RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 225 - Testo della trasmissione di giovedì 12  agosto 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le Olimpiadi di Atene siano un momento di fratellanza tra i popoli: così, Giovanni Paolo II in un messaggio al presidente della Repubblica ellenica.

 

Messaggio del cardinale Walter Kasper al Patriarca ecumenico Bartolomeo I.

 

Della vigilia dei Giochi Olimpici ci parlano Roberto Zichittella e Livio Berruti

 

La gioia di celebrare a Lourdes la solennità dell’Assunzione: l’ha espressa ieri il Papa all’udienza. Intervista con padre Alberto Valentini.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Iraq: battaglia decisiva a Najaf. Strage a Kut con almeno 75 persone morte nei bombardamenti: con noi Ahmad Rafat

 

Il mondo della scienza si divide sulla clonazione terapeutica, autorizzata ieri dalle autorità britanniche. La Chiesa ribadisce la ferma condanna al sacrificio degli embrioni: ai nostri microfoni mons. Ignacio Carrasco de Paula e il prof. Francesco D’Agostino

 

Al via le celebrazioni della V Giornata Internazionale della Gioventù, stabilita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000

 

“Adriano. Le memorie al femminile”: è il titolo della mostra che ha per cornice Villa Adriana a Tivoli. Il commento di Anna Maria Reggiani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è aperto stamane a Lourdes, e si protrarrà fino al 16 agosto, il pellegrinaggio nazionale francese, organizzato dai Religiosi dell’Assunzione e dall’Associazione Notre-Dame du Salut

 

Lanciato in Cina un piano governativo per scoraggiare gli aborti di figlie femmine, un fenomeno molto diffuso nelle zone rurali

 

Rapporto dell’Onu sulle vittime dell'Intifada dall’anno 2000

 

Al Festival della gioventù di Barcellona, i giovani leader di oltre 400 milioni di indigeni di tutto il mondo hanno denunciato lo scarso impegno dell’Onu per il varo della Carta universale dei diritti delle popolazioni autoctone

 

Dibattito e proteste di organismi umanitari dopo la sentenza della Corte d’appello di Londra che ha respinto il ricorso contro la detenzione di 10 sospetti terroristi

 

Soddisfazione a Genova per l’imminente apertura di un eliporto davanti al santuario della Madonna della Guardia, sul Monte Figogna

 

24 ORE NEL MONDO:

Cresce la tensione in Ossezia del Sud, dove nella notte hanno perso la vita cinque persone negli scontri tra forze georgiane e indipendentisti.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 agosto 2004

 

LE OLIMPIADI DI ATENE SIANO UN MOMENTO DI FRATELLANZA TRA I POPOLI: COSI’, GIOVANNI PAOLO II IN UN MESSAGGIO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ELLENICA, ALLA VIGILIA DELL’INIZIO DEI GIOCHI OLIMPICI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“Nello spirito della tregua olimpica auguro che questi Giochi siano un’occasione di fratellanza tra i popoli e le culture”. E’ questo l’auspicio di Giovanni Paolo II per le Olimpiadi di Atene, che prenderanno il via domani. In un messaggio al presidente della Repubblica ellenica, Stephanopoulos, il Papa sottolinea che “lo sport è un linguaggio universale di relazioni umane, che sviluppa uno spirito familiare e permette di superare la violenza che caratterizza il mondo attuale”. Il Papa ricorda poi l’accoglienza ricevuta dal popolo greco nel suo viaggio apostolico del 2001. Infine, impartisce la sua benedizione apostolica sulla Grecia, sugli atleti, sul comitato olimpico, su quanti hanno contribuito alla riuscita di questa 28.ma edizione delle Olimpiadi dell’era moderna e su coloro che seguiranno i Giochi attraverso i mezzi di comunicazione.

   

 

IL 10 ED 11 AGOSTO IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I

HA INDETTO UNA CONFERENZA AD ATENE.

IL CARDINALE WALTER KASPER, NELL’IMPOSSIBILITÀ DI ACCOGLIERE

 L’INVITO CHE GLI AVEVA RIVOLTO IL PATRIARCA A PARTECIPARE ALLA CONFERENZA,

HA CHIESTO AL NUNZIO APOSTOLICO IN GRECIA DI RAPPRESENTARLO

- A cura di Fausta Speranza -

 

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Il 10 ed 11 agosto il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha indetto una Conferenza ad Atene, in collaborazione con la Municipalità Olimpica di Amaroussion, nell’ambito dell’Edizione 2004 dei Giochi Olimpici. La Conferenza, sul tema “La religione, la pace e l’ideale olimpico”, si propone di presentare i Giochi Olimpici come visione di un mondo nel quale tutti i popoli, in una competizione pacifica e leale, perseguono i loro interessi legittimi, al di là di ogni discriminazione, e contribuiscono all’edificazione di una società armoniosa e libera, giusta e rispettosa dei diritti umani.

 

Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, nell’impossibilità di accogliere l’invito che gli aveva rivolto il Patriarca a partecipare alla Conferenza, ha chiesto al  Nunzio Apostolico in Grecia di rappresentarlo. Mons. Paul Fouad Tabet ha gentilmente accettato di farlo e di dare lettura, all’apertura della Conferenza, del messaggio indirizzato dal cardinale Kasper al Patriarca Bartolomeo I. Nel messaggio si legge: “Con grande rammarico mi riconosco impossibilitato a prendere parte ad un’iniziativa - scrive il porporato – che raccoglie il mio consenso, tesa a ricordare e a mettere in luce i veri obiettivi dei Giochi Olimpici. Il cardinale sottolinea il titolo della conferenza: “Religione, pace e ideale olimpico” e sottolinea l’auspicio espresso dal Papa che prevalga un mondo libero da ogni forma di discriminazione”. “Le Olimpiadi - scrive ancora il cardinale – sono un’occasione per riscoprire l’ideale comune. Sono un invito a promuovere una conoscenza reciproca vera, un’amicizia che superi le divergenze, un impegno a superare i motivi di divisione tra popoli, una testimonianza di concordia e fraternità.” “Proprio la conferenza – sottolinea il cardinale Kasper - potrà esaltare valori umani, primo fra tutti la libertà della persona, la dignità del corpo, delle sue forze e della sua bellezza. E sarà l’occasione per far emergere i valori etici sui quali si basa la competizione sportiva. Al di là delle potenzialità umane da far risaltare, infatti, lo sport non deve soprattutto tradire tali ideali”. 

