RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 270 - Testo della Trasmissione sabato 27 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il difficile compito dei pastori della Chiesa nel guidare i fedeli verso la verità morale, in un Messaggio di Giovanni Paolo II al cardinale Joseph Ratzinger, per il Simposio sui dieci anni dell’enciclica “Veritatis splendor”.

 

In udienza dal Papa il presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo.

 

Stasera la Messa presieduta dal Pontefice nella Basilica Vaticana, per i 25 anni della morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I.

 

Una meteora che ci ha riempiti di stupore, Albino Luciani, Papa per soli 33 giorni. Con noi, il fratello Edoardo Luciani.

 

Il turismo come strumento di lotta alla povertà. La riflessione del Papa nell’odierna Giornata Mondiale del Turismo. Intervista con mons. Piero Monni.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ultimatum della Casa Bianca all’Iran: ancora un mese di tempo per fornire garanzie sul nucleare. Ai nostri microfoni, Alberto Zanconato.

 

I Missionari Comboniani, una presenza di amore in mezzo al popolo di Dio nel continente africano. Con noi, il nuovo superiore generale, padre Teresino Serra.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Una mostra di icone moderne in omaggio al Papa per il 25.mo di Pontificato a Palazzo San Calisto, dal 15 ottobre.

 

Missionari dalle giovani Chiese del Terzo Mondo nella vecchia Europa attraversata dalla crisi delle vocazioni.

 

‘Servono più aiuti per le popolazioni della Liberia che stentano a sollevarsi dopo la lunga guerra civile. Solo la fede sorregge i liberiani in questo difficile momento’: questo l’appello del missionario padre Mauro Armanino.

 

Nel centenario della morte di Papa Leone XIII, la Spagna organizza un interessante congresso di studi sulla figura del Pontefice. L’incontro prenderà il via il prossimo 22 ottobre per concludersi 3 giorni dopo.

 

Far sentire la voce del Vangelo, con una mano tesa all’ecumenismo: questa la linea editoriale del nuovo settimanale cattolico belga ‘Dimanche Express’.

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuove violenze in Iraq, mentre la Casa Bianca pensa a concedere all’Onu un ruolo maggiore nel futuro del Paese arabo.

 

I palestinesi fermino la violenza, gli israeliani blocchino i nuovi insediamenti: è l’appello lanciato a New York da Stati Uniti, Russia, Onu e Unione Europea.

 

Il presidente brasiliano, Ignacio Lula da Silva, in visita a Cuba su invito di Fidel Castro.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 settembre  2003

 

 

IL DIFFICILE COMPITO DEI PASTORI NEL GUIDARE I FEDELI VERSO LA VERITA’ MORALE,

IN UN MESSAGGIO DEL PAPA AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER PER IL SIMPOSIO

SUI DIECI ANNI DELL’ENCICLICA “VERITATIS SPLENDOR”

- A cura di Paolo Salvo -

 

“Agli interrogativi religiosi e morali dell’umanità, Gesù Cristo non solo dà una risposta sapiente, ma Egli in persona si pone come risposta decisiva, perché nel suo mistero di Verbo incarnato trova vera luce il mistero della persona umana”. E’ quanto sottolinea Giovanni Paolo II, nel Messaggio indirizzato al cardinale Joseph Ratzinger, in occasione del Simposio organizzato in questi giorni a Roma dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, nel decennale dell’Enciclica “Veritatis splendor”, sugli importanti temi della morale cristiana.

 

“A somiglianza del giovane del Vangelo, anche l’uomo del terzo millennio – scrive il Papa – si rivolge a Gesù, Maestro buono, per ottenere da lui la luce della verità su ciò che è bene e su ciò che è male. Ripartire da Cristo, contemplare il suo volto, perseverare nella sua sequela, sono questi gli insegnamenti che la Veritatis splendor continua a proporci. Al di là di tutti gli effimeri mutamenti culturali, ci sono realtà essenziali che non cambiano, ma trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli”.

 

Il Papa riconosce che oggi “appare sempre più arduo per i pastori della Chiesa, per gli studiosi e i maestri di morale cristiana, accompagnare i fedeli nel formulare giudizi secondo verità, in un clima di contestazione della verità salvifica e di diffuso relativismo di fronte alla legge morale”. Giovanni Paolo II esorta pertanto tutti i partecipanti al Simposio ad “approfondire l’essenziale legame esistente tra le verità, il bene e la libertà”.

 

“La verità della morale cristiana, sigillata dalla croce di Gesù, è divenuta nello Spirito Santo – conclude il Papa – la legge nuova del Popolo di Dio. La risposta, pertanto, che essa offre alla domanda di felicità dell’uomo contemporaneo ha la potenza e la saggezza di Cristo crocifisso, Verità che si dona per amore”.

