RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 273 - Testo della
Trasmissione martedì 30 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Giornata
decisiva giovedì per gli ispettori dell’Aiea circa la verifica del programma
nucleare iraniano.
Si
riaccende la violenza in Afghanistan: morto un soldato americano e due
combattenti.
In
Medio Oriente proseguono le tensioni mentre il primo ministro palestinese Abu
Ala si appresta ad annunciare la composizione del suo governo.
30 settembre 2003
ASSIEME A DANIELE COMBONI, DOMENICA PROSSIMA SARANNO PROCLAMATI
SANTI
IL
FONDATORE DEI MISSIONARI VERBITI, ARNOLDO JANSSEN,
E UNO DEI SUOI PRIMI FIGLI SPIRITUALI,
GIUSEPPE FREINADEMETZ
- A
cura di Giovanni Peduto -
In prossimità della Giornata missionaria mondiale la
Chiesa addita ai fedeli tre nuovi Santi che hanno dedicato la propria vita
all’annuncio del Vangelo della salvezza fino agli estremi confini della terra.
Ieri abbiamo parlato di Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani.
Così si esprime l’arcivescovo Piero Marini, maestro delle Celebrazioni
liturgiche pontificie, annunciando stamani in una nota la Cappella Papale con
cui Giovanni Paolo II canonizzerà tre Beati, domenica prossima in Piazza San
Pietro. Oggi appuntiamo l’attenzione su Arnoldo Janssen, fondatore dei
Missionari Verbiti e su uno dei suoi primi figli spirituali, Giuseppe
Freinademetz, missionario in Cina.
Parliamo anzitutto di Arnoldo Janssen. Nacque il 5
novembre del 1837 a Goch, una piccola città della Bassa Renania (Germania).
Secondo di dieci fratelli, imparò dal padre ad essere uomo di profonda
religiosità. Ordinato sacerdote nel 1861 per la diocesi di Münster, decise di
dedicare la sua vita ad accrescere nella Chiesa tedesca la coscienza della
propria responsabilità missionaria. Erano quelli tempi difficili: Bismarck
aveva dichiarato il “Kulturkampf” (lotta per la cultura), che implicava una
serie di leggi anti-cattoliche, che portarono alla espulsione di sacerdoti e
religiosi e addirittura la prigione per diversi vescovi. Poco a poco, e con la
spinta del vicario apostolico di Hong Kong, Arnoldo scoprì che il Signore lo
chiamava a fondare una Congregazione missionaria. Molti pensavano che lui non
fosse la persona più indicata, o che i tempi non fossero ancora maturi. “Il
Signore sfida la nostra fede a realizzare qualcosa di nuovo, proprio quando
molte cose nella Chiesa stanno cambiando”, fu la risposta di Arnoldo.
Con l’appoggio di vari vescovi, l’8 settembre 1875,
inaugurò quella che chiamò la Casa missionaria in Steyl, che diede inizio alla
Congregazione dei Missionari Verbiti. Cosciente dell’importanza delle
pubblicazioni per attirare vocazioni e raccogliere fondi, Arnoldo aprì una
tipografia propria solo 4 mesi dopo aver inaugurato la Casa. Migliaia di laici
generosi dedicarono tempo e sforzi per l’animazione missionaria nei Paesi di
lingua tedesca.
Arnoldo Janssen volle associare anche le donne all’opera
missionaria della Chiesa e così nel 1889 fondò la Congregazione delle Suore
Missionarie Serve dello Spirito Santo. Accanto a queste due Congregazioni, che
hanno scelto l’apostolato missionario nella sua forma attiva, nel 1896 fondò
una Congregazione di suore di clausura alla quale diede il nome di “Serve dello
Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua”. Il loro servizio per la missione
sarebbe stato quello di pregare giorno e notte per la Chiesa e specialmente per
le altre due Congregazioni missionarie, mantenendo un servizio ininterrotto
d’adorazione al Santissimo Sacramento.
Arnoldo morì il 15 gennaio 1909. La sua vita fu una
permanente ricerca della volontà di Dio, di fiducia nella divina Provvidenza e
di duro lavoro. Che la sua opera sia stata benedetta dal Signore lo testimonia
lo stesso sviluppo: più di 6 mila missionari del Verbo Divino lavorano in 63
Paesi. Le missionarie Serve dello Spirito Santo sono più di 3.800, e più di 400
sono le Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua.
E ora la nostra attenzione si volge a Giuseppe
Freinademetz: nacque il 15 aprile 1852 a Oies (Bolzano), un piccolo villaggio
di cinque case nelle Alpi dolomitiche, in Alto Adige. Fu battezzato lo stesso
giorno della nascita e dalla sua famiglia imparò una fede semplice, però allo
stesso tempo forte. Già durante gli studi di teologia nel Seminario maggiore di
Bressanone incominciò a pensare seriamente alla missione “tra gli stranieri”
come possibilità per la sua vita. Ordinato sacerdote il 25 luglio del 1875, fu
destinato alla comunità di San Martino di Badia, molto vicina alla sua casa
natale, dove ben presto si guadagnò la stima e l’affetto della gente. In questo
tempo però non abbandonò la sua inquietudine per la missione. Dopo soli due
anni dalla sua ordinazione di mise in contatto con il padre Arnoldo Janssen,
fondatore della Casa missionaria, che poco tempo dopo sarebbe diventata
ufficialmente la “Società del Verbo Divino”.
