RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 222 - Testo della trasmissione di lunedì 9  agosto 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

‘Le Olimpiadi siano un’occasione di pace tra i popoli’: dopo l’appello del Papa, ieri all’Angelus, la riflessione di padre Compagnoni, rettore dell’Angelicum.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Ennesima tragedia dell’immigrazione: nel canale di Sicilia muoiono 28 clandestini. Il commento di mons. Vittorio Nozza

 

Oltre alle minacce all’Italia, nuovi drammatici avvertimenti agli Stati Uniti da parte di Al Qaeda, sempre via Internet. Intervista con Umberto Rapetto

 

Si celebra, oggi, la Giornata internazionale delle popolazioni autoctone

 

Al Parlamento italiano la proposta di ripristinare la festa di San Francesco d’Assisi, il 4 ottobre. Con noi, l’on. Giuseppe Giulietti

 

Un vero, travolgente trionfo ha accolto al Teatro Rossini di Pesaro la nuova produzione di “Matilde di Shabran”. Intervento di Gianfranco Mariotti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Delegati di 15 Paesi asiatici, riuniti da oggi a Giacarta, in Indonesia, per partecipare ad un corso sui diritti umani

 

Nuova denuncia di Amnesty International sul dramma dei bambini-soldato nel mondo

 

Per gli amanti della montagna, inaugurata una biblioteca nel rifugio più alto d'Europa: a quota 4.554 metri, sul Monte Rosa

 

Entro il 2005 sarà attivato su Internet un portale unico europeo, multilingue, per informare su tecnologie e ausilii utili per le persone disabili: si chiamerà Eastin

 

Si svolgerà a Genova, il 24 settembre, un seminario per riflettere sull’importanza dei cimiteri nella storia dell'architettura.

 

24 ORE NEL MONDO:

Quattro morti e undici feriti in Giappone per l’incidente avvenuto in una centrale nucleare a 320 chilometri da Tokyo

 

Continuano le violenze in Iraq: l’autobomba esplosa a Baquba ha provocato sei morti e quindici feriti, mentre proseguono gli scontri nella città santa di Najaf.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 agosto 2004

 

 

LE OLIMPIADI SIANO UN’OCCASIONE DI PACE TRA I POPOLI:

 SULL’APPELLO DEL PAPA, IERI ALL’ANGELUS, LA RIFLESSIONE

DI PADRE COMPAGNONI, RETTORE DELL’ANGELICUM

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Le Olimpiadi di Atene siano “un’occasione di sereno incontro” per “promuovere l’intesa e la pace tra i popoli”. All’Angelus di ieri, Giovanni Paolo II ha rivolto un pensiero speciale ai Giochi Olimpici, che prenderanno il via nella capitale greca questo venerdì. Il Papa ha messo l’accento sullo spirito originario dell’evento sportivo per antonomasia: la convivenza pacifica tra i popoli. Papa Wojtyla, che fin da ragazzo ha sempre amato praticare lo sport, ha quindi voluto far sentire la sua vicinanza agli atleti, veri protagonisti della XXVIII edizione delle Olimpiadi dell’era moderna. Sulle parole del Papa e il significato autentico dei Giochi, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Francesco Compagnoni, rettore della Pontificia Università “Angelicum”:

 

**********

R. – Direi che anche la sua esperienza come sportivo ha un significato, perché quando gli comunicarono che era diventato vescovo stava facendo, insieme con dei ragazzi, un tour in canoa nei laghi del nord della Polonia. Evidentemente lo sport gli serviva nella sua pastorale per tenere insieme i ragazzi. In questo senso, direi che la sua riflessione è una riflessione esperienziale.

 

D. – I Giochi Olimpici si disputano laddove sono nati, quasi 3 mila anni fa: in una Grecia geograficamente e storicamente ponte tra Est ed Ovest e tra culture diverse. Anche questo dato sembra poter valorizzare gli instancabili appelli di Giovanni Paolo II al dialogo fra i popoli e fra le differenti religioni…

 

R. – La Grecia, e specificamente Atene, rappresenta un valore universale, quello cioè che questa civiltà ha prodotto per tutte le successive epoche. In questo senso, che tutti i popoli si trovino ad Atene è come un valore conciliare, può significare andare verso questi valori universali di rispetto reciproco.

 

D. – Il Papa ha più volte richiamato gli atleti ad una competizione non esasperata. Un appello, questo, quanto mai appropriato in un periodo in cui l’ombra del doping sembra minacciare la credibilità di molti discipline sportive…

 

R. – E’ certamente un punto molto interessante, perché se il doping o le sponsorship troppo spinte entrano veramente in gioco fino in fondo, rovinano lo sport, gli tolgono la competizione sana, pulita, morale, etica che è ciò che maggiormente interessa. In fondo lo spirito dei Giochi Olimpici è quello di gareggiare, addirittura di dire: è importante partecipare più che vincere. Non ci deve essere una competizione esasperata, ma quasi una partecipazione esasperata.

 

D. – Il 3 agosto è stata istituita presso il Pontificio Consiglio dei laici la sezione “Chiesa e Sport”. E’ un segno ulteriore dell’importanza che la Santa Sede attribuisce allo sport come promotore di valori, se vissuto in modo sano ...

