RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 271 - Testo della
Trasmissione domenica 28 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
28
settembre 2003
L’ANNUNCIO DEL PAPA
STAMANE ALL’ANGELUS DI UN PROSSIMO CONCISTORO, ALLA VIGILIA DEL SUO 25 MO DI
PONTIFICATO, IL 21 OTTOBRE:
30 I NUOVI
PORPORATI NOMINATI, PIÙ UN CARDINALE IN PECTORE.
Apriamo questo giornale, quando
da poco è stata ristabilita l’erogazione dell’energia elettrica in Vaticano
dopo il black out che ha colpito questa notte
- intorno alle 3.30 – l’Italia intera. Un avvenimento questo senza
precedenti, che ha interessato anche la Città del Vaticano, creando disagi,
stupore e interrogativi nella popolazione sull’origine del grave incidente.
Apprensione c’è stata anche per
la diffusione dell’Angelus del Papa, da Piazza San Pietro, resa possibile
grazie al supporto offerto dalla Radiotelevisione italiana. Un appuntamento
caro ai fedeli in tutto il mondo, tanto più atteso oggi per l’annuncio di un
prossimo Concistoro. Diamo quindi la parola a Roberta Gisotti.
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Come già anticipato da qualche
giorno sulla stampa, è arrivato stamane all’Angelus l’atteso annuncio di un
Concistoro, il 21 ottobre, vigilia dell’elezione, 25 anni fa, dell’arcivescovo
Karol Wojtyla alla Cattedra di Pietro. 30 i nuovi cardinali nominati oggi, di
cui 7 della Curia Romana, 19 pastori locali, 4 particolarmente meritevoli a
servizio della Chiesa. Il Santo Padre ha inoltre annunciato un nuovo porporato in
pectore. Si tratterà del nono
Concistoro del , pontificato di Giovanni Paolo II che in precedenza nel suo
lungo Ministero petrino ha già creato 201 cardinali, dei quali 145 sono in
vita.
Questo l’elenco dei nuovi porporati che il Papa ha
letto con voce affaticata nel suo primo Angelus da piazza San Pietro, dopo il
rientro dal soggiorno estivo a Castel Gandolfo. Anzitutto i cardinali di curia:
- Mons. Jean
Louis Tauran: Segretario per i Rapporti con gli Stati;
- Mons. Renato Raffaele Martino:
Presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace;
- Mons.
Francesco Marchisano: Vicario Generale di Sua Santità per la Città del
Vaticano;
- Mons.
Julian Herranz: Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi e
della Commissione disciplinare della Curia romana;
- Mons. Javier Lozano Barragàn:
Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari;
- Mons. Stephen Fumio Hamao:
Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;
- Mons. Attilio Nicora:
Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Vi sono poi 19 pastori di
altrettante Chiese locali:
- Mons. Angelo Scola, Patriarca di Venezia (Italia);
- Mons. Anthony Olubunmi Okogie, Arcivescovo
di Lagos (Nigeria);
- Mons. Bernard Panafieu, Arcivescovo di Marsiglia (Francia);
- Mons. Gabriel Zubeir
Wako, Arcivescovo di Khartoum (Sudan);
- Mons. Carlos Amigo
Vallejo, Arcivescovo di Siviglia
(Spagna)
- Mons. Justin Francis Rigali, Arcivescovo
di Filadelfia
(Stati Uniti d'America);
-
Mons. Keith Michael Patrick O'Brien, Arciv.
di Saint Andrews and Edinburgh (Scozia);
- Mons. Eusébio Oscar Scheid, S.C.I., Arciv. di Sao Sebastiào do Rio de Janeiro (Brasile);
- Mons. Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze (Italia);
- Mons. Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova (Italia);
- Mons. Peter Kodwo Appiah Turkson, Arcivescovo
di Cape
Coast (Ghana);
- Mons. Telesphore Placidus
Toppo, Arcivescovo
di Ranchi
(India);
- Mons. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia);
- Mons. Josip Bozanié, Arcivescovo di Zagabria (Croazia);
- Mons. Jean-Baptiste Pham Minh Man, Arcivescovo
di Hochiminh
Ville (Viet Nam);
- Mons. Rodolfo Quezada Toruflo, Arcivescovo di Guatemala (Guatemala);
- Mons. Philippe Barbarin, Arcivescovo di Lione (Francia);
- Mons. Peter Erdó, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria);
- Mons. Marc Ouellet, P.S.S., Arcivescovo
di Quebec (Canada).