Con il permesso del suo vescovo, Giuseppe nell’agosto del
1878 entrò nella Casa missionaria in Steyl. Il 2 marzo 1879 ricevette la croce
missionaria e insieme ad un altro missionario verbita, il padre Giovanni
Battista Anzer, partì per la Cina. Cinque settimane più tardi sbarcavano a Hong
Kong dove rimasero per due anni preparandosi alla missione loro assegnata che
si trovava nello Shantung meridionale, una provincia cinese con 12 milioni di
abitanti e con soli 158 battezzati. Furono anni duri, segnati da viaggi lunghi
e difficili, assalti di briganti e un lavoro arduo per formare le prime
comunità cristiane. Giuseppe ben presto comprese l’importanza dei laici come
catechisti per la prima evangelizzazione. Alla loro formazione dedicò molti
sforzi e per loro preparò un manuale catechistico in lingua cinese. Allo stesso
tempo si impegnò nella preparazione spirituale e nella formazione permanente
dei sacerdoti cinesi e degli altri missionari.
Tutta la sua vita fu segnata dallo sforzo di farsi cinese
tra i cinesi, tanto da scrivere ai suoi familiari: “Io amo la Cina e i cinesi;
voglio morire in mezzo a loro, e tra loro essere sepolto”. Nel 1907 scoppiò
un’epidemia di tifo. Giuseppe, come buon pastore, prestò la sua instancabile
assistenza, fino a quando lui stesso si ammalò. Recatosi immediatamente a
Taikia, sede della diocesi, vi morì il 28 gennaio 1908. Venne sepolto sotto la
dodicesima stazione della Via Crucis e la sua tomba presto divenne punto di
riferimento e pellegrinaggio dei cristiani. Freinademetz aveva saputo scoprire
ed amare profondamente la grandezza della cultura del popolo al quale era stato
inviato.
Il Papa
ha ricevuto in udienza questa mattina l’arcivescovo spagnolo Félix del Blanco
Prieto, nunzio apostolico in Malta e in Libia.
Sempre stamani, il Santo Padre
ha ricevuto altri quattro presuli della Conferenza episcopale delle Filippine,
in visita “ad Limina”.
LA SANTA SEDE AUSPICA
L’APPROVAZIONE DI UN ACCORDO INTERNAZIONALE
COMPLESSIVO CONTRO LA
CLONAZIONE UMANA: COSI’, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
AL PALAZZO DI VETRO, DOVE IN QUESTI GIORNI SI DISCUTE SULLA
MESSA AL BANDO DELLA CLONAZIONE
RIPRODUTTIVA DI ESSERI UMANI
- Servizio di Alessandro Gisotti -
La Santa Sede ribadisce la sua ferma condanna nei
confronti della clonazione riproduttiva umana, mentre auspica la ricerca nel
campo delle cellule staminali adulte. E’ quanto affermato dall’arcivescovo
Celestino Migliore - osservatore permanente della Santa Sede all’ufficio Onu di
New York - nel discorso pronunciato ieri alla sessione del Gruppo di Lavoro
delle Nazioni Unite sull’approvazione di una Convenzione internazionale contro
la clonazione riproduttiva di esseri umani, riunita in questi giorni al Palazzo
di Vetro. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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La Santa Sede sostiene la ricerca sulle “cellule staminali
adulte” quando questa sia perseguita “in modo tale da non offendere la dignità
umana” e nel rispetto del principio del “consenso informato”. E’ quanto
sottolineato da mons. Migliore che ha ribadito come la “clonazione di embrioni
umani al fine di riprodurre cellule staminali per potenziale uso terapeutico
non solo ha fallito nel dimostrare ogni tipo di previsione scientifica, ma ha
anche sollevato serie questioni di carattere etico”. Il presule ha rammentato
che la ricerca sulla clonazione di cellule staminali embrionali “richiede la
produzione di milioni di embrioni umani con l’intenzione di distruggerli”.
Distruzione, ha avvertito, che “si traduce in una deliberata soppressione di
una vita umana innocente”, perché un embrione è “un individuo umano” che evolve
“come un organismo autonomo verso il suo pieno sviluppo”. D’altro canto,
proprio perché è necessario “favorire lo sviluppo delle scienze biologiche a
beneficio di tutta l’umanità”, ha proseguito, la ricerca sulle cellule
staminali “adulte” è un “via scientifica” dalle grandi speranze. Una “via
morale e valida”, ha aggiunto, per il bene di tutti e non solo di alcuni essere
umani. Ecco allora, ha esortato, che la comunità internazionale “deve dare un
segnale vigoroso in tale direzione”.
L’osservatore vaticano si è, così, voluto soffermare sulla
gravità dei problemi di carattere morale derivanti dalla clonazione
riproduttiva umana. La ricerca sulle cellule embrionali, ha evidenziato,
richiede un grande numero di ovociti e l’utilizzo del corpo della donna come
loro “mera riserva”. Un fatto questo, ha detto, che “strumentalizza le donne,
minandone la loro dignità”. Non solo, la massiccia richiesta di ovociti umani,
ha rilevato, “inciderà in modo sproporzionato sui poveri e le donne emarginate”
portando “ad un nuovo tipo di ingiustizia” e “discriminazione”. Di qui,
l’arcivescovo Migliore ha ribadito come la Santa Sede sia convinta che solo una
convenzione complessiva sulla clonazione umana, non solo su quella
riproduttiva, possa essere capace di rispondere alle sfide future su questo
tema. Situazioni che pongono gravi pericoli alla dignità umana, ha detto
ancora, “possono essere affrontate con efficacia solo con accordi
internazionali complessivi e non parziali”. Un accordo parziale potrebbe,
infatti, “creare maggiori problemi”.
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La riunione in corso al
Palazzo di Vetro rappresenta una tappa fondamentale negli sforzi per la messa al
bando della clonazione umana, come spiega, da New York, Elena Molinari:
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E’ la
messa al bando della clonazione di esseri umani lo scopo finale della
Commissione di studio, che si è riunita ieri al Palazzo di Vetro dell’Onu. I
lavori sono iniziati con l’elezione dei membri del gruppo, che verrà presieduto
dal messicano Juan Manuel Gomez Robledo. E’ stato lo stesso Robledo ad
invitare, in apertura dei lavori, la Commissione ad assumere la responsabilità
politica di prendere una decisione chiara sull’argomento clonazione.
