di sostenitori del leader radicale sciita Moqtada Al-Sadr, guidati dallo sceicco Hazem al-Araji, che ieri a Baghdad aveva lanciato ai fedeli un appello a “marciare su Najaf”, stanno giungendo in queste ore alle porte della città. Il religioso ribelle, che ieri è rimasto ferito nei bombardamenti americani, in serata è uscito allo scoperto. Dal suo rifugio nel mausoleo di Ali, con una vistosa fasciatura a un braccio, ha invitato i seguaci a difendere i luoghi santi “fino alla vittoria o al martirio”. Ma soprattutto, ha posto dieci condizioni per fermare la rivolta, tra cui il ritiro delle forze straniere da Najaf e la consegna del governo locale all’autorità religiosa sciita. La milizia di Mahdi dovrà essere considerata come un movimento politico, conservando tuttavia il diritto di restare armata. Tutti i prigionieri dovranno essere liberati, e i servizi pubblici ristabiliti nella città. Lui, in cambio ha promesso che lascerà la moschea dell’imam Ali dove si è rifugiato e ordinerà ai suoi uomini di ritirarsi. Le autorità irachene hanno intanto chiuso l’oleodotto principale per le esportazioni di petrolio dal sud del Paese, come misura precauzionale dopo la scoperta di piani dei ribelli per sabotare la struttura. Sono riprese, invece, le esportazioni dal nord. Da Londra, infine, giungono notizie sulla salute dell’Ayatollà iracheno Al Sistani. La massima autorità sciita in Iraq è in condizioni stabili dopo l’intervento chirurgico al cuore a cui è stato sottoposto nella capitale britannica.

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Prosegue in Pakistan la maxi-operazione contro il terrorismo e la rete di Al Qaeda. Le forze di sicurezza hanno arrestato ieri un integralista islamico sospettato di coinvolgimento nel fallito attentato, il mese scorso, contro il primo ministro designato Shaukat Aziz. Nell’ultimo mese nel Paese sono state arrestate una trentina di persone. Nei territori, comunque, la tensione resta alta. Le forze di sicurezza hanno sventato stamani due attentati che avevano come obiettivo altrettanti ministri, in occasione dell’anniversario dell’indipendenza del Paese. La notizia è stata resa nota da un esponente del maggior partito al potere, la Lega musulmana, che, tuttavia, non ha fornito i nominativi dei due ministri.

 

Raggiunto ieri un cessate il fuoco nella regione separatista dell’Ossezia del Sud, durante la riunione della Commissione mista di regolamento del conflitto, composta da Georgia, Russia, Ossezia e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Il parlamento georgiano, intanto, ha chiesto il ritiro delle forze di pace russe dalla regione, accusandole di essere “una parte nel conflitto” e auspicando la loro sostituzione con un contingente internazionale.

 

Il destino del presidente venezuelano, Hugo Chávez, è nelle mani degli elettori. Il referendum promosso per domani dall’opposizione stabilirà se il capo dello Stato potrà restare in carica o sarà costretto a dimettersi. L’esito appare incerto, come ci riferisce da Caracas Maurizio Salvi:

 

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Uno dei leader dell’opposizione, Enrique Mendoza, ha sostenuto che a partire da lunedì nasce il nuovo Venezuela del XXI secolo, che porrà fine, fra l’altro, al processo di ‘cubanizzazione’ del Paese. Da parte sua, il vice presidente della Repubblica, José Vicente Rangel, ha dichiarato che la vittoria di Hugo Chavez è certa, rivolgendo poi un appello all’opposizione a sedersi già lunedì ad un tavolo di dialogo. Nonostante le posizioni siano radicalizzate, finora la campagna elettorale si è svolta senza incidenti gravi. Anche le chiese venezuelane hanno contribuito alla campagna di partecipazione popolare e di rafforzamento della democrazia. In un documento, si chiede agli elettori di esprimere un voto in coscienza, perché la pace e la costruzione del futuro del Paese dipendono grandemente dal referendum.

