RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 270 - Testo della
Trasmissione sabato 27 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa
il presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nuove violenze in Iraq, mentre la Casa Bianca
pensa a concedere all’Onu un ruolo maggiore nel futuro del Paese arabo.
I palestinesi fermino la violenza, gli israeliani
blocchino i nuovi insediamenti: è l’appello lanciato a New York da Stati Uniti,
Russia, Onu e Unione Europea.
Il presidente brasiliano, Ignacio Lula da Silva,
in visita a Cuba su invito di Fidel Castro.
27 settembre 2003
IL DIFFICILE COMPITO DEI PASTORI NEL
GUIDARE I FEDELI VERSO LA VERITA’ MORALE,
IN UN
MESSAGGIO DEL PAPA AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER PER IL SIMPOSIO
SUI
DIECI ANNI DELL’ENCICLICA “VERITATIS SPLENDOR”
- A
cura di Paolo Salvo -
“Agli
interrogativi religiosi e morali dell’umanità, Gesù Cristo non solo dà una
risposta sapiente, ma Egli in persona si pone come risposta decisiva, perché
nel suo mistero di Verbo incarnato trova vera luce il mistero della persona
umana”. E’ quanto sottolinea Giovanni Paolo II, nel Messaggio indirizzato al
cardinale Joseph Ratzinger, in occasione del Simposio organizzato in questi
giorni a Roma dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, nel decennale
dell’Enciclica “Veritatis splendor”,
sugli importanti temi della morale cristiana.
“A somiglianza del giovane del Vangelo, anche l’uomo del
terzo millennio – scrive il Papa – si rivolge a Gesù, Maestro buono, per
ottenere da lui la luce della verità su ciò che è bene e su ciò che è male.
Ripartire da Cristo, contemplare il suo volto, perseverare nella sua sequela,
sono questi gli insegnamenti che la Veritatis
splendor continua a proporci. Al di là di tutti gli effimeri mutamenti
culturali, ci sono realtà essenziali che non cambiano, ma trovano il loro
ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli”.
Il Papa riconosce che oggi “appare sempre più arduo per i
pastori della Chiesa, per gli studiosi e i maestri di morale cristiana,
accompagnare i fedeli nel formulare giudizi secondo verità, in un clima di
contestazione della verità salvifica e di diffuso relativismo di fronte alla
legge morale”. Giovanni Paolo II esorta pertanto tutti i partecipanti al
Simposio ad “approfondire l’essenziale legame esistente tra le verità, il bene
e la libertà”.
“La verità della morale cristiana, sigillata dalla croce
di Gesù, è divenuta nello Spirito Santo – conclude il Papa – la legge nuova del
Popolo di Dio. La risposta, pertanto, che essa offre alla domanda di felicità
dell’uomo contemporaneo ha la potenza e la saggezza di Cristo crocifisso,
Verità che si dona per amore”.
IN UDIENZA DAL PAPA QUESTA MATTINA IL PRESIDENTE
DELLE FILIPPINE,
GLORIA
MACAPAGAL-ARROYO E DUE PRESULI DEL PAESE ASIATICO, IN VISITA AD LIMINA
- A cura di Dorotea Gambardella
-
Giovanni
Paolo II stamani ha incontrato il presidente delle Filippine, Gloria
Macapagal-Arroyo, insieme al consorte, Josè Miguel, e ai due figli. La signora
Arroyo – che ha portato in dono al Papa un tabernacolo del ‘600 - è stata
eletta nel marzo di due anni fa ed è la
seconda donna a capo del Paese asiatico dopo Corazon Aquino.
Il Santo
Padre ha poi ricevuto due vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine, proseguendo
gli incontri con i presuli del Paese asiatico in questo periodo in visita ad Limina Apostolorum. In
tale ambito il Papa si era già soffermato sulla difficile questione del
terrorismo che affligge l’arcipelago filippino, evidenziando la lotta al
fenomeno mediante “un lavoro comune tra le varie confessioni cristiane, oltre
che tra le grandi religioni del mondo, al fine di eliminare le cause sociali e
culturali”, che sfociano negli atti di violenza.
Il governo di Manila ha tentato
più volte di contrastare gli attacchi terroristici dei gruppi dissidenti e
separatisti, ma la corruzione negli ambienti militari e politici ha vanificato
il suo operato. Per questo motivo l’amministrazione Arroyo, dopo l’11
settembre, ha intensificato i rapporti con gli Stati Uniti siglando degli
accordi nell’ambito della lotta al terrorismo. Fra essi, lo spiegamento di
contingenti americani nel territorio filippino per addestrare le Forze militari
nazionali contro i gruppi terroristici, in particolare Abu Sayyaf, sospettato
di avere legami con al-Qaida.
ALTRA
UDIENZA E NOMINA DI INVIATO SPECIALE IN AUSTRALIA.
ASSENSO
AD ELEZIONE DELLA CHIESA CALDEA IN IRAQ
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto l’ambasciatore dell’Indonesia presso
la Santa Sede, Widodo Sutiyo, con la consorte, in visita di congedo.