 

R. – Nella nostra tradizione cattolica, specie nel settore giovanile, lo sport ha sempre avuto un posto importante. Basti pensare, nell’esperienza italiana, agli oratori parrocchiali, che hanno sempre dato molto spazio a questo. Il corpo è sempre stato molto valutato, contrariamente a quello che si pensa. Il fatto che la Santa Sede abbia questo nuovo dipartimento non fa, quindi, che sottolineare strutturalmente un interesse che c’è sempre stato.

**********

 

 

NOMINE

 

Il Papa ha nominato consultori del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti: Commodoro Christopher York, direttore nazionale dell’“Apostolatus Maris” in Inghilterra e Galles; John Lloyd Sackey, segretario esecutivo della Commissione episcopale per i Migranti della Conferenza episcopale del Ghana; José Roberto Zepeda, direttore del Centro per la cura pastorale multiculturale dell’arcidiocesi di Brisbane (Australia); Margret Bretzel, missionaria secolare scalabriniana, della diocesi di Rottenburg-Stuttgart (Germania); Al_beta Koválová, coordinatrice nazionale della Commissione episcopale per la Pastorale dei Migranti e Rifugiati della Slovacchia; Brigitte Proksch, segretaria generale dell’Istituto per i Cattolici dell'Africa, Asia e America Latina nell’arcidiocesi di Vienna (Austria); la dott.ssa Chiara Amirante, fondatrice e presidente dell’associazione “Nuovi Orizzonti”, della diocesi di Anagni‑Alatri (Italia); il dott. Rolando G. Suárez Cobián, segretario esecutivo della Commissione della mobilità umana della Conferenza episcopale cubana.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Affido a Maria il pellegrinaggio che compirò al Santuario di Lourdes".

All'Angelus, Giovanni Paolo II ripropone alla Chiesa il memorabile documento di Paolo VI "Ecclesiam suam", ed invia un cordiale saluto a quanti prenderanno parte alla XXVIII edizione dei Giochi Olimpici.

Sempre in prima, un articolo sull'Iraq in cui si sottolinea che ieri - ad una settimana dagli attacchi contro i cristiani - sono riprese le celebrazioni delle Sante Messe.  

 

Nelle vaticane, un articolo di Giampaolo Mattei su suor Tarcisa, la "bambina di Dio", morta nel Carmelo di Haifa, in Terra Santa, all'età di 84 anni.

Un articolo di Paolo Risso dal titolo "La testimonianza offerta da 'Mademoiselle Amelie' ": le meditazioni dei grandi figli della Chiesa, dai più noti ai più nascosti. 

 

Nelle estere, Sudan: il 23 agosto riprenderanno i negoziati sul Darfur.

Belgio: commemorati i 262 minatori deceduti a Marcinelle nel 1956.  

 

Nella pagina culturale, un articolo di Vittorino Grossi dal titolo "Un lungo Giubileo nel nome di Agostino", in occasione dei 1650 anni dalla nascita del santo.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo un nuovo dramma dell'immigrazione, consumatosi a Siracusa.

Aborto: il Ministro della salute Sirchia favorevole alla revisione della 194, dopo la proposta di introdurre un ticket.  

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

9 agosto 2004

 

 

ENNESIMA TRAGEDIA DELL’IMMIGRAZIONE:

NEL CANALE DI SICILIA MUOIONO 28 CLANDESTINI.

IN CENTO ERANO PARTITI DALLE COSTE LIBICHE ALLA RICERCA DI UNA VITA MIGLIORE

- Intervista con mons. Vittorio Nozza -

 

Un viaggio della speranza si è trasformato in tragedia, l’ennesima. In 100 sono partiti dalla Libia in cerca di una vita migliore. Per 28 di loro, tra cui un bambino, non c’è stato nulla da fare. Quando ieri i clandestini sono arrivati a Siracusa erano disidratati, spossati ma vivi. Meno fortunati gli altri compagni di viaggio inghiottiti dal mare lungo la traversata. La cifra dei morti era rimasta incerta dopo le prime testimonianze ma nel pomeriggio il questore di Siracusa, Vincenzo Mauro, ha appurato che sulla carretta del mare, lunga 14 metri, erano stipate un centinaio di persone, per la maggior parte liberiane, partite dalla costa libica otto o nove giorni fa. Gli investigatori hanno individuato due persone, tra gli sbarcati, che potrebbero essere gli scafisti. Dal canto suo, il ministro italiano degli Interni, Giuseppe Pisanu, ha lanciato un appello all’Unione Europea affinché si faccia “carico fino in fondo di questo enorme problema” se “vuole davvero corrispondere alle sue responsabilità storiche davanti al Terzo Mondo”. Intanto, 58 tra gli immigrati sbarcati a Siracusa sono arrivati, stamani, nel centro di accoglienza temporaneo di Pian del Lago, a quattro chilometri da Caltanissetta. Su questa tragedia dell’immigrazione, Antonella Palermo ha raccolto la riflessione di mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

 

**********

R. – Queste persone fuggono da situazioni di povertà estrema e di conflittualità costanti. Sono persone che hanno bisogno di essere riconosciute, difese nella loro dignità. Questa è una cosa estremamente importante che deve fare cultura: deve crescere nella testa, nel cuore, nella prassi di ogni persona, a maggior ragione di chi poi ci governa.

