RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 269 - Testo della Trasmissione venerdì 26 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa rientrato ieri sera in Vaticano dalla residenza estiva di Castel Gandolfo. Domani nella Basilica di San Pietro la Messa in memoria dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo I

 

Dieci anni fa, con l’enciclica “Veritatis splendor”, il Pontefice illustrava le basi della morale cristiana. Ai nostri microfoni, il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, arcivescovo Angelo Amato

 

La Santa Sede aderisce alla Giornata Mondiale del Turismo, dedicata quest’anno ai temi della povertà e dell’occupazione. Ingresso gratuito domani ai Musei Vaticani.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Dodici giorni di Benedizioni”, il Convegno mondiale del Rinnovamento Carismatico Cattolico a Castel Gandolfo, per interrogarsi sulla sfida della maturità e farsi benedizione gli uni per gli altri. Con noi, il vescovo Joseph Grech, padre Raniero Cantalamessa e il prof. Andrea Riccardi

 

Bambini e adolescenti, prime vittime delle violenze che ancora colpiscono il Kosovo. Appello di “Save the Children” per i minori. Intervista con Antonello Sacchetti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

In corso in Canada il Convegno mondiale sulle foreste

 

Emergenza alimentare per la popolazione a Timor Est, in vista della stagione delle piogge

 

Grazie al sistema di prevenzione, danni contenuti alle persone e alle strutture dopo la scossa di terremoto verificatasi la notte scorsa in Giappone

 

L’italiano padre Teresino Serra, eletto nuovo superiore generale dei Missionari Comboniani.

 

In un comunicato stampa all’agenzia nordcoreana Kcna, il Paese denuncia il dispiegamento dei missili statunitensi “Patriot” nella Corea del Sud

 

24 ORE NEL MONDO:

Gli Stati Uniti fissano un calendario per l’Iraq: Costituzione entro 6 mesi ed elezioni nel 2004

 

Sharon ritiene difficile catturare Arafat preservando la sua incolumità

 

Fondi neri, appalti truccati: la Commissione europea al centro delle polemiche per il caso Eurostat.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 settembre  2003

 

 

 DOPO IL RITORNO DI IERI IN VATICANO,

IL PAPA SI ACCINGE A PRESIEDERE LA MESSA PER IL 25.MO DELLA MORTE

DI PAOLO VI E GIOVANNI PAOLO I

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Da ieri sera, Giovanni Paolo II si trova nuovamente nel suo Palazzo apostolico in Vaticano. Dopo il lungo soggiorno nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, iniziato lo scorso 10 luglio, il Papa ha lasciato il complesso delle Ville pontificie e in auto ha raggiunto Roma verso le 19.30.

 

         Già stamani - nonostante l’apprensione suscitata per le sue difficili condizioni di salute, che lo avevano costretto due giorni fa a disertare l’udienza generale - Giovanni Paolo II ha ripreso la consueta attività quotidiana, ricevendo due vescovi e due prelati delle Filippine, appartenenti ad un secondo gruppo di presuli del Paese asiatico in visita ad Limina. Per domani, poi, è in programma alle 18.30, all’Altare della Confessione nella Basilica di San Pietro, la Messa solenne nel 25.mo anniversario della morte di Paolo VI e Giovanni Paolo I. Il Papa presiederà la Santa Messa – celebrata dal cardinale Joseph Ratzinger e dal Collegio cardinalizio – e terrà l’omelia, oltre a guidare la preghiera universale e impartire la benedizione apostolica.

 

         Ricordiamo che la nostra emittente seguirà la celebrazione eucaristica in radiocronaca diretta a partire dalle 18, con commento in italiano, sull’onda media dei 585 kHz e i 105 MHz della modulazione di frequenza. 

 

 

DIECI ANNI FA CON L’ENCICLICA VERITATIS SPLENDOR

IL SANTO PADRE PRESENTAVA I FONDAMENTI DELLA MORALE CRISTIANA:

CON NOI L’ARCIVESCOVO ANGELO AMATO

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Si è concluso nella mattinata di oggi a Roma un Simposio promosso dalla Congregazione per la dottrina della fede a 10 anni dalla Veritatis Splendor. Il documento fu pubblicato il 6 agosto 1993 nella Festa della Trasfigurazione del Signore, festa che dà un tono particolare al significato della morale cristiana, che è vita in comunione con Gesù Cristo nell’obbedienza a Dio Padre e anche nella trasparenza di grazia dello Spirito Santo. Questo Simposio ha sottolineato il quadro interpretativo della Veritatis Splendor sui temi fondamentali della morale cristiana. Vi hanno partecipato studiosi di varie parti del mondo ed oggi si è concluso con un messaggio del Santo Padre, in cui il Pontefice ringrazia i teologi della loro collaborazione all’approfondimento di questa Enciclica. Il Simposio era stato aperto martedì scorso dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto del Dicastero vaticano per la dottrina della fede, il quale aveva tracciato un quadro interpretativo di questo importante documento sui temi fondamentali della morale cristiana. Il simposio ha visto la partecipazione di studiosi da ogni parte del mondo. La parola all’arcivescovo Angelo Amato, segretario del Dicastero:

