RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
222 - Testo della trasmissione di lunedì 9
agosto 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Si celebra, oggi, la Giornata internazionale delle popolazioni autoctone
CHIESA E SOCIETA’:
Nuova denuncia di Amnesty International sul
dramma dei bambini-soldato nel mondo
Quattro morti e undici feriti in Giappone per l’incidente avvenuto in una centrale nucleare a 320 chilometri da Tokyo
Continuano le violenze in Iraq: l’autobomba esplosa a Baquba ha provocato sei morti e quindici feriti, mentre proseguono gli scontri nella città santa di Najaf.
9
agosto 2004
LE OLIMPIADI
SIANO UN’OCCASIONE DI PACE TRA I POPOLI:
SULL’APPELLO DEL PAPA, IERI ALL’ANGELUS, LA RIFLESSIONE
DI PADRE COMPAGNONI, RETTORE DELL’ANGELICUM
- A cura di Alessandro Gisotti -
Le Olimpiadi di
Atene siano “un’occasione di sereno incontro” per “promuovere l’intesa e la
pace tra i popoli”. All’Angelus di ieri, Giovanni Paolo II ha rivolto un pensiero
speciale ai Giochi Olimpici, che prenderanno il via nella capitale greca questo
venerdì. Il Papa ha messo l’accento sullo spirito originario dell’evento
sportivo per antonomasia: la convivenza pacifica tra i popoli. Papa Wojtyla,
che fin da ragazzo ha sempre amato praticare lo sport, ha quindi voluto far
sentire la sua vicinanza agli atleti, veri protagonisti della XXVIII edizione
delle Olimpiadi dell’era moderna. Sulle parole del Papa e il significato
autentico dei Giochi, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre
Francesco Compagnoni, rettore della Pontificia Università “Angelicum”:
**********
R. – Direi che anche la sua
esperienza come sportivo ha un significato, perché quando gli comunicarono che era
diventato vescovo stava facendo, insieme con dei ragazzi, un tour in canoa nei
laghi del nord della Polonia. Evidentemente lo sport gli serviva nella sua
pastorale per tenere insieme i ragazzi. In questo senso, direi che la sua
riflessione è una riflessione esperienziale.
D. – I Giochi Olimpici si
disputano laddove sono nati, quasi 3 mila anni fa: in una Grecia
geograficamente e storicamente ponte tra Est ed Ovest e tra culture diverse.
Anche questo dato sembra poter valorizzare gli instancabili appelli di Giovanni
Paolo II al dialogo fra i popoli e fra le differenti religioni…
R. – La Grecia, e specificamente
Atene, rappresenta un valore universale, quello cioè che questa civiltà ha
prodotto per tutte le successive epoche. In questo senso, che tutti i popoli si
trovino ad Atene è come un valore conciliare, può significare andare verso
questi valori universali di rispetto reciproco.
D. – Il Papa ha più volte
richiamato gli atleti ad una competizione non esasperata. Un appello, questo,
quanto mai appropriato in un periodo in cui l’ombra del doping sembra
minacciare la credibilità di molti discipline sportive…
R. – E’ certamente un punto
molto interessante, perché se il doping o le sponsorship troppo
spinte entrano veramente in gioco fino in fondo, rovinano lo sport, gli tolgono
la competizione sana, pulita, morale, etica che è ciò che maggiormente
interessa. In fondo lo spirito dei Giochi Olimpici è quello di gareggiare,
addirittura di dire: è importante partecipare più che vincere. Non ci deve
essere una competizione esasperata, ma quasi una partecipazione esasperata.
D. – Il 3 agosto è stata
istituita presso il Pontificio Consiglio dei laici la sezione “Chiesa e Sport”.
E’ un segno ulteriore dell’importanza che la Santa Sede attribuisce allo sport
come promotore di valori, se vissuto in modo sano ...
R. – Nella nostra tradizione
cattolica, specie nel settore giovanile, lo sport ha sempre avuto un posto
importante. Basti pensare, nell’esperienza italiana, agli oratori parrocchiali,
che hanno sempre dato molto spazio a questo. Il corpo è sempre stato molto
valutato, contrariamente a quello che si pensa. Il fatto che la Santa Sede
abbia questo nuovo dipartimento non fa, quindi, che sottolineare
strutturalmente un interesse che c’è sempre stato.
**********
NOMINE
Il Papa ha nominato consultori del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: Commodoro Christopher York,
direttore nazionale dell’“Apostolatus Maris” in Inghilterra e Galles; John
Lloyd Sackey, segretario esecutivo della Commissione episcopale per i Migranti
della Conferenza episcopale del Ghana; José Roberto Zepeda, direttore del
Centro per la cura pastorale multiculturale dell’arcidiocesi di Brisbane
(Australia); Margret Bretzel, missionaria secolare scalabriniana, della diocesi
di Rottenburg-Stuttgart (Germania); Al_beta Koválová, coordinatrice nazionale
della Commissione episcopale per la Pastorale dei Migranti e Rifugiati della
Slovacchia; Brigitte Proksch, segretaria generale dell’Istituto per i Cattolici
dell'Africa, Asia e America Latina nell’arcidiocesi di Vienna (Austria); la
dott.ssa Chiara Amirante, fondatrice e presidente dell’associazione “Nuovi
Orizzonti”, della diocesi di Anagni‑Alatri (Italia); il dott. Rolando G.