Il Santo Padre ha nominato il cardinale Edward Idris
Cassidy, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, suo inviato speciale alla cerimonia di riapertura
della cattedrale di St. Patrick, che avrà luogo a Parramatta, in Australia, il
prossimo 29 novembre.
In Iraq,
Pontefice ha concesso il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal
Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea, riunitosi a Baghdad dal 16 al 24
ottobre dello scorso anno, del sacerdote Louis Sako, parroco della parrocchia
del Perpetuo Soccorso a Mossoul, all’arcieparchia di Kerkuk dei Caldei. Il
nuovo presule iracheno, che ha 55 anni, è laureato in Patrologia orientale
presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e in Storia alla Sorbona di
Parigi. Durante il periodo dell’embargo contro l’Iraq, ha fondato, con l’aiuto
di alcuni medici e farmacisti, un dispensario per i poveri. Nel 1997 è stato
nominato rettore del Seminario patriarcale di Baghdad, ufficio tenuto per
cinque anni. Rientrato a Mossoul, si è dedicato al servizio pastorale nella
parrocchia del Perpetuo Soccorso, dove tuttora svolge il suo ministero.
STASERA NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA
PRESIEDUTA DAL PAPA,
PER I
25 ANNI DELLA MORTE DEI PREDECESSORI PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I
Il Papa
presiederà questo pomeriggio alle ore 18.00, nella Basilica Vaticana, la Santa
Messa per il 25.mo anniversario della morte dei suoi predecessori Paolo VI e
Giovanni Paolo I, avvenuta rispettivamente il 6 agosto e il 28 settembre 1978.
Nel corso del rito, Giovanni Paolo II terrà l’omelia, guiderà la preghiera
universale e impartirà la Benedizione Apostolica. La Santa Messa, all’Altare
della Confessione, sarà celebrata dal cardinale Joseph Ratzinger, insieme agli
altri porporati.
Ricordiamo
che la nostra emittente seguirà la celebrazione eucaristica in radiocronaca
diretta a partire dalle 18, con commento in italiano, sull’onda media dei 585
kHz e i 105 MHz della modulazione di frequenza.
UNA METEORA CHE CI HA LASCIATI STUPITI:
IL
BREVE PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO I.
DOMANI,
25 ANNI DALLA SUA MORTE
Domani sono 25 anni dalla morte improvvisa, inaspettata,
il 28 settembre 1978, di Giovanni Paolo I, che per la prima volta aveva assunto
un doppio nome quale successore di Pietro. Un pontificato davvero breve di soli
33 giorni, che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria di quanti lo
hanno conosciuto: “è passato per la Chiesa e per il mondo come una meteora che
d’improvviso si accende nei cieli e scompare, lasciandoci stupiti e attoniti”,
le parole del cardinale Carlo Confalonieri, il giorno dei funerali di Papa Luciani.
L’umiltà, nonostante tutto la sua caratteristica umana principale: come ha
ricordato - proprio un mese fa - Giovanni Paolo II, per il 25mo anniversario
dell’elezione del suo predecessore, oggi in odore di santità: il processo per
la beatificazione di Albino Lucani si trova ora nella fase diocesana.
Ascoltiamo un ritratto di questo Papa così amato, nel servizio di Debora
Donnini:
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“Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, e
neanche la preparazione e la cultura di Papa Paolo. Sono al loro posto. Devo
cercare di servire la Chiesa. Spero che mi aiuterete con le vostre preghiere”.
E’ l’umiltà il tratto che forse caratterizza di più
Giovanni Paolo I, passato alla storia come il Papa del sorriso. Lo attestano
queste parole pronunciate da Papa Luciani quando si affacciò la prima volta su
Piazza San Pietro per l’Angelus e per salutare le migliaia di persone lì
convenute, così come lo conferma colui che fu il suo segretario, Don Diego
Lorenzi:
R. - “Ricordo che, oltre alle capacità umane che non
scarseggiavano per niente, aveva avuto l’ispirazione di mettersi alla scuola di
Gesù che si era proclamato come maestro quando ha affermato “imparate da me,
che sono mite e umile di cuore”.
D. - Quali sono i segni che Papa Luciani ha lasciato nella
Chiesa?
R. - L’umanità
intera è stata colpita dalla sua amabilità, dal suo tratto sereno, perché in
fondo - forse più 25 anni fa che oggi - l’Italia ma anche il mondo era sotto il
segno di brutte cose: le Brigate Rosse, il sequestro di Moro, la morte di
questo statista, che precedono di pochi mesi e la morte di Paolo VI e
l’elezione di Albino Luciani. Credo che la gente sia rimasta abbagliata e
conquista da questa apparizione, il resto lo avrebbe appreso con calma. Non a
caso le udienze di Papa Luciani del mercoledì hanno avuto per tema le tre virtù
teologali: fede, speranza, carità. Ma la prima virtù che è stata oggetto del
suo intervento è stata quella dell’umiltà.