L’iniziativa della creazione della Commissione era stata presa nel dicembre
2001 da Francia e Germania, che chiedevano alle Nazioni Unite di bandire
chiaramente una pratica che già l’Onu aveva dichiarato amorale e preoccupante per
le conseguenze sulla dignità umana. Ma la Commissione potrebbe limitarsi in
questa sezione a dire semplicemente ‘no’ alla clonazione usata per scopi
riproduttivi, lasciando ad un secondo tempo l’esame della cosiddetta clonazione
a scopo terapeutico, vale a dire la clonazione di embrioni da utilizzare poi
per l’estrazione di cellule staminali. Il dibattito è aperto e sino al 3 di
ottobre si continuerà a studiare. Al termine dei lavori la Commissione dovrà
presentare una risoluzione all’Assemblea generale, che verrà poi discussa il 20
di ottobre.
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“UN PIANTO CHE INTERPELLA TUTTI I FIGLI AFFINCHE’ SI IMPEGNINO
NELLA
COSTRUZIONE DELLA CIVILTA’ DELL’AMORE E DELLA PACE”:
COSI’
IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
CARDINALE
DESIGNATO RENATO RAFFAELE MARTINO, DEFINISCE LE LACRIME DELLA MADONNA DI
SIRACUSA,
INAUGURANDO
NELLA CITTA’ SICILIANA IL XIII COLLOQUIO INTERNAZIONALE
DI MARIOLOGIA IN OCCASIONE DEL CINQUANTENARIO
DELL’EVENTO PRODIGIOSO
Presiedendo una solenne concelebrazione eucaristica e
svolgendo la prolusione dal titolo: “Siracusa: il mistero di un pianto”, il
presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, cardinale
designato Renato Raffaele Martino, ha inaugurato ieri sera nella città siciliana
il XIII Colloquio internazionale di Mariologia sul tema: “Lacrime nel cuore
della città”. All’omelia della Messa, celebrata nel santuario mariano dedicato
all’evento miracoloso, il futuro porporato ha parlato della lacrimazione della
Madonna come di “un pianto che interpella tutti i figli affinché si impegnino
nella costruzione della civiltà dell’amore e della pace”, “un pianto pieno di
attesa e di speranza, che implora la conversione dei cuori e delle menti”.
“Il dolore di Maria, evidenziato dalle sue lacrime – ha
afferma poi mons. Martino nella prolusione del colloquio – ci sprona a un
impegno per superare il male e la sofferenza; in primo luogo a lottare contro
l’origine del male che è il peccato, contando sempre sulla grazia di Dio”.
Definendo quindi le lacrime della Vergine come un invito pressante alla
conversione personale e sociale, il cardinale designato ha indicato alcuni
ambiti di tale conversione, qualificati “di particolare interesse per la
dottrina sociale della chiesa”: la promozione dell’autentica dignità di ogni
persona; la difesa dell’inviolabile diritto alla vita, dal concepimento sino
alla morte naturale; la tutela del diritto alla libertà di coscienza e alla
libertà religiosa; la tutela del valore e dei diritti della famiglia; la partecipazione
attiva alla vita politica; la collocazione dell’uomo al centro della vita
economica e sociale; l’animazione di una cultura ispirata ai valori umani e
cristiani.
Nel contesto di tale impegno, il futuro porporato non ha
mancato di sottolineare il dovere di “smantellare le strutture di peccato che
si trovano all’origine di tante sofferenze umane”. “Non dobbiamo arrenderci di
fronte a leggi ingiuste e immorali – ha aggiunto – non dobbiamo accettare
comportamenti che possono favorire il
malcostume, non dobbiamo collaborare, neppure indirettamente, con
organizzazioni malavitose”. “In questa terra benedetta di Sicilia – ha
affermato mons. Martino – ancora risuonano dolorosamente ammonitrici le gravi
parole di Giovanni Paolo II nella valle dei templi di Agrigento contro la cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente
disumana, antievangelica, nemica della dignità della persona e della convivenza
civile”.
SULLE ORME DI GIOVANNI PAOLO II NEL CAUCASO,
LA
VISITA DELL’ARCIVESCOVO JEAN LOUIS TAURAN IN GEORGIA, ARMENIA E AZERBAIJAN
- A
cura di Paolo Salvo -
Con un
fitto programma di impegni, sulle orme di Giovanni Paolo II, l’arcivescovo Jean
Louis Tauran, ora cardinale designato, segretario della Sezione per i Rapporti
con gli Stati della Segreteria di Stato, ha compiuto una visita di una
settimana in tre Paesi del Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaijan, dal 18 al 25
settembre, su invito delle locali autorità civili e religiose. L’arcivescovo
Tauran ha guidato una delegazione della Santa Sede in questa missione, il cui
scopo principale è stato quello di dare continuità ai viaggi apostolici del Santo Padre in Georgia
(novembre 1999), in Armenia (settembre 2001) e in Azerbaijan (maggio 2002), incontrando
le autorità di governo, le comunità cattoliche locali e i responsabili delle
diverse confessioni cristiane e delle altre religioni presenti in ciascuno dei
tre Paesi caucasici.
In
Georgia, ha destato giustificata sorpresa la mancata attuazione da parte delle
autorità, all’ultimo momento, di un accordo concernente il riconoscimento
giuridico per la comunità cattolica locale. Durante l’incontro, alcuni studenti
si erano radunati per inscenare una protesta. Nei giorni precedenti, il
Patriarcato ortodosso di Georgia aveva espresso contrarietà a che lo Stato
assumesse impegni con la Santa Sede, senza essere coinvolto in tale processo.