 

R. - Il tema centrale è stato l’enucleazione di un’antropologia di tipo filiale in teologia morale. Questa impostazione di morale fondamentale di tipo filiale, ovviamente, come è stato detto da molti, non può ridursi a semplice parenesi, ma deve poi tradursi in soluzioni veritative per le mille sfide che la cultura contemporanea pone alla morale speciale. Quindi, questo tipo di antropologia filiale dovrebbe far luce sui tanti problemi che oggi si vengono a creare, come per esempio la clonazione dell’uomo o tutti i temi complessi della bioetica. In concreto si sono affrontate tematiche come la relazione tra l’umano autonomo e il divino eteronomo, la relazione tra natura e soprannaturale nell’antropologia cristiana, la relazione sulla Chiesa mediatrice ed educatrice di antropologia filiale.

 

D. - Il Pontefice ha fatto sentire la sua presenza?

 

R. - Ecco, nel messaggio del Santo Padre, oggi abbiamo avuto espressioni di riconoscenza per il lavoro, la collaborazione che i teologi danno al magistero della Chiesa soprattutto nella recezione e nella illuminazione del magistero della Chiesa stessa, del magistero del Santo Padre in dottrina morale, e poi il Santo Padre con questa Enciclica ha sottolineato un importante aspetto della morale cristiana oggi, cioè il riferimento assoluto a nostro Signore Gesù Cristo come orizzonte comune della dottrina morale cristiana. Questo è emerso dalle relazioni molto chiaramente, cioè, oggi, nella teologia morale, il riferimento a nostro Signore Gesù Cristo è un riferimento portante, non secondario ma essenziale. La morale è vita di comunione filiale in Gesù Cristo, con il Padre nella carità dello Spirito Santo.

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LA SANTA SEDE ADERISCE ALLE INIZIATIVE

PER LA GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO CHE RICORRE DOMANI.

INGRESSO GRATUITO AI MUSEI VATICANI. IN FINE SETTIMANA CADONO

ANCHE LE GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

La Missione permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del Turismo ha sollecitato gli Enti ecclesiastici ad aderire all’invito di tenere aperti, domani gratuitamente, i musei e i luoghi d’arte in occasione della XXIV Giornata mondiale del turismo. Tema di quest’anno è: “Il turismo: elemento propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione di lavoro e l'armonia sociale”. L’Organizzazione mondiale del turismo, cui aderiscono 140 Paesi, intende promuovere una più diffusa coscienza dei valori umani, culturali e spirituali e di un corretto sviluppo del fenomeno turistico. A Roma, domani, saranno aperti gratuitamente al pubblico i Musei Vaticani e il Museo storico vaticano a San  Giovanni in Laterano.

   

Sarà facilitato l’accesso ai  Musei vaticani anche domenica 28  in occasione delle tre Giornate europee del patrimonio che, a partire da oggi, coincidono con il fine settimana. La manifestazione, voluta dal Consiglio d’Europa, coinvolge oltre 40 Paesi e promuove quest’anno la riflessione intorno al tema: “Patrimonio monastico-simbiosi di spiritualità e creatività artistica e canale principale per la nascita dell’identità europea”. Il programma prevede, tra l’altro, una meditazione musicale nella Basilica di San Pietro, venerdì alle 18; visite guidate all’Archivio della Basilica, nella giornata di sabato; accesso gratuito alle catacombe di Roma, domenica. Vi hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni culturali, i Musei Vaticani e la Biblioteca Apostolica Vaticana.

  

Tornando alla giornata di domani, la capitale italiana si fa promotrice anche di un’iniziativa di solidarietà per la Terra Santa. Gli albergatori di Roma e provincia hanno promesso, infatti, di devolvere l’1 per cento degli incassi alle opere di carità del Papa in quella terra. L’invito è rivolto anche ai titolari di bar e ristoranti. I fondi, che saranno consegnati a Giovanni Paolo II il prossimo 16  ottobre, giorno del 25.mo anno del suo pontificato, andranno a beneficio di operatori turistici e di una organizzazione non governativa che opera nel campo della solidarietà in Terra  Santa. La somma raccolta sarà portata in Terra Santa nei primi mesi del 2004 durante uno speciale pellegrinaggio.

   

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La situazione in Iraq apre la prima pagina: un bombardamento in un mercato a Baaquba causa la morte di otto civili.

 

Nelle vaticane, un articolo di Gianfranco Grieco sulle conclusioni dell'Incontro inter-religioso svoltosi ad Astana, in Kazakhstan.