Sacerdote,
vescovo, patriarca di Venezia e cardinale. Il 26 agosto 1978 viene eletto Papa.
33 giorni dopo muore. Era nato a Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, da
una famiglia semplice nel 1912. Abbiamo chiesto ad Edoardo Luciani qual è il
ricordo più forte che conserva del fratello:
“Quando sono tornato dalla guerra, dall’ospedale militare,
mi sono fermato a Belluno, dove egli era professore nel Seminario. Quando mi ha
accolto si è messo a piangere e ha pianto a lungo. Era rimasto commosso. Questo
gesto, questo suo atteggiamento mi hanno proprio toccato sul vivo. Era sempre
aperto ai bisogni degli altri, soprattutto ai bisogni spirituali”.
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IL TURISMO COME STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’:
E’ LA
RIFLESSIONE DEL PAPA IN OCCASIONE DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO.
APERTI
GRATUITAMENTE MUSEI E LUOGHI D’ARTE
“Il turismo può avere un ruolo rilevante nella lotta
contro la povertà”: è la riflessione del
Papa in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Turismo che ricorre
oggi. Governi e istituzioni sono chiamati a promuovere un settore dagli ampi
risvolti sociali ed economici, potenziale promotore del dialogo tra i popoli.
Oggi su
invito dell’Organizzazione mondiale del turismo, sono aperti gratuitamente
musei, gallerie, raccolte d’arte, siti archeologici e parchi nazionali. Tra gli
altri Enti ecclesiastici, anche i Musei Vaticani e il Museo storico vaticano di
San Giovanni in Laterano. La Santa Sede, d’altra parte, è presente presso
l’Organizzazione Mondiale del Turismo con la Missione permanente guidata da
mons. Piero Monni.
Nell’intervista di Fausta Speranza, proprio mons. Monni
spiega implicazioni e potenzialità del fenomeno del turismo.
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R. – Questo grande fenomeno turistico coinvolge circa un
miliardo di persone e si presenta come il settore oggi capace più di ogni altro
di contribuire positivamente alla lotta per la riduzione della povertà e lo
sviluppo socio-economico nei Paesi in via di sviluppo e nei cosiddetti Paesi
meno avanzati. L’80 per cento dei poveri del pianeta, cioè chi vive con un solo
dollaro al giorno, vive in 12 Paesi. In 11 di questi 12 Paesi il turismo è un
settore importante ed in forte crescita. Questa straordinaria potenzialità,
offerta dal turismo, è evidente. Già oggi si tratta di uno dei pochi settori
trainanti dello sviluppo economico dei Paesi in via di sviluppo. Nel mondo
contemporaneo il concetto di povertà ha lasciato spazio a quello più ampio ed
articolato di esclusione sociale, che sembra essere una condizione ancora più
diffusa, e che rappresenta una delle tante contraddizioni delle società post
materialistiche. Nelle pieghe del benessere generalizzato e diffuso si
nascondono oggi le vecchie e le nuove povertà.
D. – Il divario tra ricchi e poveri è sempre più ampio nel
mondo. Si parla sempre di più, dunque, di disarmonia sociale. In che modo il
turismo può aiutare a cambiare questo?
R. – L’arrivo di nuovi contingenti di turisti in molti
Paesi apre quelle popolazioni ad un dialogo. Li pone in contatto con delle
nuove realtà.
D. – Nel turismo è determinante l’elemento di svago e di
curiosità intellettuale, ma quando ci si trova di fronte a popolazioni che
soffrono non si può rimanere indifferenti. E’ questo il richiamo del Papa ...
R. – Sì, il Santo Padre ha detto di recente: “Il dramma
della povertà è una delle maggiori sfide attuali. Non è possibile rimanere
indifferenti ed inerti di fronte a questa situazione. Non ci si può rinchiudere
nei propri interessi egoistici, abbandonando innumerevoli fratelli e sorelle
nella miseria. E cosa ancora più grave, lasciare che molti di loro vadano
incontro ad una morte inesorabile”. Il Papa conclude dicendo: “Il turismo può
svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà, sia dal punto di vista
economico che dal punto di vista sociale e culturale”. Credo che questo indirizzo
offerto dal Santo Padre debba essere un richiamo a tutti i cristiani per
avviare nel turismo un contributo di serenità e un contributo positivo di
cultura e di benessere sociale.
D. – Abbiamo parlato del fenomeno ‘turismo’, parliamo
anche della persona del turista. Quale può essere lo stato d’animo? In che modo
porsi di fronte all’altro?
R. – E’ necessaria un’educazione al turismo. Quando si va
in una casa ci si prepara a vivere secondo lo stile di quella casa e a
comportarsi come persone che hanno una certa educazione. Andare in certi Paesi
e portare questo senso di rispetto è positivo, ma recarsi in certe zone e
guardare gli abitanti che magari vivono la povertà, con atteggiamento di
arroganza e anche di emarginazione, non è positivo. Quindi, già è stato
proposto in certi centri accademici del turismo - ormai sono frequenti le
facoltà di scienze turistiche - questo nuovo tipo di cultura che deve essere
avviato nelle scuole, il rapporto con le nuove entità etniche che andiamo ad
incontrare nei viaggi del turismo.