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Siamo, dunque, alla vigilia delle 28.me Olimpiadi dell’era moderna. Dopo aver viaggiato per il mondo quattro mesi e mezzo, ieri, la fiaccola olimpica è arrivata al Pireo, il Porto d’Atene, a bordo della copia di un’antica triremi. Il servizio di Roberto Zichittella:

        

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Questa sera la fiaccola sarà portata in cima all’Acropoli dove resterà l’intera notte. Domani, continuerà il suo cammino fino allo Stadio Olimpico dove si svolgerà la cerimonia di apertura dei Giochi. Ma l’Olimpiade è già cominciata, perché ieri si sono svolte le prime partite del Torneo di calcio femminile e maschile. Altre partite saranno disputate oggi. In città, intanto, cresce l’attesa per l’evento più importante della moderna storia greca. Atene appare tranquilla. Il traffico, di solito caotico, è sotto controllo, perché sempre più gente utilizza i mezzi pubblici. Le misure di sicurezza sono massicce, ma non opprimenti. Atene non appare una città blindata. Da due giorni è a pieno regime il sistema di copertura aerea che, con il supporto dei mezzi della NATO, dovrà garantire dal cielo la sicurezza delle Olimpiadi. Ad Atene, continuano gli arrivi di atleti, delegazioni e visitatori. Ieri, all’aeroporto, sono arrivati e partiti 711 voli; oggi saranno 831. E’ arrivato anche l’ex presidente americano George W. Bush, ospite su uno yacht di amici greci. Sarà lui a guidare la delegazione americana a queste Olimpiadi. Nonostante i timori dei giorni scorsi, ora stanno andando bene le vendite dei biglietti per le gare dei Giochi Olimpici. La gente fa la coda ai botteghini. Lunedì sono stati venduti 84 mila biglietti, martedì quasi 90 mila. Per la maggior parte delle finali delle varie discipline c’è ormai il tutto esaurito. L’entusiasmo per le Olimpiadi sta crescendo.

 

Roberto Zichittella, da Atene, per la Radio Vaticana.

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Le Olimpiadi rappresentano il massimo obiettivo per qualsiasi atleta, oggi come in passato. Ma come vive uno sportivo la vigilia dei Giochi? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Livio Berruti, campione di atletica leggera, olimpionico nei 200 metri piani, a Roma nel 1960:

 

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R. – E’ il momento della verità. Tu non sai come reagirai nella gara e non sai soprattutto come saranno gli avversari. Quindi, è il momento in cui ci sono più incertezze, più ansie, più attese.

 

D. – Al di là di quello che poi è il fatto agonistico, l’Olimpiade è caratteristica perché è un momento di incontro tra atleti di etnie diverse. Come è stata la tua esperienza nelle tue Olimpiadi?

 

R. – E’ stata molto bella, perché le Olimpiadi hanno presentato nel mio caso il momento veramente ecumenico dello sport, dove tutti si sentivano uguali, dove non si sentiva nessuna discriminazione. Quindi, veramente quello che contava era la qualità dell’atleta in gara e il colore della maglia aveva un valore non rilevante.

 

D. – Vincere in Italia la gara dei 200 metri con il record del mondo, davanti al tuo pubblico, che cosa ha significato?

 

R. – Riconosco che sia stato un colpo fortunato. Vincere in casa e in maniera limpida, senza contestazioni, rappresenta certamente la soddisfazione migliore che possa avere un atleta. Quello di cui non ti rendi conto però è questo salto di qualità che ti trasforma e che ti fa diventare di colpo conosciuto da tutti, che determina questa trasformazione da personaggio normale a personaggio pubblico. Perdi quella privacy che prima avevi. Fortunatamente lo studio è sempre stato per me un obiettivo più importante dello sport. Ho sempre visto lo sport come un diversivo molto bello, ma un’attività complementare della mia vita. Insomma, avrei amato molto di più diventare un grande scienziato che un grande atleta.

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LA GIOIA DI CELEBRARE A LOURDES LA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE:

L’HA ESPRESSA IERI IL PAPA ALL’UDIENZA,

ANNUNCIANDO IL SUO PROSSIMO VIAGGIO APOSTOLICO

AL SANTUARIO MARIANO DOVE RICORDERA’ SOLENNEMENTE

I 150 ANNI DALLA BOLLA PONTIFICIA INEFFABILIS DEUS

- Intervista con il padre Alberto Valentini -

 

“Avrò la gioia di celebrare a Lourdes la solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo”: così il Papa, ieri all’udienza, ha annunciato la partenza, sabato prossimo, per il Santuario mariano. Lì ricorderà solennemente i 150 anni trascorsi dalla pubblicazione della Bolla pontificia Ineffabilis Deus, con la quale Pio IX riconosceva come verità incontrovertibile di fede l’assenza di peccato originale dal momento del concepimento della Vergine.  E’ passato un secolo e mezzo dalla proclamazione, ma dobbiamo ricordare anche tutti gli anni di dibattito teologico, il ben più lungo e talvolta accidentato cammino magisteriale che portò la Chiesa a quel pronunciamento. Ne ripercorre sinteticamente le tappe, nell’intervista di Alessandro De Carolis, il padre monfortano Alberto Valentini, esegeta e docente all’Università Gregoriana e al Marianum di Roma:

 

 

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R. - Ci si è giunti non solo con le discussioni teologiche ma, soprattutto nell’ultima fase, col senso di fede del popolo di Dio. Pio IX, non a caso, ha esteso un po’ a tutta la Chiesa la richiesta di esprimersi su questo punto e il popolo di Dio, ancora una volta, è stato decisivo e determinante. Naturalmente, non basta proclamare un dogma. Non è una decisione soltanto dottrinale, ma soprattutto è un’attualizzazione della fede biblica. Ora, il problema era di come una creatura potesse essere esente dall’eredità della colpa di origine. Aveva bisogno di essere esplicitato con un ricorso alla Parola di Dio, alla Scrittura. I santi padri avevano parlato in questa stessa direzione. Se leggiamo la Numen Gentium, al numero 56, si dice che la Vergine Maria fu ricolmata di tutti i doni per l’ufficio al quale era chiamata. Nessuna meraviglia, quindi – dice il testo – se presso i santi padri invalse l’uso di chiamarla Madre di Dio, la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. Parlando di nuova creatura, viene subito la visione della Nuova alleanza, di profeti, di Geremia, Ezechiele, Gioele. Questa è un po’ la visione globale che non poteva essere concentrata nel dogma, ma che andava esplicitata e che oggi facilita il dialogo anche con i fratelli della Riforma, oltre che con i fratelli orientali.

