RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 272 - Testo della
Trasmissione lunedì 29 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Tre stretti collaboratori del
Papa elevati alla dignità arcivescovile
La figura di Daniele
Comboni, apostolo dell’Africa, che il Pontefice canonizzerà domenica prossima
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Si è
aperta questa mattina a Parigi la 32.ma Conferenza generale dell’Unesco
Il regista Elia Kazan è
morto durante la notte a Manhattan, all’età di 94 anni
Allarme della Fao e del Pam per la
popolazione irachena, per la scarsità di cibo e acqua
Si
moltiplicano gli episodi di violenza in Iraq, morto anche un bambino di 10 anni
Il
Rwanda chiamato alle urne per eleggere il nuovo Parlamento
L’Iran
pronto alle ispezioni solo se potrà continuare nel suo programma di tecnologia
nucleare civile
Ancora
incerta la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte della Russia.
29 settembre 2003
“PROSEGUITE NEI VOSTRI SFORZI
PER FAR CONOSCERE, SPECIALMENTE AI GIOVANI,
LA
BELLEZZA E LA GIOIA DI UNA VOCAZIONE RELIGIOSA”. E’ QUESTO L’INVITO RIVOLTO,
STAMANI, DAL PAPA AD UNA DELEGAZIONE DI CANONICI REGOLARI PREMOSTRATENSI
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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Il Papa
ha ricevuto in udienza, questa mattina, un gruppo di 60 Canonici Regolari
Premostratensi in occasione del Capitolo generale del loro Ordine, fondato nel
1120 da San Norberto nella valle di Prémontré, nella regione francese di
Champagne. Rivolgendosi alla delegazione guidata dall’abate genera-le, Noyens
Hermenegildus Jozef, Giovanni Paolo II ha innanzitutto rimarcato come “i
canonici regolari di Premontrè abbiano significativamente contribuito allo
sviluppo e alla vita della Chiesa, soprattutto in Europa”.
L’Ordine,
che ha esteso la propria presenza in diverse parti del mondo, unisce la
vocazione contemplativa ad una vita apostolica al servizio della Chiesa. “Come
la chiamata al rinnovamento di Papa Gregorio VII è stata abbracciata da San
Norberto – ha detto il Santo Padre – così oggi la Chiesa può guardare ai suoi
figli spirituali per contribuire con entusiasmo alle sfide poste dalla
predicazione del Vangelo all’alba del terzo Millennio”. “La ricerca di nuove
forme di apostolato – ha aggiunto Giovanni Paolo II - richiede un genuino
impegno per imitare, nello spirito del vostro fondatore, l’esempio della Chiesa
primitiva, vivendo e promuovendo l’ideale di un solo cuore e una sola anima”.
E
proprio la figura di San Norberto, nato nel 1080 a Xanten, in Germania,
costituisce con la sua testimonianza di comunione “un segno potente e una
sorgente di speranza per un mondo caratterizzato da forme esagerate di
individualismo e di frammentazione sociale”. Nella biografia di Norberto si
legge che durante una cavalcata nel bosco, sorpreso da un violento uragano,
venne sbalzato di sella da un lampo accecante e come Saulo sulla via di Damasco
ripeté la domanda: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. Dopo quell’episodio,
che segnò l’inizio della sua conversione, il vescovo di Laon gli propose di mettersi
alla guida dei Canonici regolari posti sotto la regola di Sant’Agostino, ai
quali era stato assegnato il convento di Prémontré.
Sulla
scia di questo straordinario esempio, il Papa ha invitato i Premostra-tensi a
proseguire nei loro sforzi per far conoscere, specialmente ai giovani, “la
bellezza e la gioia di una vocazione religiosa”.
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L’ITINERARIO DELL’UMANESIMO CRISTIANO PER
L’UOMO DEL TERZO MILLENNIO,
NEL
MESSAGGIO DEL PAPA AL CONGRESSO INTERNAZIONALE TOMISTA,
SULL’ATTUALITA’
DEL PENSIERO DI SAN TOMMASO D’AQUINO
- A
cura di Paolo Salvo -
“Cristo
è la vera via dell’uomo”. Infatti, “il Verbo incarnato, proprio perché vero
uomo, rivela in se stesso la dignità di ogni umana creatura e costituisce la
via del ritorno di tutto il cosmo al suo principio, che è Dio”. E’ la geniale
intuizione di San Tommaso d’Aquino, riproposta da Giovanni Paolo II in un
Messaggio al Congresso Internazionale Tomista, organizzato a Roma nei giorni
scorsi (21-25 settembre) sul tema: “L’umanesimo cristiano nel terzo millennio”.
Il Messaggio del Papa, pubblicato oggi, è indirizzato agli illustri teologi,
filosofi ed esperti che hanno partecipato al Congresso, organizzato nel Palazzo
della Cancelleria dalla Pontificia Accademia di San Tommaso e dalla Società Internazionale
Tommaso d’Aquino.
“Ogni
cosa viene dalle mani di Dio, dalle quali sgorgano fiumi di bontà” e “tutto
deve ritornare a Dio mediante Cristo e i cristiani”. E’ l’itinerario
dell’umanesimo cristiano, fondato sul binomio natura e grazia, secondo cui il
Creatore “ha voluto affidare alle sue creature, ragionevoli e libere, il
compito di completare la sua opera con il lavoro”. “Quando l’uomo coopera
attivamente con la grazia, diviene un uomo nuovo”: illuminante verità che
travalica la cultura medievale ed è valida per l’uomo del terzo millennio, “in
continua ricerca della propria autorealizzazione!”.