Tra i
nuovi porporati vi sono inoltre quattro ecclesiastici meritevoli:
- Padre George Marie Martin Cottier, O.P.,
Teologo della Casa Pontificia (Svizzera);
- Mons. Can. Gustaaf Joos, della Diocesi di Gand (Belgio);
- Padre Tomas Spidlik, S.I. (Rep. Ceca);
- Padre
Stanislas Nagy, dei Sacerdoti del Sacro
Cuore di Gesù (Dehoniani), (Polonia).
Ma
ascoltiamo la voce del Papa che fa una riflessione sul futuro impegno dei nuovi
cardinali:
“I candidati alla dignità cardinalizia
provengono da varie parti del mondo e
svolgono mansioni diverse a servizio del Popolo di Dio. Nella loro
schiera ben si rispecchia l'universalità della
Chiesa con la molteplicità dei suoi ministeri .Affidiamo i nuovi eletti
alla Vergine Santa invocandone la materna
protezione su di loro e sui rispettivi compiti nella vigna del Signore”.
Il numero totale dei cardinali
salirà dunque, il 21 ottobre, dagli attuali 164 a 194, oltre un nuovo porporato
“in pectore”, dei quali gli elettori saliranno dagli attuali 109 a 135
(di cui 19 sono stati ancora nominati da Paolo VI) e i non elettori da 55
diventano 59, a causa del raggiunto limite di età di 80 anni, che comporta il
venir meno del diritto di entrare in Conclave e quindi eleggere il Papa. Da rilevare anche che entro quest’anno 2003
altri 4 porporati compiranno 80 anni, portando quindi il numero dei possibili
elettori a 131.
Resta dunque superato il quorum
dei 120 cardinali elettori, che era stato fissato da Paolo VI; limite già
derogato da Giovanni Paolo II nei due precedenti Concistori.
E vediamo pure come cambierà la ‘geografia’ del
Sacro Collegio, dopo il 21 ottobre. Le Nazioni rappresentate saliranno da 64 a
68, i cardinali africani da 15 a 18, e così anche da 15 a 18 quelli asiatici, i
porporati europei aumenteranno da 83 a 101, quelli dell’Oceania cresceranno da
4 a 5, quelli dell’America da 47 a 52.
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CON UNA MESSA, IERI SERA NELLA BASILICA VATICANA,
PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE, RICORDATI
PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I A 25 ANNI DALLA MORTE
E’ stata presieduta ieri sera
dal Papa, la celebrazione nella Basilica Vaticana, in occasione de 25.esimo anniversario
della morte dei Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I. La messa è stata
celebrata dal cardinale Ioseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio. Il
servizio di Dorotea Gambardella.
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“Cristo morto e risorto è la ragione ultima di tutta
l’umana esistenza. Ogni domenica, il popolo cristiano rivive in modo
particolare questo mistero di salvezza”. Così il Papa, in una Basilica Vaticana
gremita di fedeli, nella sua omelia in occasione della Messa in suffragio dei
Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo I, deceduti entrambi venticinque anni fa,
rispettivamente il 6 agosto e il 28 settembre 1978. In particolare il Santo
Padre ha ricordato “la saggezza e la fermezza” con cui il “Servo di Dio Paolo
VI” portò a termine il Concilio Vaticano II. Quindi ha rivolto il suo pensiero
“al rasserenante sorriso di Papa Luciani”. Un sorriso – ha sottolineato – che
era “frutto di docile abbandono nelle mani della Provvidenza celeste”.
Nell’uno e nell’altro Pontefice si riflette il
gaudio pacificante della Chiesa.
Una Chiesa che “non ha paura,
che non si chiude in se stessa e si fida del Signore anche quando è provata da
tante sofferenze, perché sa di essere guidata dallo Spirito Santo”. Poi citando
le parole di Gesù riportate nel brano del Vangelo di oggi: “Chi non è contro di
noi, è per noi”, il Santo Padre ha messo in evidenza l’adesione ad esse
dell’attitudine di Paolo VI e Giovanni Paolo I, i quali “non cedettero a
giudizi del momento e a visioni legate a interessi contingenti”.
Erano interiormente liberi,
perché consapevoli che lo Spirito Santo “soffia dove vuole”, guidando in modi
diversi il cammino della storia della salvezza.