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA QUESTA MATTINA IL PRESIDENTE DELLE FILIPPINE,

GLORIA MACAPAGAL-ARROYO E DUE PRESULI DEL PAESE ASIATICO, IN VISITA AD LIMINA

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Giovanni Paolo II stamani ha incontrato il presidente delle Filippine, Gloria Macapagal-Arroyo, insieme al consorte, Josè Miguel, e ai due figli. La signora Arroyo – che ha portato in dono al Papa un tabernacolo del ‘600 - è stata eletta  nel marzo di due anni fa ed è la seconda donna a capo del Paese asiatico dopo Corazon Aquino.

 

Il Santo Padre ha poi ricevuto due vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine, proseguendo gli incontri con i presuli del Paese asiatico in questo periodo in visita ad Limina Apostolorum. In tale ambito il Papa si era già soffermato sulla difficile questione del terrorismo che affligge l’arcipelago filippino, evidenziando la lotta al fenomeno mediante “un lavoro comune tra le varie confessioni cristiane, oltre che tra le grandi religioni del mondo, al fine di eliminare le cause sociali e culturali”, che sfociano negli atti di violenza.

 

Il governo di Manila ha tentato più volte di contrastare gli attacchi terroristici dei gruppi dissidenti e separatisti, ma la corruzione negli ambienti militari e politici ha vanificato il suo operato. Per questo motivo l’amministrazione Arroyo, dopo l’11 settembre, ha intensificato i rapporti con gli Stati Uniti siglando degli accordi nell’ambito della lotta al terrorismo. Fra essi, lo spiegamento di contingenti americani nel territorio filippino per addestrare le Forze militari nazionali contro i gruppi terroristici, in particolare Abu Sayyaf, sospettato di avere legami con al-Qaida.

 

 

ALTRA UDIENZA E NOMINA DI INVIATO SPECIALE IN AUSTRALIA.

ASSENSO AD ELEZIONE DELLA CHIESA CALDEA IN IRAQ

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto l’ambasciatore dell’Indonesia presso la Santa Sede, Widodo Sutiyo, con la consorte, in visita di congedo.

 

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Edward Idris Cassidy, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, suo inviato speciale alla cerimonia di riapertura della cattedrale di St. Patrick, che avrà luogo a Parramatta, in Australia, il prossimo 29 novembre.

 

In Iraq, Pontefice ha concesso il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea, riunitosi a Baghdad dal 16 al 24 ottobre dello scorso anno, del sacerdote Louis Sako, parroco della parrocchia del Perpetuo Soccorso a Mossoul, all’arcieparchia di Kerkuk dei Caldei. Il nuovo presule iracheno, che ha 55 anni, è laureato in Patrologia orientale presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e in Storia alla Sorbona di Parigi. Durante il periodo dell’embargo contro l’Iraq, ha fondato, con l’aiuto di alcuni medici e farmacisti, un dispensario per i poveri. Nel 1997 è stato nominato rettore del Seminario patriarcale di Baghdad, ufficio tenuto per cinque anni. Rientrato a Mossoul, si è dedicato al servizio pastorale nella parrocchia del Perpetuo Soccorso, dove tuttora svolge il suo ministero.

 

 

STASERA NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA PRESIEDUTA DAL PAPA,

PER I 25 ANNI DELLA MORTE DEI PREDECESSORI PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I

 

Il Papa presiederà questo pomeriggio alle ore 18.00, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa per il 25.mo anniversario della morte dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo I, avvenuta rispettivamente il 6 agosto e il 28 settembre 1978. Nel corso del rito, Giovanni Paolo II terrà l’omelia, guiderà la preghiera universale e impartirà la Benedizione Apostolica. La Santa Messa, all’Altare della Confessione, sarà celebrata dal cardinale Joseph Ratzinger, insieme agli altri porporati.

 

Ricordiamo che la nostra emittente seguirà la celebrazione eucaristica in radiocronaca diretta a partire dalle 18, con commento in italiano, sull’onda media dei 585 kHz e i 105 MHz della modulazione di frequenza. 

 

 

UNA METEORA CHE CI HA LASCIATI STUPITI:

IL BREVE PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO I.

DOMANI, 25 ANNI DALLA SUA MORTE

 

Domani sono 25 anni dalla morte improvvisa, inaspettata, il 28 settembre 1978, di Giovanni Paolo I, che per la prima volta aveva assunto un doppio nome quale successore di Pietro. Un pontificato davvero breve di soli 33 giorni, che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria di quanti lo hanno conosciuto: “è passato per la Chiesa e per il mondo come una meteora che d’improvviso si accende nei cieli e scompare, lasciandoci stupiti e attoniti”, le parole del cardinale Carlo Confalonieri, il giorno dei funerali di Papa Luciani. L’umiltà, nonostante tutto la sua caratteristica umana principale: come ha ricordato - proprio un mese fa - Giovanni Paolo II, per il 25mo anniversario dell’elezione del suo predecessore, oggi in odore di santità: il processo per la beatificazione di Albino Lucani si trova ora nella fase diocesana. Ascoltiamo un ritratto di questo Papa così amato, nel servizio di Debora Donnini:

 

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“Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, e neanche la preparazione e la cultura di Papa Paolo. Sono al loro posto. Devo cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere”.

