RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 267 - Testo della
Trasmissione mercoledì 24 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Le sfide per la
Chiesa nel continente latinoamericano: ce ne parla il cardinale Paul Poupard.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nell’apertura della 58.ma Assemblea generale
dell’Onu Bush difende l’intervento militare condotto nel Paese arabo.
Dal Palazzo di Vetro la comunità internazionale
rilancia la road-map per il Medio Oriente.
In Costa d’Avorio ritorna lo spettro della guerra
civile: gli ex ribelli escono dal governo di riconciliazione nazionale.
24 settembre 2003
IL RAMMARICO DEL PAPA, INDISPOSTO DA IERI
POMERIGGIO,
PER
AVERE MANCATO STAMANE IL CONSUETO APPUNTAMENTO
CON I
PELLEGRINI ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO.
- Ai
nostri microfoni, Joaquín Navarro Valls -
Apprensione
in tutto il mondo per la salute del Papa, che negli ultimi mesi estivi abbiamo
visto particolarmente affaticato. Come già anticipavano stamane i giornali,
Giovanni Paolo II a causa di un’indisposizione intestinale insorta ieri
pomeriggio non ha tenuto oggi la consueta udienza generale del mercoledì, in
Vaticano, ma ha seguito attraverso la televisione - dal Palazzo apostolico di
Castel Gandolfo - l’incontro con i pellegrini, che sono stati accolti nell’Aula
Paolo VI dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. E al termine
dell’udienza non ha voluto far mancare - attraverso un collegamento in diretta
- il conforto di una sua parola, ascoltata con commozione dai numerosi fedeli,
e il dono della sua benedizione.
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Carissimi
fratelli e sorelle, rivolgo a tutti voi il mio cordiale saluto. Mi dispiace di
non potere essere con voi per questo consueto incontro settimanale. Vi porto
tutti nel mio cuore e vi benedico.
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Ed ecco quanto ci ha appena
dichiarato il portavoce della Sala Stampa vaticana, il dott. Joaquín Navarro
Valls, al microfono di Roberta Gisotti.
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R. – Quello che ho da dire è rassicurante. Intanto, si è
trattato semplicemente di una indisposizione intestinale, che peraltro non è
apparsa come una cosa grave o troppo seria, però naturalmente il medico personale
del Papa lo ha consigliato di non venire oggi all’udienza del mercoledì. Questa
mattina il Papa non era a letto; tra l’altro ha inviato un messaggio che si è
visto anche in televisione: il Papa era nella sua cappella a Castel Gandolfo,
ed ha rivolto un saluto ai pellegrini. Per adesso, si tratta di questo.
D. – Sappiamo che il Santo Padre non si risparmia mai dal
concedersi all’affetto e all’abbraccio di tutti i fedeli nel mondo. Quindi il
pensiero è rivolto anche al futuro delle sue attività...
R. – Le posso dire che tutto il programma delle attività
del Santo Padre che, come lei sa, a partire da adesso è abbastanza intenso, per
ora rimane così com’è. Concretamente, il Papa ritornerà a Roma da Castel
Gandolfo il 26 pomeriggio, come era previsto; quindi il 27 pomeriggio
presiederà nella Basilica di San Pietro alla Messa per i due precedenti
pontefici; poi, all’inizio di ottobre, c’è questo viaggio a Pompei e poi c’è un
programma piuttosto fitto di impegni intorno al 25.mo anniversario della sua elezione.
Quindi, un programma abbastanza intenso e – come le ho detto – per adesso non
c’è stato nessun cambiamento.
D. – Dunque non c’è che raccogliersi in preghiera come ci
ha invitato a fare tutti il cardinale Sodano per una pronta guarigione del
Papa…
R. – Dire di sì, anche perché il Papa, pure in occasioni
in cui non aveva avuto nessuna indisposizione, ha sempre chiesto preghiere, a
più forte ragione adesso. Ma mi permetterei di aggiungere – almeno per i dati
che il medico del Papa mi ha fornito – con serenità, queste preghiere: insomma,
non si tratta di una situazione, sembra, di allarme.