A tal proposito Giovanni Paolo
II ha ricordato l’appello rivolto da Papa Luciani “con estrema finezza” ai
giornalisti, all’indomani della sua elezione: “Vi chiediamo di voler
contribuire a salvaguardare nella società odierna, la dimensione sacra della
realtà umana”. Infine, riprendendo l’insegnamento di San Paolo: “Nessuno vive
per se stesso e nessuno muore per se stesso”, il Papa ha spiegato che in esso
si ricorda come “la signoria di Cristo sia suprema fonte di libertà; libertà
dal giudizio proprio e altrui”, perché unico giudice è il Signore.
“Illuminati da questa verità –
ha concluso –i miei venerati predecessori hanno posto la loro esistenza al
servizio del Vangelo”.
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28
settembre 2003
TREPIDAZIONE E DISAGI ANCHE IN VATICANO PER IL BLACK
OUT ENERGETICO
CHE HA
COLPITO L’ITALIA INTERA LA SCORSA NOTTE
Torniamo ad occuparci del black out che continua
tutt’ora a macchia di leopardo
nell’intera penisola, soprattutto nel Centro Sud, mentre al Nord la situazione
si è normalizzata. Gli ultimi aggiornamenti da Barbara Castelli.
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Ancora tutte da chiarire le
cause del black out che ha colpito nel cuore della notte, intorno alle 3:30,
l’intera Italia. Nonostante i prevedibili consistenti disagi, la situazione
sembra tornare lentamente alla normalità: al nord della Penisola, così come in
alcune regioni del sud, caldaie e turbine della rete hanno ripreso la loro
attività; a macchia di leopardo anche a Roma è tornata l’elettricità.
Impossibile, invece, sciogliere il bandolo della matassa delle cause del black
out: inizialmente si è parlato di un guasto tecnico alla rete francese, che,
invece, ha rigettato ogni responsabilità; successivamente è stata la Svizzera,
a sua volta parzialmente colpita dal problema, a finire al centro delle
critiche, ma tutto resta nel mistero, mentre le autorità si sono affrettate a
fugare ogni dubbio su possibili attentati terroristici. Il responsabile della
Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha elogiato il comportamento degli
italiani, che stanno fronteggiando l’emergenza con calma e responsabilità,
invitando, tuttavia, tutti a regolare con parsimonia l’uso dell’energia
elettrica al momento del ripristino. Bertolaso ha, inoltre, assicurato che sul
caso verrà aperta un’inchiesta per capire le cause.
Le notizie e gli aggiornamenti
si susseguono frenetici: con ogni probabilità ci saranno distacchi programmati
per il 15 per cento dell’utenza civile, possibili problemi anche per la rete
idrica e dei cellulari, mentre è stato assicurato che le centrali nucleari
italiane non sono toccate dall’emergenza. Fortunatamente nessun grave problema
si è registrato negli ospedali, mentre i disagi nelle stazioni ferroviarie sono
rientrati quasi completamente: le 30.000 persone rimaste bloccate lungo la
linea sono state tratte in salvo e i treni hanno fatto rientro nelle stazioni.
In 8 regioni dell’Italia, tra cui Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana, tutto è
tornato alla normalità, secondo le ultime informazioni battute dall’agenzia di
stampa Ansa, che non ha interrotto le trasmissioni; a Roma, che si è
risvegliata dalla cosiddetta ‘Notte Bianca’, la singolare manifestazione voluta
dal Campidoglio, è stato ripristinato il 30% della rete, mentre nel resto del
Lazio solo il 10%, così come nella regione Campania.
Secondo i responsabili entro la
serata tutto dovrebbe tornare alla normalità, mentre si è subito accesa la polemica
tra maggioranza e opposizione sul caso: la sinistra punta il dito contro il
governo per la vulnerabilità della rete, che ha causato un black out in tutto
simile a quello che oltre un mese fa ha colpito gli Stati Uniti. A pronunciarsi
da Napoli anche il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, invitando
tutti a mettere da parte le divergenze. Occorre creare nuove centrali, ha
tuonato il Capo dello Stato, per garantire il servizio al Paese. Buone notizie,
infine, anche per i tifosi, che potranno entrare negli stadi e seguire, senza
brutte sorprese, le partite del campionato di calcio. Per quanti volessero
avere informazioni sull’erogazione dell’energia o consigli sul comportamento da
adottare, c’è il numero verde dell’Enel 800.900.800.
