RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 269 - Testo della
Trasmissione venerdì 26 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In
corso in Canada il Convegno mondiale sulle foreste
Emergenza alimentare per la popolazione a Timor Est, in vista
della stagione delle piogge
L’italiano padre Teresino Serra, eletto nuovo superiore
generale dei Missionari Comboniani.
Gli
Stati Uniti fissano un calendario per l’Iraq: Costituzione entro 6 mesi ed
elezioni nel 2004
Sharon
ritiene difficile catturare Arafat preservando la sua incolumità
Fondi
neri, appalti truccati: la Commissione europea al centro delle polemiche per il
caso Eurostat.
26 settembre 2003
DOPO IL
RITORNO DI IERI IN VATICANO,
IL
PAPA SI ACCINGE A PRESIEDERE LA MESSA PER IL 25.MO DELLA MORTE
DI
PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Da ieri
sera, Giovanni Paolo II si trova nuovamente nel suo Palazzo apostolico in
Vaticano. Dopo il lungo soggiorno nella sua residenza estiva di Castel
Gandolfo, iniziato lo scorso 10 luglio, il Papa ha lasciato il complesso delle
Ville pontificie e in auto ha raggiunto Roma verso le 19.30.
Già stamani
- nonostante l’apprensione suscitata per le sue difficili condizioni di salute,
che lo avevano costretto due giorni fa a disertare l’udienza generale -
Giovanni Paolo II ha ripreso la consueta attività quotidiana, ricevendo due
vescovi e due prelati delle Filippine, appartenenti ad un secondo gruppo di
presuli del Paese asiatico in visita ad Limina. Per domani, poi, è in
programma alle 18.30, all’Altare della Confessione nella Basilica di San
Pietro, la Messa solenne nel 25.mo anniversario della morte di Paolo VI e
Giovanni Paolo I. Il Papa presiederà la Santa Messa – celebrata dal cardinale
Joseph Ratzinger e dal Collegio cardinalizio – e terrà l’omelia, oltre a
guidare la preghiera universale e impartire la benedizione apostolica.
Ricordiamo
che la nostra emittente seguirà la celebrazione eucaristica in radiocronaca
diretta a partire dalle 18, con commento in italiano, sull’onda media dei 585
kHz e i 105 MHz della modulazione di frequenza.
DIECI ANNI FA CON L’ENCICLICA VERITATIS SPLENDOR
IL
SANTO PADRE PRESENTAVA I FONDAMENTI DELLA MORALE CRISTIANA:
CON
NOI L’ARCIVESCOVO ANGELO AMATO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Si è concluso nella mattinata di oggi a Roma un Simposio
promosso dalla Congregazione per la dottrina della fede a 10 anni dalla
Veritatis Splendor. Il documento fu pubblicato il 6 agosto 1993 nella Festa
della Trasfigurazione del Signore, festa che dà un tono particolare al
significato della morale cristiana, che è vita in comunione con Gesù Cristo
nell’obbedienza a Dio Padre e anche nella trasparenza di grazia dello Spirito
Santo. Questo Simposio ha sottolineato il quadro interpretativo della Veritatis
Splendor sui temi fondamentali della morale cristiana. Vi hanno partecipato
studiosi di varie parti del mondo ed oggi si è concluso con un messaggio del
Santo Padre, in cui il Pontefice ringrazia i teologi della loro collaborazione
all’approfondimento di questa Enciclica. Il Simposio era stato aperto martedì
scorso dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto del Dicastero vaticano per la
dottrina della fede, il quale aveva tracciato un quadro interpretativo di
questo importante documento sui temi fondamentali della morale cristiana. Il
simposio ha visto la partecipazione di studiosi da ogni parte del mondo. La
parola all’arcivescovo Angelo Amato, segretario del Dicastero:
R. - Il tema centrale è stato l’enucleazione di
un’antropologia di tipo filiale in teologia morale. Questa impostazione di
morale fondamentale di tipo filiale, ovviamente, come è stato detto da molti,
non può ridursi a semplice parenesi, ma deve poi tradursi in soluzioni
veritative per le mille sfide che la cultura contemporanea pone alla morale
speciale. Quindi, questo tipo di antropologia filiale dovrebbe far luce sui
tanti problemi che oggi si vengono a creare, come per esempio la clonazione
dell’uomo o tutti i temi complessi della bioetica. In concreto si sono
affrontate tematiche come la relazione tra l’umano autonomo e il divino
eteronomo, la relazione tra natura e soprannaturale nell’antropologia
cristiana, la relazione sulla Chiesa mediatrice ed educatrice di antropologia
filiale.