 

D. - In un’intervista al quotidiano La Stampa di oggi il ministro degli Esteri libico dice: “Se per voi italiani l’immigrazione clandestina è un problema, per noi è molto di più: è un’invasione. Di fronte all’invasione abbiamo paura della reazione del popolo libico. Dobbiamo trovare insieme una soluzione al problema”…

 

R. – La proposta sta in questi passaggi. Innanzitutto, la costruzione di un progetto che abbia i colori dell’Europa e non soltanto di uno o qualche Stato. In secondo luogo, l’importanza di costruire delle intese fra Paesi europei, fra Paesi di provenienza di questa immigrazione ed anche Paesi di passaggio. Logicamente chi si trova in mezzo tra il Paese di partenza e il Paese di arrivo viene coinvolto comunque, in maniera anche massiccia e pesante, all’interno del fenomeno. E allora si tratta di costruire delle intese perché questo fenomeno sia accompagnato, sia governato. Certamente non deve mancare una lotta aperta, forte, nei confronti della criminalità che sfrutta in maniera indegna e disumana la disperazione di tante persone. Bisogna cioè andar dentro al problema in maniera piuttosto decisa e concreta.

 

D. – Quando si pensa all’accoglienza di profughi, si pensa subito all’intervento della Caritas. Vi sentite soli?

 

R. – Più che soli ci sentiamo, in pratica, sempre un po’ schiacciati dall’immagine di coloro che di per sé favoriscono chissà che cosa. Noi non stiamo favorendo nulla. Noi siamo volentieri disponibili, ogni giorno, 365 giorni all’anno, insieme con tante altre realtà operanti in questo ambito, in termini di ascolto, di accoglienza, di prime risposte ai bisogni primari, ma anche soprattutto in un lavoro che tende a puntare sull’integrazione. Impariamo a investire maggiormente sull’integrazione, sull’interazione di chi già è presente nei nostri territori. Certamente riusciremo a creare condizioni tali in cui ci sentiremo sempre più sicuri. Si tratta di fare una scelta: coniugare, in ogni contesto di vita, legalità, solidarietà e giustizia. Non spacchiamo questo trinomio.

**********

 

 

OLTRE ALLE MINACCE ALL’ITALIA, NUOVI DRAMMATICI AVVERTIMENTI

AGLI STATI UNITI DA PARTE DI AL QAEDA,

CHE PROMETTE UNA STRAGE PEGGIORE DI QUELLA DELL’11 SETTEMBRE. 

IL MEZZO DI DIFFUSIONE E’ SEMPRE LA RETE INTERNET

- Intervista con Umberto Rapetto -

 

Al Qaeda, cui sono stati attribuiti gli attacchi dell'11 Settembre 2001, ha l'intenzione di colpire di nuovo gli Stati Uniti prima delle elezioni presidenziali del 2 novembre, provocando una strage peggiore di quella delle Torri Gemelle e del Pentagono. Le autorità americane e gli esperti dell'antiterrorismo se ne dicono convinti annunciando che la città di New York verrà “superblindata” alla fine del mese, in occasione della Convention del partito repubblicano, alla quale sarà presente il presidente George W. Bush. Ci sono poi le ultime minacce nei confronti dell’Italia alla quale è stato chiesto di ritirarsi dall’Iraq, lanciando un ultimatum che scade il 15 agosto. Un’intimidazione firmata dalle Brigate Abu Hafs e per la quale è stata scelta, ancora una volta, la diffusione via Internet. Per riflettere su questo, Antonella Palermo ha intervistato il colonnello Umberto Rapetto, della guardia di finanza e docente di diritto telematico:

 

**********

R. – E’ sicuramente lo strumento più efficace la rete delle reti. Riesce a raggiungere qualunque tipo di destinatario, ha il grosso vantaggio di avere una tempestività che altri meccanismi di comunicazione non hanno. Riesce a veicolare non soltanto testi, come poteva succedere con la posta o con un fax, e riesce ad aggiungere il sapore delle immagini, sapore spesso cruento e denso di emozioni, capace di andare a toccare nel vivo anche gli animi meno sensibili. Ma soprattutto Internet ha un grosso vantaggio: la possibilità di rendere più difficile l’individuazione di chi sia il mittente. Non rimangono impronte digitali ma piccoli segni di carattere elettronico che non sempre sono così agevoli da individualizzare.

 

D. - Ma nessun messaggio, pare, sia stato diffuso via Internet prima dell’attentato dell’11 settembre. Perché?

 

R. - Forse perché non si è stati capaci di trovarlo; forse perché il canale non è stato individuato in maniera corretta oppure perché è stato semplicemente sottovalutato il contenuto delle diverse pagine che affollano Internet. Il grande errore è stato quello di sottovalutare il fronte terrorista, immaginando che l’islamico o l’integralista che voleva ostentare l’attaccamento alla sua fede fosse primordiale nelle sue manifestazioni, nell’aspetto di carattere organizzativo. Questo è stato invece un errore madornale, perché le tecnologie sono a disposizione di tutti e da troppo tempo. Moltissime persone, che non sono magari vicine ideologicamente ai terroristi, hanno prestato, dietro pagamento o dietro chissà quale altro meccanismo di carattere remunerativo, le loro capacità.

 

D. – Ci sono poi le notizie che vengono a galla sulla diffusione di video falsi: il bancario californiano che ha messo in scena sulla rete la propria esecuzione. La notizia ha fatto il giro del mondo, ma si trattava di un falso, di un gioco crudele. Insomma, dov’è l’etica?