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“LA NUOVA EUROPA,
IMPEGNO DI SPERANZA”:
IL TEMA DEL MEETING DELL’ORDINE DEI FRATI DI
SANT’AGOSTINO,
CHE SI E’ CONCLUSO IERI A ROMA
- Ai nostri microfoni, i padri Giuseppe Turco e
Robert Marsh -
L’Europa, i suoi cambiamenti sociali e culturali, i
suoi rapporti con le istituzioni religiose. Di tali problematiche hanno
discusso fino a ieri a Roma, all’Istituto Patristico Augustinianum, i
Superiori delle Circoscrizioni europee dell’Ordine di Sant’Agostino. Un
incontro che ha analizzato il presente per rispondere agli interrogativi
dell’uomo europeo. Lo scopo era anche quello di elaborare progetti di
evangelizzazione comuni; obiettivo specifico dei frati agostiniani superare i
vecchi schemi della vita religiosa, immergersi nelle diverse realtà quotidiane
per essere più vicini alla gente e soprattutto ai giovani.Ma qual è oggi la
realtà sociale europea? Com’è cambiato in questi decenni il Vecchio continente?
Al microfono di Tiziana Campisi lo spiega padre Giuseppe Turco, delegato della
Provincia Agostiniana d’Italia.
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R. – La nostra Europa è in
continuo cambiamento, sotto l’aspetto sociale ed economico, a motivo dei grandi
movimenti di immigrazione che vengono in gran parte dall’Africa, dall’Estremo
Oriente ma anche movimenti interni alla stessa Europa dall’Est verso l’Ovest.
Questo ha creato in questi ultimi decenni grandi problemi di tipo sociale ai
vari Stati.
D. – Come hanno reagito le
istituzioni politiche di fronte a questi cambiamenti?
R. – I vari capi di Stato hanno
sentito il bisogno di camminare verso una “Grande Europa”, cercando l’unità
anzitutto economica e, di riflesso, commerciale.
D. – Chi è l’europeo oggi? Quali
sono i suoi valori?
R. – L’europeo, oggi, si trova
in gravi difficoltà, in grande crisi. Oggi è difficile trovare un punto di
riferimento: i valori cambiano facilmente. E questo lo si vede a livello anche
della famiglia: la disgregazione della famiglia, la non continuità di una
fedeltà, nel senso del vincolo matrimoniale … Quindi, si va verso un grande
relativismo.
Insieme ai mutamenti sociali,
politici ed economici in Europa si sono verificati anche cambiamenti nella vita
spirituale del cittadino europeo. La sua religiosità ha assunto forme diverse e
il suo “credo” non sempre è quello trasmesso dalla tradizione. Ce ne parla
padre Robert Marsh, delegato della provincia agostiniana Scozia- Inghilterra.
R. – Molti cercano qualcosa di
spirituale invece di qualcosa di tipo istituzionale, per quanto riguarda la
vita della Chiesa, ad esempio. La gente cerca qualcosa di profondo, ma non
sempre cerca la persona di Cristo: cerca piuttosto una forza spirituale che
possa aiutare la vita spirituale, ma non sempre cercano – come avveniva un
tempo – un rapporto con la persona di Cristo. Forse noi non rappresentiamo
nella Chiesa la persona di Cristo in maniera forte come una volta; forse
dovremmo pensare a come presentare la persona di Cristo alla gente.
D. – Voi Frati dell’Ordine di
sant’Agostino, come affronterete questo terzo millennio in Europa?
R. – Abbiamo pensato, per esempio,
di cominciare nell’Europa del Nord con un tipo di lavoro apostolico. Nel modo
di evangelizzare la gente, di parlare di Cristo, di capire il rapporto
particolare che la gente può avere con Cristo.
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LOTTA
ALL’AIDS, TUTTI DEVONO POTER ACCEDERE ALLE MEDICINE.
LO HA
RIBADITO IL CARDINALE HUMMES ALLA PLENARIA DELL’ONU
- Il porporato ai nostri
microfoni -
-
Il flagello dell’AIDS
continua a seminare vittime nel mondo e nei prossimi 20 anni rischia di portare
alla morte altre 70 milioni di persone. E’ quanto è emerso durante l’assemblea
plenaria delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi a New York.
All’incontro che ha
fatto il punto sugli sforzi per combattere la malattia, fermo è stato l’appello
del cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo in Brasile. “Occorre
torvare strategie più efficaci – ha raccomandato il porporato – ricercare
espressioni concrete di volontà politica e coraggio morale”. Debora
Donnini ha chiesto al cardinale Hummes quale dato dell’emergenza AIDS l’ha
maggiormente colpito.