D. - Il Pontefice ha fatto sentire la sua presenza?
R. - Ecco, nel messaggio del Santo Padre, oggi abbiamo
avuto espressioni di riconoscenza per il lavoro, la collaborazione che i
teologi danno al magistero della Chiesa soprattutto nella recezione e nella
illuminazione del magistero della Chiesa stessa, del magistero del Santo Padre
in dottrina morale, e poi il Santo Padre con questa Enciclica ha sottolineato
un importante aspetto della morale cristiana oggi, cioè il riferimento assoluto
a nostro Signore Gesù Cristo come orizzonte comune della dottrina morale
cristiana. Questo è emerso dalle relazioni molto chiaramente, cioè, oggi, nella
teologia morale, il riferimento a nostro Signore Gesù Cristo è un riferimento
portante, non secondario ma essenziale. La morale è vita di comunione filiale in
Gesù Cristo, con il Padre nella carità dello Spirito Santo.
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LA SANTA SEDE ADERISCE ALLE INIZIATIVE
PER LA
GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO CHE RICORRE DOMANI.
INGRESSO
GRATUITO AI MUSEI VATICANI. IN FINE SETTIMANA CADONO
ANCHE
LE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO
- A
cura di Fausta Speranza -
La
Missione permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del
Turismo ha sollecitato gli Enti ecclesiastici ad aderire all’invito di tenere
aperti, domani gratuitamente, i musei e i luoghi d’arte in occasione della XXIV
Giornata mondiale del turismo. Tema di quest’anno è: “Il turismo: elemento
propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione di lavoro e l'armonia
sociale”. L’Organizzazione mondiale del turismo, cui aderiscono 140 Paesi,
intende promuovere una più diffusa coscienza dei valori umani, culturali e
spirituali e di un corretto sviluppo del fenomeno turistico. A Roma, domani,
saranno aperti gratuitamente al pubblico i Musei Vaticani e il Museo storico
vaticano a San Giovanni in Laterano.
Sarà facilitato l’accesso ai Musei vaticani anche domenica 28
in occasione delle tre Giornate europee del patrimonio che, a partire da
oggi, coincidono con il fine settimana. La manifestazione, voluta dal Consiglio
d’Europa, coinvolge oltre 40 Paesi e promuove quest’anno la riflessione intorno
al tema: “Patrimonio monastico-simbiosi di spiritualità e creatività artistica
e canale principale per la nascita dell’identità europea”. Il programma
prevede, tra l’altro, una meditazione musicale nella Basilica di San Pietro,
venerdì alle 18; visite guidate all’Archivio della Basilica, nella giornata di
sabato; accesso gratuito alle catacombe di Roma, domenica. Vi hanno collaborato
la Pontificia Commissione per i Beni culturali, i Musei Vaticani e la
Biblioteca Apostolica Vaticana.
Tornando alla giornata di domani, la capitale italiana si
fa promotrice anche di un’iniziativa di solidarietà per la Terra Santa. Gli
albergatori di Roma e provincia hanno promesso, infatti, di devolvere l’1 per
cento degli incassi alle opere di carità del Papa in quella terra. L’invito è
rivolto anche ai titolari di bar e ristoranti. I fondi, che saranno consegnati
a Giovanni Paolo II il prossimo 16
ottobre, giorno del 25.mo anno del suo pontificato, andranno a beneficio
di operatori turistici e di una organizzazione non governativa che opera nel
campo della solidarietà in Terra Santa.
La somma raccolta sarà portata in Terra Santa nei primi mesi del 2004 durante
uno speciale pellegrinaggio.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La situazione in Iraq apre la
prima pagina: un bombardamento in un mercato a Baaquba causa la morte di otto
civili.
Nelle vaticane, un articolo di
Gianfranco Grieco sulle conclusioni dell'Incontro inter-religioso svoltosi ad
Astana, in Kazakhstan.
Per il cammino della Chiesa in
Europa, un articolo sulla visita in Slovacchia e in Ucraina del cardinale
Daoud: "Sulle orme di Giovanni Paolo II pellegrino nelle terre dei martiri
per costruire un futuro di pace e di riconciliazione”.
Una pagina dedicata
all'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Caltanissetta.
Nelle estere, riguardo al
nucleare, l'"Aiea" rivela che tracce di uranio arricchito sono state
rinvenute in un altro sito iraniano.
Usa-Russia: anche la Cecenia
nell'agenda del vertice tra Bush e Putin.
Nella pagina culturale, un
articolo di Roberto Morozzo Della Rocca sulla pubblicazione di scritti di
Raymond Aron intitolata "Il ventesimo secolo. Guerre e società
industriale".
Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione
politica.