 

D. – Ecco, a questo proposito, in tema di dogmi riguardanti la Vergine, qual è lo stato attuale dei rapporti con le Chiese protestanti?

 

R. – Quando parliamo di Chiese della Riforma, dobbiamo tener conto di una grande varietà. Ci sono delle tendenze molteplici, ma certamente c’è un dialogo serrato e anche cordiale da molte parti. Ora, circa il Dogma dell’Immacolata Concezione, mentre prima c’era stata una chiusura, addirittura un rifiuto e un blocco su questo non solo dai fratelli della Riforma ma anche dalle Chiese d’Oriente, oggi la si guarda con simpatia, perché, proprio nel dogma dell’Immacolata Concezione torna il discorso della pura grazia, del dono di Dio in assoluto. Quindi, a poco a poco, i fratelli della Riforma vedono in questo dogma non esplicitamente contenuto nella Scrittura, ma che si può comprendere, vedono l’assoluto della grazia di Dio e questa è un’acquisizione splendida, che ci unisce e ci fa camminare assieme.

 

D. – Un dogma è di per sé un pronunciamento dottrinale già completo ed esaustivo. Nel caso dell’Immacolata Concezione di Maria c’è, però, un fatto straordinario: quattro anni dopo l’approvazione del Dogma, a Lourdes la Vergine stessa si presenta a Bernadette con quel titolo. Cosa aggiunge, allora, questo evento prodigioso a quanto già aveva espresso il Papa?

 

R. – La presentazione, con parole incomprensibili per una bambina ma così precise, della sua identità come Immacolata Concezione, ha voluto essere un avallo, quasi un sigillo, un suggello di quanto la Chiesa ufficialmente aveva detto. E ci dice che la scrittura stessa, la quale cresce con chi la legge, va interpretata sempre alla luce dello Spirito.

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NOMINA

 

Negli Stati Uniti d’America, il Papa ha nominato vescovo di Buffalo mons. Edward U. Kmiec, finora vescovo di Nashville. Nato il 4 giugno 1936 a Trenton, è stato ordinato sacerdote nel 1961 e consacrato vescovo nel 1982.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"La cieca violenza non conosce tregua" è il titolo che apre la prima pagina in riferimento all'Iraq, dove imperversano sanguinosi combattimenti ed attacchi.

Sempre in prima, il telegramma di Giovanni Paolo II al presidente della Repubblica Ellenica: i Giochi Olimpici siano occasione di fraternità tra i popoli e le culture.

All'interno, il Messaggio indirizzato dal cardinale Kasper al Patriarca ecumenico Bartolomeo I in occasione della Conferenza - ad Atene - dedicata al tema. "La religione, la pace e l'ideale olimpico".

 

Nelle vaticane, un articolo di Gabriele Nicolò sull'imminenza dell'VIII Assemblea plenaria - in Corea del Sud - della Federazione della Conferenze episcopali dell'Asia.

Un articolo di Giuliano Temporelli sull'intervento del vescovo di Novara dedicato all'esigenza, da parte di ogni credente, di incarnare i valori del Vangelo.  

 

Nelle estere, un articolo dal titolo "Contro il progetto creativo di Dio": la decisione in Gran Bretagna di autorizzare la clonazione di embrioni umani.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "Rigore scientifico e acume critico di un grande agiografo e liturgista": ricordo di mons. Victor Saxer.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 agosto 2004

 

 

ANCORA MORTI IN IRAQ. MOLTO ASPRO IL LIVELLO DEGLI SCONTRI A NAJAF

 E MASSICCIA LA REAZIONE DEGLI SCIITI

- Intervista con Ahmad Rafat -

 

Iraq: accese proteste dall’Iran, dalla Lega Araba e dalle Autorità sciite irachene, a cui si uniscono manifestazioni di civili lungo le strade di Bassora e Baghdad, per criticare il decisivo attacco scatenato dalle truppe americane a Najaf contro i miliziani sciiti di Moqtada al-Sadr. Dopo otto giorni di incessanti combattimenti, i marines Usa hanno assunto il controllo del centro storico della città santa, ma gli scontri continuano nelle postazioni dei guerriglieri che – ha dichiarato il portavoce di al-Sadr – “combatteranno fino al martirio”. Ce ne parla Roberta Moretti:

 

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L’assedio annunciato da giorni è scattato alle prime ore di oggi. L’offensiva Usa, condotta con l'ausilio di elicotteri, carri armati e blindati e appoggiata dalla Guardia nazionale irachena, ha chiuso tutti gli accessi al mausoleo dell’imam Ali, sacro agli sciiti di tutto il mondo, al cimitero e alla città vecchia. Lo stesso cimitero continua a essere teatro di violenti scontri, mentre caccia-bombardieri ed elicotteri d'assalto lo sorvolano in continuazione, martellando le postazioni nemiche. E’ lì che si sono asserragliati da tempo il grosso dei guerriglieri, promettendo che non ci sarà alcuna resa, ma solo combattimenti a oltranza. Migliaia di civili hanno abbandonato il centro di Najaf, sollecitati sin dall’altro ieri dalle forze americane. Il vice governatore della città, Al Qoreshi, si è dimesso per protestare contro l’offensiva lanciata dalla coalizione. Soltanto nelle ultime 24 ore – secondo il ministero della Sanità di Baghdad – in Iraq sono morte 165 persone ed altre 600 sono rimaste ferite. Il bilancio si riferisce non solo ai combattimenti di Najaf, ma anche a quelli di Kut, città 170 chilometri a sud est della capitale, teatro, la scorsa notte, di una violentissima battaglia tra iracheni e miliziani sciiti e colpita da nuovi raid aerei americani. L’offensiva avrebbe dovuto colpire solo le postazioni della guerriglia, nel quartiere meridionale di Al Shakia, ma tra i 75 morti ci sono anche numerosi civili.