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R. –Ovviamente quello che più mi
ha più è che mancano gli investimenti, soprattutto nel Subsahara africano.
Questi Paesi lo hanno detto in ogni modo possibile, che hanno bisogno di molto
aiuto per far fronte alla malattia, a questa epidemia. Devo dire che questo ha
colpito noi tutti, e loro hanno ribadito questo concetto con veemenza.
D. – Parlando degli aiuti che la
Chiesa destina alle vittime dell’Aids, ha detto che il 25 per cento
dell’assistenza offerta viene assicurato dall’insieme degli organismi della
Chiesa cattolica o da organizzazioni non governative cattoliche ...
R. – Sì, ed è stato molto
importante dirlo. La Chiesa cattolica vuole veramente dare questa testimonianza
di carità e di contributo, soprattutto nella cura dei malati; ma anche far
crescere la coscienza della gente, affinché tutti assumano un comportamento
responsabile di fronte a questi problemi.
D. – Secondo lei è abbastanza
quanto sta facendo la comunità internazionale, specialmente riguardo ai fondi
economici e riguardo all’accesso alle medicine, o si dovrebbe fare di più e che
cosa?
R. – Senz’altro si dovrà fare
molto di più, perché quello che si sta facendo non è sufficiente, e questo si è
sentito anche negli interventi di coloro che hanno il problema più grave nel
loro Paese. Intanto, in tema di investimenti, c’è il Global Found che riceve
l’aiuto di tanti privati e dei governi: questo fondo deve crescere. Loro
vogliono dedicare il 60 per cento di questi fondi all’Aids, ai malati dell’Aids
e alla questione della prevenzione. Il 20 per cento alla malaria, il 20 per
cento alla tubercolosi. Poi, c’è anche la questione delle medicine, cioè la
possibilità per tutti di poterci accedere, sotto il profilo economico: in
Brasile, tutti i malati hanno queste medicine gratuitamente da parte del
governo, tutti i malati possono presentarsi ai servizi sanitari e ricevono
gratuitamente queste medicine. Questo dovrebbe essere possibile ovunque. Credo
che questa giornata abbia contribuito molto a far sì che tutti riprendano
coscienza della gravità del problema nel mondo e della necessità di una
partecipazione responsabile.
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OGNI ANNO QUASI 3.500 BAMBINI MUOIONO PER BOTTE E
MALTRATTAMENTI
IN PAESI
INDUSTRIALIZZATI: LO RIVELA L’ULTIMO RAPPORTO DELL’UNICEF
Ogni anno circa 3.500 bambini
sono picchiati a morte in Paesi industrializzati. Gli autori del delitto,
nell’80 per cento dei casi, sono i genitori, complici la povertà, lo stress,
l’abuso d’alcol e di stupefacenti. Sono i drammatici dati che emergono
dall’ultimo Rapporto dell’Unicef dedicato al rispetto della Convenzione
dell’Onu sui diritti dell’infanzia nel mondo industrializzato. Italia, Spagna e
Grecia, tre dei 27 Paesi citati nel documento, rientrano, anche se agli ultimi
posti, in questa triste classifica. Sul Rapporto, Barbara Castelli ha
intervistato Donata Lodi, portavoce Unicef Italia.
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R. – Se si guarda la classifica,
ahimé assolutamente negativa, i Paesi in cui la mortalità dei bambini per abusi
e violenze è più alta sono Paesi come gli Stati Uniti, il Messico, il
Portogallo. Sono, non a caso secondo noi, Paesi in cui c’è anche un tasso di
violenza estremamente alto nella società. L’Italia, la Grecia, l’Irlanda, la
Spagna, la Norvegia sono, invece, i Paesi in cui la mortalità dei bambini per
maltrattamenti è più bassa. C’è, dunque, questa correlazione diretta fra la
violenza generale diffusa nel tessuto sociale e la violenza contro i bambini e
la mortalità dei bambini per maltrattamenti.
D. – Cosa c’è, dietro questi
abusi?
R. – In molti casi, c’è la povertà
delle famiglie Messico, Portogallo e Stati Uniti sono, infatti, Paesi in cui ci
sono grandi disparità sociali, condizioni di estrema miseria e di degrado non
solo economico ma anche sociale, di alcuni strati della popolazione. Un altro
fattore chiave è quello dell’alcolismo all’interno delle famiglie. Alcuni dei
Paesi ai livelli più alti della classifica, quelli in cui si concentra la
maggior parte degli abusi, sono Paesi con un pesante problema di alcolismo
negli strati più poveri della popolazione. Ovviamente, queste statistiche sono
indicative del livello di violenza verso l’infanzia nelle diverse società.