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26 settembre 2003
“DODICI GIORNI DI BENEDIZIONI”: UN
CONVEGNO MONDIALE
DEL
RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO A CASTEL GANDOLFO,
PER
INTERROGARSI SULLA SFIDA DELLA MATURITA’
E
FARSI BENEDIZIONE GLI UNI PER GLI ALTRI
- Servizio di Paolo Salvo -
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Un grande
canto di lode al Signore in tutte le lingue, come un solo corpo e un solo
cuore, con mille e mille braccia alzate al Cielo e l’animo in festa. Si è aperto
e si è chiuso così il Convegno internazionale del Rinnovamento Carismatico
Cattolico, svoltosi dal 18 settembre presso il Centro Mariapoli a Castel
Gandolfo, per proseguire da oggi con un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e
ad altri santuari italiani, fino alle quattro Basiliche patriarcali di Roma.
Sono venuti in più di mille da 73 Paesi di tutto il mondo, per partecipare con
il tipico entusiasmo carismatico a questo evento, che ha avuto tra i principali
animatori il vescovo australiano di origine maltese Joseph Grech, il quale così
esprime la sua impressione.
“Le mie prime impressioni sono molto positive, a questo
riguardo qui ci sono persone da oltre 72 Paesi del mondo e veramente abbiamo
un’idea della Chiesa cattolica che abbraccia tutto il mondo. E vedere tutta
questa gente, con tutte le differenze, anche di colore, in fondo siamo uniti da
una cosa sola, dalla nostra fede. Perciò, avere un’opportunità di godere questa
fede, di celebrare questa fede e di celebrare questa fede con tanta ricchezza,
di diversi doni da tutto il mondo, questo per me è una cosa che mi incoraggia
molto, specialmente nel mio ministero come vescovo, ma anche come cattolico,
come cristiano. Questa è la prima cosa. La seconda cosa è che c’è una sete di
amare la Chiesa, di approfondire quello che la Chiesa ci insegna. C’è un amore
verso il Santo Padre, c’è un amore verso quello che ci fa cattolici e c’è
questa voglia di celebrarlo e di approfondirlo”.
Sulla sfida impegnativa della santità per il Rinnovamento
Carismatico alla luce della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II “Novo
millennio ineunte”, ha parlato il padre Raniero Cantalamessa, che ha guidato il
ritiro spirituale, in lingua inglese. Il predicatore della Casa Pontificia ha
pure risposto ad una serie di domande sul rapporto tra fedeltà allo Spirito e
istituzione, sottolineando anche il profondo cambiamento che il Rinnovamento
Carismatico continua a produrre nella vita di tante persone.
“Si ritorna sempre alla Pentecoste, perché questa, in
realtà, è un’esperienza di Pentecoste, è l’esperienza di questa effusione dello
Spirito che non è il punto finale. Guai ad illudersi che questo sia il vertice
della vita cristiana. La Pentecoste fu per gli apostoli l’inizio di una nuova
vita cristiana, non la fine, poi ci furono le persecuzioni, ma indubbiamente la
Pentecoste operò negli apostoli una trasformazione così radicale che li vediamo
immediatamente dopo proprio come altre persone, coraggiose, pronte a soffrire
per Cristo. Gli stessi effetti io li vedo in tantissime persone, con un
cambiamento radicale che naturalmente suppone poi di essere coltivato attraverso
i Sacramenti e il Magistero, di poter arrivare alla perfezione della vita
cristiana. Forse in questo sta la differenza tra il Rinnovamento carismatico
nella Chiesa cattolica e fuori. Fuori, l’esperienza di Pentecoste o di seconda
conversione, come è detto, è tutto e tutto ruota intorno a questo momento forte
di conversione. Per noi cattolici questo è l’inizio, come l’inizio di un
Vangelo, ma è una spinta fortissima.
Ho visto delle persone trasformate, abbiamo sentito qui la
testimonianza di una coppia: venivano entrambi da una vita disperata, rotta,
perduta, e adesso è un matrimonio santo, in cui risplende proprio la santità
che ci ha incantato tutti quanti. Le stesse cose nei sacerdoti, negli sposati e
non si può negare che questo sia l’opera dello Spirito Santo. Non vuol dire che
questo costituisce una categoria speciale, però sono persone che hanno ricevuto
una grande grazia, una responsabilità grande per tutta la Chiesa. Il mio
desiderio per tutti noi è che questa grazia sia condivisa da tutti, che la
Chiesa non guardi al Rinnovamento Carismatico come un’isola di alcune persone
particolarmente prone all’emozionalismo, ma che vedano che questa è la norma
della vita cristiana. Gesù ha concepito la sua vita, la vita che ci ha dato
sulla Croce, per essere vissuta nello Spirito”.
“Dieci giorni di Benedizioni”, il tema promettente
dell’incontro, in un clima di profonda comunione spirituale e anche di grande
umanità tra le persone, ad esprimere quasi palpabilmente che in Cristo Signore
e Salvatore l’Amore si è fatto carne in mezzo a noi. E’ la benedizione più
grande quella che si incarna nella “spiritualità di comunione”, tanto
incoraggiata dal Papa e testimoniata anche da Chiara Lubich, ospite del
convegno carismatico. Una testimonianza dell’amore che si fa aiuto per i poveri
l’ha recata il prof. Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio.