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L’assedio di Najaf ha provocato, dunque, la massiccia reazione degli sciiti, che stamattina si sono riversati nelle strade di diverse città irachene, intonando slogan contro l’America e contro il premier moderato, Allawi. I raid della coalizione contro la città santa vengono percepiti, infatti, come un attacco allo stesso Islam. Lo conferma il giornalista iraniano Ahmad Rafat, ex segretario dell’Associazione Stampa estera in Italia, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Per fare un paragone con l’Europa o con il mondo occidentale, si potrebbe dire che gli sciiti provano lo stesso sentimento che potrebbe avere un cattolico nel vedere i cannoni puntati sulla cupola di San Pietro. Quando gli sciiti parlano di luoghi sacri, senza alcuna definizione, si riferiscono a Najaf e Kerbala. Al loro livello, non c’è nemmeno la Mecca: i luoghi più sacri sono proprio queste due città.

 

D. – Quante possibilità ci sono che, proprio per difendere Najaf, si metta in piedi una grande alleanza sciita?

 

R. – Un’alleanza tra sciiti potrebbe certo prendere corpo, anche se credo che molte autorità sciite vorrebbero evitarla. Il vice presidente iracheno, che è uno sciita del partito religioso al Dawa, ha chiesto agli americani di lasciar andare avanti i militari del nuovo esercito e della nuova polizia irachena e di mantenersi, quindi, alla larga. L’ayatollah Al Sistani ha abbandonato la città, per non rimanere coinvolto politicamente in questa guerra, e si è trasferito a Londra, per curare una presunta malattia, secondo alcuni più politica che fisica.

 

D. – E fino a che punto l’Iran, che è un Paese sciita, rischia di essere coinvolto in questo conflitto iracheno?

 

R. – Il leader della rivoluzione ayatollah Khamenei, appoggiato dai settori più radicali delle Guardie della Rivoluzione, vorrebbe un coinvolgimento più diretto: non a caso, 15 mila persone si sono dichiarate disposte, firmando un documento, ad andare in Iraq per compiere azioni di martirio. L’ex presidente Rafsanjani, il pragmatico, crede che quello che sta succedendo nel sud dell’Iraq dovrebbe portare l’Iran e gli Stati Uniti ad un tavolo delle trattative. Pertanto, l’appoggio a Moqtada al Sadr ed ai ribelli non deve superare un livello di guardia. La terza posizione è quella di Khatami o dei riformisti iraniani, che riconoscono all’Iran un ruolo da esterno: Teheran dovrebbe sì fare delle pressioni, ma senza andare mai oltre le parole.

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IL MONDO DELLA SCIENZA SI DIVIDE SULLA CLONAZIONE TERAPEUTICA,

AUTORIZZATA IERI DALLE AUTORITA’ BRITANNICHE. LA CHIESA RIBADISCE

IL SUO FERMO “NO” AL SACRIFICIO DEGLI EMBRIONI

- Ai nostri microfoni mons. Ignacio Carrasco de Paula e il prof. Francesco D’Agostino -

 

E’ acceso dibattito nel mondo della scienza, dopo la decisione della Autorità britannica per la fecondazione di concedere la prima licenza di clonazione terapeutica ad un team di scienziati dell’Università di Newcastle. Il fermo “no” della Chiesa ad ogni pratica di clonazione è stato espresso più volte in diverse occasioni e ribadito ieri dal direttore della Sala stampa vaticana, Navarro-Valls. Dal canto suo, la Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici ha condannato la decisione dell’Autorità britannica ribadendo che “l’uccisione di qualunque essere umano, anche allo stato embrionale, non può essere eticamente accettata”. Sulla svolta impressa dalla Gran Bretagna in tema di clonazione umana, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Ignacio Carrasco de Paula, membro della Pontificia Accademia per la Vita, e direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:

 

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R. - Se non è stata una sorpresa, direi che la mia reazione è una reazione amara, e, soprattutto per la mancanza di trasparenza nel giustificare questo permesso. Tutto viene coperto con questa parola miracolosa: terapeutica.

 

D. – Ecco, mons. Carrasco, proprio a proposito di questo, i favorevoli alla clonazione terapeutica affermano che servirà a salvare milioni di vite umane affette da malattie incurabili …

 

R. – Beh, in primo luogo bisogna tener conto che abbiamo altre tecniche che si sono già dimostrate molto più efficaci e che non ricorrono al sacrificio di embrioni umani. Abbiamo a disposizione delle cellule adulte che ci permettono, ormai, anche interventi con un chiaro specifico significato terapeutico.

 

D. – Come lei sottolineava, la Chiesa ha più volte messo in luce, in diversi interventi, la possibilità di utilizzare le cellule staminali adulte per raggiungere le stesse finalità che s’intenderebbe raggiungere con le cellule staminali embrionali. Perché, secondo lei questa non viene vista come la via più ragionevole?

 

R. – Direi che la stragrande maggioranza di chi lavora in questo campo aderisce a questa linea perché, appunto, è quella più ragionevole. Adesso c’è ovviamente una ragione molto forte: ottenere dei brevetti, per esempio. Sappiamo benissimo che, in ambito genetico, per le molteplici applicazioni che si possono ottenere, disporre di un brevetto ha dei grandi vantaggi, per questo c’è una corsa in questo senso.

 

D. – Anche in questa vicenda della clonazione, come nel caso dell’aborto, tornato in primo piano nel dibattito politico italiano, c’è una questione di fondo: la difesa della vita umana ed il diritto del più debole …

 

R. – Questa è la cosa importante che dobbiamo capire. Quando si dice ‘no’ alla clonazione terapeutica è un ‘no’ al sopruso, in primo luogo, verso l’essere umano. Adesso si presentano alcuni limiti: possiamo intervenire, sacrificare esseri umani fino al 14.mo giorno della loro esistenza e poi verrà senza dubbio il momento nel quale anche questo limite verrà saltato. Quando si dice ‘no’, non è alla terapia, ma è all’uccisione, alla distruzione, al sacrificio di esseri umani che non hanno la possibilità di difendersi. Dobbiamo essere noi a prenderci questa responsabilità.

