RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 271 - Testo della Trasmissione domenica 28 settembre 2003

 

Sommario

                                                           

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

L’annuncio del Papa stamane all’Angelus di un prossimo Concistoro, alla vigilia del suo 25.mo di pontificato, il 21 ottobre: 30 i nuovi porporati nominati, più un cardinale in pectore.

 

Ieri sera messa di suffragio, presieduta dal Santo Padre, per il 25.mo della morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Trepidazione e disagi anche in Vaticano per il black out energetico che ha colpito l’Italia intera la scorsa notte

 

 La nuova Europa, impegno di speranza” il tema del meeting dei Frati di Sant’Agostino, conclusosi ieri a Roma. Ai nostri microfoni padre Giuseppe Turco e padre Robert Marsh

 

 Lotta all’AIDS, tutti devono poter accedere alle medicine: lo ha ribadito il cardinale Claudio Hummes alla plenaria dell’Onu. Intervista con il porporato, arcivescovo di San Paolo in Brasile

 

Ogni anno quasi 3.500 bambini muoiono per botte e maltrattamenti in Paesi industrializzati: lo rivela un rapporto Unicef. Ce ne parla la portavoce dell’organismo in Italia, Donata Lodi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Duro colpo agli estremisti islamici in Algeria, uccisi oltre 100 guerriglieri durante un vasto rastrellamento

 

In corso a Firenze una mostra dal titolo “Alle origini delle Costituzioni Europee: carte e immagini fra ‘700 e ‘800”

 

Singolare pellegrinaggio suoi luoghi dei sequestri in Calabria, nella zona dell’ Aspromonte, organizzato dalla diocesi di Locri-Gerace.  

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 settembre  2003

 

 

 

L’ANNUNCIO DEL PAPA STAMANE ALL’ANGELUS DI UN PROSSIMO CONCISTORO, ALLA VIGILIA DEL SUO 25 MO DI PONTIFICATO, IL 21 OTTOBRE:

 30 I NUOVI PORPORATI NOMINATI, PIÙ UN CARDINALE IN PECTORE.

 

 

Apriamo questo giornale, quando da poco è stata ristabilita l’erogazione dell’energia elettrica in Vaticano dopo il black out che ha colpito questa notte  - intorno alle 3.30 – l’Italia intera. Un avvenimento questo senza precedenti, che ha interessato anche la Città del Vaticano, creando disagi, stupore e interrogativi nella popolazione sull’origine del grave incidente.

 

Apprensione c’è stata anche per la diffusione dell’Angelus del Papa, da Piazza San Pietro, resa possibile grazie al supporto offerto dalla Radiotelevisione italiana. Un appuntamento caro ai fedeli in tutto il mondo, tanto più atteso oggi per l’annuncio di un prossimo Concistoro. Diamo quindi la parola a Roberta Gisotti. 

 

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Come già anticipato da qualche giorno sulla stampa, è arrivato stamane all’Angelus l’atteso annuncio di un Concistoro, il 21 ottobre, vigilia dell’elezione, 25 anni fa, dell’arcivescovo Karol Wojtyla alla Cattedra di Pietro. 30 i nuovi cardinali nominati oggi, di cui 7 della Curia Romana, 19 pastori locali, 4 particolarmente meritevoli a servizio della Chiesa. Il Santo Padre ha inoltre annunciato un nuovo porporato in pectore.  Si tratterà del nono Concistoro del , pontificato di Giovanni Paolo II che in precedenza nel suo lungo Ministero petrino ha già creato 201 cardinali, dei quali 145 sono in vita.

 

Questo l’elenco dei nuovi porporati che il Papa ha letto con voce affaticata nel suo primo Angelus da piazza San Pietro, dopo il rientro dal soggiorno estivo a Castel Gandolfo. Anzitutto i cardinali di curia:

 

-  Mons. Jean Louis Tauran: Segretario per i Rapporti con gli Stati;

- Mons. Renato Raffaele Martino: Presidente del Pontificio Consiglio della      Giustizia e della Pace;

-  Mons. Francesco Marchisano: Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano;

-  Mons. Julian Herranz: Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi e della Commissione disciplinare della Curia romana;

- Mons. Javier Lozano Barragàn: Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari;

- Mons. Stephen Fumio Hamao: Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale    per i Migranti e gli Itineranti;

- Mons. Attilio Nicora: Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede    Apostolica.