“Fra i movimenti c’è stata sempre una convergenza, ma
direi che dopo la Pentecoste del ’98 c’è veramente uno spirito di famiglia, un
gusto di essere insieme, nella stessa famiglia, nelle diversità delle
personalità. E’ il gusto che ho sentito qui a questo incontro dell’Iccrs, dove
ho chiesto la preghiera di questo grande Movimento carismatico per tutti i
poveri della terra, per il lavoro della Comunità di Sant’Egidio, per i poveri e
per la pace”.
Più di 70 i sacerdoti concelebranti per le Messe, inclusa
quella presieduta mercoledì dal cardinale James Stafford, presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici. Sullo Spirito Paraclito, nella classica
interpretazione di Consolatore, ha parlato nell’omelia conclusiva padre
Cantalamessa, con l’invito a farci “paracliti”, ossia “consolatori”, gli uni
per gli altri. E’ anche così che il cristiano diventa per l’altro una
benedizione.
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BAMBINI E ADOLESCENTI, PRIME VITTIME DELLE VIOLENZE
CHE
ANCORA COLPISCONO IL KOSOVO.
L’APPELLO
PER I MINORI DI SAVE THE CHILDREN
-
Intervista con Antonello Sacchetti -
Il rapido avvio del dialogo fra le autorità
serbo-montenegrine e quelle albanesi del Kosovo, in vista del consolidamento
della democrazia nell’ex provincia jugoslava. Così Harri Holkeri, capo
dell'Unmik, l'amministrazione delle Nazioni Unite nel Kosovo, illustrava
qualche giorno fa a Roma le priorità dell’Onu per quella tormentata area dei
Balcani a maggioranza albanese, che visse nel ’99 una violenta pagina di
pulizia etnica e di guerra. A distanza di quattro anni, a fronte di una ripresa
che stenta a decollare, i contrasti interetnici tra albanesi e la minoranza
serba continuano a mantenere viva la tensione e a fomentare altri lutti. L’estate
appena trascorsa ha segnato una nuova escalation di violenze, che hanno spesso
visto tra le prime o uniche vittime i bambini e gli adolescenti kosovari.
Per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale
su questa ondata di crimini, si è mossa l’organizzazione “Save the Children”,
che ha levato un appello perché la ricostruzione del Kosovo si sviluppi in
condizioni pacifiche e senza discriminazioni di razza e di religione. Antonello
Sacchetti, di Save the Children Italia, fa il punto della situazione, al
microfono di Alessandro De Carolis:
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R. - ‘Save the Children’ ha sotto osservazione una
situazione piuttosto difficile: l’esclusione sociale nei confronti della
minoranza serba, discriminazione che colpisce soprattutto a scuola. Ecco
qualche dato per capire meglio la situazione in Kosovo: in tutta l’ex provincia
serba c’è una partecipazione scolastica molto alta, che arriva al 97 per cento.
Ma se andiamo a vedere la minoranza serba, constatiamo che la percentuale
scende di 20 punti, arrivando al 77 per cento: e questo per quanto avviene
nella sola scuola primaria. Nella scuola secondaria, questa discriminazione
colpisce soprattutto, per così dire, la ‘minoranza della minoranza’, cioè le
ragazze serbe. Se il 56 per cento delle ragazze di etnia albanese frequenta le
scuole superiori - che ovviamente poi costituiscono il lasciapassare per il
mondo del lavoro - tra le ragazze serbe questa percentuale scende al 40 per cento.
Inoltre, c’è una discriminazione, anzi una divisione già all’interno della
scuola. Ci sono, per esempio, scuole per serbi e scuole per albanesi. Le scuole
per i serbi cominciano un anno dopo - la scuola elementare per loro inizia a
sette anni – ci sono programmi scolastici diversi - di storia, di educazione
civica diversi. E c’è un finanziamento diverso, con i professori pagati da
Belgrado. Quindi, c’è una discriminazione molto molto forte.
D. – Questa discriminazione secondo voi fa parte quindi di
una più ampia strategia di destabilizzazione dell’enclave serba…
R. – E’ difficile, in una situazione del genere, parlare
di strategia. Per alcuni versi sarebbe forse anche preferibile, nel senso che
quando c’è una volontà ben precisa è più facile anche interloquire con chi è
dietro questa strategia. Chiaramente, nel Kosovo di oggi, si scontrano volontà
diverse. Sicuramente c’è una forte difficoltà, in questo momento, da parte
dell’Unmik, cioè dell’amministrazione locale delle Nazioni Unite, a controllare
e ad assicurare un futuro di sviluppo e di giustizia nel Kosovo. E’ un’eredità
pesante, quella raccolta dall’Onu, che naturalmente proviene dagli anni delle
discriminazioni nei confronti degli albanesi volute da Milosevic. Ci però sono
numerosi problemi che chiedono soluzione. Un esempio è il traffico di minori:
secondo il dato dell’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, tra
il 2000 e il 2002, si sono avute notizie di 303 donne vendute molto spesso per
sfruttamento sessuale. Tra queste 303 donne, 38 erano minorenni.