Suárez Cobián, segretario esecutivo della Commissione della mobilità umana
della Conferenza episcopale cubana.
=======ooo=======
Apre
la prima pagina il titolo "Affido a Maria il pellegrinaggio che compirò al
Santuario di Lourdes".
All'Angelus,
Giovanni Paolo II ripropone alla Chiesa il memorabile documento di Paolo VI
"Ecclesiam suam", ed invia un cordiale saluto a quanti prenderanno
parte alla XXVIII edizione dei Giochi Olimpici.
Sempre
in prima, un articolo sull'Iraq in cui si sottolinea che ieri - ad una
settimana dagli attacchi contro i cristiani - sono riprese le celebrazioni
delle Sante Messe.
Nelle
vaticane, un articolo di Giampaolo Mattei su suor Tarcisa, la "bambina di
Dio", morta nel Carmelo di Haifa, in Terra Santa, all'età di 84 anni.
Un
articolo di Paolo Risso dal titolo "La testimonianza offerta da
'Mademoiselle Amelie' ": le meditazioni dei grandi figli della Chiesa, dai
più noti ai più nascosti.
Nelle
estere, Sudan: il 23 agosto riprenderanno i negoziati sul Darfur.
Belgio:
commemorati i 262 minatori deceduti a Marcinelle nel 1956.
Nella
pagina culturale, un articolo di Vittorino Grossi dal titolo "Un lungo
Giubileo nel nome di Agostino", in occasione dei 1650 anni dalla nascita
del santo.
Nelle
pagine italiane, in rilievo un nuovo dramma dell'immigrazione, consumatosi a
Siracusa.
Aborto:
il Ministro della salute Sirchia favorevole alla revisione della 194, dopo la
proposta di introdurre un ticket.
=======ooo=======
9
agosto 2004
ENNESIMA TRAGEDIA DELL’IMMIGRAZIONE:
NEL CANALE DI SICILIA
MUOIONO 28 CLANDESTINI.
IN CENTO ERANO PARTITI DALLE COSTE LIBICHE ALLA
RICERCA DI UNA VITA MIGLIORE
- Intervista con mons. Vittorio Nozza -
Un
viaggio della speranza si è trasformato in tragedia, l’ennesima. In 100 sono
partiti dalla Libia in cerca di una vita migliore. Per 28 di loro, tra cui un
bambino, non c’è stato nulla da fare. Quando ieri i clandestini sono arrivati a
Siracusa erano disidratati, spossati ma vivi. Meno fortunati gli altri compagni
di viaggio inghiottiti dal mare lungo la traversata. La cifra dei morti era
rimasta incerta dopo le prime testimonianze ma nel pomeriggio il questore di
Siracusa, Vincenzo Mauro, ha appurato che sulla carretta del mare, lunga 14
metri, erano stipate un centinaio di persone, per la maggior parte liberiane,
partite dalla costa libica otto o nove giorni fa. Gli investigatori hanno
individuato due persone, tra gli sbarcati, che potrebbero essere gli scafisti.
Dal canto suo, il ministro italiano degli Interni, Giuseppe Pisanu, ha lanciato
un appello all’Unione Europea affinché si faccia “carico fino in fondo di
questo enorme problema” se “vuole davvero corrispondere alle sue responsabilità
storiche davanti al Terzo Mondo”. Intanto, 58 tra gli immigrati sbarcati a
Siracusa sono arrivati, stamani, nel centro di accoglienza temporaneo di Pian
del Lago, a quattro chilometri da Caltanissetta. Su questa tragedia
dell’immigrazione, Antonella Palermo ha raccolto la riflessione di mons.
Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:
**********
R.
– Queste persone fuggono da situazioni di povertà estrema e di conflittualità
costanti. Sono persone che hanno bisogno di essere riconosciute, difese nella
loro dignità. Questa è una cosa estremamente importante che deve fare cultura:
deve crescere nella testa, nel cuore, nella prassi di ogni persona, a maggior
ragione di chi poi ci governa.
D. - In
un’intervista al quotidiano La Stampa di oggi il ministro degli Esteri libico
dice: “Se per voi italiani l’immigrazione clandestina è un problema, per noi è
molto di più: è un’invasione. Di fronte all’invasione abbiamo paura della
reazione del popolo libico. Dobbiamo trovare insieme una soluzione al
problema”…
R. – La
proposta sta in questi passaggi. Innanzitutto, la costruzione di un progetto
che abbia i colori dell’Europa e non soltanto di uno o qualche Stato. In
secondo luogo, l’importanza di costruire delle intese fra Paesi europei, fra
Paesi di provenienza di questa immigrazione ed anche Paesi di passaggio.
Logicamente chi si trova in mezzo tra il Paese di partenza e il Paese di arrivo
viene coinvolto comunque, in maniera anche massiccia e pesante, all’interno del
fenomeno. E allora si tratta di costruire delle intese perché questo fenomeno
sia accompagnato, sia governato. Certamente non deve mancare una lotta aperta,
forte, nei confronti della criminalità che sfrutta in maniera indegna e
disumana la disperazione di tante persone. Bisogna cioè andar dentro al
problema in maniera piuttosto decisa e concreta.
D. –
Quando si pensa all’accoglienza di profughi, si pensa subito all’intervento
della Caritas. Vi sentite soli?