 

Vi sono poi 19 pastori di altrettante Chiese locali: 

 

- Mons. Angelo Scola, Patriarca di Venezia (Italia);

- Mons. Anthony Olubunmi Okogie, Arcivescovo di Lagos (Nigeria);

- Mons. Bernard Panafieu, Arcivescovo di Marsiglia (Francia);

- Mons. Gabriel Zubeir Wako, Arcivescovo di Khartoum (Sudan);

- Mons. Carlos Amigo Vallejo, Arcivescovo di Siviglia (Spagna)­

-  Mons. Justin Francis Rigali, Arcivescovo di Filadelfia (Stati Uniti d'America);

- Mons. Keith Michael Patrick O'Brien, Arciv. di Saint Andrews and Edinburgh (Scozia);

- Mons. Eusébio Oscar Scheid, S.C.I., Arciv. di Sao Sebastiào do Rio de Janeiro  (Brasile);

- Mons. Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze (Italia);

- Mons. Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova (Italia);

- Mons. Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo di Cape Coast (Ghana);

- Mons. Telesphore Placidus Toppo, Arcivescovo di Ranchi (India);

- Mons. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia);

- Mons. Josip Bozanié, Arcivescovo di Zagabria (Croazia);

- Mons. Jean-Baptiste Pham Minh Man, Arcivescovo di Hochiminh Ville (Viet Nam);

- Mons. Rodolfo Quezada Toruflo, Arcivescovo di Guatemala (Guatemala);

- Mons. Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione (Francia);

- Mons. Peter Erdó, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria);

- Mons. Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo di Quebec (Canada).

       

        Tra i nuovi porporati vi sono inoltre quattro ecclesiastici meritevoli:

       

- Padre George Marie Martin Cottier, O.P., Teologo della Casa Pontificia (Svizzera);

- Mons. Can. Gustaaf Joos, della Diocesi di Gand (Belgio);

- Padre Tomas Spidlik, S.I. (Rep. Ceca);

- Padre Stanislas Nagy, dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani), (Polonia).

 

         Ma ascoltiamo la voce del Papa che fa una riflessione sul futuro impegno dei nuovi cardinali: 

 

“I candidati alla dignità cardinalizia provengono da varie parti del mondo e svolgono mansioni diverse a servizio del Popolo di Dio. Nella loro schiera ben si rispecchia l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri .Affidiamo i nuovi eletti alla Vergine Santa invocandone la materna protezione su di loro e sui rispettivi compiti nella vigna del Signore”.

 

Il numero totale dei cardinali salirà dunque, il 21 ottobre, dagli attuali 164 a 194, oltre un nuovo porporato “in pectore”, dei quali gli elettori saliranno dagli attuali 109 a 135 (di cui 19 sono stati ancora nominati da Paolo VI) e i non elettori da 55 diventano 59, a causa del raggiunto limite di età di 80 anni, che comporta il venir meno del diritto di entrare in Conclave e quindi eleggere il Papa.  Da rilevare anche che entro quest’anno 2003 altri 4 porporati compiranno 80 anni, portando quindi il numero dei possibili elettori a 131.

 

Resta dunque superato il quorum dei 120 cardinali elettori, che era stato fissato da Paolo VI; limite già derogato da Giovanni Paolo II nei due precedenti Concistori.

 

E vediamo pure come cambierà la ‘geografia’ del Sacro Collegio, dopo il 21 ottobre. Le Nazioni rappresentate saliranno da 64 a 68, i cardinali africani da 15 a 18, e così anche da 15 a 18 quelli asiatici, i porporati europei aumenteranno da 83 a 101, quelli dell’Oceania cresceranno da 4 a 5, quelli dell’America da 47 a 52.