D. – In questa zona franca, dove certamente la sicurezza
di chi lavora a sostegno della popolazione è messa ogni giorno a dura prova,
c’è un coordinamento tra le Ong presenti ed i militari della Kfor?
R. – Sì, c’è collaborazione. Abbiamo visto tutti le
immagini di bambini che la mattina per andare a scuola vengono scortati dalle
forze dell’ordine. E’ chiaramente un’immagine che non vorremmo più vedere: i
bambini non devono attraversare la strada scortati da un carro armato o
comunque le pattuglie di soldati non dovrebbero stazionare fuori degli edifici
scolastici. E’ evidente, quindi, che in questa fase è molto importante una
collaborazione tra le diverse forze presenti in Kosovo.
D. – Save The Children ha voluto lanciare un
appello-denuncia dopo queste violenze…
R. – Sì, è un appello anche per non dimenticare, per
ricordare che il Kosovo continua ad esistere e ad avere problemi. Problemi che
non possono essere considerati risolti solo perché non si bombarda più o perché
non si hanno più notizie macroscopiche di discriminazione. Noi abbiamo voluto ricordare
questa situazione, proprio perché da lì viene anzitutto il grave problema del
traffico di minori, ma in generale perché è un esempio di come, una volta
finita la guerra, sia importante costruire la pace. Di come sia importante che
le Nazioni Unite mantengano sempre uno stato di allerta costante relativo ai
problemi di convivenza civile.
D. – A che punto è la ricostruzione?
R. – Diciamo che il Kosovo sta ripartendo, ma è chiaro che
la situazione resta difficile, sia dal punto di vista sociale, sia economico.
In alcune regioni la disoccupazione arriva addirittura al 60 per cento.
L’emergenza non è ancora passata: ci sono segnali positivi, ma è bene ricordare
che c’è ancora molto da lavorare.
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LA
GESTIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE NECESSITA DI RISULTATI CONCRETI
PER
SOSTENERE LA LOTTA ALLA FAME E L’IMPIEGO EFFICACE DELLE RISORSE IDRICHE:
E’
QUANTO EMERGE DAL CONVEGNO MONDIALE IN CORSO IN CANADA
QUEBEC
CITY (CANADA). = “La
foresta fonte di vita” è il tema del dodicesimo congresso mondiale sulle
foreste in corso, fino al 28 settembre, a Quebec City. Il direttore generale della Fao, Jacques
Diouf, è intervenuto per affermare che la gestione del patrimonio forestale
deve basarsi su risultati concreti per una gestione sostenibile. Il ruolo delle
foreste è importante per attenuare le condizioni che causano cambiamenti
climatici e per combattere la desertificazione. Diouf ha lanciato un appello
perché si mettano in pratica i progetti delineati dai precedenti congressi. La
gestione sostenibile si basa sulla conservazione delle diversità biologiche e
sul riconoscimento della funzione economica delle foreste. La maggiore sfida è
la fame che riguarda 840 milioni di persone.
“Gli operatori forestali, mediante la conservazione delle risorse
naturali e delle funzioni che mantengono i processi produttivi, possono
assicurare un ambiente che favorisca una produzione di cibo sostenibile”, ha
affermato Diouf. La seconda sfida è
rappresentata dall’impiego efficace delle risorse idriche. Un patrimonio
forestale ben gestito, preservando gli argini e i corsi d’acqua, aiuta a
proteggere le preziose risorse acquatiche. La gestione sostenibile delle
foreste avrebbe potuto evitare in molti paesi l’esplosione devastante degli
incendi. (M.R.)
EMERGENZA
ALIMENTARE A TIMOR EST: IN VISTA DELLA STAGIONE DELLE PIOGGE
È
DRAMMATICA LA SITUAZIONE DELLA POPOLAZIONE SOFFERENTE PER LA SCARSITÀ
DI
CIBO E PER LA MALNUTRIZIONE CHE AFFLIGGE SOPRATTUTTO I BAMBINI
TIMOR EST. = A Timor Est 110 mila persone, su un totale di
750 mila abitanti, combattono contro il problema della fame e molti, per
sopravvivere, sono costretti a nutrirsi con cibi selvatici. “Quest’anno abbiamo
notato che molti a Timor Est hanno iniziato, con grande anticipo rispetto al
passato, a fare provviste in previsione della stagione delle piogge”: lo ha
dichiarato Mohamed Seleheen, dirigente dell’“Indonesia Country”, ente collegato
al Programma alimentare mondiale. Gli abitanti dell’Isola mangiano una sola
volta al giorno sempre con pasti frugali consistenti in tuberi e polenta di
foglie di palma. Molti stanno vendendo il bestiame per poter fronteggiare le
emergenze. Tutto ciò è conseguenza della crescente siccità che negli ultimi due
anni ha fatto diminuire la produzione di mais. La popolazione si è nutrita con
i semi bruciando il raccolto. L’allarme è arrivato dall’ “East Timor action
network”, rete di informazione locale che lotta per difendere i diritti del
Paese e per sostenere la ricostruzione democratica. La popolazione timorese
soffre già da anni di scarsità di cibo, in gran parte è malnutrita e
soprattutto i bambini sono sotto i parametri di normalità nella crescita.