Con la
sua enciclica Fides et Ratio,
Giovanni Paolo II ricorda gli “ostacoli sulla via dell’umanesimo”, come “la
perdita di fiducia nella ragione”, ma anche “il rifiuto della trascendenza”,
“la negazione del valore della umana intelligenza nella conquista della
verità”, “la paura del futuro e l’angoscia esistenziale”. Per rispondere a
questa “gravissima sfida, che tocca il destino futuro dello stesso umanesimo”,
il Papa indica nel pensiero di San Tommaso elementi validi di base, “con la sua
robusta fiducia nella ragione e la chiara spiegazione dell’articolazione della
natura e delle grazia”.
“L’umanesimo
cristiano, come è stato illustrato da San Tommaso, possiede la possibilità di
salvare il senso dell’uomo e della sua dignità. Questo – dice il Papa – è il
compito esaltante affidato oggi ai suoi discepoli”. “Il cristiano sa che il
futuro dell’uomo e del mondo è nella mani della Provvidenza divina”, sottolinea
quindi il Pontefice, ma “sa anche che Dio, mosso dall’amore che ha per l’uomo,
ne chiede la collaborazione nel miglioramento del mondo e nel governo delle
vicende della storia”.
Con la
“necessità di maestri e testimoni” in grado di indicare validi percorsi “verso
un mondo più degno dell’uomo”, Giovanni Paolo II ricorda anche il “compito
storico” dei credenti per la nuova evangelizzazione: “proporre in Cristo ‘la
via’ su cui avanzare verso quell’umanità nuova, che sta nel progetto di Dio”.
ELEVATI DAL PAPA ALLA DIGNITA’ ARCIVESCOVILE TRE STRETTI COLLABORATORI
Il Papa
ha conferito la dignità di arcivescovo a tre dei suoi più stretti
colla-boratori: i vescovi James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia;
Stani-slaw Dziwisz, prefetto aggiunto della stessa Casa Pontificia; e Piero
Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Tutti e tre i nuovi
arcivescovi con-servano le rispettive sedi titolari.
Nel
corso della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto due vescovi delle Filippine in
visita ad Limina.
ANNUNCIATO IL TEMA DELLA
PROSSIMA GIORNATA MONDIALE
DELLE
COMUNICAZIONI SOCIALI,
INCENTRATA
SUGLI EFFETTI DEI MEDIA NELLA VITA FAMILIARE
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
“I media nella famiglia: un rischio ed una ricchezza”. E’
questo il tema scelto da Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale delle
comunicazioni sociali del 2004.
Il tema prescelto - ha dichiarato il presidente del
Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, l’arcivescovo John Foley -
riflette una precisa preoccupa-zione del Santo Padre: quella secondo cui “i
mezzi di comunicazione dovrebbero arricchire la vita familiare e non
danneggiarla”. “Giovanni Paolo II – ha aggiunto Foley – è inoltre consapevole
dei diversi programmi di qualità che contribuiscono ad educare le famiglie, ma
è anche preoccupato per le influenze negative dei media nella vita familiare”.
La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali sarà
celebrata nella maggior parte Paesi, sulla base delle raccomandazioni dei
vescovi del mondo, la domenica prima della Pentecoste, il prossimo 23 maggio
2004. Il messaggio del Papa è tradizionalmente pubblicato il 24 gennaio in
concomitanza con la festività di San Francesco di Sales, patrono degli
scrittori. Quest’anno, invece, l’annuncio del tema è stato dato, per la prima
volta, il 29 settembre, giorno della festività degli Arcangeli Michele,
Raffaele e Gabriele, l’ultimo dei quali è il Santo patrono della radio.
IL PROFILO BIOGRAFICO E SPIRITUALE DI DANIELE
COMBONI, APOSTOLO DELL’AFRICA, CHE IL PAPA CANONIZZERA’ DOMENICA PROSSIMA
- A
cura di Giovanni Peduto -
Khartum, sera del 10 ottobre 1881: stremato dalle febbri,
Daniele Comboni muore a soli 50 anni. Con lui, ai bordi del deserto del Sudan,
sembra svanire per sempre il sogno della missione dell’Africa Centrale. La sua
morte appare come la fine di una breve avventura.
Nato a Limone sul Garda (Brescia) il 15 marzo 1831,
Daniele si apre all’ideale missionario nell’Istituto don Mazza a Verona. Il 31
dicembre 1854 è ordinato sacerdote e tre anni dopo parte per l’Africa insieme
ad altri allievi di don Mazza. L’impresa si rivela un fallimento, ma la Nigrizia
ha preso ormai il cuore di Daniele che, tornato in patria, pone le basi per il
suo progetto missionario. Gira l’Italia e i principali Paesi europei per
convincere tutti che è giunta l’ora dell’Africa.
Raccolto in preghiera davanti alla tomba di San Pietro a Roma,
nel 1864 Comboni percepisce un piano e nuove strategie per la “rigenerazione
dell’Africa”. Crede che si debba “salvare l’Africa con l’Africa”. E nel 1869,
al Cairo, molti personaggi venuti all’inaugurazione del Canale di Suez scoprono
la prima novità di Comboni: non solo ragazzi neri che studiano, ma maestre nere
che insegnano.
Il suo Piano prevede, naturalmente, la
collaborazione di tutte le forze vive della Chiesa. Ma non ottiene grossi
risultati. Molti lo credono un illuso. Per avere missionari, Comboni è
costretto a fondare due Istituti di uomini e donne disposti a dare la vita per
la Nigrizia. E con i primi seguaci si avventura in viaggi estenuanti
verso il cuore del continente nero. Molti dei suoi gli cadono accanto, vinti
dalle febbri tropicali. Ma lui resiste, sicuro che la sua opera non morirà,
perché affidata al Cuore di Cristo che ha sacrificato se stesso anche per la
salvezza degli africani.
E’ un leone che sa essere dolce, uno che per gli africani
è già santo, che strapazza i pascià, lotta contro il traffico degli schiavi in
mezzo a sanguinosi conflitti ed egoismi scatenati, serve i mendicanti. Spinge i
bianchi a credere totalmente ai neri e ai neri ad avere fiducia
in se stessi, quali protagonisti ed artefici del proprio avvenire. Al Papa ed
ai vescovi riuniti nel Concilio Vaticano I, Comboni lancia un appello per un
intervento mondiale a favore dell’Africa.