 

E’ l’umiltà il tratto che forse caratterizza di più Giovanni Paolo I, passato alla storia come il Papa del sorriso. Lo attestano queste parole pronunciate da Papa Luciani quando si affacciò la prima volta su Piazza San Pietro per l’Angelus e per salutare le migliaia di persone lì convenute, così come lo conferma colui che fu il suo segretario, Don Diego Lorenzi:

 

R. - “Ricordo che, oltre alle capacità umane che non scarseggiavano per niente, aveva avuto l’ispirazione di mettersi alla scuola di Gesù che si era proclamato come maestro quando ha affermato “imparate da me, che sono mite e umile di cuore”.

 

D. - Quali sono i segni che Papa Luciani ha lasciato nella Chiesa?

 

R. - L’umanità intera è stata colpita dalla sua amabilità, dal suo tratto sereno, perché in fondo - forse più 25 anni fa che oggi - l’Italia ma anche il mondo era sotto il segno di brutte cose: le Brigate Rosse, il sequestro di Moro, la morte di questo statista, che precedono di pochi mesi e la morte di Paolo VI e l’elezione di Albino Luciani. Credo che la gente sia rimasta abbagliata e conquista da questa apparizione, il resto lo avrebbe appreso con calma. Non a caso le udienze di Papa Luciani del mercoledì hanno avuto per tema le tre virtù teologali: fede, speranza, carità. Ma la prima virtù che è stata oggetto del suo intervento è stata quella dell’umiltà.

 

Sacerdote, vescovo, patriarca di Venezia e cardinale. Il 26 agosto 1978 viene eletto Papa. 33 giorni dopo muore. Era nato a Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, da una famiglia semplice nel 1912. Abbiamo chiesto ad Edoardo Luciani qual è il ricordo più forte che conserva del fratello:

 

“Quando sono tornato dalla guerra, dall’ospedale militare, mi sono fermato a Belluno, dove egli era professore nel Seminario. Quando mi ha accolto si è messo a piangere e ha pianto a lungo. Era rimasto commosso. Questo gesto, questo suo atteggiamento mi hanno proprio toccato sul vivo. Era sempre aperto ai bisogni degli altri, soprattutto ai bisogni spirituali”.

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IL TURISMO COME STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’: 

E’ LA RIFLESSIONE DEL PAPA IN OCCASIONE DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO.

APERTI GRATUITAMENTE MUSEI E LUOGHI D’ARTE

 

“Il turismo può avere un ruolo rilevante nella lotta contro la povertà”: è la riflessione del  Papa in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Turismo che ricorre oggi. Governi e istituzioni sono chiamati a promuovere un settore dagli ampi risvolti sociali ed economici, potenziale promotore del dialogo tra i popoli.

 

Oggi su invito dell’Organizzazione mondiale del turismo, sono aperti gratuitamente musei, gallerie, raccolte d’arte, siti archeologici e parchi nazionali. Tra gli altri Enti ecclesiastici, anche i Musei Vaticani e il Museo storico vaticano di San Giovanni in Laterano. La Santa Sede, d’altra parte, è presente presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo con la Missione permanente guidata da mons. Piero Monni.

 

Nell’intervista di Fausta Speranza, proprio mons. Monni spiega implicazioni e potenzialità del fenomeno del turismo.

 

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R. – Questo grande fenomeno turistico coinvolge circa un miliardo di persone e si presenta come il settore oggi capace più di ogni altro di contribuire positivamente alla lotta per la riduzione della povertà e lo sviluppo socio-economico nei Paesi in via di sviluppo e nei cosiddetti Paesi meno avanzati. L’80 per cento dei poveri del pianeta, cioè chi vive con un solo dollaro al giorno, vive in 12 Paesi. In 11 di questi 12 Paesi il turismo è un settore importante ed in forte crescita. Questa straordinaria potenzialità, offerta dal turismo, è evidente. Già oggi si tratta di uno dei pochi settori trainanti dello sviluppo economico dei Paesi in via di sviluppo. Nel mondo contemporaneo il concetto di povertà ha lasciato spazio a quello più ampio ed articolato di esclusione sociale, che sembra essere una condizione ancora più diffusa, e che rappresenta una delle tante contraddizioni delle società post materialistiche. Nelle pieghe del benessere generalizzato e diffuso si nascondono oggi le vecchie e le nuove povertà.

 

D. – Il divario tra ricchi e poveri è sempre più ampio nel mondo. Si parla sempre di più, dunque, di disarmonia sociale. In che modo il turismo può aiutare a cambiare questo?

 

R. – L’arrivo di nuovi contingenti di turisti in molti Paesi apre quelle popolazioni ad un dialogo. Li pone in contatto con delle nuove realtà.

 

D. – Nel turismo è determinante l’elemento di svago e di curiosità intellettuale, ma quando ci si trova di fronte a popolazioni che soffrono non si può rimanere indifferenti. E’ questo il richiamo del Papa ...