L’appello è rivolto ai Paesi ricchi affinché aiutino l’isola al più presto. Il
Programma alimentare mondiale ha promesso 5 tonnellate e mezzo di provviste.
Finora l’Australia ha donato provviste per 1 milione di dollari. (M.R.)
UNA
SCOSSA DI TERREMOTO PARI ALL’OTTAVO GRADO DELLA SCALA RICHTER
HA
FATTO TREMARE QUESTA NOTTE IL GIAPPONE: GRAZIE AL SISTEMA DI PREVENZIONE CI
SONO STATI DANNI CONTENUTI ALLE PERSONE E ALLE STRUTTURE
TOKYO. = Il Giappone del nord è stato colpito questa notte
da una forte scossa di terremoto che ha raggiunto l’ottavo grado della scala
Richter, con epicentro nella città di Hokkaido. Il bilancio è di due vittime e
di almeno 420 feriti. Circa 41 mila persone sono state fatte evacuare dalle
zone costiere per sfuggire al pericolo delle onde derivate dalle scosse di
assestamento. I danni più ingenti alle strutture sono stati l’incendio in un deposito di greggio nella
città di Kosan e il deragliamento di un treno. Circa 16 mila abitazioni sono
rimaste senza corrente elettrica e il traffico aereo e marittimo è stato
sospeso. I palazzi e i grattacieli hanno oscillato ma non sono crollati: i
feriti sono stati causati dal mobilio e dagli elettrodomestici rovesciatisi
durante la scossa. Il bilancio del sisma si può, però, considerare positivo in
uno dei territori più sismici del mondo, ottenuto grazie all’esperienza e al
sistema di prevenzione dei danni applicato alle tecniche architettoniche,
grazie ai materiali di costruzione e ai sistemi di sicurezza. (M.R.)
È
PADRE TERESINO SERRA IL NUOVO SUPERIORE GENERALE
DEI
MISSIONARI COMBONIANI ELETTO DAL SEDICESIMO CAPITOLO
DELLA
CONGREGAZIONE, IN CORSO A ROMA
ROMA. = È stato eletto il nuovo superiore generale di
missionari comboniani, padre Teresino Serra. Lo ha proclamato il sedicesimo
capitolo generale della congregazione riunito a Roma. È di origine sarda ed ha
svolto il suo servizio missionario in Kenia e successivamente in Messico fino
al 1997. Fino ad oggi è stato membro della provincia italiana e ha ricoperto
l’incarico di vice – provinciale. L’istituto dei missionari comboniani è stato
fondato nel 1867 da Daniele Comboni che sarà santificato da Giovanni Paolo II
il 5 ottobre prossimo. Fin dalla nascita, l’Istituto dei comboniani si è sempre
occupato dell’Africa, dedicandosi all’evangelizzazione e alla promozione umana. (M.R.)
“UN’AZIONE
PROVOCATORIA DEGLI USA PER PREPARARE LA GUERRA”:
COSÌ
LA COREA DEL NORD HA COMMENTATO IL DISPIEGAMENTO DEI MISSILI ‘PATRIOT’ NEL
TERRITORIO DELLA COREA DEL SUD CHE METTE IN PERICOLO LA DELICATA QUESTIONE DEL
DISARMO NUCLEARE NELLA PENISOLA ASIATICA
PYONGYANG.
= La Corea del Nord ha denunciato il dispiegamento di missili statunitensi
“Patriot” nella vicina Corea del Sud con un comunicato stampa all’agenzia
nordcoreana Kcna. Nella scorsa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato di
avere completato il dispiegamento dei missili e di aver portato in Sud Corea
altro materiale bellico. “Un’azione provocatoria degli Usa per completare la
sua preparazione alla guerra” è stato definito dalla Corea del Nord il dispiegamento
dei ‘Patriot’ in grado di centrare missili balistici e cruise. Il gesto statunitense
potrebbe complicare il già difficile rapporto tra i due Paesi: le autorità di
Pyongyang sono preoccupate per la risoluzione del problema nucleare che può
compromettersi con la questione dei missili in Corea del Sud. Il polverone degli
armamenti nucleari si è alzato nell’ottobre del 2002 quando gli Stati Uniti
hanno scoperto un piano atomico segreto nella Corea del Nord. I missili
‘Patriot’ rappresentano quindi il deterrente per lo Stato comunista per
mantenere gli armamenti nucleari fin quando gli Usa non abbandoneranno la
politica ostile nei suoi confronti. (M.R.)