R. – Più
che soli ci sentiamo, in pratica, sempre un po’ schiacciati dall’immagine di
coloro che di per sé favoriscono chissà che cosa. Noi non stiamo favorendo
nulla. Noi siamo volentieri disponibili, ogni giorno, 365 giorni all’anno,
insieme con tante altre realtà operanti in questo ambito, in termini di
ascolto, di accoglienza, di prime risposte ai bisogni primari, ma anche
soprattutto in un lavoro che tende a puntare sull’integrazione. Impariamo a
investire maggiormente sull’integrazione, sull’interazione di chi già è
presente nei nostri territori. Certamente riusciremo a creare condizioni tali
in cui ci sentiremo sempre più sicuri. Si tratta di fare una scelta: coniugare,
in ogni contesto di vita, legalità, solidarietà e giustizia. Non spacchiamo
questo trinomio.
**********
OLTRE ALLE MINACCE ALL’ITALIA, NUOVI DRAMMATICI
AVVERTIMENTI
AGLI STATI UNITI DA PARTE DI AL QAEDA,
CHE PROMETTE UNA STRAGE PEGGIORE
DI QUELLA DELL’11 SETTEMBRE.
IL MEZZO DI DIFFUSIONE E’ SEMPRE LA RETE INTERNET
- Intervista con Umberto Rapetto -
Al
Qaeda, cui sono stati attribuiti gli attacchi dell'11 Settembre 2001, ha
l'intenzione di colpire di nuovo gli Stati Uniti prima delle elezioni
presidenziali del 2 novembre, provocando una strage peggiore di quella delle
Torri Gemelle e del Pentagono. Le autorità americane e gli esperti
dell'antiterrorismo se ne dicono convinti annunciando che la città di New York
verrà “superblindata” alla fine del mese, in occasione della Convention del
partito repubblicano, alla quale sarà presente il presidente George W. Bush. Ci
sono poi le ultime minacce nei confronti dell’Italia alla quale è stato chiesto
di ritirarsi dall’Iraq, lanciando un ultimatum che scade il 15 agosto.
Un’intimidazione firmata dalle Brigate Abu Hafs e per la quale è stata scelta,
ancora una volta, la diffusione via Internet. Per riflettere su questo,
Antonella Palermo ha intervistato il colonnello Umberto Rapetto, della guardia
di finanza e docente di diritto telematico:
**********
R. – E’
sicuramente lo strumento più efficace la rete delle reti. Riesce a raggiungere qualunque
tipo di destinatario, ha il grosso vantaggio di avere una tempestività che
altri meccanismi di comunicazione non hanno. Riesce a veicolare non soltanto
testi, come poteva succedere con la posta o con un fax, e riesce ad aggiungere
il sapore delle immagini, sapore spesso cruento e denso di emozioni, capace di
andare a toccare nel vivo anche gli animi meno sensibili. Ma soprattutto
Internet ha un grosso vantaggio: la possibilità di rendere più difficile
l’individuazione di chi sia il mittente. Non rimangono impronte digitali ma
piccoli segni di carattere elettronico che non sempre sono così agevoli da
individualizzare.
D. - Ma
nessun messaggio, pare, sia stato diffuso via Internet prima dell’attentato
dell’11 settembre. Perché?
R. -
Forse perché non si è stati capaci di trovarlo; forse perché il canale non è
stato individuato in maniera corretta oppure perché è stato semplicemente
sottovalutato il contenuto delle diverse pagine che affollano Internet. Il
grande errore è stato quello di sottovalutare il fronte terrorista, immaginando
che l’islamico o l’integralista che voleva ostentare l’attaccamento alla sua
fede fosse primordiale nelle sue manifestazioni, nell’aspetto di carattere
organizzativo. Questo è stato invece un errore madornale, perché le tecnologie
sono a disposizione di tutti e da troppo tempo. Moltissime persone, che non
sono magari vicine ideologicamente ai terroristi, hanno prestato, dietro
pagamento o dietro chissà quale altro meccanismo di carattere remunerativo, le
loro capacità.
D. – Ci
sono poi le notizie che vengono a galla sulla diffusione di video falsi: il
bancario californiano che ha messo in scena sulla rete la propria esecuzione.
La notizia ha fatto il giro del mondo, ma si trattava di un falso, di un gioco
crudele. Insomma, dov’è l’etica?
R. - Non
c’è più, è completamente scomparsa. E’ ormai – se vogliamo – diventata
virtuale! Si abbocca se si vede un filmato fatto bene, apparentemente credibile
e si cade così in trappole mediatiche. Si vive ormai nel terrorismo dell’informazione
e ci si accorge che l’informazione ha praticamente la stessa capacità, lo
stesso impatto nel colpire che poteva avere uno strumento convenzionale di tipo
bellico. Siamo ormai passati dalla “Bomba H”, quella all’idrogeno, alla “Bomba
I”, che è invece la bomba informazione.