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In Italia, dove in questi giorni si discute animatamente di aborto, si sono detti nettamente contrari alla clonazione terapeutica sia il premio Nobel, Rita Levi Montalcini, che il presidente della Federazione dell’Ordine dei medici, Giuseppe Del Barone. Stefano Leszczynski ha raccolto un commento del prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato nazionale di Bioetica:

 

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R. – Io la giudico molto preoccupante, perché è evidente che l’unica motivazione che sta dietro questa decisione è di tipo schiettamente utilitaristico. Nella speranza, peraltro tuttora molto vaga ed incerta, di poter ottenere alcuni vantaggi terapeutici, si decide non solo di uccidere vite umane, ma di dare vita attraverso clonazione a vite umane con il preciso intento di sacrificarle in laboratorio. Eticamente, è veramente conturbante!

 

D. – Per quanto riguarda l’Italia, qual è la situazione? Sarebbe possibile una cosa del genere?

 

R. – La posizione ufficiale del governo italiano, anche a livello dell’Unione Europea, è stata quella di non dare l’assenso a ricerche che comportino distruzione di vite umane. E’ una decisione che io personalmente condivido ma che, naturalmente, ha una valenza politica. Intendo dire che, per quanto ci possa accontentare il fatto che in Italia attualmente queste ricerche non si facciano, si tratta semplicemente di una preclusione di carattere politico e quindi qualche volta occasionale.

 

D. – Quindi, c’è una parte del mondo scientifico che sarebbe interessata anche in Italia?

 

R. – Gran parte del mondo scientifico è interessata non tanto a fare ricerche sugli embrioni umani, quanto a non avere alcun limite alle loro pratiche di ricerca. Questo vede davvero uniti quasi tutti gli scienziati e, a mio avviso, questo si spiega anche per la carente sensibilità bioetica degli scienziati che credono che la scienza si autogiustifichi sempre eticamente, come se non avessimo innumerevoli esempi a disposizione di usi perversi, negativi della scienza contro la dignità dell’uomo e della persona.

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“I GIOVANI IN UNA SOCIETA’ INTERGENERAZIONALE” E’ IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA DELLA GIOVENTU’ PROMOSSA DALL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

- Servizio di Francesca Smacchia -

 

Al via le celebrazioni della quinta Giornata Internazionale della Gioventù, stabilita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000 e fissata per il 12 agosto. Tema di quest’anno, la solidarietà tra generazioni a tutti i livelli, nelle famiglie, nelle comunità e nelle nazioni. Per l’occasione, Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato con un messaggio l’importanza di promuovere la partecipazione di tutti i membri della società al progresso e allo sviluppo. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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“I giovani in una società intergenerazionale” è il tema dell’odierna  Giornata Internazionale della Gioventù. La società oggi è più giovane che mai: quasi il 50% della popolazione mondiale è composta da individui al di sotto dei 25 anni. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che sono circa 75 milioni i giovani attualmente disoccupati nel mondo e molti di più stanno lottando per la sopravvivenza con bassi stipendi e in condizioni di lavoro misere, con poca o nessuna protezione, benefici o prospettive per il futuro. La disoccupazione giovanile affligge tutti i Paesi. Per fronteggiare questo fenomeno, c’è la necessità di sviluppare strategie che diano ai giovani l’opportunità di trovare un’occupazione dignitosa e produttiva, permettendo loro di diventare cittadini globali indipendenti e responsabili. Con l’argomento di quest’anno, le Nazioni Unite hanno voluto sottolineare l’importanza della solidarietà tra generazioni a tutti i livelli, nelle famiglie, nelle comunità, nelle nazioni e l’opportunità di promuovere la partecipazione dei giovani nell’affrontare i problemi che li riguardano: educazione, lavoro, fame e povertà, abuso di droghe, delinquenza giovanile, effettiva partecipazione della gioventù nella vita della società e nei processi decisionali. Kofi Annan, Segretario Generale delle Nazioni Unite, in occasione di questa Giornata Internazionale della Gioventù, ha rinnovato con un messaggio l’appello alla comunità internazionale perché riconosca che tutti i membri della società, giovani e adulti, devono e possono contribuire allo sviluppo e al progresso della collettività.

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“ADRIANO. LE MEMORIE AL FEMMINILE”: È IL TITOLO DELLA MOSTRA

CHE HA PER CORNICE VILLA ADRIANA A TIVOLI. ESPOSTI, FINO AL 25 SETTEMBRE,

I RITRATTI DELLE DONNE DELLA DINASTIA ULPIA,

PROTAGONISTE DELLA SCENA STORICA CON GLI IMPERATORI TRAIANO E ADRIANO

- Intervista con Anna Maria Reggiani -

 

“Adriano. Le memorie al femminile”: è il titolo della mostra che ha per cornice Villa Adriana a Tivoli. La rassegna, che rimarrà aperta al pubblico presso l’Antiquarium del Canopo fino al 25 settembre prossimo, espone i ritratti delle donne della dinastia Ulpia, protagoniste della scena storica con gli imperatori Traiano e Adriano. La mostra, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, presenta reperti provenienti da Roma e da Sessa Aurunca. Ascoltiamo, nell’intervista di Maria Di Maggio, Anna Maria Reggiani, curatrice dell’esposizione:

 

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(musica)

 

R. – Attraverso un’ampia documentazione scultorea, abbiamo messo in risalto una serie di donne che hanno accompagnato l’ascesa al trono di Traiano e di Adriano, che sono: la sorella di Traiano, Marciana; la figlia di Marciana, Matidia maggiore e le due figlie Matidia e Sabina. Di Sabina sappiamo che sposò Adriano e questo matrimonio permise ad Adriano di entrare nella famiglia. Una famiglia molto complessa, una famiglia che veniva dalla provincia, dalla Spagna, dall’odierna Andalusia. Conquista il potere a Roma appunto con Traiano e con Adriano, che sono stati due imperatori che hanno contrassegnato il periodo più felice della storia romana, cioè il periodo economicamente più ricco e, dal punto di vista culturale, letterario, artistico più florido e più fiorente, come vediamo dalla documentazione abbondantissima che c’è rimasta.