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26 settembre 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
L’Iraq continua ad essere
teatro, purtroppo, di una funesta spirale di odio e violenza. Un sanguinoso
attacco è stato perpetrato, ieri sera, contro il mercato della città di
Baaquba, a Nordest di Baghdad, provocando la morte di almeno otto iracheni.
Poche ore prima, era morta nella capitale irachena Akila Al Hashimi, ministro
del governo provvisorio, per le ferite causate dall’attentato di sabato scorso.
Ed ancora nella giornata di ieri un soldato americano è rimasto ucciso a Kirkuk,
nel Nord del Paese, durante un agguato.
Con l’obiettivo di normalizzare la
complessa situazione nello Stato del Golfo Persico, gli Stati Uniti hanno
intanto avanzato agli iracheni la richiesta, resa nota dal segretario di Stato
americano, Colin Powell, in un’intervista pubblicata oggi dal New York Times,
di redigere “una nuova Costituzione fra 6 mesi e di indire le elezioni entro la
fine del 2004”. L’amministrazione statunitense si è opposta alle richieste di
trasferire l’autorità all’esecutivo transitorio iracheno entro un periodo di
tempo più breve, perché sostiene che il Consiglio di governo in carica non
avrebbe - in quanto non eletto - la legittimità per assumere la guida
dell’Iraq. All’Onu è in corso, inoltre, il dibattito per una nuova risoluzione
sul Paese arabo. Manca ancora un accordo sull’invio di una forza multilaterale,
ma i toni usati ieri dal presidente russo, Vladimir Putin, sono sembrati
piuttosto concilianti, come ci conferma Paolo Mastrolilli:
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Il capo del Cremlino, Putin, parlando ieri all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite ha criticato gli Stati Uniti per aver lanciato la
guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza, ma ha espresso la
disponibilità a collaborare per riportare la stabilità nel Paese. Il leader
russo ha detto che solo la partecipazione diretta del Palazzo di Vetro può
garantire agli iracheni l’opportunità di decidere il loro futuro, ma non ha
dato scadenze precise per il passaggio dei poteri. Il presidente americano
Bush, la cui popolarità è calata sotto il 50 per cento nei sondaggi americani,
ha ricevuto un sostegno dalla Gran Bretagna. Ieri, però, Kofi Annan ha riunito
i suoi consiglieri per valutare l’ipotesi di ritirare tutto il personale
rimasto in Iraq dopo l’attentato alla sede di Baghdad e ha deciso di ridurlo
fino a quando potrà operare in condizioni di sicurezza. Al momento restano nel
Paese 86 funzionari stranieri, ma molti di loro potrebbero partire nel prossimo
futuro, anche se l’Onu dice che non si tratta di un’evacuazione.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il
segretario generale della Nato, George Robertson, è giunto oggi a Kabul per una
visita alla Forza di sicurezza e assistenza (Isaf). L’Isaf, sotto comando
dell’Alleanza atlantica da metà agosto, ha il compito di mantenere l’ordine nella
capitale dell’Afghanistan e nei dintorni. La sua breve sosta a Kabul, nel
quadro di un programma di visite in Asia centrale, giunge mentre si
moltiplicano gli appelli per un allargamento del campo di azione dell’Isaf.
In Medio Oriente si susseguono
notizie di scontri ed arresti: unità
scelte israeliane hanno arrestato questa notte a Ramallah, in Cisgiordania, 25
militanti di Hamas. Sul piano diplomatico è previsto oggi, a
New York, l’incontro tra Stati Uniti, Russia, Unione europea ed Onu. Israele si
è intanto impegnato a consultarsi con gli Stati Uniti prima di decidere
un’eventuale espulsione di Arafat dai Territori. La promessa è stata fatta dal
ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, al segretario di Stato
americano, Colin Powell, nel corso di un colloquio che i due hanno avuto ieri a
New York. “Bisogna comunque ricordare – ha dichiarato oggi il premier
israeliano Ariel Sharon – che è molto difficile promettere di salvaguardare
l’incolumità di Arafat se lo cattureremo”. Il servizio di Graziano Motta:
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“Non facciamoci illusioni su
Arafat, il modo di risolvere il suo problema è di isolarlo”, ha affermato il
segretario di Stato Powell, incontrando il ministro degli Esteri israeliano a
New York. Nello stesso tempo egli ha ribadito la validità della road map,
il piano di pace, per la cui attuazione – ha insistito – occorre continuare ad
agire. Il ministro Silvan Shalom ha accettato una posizione attendista, ma nel
frattempo non desiste dal condurre operazioni militari contro esponenti attivisti
della rivolta. La scena politica è invece dominata dalle reazioni militari e
politiche all’annuncio di 27 piloti, 9 dei quali in servizio, gli altri nella
riserva, di rifiutarsi di partecipare ad operazioni così dette mirate contro
esponenti della rivolta palestinese, perché coinvolgono dei civili innocenti.