**********
L’ODIERNA GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLE POPOLAZIONI AUTOCTONE,
CHE CHIUDE IL DECENNIO
DEDICATO DALL’ONU AI DIRITTI
DI CIRCA 300 MILIONI DI
INDIGENI NEL MONDO
Si
celebra oggi la Giornata internazionale delle popolazioni autoctone, che chiude
quest’anno il decennio di celebrazioni indette dall’ONU nel dicembre 1994, per
l’affermazione dei diritti dei circa 300 milioni di indigeni nel mondo. Kofi
Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha ribadito in un messaggio la
necessità dell’impegno della comunità internazionale alla solidarietà per le
popolazioni indigene. Il servizio di Francesca Smacchia:
**********
Sono
circa 300 milioni le persone nel mondo che appartengono a quasi 5000 popoli
indigeni: circa 70 milioni di Adivasi in India, come anche gli Indiani di
America, i Tuareg negli stati sahariani, i Pigmei delle foreste tropicali
centrafricane, i Penan in Malesia, le popolazioni di montagna in Bangladesh e
Birmania, gli Ainu in Giappone, i Maori in Nuova Zelanda, gli Aborigeni in
Australia, gli Inuit nelle regioni artiche, e altri ancora. A renderlo noto, le
stime dell’Associazione per i popoli minacciati in occasione della Giornata
internazionale dei popoli indigeni fissata per il 9 agosto e stabilita dall’Assemblea
generale dell’ONU il 23 dicembre 1994. Questa data ha inaugurato il decennio
internazionale delle Popolazioni Autoctone dedicato alle questioni indigene in
materia di diritti umani, ambiente, istruzione e salute. Gli indigeni di tutto
il mondo sono minacciati dal progresso e sempre più marginalizzati, la loro
cultura e le loro conoscenze rischiano di andare perdute. Buona parte vivono in
terre governate da regimi che violano le fondamentali libertà civili e nelle
quali sono ancora perseguitati per religione, tradizioni ed usanze. In nome
dello sviluppo, viene loro tuttora espropriata la terra per lo sfruttamento di
risorse naturali, i boschi deforestati e i fiumi distrutti per la costruzione
di dighe. Sono soprattutto le comunità più piccole che, in pochi anni,
rischiano di scomparire. Tra le cause:
la distruzione dell’habitat naturale e la miseria.
Kofi
Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della celebrazione
decennale ha sottolineato la necessità dell’appoggio internazionale per
assicurare pace e sviluppo agli indigeni: “Noi riconosciamo il contributo e la
ricchezza delle loro tradizioni per l’umanità. Questa commemorazione è
un’occasione per rinnovare l’impegno di tutta la comunità internazionale alla
solidarietà e al sostegno per le popolazioni autoctone, considerando quanto
deve essere ancora fatto per migliorare la loro vita”.
**********
IL PARLAMENTO ITALIANO CHIAMATO A PRONUNCIARSI
SULLA PROPOSTA
DI RIPRISTINARE LA FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, IL 4 OTTOBRE:
UNA GIORNATA PER IL DIALOGO TRA CREDENTI DI VARIE
FEDI E NON CREDENTI
- Intervista con l’on. Giuseppe Giulietti -
Ripristinare
in Italia il 4 ottobre, la festa di San Francesco, patrono della nazione. La
proposta di legge, all’esame del Parlamento da circa due anni, ha raccolto le
firme di 200 deputati di tutti gli schieramenti politici. Se ne è parlato nei
giorni scorsi ad Assisi nel Sacro Convento alla presenza del custode, padre
Enzo Coli. Ma come nasce quest’idea? Roberta Gisotti lo ha chiesto all’on.
Giuseppe Giulietti, primo firmatario della proposta di legge:
**********
R. –
Nasce ad Assisi dopo l’incontro di preghiera del Pontefice che ha riunito
confessioni diverse, di Paesi anche in guerra fra loro, uniti dalla volontà di
capirsi, di ragionare sulle grandi questioni della povertà. Nasce ad Assisi
perché è la terra di Francesco e perché è anche la terra della marcia
Perugia-Assisi, che ha messo insieme credenti e non credenti sui valori della
pace. E proprio dall’importante riflessione sui rischi derivanti
dall’ingiustizia sociale, è nata l’idea di fare del 4 ottobre, non solo e non
tanto la festa nazionale, ma una giornata nazionale di dialogo, di comprensione
tra non credenti e credenti delle diverse confessioni. Una giornata dedicata
alla remissione del debito, alla raccolta di fondi per il Sud del mondo.
D. – A
che punto siamo nell’iter parlamentare?
R. –
Prima del prossimo 4 ottobre, almeno la Camera dei deputati potrebbe aver
votato per questa giornata nazionale. In ogni caso, qui ad Assisi, abbiamo
lanciato la proposta, insieme anche con i custodi generali dei francescani, di
fare del prossimo 4 ottobre una sorta di prova generale e, almeno in Umbria e
in Assisi, organizzare una giornata del confronto tra musulmani, ebrei,
cattolici, non credenti. Un momento per dare a ciascuno la possibilità di
raccontare la propria identità evitando lo scioglimento delle identità,
raccogliendo le identità per unire e per non fare del mondo un luogo solo di
delusione, di sofferenza, di guerra e di ingiustizia.
