RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 219 - Testo della trasmissione di venerdì 6 agosto 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un indimenticabile pastore: così Giovanni Paolo II ha ricordato, in una messa a Castel Gandolfo, la figura di Papa Paolo VI nel 26.mo anniversario della morte. Messa in suffragio di Papa Montini anche nella Basilica vaticana, celebrata dal cardinale Virgilio Noè

 

Le vie del dialogo per la salvezza del mondo: 40 anni fa l’enciclica “Ecclesiam Suam” nella quale Paolo VI tracciava il cammino di rinnovamento della Chiesa nel periodo conciliare

 

La formazione dei fedeli laici e la valorizzazione delle comuni radici cristiane dell’Europa: temi del messaggio del Papa in occasione del XVIII centenario del martirio di Sant’Emidio

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Accordo per il futuro del Burundi: decisa una spartizione dei poteri tra hutu e tutsi. Con noi, il missionario saveriano padre Claudio Marano

 

Ad una settimana dall’inizio dei Giochi di Atene, le Nazioni Unite invitano la comunità internazionale a rispettare la tregua olimpica: ne parliamo con il prof. Bonanate, docente di relazioni internazionali

       

Un modo alternativo di visitare il mondo, favorendo le economie locali, con il Centro turistico di Associazioni non governative (CTA): ce ne parla Enrico Merletto

 

Piccole storie raccontate in libri rivolti a bambini con difficoltà di parola: intervista con Claudia Jalla

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Paolo VI maestro spirituale”: nuovo libro sulla figura di Papa Montini, curato da dom Patrice Mahieu, parroco benedettino, e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, nel 26.mo della morte del Pontefice

 

E’ finito in manette uno dei più grandi trafficanti di persone dell’America centrale e meridionale. Per le autorità messicane era coinvolto in una rete, che abbracciava nordamerica, Albania, Medio Oriente e Olanda

 

Approda in Valle d’Aosta il Festival internazionale degli artisti di strada

 

Due milioni di palestinesi vivono con meno di due dollari al giorno. A denunciarlo è un rapporto della Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia Occidentale

 

In Italia scoperto dal Corpo Forestale dello Stato un traffico illegale di piante e animali protetti. Diventavano ingredienti di medicine orientali. Sequestrati 3500 prodotti nelle sole città italiane di Roma e Guidonia

 

Un milione di euro in aiuto alle popolazioni del Bangladesh, vittime del maltempo: lo stanziamento é stato annunciato ieri dalla Conferenza episcopale italiana

 

Riuniti in Kenya fino a venerdì prossimo i responsabili dei servizi segreti del continente africano per studiare una strategia comune di lotta al terrorismo

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq: 28 morti in scontri tra miliziani sciiti e forze della coalizione. Presi in ostaggio 4 camionisti libanesi

 

Cinquantanove anni fa la bomba atomica distruggeva la città giapponese di Hiroshima, causando la morte di 100 mila persone.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 agosto 2004

 

PAOLO VI, UOMO CHE SERVI’ LA CHIESA RIMANENDO NELLA LUCE DEL TABOR.

IN DUE DISTINTE MESSE DI SUFFRAGIO, GIOVANNI PAOLO II E IL CARDINALE NOE’

HANNO RICORDATO L’ESEMPLARE MISSIONE DI PAPA MONTINI

A 26 ANNI DALLA MORTE E A 40 DALLA PUBBLICAZIONE

DELLA SUA PRIMA ECICLICA ECCLESIAM SUAM

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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“Fedele imitatore del suo Signore”, Paolo VI “recava nel suo cuore la luce del Tabor, e con quella luce camminò sino alla fine, portando con gaudio evangelico la sua croce”. Nel giorno in cui la liturgia celebra il mistero della Trasfigurazione di Cristo, Giovanni Paolo II ha ricordato con commozione, in una Messa di suffragio a Castel Gandolfo, il 26.mo anniversario della morte di Papa Montini, che nella residenza estiva dei Pontefici si spegneva il 6 agosto del 1978. La figura di Paolo VI è stata al centro dell’omelia del cardinale Virgilio Noè, arciprete emerito della Basilica vaticana questa mattina durante una Messa in San Pietro.   

 

Un filo rosso lega in modo imponderabile la vita e la missione di Paolo VI alla solennità della Trasfigurazione. Papa Montini “aveva nel cuore la luce del Tabor”, ha affermato questa mattina Giovanni Paolo II, ponendo in risalto la coincidenza dell’odierna festa liturgica con quella della morte di Papa Montini ed anche con la pubblicazione della sua prima enciclica, l’Ecclesiam suam, con la quale il successore di Giovanni XXIII tracciava, il 6 agosto del 1964, le linee del suo pontificato. Quindici anni di un “servizio generoso e instancabile”, secondo le parole pronunciate stamani dal cardinale Noé, durante i quali Papa Montini resse il timone della Chiesa universale con il segno di una “fede profonda” e di una “carità delicata”, nel primo e non facile periodo postconciliare:

 

“Paolo VI ha voluto che la Chiesa avesse coscienza esatta della sua missione. Ha voluto che la Chiesa fosse in dialogo con il mondo. Fu preoccupato perché la grazia del Concilio non andasse sciupata. Amò la Chiesa nella gioia e la amò tribolata da tante agitazioni, tensioni, contestazioni (...) Mai si stancò di mostrare le principali vie che la Chiesa doveva percorrere: la via spirituale della coscienza che la Chiesa doveva avere di sé; la via morale di un continuo rinnovamento: la via del dialogo con il mondo contemporaneo”.

 

         Un atteggiamento esemplare che Giovanni Paolo II, nel concludere il suo pensiero su Papa Montini, ha trasformato in un auspicio: che la “Chiesa di oggi e domani - ha invocato - sappia sempre far tesoro dei suoi esempi e dei suoi insegnamenti”. Tra questi ultimi, spicca il “Pensiero alla morte” del 1973, citato dal cardinale Noè e definito un “capolavoro della letteratura spirituale”. In esso, Paolo VI, in un profondo soliloquio interiore, confessava, tra l’altro, un desiderio: “Ecco – scriveva – mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce”. Quasi una premonizione spirituale di ciò che sarebbe accaduto cinque anni più tardi, nel giorno della luce per eccellenza, quello della Trasfigurazione di Cristo:

 

“Dopo aver ricordato che la luce dona senso e calore all’esistenza dell’uomo, soggiungeva che la morte è un riverbero, è una rivelazione naturale di una straordinaria ricchezza e bellezza, è un preludio, un anticipo, un invito alla visione dell’invisibile sole. Stando così le cose si pensa che nella sera del 6 agosto 1978, per Paolo VI si accendeva una luce nel cielo, dove una “tenda” in più – secondo il desiderio del primo Papa – lo accoglieva”.