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La prima pagina si apre con la situazione in Iraq,
dove si registrano nuove violenze; il Pentagono dispone il trasferimento a
Baghdad di altri diecimila soldati.
Nelle vaticane, messaggio del
Papa al cardinale Joseph Ratzinger in occasione del Simposio sul tema
“L’antropologia della teologia morale secondo l’enciclica ‘Veritatis
splendor’”.
Lettera del Santo Padre al
cardinale Giovanni Cheli per il XXV di ordinazione episcopale.
Un articolo sulla figura di
Giovanni Paolo I nel XXV della morte.
Dichiarazione della Conferenza
episcopale boliviana: “Impegno e lealtà verso la Bolivia”.
Nelle estere, Medio Oriente:
attacco armato palestinese contro una colonia israeliana.
Sudan: annunciata una pausa nel
negoziato di pace.
Nella pagina culturale, un
approfondito contributo di Maria Antonietta Pavese sul Duomo di Monreale.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
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27 settembre
2003
ULTIMATUM DELLA CASA BIANCA ALL’IRAN:
ANCORA
UN MESE DI TEMPO PER FORNIRE GARANZIE SUL NUCLEARE
-
Intervista con Alberto Zanconato -
Nell’agenda
del vertice in corso a Camp David tra il presidente degli Stati Uniti, Bush, ed
il collega russo, Putin, molto spazio è dedicato alla questione nucleare in
Iran. In vista delle nuove ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica, che dovrebbero iniziare entro il prossimo fine settimana, la Casa
Bianca è tornata ad ammonire la Repubblica islamica, minacciando pesanti
conseguenze. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Alberto Zanconato, corrispondente
dell’Ansa a Teheran:
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R. – Gli Stati Uniti in sostanza sostengono di avere già
compiuto un passo indietro, rispetto alla proposta di portare Teheran davanti
al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per eventuali sanzioni. Washington ha
infatti accettato la proposta dei Paesi europei di dare ancora tempo, fino al
31 ottobre, all’Iran, per prendere posizione: accettare ispezioni più severe e
fornire tutti i chiarimenti richiesti sul suo programma nucleare, oppure
rifiutarle, e quindi portare la questione davanti al Consiglio di sicurezza
dell’Onu.
D. – Entro domenica prossima dovrebbe iniziare questa
nuova missione degli ispettori dell’Aiea. Che cosa dobbiamo aspettarci da
queste ispezioni?
R. – Le ispezioni in Iran non si sono mai fermate. Il
problema è vedere che cosa è consentito esaminare agli ispettori. Gli ispettori
hanno già trovato, l’estate scorsa, tracce di uranio arricchito in un impianto
a Natanz, nel centro del Paese: si trattava di un uranio arricchito a livelli
non compatibili con un programma pacifico nucleare, ma compatibili soltanto con
un programma nucleare per lo sviluppo di armi atomiche.
D. – Della crisi iraniana stanno discutendo, a Camp David,
Bush e Putin. Gli Stati Uniti hanno chiesto più volte alla Russia di rinunciare
alle forniture nucleari da parte di Teheran. La Russia, però, non lo ha fatto
mai, né sembra intenzionata a farlo …
R. – La Russia, già dal 1995, ha firmato un accordo per la
costruzione della prima centrale nucleare iraniana. Però bisogna fare una
distinzione tra questa centrale di Busher, che ha scopi pacifici, e la
produzione dell’uranio arricchito. Su questo anche la Russia è stata molto
chiara: sia nell’appoggiare la risoluzione dell’Aiea ed il suo ultimatum, sia
nel pretendere che – prima di completare la centrale di Bushehr – l’Iran firmi
un accordo per la restituzione del combustibile utilizzato che, altrimenti,
potrebbe forse essere utilizzato per la produzione di armi nucleari.
D. – Le ispezioni dell’Onu che non soddisfano gli Stati
Uniti; gli Stati Uniti che danno un ultimatum… Si sta ripetendo con l’Iran la
storia dell’Iraq? E soprattutto, c’è il rischio di un attacco da parte degli
Stati Uniti all’Iran?
R. – Un attacco all’Iran sarebbe una cosa diversa
dall’attacco all’Iraq. E questa è l’unica cosa che si può prevedere al momento.
L’Iran è un Paese dall’importanza strategica molto superiore a quella
dell’Iraq, e lo è anche da un punto di vista economico. Quindi, il rischio di
creare uno stato di instabilità e di anarchia in Iran, come quello che è stato
creato in Iraq, credo che sia un incubo per tutto l’Occidente. Poi, c’è il
fatto che sul programma nucleare iraniano, fino a questo momento, c’è unità tra
Stati Uniti e Paesi europei, compresi la Francia e la Germania. E ciò potrebbe
evitare i rischi di arrivare ad una situazione come quella verificatasi con
l’Iraq, nella quale Saddam Hussein ha cercato di sfruttare le divisioni nel
campo occidentale.