 

D. – E come viene documentato questo mondo femminile all’interno della mostra?

 

R. – Abbiamo una serie di sculture, di ritratti, quasi tutti busti, che rappresentano tutte queste matrone e che ci sono stati prestati dai musei più importanti di Roma: il Museo Nazionale romano, i Musei Capitolini e il Museo di Ostia Antica. Poi, abbiamo una serie di ritratti che appartengono alle nostre collezioni di Villa Adriana e il ciclo decorativo molto bello che viene dal teatro romano di Sessa Aurunca, che è stato scavato tra il 1995 e il 2001.

 

D. – Quindi, qual è il pezzo più rappresentativo dell’intera mostra?

 

R. – E’ la Matidia, la statua in marmo colorato bianco-nero, che viene dal teatro di Sessa Aurunca. Rappresenta Maridia minore, cioè la sorella di Sabina, che restaurò il teatro di Sessa Aurunca quando ormai tutti i personaggi della famiglia erano morti. Quindi lei si proponeva come ultima discendente e nella scena del teatro mette in mostra tutti i componenti della famiglia: Traiano, Adriano, la sorella, la madre, la nonna, eccetera. Quindi, è un documento molto importante dal punto di vista storico e anche dal punto di vista artistico, perché sia la statua di Matidia che le altre sono di altissima qualità.

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CHIESA E SOCIETA’

12 agosto 2004

 
 

8 MILA FEDELI DA TUTTA LA FRANCIA SONO RIUNITI DA STAMANE A LOURDES

PER IL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE FRANCESE, CHE AVRA’ QUEST’ANNO

 LA GRAZIA DI PARTECIPARE ALLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DA GIOVANNI PAOLO II, PELLEGRINO NEL SANTUARIO MARIANO, SABATO E DOMENICA PROSSIMA

 

LOURDES.= Si è aperto stamane a Lourdes, e si protrarrà fino al 16 agosto, il Pellegrinaggio nazionale francese, organizzato dai religiosi dell’Assunzione e dall’Associazione Notre-Dame du Salut, che lanciò nel 1873 il movimento dei pellegrinaggi nel Santuario, associandovi molto presto gli infermi. L’iniziativa, giunta alla 131.ma edizione, incrocia quest’anno il pellegrinaggio a Lourdes del Santo Padre, un evento di grazia che offrirà ai partecipanti all’appuntamento mariano nazionale la possibilità di assistere alle celebrazioni con Giovanni Paolo II, il 14 e 15 agosto. Il raduno, incentrato sul tema “Signore, sii la mia roccia”, è presieduto dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. Tra i momenti salienti del pellegrinaggio, la Santa Messa di apertura celebrata stamane sull’Esplanade del Santuario e la Veglia internazionale dei giovani con il cardinale Barbarin, in programma domani sera alle 21.00 nella Basilica di S. Pio X, dove sabato 14 alle 9.00 si svolgerà la celebrazione dell’Unzione degli Infermi, con la professione solenne di impegno dei nuovi barellieri e dame. Ad accompagnare gli 8.000 pellegrini, tra i quali 1.150 malati e portatori di handicap, sono il Superiore generale degli Assunzionisti, padre Richard Lamoureux, e il Provinciale di Francia, p. André Antoni, con il suo Consiglio. (R.G.)

 

 

LANCIATO IN CINA UN PIANO GOVERNATIVO

PER SCORAGGIARE GLI ABORTI DI FIGLIE FEMMINE,

UN FENOMENO MOLTO DIFFUSO NELLE ZONE RURALI,

DOVE SI PREFERISCE LA NASCITA DI UN MASCHIO PER AIUTARE LE FAMIGLIE

 

PECHINO.= Le figlie femmine sono ancora un problema in Cina, almeno nelle zone rurali: per questo, il governo  ha lanciato un piano di incentivi in denaro per convincere le donne a non abortire quando sanno di aspettare una bambina. Secondo quanto scrive il quotidiano ''China Daily'', in base al programma ''Care for  girls'', le bambine saranno esentate dal pagamento delle tasse scolastiche, le mamme avranno diritto ad un'assicurazione fino a quando le figlie non saranno diventate grandi e le famiglie con solo una figlia avranno alcuni privilegi per quanto riguarda  l'educazione, il lavoro e la ricerca di una casa.  In base al rigido piano di controllo delle nascite portato avanti in Cina, nelle città si invitano le coppie ad avere un solo figlio, mentre nelle campagne è permesso un numero comunque limitato di bambini. Nelle zone rurali, se il primogenito è una femmina è  consentito avere un secondo figlio: ma, in molti casi, se si scopre che è una bambina le donne tendono ad abortire. I figli maschi sono preferiti perché considerati in grado di aiutare maggiormente la famiglia. (R.G.)

 

 

RAPPORTO DELL’ONU SULLE VITTIME DELL'INTIFADA DALL’ANNO 2000:

OLTRE 4.500 I MORTI, 3553 I PALESTINESI E 949 GLI ISRAELIANI

 

NEW YORK. = Oltre 4.500 persone sono morte dall'inizio dell'Intifada, nel settembre del 2000:  3.553 sono i palestinesi e 949 gli israeliani. A  denunciarlo un rapporto delle Nazioni Unite. ''Nessuna delle due parti si è impegnata nella difesa dei civili ed entrambe violano le leggi internazionali'', ha dichiarato il sottosegretario dell'Onu per gli Affari politici, Kieran  Prendergast, presentando lo studio davanti al Consiglio di sicurezza. Tra le cause del protrarsi delle violenze secondo Prendergast, c’è “la mancanza di speranze realistiche per una soluzione pacifica del  conflitto''. (R.G.) 