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CON UNA MESSA, IERI SERA NELLA BASILICA VATICANA, PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE, RICORDATI  PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I A 25 ANNI DALLA MORTE

 

 

E’ stata presieduta ieri sera dal Papa, la celebrazione nella Basilica Vaticana, in occasione de 25.esimo anniversario della morte dei Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I. La messa è stata celebrata dal cardinale Ioseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio. Il servizio di Dorotea Gambardella. 

 

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“Cristo morto e risorto è la ragione ultima di tutta l’umana esistenza. Ogni domenica, il popolo cristiano rivive in modo particolare questo mistero di salvezza”. Così il Papa, in una Basilica Vaticana gremita di fedeli, nella sua omelia in occasione della Messa in suffragio dei Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I, deceduti entrambi venticinque anni fa, rispettivamente il 6 agosto e il 28 settembre 1978. In particolare il Santo Padre ha ricordato “la saggezza e la fermezza” con cui il “Servo di Dio Paolo VI” portò a termine il Concilio Vaticano II. Quindi ha rivolto il suo pensiero “al rasserenante sorriso di Papa Luciani”. Un sorriso – ha sottolineato – che era “frutto di docile abbandono nelle mani della Provvidenza celeste”.

 

Nell’uno e nell’altro Pontefice si riflette il gaudio pacificante della Chiesa.

 

Una Chiesa che “non ha paura, che non si chiude in se stessa e si fida del Signore anche quando è provata da tante sofferenze, perché sa di essere guidata dallo Spirito Santo”. Poi citando le parole di Gesù riportate nel brano del Vangelo di oggi: “Chi non è contro di noi, è per noi”, il Santo Padre ha messo in evidenza l’adesione ad esse dell’attitudine di Paolo VI e Giovanni Paolo I, i quali “non cedettero a giudizi del momento e a visioni legate a interessi contingenti”.

 

Erano interiormente liberi, perché consapevoli che lo Spirito Santo “soffia dove vuole”, guidando in modi diversi il cammino della storia della salvezza.

 

A tal proposito Giovanni Paolo II ha ricordato l’appello rivolto da Papa Luciani “con estrema finezza” ai giornalisti, all’indomani della sua elezione: “Vi chiediamo di voler contribuire a salvaguardare nella società odierna, la dimensione sacra della realtà umana”. Infine, riprendendo l’insegnamento di San Paolo: “Nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso”, il Papa ha spiegato che in esso si ricorda come “la signoria di Cristo sia suprema fonte di libertà; libertà dal giudizio proprio e altrui”, perché unico giudice è il Signore.

“Illuminati da questa verità – ha concluso –i miei venerati predecessori hanno posto la loro esistenza al servizio del Vangelo”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 settembre 2003

 

 

TREPIDAZIONE E DISAGI ANCHE IN VATICANO PER IL BLACK OUT ENERGETICO

 CHE HA COLPITO L’ITALIA INTERA LA SCORSA NOTTE

 

 

Torniamo ad occuparci del black out che continua tutt’ora a  macchia di leopardo nell’intera penisola, soprattutto nel Centro Sud, mentre al Nord la situazione si è normalizzata. Gli ultimi aggiornamenti da Barbara Castelli.

 

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Ancora tutte da chiarire le cause del black out che ha colpito nel cuore della notte, intorno alle 3:30, l’intera Italia. Nonostante i prevedibili consistenti disagi, la situazione sembra tornare lentamente alla normalità: al nord della Penisola, così come in alcune regioni del sud, caldaie e turbine della rete hanno ripreso la loro attività; a macchia di leopardo anche a Roma è tornata l’elettricità. Impossibile, invece, sciogliere il bandolo della matassa delle cause del black out: inizialmente si è parlato di un guasto tecnico alla rete francese, che, invece, ha rigettato ogni responsabilità; successivamente è stata la Svizzera, a sua volta parzialmente colpita dal problema, a finire al centro delle critiche, ma tutto resta nel mistero, mentre le autorità si sono affrettate a fugare ogni dubbio su possibili attentati terroristici. Il responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha elogiato il comportamento degli italiani, che stanno fronteggiando l’emergenza con calma e responsabilità, invitando, tuttavia, tutti a regolare con parsimonia l’uso dell’energia elettrica al momento del ripristino. Bertolaso ha, inoltre, assicurato che sul caso verrà aperta un’inchiesta per capire le cause.