Come riferisce al riguardo una nota sulla cronaca dell’intero viaggio,
frattanto attraverso i mass media “si era fatto circolare ad arte un testo
falso di un eventuale accordo, insieme con notizie inesatte”. Numerose sono
state le espressioni di affetto verso la persona del Santo Padre, a nome del
quale, durante l’omelia nella cattedrale latina di Tibilisi, mons. Tauran ha
esortato tutti all’unità, a prestare il proprio generoso contributo per far
crescere la famiglia di Dio, a collaborare per una rinascita morale e
spirituale del Paese.
Nella capitale armena Yerevan, la delegazione della Santa
Sede ha tra l’altro trattato con il ministro degli Esteri la delicata questione
del Nagorno Karabach, la provincia sita in territorio azero, abitata in
prevalenza da armeni ed autoproclamatasi repubblica autonoma. Nella cittadina
di Etchmiadzin, la delegazione ha incontrato il Catholicos Patriarca supremo di
tutti gli Armeni, Karekin II Nersissian e in tale occasione si sono rilevate le
buone relazioni esistenti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa apostolica armena.
Dopo un cordiale incontro con il presidente della Repubblica, Robert Coharian,
è seguito un omaggio floreale al Memoriale che ricorda le vittime armene dei
massacri perpetrati dagli Ottomani nel 1915. Poi, anche una visita
all’orfanotrofio della Caritas locale.
In Azerbaijan, le autorità locali hanno sottolineato gli
effetti benefici che ha prodotto la storica visita del Papa, nel maggio 2002,
in ordine al dialogo interreligioso. La delegazione della Santa Sede ha
incontrato il presidente a vita del Consiglio spirituale dei musulmani del
Caucaso, quindi il vescovo del Patriarcato ortodosso russo e il presidente della
Comunità ebraica. Con espressioni di stima per il Papa, si è ricordata la sua
visita a Baku e si sono rinnovati i propositi di rispetto, di collaborazione e
di tolleranza che hanno sempre caratterizzato la tradizione religiosa
dell’Azerbaigian. Dopo una breve visita fuori programma alla chiesa russa,
nella cappella cattolica di Baku l’arcivescovo Tauran ha esortato al coraggio e
alla coerenza della fede, tramite la testimonianza cristiana della vita
quotidiana.
LE E-MAIL IN TEMPO REALE E LE INFORMAZIONI SEMPRE
ACCESSIBILI
PER I
GIORNALISTI ACCREDITATI ALLA SALA STAMPA VATICANA TRAMITE BLACKBERRY DI TIM
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
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Grazie ad un accordo con la Tim,
la Sala Stampa della Santa Sede conferma la propria attenzione per i mezzi di
comunicazione basati sulle tecnologie più innovative offrendo la possibilità di
ricevere tutta l’informazione vaticana tramite il Blackberry di Tim, lo
strumento che consente di consultare e gestire in tempo reale la posta
elettronica. Gli aspetti di questa nuova opportunità sono stati presentati,
questa mattina, nella conferenza stampa, tenutasi nella Sala Stampa della Santa
Sede, dove sono intervenuti il portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls, il
direttore generale della Tim, Mauro Sentinelli, ed il responsabile della
divisione business della Tim, Roberto Pellegrini. L’incontro ha rimarcato le
potenzialità del Blackberry, un mezzo di comunicazione comodo, potente e
fruibile che abbina l’utilizzo delle e-mail alle funzioni di telefono e di
gestione degli Sms. Ma con questo strumento sarà soprattutto possibile, per i
giornalisti accreditatati, ricevere istantaneamente il Bollettino della Sala
Stampa della Santa Sede ed il Vatican Information Service nella lingua
prescelta. Ma quali sono stati i motivi che hanno portato alla scelta del
Blackberry? Ascoltiamo in proposito le dichiarazioni rilasciate da Navarro
Valls:
“Normalmente quello che noi offriamo in Sala Stampa è un
tema basato sui contenuti. Oggi quello che trasmettiamo, invece, è un aspetto
formale che riguarda le modalità di trasmissione dei contenuti. Avevamo bisogno
di un sistema che avesse almeno 5 caratteristiche: che fosse un sistema
immediato di trasmissione di testi anche lunghi, un sistema che avesse
incorporato anche una tastierina, che fosse comodo, e che avesse una copertura
internazionale. Quindi ci è venuta in aiuto la Tim che aveva tale sistema che
copre queste nostre 5 esigenze ed anche altre”.
Il rapporto tra Tim e la Sala
Stampa della Santa Sede si è consolidato nel 2000, l’anno del Giubileo.
Successivamente, nel gennaio 2003, è stato lanciato l’accordo per offrire a
chiunque ne faccia richiesta gli Sms contenenti la parola del Papa, la
preghiera o il Santo del giorno. Questo forte legame è stato confermato dal
direttore generale della Tim, Mauro Sentinelli:
“Dal tempo del Giubileo la Tim ha stabilito un rapporto
molto stretto con il Vaticano ed ha erogato dei servizi basati su canale Gsm.
Poi, man mano che il servizio di trasporto si è evoluto, abbiamo cercato di
fruire gli sviluppi tecnologici al fine di offrire un servizio sempre più al
passo con i tempi. Oggi abbiamo il Blackberry, un servizio nato negli Stati
Uniti su una tecnologia non Gsm ma che successivamente è stato adattato anche
alla tecnologia Gsm”.
Il mezzo scelto dalla Sala
Stampa vaticana è dunque uno strumento di comunicazione che permette la
ricezione di un messaggio passando da un personal computer, dalla rete
internet, all’indirizzo di posta prescelto, alla rete Grps ed al destinatario,
ovvero il palmare Blackberry.
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Apre la prima pagina l'Iraq: i
ministri degli Esteri dell'Unione Europea - in una dichiarazione comune -
auspicano la piena sovranità irachena.