Per il cammino della Chiesa in Europa, un articolo sulla visita in Slovacchia e in Ucraina del cardinale Daoud: "Sulle orme di Giovanni Paolo II pellegrino nelle terre dei martiri per costruire un futuro di pace e di riconciliazione”.

Una pagina dedicata all'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Caltanissetta.

 

Nelle estere, riguardo al nucleare, l'"Aiea" rivela che tracce di uranio arricchito sono state rinvenute in un altro sito iraniano.

Usa-Russia: anche la Cecenia nell'agenda del vertice tra Bush e Putin. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca sulla pubblicazione di scritti di Raymond Aron intitolata "Il ventesimo secolo. Guerre e società industriale".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 settembre 2003

 

“DODICI GIORNI DI BENEDIZIONI”: UN CONVEGNO MONDIALE

DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO A CASTEL GANDOLFO,

PER INTERROGARSI SULLA SFIDA DELLA MATURITA’

E FARSI BENEDIZIONE GLI UNI PER GLI ALTRI

- Servizio di Paolo Salvo -

 

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Un grande canto di lode al Signore in tutte le lingue, come un solo corpo e un solo cuore, con mille e mille braccia alzate al Cielo e l’animo in festa. Si è aperto e si è chiuso così il Convegno internazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico, svoltosi dal 18 settembre presso il Centro Mariapoli a Castel Gandolfo, per proseguire da oggi con un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e ad altri santuari italiani, fino alle quattro Basiliche patriarcali di Roma. Sono venuti in più di mille da 73 Paesi di tutto il mondo, per partecipare con il tipico entusiasmo carismatico a questo evento, che ha avuto tra i principali animatori il vescovo australiano di origine maltese Joseph Grech, il quale così esprime la sua impressione.

 

“Le mie prime impressioni sono molto positive, a questo riguardo qui ci sono persone da oltre 72 Paesi del mondo e veramente abbiamo un’idea della Chiesa cattolica che abbraccia tutto il mondo. E vedere tutta questa gente, con tutte le differenze, anche di colore, in fondo siamo uniti da una cosa sola, dalla nostra fede. Perciò, avere un’opportunità di godere questa fede, di celebrare questa fede e di celebrare questa fede con tanta ricchezza, di diversi doni da tutto il mondo, questo per me è una cosa che mi incoraggia molto, specialmente nel mio ministero come vescovo, ma anche come cattolico, come cristiano. Questa è la prima cosa. La seconda cosa è che c’è una sete di amare la Chiesa, di approfondire quello che la Chiesa ci insegna. C’è un amore verso il Santo Padre, c’è un amore verso quello che ci fa cattolici e c’è questa voglia di celebrarlo e di approfondirlo”.

 

Sulla sfida impegnativa della santità per il Rinnovamento Carismatico alla luce della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II “Novo millennio ineunte”, ha parlato il padre Raniero Cantalamessa, che ha guidato il ritiro spirituale, in lingua inglese. Il predicatore della Casa Pontificia ha pure risposto ad una serie di domande sul rapporto tra fedeltà allo Spirito e istituzione, sottolineando anche il profondo cambiamento che il Rinnovamento Carismatico continua a produrre nella vita di tante persone.

 

“Si ritorna sempre alla Pentecoste, perché questa, in realtà, è un’esperienza di Pentecoste, è l’esperienza di questa effusione dello Spirito che non è il punto finale. Guai ad illudersi che questo sia il vertice della vita cristiana. La Pentecoste fu per gli apostoli l’inizio di una nuova vita cristiana, non la fine, poi ci furono le persecuzioni, ma indubbiamente la Pentecoste operò negli apostoli una trasformazione così radicale che li vediamo immediatamente dopo proprio come altre persone, coraggiose, pronte a soffrire per Cristo. Gli stessi effetti io li vedo in tantissime persone, con un cambiamento radicale che naturalmente suppone poi di essere coltivato attraverso i Sacramenti e il Magistero, di poter arrivare alla perfezione della vita cristiana. Forse in questo sta la differenza tra il Rinnovamento carismatico nella Chiesa cattolica e fuori. Fuori, l’esperienza di Pentecoste o di seconda conversione, come è detto, è tutto e tutto ruota intorno a questo momento forte di conversione. Per noi cattolici questo è l’inizio, come l’inizio di un Vangelo, ma è una spinta fortissima.

 

Ho visto delle persone trasformate, abbiamo sentito qui la testimonianza di una coppia: venivano entrambi da una vita disperata, rotta, perduta, e adesso è un matrimonio santo, in cui risplende proprio la santità che ci ha incantato tutti quanti. Le stesse cose nei sacerdoti, negli sposati e non si può negare che questo sia l’opera dello Spirito Santo. Non vuol dire che questo costituisce una categoria speciale, però sono persone che hanno ricevuto una grande grazia, una responsabilità grande per tutta la Chiesa. Il mio desiderio per tutti noi è che questa grazia sia condivisa da tutti, che la Chiesa non guardi al Rinnovamento Carismatico come un’isola di alcune persone particolarmente prone all’emozionalismo, ma che vedano che questa è la norma della vita cristiana. Gesù ha concepito la sua vita, la vita che ci ha dato sulla Croce, per essere vissuta nello Spirito”.