 

Le notizie e gli aggiornamenti si susseguono frenetici: con ogni probabilità ci saranno distacchi programmati per il 15 per cento dell’utenza civile, possibili problemi anche per la rete idrica e dei cellulari, mentre è stato assicurato che le centrali nucleari italiane non sono toccate dall’emergenza. Fortunatamente nessun grave problema si è registrato negli ospedali, mentre i disagi nelle stazioni ferroviarie sono rientrati quasi completamente: le 30.000 persone rimaste bloccate lungo la linea sono state tratte in salvo e i treni hanno fatto rientro nelle stazioni. In 8 regioni dell’Italia, tra cui Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana, tutto è tornato alla normalità, secondo le ultime informazioni battute dall’agenzia di stampa Ansa, che non ha interrotto le trasmissioni; a Roma, che si è risvegliata dalla cosiddetta ‘Notte Bianca’, la singolare manifestazione voluta dal Campidoglio, è stato ripristinato il 30% della rete, mentre nel resto del Lazio solo il 10%, così come nella regione Campania.

 

Secondo i responsabili entro la serata tutto dovrebbe tornare alla normalità, mentre si è subito accesa la polemica tra maggioranza e opposizione sul caso: la sinistra punta il dito contro il governo per la vulnerabilità della rete, che ha causato un black out in tutto simile a quello che oltre un mese fa ha colpito gli Stati Uniti. A pronunciarsi da Napoli anche il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, invitando tutti a mettere da parte le divergenze. Occorre creare nuove centrali, ha tuonato il Capo dello Stato, per garantire il servizio al Paese. Buone notizie, infine, anche per i tifosi, che potranno entrare negli stadi e seguire, senza brutte sorprese, le partite del campionato di calcio. Per quanti volessero avere informazioni sull’erogazione dell’energia o consigli sul comportamento da adottare, c’è il numero verde dell’Enel 800.900.800.

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“LA NUOVA EUROPA, IMPEGNO DI SPERANZA”:

IL TEMA DEL MEETING DELL’ORDINE DEI FRATI DI SANT’AGOSTINO,

CHE SI E’ CONCLUSO IERI A ROMA

- Ai nostri microfoni, i padri Giuseppe Turco e Robert Marsh -

 

 

L’Europa, i suoi cambiamenti sociali e culturali, i suoi rapporti con le istituzioni religiose. Di tali problematiche hanno discusso fino a ieri a Roma, all’Istituto Patristico Augustinianum, i Superiori delle Circoscrizioni europee dell’Ordine di Sant’Agostino. Un incontro che ha analizzato il presente per rispondere agli interrogativi dell’uomo europeo. Lo scopo era anche quello di elaborare progetti di evangelizzazione comuni; obiettivo specifico dei frati agostiniani superare i vecchi schemi della vita religiosa, immergersi nelle diverse realtà quotidiane per essere più vicini alla gente e soprattutto ai giovani.Ma qual è oggi la realtà sociale europea? Com’è cambiato in questi decenni il Vecchio continente? Al microfono di Tiziana Campisi lo spiega padre Giuseppe Turco, delegato della Provincia Agostiniana d’Italia.

 

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R. – La nostra Europa è in continuo cambiamento, sotto l’aspetto sociale ed economico, a motivo dei grandi movimenti di immigrazione che vengono in gran parte dall’Africa, dall’Estremo Oriente ma anche movimenti interni alla stessa Europa dall’Est verso l’Ovest. Questo ha creato in questi ultimi decenni grandi problemi di tipo sociale ai vari Stati.

 

D. – Come hanno reagito le istituzioni politiche di fronte a questi cambiamenti?

 

R. – I vari capi di Stato hanno sentito il bisogno di camminare verso una “Grande Europa”, cercando l’unità anzitutto economica e, di riflesso, commerciale.

 

D. – Chi è l’europeo oggi? Quali sono i suoi valori?

R. – L’europeo, oggi, si trova in gravi difficoltà, in grande crisi. Oggi è difficile trovare un punto di riferimento: i valori cambiano facilmente. E questo lo si vede a livello anche della famiglia: la disgregazione della famiglia, la non continuità di una fedeltà, nel senso del vincolo matrimoniale … Quindi, si va verso un grande relativismo.