**********
UN VERO, TRAVOLGENTE TRIONFO HA ACCOLTO AL TEATRO
ROSSINI DI PESARO
LA NUOVA PRODUZIONE DI
“MATILDE DI SHABRAN”,
RARA OPERA SEMISERIA ALLESTITA CON INTELLIGENZA
TEATRALE
DAL REGISTA MARIO MARTONE
E CANTATA
DA UN CAST ASSOLUTAMENTE FORMIDABILE
- Il
servizio di Luca Pellegrini -
**********
(musica)
Il
terrore dei mortali è il mal d’amore. Ne fa esperienza il povero e terribile Corradino,
nel cui castello vige una sola legge: “l’esser femmina al mondo è un gran
delitto”. Ma una femmina bella e astuta arriva, Matilde di Shabran e lo fa
ammalare d’amore, lo seduce tra facce corrucciate e terrore prima, sorrisi di
gioia e felicità poi. Con coro generale e rondò di Matilde, si chiude l’ultima
opera semiseria di Rossini (dopo “Torvaldo e Dorliska” e “La gazza ladra”). Un
tripudio generale perché “le femmine son nate per vincere e regnar”. A Pesaro
ha vinto, stravinto, “Matilde di Shabran”, scritta per Roma e Napoli nel 1821,
epigono del genere larmoyant e alba della commedia borghese. Un trionfo
che ha travolto il pubblico con ben diciotto minuti di applausi ritmati e
ininterrotti al termine della “prima” di ieri sera. Questa volta tutto ha
funzionato in una rara, stupefacente perfezione. Si apre il sipario, su questa
classica storia di misoginia e redenzione, e Mario Martone (regista di cinema
non nuovo alle esperienze musicali) insieme con Sergio Tramonti hanno pensato a
due enormi scale di ferro elicoidali avvolte su se stesse, una dentro l’altra,
che lasciano entrare e uscire dall’alto e dal basso i protagonisti e si muovono
circolarmente con sapienza, seguendo il ritmo della musica. Luci corruscate e
poi morbide tagliano il palcoscenico, costumi alla Paolo Uccello vestono i
cantanti. Per blocchi di possenti insiemi, l’opera procede senza il peccato,
precedentemente tributatole, di ferraginosità: un quartetto, un quintetto, un
sestetto, due finali travolgenti. Ma solo il cast pesarese può affrontare una
simile scrittura musicale: Juan Diego Flórez, tenore dalle doti formidabili,
ormai diventato l’idolo mondiale del canto rossiniano, e la francese Annick
Massis, elegante attrice e dalle agilità adamantine, e Bruno De Simone, buffo
con misura che canta mezzo in italiano e mezzo, come vuole la parte, in
napoletano. Riccardo Frizza ha diretto con cura, misura, felice espressione
l’Orchestra Sinfonica di Galizia, ricevendo anche lui giustamente un tributo
più che affettuoso. Insomma, “Matilde di Shabran” è stato il titolo migliore ed
indimenticabile di questa edizione 2004 del Rossini Opera Festival, ROF
amichevolmente, che già guarda, con entusiasmo e sapiente programmazione, al
prossimo anno, come ci conferma il sovrintendente Gianfranco Mariotti:
“La
prossima edizione, la 26.ma, si incentrerà come sempre su tre titoli
principali: due nuove produzioni e una ripresa, com’è nostra abitudine. Avremo
il Barbiere di Siviglia, con la regia di Ronconi e le scene e i costumi
di Gae Aulenti. Una nuova produzione di Bianca e Faliero, affidata a
Jean Luis Martinoti, e la ripresa de La Gazzetta di Dario Fo. Le scelte,
come sempre, hanno un fondo musicologico, che è la cifra del Festival:
musicologia più teatro. Non ci saranno novità assolute, cioè titoli nuovi del
catalogo di Rossini. Questo accadrà l’anno seguente, nel 2006, quando
probabilmente faremo Torvaldo e Dorliska. Il catalogo rossiniano, quanto
alle presenze al Festival di Pesaro, è prossimo al completamento. Mancano solo
due titoli di quelli dei quali esiste l’autografo di Rossini: Torvaldo e Sigismondo.
Mentre ne mancano altri quattro, per i quali l’autografo non esiste, ma per i
quali l’edizione critica sarà ugualmente messa a punto dalla Fondazione Rossini
nel futuro. Ormai la nostra strategia ha individuato, dalla fine degli anni
’80, nella ricerca sul linguaggio moderno il principale degli obiettivi, cioè
ha individuato nel delicato passaggio dal testo critico alla restituzione
teatrale moderna il punto cruciale della restituzione rossiniana e la
restituzione, il disseppellimento delle partiture, la loro edizione e la
necessità di ricorrere ad una edizione corretta è in qualche modo una battaglia
vinta, è diventata senso comune e questo lo registriamo con grande
soddisfazione”.
Da
Pesaro, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.
(musica)
**********
=======ooo=======
9
agosto 2004
DELEGATI DI 15 PAESI
ASIATICI, RIUNITI DA OGGI A GIACARTA, IN INDONESIA,
PER PARTECIPARE AD UN CORSO SUI DIRITTI UMANI,
PROMOSSO DALLA CONFERENZA CRISTIANA DELL’ASIA
E DAL
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
GIACARTA. = Si è aperto oggi a Giacarta, in
Indonesia, un Corso di formazione nel settore dei diritti umani, organizzato
dalla Conferenza cristiana dell’Asia e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Vi
prendono parte circa 30 rappresentanti di Chiese asiatiche ed organizzazioni
collegate, che approfondiranno in particolar modo la genesi e l’attuazione
della “Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani”. Nel corso dei
lavori i partecipanti si soffermeranno inoltre sulla situazione delle libertà
fondamentali nei 15 Paesi da cui provengono e studieranno modalità e iniziative
atte a rendere più incisivo l’impegno della Chiesa nella difesa dei diritti
umani a livello locale e nazionale. (R.G.)