Nelle vaticane, la prolusione
dell'arcivescovo Renato Raffaele Martino che ha inaugurato, a Siracusa, il XIII
Colloquio Internazionale di Mariologia. Si impone il titolo "Siracusa: il
mistero di un pianto".
Una pagina dedicata alle
iniziative pastorali di carattere mariano.
Nelle estere, Medio Oriente:
l'Ue chiede ad Israele e all'Autorità palestinese di rispettare la "road
map".
Gli Stati Uniti chiamano in
causa il Consiglio di sicurezza dell'Onu riguardo al controverso programma
nucleare dell'Iran.
Nella pagina culturale, per la rubrica "Incontri",
Franco Lanza intervista Maria Luisa Spaziani, critico letterario, traduttrice
ed autore di teatro.
Nell'"Osservatore
libri", un approfondito contributo di Marco Impagliazzo sull'opera di
Giacomo Martina dal titolo "Storia della Compagnia di Gesù in
Italia (1814-1983)".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il black-out di domenica: cessato l'allarme, si indagano le cause.
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30 settembre
2003
L’EUROPA, LE NAZIONI UNITE, L’ITALIA, LE SFIDE PASTORALI
PER LA
COMUNITA’ ECCLESIALE, NEL DOCUMENTO FINALE DEI LAVORI
DEL
CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI. IERI LA CONFERENZA STAMPA,
OSPITATA
QUI ALLA RADIO VATICANA, PER PRESENTARE LE CONCLUSIONI
-
Servizi di Roberta Gisotti e Stefano Leszczynski -
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L’Europa,
gli scenari internazionali, le aree di crisi nel mondo e il ruolo delle
religioni, le urgenze nella vita politica e sociale in Italia, le parrocchie,
la formazione teologica: sono state le principale questioni all’esame dei
vescovi italiani, riuniti per cinque giorni.
Primo punto la Costituzione europea: i vescovi ribadiscono
che siano riconosciuti “il radicamento profondo dell’Europa nel cristianesimo”,
e “il ruolo presente e futuro, delle Chiese e comunità religiose” ed aggiungono
che il “sistema Europa” non deve soffocare bensì promuovere ogni singola
Nazione, specie il patrimonio etico e religioso; criticano poi la pretesa del
Parlamento europeo di regolamentare comportanti etico-sociali, e citano la
recente raccomandazione di Strasburgo per estendere il matrimonio alle unioni
tra persone dello stesso sesso, perfino disapprovando la Congregazione per la
dottrina della fede. I presuli chiedono poi alle Nazioni Unite di adeguarsi ai
mutati contesti socio-politico-economici, in uno scenario mondiale incerto e
conflittuale; e riguardo al terrorismo non si può sconfiggere – dicono - con il
solo ricorso armato, quanto piuttosto risolvendo i problemi da cui trae
alimento; bisogna allora avviarsi in un cammino di vera equità, di forte
solidarietà, matura libertà, pieno rispetto dei popoli e di autentica civiltà,
dove le religioni possono giocare un ruolo fondamentale, cooperando per
realizzare un bene comune, il che – chiariscono i presuli – non conduce a un
vago sincretismo, ma comporta l’effettivo e reciproco riconoscimento della
libertà religiosa.
Riguardo all’Italia, i presuli – come già anticipato dal
presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini in apertura del Consiglio – chiedono
alla politica di superare lo scontro fine a se stesso e la pratica della
delegittimazione per occuparsi dei problemi reali, come le riforme
istituzionali e pensionistica, le nuove normative sul diritto del lavoro, le
riforme da portare a compimento quelle scolastica e della procreazione
assistita, seppure lacunosa in alcuni punti sul piano etico; e poi il divario
da colmare tra Nord e Sud, una politica organica per la famiglia, il futuro
riassetto del sistema radiotelevisivo, perché dia effettive garanzie per
migliorare programmi e incrementare il pluralismo, e l’emigrazione da gestire
con saggezza e lungimiranza e infine l’umanizzazione dei luoghi di pena.
Sul piano ecclesiale i vescovi chiedono alle parrocchie di
contare di più e realizzare una pastorale integrata, ovvero di metabolizzare le
novità e viverle al proprio interno, reagendo positivamente, vicini al
quotidiano della gente; e poi una raccomandazione perché le istituzioni di
formazione teologica collaborino con il mondo vasto della cultura, e perché gli
insegnanti di religione, in base alle nuove norme siano costantemente sostenuti
sul piano teologico, culturale ma anche nel cammino spirituale. Da ultimo
l’approvazione del Messaggio per la prossima Giornata per la vita, il primo
febbraio del 2004, intitolato “Senza figli non c’è futuro”.
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Ma ascoltiamo ora il servizio di Stefano Leszczynski,
sulla conferenza stampa di ieri.
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E’ sul futuro cristiano dell’Europa che si è concentrata
in particolar modo l’attenzione dei vescovi italiani, che nel processo di
costruzione dell’Unione vedono una grande opportunità di evangelizzazione.
Proprio per questo motivo il Consiglio permanente rilancia con forza l’appello
al riconoscimento esplicito delle radici cristiane dell’Europa, che – come ha
dichiarato il segretario generale Giuseppe Betori presentando i risultati dei
lavori presso la Radio Vaticana - “rappresenta un atto di verità”.
“Occorre dirla qual è la nostra identità. Le radici
greco-romane, le radici giudaico-cristiane sono alla base stessa
dell’accoglienza e dello stesso concetto di laicità”.
Particolare preoccupazione è stata manifestata dalla Cei
per le numerose crisi internazionali ed in particolare per il conflitto in
Terra Santa. I vescovi italiani ritengono di primaria importanza per il
superamento della crisi il proseguimento di un dialogo costruttivo tra Israele
e Anp, con l’ausilio di tutti i protagonisti internazionali.