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LA VIA DEL DIALOGO PER LA SALVEZZA DEL MONDO:

40 ANNI FA L’ENCICLICA “ECCLESIAM SUAM” NELLA QUALE PAOLO VI TRACCIAVA

 IL CAMMINO DI RINNOVAMENTO DELLA CHIESA NEL FERVIDO PERIODO CONCILIARE

- Intervista con il prof. Alberto Melloni -

 

40 anni fa la prima Enciclica di Paolo VI, “Ecclesiam Suam”, dalle prime parole del testo latino. Veniva pubblicata il 6 agosto del 1964, nella Festa della Trasfigurazione di Cristo, data che 14 anni dopo coinciderà con il giorno della sua morte. “Non vuole questa Lettera – scriveva il Papa – rivestire carattere solenne e propriamente dottrinale, né proporre insegnamenti determinati, morali o sociali, ma semplicemente vuol essere un messaggio fraterno e familiare”. Era il periodo in cui la Chiesa celebrava il Concilio Ecumenico Vaticano II. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Manoscritta per intero da Paolo VI, aveva richiesto parecchi mesi, tanto che il giorno prima della pubblicazione Papa Montini confidava all’udienza generale, a Castel Gandolfo: “Abbiamo finalmente terminato” di scrivere “quello che Noi pensiamo debba fare oggi la Chiesa per essere fedele alla sua vocazione e per essere idonea alla sua missione.” “Possiamo forse intitolare questa Enciclica – suggeriva – le vie della Chiesa”. Una visione profetica in anni di grande fervore e rivolgimenti nella Chiesa e nel mondo, come ci spiega il prof. Alberto Melloni, storico del Cristianesimo:

 

R. – E’ una grande sintesi di quella che è la chiave principale che, secondo Paolo VI, la Chiesa può usare per aprire le porte del mondo, per aprire il futuro: è la via del dialogo. E’ soprattutto questo principio che viene riaffermato e che rappresenta, mi sembra, un grande ponte tra la stagione delle certezze, dell’arroccamento, che era stata quella della prima metà del Novecento, e la stagione dell’incontro diretto, che è stata quella di cui è stato protagonista Giovanni Paolo II.

 

D. – Propriamente, Paolo VI indica tre vie: la via spirituale, quella morale e quella apostolica, che investono quindi anche la coscienza della Chiesa e il suo rinnovamento ...

R. – L’idea di Paolo VI è quella che la Chiesa non debba perseguire semplicemente la via della riaffermazione a se stessa della verità, ma che abbia un messaggio da dare: attraverso la pratica della fede, la pratica delle virtù cristiane, la pratica della missione la Chiesa può essere davvero se stessa. Ed essendo se stessa profondamente può raggiungere i propri fini che sono quelli di comunione spirituale, morale ed apostolica con ogni uomo.

 

D. – Ecco, professore, nell’enciclica ricorrono anche espressioni di preoccupazione, tormento, angoscia. Si legge: “In un’ora di vivacità e travaglio della Chiesa di fronte agli interrogativi posti nel concerto dissonante, volubile, complesso del mondo contemporaneo” ...

 

R. – Questo tormento, che Paolo VI sentiva, è senz’altro una delle chiavi di lettura importanti di quel momento. Siamo nel 1964: la convinzione di tutti era di essere all’inizio di un mondo che si stava semplificando e rivoluzionando. E invece, Montini intuisce che il mondo è già di una complessità non più governabile, non più domabile e che questo rappresenta una grande sfida e anche una grande preoccupazione per la Chiesa. Sono gli anni, al tempo stesso, del pacifismo e della guerra del Vietnam, del movimento dei diritti civili e del massimo livello di repressione nell’Unione Sovietica e nei Paesi del Patto di Varsavia. E Paolo VI sente questa contraddizione in un modo molto più forte degli altri e meno degli altri ha la convinzione che tutto possa essere giocato semplicemente in una prospettiva positiva, diciamo così, ottimistica. Sente l’angoscia di quello che potrebbe venire da questa situazione e sente ancora di più il peso di responsabilità che la Chiesa porta in questo, perché la sua convinzione è che se la Chiesa è se stessa, il mondo trova una via di salvezza, altrimenti no.

 

D. – A 40 anni da questa Enciclica, cosa possiamo dire resti di quel messaggio?

 

R. – Il significato più profondo dell’enciclica credo lo si veda in questi tempi, in questa fase di guerra. Se la Chiesa cattolica allora non avesse preso questa via, oggi si troverebbe ad essere, come capita a tanta parte dell’islam, travolto da un fondamentalismo che certo non rappresenta ma che oggi sembra la sua cifra. Grazie a Dio, la Chiesa cattolica non è questo. E’ un grande agente di dialogo e, in questo, diventa un grande agente di pace come è stato in quegli anni. Dalla ostpolitik al dialogo con la cultura, ha rappresentato in questo davvero una cifra di progresso per tutta quanta l’umanità.