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E’ stato dunque il cardinale
Sodano a dare lettura della catechesi preparata dal Santo Padre per l’udienza
odierna, l’ultima dedicata ad un ciclo di 84 preghiere bibliche contenute nei
Salmi e nei Cantici. Ascoltiamo il servizio di Barbara Castelli:
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Con un affettuoso pensiero rivolto a Giovanni Paolo II, il
cardinale Angelo Sodano ha aperto il tradizionale incontro del mercoledì,
invitando tutti i fedeli a raccogliersi in preghiera per una pronta guarigione
del Santo Padre. Il porporato ha dato poi spazio alla catechesi, dedicata
stamani al Salmo 8. “L’uomo, immerso in un fondale notturno, quando
nell’immensità del cielo s’accendono la luna e le stelle - ha detto Sodano - si
sente come un granello nell’infinito e negli spazi illimitati che lo
sovrastano”. Rivolgendosi ai pellegrini, raccolti in silenzioso ascolto, il
segretario di Stato ha illustrato la duplice esperienza che emerge da questo
“inno di lode”. Dinanzi alla grandiosità del creato, infatti, la persona umana
si sente piccola, ma al tempo stesso prende coscienza che “Dio si china
sull’uomo e lo incorona come suo viceré”. “Il salmo - ha sottolineato - ci
rende consapevoli della nostra grandezza, ma anche della nostra responsabilità
nei confronti del creato”. “La vocazione dell’uomo”, tuttavia, non può essere
“limitata all’attuale mondo terreno”, poiché la vocazione di questa “creatura
così fragile”, che nel mondo deve essere “segno di armonia, di luce e di pace”,
trova il suo adempimento perfetto in cielo. “Dio intreccia per noi quella
‘corona di giustizia’ - ha concluso Sodano - che ricompenserà la nostra fedeltà
a Lui, mantenuta anche nel tempo della tempesta che scuote il nostro cuore e la
nostra mente”. A conclusione dell’udienza, dopo i saluti nelle varie lingue, il
porporato ha rivolto un pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli,
invitando tutti a trovare nel Signore il sostegno delle nostre giornate.
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NOMINA
Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di
Niterói (Brasile) mons. Alano Maria Pena, O.P., finora vescovo di Nova
Friburgo.
LE SFIDE PER LA CHIESA NEL CONTINENTE
LATINOAMERICANO.
CON
NOI IL CARDINALE PAUL POUPARD,
PRESIDENTE
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA CULTURA
- A
cura di Giovanni Peduto -
Il presidente del Pontificio consiglio della cultura, il
cardinale Paul Poupard, è appena rientrato dal Cile dove ha avuto una intensa
settimana di incontri ed ha presieduto, tra l’altro, alla riunione, svoltasi a
Valparaiso, dei responsabili dei Centri culturali cattolici del Cono Sur
dell’America Latina. Giovanni Peduto gli ha chiesto le sue impressioni su quale
cattolicesimo si è trovato davanti e le sfide che incombono sulla Chiesa
latinoamericana:
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La
Chiesa si trova di fronte ad una sfida enorme, davanti ad una nuova generazione
che privilegia più l’emozione e il sentimento che il rigore intellettuale, e
questo va abbinato alla diffidenza verso le grandi istituzioni di cui anche la
Chiesa ne è una; poi c’è una mancanza di coerenza, cioè chi è legato per
famiglia alla Chiesa, non si sente per la stessa ragione tenuto ad aderire
totalmente al messaggio della Chiesa, sia al messaggio fondamentale - per
esempio, di Cristo, insieme figlio di Dio e figlio di Maria santissima - che
alla pratica concreta dell’etica personale e collettiva. Dunque, sfide enormi.
Ma di
fronte a questo ho trovato non soltanto cardinali e vescovi, ma anche laici che
prima di tutto hanno una coscienza nuova di tutto questo, ed hanno il desiderio
di fronteggiare questa situazione con una presa di coscienza nuova da parte di
tutta la rete dell’insegnamento cattolico, questo vuol dire già a partire dalle
parrocchie, fino ai Centri culturali cattolici e alle Università cattoliche.