 

R. – Sì, il Santo Padre ha detto di recente: “Il dramma della povertà è una delle maggiori sfide attuali. Non è possibile rimanere indifferenti ed inerti di fronte a questa situazione. Non ci si può rinchiudere nei propri interessi egoistici, abbandonando innumerevoli fratelli e sorelle nella miseria. E cosa ancora più grave, lasciare che molti di loro vadano incontro ad una morte inesorabile”. Il Papa conclude dicendo: “Il turismo può svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale e culturale”. Credo che questo indirizzo offerto dal Santo Padre debba essere un richiamo a tutti i cristiani per avviare nel turismo un contributo di serenità e un contributo positivo di cultura e di benessere sociale.

 

D. – Abbiamo parlato del fenomeno ‘turismo’, parliamo anche della persona del turista. Quale può essere lo stato d’animo? In che modo porsi di fronte all’altro?

 

R. – E’ necessaria un’educazione al turismo. Quando si va in una casa ci si prepara a vivere secondo lo stile di quella casa e a comportarsi come persone che hanno una certa educazione. Andare in certi Paesi e portare questo senso di rispetto è positivo, ma recarsi in certe zone e guardare gli abitanti che magari vivono la povertà, con atteggiamento di arroganza e anche di emarginazione, non è positivo. Quindi, già è stato proposto in certi centri accademici del turismo - ormai sono frequenti le facoltà di scienze turistiche - questo nuovo tipo di cultura che deve essere avviato nelle scuole, il rapporto con le nuove entità etniche che andiamo ad incontrare nei viaggi del turismo.     

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con la situazione in Iraq, dove si registrano nuove violenze; il Pentagono dispone il trasferimento a Baghdad di altri diecimila soldati.

 

Nelle vaticane, messaggio del Papa al cardinale Joseph Ratzinger in occasione del Simposio sul tema “L’antropologia della teologia morale secondo l’enciclica ‘Veritatis splendor’”.

Lettera del Santo Padre al cardinale Giovanni Cheli per il XXV di ordinazione episcopale.

Un articolo sulla figura di Giovanni Paolo I nel XXV della morte.

Dichiarazione della Conferenza episcopale boliviana: “Impegno e lealtà verso la Bolivia”.

 

Nelle estere, Medio Oriente: attacco armato palestinese contro una colonia israeliana.

Sudan: annunciata una pausa nel negoziato di pace.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Maria Antonietta Pavese sul Duomo di Monreale.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 settembre 2003

 

 

ULTIMATUM DELLA CASA BIANCA ALL’IRAN:

ANCORA UN MESE DI TEMPO PER FORNIRE GARANZIE SUL NUCLEARE

- Intervista con Alberto Zanconato -

 

Nell’agenda del vertice in corso a Camp David tra il presidente degli Stati Uniti, Bush, ed il collega russo, Putin, molto spazio è dedicato alla questione nucleare in Iran. In vista delle nuove ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che dovrebbero iniziare entro il prossimo fine settimana, la Casa Bianca è tornata ad ammonire la Repubblica islamica, minacciando pesanti conseguenze. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Alberto Zanconato, corrispondente dell’Ansa a Teheran:

 

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R. – Gli Stati Uniti in sostanza sostengono di avere già compiuto un passo indietro, rispetto alla proposta di portare Teheran davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per eventuali sanzioni. Washington ha infatti accettato la proposta dei Paesi europei di dare ancora tempo, fino al 31 ottobre, all’Iran, per prendere posizione: accettare ispezioni più severe e fornire tutti i chiarimenti richiesti sul suo programma nucleare, oppure rifiutarle, e quindi portare la questione davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

 

D. – Entro domenica prossima dovrebbe iniziare questa nuova missione degli ispettori dell’Aiea. Che cosa dobbiamo aspettarci da queste ispezioni?

 

R. – Le ispezioni in Iran non si sono mai fermate. Il problema è vedere che cosa è consentito esaminare agli ispettori. Gli ispettori hanno già trovato, l’estate scorsa, tracce di uranio arricchito in un impianto a Natanz, nel centro del Paese: si trattava di un uranio arricchito a livelli non compatibili con un programma pacifico nucleare, ma compatibili soltanto con un programma nucleare per lo sviluppo di armi atomiche.

 

D. – Della crisi iraniana stanno discutendo, a Camp David, Bush e Putin. Gli Stati Uniti hanno chiesto più volte alla Russia di rinunciare alle forniture nucleari da parte di Teheran. La Russia, però, non lo ha fatto mai, né sembra intenzionata a farlo …

 

R. – La Russia, già dal 1995, ha firmato un accordo per la costruzione della prima centrale nucleare iraniana. Però bisogna fare una distinzione tra questa centrale di Busher, che ha scopi pacifici, e la produzione dell’uranio arricchito. Su questo anche la Russia è stata molto chiara: sia nell’appoggiare la risoluzione dell’Aiea ed il suo ultimatum, sia nel pretendere che – prima di completare la centrale di Bushehr – l’Iran firmi un accordo per la restituzione del combustibile utilizzato che, altrimenti, potrebbe forse essere utilizzato per la produzione di armi nucleari.