 

Da Caracas, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Trasferiamoci in Colombia, dove ieri cinque elicotteri della polizia antinarcotici, tra cui uno sul quale viaggiava il vicepresidente, Francisco Santos Calderon, sono stati attaccati a colpi d’arma da fuoco mentre sorvolavano un parco naturale nei pressi della città di San José, 300 chilometri a sud est di Bogotà. Il parco, che nasconde alcune piantagioni di coca, sarebbe controllato dai guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc), ai quali i funzionari del governo e fonti della polizia hanno attribuito la responsabilità dell’attacco.

Dichiarato lo stato di calamità in Florida per l’uragano Charley, che ha investito la regione meridionale degli Stati Uniti con venti che superano i 200 chilometri orari. Nello Stato del Sole ieri il passaggio dell’uragano ha registrato le prime due vittime, una bambina e una donna. Prima di colpire la Florida, Charley aveva investito l’isola di Cuba, dove vi sono stati almeno quattro morti e oltre 1.100 case sono andate distrutte.

 

In Darfur, la regione occidentale del Sudan teatro di scontri senza sosta, è il giorno dell’Unione africana. E’ atteso per oggi, infatti, l’arrivo dei primi 150 soldati rwandesi, membri del contingente di pace di duemila uomini. Ma sul piano diplomatico non mancano le difficoltà. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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Il governo di Khartoum e i mediatori dell’Unione Africana hanno confermato ieri che le delicate trattative di pace per il Darfur si dovrebbero svolgere in Nigeria, ad Abuja, il 23 agosto prossimo. Curiosamente, però, nei circoli diplomatici l’incertezza regna sovrana, non fosse altro perché i due movimenti ribelli attivi nel Darfur, il JEM e il Sudan Liberation Army, hanno chiesto che l’appuntamento di Abuja venga fatto slittare di qualche giorno, a causa di non meglio precisati impegni pregressi. Dietro a questo temporeggiamento dei ribelli, vi sarebbe un’altra iniziativa: un incontro di riconciliazione in corso da mercoledì sera a Sirte, in Libia, dove il presidente Gheddafi sarebbe riuscito per conto suo a riunire rappresentanti dei due movimenti ribelli del Darfur, delegati del governo sudanese, dell’Unione Africana e dell’esecutivo ciadiano. Insomma, la sensazione è che vi siano diplomazie parallele. Se queste poi siano in grado di giovare effettivamente alla causa della pace, è tutto da dimostrare. Comunque, Allami Hamad, uno dei principali mediatori africani, ha dichiarato senza mezzi termini che non è possibile modificare la data prevista del 23 agosto, essendo stata preventivamente fissata dopo incontri con i più alti responsabili dei due movimenti ribelli.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Omicidi rituali e magia nera in Nigeria. La polizia locale ha scoperto finora 83 cadaveri nei siti dedicati a queste pratiche in una foresta dello Stato meridionale di Anambra. 32 in tutto le persone finite in manette con l’accusa di omicidi rituali. Anche se la grande maggioranza dei 130 milioni di nigeriani sono cristiani o musulmani, in molte regioni si perpetuano tradizioni animiste e feticiste, come pure riti di stregoneria.

 

Dopo oltre 10 anni l’India è ricorsa nuovamente alla pena di morte. Un uomo condannato a morte per stupro e omicidio è stato ucciso ieri mediante impiccagione in un carcere di Calcutta. La settimana scorsa il presidente indiano, Abdul Kalam, aveva respinto la richiesta di grazia per il 42.enne.

 

E’ stato domato l’incendio che nella notte di giovedì ha distrutto oltre 700 ettari del Parco nacional de la Sierra Calderona, nella regione di Valencia, in Spagna, ed ha costretto all’evacuazione di quasi 7.000 persone. Secondo le prime informazioni, le fiamme hanno origine dolosa.

 

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