Poi,
c’è questa nuova situazione dell’America Latina, la quale si continua a
definire come il Continente cattolico, ma che conosce una emorragia, in certi
Paesi anche preoccupante, davanti all’offensiva delle sette. Ne parlavo con il
cardinale arcivescovo di San Paolo, Claudio Hummes, che è a capo di una
megalopoli con una ventina di milioni di persone. Cosa si può fare se non
rafforzare il tessuto vivo della Chiesa ed impegnare tutti i cattolici nella
sua missione!
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La prima pagina si apre con un
dettagliato articolo sulla sessione inaugurale dell’Assemblea generale delle
Nazioni Unite. Annan ribadisce la condanna della “dottrina della guerra
preventiva”. La comunità internazionale cerca convergenze per favorire la
ricostruzione dell’Iraq.
Sempre in prima, riguardo
all’udienza generale, il titolo “Vi porto tutti nel mio cuore e vi benedico”:
il saluto del Papa in collegamento radiotelevisivo da Castel Gandolfo ai
pellegrini presenti nell’Aula Paolo VI e in Piazza San Pietro.
Nelle vaticane, la
catechesi dell’udienza svolta - a nome del Santo Padre - dal cardinale Angelo
Sodano.
L’articolo
dell’inviato Gianfranco Grieco sulla conclusione dei lavori dell’Incontro
inter-religioso ad Astana, in Kazakhstan.
Una pagina dedicata alla
composizione mariana di suor Bianca Gaudiano sui Misteri della Luce, nel
contesto dell’Anno del Rosario.
Nelle estere, l’intervento
della Santa Sede alla sessione plenaria rivolta a dar seguito alle conclusioni
della XXVI sessione speciale: “Attuazione della Dichiarazione d’impegno
sull’Hiv/Aids”.
Medio Oriente: Soldati uccidono
un ragazzo palestinese a Rafah.
Serbia: Milosevic incriminato
per l’omicidio del suo predecessore, Ivan Stambolic.
Nella pagina culturale, un
contributo di Claudio Toscani dal titolo “Mario Pomilio e i ‘perché?’ del
dolore”: vent’anni dalla prima edizione di “Natale del 1833”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i temi della finanziaria e delle pensioni.
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24 settembre 2003
65 MILIARDI DI DOLLARI IL GIRO DI
AFFARI DELLE DROGHE SINTETICHE NEL MONDO:
ALLARME DELL’ONU CHE HA STILATO IL PRIMO RAPPORTO
SU
QUESTO TRAGICO MERCATO DI MORTE
-
Intervista con Antonio Maria Costa -
Aumenta drammaticamente nel mondo la produzione ed il
consumo delle droghe sintetiche: anfetamine, metanfetamine ed ecstasy. Un
business criminale che vale oltre 65 miliardi di dollari e coinvolge 40 milioni
di persone nel mondo. L’allarme è stato lanciato dalle Nazioni Unite, che ha
promosso il primo Rapporto mondiale sulle droghe sintetiche. Nell’ultimo
decennio – spiega il Rapporto – i sequestri di stimolanti di tipo anfetaminico
sono decuplicati fino a raggiungere le 40 tonnellate, ma allo stesso tempo è aumentata
anche la produzione che ha raggiunto il picco di oltre 500 tonnellate per anno.
Stefano Leszczynski ha intervistato Antonio Maria Costa, direttore esecutivo
dell’Ufficio Onu contro la droga ed il crimine (Unodc), che ha sede a Vienna.
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R. – Per quanto riguarda le droghe organiche tradizionali
– l’eroina e la cocaina – la produzione è ovviamente in calo ed è ormai
concentrata in due Paesi: in Afghanistan l’eroina e l’oppio e in Colombia la
cocaina. Il consumo, l’abuso, la tossicodipendenza di questi due prodotti è in
calo nei Paesi ricchi e in crescita nei Paesi dell’Europa dell’Est e dell’ex
Urss e in Cina e in una certa misura è in aumento nei Paesi di traffico. La
marijuhana rappresenta un altro problema: è leggermente in aumento ma ad un
tasso di crescita molto modesto e la produzione potrebbe essere fatta ovunque
ed è soprattutto concentrata in Marocco. Le droghe sintetiche sono invece il
pericolo pubblico numero uno – come io le chiamo – vengono prodotte soprattutto
nei Paesi ricchi, vengono esportate dai Paesi ricchi – soprattutto l’Olanda e
il Belgio – ora anche in Polonia e nell’Europa dell’Est e la crescita
dell’abuso delle droghe sintetiche – anfetamine, ecstasy, metanfetamine – è
fortissimo.