 

D. – Le ispezioni dell’Onu che non soddisfano gli Stati Uniti; gli Stati Uniti che danno un ultimatum… Si sta ripetendo con l’Iran la storia dell’Iraq? E soprattutto, c’è il rischio di un attacco da parte degli Stati Uniti all’Iran?

 

R. – Un attacco all’Iran sarebbe una cosa diversa dall’attacco all’Iraq. E questa è l’unica cosa che si può prevedere al momento. L’Iran è un Paese dall’importanza strategica molto superiore a quella dell’Iraq, e lo è anche da un punto di vista economico. Quindi, il rischio di creare uno stato di instabilità e di anarchia in Iran, come quello che è stato creato in Iraq, credo che sia un incubo per tutto l’Occidente. Poi, c’è il fatto che sul programma nucleare iraniano, fino a questo momento, c’è unità tra Stati Uniti e Paesi europei, compresi la Francia e la Germania. E ciò potrebbe evitare i rischi di arrivare ad una situazione come quella verificatasi con l’Iraq, nella quale Saddam Hussein ha cercato di sfruttare le divisioni nel campo occidentale.

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UNA MISSIONE DI AMORE PER IL POPOLO DI DIO IN SITUAZIONI DIFFICILI

- Con noi, il nuovo superiore generale dei Missionari Comboniani, padre Teresino Serra -

 

L’italiano padre Teresino Serra è il nuovo superiore generale dei Missionari Comboniani. E’ stato eletto ieri dal 16.mo Capitolo generale della Congregazione, riunito a Roma. Padre Serra, 66 anni, è nato a Berchidda, in provincia di Sassari. Ordinato sacerdote nel 1973, ha svolto il servizio missionario in Kenya e in Messico. La sua elezione arriva a 9 giorni dalla canonizzazione del beato Daniele Comboni, fondatore di una congregazione impegnata in particolare in Africa. Daniele Semeraro ha chiesto a padre Serra quali saranno le sue priorità:

 

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R. – Tre obiettivi. Il primo è tornare alle origini del carisma, cioè essere un po’ più fedeli a quello che Comboni ci diceva: amate, amate il popolo, che è popolo di Dio. Secondo, vedere una nuova missione, un nuovo modo di evangelizzare. Nuovo vuol dire tornare alla lettera del Vangelo. Terzo, insistere sull’aspetto di un gruppo, di una famiglia in obbedienza totale alla Chiesa.

 

D. – Quali i vostri attuali programmi per l’Africa?

 

R. – Intanto, rimanere molto con il popolo di Dio, soprattutto in queste situazioni di emergenza, in situazioni difficili. Scoprire un po’ le cause che fanno soffrire il popolo. Dal punto di vista dell’evangelizzazione torniamo sui consigli delle encicliche del Papa sull’evangelizzazione e cioè che il Vangelo, come parola viva, arriva al cuore dell’africano. Sui programmi umanitari, vogliamo continuare con le stesse linee finora seguite e collaborare a tutti gli impegni umanitari dei cattolici, dei cristiani, dei laici. Vogliamo far corpo con loro.

 

D. – Qual è l’attualità degli insegnamenti di Daniele Comboni?

 

R. – L’attualità vera e propria è quella di un uomo che si è innamorato di un popolo e per questo popolo ha dato tutta la sua vita, 50 anni. Un uomo che si è lasciato guidare da Dio, direi un nuovo Mosé. Dio che dice a Mosé: ho ascoltato il grido del mio popolo, ho visto la sofferenza, sono sceso e aiuta.

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CHIESA E SOCIETA’

27 settembre 2003

 

 

UNA MOSTRA DI ICONE MODERNE PER FESTEGGIARE IL 25° ANNIVERSARIO

DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II:

E’ L’INIZIATIVA LANCIATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLA CULTURA E DALL’AMBASCIATA D’AUSTRIA PRESSO LA SANTA SEDE

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Si moltiplicano le iniziative per celebrare i 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II. Una suggestiva mostra di icone moderne è l’omaggio offerto dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ambasciata d’Austria presso la Santa Sede. L’esposizione sarà inaugurata il prossimo 15 ottobre, a Palazzo San Calisto, dal cardinale Paul Poupard, presidente del Dicastero pontificio. Le opere portano la firma dell’artista austriaco Anton Wollenk, creatore di un’iconologia contemporanea e di una pittura di icone in forma di immagini del Kairos (concetto di tempo teologico-filosofico per la decisione di ogni momento). Le sue opere sono tagliate nel legno, in bassorilievo, e successivamente sono dipinte. Le ‘icone moderne’, la cui prima esposizione fu organizzata a Baden, in Austria nel 1967, sono state accolte dalle Chiese Cattolica Latina, dalle Chiese Cattoliche Orientali e dalle Chiese Ortodosse, come anche dalle diverse altre confessioni religiose, come eredità della loro rispettiva tradizione e della fede che hanno in comune. La mostra resterà aperta al pubblico sino al 9 novembre, dal lunedì al sabato, dalle ore 8 alle ore 14; martedì e venerdì anche dalle 15 alle 19. (B.C.)