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LA FORMAZIONE DEI FEDELI LAICI E LA VALORIZZAZIONE

 DELLE COMUNI RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA,

TEMI FORTI DEL MESSAGGIO DEL PAPA

IN OCCASIONE DEL XVII CENTENARIO DEL MARTIRIO DI SANT’EMIDIO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“La formazione dei fedeli laici è quanto mai necessaria, perché possano essere protagonisti della nuova evangelizzazione”, in tutti gli ambienti della società. E’ la riflessione di Giovanni Paolo II contenuta in un messaggio indirizzato al vescovo di Ascoli Piceno, mons. Montevecchi, in occasione del XVII centenario del martirio di Sant’Emidio, protovescovo della città marchigiana. La memoria di questo santo, amato ed invocato quale protettore contro la calamità del terremoto - sottolinea il Papa - è un “forte invito” a “rivivere lo spirito delle origini”, promuovendo “anche in questa nostra epoca i valori della civiltà cristiana”. La vicenda di sant’Emidio - si legge ancora nel messaggio - “offre un’eloquente testimonianza su come il cristianesimo abbia inciso nella vita dei popoli del Continente europeo”. La diocesi di Ascoli Piceno - rileva il Papa - ha voluto prepararsi a questa ricorrenza giubilare con incontri e manifestazioni. Lo scopo – constata - è “quello di aiutare ciascuno, e specialmente i laici, a riscoprire la bellezza di essere discepoli di Cristo e di appartenere alla sua Chiesa”. Quindi, rivolge una viva esortazione a tutti i fedeli ascolani: “La strada maestra da percorrere è la santità”. Ad essa, dunque, la Chiesa ascolana tenda con ogni mezzo, “seguendo le orme del suo augusto Patrono”.

 

Originario di Treviri, Sant’Emidio, convertitosi al Cristianesimo e ricevuto il battesimo, si rifugiò a Milano dove fu ordinato sacerdote. Giunto successivamente a Roma, venne consacrato vescovo da Papa Marcellino e inviato nella città di Ascoli. Grazie a lui - evidenzia il Papa - “esiste un significativo legame tra la città di Treviri e Ascoli Piceno”. Per sottolinearlo, un gruppo di giovani di quella città, guidati dal loro vescovo, mons. Reinhard Marx, si uniranno ai fedeli di Ascoli nel rendere omaggio a questo santo. Sempre nello stesso spirito, i giovani ascolani e i loro coetanei di Treviri percorreranno insieme l’itinerario di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Colonia il prossimo anno.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'Iraq: in varie città infuriano i combattimenti, con un pesante bilancio di morti e di feriti.  

 

Nelle vaticane, la riflessione di Giovanni Paolo II all'inizio della Santa Messa, celebrata a Castel Gandolfo, in ricordo del XXVI anniversario della morte di Paolo VI.

L'omelia del Cardinale Virgilio Noè per la Santa Messa - celebrata nella Basilica Vaticana - nell'anniversario della morte del Pontefice.

La Lettera di Giovanni Paolo II al vescovo di Ascoli Piceno in occasione del XVII centenario della morte del martire Sant'Emidio, protovescovo.

Il Messaggio della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Repubblica Democratica del Congo), al termine dell'Assemblea Plenaria.

 

Nelle estere, Sud-Est asiatico: lo spettro della carestia e delle epidemie incombe su milioni di persone colpite dalle inondazioni.

Terrorismo; Arabia Saudita: catturato Al Zahrani, uno degli estremisti islamici più ricercati.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Appella dal titolo "Il disegno fotografico della storia": un profilo di Henri Cartier-Bresson sull'onda del ricordo dei suoi due viaggi in Lucania.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 agosto 2004

 

ACCORDO PER IL FUTURO DEL BURUNDI:

DECISA UNA SPARTIZIONE DEI POTERI TRA HUTU E TUTSI

- Con noi, padre Marano -

 

 

Nuove speranze per il Burundi. Un accordo per la spartizione dei poteri tra le due principali etnie, Hutu e Tutsi, è stato raggiunto stamani a Pretoria, in Sudafrica. Il Burundi tenta in questi anni di avviare una lenta ricostruzione dopo la pace di Arusha di 4 anni fa, tra il governo di Bujumbura e i principali movimenti ribelli burundesi, fra cui le Forze per la difesa della democrazia (FDD). Aveva posto fine ad una sanguinosa guerra civile costata oltre 300 mila morti in 10 anni. Ma come può essere letto l’accordo raggiunto nelle ultime ore per il futuro del Burundi? Risponde padre Claudio Marano, missionario saveriano a Bujumbura, raggiunto telefonicamente da Giada Aquilino:

 

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R. – L’accordo, i cui termini non sono stati resi noti nei particolari, prevede comunque una divisione dei poteri: un 40 per cento ai Tutsi e un 60 per cento agli Hutu; è il massimo che si sia riusciti ad ottenere in questo momento. A 40 anni dall’indipendenza e dopo 12 anni di guerra, con tutti gli scontri politici e le violenze etniche che il Paese ha dovuto sopportare, è stato deciso finalmente quanti deputati Hutu e quanti Tutsi potrebbero entrare nell’Assemblea di Bujumbura, al fine di avere un rispetto di tutte le etnie del Burundi.

 

D. – Che tempi sono previsti?

 

R. – Le elezioni, già precedentemente, erano state fissate per la fine di ottobre, ma penso che non sarà assolutamente possibile. Saranno necessari ancora sei-sette mesi, perché ci sono tutte le leggi da mettere insieme, la Costituzione da formulare, le consultazioni da preparare nello specifico.

 

D. – Cosa rimane, oggi, della guerra civile in Burundi?

 

R. – Purtroppo rimane, nel senso che di fatto c’è ancora la guerra e i ribelli del gruppo del Fronte nazionale di liberazione (FNL) continuano a combattere, specialmente nella zona rurale intorno a Bujumbura, e ci sono ancora attacchi e morti. Quindi, l’accordo darà il via alla formazione dell’esercito unico e del rinvio alla vita civile dei militari in esubero e dei ribelli che hanno deposto le armi, ma l’altro problema da risolvere è la pacificazione con l’FNL, che significherà la fine della guerra.

 

D. – Qual è allora l’auspicio della Chiesa burundese per il futuro del Paese?

 

R. – La speranza è di arrivare velocemente a nuove leggi ed alle elezioni, per riuscire poi a portare finalmente il Paese su una strada di pace, di riconciliazione e di perdono, quindi ad una vita normale per tutti.