Aveva predetto che la sua opera non sarebbe morta e,
infatti, essa oggi fiorisce, multiforme e vasta come il mondo. E’ la prova della
buona qualità del seme gettato da Comboni nel solco africano; seme tanto
fecondo da diventare un albero che estende oggi i suoi rami in quattro
continenti (Africa, Europa, America Latina e Asia) e che coinvolge, per
l’annuncio del Vangelo, uomini e donne di diverse razze, nazioni e culture.
LA CHIESA UNIVERSALE ARRICCHITA DAL PREZIOSO
CONTRIBUTO
DI 31
NUOVI CARDINALI, CHE IL PROSSIMO 21 OTTOBRE SARANNO INSIGNITI
DELLA
BERRETTA ROSSA: CON NOI, IL DOMENICANO GEORGE COTTIER
E IL
GESUITA TOMAS SPLDLIK
- Servizio di Roberta Gisotti e
Sergio Centofanti -
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All’inizio,
prima ancora dell’anno Mille, erano i presbiteri delle Chiese di Roma, insieme
ai diaconi regionali e palatini e ai vescovi suburbicari a cooperare e
consigliare il Papa, nel suo Ministero petrino; poi dal 1059 questi divennero
elettori esclusivi del Pontefice e dal 1150 formarono il Collegio cardinalizio.
E da allora i cardinali conservano la prerogativa di eleggere il successore di
Pietro e di coadiuvarlo nel governo della Chiesa universale. Liberamente
nominati dal Papa tra i chierici che hanno ricevuto almeno il presbiterato,
sono divisi oggi nei tre ordini episcopale, presbiterale e diaconale e sono
chiamati a partecipare ai Concistori ordinari in occasione di particolari
solennità o straordinari in caso di questioni di estremo rilievo per la Chiesa;
se presiedono Dicasteri o Istituti della Curia romana sono poi invitati a
dimettersi un volta compiuti 75 anni, mentre raggiunti gli 80 anni perdono
anche il diritto di entrare in Conclave e di eleggere il Papa.
Si
allarga ora dopo le 31 nomine annunciate ieri da Giovanni Paolo II la
rappresentanza delle varie Chiese locali nel Collegio cardinalizio, che
all’indomani del Concistoro del 21 ottobre vedrà la presenza di quattro
porporati del Ghana, del Sudan, della Croazia e del Guatemala, Paesi ancora non
rappresentati su un totale oggi di 64 Nazioni che saliranno dunque a 68. In
tutto i cardinali – lo ricordiamo – diverranno 194 più un porporato ‘in
pectore’, il cui nome è dunque segreto; fra questi 135 gli elettori, di cui
quattro compiranno però 80 anni entro il 2003, per primo il cardinale Achille
Silvestrini, il 25 ottobre. Resta quello europeo il gruppo più numeroso, che
sale da 83 a 101 cardinali, di cui 66 elettori, e 21 Paesi rappresentati, con
una maggiore presenza degli italiani, che passano da 34 a 40 porporati, di cui
23 elettori; a seguire sono gli americani che salgono da 47 a 52 cardinali, tra
i quali il gruppo più consistente sono gli statunitensi, che passano da 13 a 14
cardinali di cui 11 elettori.
Al di
là delle cifre, che certamente hanno un valore, il Papa - che ormai nel suo
lungo pontificato ha nominato 232 cardinali, di cui 176 viventi - ha
sottolineato ieri come i vari porporati “che provengono dalla varie parti del
mondo svolgono mansioni diverse a servizio del Popolo di Dio”, rispecchiando
“l’universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri”. E la
scelta di Giovanni Paolo II per il prossimo Concistoro è caduta anche su
quattro personalità particolarmente meritevoli, fra queste il padre domenicano,
George Marie Martin Cottier, teologo della Casa Pontificia dal 1989, svizzero,
81 anni, esperto di questioni morali e di etica sociale, già professore di
Filosofia all’Università di Friburgo, autore di numerosi scritti sul pensiero
filosofico dell’800. Ascoltiamo le sua prima reazione alla nomina raccolta dal
collega Sergio Centofanti:
R. – L’ho accolta con grande emozione perché la vedo come
un atto di affetto e di fiducia del Santo Padre e sono lieto di lavorare con
lui. Ho il senso della responsabilità, perché quello che deve preoccuparci,
prima di tutto, è la testimonianza cristiana evangelica e a tutti gli amici
chiedo la preghiera prima di tutto.
D. – Cosa vuol dire il ‘colore rosso’ della dignità
cardinalizia?
R. – Il ‘colore rosso’ vuol dire difendere la fede, la
purezza della fede fino al martirio, se è necessario. C’è un legame fra questo
colore rosso e il martirio. Questo martirio, come si sa, in greco, è la stessa
parola che dice testimonianza, martirio è la perfezione della testimonianza.
D. – Di fronte alla società di oggi, i cristiani come
possono testimoniare la fede in Cristo?
R. – Vivendo quotidianamente la vita cristiana. Nella ‘Novo
Millennio ineunte’ il Papa parla della grandezza della vita ordinaria. Non
cerchiamo delle cose eccezionali, ma se si vede con virtù, con senso del
servizio, il rispetto del prossimo, il senso del povero, diamo già una
testimonianza cristiana, perché sono delle virtù sulle quali molta gente è
verbalmente d’accordo ma che sono difficilissime da vivere.
D. – Il Papa ha detto che con queste nomine cardinalizie
ben si rispecchia l’universalità della Chiesa …
R. – E’ vero. Il Papa tiene molto a questo perché la
Chiesa, come tale, è cattolica. C’è una manifestazione di questa cattolicità o
universalità.