 

R. - Non c’è più, è completamente scomparsa. E’ ormai – se vogliamo – diventata virtuale! Si abbocca se si vede un filmato fatto bene, apparentemente credibile e si cade così in trappole mediatiche. Si vive ormai nel terrorismo dell’informazione e ci si accorge che l’informazione ha praticamente la stessa capacità, lo stesso impatto nel colpire che poteva avere uno strumento convenzionale di tipo bellico. Siamo ormai passati dalla “Bomba H”, quella all’idrogeno, alla “Bomba I”, che è invece la bomba informazione.

**********

 

 

L’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE POPOLAZIONI AUTOCTONE,

CHE CHIUDE IL DECENNIO DEDICATO DALL’ONU AI DIRITTI

DI CIRCA 300 MILIONI DI INDIGENI NEL MONDO

 

Si celebra oggi la Giornata internazionale delle popolazioni autoctone, che chiude quest’anno il decennio di celebrazioni indette dall’ONU nel dicembre 1994, per l’affermazione dei diritti dei circa 300 milioni di indigeni nel mondo. Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha ribadito in un messaggio la necessità dell’impegno della comunità internazionale alla solidarietà per le popolazioni indigene. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

**********

Sono circa 300 milioni le persone nel mondo che appartengono a quasi 5000 popoli indigeni: circa 70 milioni di Adivasi in India, come anche gli Indiani di America, i Tuareg negli stati sahariani, i Pigmei delle foreste tropicali centrafricane, i Penan in Malesia, le popolazioni di montagna in Bangladesh e Birmania, gli Ainu in Giappone, i Maori in Nuova Zelanda, gli Aborigeni in Australia, gli Inuit nelle regioni artiche, e altri ancora. A renderlo noto, le stime dell’Associazione per i popoli minacciati in occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni fissata per il 9 agosto e stabilita dall’Assemblea generale dell’ONU il 23 dicembre 1994. Questa data ha inaugurato il decennio internazionale delle Popolazioni Autoctone dedicato alle questioni indigene in materia di diritti umani, ambiente, istruzione e salute. Gli indigeni di tutto il mondo sono minacciati dal progresso e sempre più marginalizzati, la loro cultura e le loro conoscenze rischiano di andare perdute. Buona parte vivono in terre governate da regimi che violano le fondamentali libertà civili e nelle quali sono ancora perseguitati per religione, tradizioni ed usanze. In nome dello sviluppo, viene loro tuttora espropriata la terra per lo sfruttamento di risorse naturali, i boschi deforestati e i fiumi distrutti per la costruzione di dighe. Sono soprattutto le comunità più piccole che, in pochi anni, rischiano di scomparire.  Tra le cause: la distruzione dell’habitat naturale e la miseria.

 

Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della celebrazione decennale ha sottolineato la necessità dell’appoggio internazionale per assicurare pace e sviluppo agli indigeni: “Noi riconosciamo il contributo e la ricchezza delle loro tradizioni per l’umanità. Questa commemorazione è un’occasione per rinnovare l’impegno di tutta la comunità internazionale alla solidarietà e al sostegno per le popolazioni autoctone, considerando quanto deve essere ancora fatto per migliorare la loro vita”.

**********

 

 

IL PARLAMENTO ITALIANO CHIAMATO A PRONUNCIARSI SULLA PROPOSTA

DI RIPRISTINARE LA FESTA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, IL 4 OTTOBRE:

UNA GIORNATA PER IL DIALOGO TRA CREDENTI DI VARIE FEDI E NON CREDENTI

- Intervista con l’on. Giuseppe Giulietti -

 

Ripristinare in Italia il 4 ottobre, la festa di San Francesco, patrono della nazione. La proposta di legge, all’esame del Parlamento da circa due anni, ha raccolto le firme di 200 deputati di tutti gli schieramenti politici. Se ne è parlato nei giorni scorsi ad Assisi nel Sacro Convento alla presenza del custode, padre Enzo Coli. Ma come nasce quest’idea? Roberta Gisotti lo ha chiesto all’on. Giuseppe Giulietti, primo firmatario della proposta di legge:

 

**********

R. – Nasce ad Assisi dopo l’incontro di preghiera del Pontefice che ha riunito confessioni diverse, di Paesi anche in guerra fra loro, uniti dalla volontà di capirsi, di ragionare sulle grandi questioni della povertà. Nasce ad Assisi perché è la terra di Francesco e perché è anche la terra della marcia Perugia-Assisi, che ha messo insieme credenti e non credenti sui valori della pace. E proprio dall’importante riflessione sui rischi derivanti dall’ingiustizia sociale, è nata l’idea di fare del 4 ottobre, non solo e non tanto la festa nazionale, ma una giornata nazionale di dialogo, di comprensione tra non credenti e credenti delle diverse confessioni. Una giornata dedicata alla remissione del debito, alla raccolta di fondi per il Sud del mondo.

 

D. – A che punto siamo nell’iter parlamentare?

 

R. – Prima del prossimo 4 ottobre, almeno la Camera dei deputati potrebbe aver votato per questa giornata nazionale. In ogni caso, qui ad Assisi, abbiamo lanciato la proposta, insieme anche con i custodi generali dei francescani, di fare del prossimo 4 ottobre una sorta di prova generale e, almeno in Umbria e in Assisi, organizzare una giornata del confronto tra musulmani, ebrei, cattolici, non credenti. Un momento per dare a ciascuno la possibilità di raccontare la propria identità evitando lo scioglimento delle identità, raccogliendo le identità per unire e per non fare del mondo un luogo solo di delusione, di sofferenza, di guerra e di ingiustizia.