 

 

AL FESTIVAL DELLA GIOVENTU' DI BARCELLONA,

 I GIOVANI LEADER DI OLTRE 400 MILIONI DI INDIGENI DI TUTTO IL MONDO

 HANNO DENUNCIATO LO SCARSO IMPEGNO DELL’ONU

PER IL VARO DELLA CARTA UNIVERSALE DEI DIRITTI DELLE POPOLAZIONI AUTOCTONE

 

BARCELLONA.= A margine della Giornata internazionale delle popolazioni autoctone, celebrata lunedì scorso, i giovani rappresentanti di oltre 400 milioni di indigeni che vivono sul pianeta, hanno presentato un decalogo di rivendicazioni da includere negli Obiettivi del Millennio, stilati dall’Onu e da porre all’esame della prossima Assemblea generale, nel Palazzo di Vetro a New York, in dicembre. I leader indigeni, riuniti al Festival mondiale della gioventù a Barcellona, chiedono che entro il 2015 i Paesi membri dell'Onu garantiscano il diritto all'autodeterminazione, il rispetto dei diritti umani e delle tradizioni, dell'ambiente, un maggiore accesso alla sanità e all'istruzione e il riconoscimento della proprietà della terra, nonché maggior spazio alle donne. I giovani leader hanno anche chiesto che venga finalmente varata la Dichiarazione universale dei diritti indigeni, di cui solo due articoli sono stati sinora approvati. Su questo punto anche Rigoberta Menchù, Premio Nobel per la pace nel 1992 ha accusato l'Onu di scarso impegno. ''Nonostante gli sforzi compiuti - ha dichiarato il Premio Nobel parlando da Città del Messico - non si realizzeranno gli obiettivi pianificati nel 1995, quando venne dichiarato il Decennio internazionale dei popoli indigeni''. Nel mondo, secondo l'Onu, gli indigeni vivono in 70 Paesi e parlano circa 4 mila lingue. (R.G.)

 

 

DIBATTITO E PROTESTE DI ORGANISMI UMANITARI DOPO LA SENTENZA

 DELLA CORTE D’APPELLO DI LONDRA CHE HA RESPINTO IL RICORSO

CONTRO LA DETENZIONE DI 10 SOSPETTI TERRORISTI,

ARRESTATI SULLA BASE DI INFORMAZIONI OTTENUTE

CON LA TORTURA DI PRIGIONEIRI NELLA BASE DI GUANTANAMO, A CUBA

 

LONDRA. = La Corte d'Appello di Londra ha respinto ieri il ricorso contro l’arresto di 10 sospetti terroristi detenuti senza processo nella prigione londinese di Belmarsh e in un ospedale psichiatrico. I legali dei detenuti avevano denunciato che i loro assistiti erano stati arrestati sulla base di informazioni ottenute con la tortura dai prigionieri della base americana di Guantanamo Bay a  Cuba. I sospetti terroristi  avevano  fatto  ricorso contro il verdetto della  Special Immigration Appeals Commission (Siac), emesso nell'ottobre scorso, che aveva appoggiato la decisione del Governo di confermare gli arresti secondo la legge anti-terrorismo del 2001. La Siac aveva affermato che esistono prove sufficienti per sostenere l'opinione secondo cui i sospetti terroristi, alcuni dei quali sono in carcere dal dicembre del 2001, rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale. La sentenza della Corte d'appello britannica ha suscitato vibrate proteste da parte di organizzazioni e gruppi umanitari; tra queste Amnesty International si è dichiarata ''sgomenta'' per la decisione secondo la quale una prova ottenuta mediante tortura è ammissibile in giudizio nel Regno Unito. “Il primato della legge e i diritti umani sono diventati vittime delle misure prese all'indomani dell'11 settembre”: afferma in un comunicato l'organizzazione definendo la decisione ''aberrante, dal punto di vista morale e legale'' (R.G.)

 

 

SODDISFAZIONE A GENOVA PER L’IMMINENTE APERTURA DI UN ELIPORTO

 DAVANTI AL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GUARDIA,

SUL MONTE FIGOGNA, ALLE SPALLE DELLA CITTA’,

META DI MIGLIAIA DI FEDELI DA OGNI PARTE DEL MONDO

- A cura di Dino Frambati -

 

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GENOVA. = Forse già tra qualche giorno si potrà raggiungere il Santuario della Madonna della Guardia, il più importante ed amato dai genovesi, a 800 metri sul livello del mare e sulla cima del monte Figogna, alle spalle di Genova, in elicottero. Sono infatti ormai al termine i lavori iniziati circa un mese fa per realizzare un eliporto in erba sul quale potrà atterrare un’analoga macchina volante. Ancora pochi interventi tecnici – ci ha spiegato mons. Marco Granara, rettore del Santuario ed ecco che il mini-aeroporto davanti al Santuario sarà pronto. E appare significativo come questa struttura entri in funzione proprio quando manca ormai non molto tempo alla ricorrenza mariana che sarà celebrata domenica, 29 agosto. L’idea di un eliporto appare quanto mai opportuna: il santuario è meta di migliaia di fedeli che lo raggiungono da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero. In quel luogo sacro salì pellegrino anche Giovanni Paolo II, quando venne in visita pastorale all’ombra della Lanterna. Alla Madonna è dedicata la città di Genova e quel santuario sorse dopo che fu la stessa Madre di Gesù a chiederne l’edificazione al pastore Benedetto Pareto quando gli apparve nell’estate 1490, nel punto del monte dove oggi una piccola cappella ricorda l’evento e a pochissima distanza dal santuario mariano.

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24 ORE NEL MONDO

12 agosto 2004

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Proseguono le operazioni antiterrorismo in Pakistan. Questa mattina sono finiti nelle mani delle autorità due uomini, un pakistano e un uzbeko, sospettati di essere membri di alto livello della rete terroristica di Osama Bin Laden. Il primo avrebbe partecipato ai tentativi di omicidio del presidente, Pervez Musharraf. Sempre stamani, in varie zone del Paese, sono state arrestate altre cinque persone legate ad Al Qaeda.  

 

Le forze di sicurezza saudite hanno ucciso ieri un presunto terrorista alla Mecca. Lo hanno reso noto fonti del ministero degli Interni di Riad, specificando che il sospetto ha lanciato una bomba a mano contro le forze di polizia, ferendo un agente.