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UNA MISSIONE DI AMORE PER IL POPOLO DI DIO IN SITUAZIONI
DIFFICILI
- Con
noi, il nuovo superiore generale dei Missionari Comboniani, padre Teresino
Serra -
L’italiano padre Teresino Serra è il nuovo superiore
generale dei Missionari Comboniani. E’ stato eletto ieri dal 16.mo Capitolo
generale della Congregazione, riunito a Roma. Padre Serra, 66 anni, è nato a
Berchidda, in provincia di Sassari. Ordinato sacerdote nel 1973, ha svolto il
servizio missionario in Kenya e in Messico. La sua elezione arriva a 9 giorni
dalla canonizzazione del beato Daniele Comboni, fondatore di una congregazione
impegnata in particolare in Africa. Daniele Semeraro ha chiesto a padre Serra
quali saranno le sue priorità:
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R. – Tre obiettivi. Il primo è tornare alle origini del
carisma, cioè essere un po’ più fedeli a quello che Comboni ci diceva: amate,
amate il popolo, che è popolo di Dio. Secondo, vedere una nuova missione, un
nuovo modo di evangelizzare. Nuovo vuol dire tornare alla lettera del Vangelo.
Terzo, insistere sull’aspetto di un gruppo, di una famiglia in obbedienza
totale alla Chiesa.
D. – Quali i vostri attuali programmi per l’Africa?
R. – Intanto, rimanere molto con il popolo di Dio,
soprattutto in queste situazioni di emergenza, in situazioni difficili.
Scoprire un po’ le cause che fanno soffrire il popolo. Dal punto di vista
dell’evangelizzazione torniamo sui consigli delle encicliche del Papa
sull’evangelizzazione e cioè che il Vangelo, come parola viva, arriva al cuore
dell’africano. Sui programmi umanitari, vogliamo continuare con le stesse linee
finora seguite e collaborare a tutti gli impegni umanitari dei cattolici, dei
cristiani, dei laici. Vogliamo far corpo con loro.
D. – Qual è l’attualità degli insegnamenti di Daniele
Comboni?
R. – L’attualità vera e propria è quella di un uomo che si
è innamorato di un popolo e per questo popolo ha dato tutta la sua vita, 50
anni. Un uomo che si è lasciato guidare da Dio, direi un nuovo Mosé. Dio che
dice a Mosé: ho ascoltato il grido del mio popolo, ho visto la sofferenza, sono
sceso e aiuta.
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27 settembre
2003
UNA MOSTRA DI ICONE MODERNE PER FESTEGGIARE
IL 25° ANNIVERSARIO
DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II:
E’ L’INIZIATIVA LANCIATA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA CULTURA E DALL’AMBASCIATA D’AUSTRIA PRESSO LA SANTA SEDE
CITTA’
DEL VATICANO. = Si moltiplicano le iniziative per celebrare i 25 anni di
Pontificato di Giovanni Paolo II. Una suggestiva mostra di icone moderne è
l’omaggio offerto dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ambasciata
d’Austria presso la Santa Sede. L’esposizione sarà inaugurata il prossimo 15
ottobre, a Palazzo San Calisto, dal cardinale Paul Poupard, presidente del
Dicastero pontificio. Le opere portano la firma dell’artista austriaco Anton
Wollenk, creatore di un’iconologia contemporanea e di una pittura di icone in
forma di immagini del Kairos (concetto di tempo teologico-filosofico per la
decisione di ogni momento). Le sue opere sono tagliate nel legno, in
bassorilievo, e successivamente sono dipinte. Le ‘icone moderne’, la cui prima
esposizione fu organizzata a Baden, in Austria nel 1967, sono state accolte
dalle Chiese Cattolica Latina, dalle Chiese Cattoliche Orientali e dalle Chiese
Ortodosse, come anche dalle diverse altre confessioni religiose, come eredità
della loro rispettiva tradizione e della fede che hanno in comune. La mostra
resterà aperta al pubblico sino al 9 novembre, dal lunedì al sabato, dalle ore
8 alle ore 14; martedì e venerdì anche dalle 15 alle 19. (B.C.)
LA CRISI VOCAZIONALE IN EUROPA CHIAMA LE GIOVANI
CHIESE DEL TERZO MONDO
AD UN MAGGIORE IMPEGNO MISSIONARIO NEL VECCHIO CONTINENTE.
QUESTO L’APPELLO LANCIATO DALL’ARCIVESCOVO DI SIVIGLIA, MONS. AMIGO
VALLEJO,
DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE DELLE MISSIONI
MADRID. = “Nella vecchia Europa
esiste una crisi enorme, reale e profonda di vocazioni al sacerdozio e alla
vita consacrata, per questo è necessario che le Chiese giovani del Terzo mondo
attuino un ricambio missionario”. Con queste parole l’arcivescovo di Siviglia,
mons. Carlos Amigo Vallejo, ha espresso la propria preoccupazione per la
diminuzione delle vocazioni in Europa. Durante la conferenza stampa di presentazione
del Congresso nazionale delle missioni, il presule andaluso ha affermato che è
necessario riflettere sul senso moderno delle missioni in terre lontane dall’Europa.