**********

 

 

UN VERO, TRAVOLGENTE TRIONFO HA ACCOLTO AL TEATRO ROSSINI DI PESARO

LA NUOVA PRODUZIONE DI “MATILDE DI SHABRAN”,

RARA OPERA SEMISERIA ALLESTITA CON INTELLIGENZA TEATRALE

DAL REGISTA MARIO MARTONE

 E CANTATA DA UN CAST ASSOLUTAMENTE FORMIDABILE

- Il servizio di Luca Pellegrini -

 

**********

(musica)

 

Il terrore dei mortali è il mal d’amore. Ne fa esperienza il povero e terribile Corradino, nel cui castello vige una sola legge: “l’esser femmina al mondo è un gran delitto”. Ma una femmina bella e astuta arriva, Matilde di Shabran e lo fa ammalare d’amore, lo seduce tra facce corrucciate e terrore prima, sorrisi di gioia e felicità poi. Con coro generale e rondò di Matilde, si chiude l’ultima opera semiseria di Rossini (dopo “Torvaldo e Dorliska” e “La gazza ladra”). Un tripudio generale perché “le femmine son nate per vincere e regnar”. A Pesaro ha vinto, stravinto, “Matilde di Shabran”, scritta per Roma e Napoli nel 1821, epigono del genere larmoyant e alba della commedia borghese. Un trionfo che ha travolto il pubblico con ben diciotto minuti di applausi ritmati e ininterrotti al termine della “prima” di ieri sera. Questa volta tutto ha funzionato in una rara, stupefacente perfezione. Si apre il sipario, su questa classica storia di misoginia e redenzione, e Mario Martone (regista di cinema non nuovo alle esperienze musicali) insieme con Sergio Tramonti hanno pensato a due enormi scale di ferro elicoidali avvolte su se stesse, una dentro l’altra, che lasciano entrare e uscire dall’alto e dal basso i protagonisti e si muovono circolarmente con sapienza, seguendo il ritmo della musica. Luci corruscate e poi morbide tagliano il palcoscenico, costumi alla Paolo Uccello vestono i cantanti. Per blocchi di possenti insiemi, l’opera procede senza il peccato, precedentemente tributatole, di ferraginosità: un quartetto, un quintetto, un sestetto, due finali travolgenti. Ma solo il cast pesarese può affrontare una simile scrittura musicale: Juan Diego Flórez, tenore dalle doti formidabili, ormai diventato l’idolo mondiale del canto rossiniano, e la francese Annick Massis, elegante attrice e dalle agilità adamantine, e Bruno De Simone, buffo con misura che canta mezzo in italiano e mezzo, come vuole la parte, in napoletano. Riccardo Frizza ha diretto con cura, misura, felice espressione l’Orchestra Sinfonica di Galizia, ricevendo anche lui giustamente un tributo più che affettuoso. Insomma, “Matilde di Shabran” è stato il titolo migliore ed indimenticabile di questa edizione 2004 del Rossini Opera Festival, ROF amichevolmente, che già guarda, con entusiasmo e sapiente programmazione, al prossimo anno, come ci conferma il sovrintendente Gianfranco Mariotti:

 

“La prossima edizione, la 26.ma, si incentrerà come sempre su tre titoli principali: due nuove produzioni e una ripresa, com’è nostra abitudine. Avremo il Barbiere di Siviglia, con la regia di Ronconi e le scene e i costumi di Gae Aulenti. Una nuova produzione di Bianca e Faliero, affidata a Jean Luis Martinoti, e la ripresa de La Gazzetta di Dario Fo. Le scelte, come sempre, hanno un fondo musicologico, che è la cifra del Festival: musicologia più teatro. Non ci saranno novità assolute, cioè titoli nuovi del catalogo di Rossini. Questo accadrà l’anno seguente, nel 2006, quando probabilmente faremo Torvaldo e Dorliska. Il catalogo rossiniano, quanto alle presenze al Festival di Pesaro, è prossimo al completamento. Mancano solo due titoli di quelli dei quali esiste l’autografo di Rossini: Torvaldo e Sigismondo. Mentre ne mancano altri quattro, per i quali l’autografo non esiste, ma per i quali l’edizione critica sarà ugualmente messa a punto dalla Fondazione Rossini nel futuro. Ormai la nostra strategia ha individuato, dalla fine degli anni ’80, nella ricerca sul linguaggio moderno il principale degli obiettivi, cioè ha individuato nel delicato passaggio dal testo critico alla restituzione teatrale moderna il punto cruciale della restituzione rossiniana e la restituzione, il disseppellimento delle partiture, la loro edizione e la necessità di ricorrere ad una edizione corretta è in qualche modo una battaglia vinta, è diventata senso comune e questo lo registriamo con grande soddisfazione”.   

 

Da Pesaro, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.