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AD UNA SETTIMANA DALL’INIZIO DEI GIOCHI OLIMPICI DI ATENE,

LE NAZIONI UNITE LANCIANO UN APPELLO AFFINCHE’ VENGA

RISPETTATA LA TREGUA OLIMPICA

- Intervista con il prof. Luigi Bonanate -

 

 

Conto alla rovescia per i Giochi Olimpici di Atene, che prenderanno il via venerdì 13 agosto. La XXVIII edizione delle Olimpiadi dell’era moderna si intreccia con una difficile contingenza internazionale, mentre sull’evento incombe la minaccia del terrorismo. Dal canto suo, l’ONU ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché riscopra il significato più profondo delle Olimpiadi: la pace tra gli uomini. Su questo invito delle Nazioni Unite alla tregua olimpica e sull’importanza dei Giochi Olimpici, al di là del valore sportivo, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del prof. Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all'Università di Torino:

 

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R. – Le Olimpiadi sono sempre state un fatto di cosmopolitismo. Da questo punto di vista l’appello dell’ONU è assolutamente coerente con la storia di questa istituzione. Aggiungerei, però, che l’ONU avrebbe potuto cogliere l’occasione per ricordare che, comunque, alle Olimpiadi non si confrontano nazioni, bensì capacità psicofisiche, capacità atletiche ... Durante la Guerra Fredda c’era addirittura la gara tra Stati Uniti e Unione Sovietica per vedere se il modello capitalistico occidentale o socialista sovietico fossero atleticamente preferibili l’uno all’altro ...

 

D. – Le Olimpiadi sono l’evento sportivo per antonomasia, ma anche un momento che nella storia è stato fortemente caratterizzato proprio politicamente, pensiamo ai Giochi di Mosca, boicottati dagli Stati Uniti nel 1980, ma non mancano certo altri esempi ...

 

R. – Proprio perché le Olimpiadi sono un evento importantissimo, sarebbe ingenuo pensare che possa essere del tutto sganciato dal contesto e dalla società nella quale succede. Le Olimpiadi del 1980 vengono dopo il 1979, ma il ’79 che cosa significa? L’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica. Nel 1979 era stata lanciata la proposta degli euromissili da parte della NATO, quindi subito prima delle Olimpiadi di Mosca erano accaduti eventi di politica internazionale molto importanti!

 

D. – Nell’era della globalizzazione, le Olimpiadi sono anche un grande evento mass mediale; anche in questo caso, non sono mancati gesti di atleti dal forte simbolismo, basti pensare al pugno guantato di nero innalzato sul podio dagli atleti americani militanti nel ‘Black Power’ ... Quindi, è anche una grande vetrina non solo per la politica internazionale, ma anche per rivendicazioni – se vogliamo – di politica interna ...

 

R. – Certamente! Questo episodio è importantissimo. Uno, tanto più importante proprio per la sua enorme drammaticità, è quello di Monaco ’72: il sequestro degli atleti israeliani da parte di un commando palestinese che finì tragicamente, con la morte degli ostaggi e di una parte dei rapitori. Un esempio di politica interna e di problemi di politica internazionale che si incontrano. Direi che a Monaco ’72 nasce il mondo “massmediologico” contemporaneo, perché per alcuni giorni il mondo restò paralizzato nel chiedersi se le Olimpiadi dovessero o no continuare. Non ci si preoccupò tanto di cosa significasse il problema palestinese, in quel momento. Ma le ultime gare, le più importanti, le più affascinanti, dovevano o no essere svolte lo stesso? Speriamo che sia “storia antica”!

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UN MODO ALTERNATIVO DI VISITARE IL MONDO,

FAVORENDO LE ECONOMIE LOCALI: E’ QUANTO OFFRE IL CENTRO TURISTICO

DI ASSOCIAZIONI NON GOVERNATIVE, CON SEDE A TORINO

- Intervista con Enrico Merletto -

 

 

Turismo responsabile: un modo alternativo di visitare il mondo, favorendo le economie locali. Il CTA, Centro turistico di associazioni non governative, di Torino, In Italia, prevede anche giornate di preparazione dei turisti per adattarsi alle situazioni in cui si troveranno. Le partenze sono previste durante tutto l’anno, ma le proposte si intensificano nel periodo estivo. Al microfono di Teresa Gerundino, Enrico Merletto, responsabile del CTA volontari per lo sviluppo, spiega in che modo si diversifica il turismo responsabile:

 

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R. – Privilegia l’aspetto dei rapporti umani e del contatto con la popolazione locale, rispetto al puro relax di una vacanza tradizionale. Noi preferiamo piccole strutture gestite localmente e soprattutto, laddove possibile, proprio progetti comunitari di sviluppo attraverso il turismo. Intendo dire che, piuttosto che andare in alberghi di catene a quattro/cinque stelle, a volte capita di essere magari ospiti di famiglie o di piccoli villaggi che sono preparati, attraverso il periodo di formazione, all’accoglienza dei turisti.

 

D. – Quali sono le destinazioni?

 

R. – Lavoriamo su Africa e America Latina e poi sul bacino del Mediterraneo con alcune nuove proposte anche nei Balcani, molto interessanti. Sono a basso costo per proporre la conoscenza di Paesi che non sono tradizionalmente turistici.

 

D. – Qual è il prototipo del viaggiatore solidale?

 

R. – L’età media che va dai 25 ai 55-60 anni, che è l’età lavorativa. Bisogna dire che nel nostro caso sono proposte purtroppo economicamente non molto basse, ci sono dei voli aerei, soprattutto in alta stagione, che incidono a volte anche per 1.000-1.200 euro. Aderiscono persone che lavorano e che hanno già per conto loro un’apertura mentale rispetto ai temi della solidarietà internazionale. Direi che è un target in continuo allargamento: sono sempre di più le persone che hanno voglia di vedere la realtà dei Paesi dietro alla carta patinata delle riviste e soprattutto dei cataloghi dei tour-operator tradizionali.

 

D. – Come si possono reperire informazioni dall’Italia per fare un “viaggio responsabile”?

 

R. – Le indicazioni sono due: una è quella dell’Associazione italiana turismo responsabile, sotto la quale ci siamo tutti noi organizzatori di viaggi; per quanto riguarda le nostre proposte specifiche, il sito è www.viaggisolidali.it. Le nostre proposte sono ormai sposate da persone che arrivano da tutta Italia, per cui ci sono anche alcune “botteghe” della rete del commercio equo che collaborano con noi alla diffusione e alla promozione di questi viaggi.