“Molte diocesi tornano in Terra Santa. Ci torniamo anche
noi, Conferenza episcopale italiana, meglio segreteria generale della
Conferenza episcopale italiana per un breve pellegrinaggio che vuole essere un
ulteriore segno di vicinanza alle Chiese di quella regione, un segno di
amicizia, di affetto, di incoraggiamento verso la pace per i popoli israeliano
e palestinese”.
Per quanto riguarda l’Italia infine la Conferenza
episcopale critica il clima di accesa conflittualità e di reciproca
delegittimazione tra le parti politiche e manifesta preoccupazione per la
perdurante assenza di una legge sulla procreazione medicalmente assistita. Ma
molti altri sono i nodi da risolvere in materia di riforme sociali a partire da
quello delle pensioni.
“I vescovi hanno ricordato che il problema della
denatalità non era soltanto un problema, ma era un problema sociale e senza una
inversione di tendenza in questo ambito era impossibile trovare una soluzione a
problemi come quello delle pensioni, che già allora si affacciavano. Ora stiamo
di fronte ad una situazione estremamente grave che, però, non potrà trovare
soluzioni definitive, durature se non cambiando direzione circa la denatalità”.
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30 settembre
2003
LA CHIESA DI TAIWAN SI INFORMATIZZA: CON IL DATABASE PER
L’ARCHIVIO DEI FEDELI E LE INIZIATIVE ON–LINE,
LA TECNOLOGIA
DIVENTA UNO STRUMENTO A SERVIZIO DELL’APOSTOLATO
TAIPEI (TAIWAN). = Informatizzare le parrocchie di Taiwan
per mettere le strutture della Chiesa al passo con i tempi. Con questa
motivazione la Conferenza episcopale regionale cinese in Taiwan ha proposto un
sistema di ‘intranet’ e di date-base di battesimi, cresime e matrimoni
accessibile on line da ogni punto della rete. Il progetto ha riscosso successo
tra i sacerdoti e i religiosi dell’Isola, specie quelli più giovani che hanno
maggiore dimestichezza con i mezzi informatici rispetto agli anziani per i
quali sono stati organizzati corsi di formazione. Le diocesi di Taiwan hanno
già un sito internet e lavorano molto con il computer nella pastorale e
nell’apostolato. I Vescovi stanno infatti insistendo da anni perché si introducano
i computer nelle parrocchie: spesso,
grazie alle collaborazioni con la Chiese protestanti e con il governo,
anche le comunità rurali sono state fornite di mezzi informatici. La Chiesa
locale sta promovendo con convinzione la pastorale attraverso internet e le
nuove tecnologie. Nell’Arcidiocesi di Taipei è già in funzione una rete di
informazione via e-mail che aggiorna i fedeli in tempo reale
sull’organizzazione delle iniziative e degli eventi. (M.R.)
L’AFGHANISTAN DIVENTA UNA REPUBBLICA
ISLAMICA MODERATA:
A
BREVE VERRÀ PRESENTATA LA BOZZA DELLA COSTITUZIONE CHE PREVEDE,
TRA
L’ALTRO, L’ABOLIZIONE DELLA ‘SHARÍA’ E L’UGUAGLIANZA PER LE DONNE
KABUL.
= La bozza della costituzione che definisce l’Afghanistan uno Stato musulmano
senza prevedere la “sharía”, la legge islamica, sarà divulgata entro questa
settimana. Sotto il regime dei talebani, prima dell’intervento anglo-americano
nel 2001, la legge coranica veniva regolarmente applicata: molti ladri subirono
amputazioni e gli assassini trovarono la morte per mano dei parenti delle loro
vittime. Il progetto della
costituzione, da mesi al centro di dibattiti tra laici e conservatori, prevede
che lo Stato sia retto da un presidente eletto dalla popolazione e sostenuto
dal parlamento bicamerale. Diversi articoli della bozza sanciscono, inoltre,
l’uguaglianza delle donne, riconoscendo loro il diritto dell’istruzione e della
candidatura alle elezioni legislative. Il vice presidente della commissione per
il testo della carta costituzionale, Abdul Salem Azimi, ha affermato che il
documento, composto da 172 articoli, conferma il titolo di “padre della
nazione” a l’ex re Zahir Shah, senza dare adito a un possibile ritorno della
monarchia, abolita negli anni Settanta. La bozza sarà ora presa in esame dalla
“Loya Jirga”, la grande assemblea tribale composta da 500 persone, che dovrebbe
ratificarla a dicembre. (M.R.)
“UNO SFORZO FORTE PER ASSICURARE LA SALVEZZA DEI BAMBINI
E DEI GIOVANI AFFIDATI ALLE NOSTRE CURE”: CON
QUESTE PAROLE L’ARCIVESCOVO DI CHICAGO, IL CARDINAL FRANCIS GEORGE,
HA
PRESENTATO IL PROGRAMMA DI PREVENZIONE CONTRO GLI ABUSI SESSUALI SUBITI DAI
MINORI,
IL
PRIMO NEGLI STATI UNITI
CHICAGO. = Nella Chiesa degli Stati Uniti è nato il primo
programma di prevenzione contro gli abusi commessi ai danni dei minori.
L’iniziativa si chiama “Covenant to protect children”: si tratta,
praticamente, di corsi di formazione che coinvolgeranno 25 mila tra sacerdoti e
volontari, 375 parrocchie e 283 scuole. “Uno sforzo forte per assicurare la
salvezza dei bambini e dei giovani affidati alle nostre cure”, ha dichiarato il
cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago. L’iniziativa partirà in
questi giorni con l’obiettivo “di insegnare a leggere sia i segni che nei
giovani indicano la presenza di un abuso sia i segni che indicano che una
persona è un probabile responsabile di abusi”, ha spiegato Carol Flower, direttrice
dell’ufficio del personale dell’arcivescovo. Il cardinale George ha inoltre
aggiunto che “il programma non è solo un’iniziativa importante ma vuole essere
la risposta all’imperativo morale di proteggere i minori”. (M.R.)