 

(musica)

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

9 agosto 2004

 

 

DELEGATI DI 15 PAESI ASIATICI, RIUNITI DA OGGI A GIACARTA, IN INDONESIA,

PER PARTECIPARE AD UN CORSO SUI DIRITTI UMANI,

PROMOSSO DALLA CONFERENZA CRISTIANA DELL’ASIA

 E DAL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

 

GIACARTA. = Si è aperto oggi a Giacarta, in Indonesia, un Corso di formazione nel settore dei diritti umani, organizzato dalla Conferenza cristiana dell’Asia e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. Vi prendono parte circa 30 rappresentanti di Chiese asiatiche ed organizzazioni collegate, che approfondiranno in particolar modo la genesi e l’attuazione della “Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani”. Nel corso dei lavori i partecipanti si soffermeranno inoltre sulla situazione delle libertà fondamentali nei 15 Paesi da cui provengono e studieranno modalità e iniziative atte a rendere più incisivo l’impegno della Chiesa nella difesa dei diritti umani a livello locale e nazionale. (R.G.)

 

 

NUOVA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL

 SUL DRAMMA DEI BAMBINI-SOLDATO NEL MONDO:

 SECONDO LE STIME SONO ALMENO 300 MILA,

RECLUTATI QUANDO “NON CI SONO PIÙ ADULTI DISPONIBILI” PER LE GUERRE

 

BARCELLONA. = Sono solo dei bambini e sono armati. Ma non per gioco. Sono i bambini-soldato. Nel mondo - secondo stime rilanciate ieri da Amnesty International, al Forum mondiale della gioventù a Barcellona - sarebbero almeno 300mila. Una cifra approssimativa a detta del vice presidente dell’organizzazione umanitaria per la Catalogna, Jordi Baltà, secondo cui non è possibile stabilire con precisione quanti sono i minori arruolati dagli eserciti nazionali, dai gruppi paramilitari o dalle gang criminali. Venduti dalle proprie famiglie o rapiti nelle strade, nelle scuole e nei campi profughi sono il più delle volte reclutati in quei Paesi in cui “non ci sono più adulti disponibili”. Il loro compito è uccidere, torturare e perfino compiere atti di cannibalismo nei confronti del proprio nemico. Non meno tragica è la sorte delle bambine. Spesso oggetto di violenza, rimangono incinte e nella maggior parte dei casi muoiono per Aids e altre malattie veneree. (R. P.)

 

 

PER GLI AMANTI DELLA MONTAGNA,

INAUGURATA UNA BIBLIOTECA NEL RIFUGIO PIU’ ALTO D'EUROPA:

 A QUOTA 4.554 METRI, SUL MONTE ROSA

 

ALAGNA (VERCELLI). = Insolita iniziativa per gli amanti della montagna. Una biblioteca ad altissima quota è stata aperta nella Capanna Regina Margherita, che è il rifugio più alto d'Europa, costruito a 4.554 metri sulla punta "Gnifetti" del Monte Rosa. Nella biblioteca è possibile consultare e leggere romanzi e trattati, libri fotografici e raccolte di poesie, tutti rigorosamente dedicati alle montagne. La struttura è stata intitolata ad Emilio Detomasi, che nel 1980 ha guidato la ristrutturazione del rifugio, meta sempre più ambita dagli appassionati di montagna e in continua crescita di affluenza. La cerimonia di inaugurazione, avvenuta 6 agosto scorso, organizzata dal Club alpino italiano (CAI), ha avuto vasta eco anche fuori dai confini italiani. (R.G.)

 

 

ENTRO IL 2005 SARA’ ATTIVATO SU INTERNET UN PORTALE UNICO EUROPEO,

MULTILINGUE, PER INFORMARE SU TECNOLOGIE E AUSILII UTILI

PER LE PERSONE DISABILI: SI CHIAMERA’ EASTIN

 

BRUXELLES. = Si chiamerà EASTIN (European Assistive Technology Information Network) il nuovo portale unico europeo, multilingue, dedicato all'informazione su tecnologie e ausilii per le persone disabili. Entro la primavera del 2005 sarà attivato su Internet e dovranno confluirvi i vari portali già esistenti in alcuni Paesi dell’Unione Europea: quelli spagnolo, tedesco, inglese e i due danesi. La nuova iniziativa risponde alle esigenze di una considerevole parte di popolazione europea, non solo handicappati in conseguenza di infortuni, malattie o patologie genetiche ma anche anziani privati di una completa autonomia. Soltanto in Italia le persone disabili - secondo gli ultimi dati ISTAT risalenti al 2002 - sono 577.000, di età compresa tra i 15 e i 64 anni, cui si devono aggiungere 1.950.000  persone che lamentano problemi di salute ma non una riduzione dell'autonomia personale. Un’informazione mirata e la possibilità di accedere ad ausilii e protesi è fondamentale per consentire ai portatori di handicap un inserimento nella vita sociale e lavorativa. A questo scopo si svolgerà in Italia il 3 ottobre prossimo il "FIABA Day", giornata nazionale per l'abbattimento delle barriere architettoniche che ancora ostacolano la mobilità dei cittadini disabili. Ministeri, Enti, Associazioni proporranno una serie di manifestazioni. Tra queste: in preparazione un concorso nelle scuole per promuovere presso le giovani generazioni la conoscenza delle diversità, mentre la Conferenza dei rettori delle Università italiane curerà un monitoraggio sulle barriere architettoniche negli Atenei e bandirà un concorso per il miglior progetto sull'argomento. (R.G.)