 

Insieme ai mutamenti sociali, politici ed economici in Europa si sono verificati anche cambiamenti nella vita spirituale del cittadino europeo. La sua religiosità ha assunto forme diverse e il suo “credo” non sempre è quello trasmesso dalla tradizione. Ce ne parla padre Robert Marsh, delegato della provincia agostiniana Scozia- Inghilterra.

 

R. – Molti cercano qualcosa di spirituale invece di qualcosa di tipo istituzionale, per quanto riguarda la vita della Chiesa, ad esempio. La gente cerca qualcosa di profondo, ma non sempre cerca la persona di Cristo: cerca piuttosto una forza spirituale che possa aiutare la vita spirituale, ma non sempre cercano – come avveniva un tempo – un rapporto con la persona di Cristo. Forse noi non rappresentiamo nella Chiesa la persona di Cristo in maniera forte come una volta; forse dovremmo pensare a come presentare la persona di Cristo alla gente.

 

D. – Voi Frati dell’Ordine di sant’Agostino, come affronterete questo terzo millennio in Europa?

 

R. – Abbiamo pensato, per esempio, di cominciare nell’Europa del Nord con un tipo di lavoro apostolico. Nel modo di evangelizzare la gente, di parlare di Cristo, di capire il rapporto particolare che la gente può avere con Cristo.

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LOTTA ALL’AIDS, TUTTI DEVONO POTER ACCEDERE ALLE MEDICINE.

 LO HA RIBADITO IL CARDINALE HUMMES ALLA PLENARIA DELL’ONU

- Il porporato ai nostri microfoni -

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Il flagello dell’AIDS continua a seminare vittime nel mondo e nei prossimi 20 anni rischia di portare alla morte altre 70 milioni di persone. E’ quanto è emerso durante l’assemblea plenaria delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi a New York.

 

All’incontro che ha fatto il punto sugli sforzi per combattere la malattia, fermo è stato l’appello del cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo in Brasile. “Occorre torvare strategie più efficaci – ha raccomandato il porporato – ricercare espressioni concrete di volontà politica e coraggio morale”. Debora Donnini ha chiesto al cardinale Hummes quale dato dell’emergenza AIDS l’ha maggiormente colpito.

 

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R. –Ovviamente quello che più mi ha più è che mancano gli investimenti, soprattutto nel Subsahara africano. Questi Paesi lo hanno detto in ogni modo possibile, che hanno bisogno di molto aiuto per far fronte alla malattia, a questa epidemia. Devo dire che questo ha colpito noi tutti, e loro hanno ribadito questo concetto con veemenza.

 

D. – Parlando degli aiuti che la Chiesa destina alle vittime dell’Aids, ha detto che il 25 per cento dell’assistenza offerta viene assicurato dall’insieme degli organismi della Chiesa cattolica o da organizzazioni non governative cattoliche ...

 

R. – Sì, ed è stato molto importante dirlo. La Chiesa cattolica vuole veramente dare questa testimonianza di carità e di contributo, soprattutto nella cura dei malati; ma anche far crescere la coscienza della gente, affinché tutti assumano un comportamento responsabile di fronte a questi problemi.

 

D. – Secondo lei è abbastanza quanto sta facendo la comunità internazionale, specialmente riguardo ai fondi economici e riguardo all’accesso alle medicine, o si dovrebbe fare di più e che cosa?

 

R. – Senz’altro si dovrà fare molto di più, perché quello che si sta facendo non è sufficiente, e questo si è sentito anche negli interventi di coloro che hanno il problema più grave nel loro Paese. Intanto, in tema di investimenti, c’è il Global Found che riceve l’aiuto di tanti privati e dei governi: questo fondo deve crescere. Loro vogliono dedicare il 60 per cento di questi fondi all’Aids, ai malati dell’Aids e alla questione della prevenzione. Il 20 per cento alla malaria, il 20 per cento alla tubercolosi. Poi, c’è anche la questione delle medicine, cioè la possibilità per tutti di poterci accedere, sotto il profilo economico: in Brasile, tutti i malati hanno queste medicine gratuitamente da parte del governo, tutti i malati possono presentarsi ai servizi sanitari e ricevono gratuitamente queste medicine. Questo dovrebbe essere possibile ovunque. Credo che questa giornata abbia contribuito molto a far sì che tutti riprendano coscienza della gravità del problema nel mondo e della necessità di una partecipazione responsabile.