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PICCOLE STORIE RACCONTATE IN LIBRI RIVOLTI A BAMBINI

CON DIFFICOLTA’ DI PAROLA

- Intervista con Claudia Jalla -

 

 

Libri per bambini molto speciali, la nuova collana rivolta all’infanzia degli Editori Riuniti è giunta al quarto volume. Ricordiamo: “Tre scalini per Serena”, “Nicola a modo suo”, il calendario dell’Avvento”, “I vestiti di Marta e Lucio” e in preparazione “I giocattoli di Marta e Lucio”. Volumi davvero particolari, ma perché? Roberta Gisotti lo ha chiesto alla dott.ssa Claudia Jalla, tra i curatori della collana:

 

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R. – Perché leggere è molto divertente: leggere, sfogliare un libro, guardarlo. Ma per bambini che hanno difficoltà di comunicazione, cioè non hanno il linguaggio verbale in uscita, a volte è impossibile, anche se comprendono bene. Quindi, l’idea è stata quella di creare una collana fatta apposta per loro, dove ci fosse la possibilità di leggere autonomamente o accompagnati da un adulto, ma soprattutto autonomamente. Poi, tutta la collana è studiata, dalla forma del libro che fosse accessibile, alla scelta dei disegni, che fossero chiari, semplici, senza troppe sovrapposizioni, a delle storie dove si parlasse, dove si accennasse alla disabilità, cosa che raramente si trova nei libri per bambini.

 

D. – Dott.ssa Jalla, questi libri si rifanno ad un metodo particolare ...

 

R. – Si rifanno alla comunicazione aumentativa-alternativa, uno strumento che nasce una ventina d’anni fa in America, molto sviluppato in Europa, in Italia ancora non tantissimo. La comunicazione aumentativa-alternativa è un insieme di tecniche, di strategie, di tecnologie che si possono attivare per facilitare la comunicazione per quei bambini o per quelle persone, in generale, che per motivi temporanei o invece permanenti, non hanno comunicazione.

 

D. – Dott.ssa Jalla, dalla sua esperienza - lei è anche mamma di una bambina con difficoltà di comunicazione - quali risultati ha riscontrato nell’uso di questi libri?

 

R. – Il cambiamento è poter vedere il proprio figlio essere più autonomo, più indipendente. L’impossibilità alla comunicazione è un grave handicap che spesso si associa a molti altri, perché si ha meno potere. Allora, poter restituire loro un po’ di autodeterminazione, questo è sicuramente fondamentale in un bambino: da maggiori possibilità di crescere. Insomma, leggere è importante per tutti. Se però i libri ti sono vietati ...

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CHIESA E SOCIETA’

6 agosto 2004

 

“PAOLO VI MAESTRO SPIRITUALE”: NUOVO LIBRO SULLA FIGURA DI PAPA MONTINI.

E’ CURATO DA DOM PATRICE MAHIEU, PARROCO BENEDETTINO, E PUBBLICATO

DALLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA, NEL 26.MO DELLA MORTE DEL PONTEFICE

- A cura di Rosario Tronnolone -

 

ROMA.= La disponibilità totale all’azione interiore dello Spirito e la volontà di trasmettere agli altri questa esperienza, rendendosi al contempo testimone e guida. Queste le qualità che Paolo VI possedeva in massimo grado, come afferma dom Patrice Mahieu nel suo libro “Paolo VI, Maestro Spirituale”, uscito per i tipi della Libreria Editrice Vaticana in occasione del 26.mo anniversario della morte del Pontefice. Dom Mahieu, monaco benedettino dell’Abbazia di Solesmes, ha studiato a lungo il magistero di Papa Montini e ha raccolto ampi stralci dai suoi scritti in una sintesi chiara e tesa a dimostrare come la vita spirituale del Pontefice sia stata costantemente ispirata ad un dinamismo che trasferiva la grazia dell’incontro con Dio e quello della vocazione nel dono, nella testimonianza, nella comunione. Il volume è diviso in due parti: la prima esamina, in particolare, testi di insegnamento e di formazione religiosa incentrati sul mistero della Trinità: dalla certezza della tenerezza paterna e misericordiosa di Dio, alla comunione con Cristo, all’azione continua e vivificante dello Spirito Santo. La seconda parte si incentra sui mezzi di cui disponiamo perché la nostra risposta di uomini alla sollecitudine di Dio sia la più adeguata possibile: dai sacramenti, prolungamento della presenza di Cristo accanto a noi, alle virtù teologali, alla preghiera. Paolo VI - scrive Dom Mahieu - aveva il dono dell’incontro con l’altro, del colloquio personale. Questo libro è l’occasione, attraverso la lettura meditata, di un incontro intimo con il carisma di Papa Montini, che non cessa ancor oggi, attraverso i suoi scritti e le sue riflessioni, di testimoniare la fede, di formare coscienze libere e rette, e di incoraggiare alla santità e alla ricerca di Dio. 

 

 

E’ FINITO IN MANETTE UNO DEI PIÙ GRANDI TRAFFICANTI DI PERSONE DELL’AMERICA CENTRALE E MERIDIONALE. PER LE AUTORITA’ MESSICANE E’ COINVOLTO IN UNA RETE CHE ABBRACCIAVA NORDAMERICA, ALBANIA, MEDIO ORIENTE E OLANDA.

 

CITTA’ DEL MESSICO.= E’ finito in manette uno dei più grandi trafficanti di esseri umani dell’America centrale e meridionale. Si tratta di Alfredo Terrazas Torres, detto Charly Terrazas, catturato a Ciudad Juàrez, città dello Stato del Chihuahua al confine con il Texas. Secondo le autorità del Messico, il brasiliano, già arrestato ed evaso dal carcere texano di La Tuna nel 1989, sarebbe legato ad una rete di 42 funzionari pubblici coinvolti nel traffico di persone e operanti in 12 Stati della Repubblica nordamericana. Sarebbero certi, per gli inquirenti, i suoi intrecci con la malavita organizzata attiva in Albania, Medio Oriente e Olanda. (R.P.)