Il loro atteggiamento è stato deplorato come gravissimo dal capo dello Stato e
dal primo ministro. Per i nove piloti la procura ha aperto un’azione
giudiziaria.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Ma oltre che di Iraq e Medio
Oriente, al Palazzo di Vetro si parla anche dei cambiamenti che si vogliono
operare al Consiglio di sicurezza. E’ in questa prospettiva, infatti, che si
inserisce la proposta del presidente brasiliano, Luis Inacio Lula Da Silva,
oggi in visita in Messico, di assegnare al suo Paese un seggio permanente
all’organismo in rappresentanza dell’America Latina. Città del Messico ha
definito la proposta “ridicola”.
La partenza per l’Iran di una
missione di ispettori internazionali dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (Aiea), prevista per domenica prossima, è stata rinviata di una
settimana. Lo ha annunciato oggi a Vienna una portavoce dell’Agenzia delle
Nazioni Unite, Melissa Fleming, aggiungendo che “il governo iraniano ha chiesto
questo rinvio per avere più tempo per i preparativi della visita”.
Rimane
in carcere a Stoccolma l’uomo arrestato, mercoledì scorso, e sospettato della
morte - avvenuta il 10 settembre - del ministro degli esteri svedese, Anna
Lindh. Lo ha ordinato stamani un tribunale della capitale svedese. Il giovane
24.enne era stato arrestato dopo il rilascio di un primo sospetto.
La Commissione europea è al
centro delle polemiche per il caso Eurostat, l’ufficio di statistica
comunitario che fornisce tutti i dati economici dell’Unione. Da Bruxelles, il
servizio di Laura Forzinetti:
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Secondo alcune prove raccolte dal
sistema di audit interno della Commissione stessa e dall’ufficio
antifrode dell’Unione Europea (Olaf) ci sono stati casi gravissimi di cattiva
amministrazione, condotti a contabilità, fondi neri, assegnazione di appalti
senza gara. Il caso scoppiato a giugno ha portato i commissari potenzialmente
responsabili, Pedro Solbes, Michaele Schreyer e Neil Kinoch, davanti alla
Commissione per il controllo del bilancio del Parlamento europeo. Stadio
successivo è stata l’audizione di Prodi davanti, questa volta, alla Commissione
dei presidenti del Parlamento europeo a porte chiuse. Il capo dell’Esecutivo ha
difeso a spada tratta il suo operato e quello della sua Commissione, invocando
il fatto che proprio la sua squadra ha agito per sbloccare i casi di
irregolarità di Eurostat, casi di cui i più gravi, secondo Prodi, risalgono
alla precedente Commissione. Sulla responsabilità politica e l’ipotesi di
eventuali dimissioni di qualche commissario, Prodi ha decretato un secco ‘no’.
Da Bruxelles, per Radio Vaticana,
Laura Forzinetti.
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In Giappone forti scosse
sismiche, della magnitudo di 8 gradi della scala Richter hanno colpito, la
scorsa notte, l’isola settentrionale di Hokkaido, causando la morte di una persona
ed oltre 240 feriti. L’epicentro del sisma è stato localizzato al largo
dell’isola, 750 chilometri a Nord di Tokyo, con ipocentro a 60 chilometri di
profondità sotto il fondale marino. E’ intanto fortunatamente rientrato
l’allarme per lo ‘tsunami’, una gigantesca onda anomala che dal mare avrebbe
potuto abbattersi sulla costa.
Ha stretto forte a sé la sua
bimba Wasila, e si è lasciata andare a lacrime di sollievo e di liberazione. Si
è concluso così il lungo calvario di Amina Lawal, la donna nigeriana condannata
nel marzo 2002 alla lapidazione per adulterio e assolta, ieri, dal tribunale
islamico di Bakori, nel Nord della Nigeria. “Finalmente, è finita”, ha
sussurrato Amina, 31 anni, dopo la lettura della sentenza del giudice, Ibrahim
Maiangwa, che ha definito la sua condanna a morte una decisione “completamente
errata”.
Tornerà oggi nella sua casa di Rangoon, agli arresti
domiciliari, la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi. La premio
Nobel per la pace era stata operata nei giorni scorsi, dopo che dal 30 maggio
era tenuta in detenzione dalle autorità di Myanmar. Il suo medico curante ha
assicurato che, “chiunque voglia vederla, potrà fare richiesta alle autorità”.
Permangono comunque le perplessità e le proteste della comunità internazionale
sui motivi del suo arresto.
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