NUOVA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL
SUL DRAMMA DEI BAMBINI-SOLDATO NEL MONDO:
SECONDO LE STIME SONO ALMENO 300 MILA,
RECLUTATI
QUANDO “NON CI SONO PIÙ ADULTI DISPONIBILI” PER LE GUERRE
BARCELLONA. = Sono solo dei bambini e sono
armati. Ma non per gioco. Sono i bambini-soldato. Nel mondo - secondo stime
rilanciate ieri da Amnesty International, al Forum mondiale della gioventù a
Barcellona - sarebbero almeno 300mila. Una cifra approssimativa a detta del
vice presidente dell’organizzazione umanitaria per la Catalogna, Jordi Baltà,
secondo cui non è possibile stabilire con precisione quanti sono i minori
arruolati dagli eserciti nazionali, dai gruppi paramilitari o dalle gang
criminali. Venduti dalle proprie famiglie o rapiti nelle strade, nelle scuole e
nei campi profughi sono il più delle volte reclutati in quei Paesi in cui “non
ci sono più adulti disponibili”. Il loro compito è uccidere, torturare e
perfino compiere atti di cannibalismo nei confronti del proprio nemico. Non
meno tragica è la sorte delle bambine. Spesso oggetto di violenza, rimangono
incinte e nella maggior parte dei casi muoiono per Aids e altre malattie
veneree. (R. P.)
PER GLI AMANTI DELLA MONTAGNA,
INAUGURATA
UNA BIBLIOTECA NEL RIFUGIO PIU’ ALTO D'EUROPA:
A QUOTA 4.554 METRI, SUL MONTE ROSA
ALAGNA
(VERCELLI). = Insolita iniziativa per gli amanti della montagna. Una biblioteca
ad altissima quota è stata aperta nella Capanna Regina Margherita, che è il
rifugio più alto d'Europa, costruito a 4.554 metri sulla punta
"Gnifetti" del Monte Rosa. Nella biblioteca è possibile consultare e
leggere romanzi e trattati, libri fotografici e raccolte di poesie, tutti
rigorosamente dedicati alle montagne. La struttura è stata intitolata ad Emilio
Detomasi, che nel 1980 ha guidato la ristrutturazione del rifugio, meta sempre
più ambita dagli appassionati di montagna e in continua crescita di affluenza.
La cerimonia di inaugurazione, avvenuta 6 agosto scorso, organizzata dal Club
alpino italiano (CAI), ha avuto vasta eco anche fuori dai confini italiani.
(R.G.)
ENTRO IL 2005 SARA’ ATTIVATO SU INTERNET UN PORTALE UNICO
EUROPEO,
MULTILINGUE,
PER INFORMARE SU TECNOLOGIE E AUSILII UTILI
PER LE PERSONE DISABILI: SI CHIAMERA’ EASTIN
BRUXELLES.
= Si chiamerà EASTIN (European Assistive Technology Information Network) il
nuovo portale unico europeo, multilingue, dedicato all'informazione su
tecnologie e ausilii per le persone disabili. Entro la primavera del 2005 sarà
attivato su Internet e dovranno confluirvi i vari portali già esistenti in
alcuni Paesi dell’Unione Europea: quelli spagnolo, tedesco, inglese e i due
danesi. La nuova iniziativa risponde alle esigenze di una considerevole parte
di popolazione europea, non solo handicappati in conseguenza di infortuni,
malattie o patologie genetiche ma anche anziani privati di una completa
autonomia. Soltanto in Italia le persone disabili - secondo gli ultimi dati
ISTAT risalenti al 2002 - sono 577.000, di età compresa tra i 15 e i 64 anni,
cui si devono aggiungere 1.950.000
persone che lamentano problemi di salute ma non una riduzione
dell'autonomia personale. Un’informazione mirata e la possibilità di accedere
ad ausilii e protesi è fondamentale per consentire ai portatori di handicap un
inserimento nella vita sociale e lavorativa. A questo scopo si svolgerà in
Italia il 3 ottobre prossimo il "FIABA Day", giornata nazionale per
l'abbattimento delle barriere architettoniche che ancora ostacolano la mobilità
dei cittadini disabili. Ministeri, Enti, Associazioni proporranno una serie di
manifestazioni. Tra queste: in preparazione un concorso nelle scuole per
promuovere presso le giovani generazioni la conoscenza delle diversità, mentre
la Conferenza dei rettori delle Università italiane curerà un monitoraggio
sulle barriere architettoniche negli Atenei e bandirà un concorso per il
miglior progetto sull'argomento. (R.G.)
“MEMORIA E FUTURO NELL’ARCHITETTURA DEI CIMITERI
EUROPEI”:
TEMA
DI UN SEMINARIO DI STUDIO A GENOVA, IL 24 SETTEMBRE,
PER RICHIAMARE
L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI
VERSO
SITI DI GRANDE VALORE RELIGIOSO, STORICO E CULTURALE
GENOVA.