 

 

LA CRISI VOCAZIONALE IN EUROPA CHIAMA LE GIOVANI CHIESE DEL TERZO MONDO

AD UN MAGGIORE IMPEGNO MISSIONARIO NEL VECCHIO CONTINENTE.

QUESTO L’APPELLO LANCIATO DALL’ARCIVESCOVO DI SIVIGLIA, MONS. AMIGO VALLEJO,

DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE DELLE MISSIONI

 

MADRID. = “Nella vecchia Europa esiste una crisi enorme, reale e profonda di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, per questo è necessario che le Chiese giovani del Terzo mondo attuino un ricambio missionario”. Con queste parole l’arcivescovo di Siviglia, mons. Carlos Amigo Vallejo, ha espresso la propria preoccupazione per la diminuzione delle vocazioni in Europa. Durante la conferenza stampa di presentazione del Congresso nazionale delle missioni, il presule andaluso ha affermato che è necessario riflettere sul senso moderno delle missioni in terre lontane dall’Europa. Data la scarsità delle vocazioni europee, secondo mons. Amigo Vallejo, le Chiese che hanno ricevuto missionari negli ultimi secoli sono chiamate adesso a dare un contributo all’evangelizzazione nel vecchio continente e a dimostrare così la loro maturità. Il presule, tuttavia, ha espresso alcune riserve sull’accoglienza che ricevono i missionari provenienti da altri continenti. “Noi europei - ha detto l’arcivescovo - dobbiamo smettere di credere di possedere tutta la sapienza e l’esperienza. Ci manca moltissimo l’umiltà. A noi - ha proseguito - sembra buono che una ragazza giovane vada missionaria nel Terzo mondo, però abbiamo difficoltà ad accettare che una suora africana venga nei nostri Paesi. Dobbiamo imparare ad accogliere e adattarci alle nuove circostanze”. L’incontro ha fornito l’occasione di parlare anche dei laici missionari. Sebbene i laici non siano dei supplenti dei sacerdoti, chiaramente insostituibili nell’evangelizzazione, non bisogna considerarli inferiori: “non dobbiamo fare distinzioni tra secolari e sacerdoti o religiose - ha precisato il presule - perché tutti sono missionari”. Sulla stessa linea le considerazioni circa i missionari anziani. Se prima a sessant’anni le persone avevano una cattiva salute, con i progressi della medicina una persona di quell’età può svolgere un lavoro ammirevole. “Anzi - ha concluso l’arcivescovo di Siviglia - un missionario anziano ha maggiore autorità morale e una grande esperienza”. (M.A.)

 

 

SERVONO PIU’ AIUTI PER LE POPOLAZIONI DELLA LIBERIA CHE STENTANO A SOLLEVARSI DOPO LA LUNGA GUERRA CIVILE. 

E’ L’APPELLO DEL MISSIONARIO PADRE MAURO ARMANINO,

CHE AGGIUNGE: “SOLO LA FEDE SORREGGE I LIBERIANI IN QUESTO DIFFICILE MOMENTO”

 

SALALA’. = “Ho visto il dolore negli occhi della gente che avevo di fronte, mentre celebravo la Santa Messa domenicale a Salalà, una settantina di chilometri a nord di Monrovia”. È quanto dichiara all’agenzia Misna padre Mauro Armanino, superiore regionale della Società missioni africane (Sma), uno dei pochi occidentali rimasto in Liberia durante il recente conflitto. “La liturgia - prosegue il missionario - ci ha offerto una meditazione sul mistero della ‘Croce’. I fedeli, circa 200 persone, hanno partecipato all'Eucarestia con grande devozione nella consapevolezza che solo la fede può sorreggerli in questo difficile momento della storia nazionale”. Padre Armanino, 51 anni, originario di Chiavari (Genova) non nasconde la sua commozione di fronte a così tanta sofferenza e aggiunge che “la gente, quasi tutta sfollata, vive in condizioni penose”. Salalà e Tototà (una quindicina di chilometri più a nord) sono in una regione dove s’era innescato, agli inizi di settembre, per oltre una settimana, un fuggi-fuggi generale di decine di migliaia di profughi, in seguito a minacce e violenze perpetrate da bande armate. Al momento, ha spiegato il sacerdote, “la sicurezza è garantita nella zona dalla forza di pace inviata dall’Ecowas (Comunità economica dei Paesi dell'Africa Occidentale, ndr), mentre l’assistenza umanitaria è offerta da alcune organizza-zioni come Medici senza frontiere (Msf) e la britannica Oxfam, ma certamente servono più aiuti perché le necessità sono numerosissime ed impellenti”. “La grande stampa internazionale, dopo l’accordo politico tra governativi e ribelli - ha concluso il missionario - ha già dimenticato la Liberia, come se qui fosse ormai tutto risolto. Purtroppo siamo ancora in alto mare”. (C.C.)