D. – A livello di prevenzione, qual è il vostro invito
alla comunità internazionale?
R. – E’ importante sia sviluppare un’azione scolastica,
dove ci sia una comprensione della severità del problema e di quello che si può
fare, da un lato; dall’altro lato, è importante mobilitare i segmenti sani
della popolazione, intendo dire il 95 per cento della popolazione, che non usa
droghe, affinché essi aiutino il rimanente della società, quel 5 per cento che
invece si droga.
D. – E’ stato sottolineato con enfasi il collegamento che
esiste tra mercato del narcotraffico e terrorismo ...
R. – Sono ritornato dalla missione in Afghanistan 10
giorni fa e lì ho toccato con mano effettivamente la sinergia perversa che si
crea tra il traffico di droga e il terrorismo. Io ritengo che sia fondamentale,
soprattutto nel caso dell’Afghanistan, prendere misure molto più severe di
quelle presenti, e cioè misure di interdizione, di demolizione di laboratori
clandestini e di interruzione del traffico molto più forti di quelle attuali.
Perciò ho inviato formalmente sia i presidenti delle Repubbliche ex sovietiche,
sia il Consiglio della Nato affinché le operazioni di interdizione vengano
portate avanti da militari occidentali presenti in Afghanistan.
D. – Il Rapporto sulle droghe sintetiche, i punti che
ritenete di maggiore pericolo e quali sono le linee-guida che le Nazioni Unite
danno per contrastare questo nuovo mercato?
R. – In primo luogo vorrei sottolineare il pericolo per la
salute pubblica e per la salute individuale che proviene dalle droghe
sintetiche. Le anfetamine e le metanfetamine producono non solo assuefazione ma
anche disfunzione psicologica; l’ecstasy è particolarmente pericolosa per la
neurotossicità e per il fatto che causa nei giovani sintomologia tipo
Alzheimer, in maniera molto prematura. Praticamente, l’ecstasy – se vogliamo
parlar chiaro – produce dei buchi nel cervello dei giovani. Questa è la
preoccupazione che noi abbiamo. Le misure che le Nazioni Unite hanno proposto
sono appunto di lavorare insieme su tutti i fronti: la prevenzione, la lotta al
traffico, il cambiamento della cultura individuale, l’importanza della
famiglia, della Chiesa, dei sistemi religiosi e in particolare della scuola:
tutto questo dev’essere rivalorizzato.
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I
VALORI UMANI NEI MEZZI DI COMUNICAZIONE.
IL
PREMIO SIGNIS A UN DOCUMENTARIO TV
NEL
CONCORSO INTERNAZIONALE PRIX ITALIA
-
Servizio di Ignacio Arregui -
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L’organizzazione
Signis partecipa ad alcune tra le più importanti manifestazioni internazionali
del cinema, della radio, della tv e di internet, e premia la migliore
produzione che abbia messo in risalto i valori religiosi e umani. Risalgono al
1928 i precedenti organismi Unda (per
la radio) e Ocic (per il cinema), che poi sono stati unificati in un'unica
associazione nel 2.001 chiamata Signis.
Attraverso
i suoi membri associati che rappresentano 140 Paesi, è diventato un organismo
sensibile alle più svariate culture e religioni, cercando sempre di promuovere
i valori fondamentali dell’essere umano attraverso i mass media.