 

 

“MEMORIA E FUTURO NELL’ARCHITETTURA DEI CIMITERI EUROPEI”:

TEMA DI UN SEMINARIO DI STUDIO A GENOVA, IL 24 SETTEMBRE,

PER RICHIAMARE L’IMPEGNO DELLE ISTITUZIONI

VERSO SITI DI GRANDE VALORE RELIGIOSO, STORICO E CULTURALE

 

GENOVA. = Riflettere sull’importanza dei cimiteri nella storia dell'architettura. Si svolgerà a Genova il 24 settembre il seminario “Memoria e futuro nell'architettura dei cimiteri europei”, organizzato dal Comune e dall'Asce, l’Associazione, cui aderiscono oltre sessanta grandi città e ministeri, nata per valorizzare il patrimonio dei cimiteri europei. Scopo degli organizzatori è proprio quello di mostrare quanta cura le città hanno messo, a partire dall'inizio dell'Ottocento, nel fare dei cimiteri uno dei luoghi di riferimento della topografia urbana, affidandone la progettazione ai loro migliori architetti, così come è accaduto per il Cimitero nel Bosco a Stoccolma, opera di Lewerentz e Asplund, inserito nella lista Unesco del Patrimonio dell'Umanità o per il Cimitero di Lubiana, pensato da Joze e Plecnik, o per quello di Modena, firmato da Aldo Rossi. Ma si tratta anche di segnalare come negli ultimi decenni vi sia stato un calo di attenzione per questi siti e di lanciare quindi un messaggio per il futuro, con la presentazione delle migliori esperienze di progettazione in corso. Il Seminario vedrà la partecipazione di illustri docenti che presenteranno relazioni: Franco Sborgi (Università di Genova), Ornella Selvafolta (Politecnico di Milano), Fabio Mangone (Università di Napoli), Gianni Braghieri (Università di Bologna); seguiranno comunicazioni di esperti, in particolare storici dell'architettura e progettisti, di vari Paesi europei.

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

9 agosto 2004

 

 

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

Almeno quattro persone sono morte e 11 sono rimaste ferite nell’incidente avvenuto stamane in Giappone nella centrale nucleare di Mihama a circa 320 km da Tokyo. Cinque feriti sarebbero in condizioni molto gravi. Lo hanno riferito la polizia locale e la società di gestione dell'impianto, la 'Kansai Electric Power'. Gli operai ustionati sono stati colpiti dai vapori ad altissima temperatura. Al momento, tuttavia, non si sarebbero diffuse radiazioni all'esterno e non ci sarebbero pericoli per la popolazione. Intanto si indaga sulle cause dell’incidente che, per il bilancio dei morti, si rivela il più pesante nella storia del Giappone nel settore dell’energia nucleare.

 

Un fine settimana di violenze in Iraq che continuano anche in queste ore. Un’autobomba è esplosa stamani di fronte all'abitazione di un funzionario iracheno a Baquba, 60 chilometri a nord di Baghdad, uccidendo sei persone, mentre un soldato americano ha perso la vita in operazioni nella provincia occidentale di Al Anbar e nella città santa di Najaf continuano gli scontri. Ascoltiamo il servizio di Ignazio Ingrao:

 

**********

E' salito a sei morti e tredici feriti il bilancio delle vittime dell'attacco dinamitardo avvenuto questa mattina a Baquba, nel cosiddetto 'Triangolo Sunnita'. Un'auto-bomba guidata da un attentatore suicida è saltata in aria davanti all'abitazione del vice governatore della provincia di Diyala. L’alto funzionario è rimasto ferito ed è stato ricoverato in ospedale.

 

E per il quinto giorno consecutivo a Najaf, città santa degli sciiti, è ancora battaglia tra i miliziani di Moqtada al-Sadr e le forze americane. Testimoni hanno riferito che, dall’alba di questa mattina, da Najaf si sentono provenire, a ripetizione, tiri di mortaio e di armi automatiche e che la città è sorvolata senza sosta dagli elicotteri Usa. Gli Stati Uniti sostengono che da giovedì sono stati uccisi almeno 360 ribelli, mentre l’esercito del leader sciita Moqtada al-Sadr ridimensiona di molto le perdite subite e parla di 15 morti e 35 feriti. Il leader sciita, intanto, ha respinto l’offerta del primo ministro Allawi che ieri aveva chiesto ai miliziani di deporre le armi. ''Combatteremo contro l’occupazione a Najaf fino all'ultima goccia di sangue'', ha dichiarato oggi Moqtada al-Sadr. Il governo iracheno ha deciso di imporre il coprifuoco nel quartiere sciita di Sadr City a Baghdad, teatro di drammatici scontri in questi giorni. In tarda mattinata un’altra autobomba avrebbe ucciso quattro iracheni a Falluja, 50 chilometri a Ovest della capitale.

 

Nel frattempo Ahmed Chalabi, ex esponente del governo provvisorio iracheno, e suo nipote Salem, presidente del tribunale speciale che processerà Saddam Hussein, sono stati colpiti da mandato di cattura emesso da un giudice iracheno. Entrambi si trovano in questo momento fuori dall’Iraq ma il giudice iracheno che ha emesso il provvedimento ha annunciato che saranno arrestati non appena torneranno in patria. Un portavoce del Foreign Office britannico ha comunque escluso che il governo del Regno Unito possa concedere l’estradizione di Salem Chalabi che è a Londra in visita privata. Mentre Ahmed Chalabi che si trova a Teheran ha annunciato che tra qualche giorno tornerà in Iraq per far fronte alle accuse.