 

“Dieci giorni di Benedizioni”, il tema promettente dell’incontro, in un clima di profonda comunione spirituale e anche di grande umanità tra le persone, ad esprimere quasi palpabilmente che in Cristo Signore e Salvatore l’Amore si è fatto carne in mezzo a noi. E’ la benedizione più grande quella che si incarna nella “spiritualità di comunione”, tanto incoraggiata dal Papa e testimoniata anche da Chiara Lubich, ospite del convegno carismatico. Una testimonianza dell’amore che si fa aiuto per i poveri l’ha recata il prof. Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’Egidio.

 

“Fra i movimenti c’è stata sempre una convergenza, ma direi che dopo la Pentecoste del ’98 c’è veramente uno spirito di famiglia, un gusto di essere insieme, nella stessa famiglia, nelle diversità delle personalità. E’ il gusto che ho sentito qui a questo incontro dell’Iccrs, dove ho chiesto la preghiera di questo grande Movimento carismatico per tutti i poveri della terra, per il lavoro della Comunità di Sant’Egidio, per i poveri e per la pace”.

 

Più di 70 i sacerdoti concelebranti per le Messe, inclusa quella presieduta mercoledì dal cardinale James Stafford, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Sullo Spirito Paraclito, nella classica interpretazione di Consolatore, ha parlato nell’omelia conclusiva padre Cantalamessa, con l’invito a farci “paracliti”, ossia “consolatori”, gli uni per gli altri. E’ anche così che il cristiano diventa per l’altro una benedizione.

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BAMBINI E ADOLESCENTI, PRIME VITTIME DELLE VIOLENZE

CHE ANCORA COLPISCONO IL KOSOVO.

L’APPELLO PER I MINORI DI SAVE THE CHILDREN

- Intervista con Antonello Sacchetti -

 

Il rapido avvio del dialogo fra le autorità serbo-montenegrine e quelle albanesi del Kosovo, in vista del consolidamento della democrazia nell’ex provincia jugoslava. Così Harri Holkeri, capo dell'Unmik, l'amministrazione delle Nazioni Unite nel Kosovo, illustrava qualche giorno fa a Roma le priorità dell’Onu per quella tormentata area dei Balcani a maggioranza albanese, che visse nel ’99 una violenta pagina di pulizia etnica e di guerra. A distanza di quattro anni, a fronte di una ripresa che stenta a decollare, i contrasti interetnici tra albanesi e la minoranza serba continuano a mantenere viva la tensione e a fomentare altri lutti. L’estate appena trascorsa ha segnato una nuova escalation di violenze, che hanno spesso visto tra le prime o uniche vittime i bambini e gli adolescenti kosovari.

 

Per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale su questa ondata di crimini, si è mossa l’organizzazione “Save the Children”, che ha levato un appello perché la ricostruzione del Kosovo si sviluppi in condizioni pacifiche e senza discriminazioni di razza e di religione. Antonello Sacchetti, di Save the Children Italia, fa il punto della situazione, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

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R. - ‘Save the Children’ ha sotto osservazione una situazione piuttosto difficile: l’esclusione sociale nei confronti della minoranza serba, discriminazione che colpisce soprattutto a scuola. Ecco qualche dato per capire meglio la situazione in Kosovo: in tutta l’ex provincia serba c’è una partecipazione scolastica molto alta, che arriva al 97 per cento. Ma se andiamo a vedere la minoranza serba, constatiamo che la percentuale scende di 20 punti, arrivando al 77 per cento: e questo per quanto avviene nella sola scuola primaria. Nella scuola secondaria, questa discriminazione colpisce soprattutto, per così dire, la ‘minoranza della minoranza’, cioè le ragazze serbe. Se il 56 per cento delle ragazze di etnia albanese frequenta le scuole superiori - che ovviamente poi costituiscono il lasciapassare per il mondo del lavoro - tra le ragazze serbe questa percentuale scende al 40 per cento. Inoltre, c’è una discriminazione, anzi una divisione già all’interno della scuola. Ci sono, per esempio, scuole per serbi e scuole per albanesi. Le scuole per i serbi cominciano un anno dopo - la scuola elementare per loro inizia a sette anni – ci sono programmi scolastici diversi - di storia, di educazione civica diversi. E c’è un finanziamento diverso, con i professori pagati da Belgrado. Quindi, c’è una discriminazione molto molto forte.