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OGNI ANNO QUASI 3.500 BAMBINI MUOIONO PER BOTTE E MALTRATTAMENTI

 IN PAESI INDUSTRIALIZZATI: LO RIVELA L’ULTIMO RAPPORTO DELL’UNICEF

 

Ogni anno circa 3.500 bambini sono picchiati a morte in Paesi industrializzati. Gli autori del delitto, nell’80 per cento dei casi, sono i genitori, complici la povertà, lo stress, l’abuso d’alcol e di stupefacenti. Sono i drammatici dati che emergono dall’ultimo Rapporto dell’Unicef dedicato al rispetto della Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia nel mondo industrializzato. Italia, Spagna e Grecia, tre dei 27 Paesi citati nel documento, rientrano, anche se agli ultimi posti, in questa triste classifica. Sul Rapporto, Barbara Castelli ha intervistato Donata Lodi, portavoce Unicef Italia.

 

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R. – Se si guarda la classifica, ahimé assolutamente negativa, i Paesi in cui la mortalità dei bambini per abusi e violenze è più alta sono Paesi come gli Stati Uniti, il Messico, il Portogallo. Sono, non a caso secondo noi, Paesi in cui c’è anche un tasso di violenza estremamente alto nella società. L’Italia, la Grecia, l’Irlanda, la Spagna, la Norvegia sono, invece, i Paesi in cui la mortalità dei bambini per maltrattamenti è più bassa. C’è, dunque, questa correlazione diretta fra la violenza generale diffusa nel tessuto sociale e la violenza contro i bambini e la mortalità dei bambini per maltrattamenti.

 

D. – Cosa c’è, dietro questi abusi?

 

R. – In molti casi, c’è la povertà delle famiglie Messico, Portogallo e Stati Uniti sono, infatti, Paesi in cui ci sono grandi disparità sociali, condizioni di estrema miseria e di degrado non solo economico ma anche sociale, di alcuni strati della popolazione. Un altro fattore chiave è quello dell’alcolismo all’interno delle famiglie. Alcuni dei Paesi ai livelli più alti della classifica, quelli in cui si concentra la maggior parte degli abusi, sono Paesi con un pesante problema di alcolismo negli strati più poveri della popolazione. Ovviamente, queste statistiche sono indicative del livello di violenza verso l’infanzia nelle diverse società.

 

D. – Che cosa fare, quando la violenza è consumata tra le mura domestiche?

 

R. – Quando parliamo di abuso dell’infanzia spesso ne parliamo in termini di ‘lupo cattivo’, di ‘orco nemico’. Purtroppo, la violenza contro i minori è una realtà anche all’interno delle famiglie, quindi, è un problema che va affrontato con strumenti di prevenzione. Uno, per esempio, è lo strumento delle visite a domicilio degli assistenti sociali e del rapporto costante tra i servizi sociali, siano essi gestiti dallo Stato, dalla comunità locale o in collaborazione con il volontariato. Tutti i Paesi che hanno messo in piedi, per gli strati più poveri e disagiati della popolazione, un sistema di assistenza a domicilio hanno ottenuto grandi risultati nella riduzione della mortalità infantile per maltrattamenti.

 

D. – Il Rapporto è solo negativo, o ci sono anche buone notizie?

 

R. – Senz’altro una buona notizia è quella sull’Italia, perché ha una percentuale molto più bassa rispetto ad altri Paesi. Un’altra buona notizia sta nel fatto che molti Paesi industrializzati si stanno ponendo il problema e stanno cercando anche strumenti legislativi per affrontarlo. Recentemente, per esempio, la Germania ha approvato una legge che vieta qualunque forma di punizione corporale sui bambini. Si sta creando in alcuni Paesi industrializzati una consapevolezza nuova, che focalizza la propria attenzione sulla necessità di mettere maggiori risorse a disposizione per il sostegno alle famiglie.