 

 

APPRODA IN VALLE D’AOSTA IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEGLI ARTISTI DI STRADA. PER TRE GIORNI GIOCOLIERI, ATTORI E COMICI DI MEZZO MONDO

ANIMERANNO IL CENTRO STORICO DI SAINT VINCENT

 

AOSTA.= Sono un mix esplosivo di teatro, equilibrismo, danza, musica e magia: sono gli artisti di strada. Cittadini del mondo, approdano oggi nella località italiana di Saint Vincent, in Valle d’Aosta, e fino a domenica ne animeranno il centro storico. Con loro la cittadina termale ospiterà il Festival internazionale del Teatro di strada, giunto ormai alla sua settima edizione. La rassegna, nata nel 1996, ha già organizzato 110 spettacoli rappresentati da compagnie ed artisti internazionali, dagli inglesi agli argentini, dai tedeschi agli spagnoli. (R.P.)

 

 

DUE MILIONI DI PALESTINESI VIVONO CON MENO DI DUE DOLLARI AL GIORNO.

A DENUNCIARLO E’ UN RAPPORTO DELLA COMMISSIONE ECONOMICA

E SOCIALE DELLE NAZIONI UNITE PER L’ASIA OCCIDENTALE

WASHINGTON.= Circa due milioni di palestinesi vivono con meno di due dollari al giorno e coloro che vivono al di sotto della soglia d’indigenza sono ormai il 63 per cento del totale. Lo denuncia un rapporto, diffuso nei giorni scorsi, dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale, che ha studiato l’impatto dell’occupazione israeliana e della costruzione del “muro” sulle condizioni di vita nei Territori palestinesi. Secondo i dati forniti dalla Commissione, il tasso di disoccupazione in determinate aree è del 70 per cento. Dal marzo 2003, inoltre, il 42 per cento delle famiglie è indigente e vive soltanto grazie agli aiuti umanitari; un terzo della popolazione soffre a causa dell’occupazione della terra e del controllo delle risorse idriche da parte dello Stato ebraico. La Banca mondiale ha definito la recessione nei Territori palestinesi “una delle peggiori della storia contemporanea”. (D.G.)

 

 

In italia Scoperto dal Corpo Forestale dello stato UN traffico illegale

di piante e animali protetti. Diventavano ingredienti di medicine orientali.

SequestratI 3500 PRODOTTI nelle sole città italiane di Roma e Guidonia.

 

ROMA.= Piante rarissime ed animali protetti diventavano gli ingredienti di pillole, cerotti e polveri venduti in erboristerie e farmacie cinesi. Il traffico illecito, scoperto in Italia, fruttava oltre 500 mila euro nelle sole città di Roma e Guidonia. L’indagine denominata Marco Polo è stata condotta dal Corpo Forestale dello Stato in collaborazione con l’Interpol, il Segretariato generale CITES di Ginevra, l’Uf-ficio italiano Traffic del WWF e Jakob Reijngoud, considerato una dei massimi esperti europei in medicina orientale. Si tratta della prima operazione su vasta scala realizzata in Italia e la prima in Europa per giro d’affari e quantità di materiale sequestrato. “Il traffico illegale è un fenomeno molto preoccupante che va a violare la Convenzione CITES, un Trattato internazionale applicato da 166 Paesi. L’Italia risponde ai criteri della Convenzione in modo puntuale e severo ma soprattutto adeguato e quest’intervento ne è una prova”, ha dichiarato Ugo Mereu, responsabile del Servizio centrale CITES del Corpo Forestale dello Stato. (R.P.)

 

 

UN MILIONE DI EURO IN AIUTO ALLE POPOLAZIONE DEL BANGLADESH,

VITTIME DEL MALTEMPO: LO STANZIAMENTO E’ STATO ANNUNCIATO IERI

DALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

 

ROMA. = La presidenza della Conferenza episcopale italiana (CEI) ha annunciato ieri lo stanziamento di un milione di euro a beneficio delle popolazioni del Bangladesh colpite dalle piogge torrenziali delle ultime 4 settimane, che hanno provocato almeno 638 morti e distrutto i campi di circa 4,5 milioni di famiglie rurali. A nome di tutta la Chiesa italiana, la presidenza della CEI ha espresso “viva partecipazione al dolore per le numerose vittime delle devastanti piogge monsoniche che hanno flagellato l’Asia del Sud e soprattutto il Bangladesh”. “L’apposito Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo provvederà all’ero-gazione della somma stanziata, accogliendo le richieste che gli perverranno direttamente o sostenendo progetti di realtà ecclesiali come la stessa Caritas. Nel testo diffuso dalla Cei, la presidenza della Conferenza episcopale esprime inoltre “vicinanza a tutti coloro che, a causa di questa calamità, hanno perduto i loro cari e hanno subito ingenti danni”. (R.G.)

 

 

RIUNITI IN KENYA FINO A VENERDÌ PROSSIMO I RESPONSABILI DEI SERVIZI SEGRETI

DEL CONTINENTE AFRICANO PER STUDIARE UNA STRATEGIA COMUNE

DI LOTTA AL TERRORISMO

 

NAIROBI.= I principali responsabili dei Servizi segreti del continente africano sono riuniti fino a venerdì prossimo in Kenya per mettere a punto strategie di lotta comuni contro le minacce del terrorismo internazionale, che gravano sull’Africa. I delegati sono arrivati a stipulare un accordo per la creazione di una rete anti-terroristica africana, basata sostanzialmente sulla condivisione e sullo scambio di informazioni di intelligence. L’annuncio è stato fatto ieri dal presidente kenyano, Mwai Kibaki, il quale ha precisato che al convegno stanno partecipando i responsabili della lotta al terrorismo dei Paesi di quasi tutti gli Stati dell’Africa sub-sahariana. Lo scorso marzo l’Unione Africana (UA) aveva reso pubblica la decisione di aprire entro sei mesi un Centro anti-terrorismo con sede ad Algeri con il compito di coordinare le informazioni e mettere a punto un meccanismo comune di lotta contro il terrorismo. In quell’occasione era stato sottolineato che la creazione di questo organismo non è stata decisa "per compiacere gli spagnoli o gli americani", ma come risposta concreta ai recenti attacchi terroristici in Africa: come quello del 2002 a Mombasa in Kenya, costato la vita a 15 persone, o quello avvenuto a Rabat nel maggio 2003, dove oltre 40 persone rimasero uccise a causa di una serie di autobombe. (R.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 agosto 2004