Durante
il concorso internazionale Prix Italia, che si è celebrato la settimana scorsa
a Catania, il Signis ha premiato il documentario televisivo “Hugo Chavez” sul
conflitto politico e sociale scoppiato in Venezuela, in occasione del colpo di
Stato contro il presidente. Padre Bernardo Suate, membro della giuria Signis ci
spiega quali sono i criteri che guidano le scelte di questo organismo:
R. – Il Signis partecipa a molti Festival a livello
internazionale e l’idea è quella di premiare lavori di qualità – innanzitutto –
dunque professionali, ma non la qualità per la qualità, ma qualità che rispecchi
i valori che noi difendiamo, che sono i valori umani, culturali, sociali,
spirituali; anche se questi valori spirituali a volte non vengono indicati così
esplicitamente. Ma quello che il Signis premia sono questi valori, che magari
diano un po’ di speranza alla vita a volte difficile di tanti fratelli e
sorelle, diano un po’ di rispetto agli altri, un po’ di salvezza, un po’ di
redenzione a situazioni a volte disperate in cui tante persone vivono.
D. – Nell’edizione del Prix Italia radio-televisione di
quest’anno a Catania, sono stati molti i programmi televisivi nei quali avete
trovato proprio questi valori?
R. – Sì. Sono stati veramente tanti; tanti programmi
televisivi – noi abbiamo considerato soprattutto drammi e documentari. In genere,
penso che la gente oggi sia molto sensibile a valori umani come la giustizia
sociale, la giustizia politica, ed anche ai valori di solidarietà ... E questo
abbiamo trovato. Devo dire che è stato abbastanza difficile scegliere uno tra
tanti, perché può avere una diversa sottolineatura però i valori, in genere, si
trovano.
D. – A parte il programma vincitore, quali altri programmi
hanno messo in risalto in modo chiaro ed evidente proprio questi valori umani e
spirituali?
R. – Noi abbiamo visto il film “A Brother for Life”, un
dramma giapponese che parla di un ragazzo disabile nella sua famiglia, e la sua
famiglia vive per lui, soprattutto la sorella che lo accudisce e che a volte
quasi preferisce occuparsi di lui piuttosto che pensare al proprio futuro. Per
noi questo significa dare la vita per l’altro, quindi sottolineare questi
valori di famiglia ... Noi abbiamo valutato che questo film rispecchia i valori
che noi difendiamo.
D. – Qualche altro programma con altri valori simili, di
tipo umano, spirituale o religioso?
R. – Per esempio, c’è stato un altro, un dramma tedesco
che parla della problematica dei nostri giorni, cioè della difficile comunicabilità
con gli altri, anche in famiglia ... Ma allo stesso tempo fa vedere anche il
valore della responsabilità, il valore del perdono. Non è chiaramente indicato
che si tratta di ‘perdono’, ma guardando il film con attenzione si comprende
che lì c’è il perdono, lì c’è il desiderio di comunicare. E pensiamo che questo
sia veramente importante: questi sono valori evangelici, magari non chiaramente
esposti, velatamente presentati, ma sempre Vangelo è.
D. – E qualche valore di tipo religioso, ma esplicitamente
religioso, e non solo di tipo umano?
R. – Abbiamo guardato con un certo interesse quello di
Chavez. Qualcuno potrebbe guardarlo con occhio politico, ma se si legge tra le
righe si riconosce la preoccupazione sociale di tanta gente, la voglia di
giustizia sociale, di maggiore democrazia ... perché alla fin fine i valori
cristiani, i valori religiosi si vivono nella quotidianità di questa gente. Per
questo, quando abbiamo trovato tante di queste storie che raccontano la vita
vera, l’impegno per una vita sociale più giusta, più rispettosa degli altri,
della vita umana, abbiamo valutato che il Vangelo è qui: bisogna cercarlo un
po’ con l’occhio dell’artista, ma il Vangelo è là.
D. – Ma quale è la vera utilità del lavoro che svolge il
Signis con la sua presenza nei principali Concorsi di cinema, radio e
televisione nel mondo?
R. – Dicevo all’inizio che il Signis è presente in più di
30 Festival internazionali di film e di televisione. Penso che il valore
principale sia di premiare non soltanto le produzioni che a noi sembrano di
qualità, ma di promuovere questi film per un pubblico più ampio perché i valori
che essi hanno in sé possano essere diffusi. Per esempio: se troviamo questi
valori di rispetto, valori sociali, umani, cristiani o spirituali, essi possono
essere diffusi. Così, se il Signis premia questi film vuol dire che appoggia
questi valori e li vorrebbe diffusi, guardati da tanto pubblico.