LA SITUAZIONE DI CRISI ALIMENTARE IN ETIOPIA RIMANE
CRITICA NONOSTANTE
LE CAMPAGNE PROMOSSE DALLE ORGANIZZAZIONI NON
GOVERNATIVE:
IL
GOVERNO, INSIEME ALLA FAO E ALLA BANCA MONDIALE HA LANCIATO
LA
‘NUOVA COALIZIONE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE’
ROMA. = In Etiopia livelli alti di malnutrizione
affliggono larga parte della popolazione: più di 13 milioni di persone hanno
bisogno dell’assistenza d’emergenza. Gli appelli che molte Ong hanno lanciato
di recente hanno impedito il disastro umanitario, grazie ad una buona risposta
da parte dei donatori. La situazione, però, resta ancora drammatica: la FAO ha
lanciato un appello per ulteriori 7,7 milioni di dollari per progetti destinati
a migliorare le condizioni sanitarie del bestiame, incrementare la pastorizia
ed il foraggio. “Il finanziamento di questi progetti è essenziale per
rafforzare la capacità produttiva degli agricoltori e dei pastori a rischio,
per renderli autosufficienti e meno dipendenti dagli aiuti alimentari”, ha
dichiarato Anne Bauer, direttrice della Divisione delle operazione d’emergenza
e di riabilitazione. L’agenzia dell’ONU ha sottolineato come l’insicurezza
alimentare dell’Etiopia è cronica e da collegarsi principalmente alla povertà e
a cause strutturali aggravate dai disastri naturali. L’insieme delle risorse provenienti
dagli aiuti umanitari dovrebbero migliorare l’autosufficienza economica dei
piccoli agricoltori ed aiutarli a uscire dalla povertà e dalla fame cronica.
Per questo, il Governo etiope, la Banca Mondiale, la Fao e alcune organizzazioni
non governative hanno lanciato la Nuova Coalizione per la Sicurezza Alimentare.
(M.R.)
SI CHIAMA “ZANZARIERA ANTIPARASSITARIA A LUNGA
DURATA” L’ULTIMO RITROVATO CONTRO LA MALARIA
CHE
POTREBBE SALVARE MOLTE PERSONE, SOPRATTUTTO BAMBINI,
CHE
MUOIONO OGNI GIORNO A CAUSA DELLA MALATTIA
ROMA. =
Un’innovativa zanzariera, prodotta in Giappone, potrebbe essere la soluzione al
problema della malaria in Africa. Si tratta delle “long – lasting insecticidal
nets”, “zanzariere antiparassitarie a lunga durata”. Le normali zanzariere
hanno bisogno di essere trattate con l’insetticida una volta l’anno per
mantenere attiva la loro efficacia: tutto ciò spesso non è possibile a causa
dei costi alti. La zanzariera a lunga durata rimarrebbero efficaci per quattro
anni grazie alla nuova tecnologia che imprigiona l’insetticida nelle fibre. “Le
zanzariere antiparassitarie bloccano gli insetti portatori di malaria e
agiscono da trappola chimica mortale per loro stessi. Se usate adeguatamente
possono ridurre la percentuale di casi di malaria di almeno il 50 per cento e
le morti infantili del 20 per cento” ha dichiarato il dott. Lee Jong – Wook,
direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. La malaria uccide
più di un milione di persone ogni anno, circa tremila bambini ogni giorno
soprattutto nel Continente africano. Il Fondo Globale per combattere Aids, tubercolosi
e malaria sta provvedendo alla distribuzione di sussidi per l’acquisto delle
nuove zanzariere in molti paesi africani. (M.R.)
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30 settembre
2003
- A cura di Barbara Castelli -
In primo piano le trattative internazionali per far luce
sulla vera natura del programma nucleare iraniano. “Siamo ad un momento
cruciale del nostro lavoro”, ha sottolineato stamani il direttore generale dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica, Mohamed El Baradei, “le ispezioni di
giovedì saranno decisive per la verifica del programma nucleare” di Teheran.
Gli Stati Uniti, intanto, si sono detti pronti a rivolgersi al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite se l’Iran non si conformerà alle richieste
internazionali di porre fine ai suoi programmi nucleari entro il 31 ottobre.
Fase conclusiva oggi a Tokyo della due giorni di
incontri informali fra le delegazioni di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud
per elaborare una posizione comune sul programma nucleare nordcoreano. Il
servizio di Chiaretta Zucconi:
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Numerose le questioni in agenda affrontate in questi due
giorni. Innanzitutto, come affrontare il secondo giro di consultazioni
multilaterali sulla crisi nucleare e soprattutto come convincere la
protagonista principale, la sdegnosa Pyongyang, a partecipare ai colloqui. Poi
si è parlato dell’Organizzazione per lo sviluppo dell’energia nella penisola
coreana, della quale Seul, Tokyo, Washington e Unione Europea sono membri
onorari. L’organismo ha il compito di realizzare due reattori ad acqua leggera
in Nord Corea, al fine di aiutare il Paese comunista a fronteggiare l’endemica
carenza di energia elettrica, in cambio della rinuncia da parte di Pyongyang al
suo programma di sviluppo nucleare. Le delegazioni hanno, infine, affrontato la
questione dell’istituzione di un sistema di ispezioni internazionali per
verificare che la Nord Corea proceda davvero allo smantellamento dei suoi
arsenali, una volta annunciata l’intenzione di farlo.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Si riaccende la violenza in
Afghanistan. Un soldato americano è stato ucciso e due sono rimasti feriti oggi
in uno scontro a fuoco nel sud est del Paese. Nello scontro hanno perso la vita
anche due combattenti. La base di Shkin, nella provincia di Paktika, circa 280
km a sud di Kabul, è regolarmente nel mirino di presunti guerriglieri talebani.