Data la scarsità delle vocazioni europee, secondo mons. Amigo Vallejo, le
Chiese che hanno ricevuto missionari negli ultimi secoli sono chiamate adesso a
dare un contributo all’evangelizzazione nel vecchio continente e a dimostrare
così la loro maturità. Il presule, tuttavia, ha espresso alcune riserve
sull’accoglienza che ricevono i missionari provenienti da altri continenti.
“Noi europei - ha detto l’arcivescovo - dobbiamo smettere di credere di
possedere tutta la sapienza e l’esperienza. Ci manca moltissimo l’umiltà. A noi
- ha proseguito - sembra buono che una ragazza giovane vada missionaria nel
Terzo mondo, però abbiamo difficoltà ad accettare che una suora africana venga
nei nostri Paesi. Dobbiamo imparare ad accogliere e adattarci alle nuove
circostanze”. L’incontro ha fornito l’occasione di parlare anche dei laici
missionari. Sebbene i laici non siano dei supplenti dei sacerdoti, chiaramente
insostituibili nell’evangelizzazione, non bisogna considerarli inferiori: “non
dobbiamo fare distinzioni tra secolari e sacerdoti o religiose - ha precisato
il presule - perché tutti sono missionari”. Sulla stessa linea le
considerazioni circa i missionari anziani. Se prima a sessant’anni le persone
avevano una cattiva salute, con i progressi della medicina una persona di
quell’età può svolgere un lavoro ammirevole. “Anzi - ha concluso l’arcivescovo
di Siviglia - un missionario anziano ha maggiore autorità morale e una grande
esperienza”. (M.A.)
SERVONO PIU’ AIUTI PER LE POPOLAZIONI DELLA LIBERIA CHE STENTANO
A SOLLEVARSI DOPO LA LUNGA GUERRA CIVILE.
E’
L’APPELLO DEL MISSIONARIO PADRE MAURO ARMANINO,
CHE
AGGIUNGE: “SOLO LA FEDE SORREGGE I LIBERIANI IN QUESTO DIFFICILE MOMENTO”
SALALA’. = “Ho visto il dolore negli
occhi della gente che avevo di fronte, mentre celebravo la Santa Messa
domenicale a Salalà, una settantina di chilometri a nord di Monrovia”. È quanto
dichiara all’agenzia Misna padre Mauro Armanino, superiore regionale della
Società missioni africane (Sma), uno dei pochi occidentali rimasto in Liberia
durante il recente conflitto. “La liturgia - prosegue il missionario - ci ha
offerto una meditazione sul mistero della ‘Croce’. I fedeli, circa 200 persone,
hanno partecipato all'Eucarestia con grande devozione nella consapevolezza che
solo la fede può sorreggerli in questo difficile momento della storia nazionale”.
Padre Armanino, 51 anni, originario di Chiavari (Genova) non nasconde la sua
commozione di fronte a così tanta sofferenza e aggiunge che “la gente, quasi
tutta sfollata, vive in condizioni penose”. Salalà e Tototà (una quindicina di
chilometri più a nord) sono in una regione dove s’era innescato, agli inizi di
settembre, per oltre una settimana, un fuggi-fuggi generale di decine di
migliaia di profughi, in seguito a minacce e violenze perpetrate da bande
armate. Al momento, ha spiegato il sacerdote, “la sicurezza è garantita nella
zona dalla forza di pace inviata dall’Ecowas (Comunità economica dei Paesi
dell'Africa Occidentale, ndr), mentre l’assistenza umanitaria è offerta da
alcune organizza-zioni come Medici senza frontiere (Msf) e la britannica Oxfam,
ma certamente servono più aiuti perché le necessità sono numerosissime ed
impellenti”. “La grande stampa internazionale, dopo l’accordo politico tra
governativi e ribelli - ha concluso il missionario - ha già dimenticato la
Liberia, come se qui fosse ormai tutto risolto. Purtroppo siamo ancora in alto
mare”. (C.C.)
NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI PAPA LEONE XIII,
LA
SPAGNA ORGANIZZA UN INTERESSANTE CONGRESSO DI STUDI SULLA FIGURA
DEL
PONTEFICE. L’INCONTRO PRENDERA’ IL VIA IL PROSSIMO 22 OTTOBRE
PER
CONCLUDERSI 3 GIORNI DOPO
SALAMANCA. = Gli studi biblici, la pietà popolare, il
rinnovamento della teologia, la pace ed ancora le questioni sociali, con
riferimento all’Enciclica “Rerum Novarum”: questi i temi al centro del
congresso di studi su Leone XIII, organizzato dall’Università Pontificia di
Salamanca, in Spagna. L’incontro, organizzato nell’anno centenario della morte
del Pontefice, prenderà il via il 22 ottobre e si concluderà il 25. I lavori
del Congresso, patrocinato dall’Istituto Sociale Leone XIII e dalla Fondazione
Paolo VI, saranno aperti dall’arcivescovo Renato Raffaele Martino, presidente
del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Diversi i professori e gli
studiosi che interverranno alla quattro giorni di studio, tra questi: don
Josè-Roman Flecha, presidente della Facoltà di Teologia e padre Georges
Cottier, teologo della Casa Pontificia. (B.C.)