D. – Quale gioia viene dall’essere cristiani?
R. – E’ la più grande gioia che ci possa essere. E’ una
grazia immensa. Ho amici non credenti, ma è una grande gioia essere cristiano,
avere certezze sul senso della vita, avere la gioia quotidiana dell’Eucaristia,
di conoscere il Vangelo.
D. – Come si fa a trasmettere questa gioia a chi non
crede?
R. – Cerchiamo d’essere autentici, di pensare
fraternamente a chi soffre, a chi cerca, e questo lo facciamo in una maniera
discreta ma molto vera. A me sembra di trasmettere questa gioia che non è
nostra, ma che è dono di Gesù.
Ed
ancora ascoltiamo il padre gesuita Tomas Spidlik, 83 anni, nativo della
repubblica ceca, studioso di filosofia e teologia, tra i massimi conoscitori
della spiritualità dell’Oriente cristiano, da oltre 50 anni prestigioso
collaboratore della Radio Vaticana, vive a Roma e nella sua lunga e intensa
vita ha raccolto numerosi titoli accademici e onorificenze nel suo Paese e
all’estero. Sergio Centofanti ha colto questa breve testimonianza:
“Sì, davvero la Croce, una di più: così ho risposto
subito. Per me personalmente pesa poco perché poco ho da vivere oramai alla mia
età, ma ringrazio la Chiesa perché apprezza le Chiese orientali e tutto quel
lavoro che faccio cercando di fare sintesi della spiritualità europea orientale
ed occidentale”.
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OGGI, SAN GABRIELE ARCANGELO, PATRONO DELLE
TELECOMUNICAZIONI
E
DELLA RADIO VATICANA, LA SANTA MESSA CELEBRATA DAL CARDINALE SEPE
AL
CENTRO DI SANTA MARIA DI GALERIA
E LA
CONSEGNA DELLE ONORIFICENZE AI DIPENDENTI DELL’EMITTENTE
- Servizio
di Giancarlo La Vella -
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Una
sentita tradizione che si ripete ogni anno. In occasione della ricorrenza
dedicata all’arcangelo Gabriele, patrono delle telecomunicazioni e, in
particolare, della Radio Vaticana, i dipendenti dell’emittente si sono
ritrovati nel Centro Trasmissioni di Santa Maria di Galeria, vicino Roma; un
modo per riconfermare i valori e gli obiettivi che sono alla base dell’attività
della Radio del Papa, tanto più attuali nel mondo d’oggi, dove sembrano
aumentare i rischi per i diritti fondamentali dell’uomo, dove i più umili, i
più poveri, i più discriminati hanno sempre meno possibilità di levare la loro
voce e dove la guerra drammaticamente occupa ormai giornalmente le cronache dei
mezzi di comunicazione. Uno strumento eccezionale, dunque, per amplificare le
frequenti richieste di giustizia e gli appelli alla pace del Santo Padre.
Nell’omelia pronunciata nel corso della Santa Messa, il cardinale Crescenzio
Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli,
commentando l’episodio dell’Annunciazione, tratto dal Vangelo di Luca, ha
sottolineato la piena dedizione e obbedienza di Maria alla parola del Signore,
portata dall’Arcangelo Gabriele, che le annunziava la divina maternità.
“Questo annuncio costituisce l’unico e definitivo
messaggio della buona notizia per l’umanità, messaggio che è valido per tutti
gli uomini, di tutti i tempi, in tutte le circostanze e ovunque si possano
trovare sulla faccia della terra”.
Così,
dunque, la Radio Vaticana, strumento di evangelizzazione e di missionarietà,
prosegue giornalmente, ad oltre settanta anni dalla fondazione nel 1931, nella
costante opera di informazione in ogni continente dell’attività del Papa, delle
notizie della Chiesa e di quanto succede nel mondo, con particolare attenzione
rivolta alle emergenze delle aree più calde del pianeta. Ma quanto è attuale
oggi il ruolo della Radio Vaticana? Sentiamo ancora il cardinale Sepe:
“E’ la voce del Papa. E’ la Radio del Papa e il Papa deve
essere libero di annunciare, di testimoniare. Senza questo strumento avremmo
tante difficoltà, avremmo tanti problemi. E siccome ancora oggi esistono dei
muri, delle difficoltà che possono impedire la trasmissione di questo
messaggio, di questa missionarietà, la Radio Vaticana è lo strumento
provvidenziale, previdenziale,
necessario per la evangelizzazione della Chiesa, nelle mani dei sommi
Pontefici e della Chiesa stessa universale”.
Nell’occasione il porporato,
alla presenza del cardinale Roberto Tucci, già direttore generale della Radio
Vaticana, il direttore generale attuale, padre Pasquale Borgomeo, il direttore
dei Programmi, padre Federico Lombardi, il direttore dei Servizi Informativi
Centrali, padre Ignazio Arregui, il direttore tecnico, padre Lino Dan, e del
direttore amministrativo, dott. Alberto Gasbarri, ha consegnato le onorificenze
e le menzioni di merito a dipendenti e programmi della Radio che si sono
distinti durante l’anno. Le menzioni sono andate al Programma scandinavo ed al
Programma Pagine e Fogli, di cui è responsabile Laura De Luca. Le onorificenze,
invece, sono state assegnate a Haimanot Hailu del programma etiopico-eritreo, a
Romilda Ferrauto, capo redattore della redazione francese dei Servizi
Informativi Centrali, a Roberto Piermarini, capo servizio, responsabile dei
notiziari in lingua italiana della fascia del mattino dei Servizi Informativi
Centrali. Per quanto riguarda la Direzione Tecnica e la Direzione
Amministrativa le onorificenze sono state consegnate rispettivamente a Sandro
Danieli, Dante Olivieri e a Maurizio Lanzi e, inoltre, al maresciallo Vincenzo Tumminelli, comandante del nucleo
Carabinieri Radio Vaticana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Giovanni Paolo II terrà un Concistoro Ordinario Pubblico per la nomina di
trenta nuovi cardinali”: all’Angelus, il solenne annuncio del Santo Padre. La
cerimonia si svolgerà il 21 ottobre, in occasione dell’anniversario
dell’elezione.