= Riflettere sull’importanza dei cimiteri nella storia dell'architettura. Si
svolgerà a Genova il 24 settembre il seminario “Memoria e futuro nell'architettura
dei cimiteri europei”, organizzato dal Comune e dall'Asce, l’Associazione, cui
aderiscono oltre sessanta grandi città e ministeri, nata per valorizzare il
patrimonio dei cimiteri europei. Scopo degli organizzatori è proprio quello di
mostrare quanta cura le città hanno messo, a partire dall'inizio
dell'Ottocento, nel fare dei cimiteri uno dei luoghi di riferimento della
topografia urbana, affidandone la progettazione ai loro migliori architetti,
così come è accaduto per il Cimitero nel Bosco a Stoccolma, opera di Lewerentz
e Asplund, inserito nella lista Unesco del Patrimonio dell'Umanità o per il
Cimitero di Lubiana, pensato da Joze e Plecnik, o per quello di Modena, firmato
da Aldo Rossi. Ma si tratta anche di segnalare come negli ultimi decenni vi sia
stato un calo di attenzione per questi siti e di lanciare quindi un messaggio
per il futuro, con la presentazione delle migliori esperienze di progettazione
in corso. Il Seminario vedrà la partecipazione di illustri docenti che
presenteranno relazioni: Franco Sborgi (Università di Genova), Ornella
Selvafolta (Politecnico di Milano), Fabio Mangone (Università di Napoli),
Gianni Braghieri (Università di Bologna); seguiranno comunicazioni di esperti,
in particolare storici dell'architettura e progettisti, di vari Paesi europei.
=======ooo=======
9 agosto 2004
- A cura
di Ignazio Ingrao -
Almeno
quattro persone sono morte e 11 sono rimaste ferite nell’incidente avvenuto
stamane in Giappone nella centrale nucleare di Mihama a circa 320 km da Tokyo.
Cinque feriti sarebbero in condizioni molto gravi. Lo hanno riferito la polizia
locale e la società di gestione dell'impianto, la 'Kansai Electric Power'. Gli
operai ustionati sono stati colpiti dai vapori ad altissima temperatura. Al momento,
tuttavia, non si sarebbero diffuse radiazioni all'esterno e non ci sarebbero
pericoli per la popolazione. Intanto si indaga sulle cause dell’incidente che,
per il bilancio dei morti, si rivela il più pesante nella storia del Giappone
nel settore dell’energia nucleare.
Un fine
settimana di violenze in Iraq che continuano anche in queste ore. Un’autobomba
è esplosa stamani di fronte all'abitazione di un funzionario iracheno a Baquba,
60 chilometri a nord di Baghdad, uccidendo sei persone, mentre un soldato
americano ha perso la vita in operazioni nella provincia occidentale di Al
Anbar e nella città santa di Najaf continuano gli scontri. Ascoltiamo il
servizio di Ignazio Ingrao:
**********
E'
salito a sei morti e tredici feriti il bilancio delle vittime dell'attacco
dinamitardo avvenuto questa mattina a Baquba, nel cosiddetto 'Triangolo
Sunnita'. Un'auto-bomba guidata da un attentatore suicida è saltata in aria
davanti all'abitazione del vice governatore della provincia di Diyala. L’alto
funzionario è rimasto ferito ed è stato ricoverato in ospedale.
E per il
quinto giorno consecutivo a Najaf, città santa degli sciiti, è ancora battaglia
tra i miliziani di Moqtada al-Sadr e le forze americane. Testimoni hanno
riferito che, dall’alba di questa mattina, da Najaf si sentono provenire, a
ripetizione, tiri di mortaio e di armi automatiche e che la città è sorvolata
senza sosta dagli elicotteri Usa. Gli Stati Uniti sostengono che da giovedì
sono stati uccisi almeno 360 ribelli, mentre l’esercito del leader sciita
Moqtada al-Sadr ridimensiona di molto le perdite subite e parla di 15 morti e
35 feriti. Il leader sciita, intanto, ha respinto l’offerta del primo ministro
Allawi che ieri aveva chiesto ai miliziani di deporre le armi. ''Combatteremo
contro l’occupazione a Najaf fino all'ultima goccia di sangue'', ha dichiarato
oggi Moqtada al-Sadr. Il governo iracheno ha deciso di imporre il coprifuoco
nel quartiere sciita di Sadr City a Baghdad, teatro di drammatici scontri in
questi giorni. In tarda mattinata un’altra autobomba avrebbe ucciso quattro
iracheni a Falluja, 50 chilometri a Ovest della capitale.
Nel
frattempo Ahmed Chalabi, ex esponente del governo provvisorio iracheno, e suo
nipote Salem, presidente del tribunale speciale che processerà Saddam Hussein,
sono stati colpiti da mandato di cattura emesso da un giudice iracheno.
Entrambi si trovano in questo momento fuori dall’Iraq ma il giudice iracheno
che ha emesso il provvedimento ha annunciato che saranno arrestati non appena
torneranno in patria. Un portavoce del Foreign Office britannico ha comunque
escluso che il governo del Regno Unito possa concedere l’estradizione di Salem
Chalabi che è a Londra in visita privata. Mentre Ahmed Chalabi che si trova a
Teheran ha annunciato che tra qualche giorno tornerà in Iraq per far fronte
alle accuse.
**********
Secondo
quanto riferito dalla radio israeliana, il primo ministro israeliano Ariel
Sharon ha bloccato i piani del ministero dell'Edilizia per la costruzione di
1.300 nuove case in Cisgiordania. Si tratterebbe, tuttavia, di uno stop
soltanto temporaneo poiché Sharon sta riesaminando i progetti per verificarne
la congruità rispetto all'accordo tra Israele e gli Stati Uniti che consente di
costruire solo in aree già edificate.