 

D. – Questa discriminazione secondo voi fa parte quindi di una più ampia strategia di destabilizzazione dell’enclave serba…

 

R. – E’ difficile, in una situazione del genere, parlare di strategia. Per alcuni versi sarebbe forse anche preferibile, nel senso che quando c’è una volontà ben precisa è più facile anche interloquire con chi è dietro questa strategia. Chiaramente, nel Kosovo di oggi, si scontrano volontà diverse. Sicuramente c’è una forte difficoltà, in questo momento, da parte dell’Unmik, cioè dell’amministrazione locale delle Nazioni Unite, a controllare e ad assicurare un futuro di sviluppo e di giustizia nel Kosovo. E’ un’eredità pesante, quella raccolta dall’Onu, che naturalmente proviene dagli anni delle discriminazioni nei confronti degli albanesi volute da Milosevic. Ci però sono numerosi problemi che chiedono soluzione. Un esempio è il traffico di minori: secondo il dato dell’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, tra il 2000 e il 2002, si sono avute notizie di 303 donne vendute molto spesso per sfruttamento sessuale. Tra queste 303 donne, 38 erano minorenni.

 

D. – In questa zona franca, dove certamente la sicurezza di chi lavora a sostegno della popolazione è messa ogni giorno a dura prova, c’è un coordinamento tra le Ong presenti ed i militari della Kfor?

 

R. – Sì, c’è collaborazione. Abbiamo visto tutti le immagini di bambini che la mattina per andare a scuola vengono scortati dalle forze dell’ordine. E’ chiaramente un’immagine che non vorremmo più vedere: i bambini non devono attraversare la strada scortati da un carro armato o comunque le pattuglie di soldati non dovrebbero stazionare fuori degli edifici scolastici. E’ evidente, quindi, che in questa fase è molto importante una collaborazione tra le diverse forze presenti in Kosovo.

 

D. – Save The Children ha voluto lanciare un appello-denuncia dopo queste violenze…

 

R. – Sì, è un appello anche per non dimenticare, per ricordare che il Kosovo continua ad esistere e ad avere problemi. Problemi che non possono essere considerati risolti solo perché non si bombarda più o perché non si hanno più notizie macroscopiche di discriminazione. Noi abbiamo voluto ricordare questa situazione, proprio perché da lì viene anzitutto il grave problema del traffico di minori, ma in generale perché è un esempio di come, una volta finita la guerra, sia importante costruire la pace. Di come sia importante che le Nazioni Unite mantengano sempre uno stato di allerta costante relativo ai problemi di convivenza civile.

 

D. – A che punto è la ricostruzione?

 

R. – Diciamo che il Kosovo sta ripartendo, ma è chiaro che la situazione resta difficile, sia dal punto di vista sociale, sia economico. In alcune regioni la disoccupazione arriva addirittura al 60 per cento. L’emergenza non è ancora passata: ci sono segnali positivi, ma è bene ricordare che c’è ancora molto da lavorare.

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CHIESA E SOCIETA’

26 settembre 2003

 

LA GESTIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE NECESSITA DI RISULTATI CONCRETI

PER SOSTENERE LA LOTTA ALLA FAME E L’IMPIEGO EFFICACE DELLE RISORSE IDRICHE:

E’ QUANTO EMERGE DAL CONVEGNO MONDIALE IN CORSO IN CANADA

 

QUEBEC CITY (CANADA). = “La foresta fonte di vita” è il tema del dodicesimo congresso mondiale sulle foreste in corso, fino al 28 settembre, a Quebec City.  Il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, è intervenuto per affermare che la gestione del patrimonio forestale deve basarsi su risultati concreti per una gestione sostenibile. Il ruolo delle foreste è importante per attenuare le condizioni che causano cambiamenti climatici e per combattere la desertificazione. Diouf ha lanciato un appello perché si mettano in pratica i progetti delineati dai precedenti congressi. La gestione sostenibile si basa sulla conservazione delle diversità biologiche e sul riconoscimento della funzione economica delle foreste. La maggiore sfida è la fame che riguarda 840 milioni di persone.  “Gli operatori forestali, mediante la conservazione delle risorse naturali e delle funzioni che mantengono i processi produttivi, possono assicurare un ambiente che favorisca una produzione di cibo sostenibile”, ha affermato Diouf.  La seconda sfida è rappresentata dall’impiego efficace delle risorse idriche. Un patrimonio forestale ben gestito, preservando gli argini e i corsi d’acqua, aiuta a proteggere le preziose risorse acquatiche. La gestione sostenibile delle foreste avrebbe potuto evitare in molti paesi l’esplosione devastante degli incendi. (M.R.) 