Nelle vaticane, l’omelia del
Papa durante la Santa Messa in memoria dei Pontefici defunti.
Nel discorso ai partecipanti al Congresso
internazionale Tomista, Giovanni Paolo II ha sottolineato che Cristo è la vera
via dell’uomo e che spetta ai credenti il compito storico di proporlo.
Nel discorso al Capitolo
Generale, il Papa ha evidenziato che l’Ordine dei Canonici Regolari Premostratensi
ha contribuito in modo significativo alla crescita e alla vita della Chiesa,
specialmente in Europa.
Un particolareggiato ragguaglio
sulla visita (18-25 settembre) dell’arcivescovo Jean-Louis Tauran in Georgia,
Armenia e Azerbaijan.
Nelle estere, un articolo di
mons. Piero Monni in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Turismo.
Usa-Russia: intesa tra Bush e
Putin su Iran, Corea del Nord e disarmo.
Iraq: Powell annuncia
l’imminenza di una nuova versione della risoluzione Usa.
Nella pagina culturale, un
articolo di Marco Testi sul romanzo “L’albero dei piedi alti” di Fabio
Magalini.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il black-out che ha “spento” la Penisola.
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29 settembre 2003
L’ITALIA
USCITA DAL BUIO DOPO IL GIORNO DEL BLACKOUT
- Con
noi, Arsenio Carosi e Fulvio Vento -
Lento ritorno alla normalità in Italia, dopo il
black out energetico di ieri, causato da un guasto in una centrale elettrica
svizzera, collegata all’intero sistema di distribuzione italiano. Forti i
disagi e tre le vittime in Puglia, in qualche modo collegate alla mancata
erogazione dell'energia. Nonostante l’allerta lanciato dal gestore della rete
alle imprese di distribuzione, oggi non ci sarà nessun distacco di elettricità,
mentre a Roma è in corso una riunione operativa alla Protezione Civile. Ancora
da chiarire, invece, le cause dell’incidente mentre infuria la polemica
politica e la caccia ai responsabili. Sentiamo Giampiero Guadagni:
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La situazione sta tornando lentamente alla normalità,
anche se il gestore della rete ha annunciato per la giornata di oggi piccoli
black out locali programmati. Il guasto ha avuto origine in una centrale
elettrica svizzera per cause non ancora accertate, ma sembra non dolose. Ci
sarà un’indagine rapida assicura il ministro delle attività produttive,
Marzano, che però sottolinea soprattutto come l’Italia per mancanza di centrali
elettriche sia costretta ad importare quasi il 20 per cento dell’energia. Maggioranza
e opposizione si rimpallano la responsabilità del black out di ieri. Per il
centro-sinistra questo governo non è in grado di assicurare i più elementari
servizi. Il centro-destra rimprovera all’Ulivo di aver impedito in questi anni
la realizzazione di nuove centrali e di fare ora ostruzionismo sulla riforma
del settore. E anche il capo dello Stato, Ciampi, sottolinea con forza la
necessità di superare i ritardi e di costruire nuove centrali elettriche.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Il guasto si è verificato in Svizzera, dunque. Ma come è
possibile che l’Italia non sia autosufficiente dal punto di vista energetico?
Sentiamo il servizio di Alessandro Guarasci.
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E’ emergenza nazionale. In una
nota Confindustria chiede al governo di intervenire per mettere fine a questo
rimpallo di responsabilità che paralizza il Paese. In effetti la situazione è
critica e chissà che non si ripeta. Questo perché l’Italia dipende dall’estero
per la fornitura di 6 mila 300 megawatt. Sulla carta il Paese ha a disposizione
76 mila megawatt, ma per vari motivi può contare solo su 49 mila, il 10 per
cento in meno del fabbisogno nei momenti di punta. Eppure quando c’è stato il
black out alle 3.00 di notte il consumo era solo di 20 mila megawatt. Che cosa
è successo allora? Per i sindacati è tutta colpa della privatizzazione del settore.
Arsenio Carosi, segretario degli elettrici della Cisl:
R. – I produttori italiani, di concerto con il Grtm, hanno
deciso che era più conveniente, per fare i loro interessi, spegnere le centrali
italiane, per massimizzare l’importazione elettrica intorno a due linee che,
chissà perché, il Signore ha voluto che due fulmini, o quanti fossero -
un’interruzione quindi determinata da effetti accidentali - procurassero il
disagio che alla fine hanno procurato.
Per risparmiare, dunque, le centrali elettriche italiane
la notte sono spente. Fulvio Vento, presidente dell’Acea, l’azienda elettrica
di Roma:
R. –
Noi siamo un Paese dipendente dall’estero sia per i volumi che per i prezzi,
perché ad esempio il nucleare che noi compriamo dalla Francia costa sicuramente
meno di quanto costi l’energia prodotta in Italia. Bisogna che il nostro Paese
decida rapidamente di costruire nuove centrali. E questo è possibile farlo in
tempi rapidi e in condizioni di rispetto dell’ambiente. Nuove centrali
significa anche poter essere competitivi sulle tariffe, oltre che garantire il
servizio.
Un caso esemplare è la centrale di Rossano Calabro, nel
cosentino: poteva fornire mille megawatt ma non è intervenuta, perché spenta,
appunto.
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SI È
APERTA QUESTA MATTINA A PARIGI LA 32.MA CONFERENZA GENERALE DELL’UNESCO CHE SEGNA
IL RIENTRO NELL’ORGANIZZAZIONE DELL’ONU PER L’EDUCAZIONE,
LA
SCIENZA E LA CULTURA DEGLI STATI UNITI
- A
cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI.