D. – Che cosa fare, quando la
violenza è consumata tra le mura domestiche?
R. – Quando parliamo di abuso
dell’infanzia spesso ne parliamo in termini di ‘lupo cattivo’, di ‘orco
nemico’. Purtroppo, la violenza contro i minori è una realtà anche all’interno
delle famiglie, quindi, è un problema che va affrontato con strumenti di
prevenzione. Uno, per esempio, è lo strumento delle visite a domicilio degli
assistenti sociali e del rapporto costante tra i servizi sociali, siano essi
gestiti dallo Stato, dalla comunità locale o in collaborazione con il
volontariato. Tutti i Paesi che hanno messo in piedi, per gli strati più poveri
e disagiati della popolazione, un sistema di assistenza a domicilio hanno
ottenuto grandi risultati nella riduzione della mortalità infantile per
maltrattamenti.
D. – Il Rapporto è solo
negativo, o ci sono anche buone notizie?
R. – Senz’altro una buona
notizia è quella sull’Italia, perché ha una percentuale molto più bassa
rispetto ad altri Paesi. Un’altra buona notizia sta nel fatto che molti Paesi
industrializzati si stanno ponendo il problema e stanno cercando anche
strumenti legislativi per affrontarlo. Recentemente, per esempio, la Germania
ha approvato una legge che vieta qualunque forma di punizione corporale sui
bambini. Si sta creando in alcuni Paesi industrializzati una consapevolezza
nuova, che focalizza la propria attenzione sulla necessità di mettere maggiori
risorse a disposizione per il sostegno alle famiglie.
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28
settembre 2003
“ALLE
ORIGINI DELLE COSTITUZIONI EUROPEE: CARTE E IMMAGINI FRA ‘700 E ‘800”, QUESTO
IL TITOLO DELLA MOSTRA IN CORSO A FIRENZE FINO AL 30 OTTOBRE. L’ESPOSIZIONE E’
STATA ALLESTITA NELL’AMBITO
DELLE
GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO
FIRENZE. = La “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
dei cittadini”, adottata in Francia dall’Assemblea nazionale costituente il 26
agosto 1789, ma anche la recentissima “Carta delle Regioni d’Europa”, firmata a
Firenze il 19 settembre scorso. Sono due dei documenti visibili alla mostra
“Alle origini della Costituzione europee: carte e immagini fra '700 e '800'”. L’esposizione – in corso alla
Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, a Firenze, fino al 30 ottobre prossimo - è curata da
Cosimo Ceccuti, ex allievo di Giovanni Spadolini, ed è allestita nell’ambito
delle Giornate europee del Patrimonio. Le varie Carte testimoniano il travaglio
dei popoli del nostro continente, che a prezzo di rivoluzioni hanno ottenuto
Costituzioni moderne. Emblematica è la storia di quella della Repubblica
Romana, proclamata in Campidoglio il 3 luglio 1849 e ritenuta la più avanzata
d’Europa. In essa, si parla già di suffragio universale, di libertà religiosa e
autonomia locale. In esposizione, anche molti documenti rari, come ad esempio,
una litografia a colori, databile tra la fine del 1886 e l’inizio dell'87, che
riproduce i volti di tutti i sovrani e capi di stato dell’Europa, tra cui
quelli di Turchia e Montenegro.
UN
SINGOLARE PELLEGRINAGGIO SUI LUOGHI DEI SEQUESTRI DELL’ASPROMONTE, IN CALABRIA,
E’ STATO ORGANIZZATO OGGI
DALLA
DIOCESI DI LOCRI-GERACE. TAPPA PRINCIPALE LA ZONA
DOVE E’
STATO RITROVATO L’ULTIMO RAPITO
BOVALINO. = “Con i giovani sulle strade del
perdono”. Questo il tema portante di un singolare pellegrinaggio organizzato
oggi a Bovalino, in Calabria, nella zona dell’Aspromonte: uno dei luoghi
simbolo del drammatico fenomeno dei sequestri di persona. Il corteo guidato dal
vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Bregantini, sarà animato dai giovani
della diocesi. La tappa centrale del pellegrinaggio è il luogo dove, nel luglio
scorso, furono rinvenuti i resti dell’ultimo sequestrato in Calabria, il
fotografo Adolfo Cartisano.
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