 

 

NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI PAPA LEONE XIII,

LA SPAGNA ORGANIZZA UN INTERESSANTE CONGRESSO DI STUDI SULLA FIGURA

DEL PONTEFICE. L’INCONTRO PRENDERA’ IL VIA IL PROSSIMO 22 OTTOBRE

PER CONCLUDERSI 3 GIORNI DOPO

 

SALAMANCA. = Gli studi biblici, la pietà popolare, il rinnovamento della teologia, la pace ed ancora le questioni sociali, con riferimento all’Enciclica “Rerum Novarum”: questi i temi al centro del congresso di studi su Leone XIII, organizzato dall’Università Pontificia di Salamanca, in Spagna. L’incontro, organizzato nell’anno centenario della morte del Pontefice, prenderà il via il 22 ottobre e si concluderà il 25. I lavori del Congresso, patrocinato dall’Istituto Sociale Leone XIII e dalla Fondazione Paolo VI, saranno aperti dall’arcivescovo Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Diversi i professori e gli studiosi che interverranno alla quattro giorni di studio, tra questi: don Josè-Roman Flecha, presidente della Facoltà di Teologia e padre Georges Cottier, teologo della Casa Pontificia. (B.C.)

 

 

FAR SENTIRE LA VOCE DEL VANGELO, CON UNA MANO TESA ALL’ECUMENISMO:

E’ LA LINEA EDITORIALE DEL NUOVO SETTIMANALE CATTOLICO BELGA ‘DIMANCHE EXPRESS’

 

BRUXELLES. = E' stato lanciato il 22 settembre scorso “Dimanche Express”, il nuovo settimanale cattolico che sostituisce il precedente “Dimanche”, per oltre mezzo secolo presente nel Belgio francofono. Quarantasette mila copie del numero zero, totalmente rinnovato nel formato e nei contenuti, saranno distribuite in prova alle parrocchie che ne hanno fatto richiesta. “Vi è in Belgio una grave carenza di informazione religiosa; un deficit che il nuovo settimanale, fondato su un’esperienza di quasi 60 anni e su un dinamismo nuovo che gli consentirà di rimanere incollato all’attualità, tenterà di colmare” ha affermato il direttore, padre Charles Delhez. “L'informazione religiosa - ha aggiunto - merita professionisti e supporti adeguati”. Non solo formato e redazione, nuovo anche il sistema di distribuzione: il settimanale, infatti, sarà disponibile anche in edicola e in libreria. “Mostrare che la Chiesa non è una setta, valorizzare il dialogo con l’esterno, avere una parola da dire all’interno della società”, insomma “far sentire la voce del Vangelo” con “una mano tesa all'ecumenismo” è il nostro obiettivo, ha concluso padre Delhez. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’orrore della violenza continua a flagellare l’Iraq dove, questa mattina, almeno quattro civili iracheni sono stati uccisi da soldati americani durante un controllo ad un posto di blocco a Falluja, la città sunnita per lungo tempo roccaforte del regime di Saddam Hussein. Gli scontri sono avvenuti mentre, a Najaf, migliaia di sciiti prendevano parte alle esequie di Akila al-Hashimi, la rappresentante del consiglio di governo iracheno morta in seguito ad un agguato perpetrato, sabato scorso, a Baghdad. In un ennesimo attacco, che fortunatamente non ha causato vittime, sono state inoltre lanciate tre granate anti-carro contro l’hotel Rashid di Baghdad, l’albergo dove alloggiano militari della coalizione e membri dell’esecutivo transitorio iracheno. E sempre oggi, il Pentagono ha annunciato di aver arrestato diciannove militanti islamici sospettati di appartenere all’organizzazione terroristica, Al Qaeda. Per fronteggiare le costanti minacce, da parte della resistenza irachena, Washington si prepara intanto ad inviare, nel Golfo Persico, un nuovo contingente composto da almeno 15 mila uomini. Sul versante diplomatico, si deve registrare l’importante incontro previsto oggi tra il presidente statunitense, George Bush, ed il collega russo, Vladimir Putin, proprio quando  la Casa Bianca sembra più propensa a concedere alle Nazioni Unite un ruolo maggiore nel futuro del Paese arabo. Sul significato di questo Vertice, ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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L’apertura è avvenuta proprio mentre il presidente Bush sta completando una settimana dedicata alla diplomazia ospitando, a Camp David, il collega Putin allo scopo di ottenere il suo appoggio per la nuova risoluzione Onu che dovrebbe autorizzare una forza multinazionale a Baghdad. Durante il dibattito dei giorni scorsi all’Assemblea generale dell’Onu, il capo del Cremlino è stato forse il critico della guerra in Iraq che ha preso la posizione più disponibile nei confronti di Washington. Mosca sta valutando la possibilità di inviare truppe nel Paese, ma vuole che l’Onu svolga un ruolo diretto per gestire il processo di stabilizzazione. In Iraq, intanto, la guerriglia continua a colpire. L’ultimo attacco contro gli americani è avvenuto a Kirkuk, nel Nord del Paese. Un lanciagranate ha colpito un convoglio dove viaggiavano i militare della 173.ma brigata, uccidendone uno e ferendone due.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La guerra in Iraq e lo scandalo per il dossier sulle presunte armi di distruzione di massa irachene sono costati cari al premier britannico, Tony Blair, in termini di popolarità e fiducia dell’elettorato. Il 50 per cento dei britannici crede, infatti, che sia “giunto il momento per Tony Blair di rassegnare le dimissioni”. E’ questo uno dei dati più significativi di un sondaggio pubblicato, oggi, dal quotidiano inglese ‘Financial Times’ alla vigilia dell’apertura dei lavori dell’annuale Congresso del Partito laburista.