= Si è aperta davanti a capi di Stato, decine di ministri e centinaia di
partecipanti, la 32.ma Conferenza generale dell’Unesco. La riunione della massima
istanza dell’agenzia dell’Onu per la scienza e l’istruzione segna il ritorno
nel Palazzo di Vetro di Parigi degli Stati Uniti, dopo quasi 20 anni di
assenza. Davanti all’Assemblea plenaria hanno preso la parola, questa mattina,
la presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, e poi il presidente italiano,
Carlo Azeglio Ciampi. In un discorso di circa mezz’ora Ciampi ha difeso con
forza il ruolo dell’Unesco e il suo impegno nel costruire le difese della pace
attraverso l’educazione dei popoli. Secondo Ciampi il compito affidato
all’Unesco nel ’45, anno della sua fondazione, mantiene intatto tutto il suo
valore, tanto più - ha aggiunto – in un’epoca di globalizzazione e di armi di
distruzione di massa. La giornata di oggi sarà segnata dalla cerimonia per il
ritorno degli Stati Uniti. A Parigi è arrivata ieri la first lady americana,
Laura Bush. Dopo un incontro con il presidente Jacques Chirac, definito
amichevole dall’Eliseo, la signora Bush sarà presente alla cerimonia
dell’innalzamento della bandiera a Stelle e Strisce. I lavori della Conferenza
generale si concluderanno il 17 ottobre. La salvaguardia dell’intangibile
eredità culturale, il multilinguismo anche su internet e la genetica umana
saranno i principali temi all’ordine del giorno.
**********
UN MILIARDO DI DOLLARI IN AIUTI PER L’AFRICA NEI
PROSSIMI CINQUE ANNI:
CON QUESTO
IMPEGNO FINANZIARIO, PRESO DAL PRIMO MINISTRO GIAPPONESE,
SI È
APERTA OGGI LA ‘TERZA CONFERENZA INTERNAZIONALE
PER LO
SVILUPPO AFRICANO’ A TOKYO
TOKYO. = La terza conferenza internazionale per lo
sviluppo africano si è aperta questa mattina con lo stanziamento di un miliardo
di dollari in aiuti per L’Africa nei
prossimi cinque anni. L’impegno finanziario, preso dal primo ministro giapponese
Junichiro Koizumi, sosterrà diversi progetti nel Continente africano: l’assistenza
medica, la lotta contro l’Aids, i programmi scolastici, idrici e alimentari. Il
premier ha anche annunciato la cancellazione da parte del Giappone di tre miliardi
di dollari in debiti per alcuni paesi africani. “Senza una crescita economica,
la povertà non potrà mai essere ridotta” ha dichiarato Koizumi. I membri della
conferenza intendono raccogliere risorse della comunità internazionale per sostenere
il Nepad, Nuovo Partenariato per lo sviluppo e ridurre la povertà nel continente.
Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan e il responsabile del programma
delle Nazioni Unite per lo sviluppo, Mark Malloch hanno sottolineato che occorrono
finanziamenti massicci e a lungo termine per raggiungere l’obiettivo di ridurre
metà della povertà in Africa entro il 2015. Con un messaggio ai partecipanti,
ha fatto sentire la sua voce anche il presidente francese Chirac, il quale ha
dichiarato che “non vi potrà essere alcuna mondializzazione, senza lo sviluppo africano”.
Alla conferenza di Tokyo, che si riunisce ogni cinque anni, prendono parte
rappresentanti di 89 paesi, 49 dei quali sono africani. (M.R.)
ELIA KAZAN, GRANDE REGISTA DI “FRONTE AL PORTO”
È
MORTO DURANTE LA NOTTE NELLA SUA CASA A MANHATTAN
NEW YORK. = Il regista Elia Kazan è morto durante la notte
a Manhattan, all’età di 94 anni. Il regista americano, di origini greche, si
trasferì negli Stati Uniti nel 1909. Entrò nel mondo del teatro negli anni
Trenta, facendo parte del Group Theater, come attore in ruoli minori. La svolta
arrivò un decennio più tardi quando, nel 1948, insieme a Lee Strasberg, fondò
l’Actor’s Studio, il leggendario laboratorio teatrale che sarebbe diventato un
punto di riferimento per generazioni di aspiranti attori. Tra i suoi film più
famosi vanno ricordati “Un tram che si chiama desiderio”, “Viva Zapatà!”, “La
valle dell’Eden” e “Fronte al porto” che gli regalò otto premi Oscar e lanciò
nello star system di Hollywood Marlon Brando. (M.R.)
IL
PRIMO SATELLITE COSTRUITO DALLA NIGERIA È STATO LANCIATO NELLO SPAZIO
SABATO
NOTTE DA UN RAZZO RUSSO: L’EVENTO È STATO SEGUITO DA MILIONI
DI CITTADINI, ORGOGLIOSI DELL’ INGRESSO DEL
LORO PAESE NELL’ERA SPAZIALE
LAGOS (NIGERIA).
= La Nigeria ha mandato in orbita, sabato scorso, il primo satellite della sua
storia. La propulsione è stata data da un missile russo, nella piattaforma di
Plesetsk Copsmodrome, nel Nord della Russia. Il “NigeriaSat/1” farà parte di un
sistema destinato al controllo dei disastri. La stazione di controllo avrà sede
ad Abuja, capitale dello Stato africano. La stampa nigeriana e lo stesso
presidente, Olusegun Obasanjo, hanno dato grande risonanza all’evento, seguito
da milioni di cittadini alla televisione. “Mi fa sentire orgoglioso di essere
nigeriano” ha detto un cittadino che lavora nella capitale. Per la Nigeria è
stato, infatti, l’ingresso nell’era spaziale ed è il terzo Paese africano a
farlo dopo Sudafrica e Algeria. (M.R.)