Il periodo di 30 giorni che il
Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha concesso al governo del Sudan, a partire
dall’inizio di agosto, per risolvere la crisi dello Stato occidentale del
Darfur, non è sufficiente ed occorre estendere quella scadenza. E’ quanto ha
deciso ieri la Lega Araba a conclusione della riunione d’emergenza tenutasi al
Cairo. Il servizio di padre Giulio Albanese:
**********
Dato che
la situazione nel Darfur è davvero catastrofica sarebbe naif pensare che
in 30 giorni la crisi possa essere risolta. Il periodo serve soltanto per
dimostrare la volontà politica del governo di Khartoum di risolvere il problema
che si è creato con la guerra civile, soprattutto con le razzie e le stragi
perpetrate dalle cosiddette milizie filogovernative dei Janjaweed. A proposito
poi di un intervento militare straniero nel Darfur, il ministro sudanese Ismail
ha affermato che non sono affatto necessari soldati di altre nazioni, anche se
poi Nigeria e Rwanda si sono già detti pronti ad inviare 2 mila uomini nella
zona e questo proprio perché Khartoum ha già schierato 6 mila poliziotti e 40
mila soldati.
Per la
Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
Sei
persone a bordo di un’auto sono morte nell’esplosione di una mina anticarro nel
sud-est dell’Angola, nel comune di Kuito Kuanavale. Tra le vittime ci sarebbero
anche due neo-amministratori regionali. Lo ha riferito stamane la radio
nazionale angolana (RNA). Si stima che nel Paese le mine antipersona ed
anticarro ancora inesplose disseminate ovunque siano tra i 7 e i 14 milioni. Si
tratta della triste eredità lasciata dalla lunga e sanguinosa guerra civile che
si è combattuta in Angola tra il 1975 e il 2002.
È di
almeno otto morti, tra cui un bambino, e di oltre cinquanta feriti il bilancio
dell’esplosione di due bombe, avvenuta ieri, nei pressi di una scuola islamica
di Karachi, nel sud del Pakistan. Lo hanno reso noto fonti della polizia,
precisando che nella medesima zona è stato trovato un terzo ordigno, che però è
stato disinnescato. Ascoltiamo il servizio da Nuova Delhi di Maria Grazia
Coggiola:
**********
Anche se
non c’è stato nessun accordo concreto, l’incontro tra le due delegazioni di
esperti della difesa indiani e pakistani è comunque un segnale positivo che il
processo di disgelo sta andando avanti. In questo fine settimana a New Delhi si
è discusso del ritiro delle truppe dal ghiacciaio di Siace, nella regione
himalayana del Kashmir, famoso per essere il fronte di battaglia più alto del
mondo. Indiani e pakistani hanno schierato qui circa 3 mila soldati con costi
enormi anche in termini di vite umane. Da novembre scorso, lungo la linea di
controllo del Kashmir e anche su questo ghiacciaio, il cui confine non è mai
stato delimitato, vige un cessate-il-fuoco. I colloqui proseguiranno questa
settimana a Islamabad. E’ in agenda la lotta al terrorismo e al traffico di
droga e poi la cooperazione commerciale.
Da New
Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
**********
Il
Partito nazionalista basco ha chiesto al premier spagnolo Zapatero di farsi
promotore di un ''unico patto'' fra tutti i partiti contro il terrorismo dell'ETA e contro il
terrorismo internazionale. Le dichiarazioni del Partito basco fanno seguito
alle due bombe fatte esplodere dall'ETA nel nord della Spagna sabato scorso senza
provocare vittime. I due attentati, preannunciati dagli indipendentisti baschi
con altrettante telefonate, hanno interrotto il lungo silenzio mantenuto
dall'ETA in questi mesi e hanno provocato la condanna unanime di tutte le forze
politiche.
Continuano
a diminuire in Italia le donne che fanno ricorso all'interruzione volontaria
della gravidanza (IVG): secondo i dati preliminari raccolti dalle Regioni con
l'Istituto superiore di sanità e il dipartimento per la prevenzione del
ministero della salute, nel 2003 sono state 132.795 le donne che hanno fatto
ricorso all'aborto mentre nel 2002 erano state 134.106. Una diminuzione pari a
–1 per cento. In aumento invece il ricorso all'IVG tra le donne immigrate
presenti nel nostro territorio. Intanto, fa discutere le forze politiche
italiane la proposta del senatore di Forza Italia, Antonio Gentile, che ha
chiesto l'introduzione di un ticket a pagamento a carico delle donne che fanno
ricorso a più di un’interruzione volontaria di gravidanza.
Nuovi
interrogatori sono previsti nel corso di questa settimana nell’ambito
dell'inchiesta milanese sulle tangenti pagate da dodici aziende italiane del
ramo dell'energia elettrica a Lorenzino Marzocchi “project manager” di
Enipower, una società del gruppo ENI. La rosa delle persone di cui i magistrati
starebbero valutando la posizione è vasta, tanto che il gip Salvini ipotizza
una ''vasta rete di complicità nelle diverse società dell'ENI'' e di ''complici
ai diversi livelli''. Il numero di persone iscritte nel registro degli indagati
potrebbe arrivare alla trentina.
=======ooo=======