 

 

EMERGENZA ALIMENTARE A TIMOR EST: IN VISTA DELLA STAGIONE DELLE PIOGGE

È DRAMMATICA LA SITUAZIONE DELLA POPOLAZIONE SOFFERENTE PER LA SCARSITÀ

DI CIBO E PER LA MALNUTRIZIONE CHE AFFLIGGE SOPRATTUTTO I BAMBINI

 

TIMOR EST. = A Timor Est 110 mila persone, su un totale di 750 mila abitanti, combattono contro il problema della fame e molti, per sopravvivere, sono costretti a nutrirsi con cibi selvatici. “Quest’anno abbiamo notato che molti a Timor Est hanno iniziato, con grande anticipo rispetto al passato, a fare provviste in previsione della stagione delle piogge”: lo ha dichiarato Mohamed Seleheen, dirigente dell’“Indonesia Country”, ente collegato al Programma alimentare mondiale. Gli abitanti dell’Isola mangiano una sola volta al giorno sempre con pasti frugali consistenti in tuberi e polenta di foglie di palma. Molti stanno vendendo il bestiame per poter fronteggiare le emergenze. Tutto ciò è conseguenza della crescente siccità che negli ultimi due anni ha fatto diminuire la produzione di mais. La popolazione si è nutrita con i semi bruciando il raccolto. L’allarme è arrivato dall’ “East Timor action network”, rete di informazione locale che lotta per difendere i diritti del Paese e per sostenere la ricostruzione democratica. La popolazione timorese soffre già da anni di scarsità di cibo, in gran parte è malnutrita e soprattutto i bambini sono sotto i parametri di normalità nella crescita. L’appello è rivolto ai Paesi ricchi affinché aiutino l’isola al più presto. Il Programma alimentare mondiale ha promesso 5 tonnellate e mezzo di provviste. Finora l’Australia ha donato provviste per 1 milione di dollari. (M.R.)

 

 

UNA SCOSSA DI TERREMOTO PARI ALL’OTTAVO GRADO DELLA SCALA RICHTER

HA FATTO TREMARE QUESTA NOTTE IL GIAPPONE: GRAZIE AL SISTEMA DI PREVENZIONE CI SONO STATI DANNI CONTENUTI ALLE PERSONE E ALLE STRUTTURE

 

TOKYO. = Il Giappone del nord è stato colpito questa notte da una forte scossa di terremoto che ha raggiunto l’ottavo grado della scala Richter, con epicentro nella città di Hokkaido. Il bilancio è di due vittime e di almeno 420 feriti. Circa 41 mila persone sono state fatte evacuare dalle zone costiere per sfuggire al pericolo delle onde derivate dalle scosse di assestamento. I danni più ingenti alle strutture sono stati  l’incendio in un deposito di greggio nella città di Kosan e il deragliamento di un treno. Circa 16 mila abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica e il traffico aereo e marittimo è stato sospeso. I palazzi e i grattacieli hanno oscillato ma non sono crollati: i feriti sono stati causati dal mobilio e dagli elettrodomestici rovesciatisi durante la scossa. Il bilancio del sisma si può, però, considerare positivo in uno dei territori più sismici del mondo, ottenuto grazie all’esperienza e al sistema di prevenzione dei danni applicato alle tecniche architettoniche, grazie ai materiali di costruzione e ai sistemi di sicurezza. (M.R.)

 

 

È PADRE TERESINO SERRA IL NUOVO SUPERIORE GENERALE

DEI MISSIONARI COMBONIANI ELETTO DAL SEDICESIMO CAPITOLO

DELLA CONGREGAZIONE, IN CORSO A ROMA

 

ROMA. = È stato eletto il nuovo superiore generale di missionari comboniani, padre Teresino Serra. Lo ha proclamato il sedicesimo capitolo generale della congregazione riunito a Roma. È di origine sarda ed ha svolto il suo servizio missionario in Kenia e successivamente in Messico fino al 1997. Fino ad oggi è stato membro della provincia italiana e ha ricoperto l’incarico di vice – provinciale. L’istituto dei missionari comboniani è stato fondato nel 1867 da Daniele Comboni che sarà santificato da Giovanni Paolo II il 5 ottobre prossimo. Fin dalla nascita, l’Istituto dei comboniani si è sempre occupato dell’Africa, dedicandosi all’evangelizzazione  e alla promozione umana. (M.R.)

 

 

“UN’AZIONE PROVOCATORIA DEGLI USA PER PREPARARE LA GUERRA”:

COSÌ LA COREA DEL NORD HA COMMENTATO IL DISPIEGAMENTO DEI MISSILI ‘PATRIOT’ NEL TERRITORIO DELLA COREA DEL SUD CHE METTE IN PERICOLO LA DELICATA QUESTIONE DEL DISARMO NUCLEARE NELLA PENISOLA ASIATICA

 