LA
MANCANZA DI CIBO E DI ACQUA STANNO METTENDO IN GINOCCHIO LA POPOLAZIONE
IRACHENA: ALLARMANTE IL RAPPORTO DELLA FAO SULLA SITUAZIONE
DI
MILIONI DI PERSONE AFFLITTE DA MALNUTRIZIONE CRONICA
ROMA. =
Più di 26 milioni di iracheni vivono nella povertà e hanno bisogno di aiuti
umanitari. Gli effetti della guerra, le sanzioni economiche e i tre anni di carestia,
dal 1999 al 2001, hanno fatto vacillare le basi della sussistenza irachena:
circa il 60 per cento della popolazione è senza lavoro e dipende dagli aiuti
internazionali. Questo è quanto emerge dal rapporto congiunto della Fao e dal
Programma Alimentare Mondiale pubblicato in questi giorni. Quest’anno si
prevede un aumento della produzione di cereali da attribuirsi alle piogge
proficue nelle zone al nord del Paese e, nonostante sia stata evitata la
carestia, milioni di persone convivono con la denutrizione cronica, soprattutto
bambini e donne. Sono quindi necessari ulteriori aiuti alimentari che sostengano
l’approvvigionamento locale. I problemi non si limitano solo al cibo in quanto,
dopo la guerra, la mancanza di acqua e la carenza delle strutture sanitarie
affliggono la popolazione: a Baghdad ogni cittadino dispone di un massimo di 70
litri d’acqua. Per la FAO si può migliorare lo standard nutrizionale del Paese
soltanto con un gettito delle risorse in grado di riabilitare il settore
agricolo e l’economia dell’Iraq. L’organizzazione delle Nazioni Unite ha
assicurato che i proventi della vendita del petrolio finanzieranno i programmi
di sviluppo per l’economia irachena. (M.R.)
SECONDO
I RISULTATI DI UN’INDAGINE CONDOTTA IN IRLANDA,
LA
FEDE È SEMPRE VIVA NELL’ISOLA DEI SANTI E DEGLI STUDIOSI
- A cura di Enzo Farinella -
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DUBLINO. = Gli irlandesi rispettano i loro preti e amano
la Chiesa cattolica: è questo il risultato incoraggiante di un’indagine
condotta nella diocesi di Killaloe, nella contea di Clare, dove il 97 per cento
si definisce cattolico praticante, quasi il 96 per cento afferma che i preti
fanno un buon lavoro nelle loro parrocchie e il 69 per cento ha dichiarato che
la Messa è il servizio più richiesto dal clero. Questo, nonostante l’era di
scolarizzazione che l’Irlanda sta attraversando e l’ondata incessante di
anticlericalismo causato certamente da scandali, ma anche da orchestrate
campagne liberali. Secondo lo stesso sondaggio di opinione il 48 per cento
degli intervistati teme che la sopravvivenza della Chiesa cattolica sia
fortemente minacciata a causa dei suddetti fenomeni e anche dall’indifferenza
di tanti giovani, che costituiscono quasi il 35 per cento. Interessante anche
il fatto che oltre il 61 per cento ha detto di recarsi regolarmente a Messa
ogni domenica, anche se tra questi figura un’alta percentuale, il 74 per cento,
di oltre quarantenni. Il 78 per cento dei bambini ha indicato nei genitori i
principali responsabili per la loro fede, seguiti dagli insegnanti, il 14 per
cento, mentre i preti figurano solo al 3 per cento. “Questi atteggiamenti verso
la Chiesa e la fede cattolica sono incoraggianti” ha dichiarato il vescovo di
Killaloe, mons. William Walsh.
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29 settembre 2003
- A
cura di Barbara Castelli -
Non accenna a diminuire la
tensione in Iraq. Due convogli militari americani sono stati presi d’assalto
stamani in due località diverse. Nel primo attacco, vicino Khaldiya, a ovest di
Baghdad, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni, numerosi soldati
statunitensi avrebbero perso la vita; così come nel secondo, a Falluja.
L’esercito statunitense, tuttavia, ha confermato la morte di un solo soldato. A
Baghdad, invece, è sfuggito ad un attentato un responsabile iracheno che sta
partecipando all’elaborazione di una nuova costituzione in Iraq. Sangue anche a Kirkouk, dove un bambino di
10 anni ha perso la vita sotto i colpi dei soldati americani. Negli Stati
Uniti, intanto, si moltiplicano le polemiche sul mancato ritrovamento delle
armi di distruzioni di massa in Iraq. Sull’argomento, i media americani
stringono d’assedio la Casa Bianca. Sentiamo Paolo Mastrolilli:
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Ieri il quotidiano Washington Post ha rivelato una
lettera scritta dai responsabili della Commissione Intelligence della Camera,
un repubblicano e una democratica, che accusano la Cia di aver usato
informazioni vecchie, e in molti casi deboli, per sostenere le ragioni su cui
poi il governo ha basato la guerra. La Casa Bianca ha risposto che resta
convinta che il regime di Saddam possedeva armi di distruzione di massa, ma un
dossier della rivista Times sostiene che probabilmente erano state
eliminate anni fa. Il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha detto che
gli Stati Uniti intendono presentare nel giro di due giorni la nuova
risoluzione all’Onu, proprio per favorire l’arrivo di altre truppe straniere.
Le tv Al Jazeera e al Arabiya, intanto, hanno trasmesso un nuovo messaggio del
numero due di Al Qaeda, Ayman al Zawahri, che incita i musulmani a combattere contro quella che
definisce la crociata americana.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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In una dichiarazione comune i
capi della diplomazia dell’Unione Europea hanno chiesto oggi a Bruxelles che venga
raggiunto quanto prima “un accordo su un calendario realistico di consegna
delle responsabilità politiche al popolo iracheno”. Nel documento, i paesi
comunitari hanno ribadito “l’importanza di restaurare la sovranità irachena e
di istituire un governo pienamente rappresen-tativo attraverso elezioni
democratiche”.