 

Trasferiamoci in Medio Oriente dove non si arresta, neanche nel giorno di inizio del Capodanno ebraico, l’ingiustificabile spirale di odio. Un uomo è rimasto ucciso ed altri due sono stati feriti da un’esplosione avvenuta questa mattina a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Sul fronte politico, l’obiettivo di “una pace giusta, globale e duratura nella regione” è stato il tema centrale della riunione di ieri, a New York, tra i rappresentanti di Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite. I membri del Quartetto, che hanno riconosciuto ad Israele il diritto all’autodifesa di fronte agli attacchi kamikaze contro i propri cittadini, hanno chiesto allo Stato ebraico di porre termine alla costruzione di ulteriori insediamenti nei Territori. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Palestinesi ed israeliani devono fare di più per tenere in vita la road map, compiere dei passi coraggiosi: così ha detto Kofi Annan al termine della riunione ministeriale del Quartetto, ospitata nel Palazzo di Vetro, alla quale hanno preso parte il segretario di Stato americano, Powell, il ministro degli esteri russo, Ivanov, quello italiano, Frattini, ed il commissario per l’Unione Europea, Solana. Ferma è stata la condanna degli attentati terroristici e la sollecitazione a muovere passi immediati e decisivi contro individui e gruppi che organizzano attacchi violenti, ma tutto è caduto nel vuoto. Ieri sera un guerrigliero palestinese è riuscito a penetrare in un insediamento israeliano a 10 chilometri da Hebron e a sparare all’impazzata sugli abitanti riuniti per festeggiare il Capodanno ebraico. Ha ucciso un uomo di 30 anni e una bimba di 7 mesi e ferito altre due persone prima di essere colpito a morte dai colpi dei soldati israeliani. Lo stato di allerta è in vigore in tutto Israele, dove continuano ad essere presidiati i luoghi di ritrovo e le sinagoghe. Sono stati inoltre bloccati tutti i passaggi con i territori palestinesi.

 

Per la  Radio Vaticana, Graziano Motta.

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La leader dell’opposizione birmana, Aung Sang Suu Kyi, è agli arresti domiciliari. Dopo tre mesi di prigione e sette giorni di ospedale, la vincitrice del Nobel per la pace nel ’91 è tornata nella sua casa di Rangoon. “Sang Suu Kyi - ha precisato un portavoce del governo del Myanmar - resterà nella sua casa sotto la supervisione dei medici e  provvederemo alle sue esigenze sotto il profilo medico e umanitario”.

 

“Il caso che ha sconvolto la Svezia è risolto”. Per la polizia scandinava l’assassino del ministro degli Esteri, Anna Lindh, accoltellata lo scorso 10 settembre in un grande magazzino di Stoccolma è un giovane di 24 anni, Mijailo Mijailovic, svedese di origine jugoslava, con alle spalle numerosi precedenti penali. Arrestato in coincidenza con la liberazione del primo sospetto completamente scagionato, Mijailovic è stato ascoltato ieri dal giudice, che ha ritenuto le prove raccolte finora sufficienti a prolungare la detenzione provvisoria per altre due settimane.

 

Un viaggio dedicato ad accordi economici e non solo. E’ la visita ufficiale di due giorni a Cuba del presidente brasiliano, Luiz Ignacio Lula da Silva, su invito di Fidel Castro. Giunto ieri all’Avana, Lula ha già siglato accordi commerciali nei settori dell’energia, della sanità e dello sport. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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L’obiettivo evidente di Lula, che conosce il leader maximo dal 1980, è quello di dare una spallata all’embargo economico statunitense che da 40 anni attanaglia l’isola e che il Brasile considera non solo inutile per ottenere obiettivi in tema di diritti umani, ma addirittura controproducente. I due si sono ritirati ieri sera a colloquio privato per un paio di ore, ma nulla è trapelato dalle conversazioni anche se pochi dubitano del fatto che Lula abbia cercato di convincere il suo interlocutore a definire una strategia che migliori la qualità dei diritti umani e la democrazia nell’isola. Essa si è infatti deteriorata dopo gli ultimi arresti di dissidenti e la fucilazione di tre dirottatori di una imbarcazione.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Smentita ufficiale da parte della presidenza congolese sulla firma di un accordo di “buon vicinato” tra quattro Stati dell'Africa centrale. Fonti ufficiali vicine al presidente Joseph Kabila, parlano di una semplice dichiarazione di principio, che non può essere confusa con un accordo. La firma tra i leader di quattro Paesi della zona dei Grandi Laghi - Repubblica democratica del Congo, Ruanda, Burundi e Uganda - era stata annunciata giovedì scorso a margine dell'Assemblea generale dell’Onu.

 

 

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