**********

 

Secondo quanto riferito dalla radio israeliana, il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha bloccato i piani del ministero dell'Edilizia per la costruzione di 1.300 nuove case in Cisgiordania. Si tratterebbe, tuttavia, di uno stop soltanto temporaneo poiché Sharon sta riesaminando i progetti per verificarne la congruità rispetto all'accordo tra Israele e gli Stati Uniti che consente di costruire solo in aree già edificate.

 

Il periodo di 30 giorni che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha concesso al governo del Sudan, a partire dall’inizio di agosto, per risolvere la crisi dello Stato occidentale del Darfur, non è sufficiente ed occorre estendere quella scadenza. E’ quanto ha deciso ieri la Lega Araba a conclusione della riunione d’emergenza tenutasi al Cairo. Il servizio di padre Giulio Albanese:

 

********** 

Dato che la situazione nel Darfur è davvero catastrofica sarebbe naif pensare che in 30 giorni la crisi possa essere risolta. Il periodo serve soltanto per dimostrare la volontà politica del governo di Khartoum di risolvere il problema che si è creato con la guerra civile, soprattutto con le razzie e le stragi perpetrate dalle cosiddette milizie filogovernative dei Janjaweed. A proposito poi di un intervento militare straniero nel Darfur, il ministro sudanese Ismail ha affermato che non sono affatto necessari soldati di altre nazioni, anche se poi Nigeria e Rwanda si sono già detti pronti ad inviare 2 mila uomini nella zona e questo proprio perché Khartoum ha già schierato 6 mila poliziotti e 40 mila soldati.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Sei persone a bordo di un’auto sono morte nell’esplosione di una mina anticarro nel sud-est dell’Angola, nel comune di Kuito Kuanavale. Tra le vittime ci sarebbero anche due neo-amministratori regionali. Lo ha riferito stamane la radio nazionale angolana (RNA). Si stima che nel Paese le mine antipersona ed anticarro ancora inesplose disseminate ovunque siano tra i 7 e i 14 milioni. Si tratta della triste eredità lasciata dalla lunga e sanguinosa guerra civile che si è combattuta in Angola tra il 1975 e il 2002.

 

È di almeno otto morti, tra cui un bambino, e di oltre cinquanta feriti il bilancio dell’esplosione di due bombe, avvenuta ieri, nei pressi di una scuola islamica di Karachi, nel sud del Pakistan. Lo hanno reso noto fonti della polizia, precisando che nella medesima zona è stato trovato un terzo ordigno, che però è stato disinnescato. Ascoltiamo il servizio da Nuova Delhi di Maria Grazia Coggiola:

 

**********

Anche se non c’è stato nessun accordo concreto, l’incontro tra le due delegazioni di esperti della difesa indiani e pakistani è comunque un segnale positivo che il processo di disgelo sta andando avanti. In questo fine settimana a New Delhi si è discusso del ritiro delle truppe dal ghiacciaio di Siace, nella regione himalayana del Kashmir, famoso per essere il fronte di battaglia più alto del mondo. Indiani e pakistani hanno schierato qui circa 3 mila soldati con costi enormi anche in termini di vite umane. Da novembre scorso, lungo la linea di controllo del Kashmir e anche su questo ghiacciaio, il cui confine non è mai stato delimitato, vige un cessate-il-fuoco. I colloqui proseguiranno questa settimana a Islamabad. E’ in agenda la lotta al terrorismo e al traffico di droga e poi la cooperazione commerciale.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********

 

Il Partito nazionalista basco ha chiesto al premier spagnolo Zapatero di farsi promotore di un ''unico patto'' fra tutti i partiti contro  il terrorismo dell'ETA e contro il terrorismo internazionale. Le dichiarazioni del Partito basco fanno seguito alle due bombe fatte esplodere dall'ETA nel nord della Spagna sabato scorso senza provocare vittime. I due attentati, preannunciati dagli indipendentisti baschi con altrettante telefonate, hanno interrotto il lungo silenzio mantenuto dall'ETA in questi mesi e hanno provocato la condanna unanime di tutte le forze politiche.

 

Continuano a diminuire in Italia le donne che fanno ricorso all'interruzione volontaria della gravidanza (IVG): secondo i dati preliminari raccolti dalle Regioni con l'Istituto superiore di sanità e il dipartimento per la prevenzione del ministero della salute, nel 2003 sono state 132.795 le donne che hanno fatto ricorso all'aborto mentre nel 2002 erano state 134.106. Una diminuzione pari a –1 per cento. In aumento invece il ricorso all'IVG tra le donne immigrate presenti nel nostro territorio. Intanto, fa discutere le forze politiche italiane la proposta del senatore di Forza Italia, Antonio Gentile, che ha chiesto l'introduzione di un ticket a pagamento a carico delle donne che fanno ricorso a più di un’interruzione volontaria di gravidanza.

 

Nuovi interrogatori sono previsti nel corso di questa settimana nell’ambito dell'inchiesta milanese sulle tangenti pagate da dodici aziende italiane del ramo dell'energia elettrica a Lorenzino Marzocchi “project manager” di Enipower, una società del gruppo ENI. La rosa delle persone di cui i magistrati starebbero valutando la posizione è vasta, tanto che il gip Salvini ipotizza una ''vasta rete di complicità nelle diverse società dell'ENI'' e di ''complici ai diversi livelli''. Il numero di persone iscritte nel registro degli indagati potrebbe arrivare alla trentina.

 

 

=======ooo=======