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CHIESA E SOCIETA’

28 settembre 2003

 

 

 

DURO COLPO AGLI ESTREMISTI ISLAMICI IN ALGERIA UCCISI OLTRE 100 GUERRIGLIERI DURANTE UN VASTO RASTRELLAMENTO EFFETTUATO DALLE FORZE DI SICUREZZA

 

ALGERI. = Giro di vite in Algeria contro l’integralismo islamico. Oltre 100 integralisti del gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento sono stati uccisi in questi ultimi giorni in un rastrellamento effettuato dall’esercito algerino contro una delle sue roccaforti. L’operazione si è concentrata sul massiccio del babors, una zona boschiva e di difficile accesso situata tra le regioni di Setifi e Jitel, rispettivamente a 300 e 360 chilometri a Est di Algeri. Durante il rastrellamento, che ha impegnato migliaia di uomini, sono state trovate anche numerose donne, nonché bambini e neonati, tutti familiari dei militanti uccisi. Nell’offensiva contro il gruppo estremista algerino, sospettato di avere legami con la rete terroristica di Al Qaida, hanno perso la vita anche 2 elementi delle forze di sicurezza, un militare e un civile armato. Il gruppo Salafita è l’autore del rapimento di 32 turisti europei tra febbraio e marzo nel Sahara algerino. (B.C.)   

 

 

“ALLE ORIGINI DELLE COSTITUZIONI EUROPEE: CARTE E IMMAGINI FRA ‘700 E ‘800”, QUESTO IL TITOLO DELLA MOSTRA IN CORSO A FIRENZE FINO AL 30 OTTOBRE. L’ESPOSIZIONE E’ STATA ALLESTITA NELL’AMBITO

DELLE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO

 

FIRENZE. = La “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini”, adottata in Francia dall’Assemblea nazionale costituente il 26 agosto 1789, ma anche la recentissima “Carta delle Regioni d’Europa”, firmata a Firenze il 19 settembre scorso. Sono due dei documenti visibili alla mostra “Alle origini della Costituzione europee: carte e immagini fra '700 e  '800'”. L’esposizione – in corso alla Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, a Firenze,  fino al 30 ottobre prossimo - è curata da Cosimo Ceccuti, ex allievo di Giovanni Spadolini, ed è allestita nell’ambito delle Giornate europee del Patrimonio. Le varie Carte testimoniano il travaglio dei popoli del nostro continente, che a prezzo di rivoluzioni hanno ottenuto Costituzioni moderne. Emblematica è la storia di quella della Repubblica Romana, proclamata in Campidoglio il 3 luglio 1849 e ritenuta la più avanzata d’Europa. In essa, si parla già di suffragio universale, di libertà religiosa e autonomia locale. In esposizione, anche molti documenti rari, come ad esempio, una litografia a colori, databile tra la fine del 1886 e l’inizio dell'87, che riproduce i volti di tutti i sovrani e capi di stato dell’Europa, tra cui quelli di Turchia e Montenegro.

 

 

UN SINGOLARE PELLEGRINAGGIO SUI LUOGHI DEI SEQUESTRI DELL’ASPROMONTE, IN CALABRIA, E’ STATO ORGANIZZATO OGGI

DALLA DIOCESI DI LOCRI-GERACE. TAPPA PRINCIPALE LA ZONA

DOVE E’ STATO RITROVATO L’ULTIMO RAPITO

 

BOVALINO. = “Con i giovani sulle strade del perdono”. Questo il tema portante di un singolare pellegrinaggio organizzato oggi a Bovalino, in Calabria, nella zona dell’Aspromonte: uno dei luoghi simbolo del drammatico fenomeno dei sequestri di persona. Il corteo guidato dal vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Bregantini, sarà animato dai giovani della diocesi. La tappa centrale del pellegrinaggio è il luogo dove, nel luglio scorso, furono rinvenuti i resti dell’ultimo sequestrato in Calabria, il fotografo Adolfo Cartisano.

 

 

 

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