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Almeno 19 iracheni uccisi e 111 feriti, compresi donne e bambini. Questo il bilancio dei violenti combattimenti tra truppe americane e miliziani sciiti, avvenuti ieri a Sadr City, la roccaforte dei seguaci del leader radicale Moqtada al-Sadr, alla periferia di Baghdad. Ed aspri scontri, tra ieri ed oggi, si registrano anche a Samarra, Najaf e Nassiriya. In queste due città, fonti governative parlano di nove morti e 38 feriti nelle ultime 24 ore. Il nostro servizio:

 

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Non regge la fragile tregua concordata nella notte a Nassiriya dopo gli attacchi dei miliziani armati contro le pattuglie italiane e la polizia locale, in cui sono morti quattro civili iracheni e dieci sono rimasti feriti. Stamani, in prossimità dei ponti sul fiume Eufrate controllati dai lagunari dell’esercito, sono esplosi due colpi di mortaio. In precedenza, nella stessa zona, si era registrata la deflagrazione di un’autobomba. Combattimenti sono in corso anche nella città santa di Najaf, dove guerriglieri sciiti hanno aperto il fuoco contro alcuni carri armati americani, mentre gli aerei statunitensi continuano a bersagliare la zona del cimitero, dove sono asserragliati i sostenitori di Moqtada al-Sadr. A Samarra, 125 chilometri a nord di Baghdad, almeno cinque civili iracheni sono morti e 13, tra cui tre bambini e due donne, sono rimasti feriti negli scontri, seguiti da bombardamenti, avvenuti tra ieri e oggi tra truppe statunitensi ed insorti sunniti. Il governo di Baghdad ha invitato gli insorti a desistere e ad integrarsi con la polizia locale. Quest’ultima, a Kerbala ha arrestato nove afghani e dieci iraniani, accusati di essere entrati illegalmente nel Paese per “commettere atti terroristici”. Intanto, non si arresta il fenomeno dei rapimenti. Il ministero degli Esteri di Beirut ha reso noto che quattro camionisti libanesi sono stati catturati, ieri, da uomini armati, lungo la strada che collega Falluja e Ramadi.

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Quali i motivi di questa improvvisa escalation di violenza? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 ore:

 

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R. - Credo che ci siano due motivi: uno di ordine generale ed un altro più specifico. Quello di ordine generale ha riferito la situazione in Iraq, la situazione politica. E’ saltato il programma di convocazione del Consiglio nazionale, cioè delle fazioni, delle tribù che costituiscono il panorama politico e dei gruppi armati iracheni. Quindi, manca ancora una situazione in cui poter discutere, poter cominciare un processo politico fatto proprio dagli iracheni. E poi, specificamente, c’è il problema delle milizie di Moqtada al-Sadr. Moqtada al-Sadr, ad un certo punto, aveva accennato alla possibilità di trasformare il suo movimento armato e di guerriglia in partito politico, però, proprio perché il processo generale in Iraq è fermo, ha rinunciato a questo progetto, ha mantenuto gli uomini armati nelle città del Sud e queste milizie armate costituiscono ancora un fattore destabilizzante.

 

D. – A questo punto, c’è anche il pericolo che le varie fazioni della guerriglia irachena possano accordarsi per gestire la guerriglia armata contro il governo dietro cui, in fondo, ci sono sempre gli Stati Uniti …

 

R. – Questo è il problema di fondo della guerriglia e dell’opposizione in Iraq. Da una parte, grosso modo, abbiamo il fronte sunnita, e dall’altra abbiamo la resistenza sciita nel Sud. Questi due fronti non si sono ancora, in realtà, coordinati per una resistenza armata alla coalizione internazionale guidata dagli americani, però hanno continuato ad operare un’azione destabilizzante, alla quale non c’è stata ancora una soluzione, che deve essere anche, e soprattutto, una soluzione politica. Senza una soluzione politica, l’Iraq è destinato a rimanere un Paese altamente destabilizzato.  

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E la crisi in Iraq si riflette anche sul prezzo del petrolio che anche oggi continua la sua corsa al rialzo. Il tipo light ha raggiunto stamani il livello record di 44.77 dollari al barile negli Stati Uniti, mentre il prezzo del brent, consumato soprattutto in Europa, ha superato i 41.50 dollari. Intanto Washington ribadisce che non verranno toccate le scorte per contenere i prezzi, mentre l’OPEC, l’Organizzazione dei paesi produttori di greggio, che sta già pompando 30 milioni di barili al giorno, ha annunciato di essere pronta ad estrarne altri 1,5 milioni se necessario.

 

Medio Oriente. Un palestinese è stato ucciso la scorsa notte da una pattuglia militare accanto alla base israeliana nel Gush Katif, la zona di insediamento ebraico nel sud della Striscia di Gaza. Intanto, grazie alla mediazione degli Stati Uniti, è stata risolta l’emergenza umanitaria dei 4 mila palestinesi bloccati da due settimane al valico di Rafah, al confine egiziano, dove i militari israeliani stanno effettuando operazioni antiguerriglia. Ancora una volta Washington ha cercato di riavviare il dialogo tra lo Stato ebraico e l’Autorità nazionale palestinese, mentre un appello ad Israele e all’ANP affinché avviino “negoziati diretti” sulle questioni degli insediamenti ebraici, delle linee di confine e del futuro di Gerusalemme è stato rinnovato da Mosca. Il servizio è di Graziano Motta:

 