PYONGYANG. = La Corea del Nord ha denunciato il dispiegamento di missili statunitensi “Patriot” nella vicina Corea del Sud con un comunicato stampa all’agenzia nordcoreana Kcna. Nella scorsa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato di avere completato il dispiegamento dei missili e di aver portato in Sud Corea altro materiale bellico. “Un’azione provocatoria degli Usa per completare la sua preparazione alla guerra” è stato definito dalla Corea del Nord il dispiegamento dei ‘Patriot’ in grado di centrare missili balistici e cruise. Il gesto statunitense potrebbe complicare il già difficile rapporto tra i due Paesi: le autorità di Pyongyang sono preoccupate per la risoluzione del problema nucleare che può compromettersi con la questione dei missili in Corea del Sud. Il polverone degli armamenti nucleari si è alzato nell’ottobre del 2002 quando gli Stati Uniti hanno scoperto un piano atomico segreto nella Corea del Nord. I missili ‘Patriot’ rappresentano quindi il deterrente per lo Stato comunista per mantenere gli armamenti nucleari fin quando gli Usa non abbandoneranno la politica ostile nei suoi confronti. (M.R.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 settembre 2003

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’Iraq continua ad essere teatro, purtroppo, di una funesta spirale di odio e violenza. Un sanguinoso attacco è stato perpetrato, ieri sera, contro il mercato della città di Baaquba, a Nordest di Baghdad, provocando la morte di almeno otto iracheni. Poche ore prima, era morta nella capitale irachena Akila Al Hashimi, ministro del governo provvisorio, per le ferite causate dall’attentato di sabato scorso. Ed ancora nella giornata di ieri un soldato americano è rimasto ucciso a Kirkuk, nel Nord del Paese, durante  un agguato. Con  l’obiettivo di normalizzare la complessa situazione nello Stato del Golfo Persico, gli Stati Uniti hanno intanto avanzato agli iracheni la richiesta, resa nota dal segretario di Stato americano, Colin Powell, in un’intervista pubblicata oggi dal New York Times, di redigere “una nuova Costituzione fra 6 mesi e di indire le elezioni entro la fine del 2004”. L’amministrazione statunitense si è opposta alle richieste di trasferire l’autorità all’esecutivo transitorio iracheno entro un periodo di tempo più breve, perché sostiene che il Consiglio di governo in carica non avrebbe - in quanto non eletto - la legittimità per assumere la guida dell’Iraq. All’Onu è in corso, inoltre, il dibattito per una nuova risoluzione sul Paese arabo. Manca ancora un accordo sull’invio di una forza multilaterale, ma i toni usati ieri dal presidente russo, Vladimir Putin, sono sembrati piuttosto concilianti, come ci conferma Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo del Cremlino, Putin, parlando ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha criticato gli Stati Uniti per aver lanciato la guerra senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza, ma ha espresso la disponibilità a collaborare per riportare la stabilità nel Paese. Il leader russo ha detto che solo la partecipazione diretta del Palazzo di Vetro può garantire agli iracheni l’opportunità di decidere il loro futuro, ma non ha dato scadenze precise per il passaggio dei poteri. Il presidente americano Bush, la cui popolarità è calata sotto il 50 per cento nei sondaggi americani, ha ricevuto un sostegno dalla Gran Bretagna. Ieri, però, Kofi Annan ha riunito i suoi consiglieri per valutare l’ipotesi di ritirare tutto il personale rimasto in Iraq dopo l’attentato alla sede di Baghdad e ha deciso di ridurlo fino a quando potrà operare in condizioni di sicurezza. Al momento restano nel Paese 86 funzionari stranieri, ma molti di loro potrebbero partire nel prossimo futuro, anche se l’Onu dice che non si tratta di un’evacuazione.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Il segretario generale della Nato, George Robertson, è giunto oggi a Kabul per una visita alla Forza di sicurezza e assistenza (Isaf). L’Isaf, sotto comando dell’Alleanza atlantica da metà agosto, ha il compito di mantenere l’ordine nella capitale dell’Afghanistan e nei dintorni. La sua breve sosta a Kabul, nel quadro di un programma di visite in Asia centrale, giunge mentre si moltiplicano gli appelli per un allargamento del campo di azione dell’Isaf.

 

In Medio Oriente si susseguono notizie di scontri ed arresti: unità scelte israeliane hanno arrestato questa notte a Ramallah, in Cisgiordania, 25 militanti di Hamas. Sul piano diplomatico è previsto oggi, a New York, l’incontro tra Stati Uniti, Russia, Unione europea ed Onu. Israele si è intanto impegnato a consultarsi con gli Stati Uniti prima di decidere un’eventuale espulsione di Arafat dai Territori. La promessa è stata fatta dal ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, al segretario di Stato americano, Colin Powell, nel corso di un colloquio che i due hanno avuto ieri a New York. “Bisogna comunque ricordare – ha dichiarato oggi il premier israeliano Ariel Sharon – che è molto difficile promettere di salvaguardare l’incolumità di Arafat se lo cattureremo”. Il servizio di Graziano Motta:

 