FAR SENTIRE LA
VOCE DEL VANGELO, CON UNA MANO TESA ALL’ECUMENISMO:
E’ LA LINEA EDITORIALE DEL NUOVO SETTIMANALE
CATTOLICO BELGA ‘DIMANCHE EXPRESS’
BRUXELLES. = E' stato lanciato il 22 settembre scorso
“Dimanche Express”, il nuovo settimanale cattolico che sostituisce il
precedente “Dimanche”, per oltre mezzo secolo presente nel Belgio francofono.
Quarantasette mila copie del numero zero, totalmente rinnovato nel formato e
nei contenuti, saranno distribuite in prova alle parrocchie che ne hanno fatto
richiesta. “Vi è in Belgio una grave carenza di informazione religiosa; un
deficit che il nuovo settimanale, fondato su un’esperienza di quasi 60 anni e
su un dinamismo nuovo che gli consentirà di rimanere incollato all’attualità,
tenterà di colmare” ha affermato il direttore, padre Charles Delhez.
“L'informazione religiosa - ha aggiunto - merita professionisti e supporti
adeguati”. Non solo formato e redazione, nuovo anche il sistema di
distribuzione: il settimanale, infatti, sarà disponibile anche in edicola e in
libreria. “Mostrare che la Chiesa non è una setta, valorizzare il dialogo con
l’esterno, avere una parola da dire all’interno della società”, insomma “far
sentire la voce del Vangelo” con “una mano tesa all'ecumenismo” è il nostro
obiettivo, ha concluso padre Delhez. (B.C.)
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27 settembre
2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
L’orrore della violenza continua a flagellare
l’Iraq dove, questa mattina, almeno quattro civili iracheni sono stati uccisi
da soldati americani durante un controllo ad un posto di blocco a Falluja, la
città sunnita per lungo tempo roccaforte del regime di Saddam Hussein. Gli
scontri sono avvenuti mentre, a Najaf, migliaia di sciiti prendevano parte alle
esequie di Akila al-Hashimi, la rappresentante del consiglio di governo
iracheno morta in seguito ad un agguato perpetrato, sabato scorso, a Baghdad. In
un ennesimo attacco, che fortunatamente non ha causato vittime, sono state
inoltre lanciate tre granate anti-carro contro l’hotel Rashid di Baghdad,
l’albergo dove alloggiano militari della coalizione e membri dell’esecutivo
transitorio iracheno. E sempre oggi, il Pentagono ha annunciato di aver
arrestato diciannove militanti islamici sospettati di appartenere
all’organizzazione terroristica, Al Qaeda. Per fronteggiare le costanti
minacce, da parte della resistenza irachena, Washington si prepara intanto ad
inviare, nel Golfo Persico, un nuovo contingente composto da almeno 15 mila
uomini. Sul versante diplomatico, si deve registrare l’importante incontro
previsto oggi tra il presidente statunitense, George Bush, ed il collega russo,
Vladimir Putin, proprio quando la Casa
Bianca sembra più propensa a concedere alle Nazioni Unite un ruolo maggiore nel
futuro del Paese arabo. Sul significato di questo Vertice, ci riferisce Paolo
Mastrolilli:
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L’apertura è avvenuta proprio mentre il presidente Bush
sta completando una settimana dedicata alla diplomazia ospitando, a Camp David,
il collega Putin allo scopo di ottenere il suo appoggio per la nuova
risoluzione Onu che dovrebbe autorizzare una forza multinazionale a Baghdad.
Durante il dibattito dei giorni scorsi all’Assemblea generale dell’Onu, il capo
del Cremlino è stato forse il critico della guerra in Iraq che ha preso la
posizione più disponibile nei confronti di Washington. Mosca sta valutando la
possibilità di inviare truppe nel Paese, ma vuole che l’Onu svolga un ruolo diretto
per gestire il processo di stabilizzazione. In Iraq, intanto, la guerriglia
continua a colpire. L’ultimo attacco contro gli americani è avvenuto a Kirkuk,
nel Nord del Paese. Un lanciagranate ha colpito un convoglio dove viaggiavano i
militare della 173.ma brigata, uccidendone uno e ferendone due.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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La
guerra in Iraq e lo scandalo per il dossier sulle presunte armi di distruzione
di massa irachene sono costati cari al premier britannico, Tony Blair, in
termini di popolarità e fiducia dell’elettorato. Il 50 per cento dei britannici
crede, infatti, che sia “giunto il momento per Tony Blair di rassegnare le
dimissioni”. E’ questo uno dei dati più significativi di un sondaggio
pubblicato, oggi, dal quotidiano inglese ‘Financial Times’ alla vigilia
dell’apertura dei lavori dell’annuale Congresso del Partito laburista.