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Il funzionario della Casa Bianca, Eliot Abhrams, dopo aver incontrato i premier israeliano e palestinese, ha patrocinato la ripresa della cooperazione in materia di sicurezza, che prevede il dislocamento nei Territori di agenti di polizia palestinesi armati. Si dovrebbe evitare così l’aggravarsi dell’attuale situazione di anarchia, la tensione a Nord di Gaza, con il lancio continuo di missili Qassam da parte di guerriglieri palestinesi in territorio israeliano, e le conseguenti operazioni militari. Con Sharon, oltre a questi problemi, l’inviato americano ha affrontato quello degli insediamenti di colonie ebree nei Territori, manifestando delusioni per il mancato smantellamento dei punti legali di sviluppo promesso tre mesi fa da Sharon, e ha preso conoscenza del piano israeliano di costruire un nuovo quartiere nei pochi chilometri che separano Gerusalemme dalla sua città satellite di Maaleh Adumim, per garantire continuità residenziale in una zona che però giuridicamente è territorio occupato.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Oggi in Giappone iniziano le commemorazioni per le 100 mila vittime della bomba atomica che il 6 agosto 1945 radeva al suolo la città di Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9, stessa sorte per Nagasaki con 35 mila morti. Episodi che portarono alla resa del Paese nipponico e alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Ce ne parla Fausta Speranza:

 

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Alle 08.15 di 59 anni fa, il dramma della bomba sganciata dalla superfortezza volante B-29 detta “Enola Gay”. Oggi, in un parco della Pace di Hiroshima oltre 40 mila persone si sono ritrovate e ill sindaco della città, vittima del primo bombardamento atomico della storia, ha lanciato un forte appello per l’eliminazione totale delle armi nucleari e lo ha fatto attaccando “la visione mondiale egocentrica degli Stati Uniti”. Nel silenzio seguito alla commemorazione dell'apocalittica esplosione, il primo cittadino, Akiba, ha criticato anche il governo giapponese, rappresentato dal primo ministro Junichiro Koizumi in persona, sollecitandolo a ''difendere con tutte le forze la Costituzione pacifista e a opporsi con più determinazione a quelle che ha definito “tendenze sempre più marcate, all'estero e in patria, all'accettazione della guerra e delle armi atomiche”. Akiba, al suo secondo mandato quadriennale di sindaco di Hiroshima, è un ex deputato del partito socialdemocratico di opposizione, contrario come i comunisti alla revisione della costituzione pacifista. Revisione sostenuta, invece, sia pure con obiettivi diversi, dal partito liberaldemocratico di governo e dai democratici, maggiore partito di opposizione. Resta la tragedia che non si fa dimenticare anche perché durante la cerimonia sono stati aggiunti, al lungo elenco di vittime uccise in quei fatidici pochi secondi, altre 5.142 persone morte dopo il 6 agosto dello scorso anno per gli effetti ancora vivi – è stato sottolineato – delle radiazioni. Ad oggi, dunque, il numero totale dei morti sale a oltre 237mila. E resta anche, al di là dei dibattiti interni al Giappone, la consapevolezza diffusa della minaccia di un uso irresponsabile delle armi nucleari da parte di uno dei diversi Paesi che ne dispongono.

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Il presidente indipendentista della Cecenia, Aslan Maskhadov, ha formato a Grozny un nuovo governo, riducendo il numero dei ministri da 60 a 12 e sostituendo i titolari di alcuni dicasteri uccisi in Cecenia dopo la ripresa della guerra contro le truppe federali russe nel 1999. Intanto, non accenna a diminuire la violenza. E' di quattro uccisi, due soldati russi, un funzionario del governo ceceno filo-russo e un poliziotto ceceno sospetto infiltrato degli indipendentisti, il bilancio delle vittime registrate nelle ultime 24 ore nella repubblica caucasica.

 

È salito ad almeno 72 il bilancio dei morti negli scontri in corso da due giorni in Yemen tra l’esercito ed i ribelli guidati dallo sciita Hussein Badreddin Al Huthi, ex parlamentare e guida di un movimento radicale. I militari di Sana’a hanno sferrato un attacco contro tremila miliziani asserragliati nel distretto montuoso nordoccidentale di Maran. Al momento si tenta una mediazione.

 

È stato recuperato il cadavere dell’ottava vittima del rogo divampato ieri nel centro equestre di Lescheraines, in Savoia. Nell’incendio sono morte otto persone, sei adolescenti di età compresa tra i 12 e i 14 anni, un giovane di 20 anni e un’animatrice. Un’istruttrice è scampata alle fiamme. Ancora da appurare le cause del disastro. Ieri, il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, ha annunciato un’indagine amministrativa.

 

Un prigioniero afghano detenuto nella base statunitense di Guantanamo, a Cuba, ha negato, ieri, di essere un ex Taleban ed ha chiesto di essere rimpatriato. È quanto avvenuto durante una delle udienze di revisione, in corso da venerdì ed istituite in seguito ad una sentenza della Corte suprema americana. A tali udienze per la prima volta sono stati ammessi anche alcuni giornalisti. Ai cronisti, tuttavia, non è permesso di fotografare i prigionieri, né di essere presenti quando la Commissione deve deliberare.

 

Il ministero dell’Interno saudita ha confermato l’arresto di Fares al Zahrani, uno dei 26 estremisti islamici più ricercati in Arabia Saudita. A Londra, invece, è stato fermato, su richiesta delle autorità statunitensi, un cittadino britannico, Babar Ahmad. L’uomo è sospettato di pianificare operazioni terroristiche in Cecenia ed in Afghanistan, utilizzando siti Internet americani.

 

Trasferiamoci in Colombia. Nel corso di un’operazione militare contro la guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), sono stati uccisi tre dirigenti sindacali. Il fatto è avvenuto ieri nella regione petrolifera di Arauca, nei pressi della frontiera con il Venezuela, ma è stato riferito solo oggi da fonti militari.

 

L’uso incauto di siringhe ha provocato in Cina la morte di 390 mila persone, secondo il ministero della Sanità di Pechino. Malattie gravi e spesso mortali, come l’Aids e l’epatite B, sarebbero state contratte da migliaia di persone a causa di iniezioni fatte senza rispettare le più elementari norme igieniche. In Cina, caso unico al mondo, il 70 per cento dei circa 840 mila malati di Aids ha contratto il virus donando il sangue. 

 

Ancora attacchi a tombe ebraiche in Nuova Zelanda. Una cappella è stata incendiata e decine di lapidi sono state infrante nella capitale, Wellington, nel secondo attacco notturno in tre settimane. Il 16 luglio scorso, alcune lapidi della sezione ebraica del principale cimitero cittadino erano state frantumate ed erano state deturpate con svastiche e slogan nazisti.

 

 

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