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“Non facciamoci illusioni su Arafat, il modo di risolvere il suo problema è di isolarlo”, ha affermato il segretario di Stato Powell, incontrando il ministro degli Esteri israeliano a New York. Nello stesso tempo egli ha ribadito la validità della road map, il piano di pace, per la cui attuazione – ha insistito – occorre continuare ad agire. Il ministro Silvan Shalom ha accettato una posizione attendista, ma nel frattempo non desiste dal condurre operazioni militari contro esponenti attivisti della rivolta. La scena politica è invece dominata dalle reazioni militari e politiche all’annuncio di 27 piloti, 9 dei quali in servizio, gli altri nella riserva, di rifiutarsi di partecipare ad operazioni così dette mirate contro esponenti della rivolta palestinese, perché coinvolgono dei civili innocenti. Il loro atteggiamento è stato deplorato come gravissimo dal capo dello Stato e dal primo ministro. Per i nove piloti la procura ha aperto un’azione giudiziaria.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma oltre che di Iraq e Medio Oriente, al Palazzo di Vetro si parla anche dei cambiamenti che si vogliono operare al Consiglio di sicurezza. E’ in questa prospettiva, infatti, che si inserisce la proposta del presidente brasiliano, Luis Inacio Lula Da Silva, oggi in visita in Messico, di assegnare al suo Paese un seggio permanente all’organismo in rappresentanza dell’America Latina. Città del Messico ha definito la proposta “ridicola”.

 

La partenza per l’Iran di una missione di ispettori internazionali dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), prevista per domenica prossima, è stata rinviata di una settimana. Lo ha annunciato oggi a Vienna una portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite, Melissa Fleming, aggiungendo che “il governo iraniano ha chiesto questo rinvio per avere più tempo per i preparativi della visita”.

  

Rimane in carcere a Stoccolma l’uomo arrestato, mercoledì scorso, e sospettato della morte - avvenuta il 10 settembre - del ministro degli esteri svedese, Anna Lindh. Lo ha ordinato stamani un tribunale della capitale svedese. Il giovane 24.enne era stato arrestato dopo il rilascio di un primo sospetto.

 

La Commissione europea è al centro delle polemiche per il caso Eurostat, l’ufficio di statistica comunitario che fornisce tutti i dati economici dell’Unione. Da Bruxelles, il servizio di Laura Forzinetti:

 

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Secondo alcune prove raccolte dal sistema di audit interno della Commissione stessa e dall’ufficio antifrode dell’Unione Europea (Olaf) ci sono stati casi gravissimi di cattiva amministrazione, condotti a contabilità, fondi neri, assegnazione di appalti senza gara. Il caso scoppiato a giugno ha portato i commissari potenzialmente responsabili, Pedro Solbes, Michaele Schreyer e Neil Kinoch, davanti alla Commissione per il controllo del bilancio del Parlamento europeo. Stadio successivo è stata l’audizione di Prodi davanti, questa volta, alla Commissione dei presidenti del Parlamento europeo a porte chiuse. Il capo dell’Esecutivo ha difeso a spada tratta il suo operato e quello della sua Commissione, invocando il fatto che proprio la sua squadra ha agito per sbloccare i casi di irregolarità di Eurostat, casi di cui i più gravi, secondo Prodi, risalgono alla precedente Commissione. Sulla responsabilità politica e l’ipotesi di eventuali dimissioni di qualche commissario, Prodi ha decretato un secco ‘no’.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Laura Forzinetti.

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In Giappone forti scosse sismiche, della magnitudo di 8 gradi della scala Richter hanno colpito, la scorsa notte, l’isola settentrionale di Hokkaido, causando la morte di una persona ed oltre 240 feriti. L’epicentro del sisma è stato localizzato al largo dell’isola, 750 chilometri a Nord di Tokyo, con ipocentro a 60 chilometri di profondità sotto il fondale marino. E’ intanto fortunatamente rientrato l’allarme per lo ‘tsunami’, una gigantesca onda anomala che dal mare avrebbe potuto abbattersi sulla costa.

 

Ha stretto forte a sé la sua bimba Wasila, e si è lasciata andare a lacrime di sollievo e di liberazione. Si è concluso così il lungo calvario di Amina Lawal, la donna nigeriana condannata nel marzo 2002 alla lapidazione per adulterio e assolta, ieri, dal tribunale islamico di Bakori, nel Nord della Nigeria. “Finalmente, è finita”, ha sussurrato Amina, 31 anni, dopo la lettura della sentenza del giudice, Ibrahim Maiangwa, che ha definito la sua condanna a morte una decisione “completamente errata”. 

 

Tornerà oggi nella sua casa di Rangoon, agli arresti domiciliari, la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi. La premio Nobel per la pace era stata operata nei giorni scorsi, dopo che dal 30 maggio era tenuta in detenzione dalle autorità di Myanmar. Il suo medico curante ha assicurato che, “chiunque voglia vederla, potrà fare richiesta alle autorità”. Permangono comunque le perplessità e le proteste della comunità internazionale sui motivi del suo arresto.

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