Ieri in Medio Oriente ricorreva
il terzo anniversario dell’inizio della seconda Intifada, la protesta
palestinese scoppiata il 28 settembre 2000, a Gerusalemme, in seguito alla
visita alla Spianata delle Moschee dell’allora capo dell’opposizione di destra,
Ariel Sharon. Da allora le violenze non sono mai cessate e oltre 2.600
palestinesi e più di 800 israeliani sono morti. Nell’occasione manifestazioni
si sono svolte nei Territori e anche in Egitto e Libano, proprio in ricordo
dell’inizio della lotta palestinese, nota anche con il nome di ‘Intifada di
Al-Aqsa’.
Ad un
mese dalla riconferma di Paul Kagame alla presidenza del Rwanda, il Paese torna
oggi alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Favorito è il Fronte
patriottico rwandese, partito del presidente, ma non si escludono affermazioni
per gli altri due schieramenti in lizza: socialdemocratici e liberali. Oltre 4
milioni gli elettori chiamati alle prime elezioni multipartitiche del Paese. Il
servizio di Giulio Albanese.
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Parte oggi il complesso sistema elettorale messo appunto
dalla nuova Costituzione rwandese, approvata nel maggio scorso, che consentirà
ad oltre 4 milioni di elettori di scegliere deputati, senatori e rappresentanti
femminili, giovanili e dei disabili all’interno del Parlamento. Si tratta della
prima consultazione parlamentare a suffragio universale nella storia rwandese.
Una procedura di voto che terminerà il 2 ottobre e che dovrebbe, almeno sulla
carta, garantire il futuro democratico del Paese. In lizza, con un massimo di
53 candidati per ogni lista, ci sono tre formazioni (il partito
social-democratico, liberale, il
partito per il progresso e la concordia), una coalizione legata al fronte
patriottico rwandese, il partito di maggioranza del presidente Paul
Kagame, e 17
candidati indipendenti. Erano 19 fino a 4 giorni fa, ma la Commissione
elettorale nazionale ne ha sospesi due, tra cui Célestin Kabanda, il più popolare candidato
indipendente ed ex presidente del Movimento democratico repubblicano, il
partito di opposizione messo al bando nei mesi scorsi dal Parlamento, con l’accusa
di fomentare il divisionismo etnico. Entrambi hanno annunciato che
presenteranno ricorso alla Corte Suprema.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Nuova
fiammata di violenza in Uganda. 20 persone sono state uccise nel nord est del
Paese dai ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore, guidati da Joseph
Kony. Secondo le fonti dell’agenzia Misna nell’attacco, avvenuto ieri nella località
di Asumuk Olekai, sono rimasti feriti anche un numero imprecisato di civili.
La Russia non ha ancora preso
alcuna decisione circa la ratifica del protocollo di Kyoto, la questione,
comunque, verrà “esaminata scrupolosamente” e “naturalmente in conformità con gli
interessi nazionali della federazione russa”. Così oggi il presidente Vladimir
Putin, intervenendo a Mosca alla Conferenza internazionale sui cambiamenti
climatici. Dopo il “no” americano alla ratifica del protocollo, per diventare
operativa l’intesa ha bisogno della Russia: è necessaria, infatti, l’adesione
di almeno 55 Paesi che coprano il 55% delle emissioni mondiali di gas serra.
Programma nucleare nordcoreano in
primo piano oggi a Tokyo, dove si incontrano i rappresentanti di Sud Corea,
Stati Uniti e Giappone. Scopo della riunione è discutere di possibili ispezioni
internazionali per verificare che Pyongyang proceda con lo smantellamento dei
suoi piani nucleari. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Le delegazioni dei tre Paesi alleati affronteranno nei
dettagli il sistema di verifica che vedrà coinvolta anche l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica. Ieri la Nord Corea ha definito il
segretario della Difesa americano, Donald Rumsfeld, uno ‘psicopatico’ per aver
predetto la caduta del regime di Pyongyang, accusando i neoconservatori della
Casa Bianca di voler mettere a rischio la pace
e la sicurezza mondiali. Un certo disaccordo di fondo esiste, tuttavia,
anche tra Seul e Washington. Con inattesa fermezza il governo sudcoreano si è
detto pronto ad inviare i suoi soldati in Iraq, ma soltanto dopo che la crisi
nucleare sarà risolta. Anche Cina e Russia hanno manifestato perplessità sui
metodi della Casa Bianca.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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L’Iran
è pronto a firmare un protocollo che permetterebbe ispezioni più severe ai suoi
siti nucleari, ma a condizione di potere continuare nel suo programma di
arricchimento dell’uranio. Lo ha dichiarato oggi il ministro degli esteri,
Kamal Kharrazi, mentre il portavoce di Teheran ha sottolineato che l’Iran
rifiuta qualsiasi restrizione nell’utilizzazione della tecnologia nucleare
civile. E’ prevista,
intanto, per giovedì una missione di controllo nucleare nel Paese da parte
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la prima dopo l’ultimatum lanciato
a Teheran.
Le condizioni del premier ceceno,
Anatoly Popov, avvelenato venerdì sera dopo un banchetto a Gudermes, sono
migliorate. Lo hanno riferito stamani fonti del suo governo. Ancora poco
chiara, invece, la vera natura dell’episodio: l’avvelenamento potrebbe essere
stato causato da cibo avariato o deliberatamen-te. In molti, infatti,
intravedono la possibile mano della resistenza cecena, a pochi giorni dalle
controverse elezioni presidenziali del 5 ottobre.
11 morti e 47 feriti: è il
bilancio dell’ultimo attentato dinamitardo in Colombia. Dopo il cavallo-bomba,
che una ventina di giorni fa ha causato la morte di 8 persone a Chita, una
motocicletta imbottita di esplosivo è saltata per aria ieri a Florencia, nel
sud del Paese. La polizia attribuisce l’attentato alle Forze Armate
Rivoluzionarie della Colombia.
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