Scrivere la nuova “Costituzione dell’Iraq nell’arco di sei
mesi”, come richiesto la settimana scorsa dal segretario di Stato americano,
Colin Powell, “è impossibile”. Lo hanno sottolineato oggi un gruppo di iracheni
che si occupano della nuova Carta costituzionale. Washington,
intanto, ha annunciato che è praticamente pronto un progetto di risoluzione
volto a precisare l’orizzonte politico del dopo Saddam Hussein. Sul terreno, invece, proseguono le
violenze; mentre l’esercito americano ha negato di aver sparato ieri sui
manifestanti a Hawija, uccidendo un bambino iracheno di 10 anni.
Dieci
algerini sono stati fermati oggi in Gran Bretagna sulla base della legge antiterrorismo.
I fermi sono avvenuti nel corso di due blitz, uno a Londra e l’altro a
Manchester. L’operazione, sulla quale non sono disponibili per il momento altri
particolari, è coordinata dalla squadra antiterrorismo di Scotland Yard.
Il Primo ministro palestinese Abu Ala sta definendo in
queste ore la composizione finale del suo governo, che verrà annunciato questa
settimana. L’esecutivo sarà composto da non più di 12 elementi. Nei
Territori, intanto, permangono le tensioni: il valico di Karni, fra Gaza e il
territorio israeliano, è stato chiuso stamani dall’esercito dello Stato
ebraico, dopo che palestinesi armati avevano attaccato un autobus israeliano.
Proseguono le operazioni di voto in Rwanda, per le
elezioni parlamentari. Cominciate ieri, le consultazioni andranno avanti
scaglionate fino a giovedì. Stamani i seggi si sono aperti a Kigali. Anche se
le operazioni si svolgono nella calma generale, già si segnalano polemiche. Ce
ne parla Giulio Albanese:
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Vari candidati dell’opposizione hanno dichiarato di aver
subito intimidazioni. Sono state particolarmente numerose le segnalazioni di
attivisti e dissidenti arrestati e poi rilasciati dopo qualche ora. La
Commissione elettorale nazionale sta applicando in maniera molto stretta quanto
contenuto nella nuova legge elettorale, procedendo al fermo di tutti coloro, in
prevalenza sostenitori dell’opposizione, che distribuiscono volantini o fanno
propaganda porta a porta. In lizza vi sono tre formazioni politiche (partito
social democratico, partito liberale e partito per il progresso e la concordia)
e poi una coalizione legata al fronte patriottico rwandese, il partito di maggioranza
del presidente Paul Kagame, e 17 candidati indipendenti. La coalizione vicina
al presidente Kagame naturalmente è data per grande favorita.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Vanificate le speranze di una ratifica russa del
protocollo di Kyoto, per la riduzione dei gas sospettati di contribuire
all'effetto serra e al surriscaldamento del pianeta. Inaugurando ieri a Mosca
la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici, il capo del Cremino Putin ha
annunciato che la Russia non ha ancora stabilito se e quando ratificherà il
trattato. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
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Doccia fredda su Kyoto. Aprendo i lavori della Conferenza
mondiale sui cambiamenti climatici, il presidente Vladimir Putin ha reso noto
che il suo Paese non ha ancora stabilito se e quando ratificherà il Trattato.
Il governo russo sta esaminando la questione. La decisione, ha spiegato il capo
del Cremlino, verrà presa alla fine di questo lavoro, in conformità con gli
interessi nazionali. A nulla sono, quindi, valse le forti pressioni esercitate
su Mosca nelle scorse settimane da europei, giapponesi e canadesi. Senza la
cruciale scelta russa, il Trattato non può entrare il vigore. Lo devono ratificare
un numero di Paesi che detengono almeno il 55 per cento delle emissioni
gassose. Siamo fermi intorno al 44 per cento. La Russia ha una quota del 17 per
cento mentre gli Stati Uniti di Bush, che ha già detto di no al Trattato a
causa degli alti costi per la sua applicazione, ha il 36 per cento. Firmato nel
1997 da 84 Paesi, il Protocollo di Kyoto mira a tagliare le emissioni dei gas
inquinanti entro il 2012, per prevenire il surriscaldamento del globo.
Considerazioni politiche ed economiche consigliano a Mosca per ora l’attesa,
sebbene il documento sia, in realtà, favorevole ai russi. La conferenza, in
corso a Mosca alla presenza di oltre un migliaio di esperti è stata voluta dal
Cremino, alla ricerca anche di investimenti stranieri e di maggiori chiarimenti
scientifici.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato
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Si sono aperti ieri a Parigi i
lavori dell’Assemblea Generale dell’Unesco con il rientro degli Stati Uniti,
dopo 20 anni, nell’organizzazione dell’Onu per l’educazione, la scienza e la
cultura. Gli Stati Uniti avevano abbandonato l'Unesco nel 1984, quando
l'amministrazione Regan decise di uscire per protestare contro quella che
riteneva “un’influenza non pertinente dell’allora Unione Sovietica e dei paesi
non allineati all’interno dell’organizzazione”.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Razali Ismail è
giunto stamani nella capitale birmana Yangon per tentare di convincere la
giunta militare a rilasciare la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, che
si trova agli arresti domiciliari. La premio Nobel per la pace è stata
recentemente sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, per il quale è
stata costretta al ricovero. Ismail avrà un colloquio con il generale Khin
Nyunt, recentemente nominato primo ministro, e forse con il numero uno del regime,
il generalissimo Than Shwe.
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