 

È forte la pressione dell’esercito israeliano nei Territori. La demolizione stamani di sei case a Rafah, presunti covi di attivisti palestinesi, conferma la crescente paura di nuovi attacchi. L’attentato di ieri ad un posto di blocco sulla strada per Ramallah ha, infatti, mostrato la vulnerabilità del sistema di sicurezza israeliano. Il servizio di Graziano Motta:

 

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         Secondo il capo della polizia di Gerusalemme, l’attentatore era diretto verso il centro della città, ma il rafforzamento dei posti di blocco gli ha impedito di penetrarvi. Ha quindi agito in una zona periferica, nell’area nord fra Kalandia e il quartiere satellite di Kivag Zev. L’esplosione, rivendicata poi dalle Brigate di Al-Aqsa, ha causato la morte del kamikaze e di un altro palestinese di 60 anni e il ferimento di 20 persone – israeliane e palestinesi. Altri missili sono stati sparati la scorsa notte da elicotteri a Rafah, presso il confine con l’Egitto, teatro di ripetute incursioni che, nei mesi scorsi, hanno provato la popolazione civile, in favore della quale l’Unione Europea ha disposto ieri un fondo di un milione e 350 mila euro. Serviranno a riparare le case, le scuole, la rete idrica e fognaria. Di violazioni di diritto umanitario parla un Rapporto del vice segretario dell’Onu per gli affari politici, sottolineando la responsabilità sia degli israeliani sia dei palestinesi.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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La Composizione della nuova Commissione europea, la prima dell’Unione a 25, verrà resa nota nel primo pomeriggio. E’ quanto si legge in un comunicato di Bruxelles diffuso questa mattina. Sempre oggi pomeriggio il presidente designato, José Manuel Durao Barroso, terrà una conferenza stampa.

 

“La situazione in Ossezia del Sud si sta aggravando e potrebbe sfuggirne il controllo in qualsiasi momento”. Lo ha affermato stamattina il governo russo, che ha chiesto la convocazione urgente della Commissione mista di cui fanno parte anche la Georgia e le Repubbliche caucasiche. Il presidente Mikhail Saakashvili, intanto, ha sottolineato che la regione è minacciata dalla “pulizia etnica” e da una “catastrofe umanitaria”. Nella notte cinque persone sono morte nei combattimenti tra forze georgiane ed indipendentisti. Sul perché di questi scontri, Giada Aquilino ha intervistato Luigi Geninazzi, esperto dell’area ex sovietica per il quotidiano Avvenire:

 

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R. – Nella turbolenta zona del Caucaso, i separatismi dell’Ossezia e di altre regioni dell’ex Unione Sovietica generano una situazione di crisi che torna periodicamente. I separatisti dell’Ossezia del Sud contano sull’appoggio della Federazione Russa, mentre, dopo l’ultimo ribaltone che c’è stato a Tbilisi e la grande vittoria del presidente Mikhail Saakashvili, le cose sono cambiate: se già con Sevardnadze la Georgia era molto vicina agli Stati Uniti, con il giovane Saakashvili questa tendenza si è accentuata.

 

D. – C’è il rischio che ci sia una nuova Cecenia?

 

R. – In Cecenia, secondo il presidente russo Putin, la guerra è finita. Ma continuano gli atti terroristici ed a maggio è stato ucciso il presidente filorusso Kadirov. Io credo che la Georgia, essendo un Paese confinante, risenta di questa situazione di crisi.

 

D. – Ma cosa c’è davvero dietro l’instabilità del Caucaso?

 

R. – Soprattutto il controllo di un’area cruciale per le fonti energetiche. Sappiamo, infatti, che in Cecenia passa un importante oleodotto-gasdotto e sappiamo pure che la Georgia è al centro delle nuove vie del petrolio che si sono ridisegnate in questi ultimi cinque o sei anni, dal Caspio fino al Mar Nero e al Mar Mediterraneo. E’ chiaro che tutto ciò, se la situazione dovesse diventare sempre più instabile, metterebbe a rischio la sistemazione di quest’area, dove ognuno vuole avere mano libera per agire.

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Ancora in primo piano il Darfur, la regione occidentale del Sudan da mesi teatro di violenti scontri tra le forze governative e le milizie Janjaweed. “Le accuse delle Nazioni Unite sono senza fondamento”: con queste parole il portavoce dell’esercito sudanese, generale Muhammed Beshir Suleiman, ha risposto in un comunicato ufficiale alle accuse lanciate nei giorni scorsi dall’Onu. L’organismo internazionale aveva denunciato la ripresa dei raid aerei da parte delle forze armate e nuove violenze delle milizie filogovernative arabe Janjaweed nei confronti della popolazione locale.

 

Il Venezuela si prepara al referendum che domenica deciderà sulla permanenza o meno di Hugo Chavez alla testa del Paese. A vegliare sui seggi e sul corretto svolgimento della tornata elettorale, verranno dispiegati a partire da oggi oltre 110 mila soldati. Se la maggioranza degli elettori si esprimerà a favore della destituzione dell’attuale presidente, nuove elezioni dovrebbero essere convocate entro 30 giorni.

 

L’incidente di tre giorni fa alla centrale nucleare di Mihama, in Giappone, sarebbe la tragica conseguenza di un errore umano. Lo ha dichiarato oggi il ministro dell'Industria e del Commercio, Shoichiro Nakagawa, che controlla l’applicazione delle norme di sicurezza all’interno degli impianti nucleari. Si preannunciano, dunque, le dimissioni per i dirigenti della società di gestione della centrale, la Kansai Electric Power.

 

Si è ulteriormente aggravato il bilancio del sisma che ieri ha colpito la provincia sud-occidentale cinese dello Yunan, provocando il crollo di quasi cinquemila abitazioni e lasciando senza tetto non meno di cinquantamila persone. I morti accertati restano tre, mentre il numero dei feriti è salito a circa seicento, di cui 26 in condizioni critiche e altri 142 gravi.

 

A tre settimane dalla peggiore sciagura ferroviaria della storia recente della Turchia, ieri altri due treni si sono scontrati sulla linea Istanbul-Ankara, con un bilancio, ancora provvisorio, di sei morti e un centinaio di feriti. Alla base della sciagura ci sarebbe, con ogni probabilità, un errore di un macchinista.

 

Il problema dell’immigrazione clandestina deve essere fronteggiato con “approccio internazionale”. In un colloquio telefonico, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e il leader libico, Muammar Gheddafi, si sono confrontati sulla questione, sottolineando l’emergenza di adottare soluzioni politiche concrete. Le coste della Sicilia, intanto, continuano ad essere meta di tanti disperati. Dopo i quattro sbarchi di ieri, che hanno portato sull’isola di Lampedusa 266 extracomunitari, è di nuovo emergenza nel centro di prima accoglienza.

 

 

 

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