Trasferiamoci
in Medio Oriente dove non si arresta, neanche nel giorno di inizio del
Capodanno ebraico, l’ingiustificabile spirale di odio. Un uomo è rimasto ucciso
ed altri due sono stati feriti da un’esplosione avvenuta questa mattina a
Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Sul fronte politico, l’obiettivo di “una
pace giusta, globale e duratura nella regione” è stato il tema centrale della
riunione di ieri, a New York, tra i rappresentanti di Stati Uniti, Unione
Europea, Russia e Nazioni Unite. I membri del Quartetto, che hanno riconosciuto ad Israele il diritto all’autodifesa di fronte
agli attacchi kamikaze contro i propri cittadini, hanno
chiesto allo Stato ebraico di porre termine alla costruzione di
ulteriori insediamenti nei Territori. Il
servizio di Graziano Motta:
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Palestinesi ed israeliani devono fare di più per tenere in
vita la road map, compiere dei passi coraggiosi: così ha detto Kofi
Annan al termine della riunione ministeriale del Quartetto, ospitata nel
Palazzo di Vetro, alla quale hanno preso parte il segretario di Stato
americano, Powell, il ministro degli esteri russo, Ivanov, quello italiano,
Frattini, ed il commissario per l’Unione Europea, Solana. Ferma è stata la
condanna degli attentati terroristici e la sollecitazione a muovere passi immediati
e decisivi contro individui e gruppi che organizzano attacchi violenti, ma
tutto è caduto nel vuoto. Ieri sera un guerrigliero palestinese è riuscito a penetrare
in un insediamento israeliano a 10 chilometri da Hebron e a sparare
all’impazzata sugli abitanti riuniti per festeggiare il Capodanno ebraico. Ha
ucciso un uomo di 30 anni e una bimba di 7 mesi e ferito altre due persone
prima di essere colpito a morte dai colpi dei soldati israeliani. Lo stato di
allerta è in vigore in tutto Israele, dove continuano ad essere presidiati i
luoghi di ritrovo e le sinagoghe. Sono stati inoltre bloccati tutti i passaggi
con i territori palestinesi.
Per la Radio
Vaticana, Graziano Motta.
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La leader dell’opposizione
birmana, Aung Sang Suu Kyi, è agli arresti domiciliari. Dopo tre mesi di
prigione e sette giorni di ospedale, la vincitrice del Nobel per la pace nel
’91 è tornata nella sua casa di Rangoon. “Sang Suu Kyi - ha
precisato un portavoce del governo del Myanmar - resterà
nella sua casa sotto la supervisione dei medici e provvederemo alle sue esigenze sotto il profilo medico e umanitario”.
“Il caso che ha sconvolto la Svezia è risolto”. Per la
polizia scandinava l’assassino del ministro degli Esteri, Anna Lindh,
accoltellata lo scorso 10 settembre in un grande magazzino di Stoccolma è un
giovane di 24 anni, Mijailo Mijailovic, svedese di origine jugoslava, con alle
spalle numerosi precedenti penali. Arrestato in coincidenza con la liberazione
del primo sospetto completamente scagionato, Mijailovic è stato ascoltato ieri
dal giudice, che ha ritenuto le prove raccolte finora sufficienti a prolungare
la detenzione provvisoria per altre due settimane.
Un
viaggio dedicato ad accordi economici e non solo. E’ la visita ufficiale di due
giorni a Cuba del presidente brasiliano, Luiz Ignacio Lula da Silva, su invito
di Fidel Castro. Giunto ieri all’Avana, Lula ha già siglato accordi commerciali
nei settori dell’energia, della sanità e dello sport. Ce ne parla Maurizio
Salvi:
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L’obiettivo evidente di Lula, che conosce il leader maximo
dal 1980, è quello di dare una spallata all’embargo economico statunitense che
da 40 anni attanaglia l’isola e che il Brasile considera non solo inutile per
ottenere obiettivi in tema di diritti umani, ma addirittura controproducente. I
due si sono ritirati ieri sera a colloquio privato per un paio di ore, ma nulla
è trapelato dalle conversazioni anche se pochi dubitano del fatto che Lula
abbia cercato di convincere il suo interlocutore a definire una strategia che
migliori la qualità dei diritti umani e la democrazia nell’isola. Essa si è
infatti deteriorata dopo gli ultimi arresti di dissidenti e la fucilazione di
tre dirottatori di una imbarcazione.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Smentita
ufficiale da parte della presidenza congolese sulla firma di un accordo di
“buon vicinato” tra quattro Stati dell'Africa centrale. Fonti ufficiali vicine
al presidente Joseph Kabila, parlano di una semplice dichiarazione di
principio, che non può essere confusa con un accordo. La firma tra i leader di
quattro Paesi della zona dei Grandi Laghi - Repubblica democratica del Congo,
Ruanda, Burundi e Uganda - era stata annunciata giovedì scorso a margine
dell'Assemblea generale dell’Onu.
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