D. – E da parte del pubblico, voi riscontrare questa
curiosità, questo autentico interesse per conoscere le migliori produzioni di televisione
e di cinema dal punto di vista dei valori umani, religiosi, spirituali?
R. – Io penso di sì. Io dicevo che per me questo festival
è il primo cui partecipo; incontrando la gente nei corridoi, o incontrandola
alle conferenze stampa, ho visto che in tanti oggi c’è una forte tendenza alla
ricerca dei valori, non soltanto artistici e professionali, ma anche umani,
sociali, direi perfino spirituali, una dimensione da confermare.
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SOSTENERE
L’ONU NELLA TOTALE MESSA A BANDO DELLA CLONAZIONE UMANA
È
L’ESORTAZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI INGHILTERRA
E
GALLES RIVOLTA AL GOVERNO DI TONY BLAIR
LONDRA.
= La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha esortato il governo
britannico ad appoggiare la risoluzione dell’Onu contro la clonazione umana.
L’arcivescovo di Cardiff, Peter Smith, ha scritto una lettera indirizzata al
Primo ministro Tony Blair, nella quale analizza la questione della clonazione
umana. L’arcivescovo fa notare come non ci siano differenze tra la clonazione a
scopo riproduttivo e quella a scopo terapeutico, tesi che il Governo britannico
ha più volte sostenuto. Anche la clonazione riproduttiva a scopo terapeutico è
da mettere al bando: si tratta sempre di riproduzione artificiale di vite
umane. Lunedì l’arcivescovo ha incontrato il ministro della salute Melanine
Johnson per supportare un bando totale della clonazione in Inghilterra. Alla
fine dell’incontro monsignor Smith si è detto soddisfatto: in Inghilterra la
clonazione riproduttiva è illegale ma, purtroppo non è così per ogni Paese.
L’impegno da prendere è di salvaguardare la vita umana che rischia di essere
considerata merce di scambio. (M.R.)
COMINCIANO OGGI LE CELEBRAZIONI PER I MILLE ANNI
DELL’ABBAZIA
DI SAN NILO A GROTTAFERRATA, ALLE PORTE DI ROMA
GROTTAFERRATA.
= Cominciano oggi le celebrazioni per il millenario del Monastero Esarchico di
S. Maria di Grottaferrata, fondato da S. Nilo nel 1004, alle porte di
Roma. In attesa della solenne liturgia
bizantina che sarà celebrata venerdì prossimo, da oggi vari eventi culturali
richiamano l’attenzione sulla comunità monastica cattolico-orientale
immediatamente dipendente dalla Santa Sede. “Grottaferrata porta d’oriente” è
lo slogan scelto per le iniziative, tra cui si distinguono il Convegno
internazionale con rappresentanti della Cultura e della Chiesa
Rumena, che si aprirà
oggi pomeriggio nelle sale restaurate dell’antica tipografia dell’Abbazia, e il
1° Festival Internazionale del Folklore, che si svolgerà domenica prossima. Il
monastero fu fondato nell’anno 1004 da S. Nilo di Rossano che era bibliofilo e
copista famoso, noto a pontefici e imperatori, in contatto con emiri e
rabbini. (F.Sp.)
CONTRO
LA MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE SI È REGISTRATO UN SIGNIFICATIVO PASSO AVANTI
IN SENEGAL:
MOLTI
VILLAGGI HANNO ABBANDONATO QUESTA PRATICA DIFFUSA IN TUTTA L’AFRICA
DAKAR.
= In Senegal 250 villaggi hanno abbandonato la pratica della mutilazione
genitale femminile, dichiarando di voler abolire ogni forma di discriminazione
nei confronti delle donne. La pratica della mutilazione genitale è molto
diffusa in Africa, anche su bambine di pochi giorni, nonostante l’opposizione
dei governi. L’intervento viene eseguito in condizioni igieniche precarie,
senza alcun anestetico, utilizzando arnesi rudimentali non disinfettati, che
portano conseguenze disastrose alle donne.
Il più delle volte i danni sono permanenti, come nel caso di
infertilità, gravi emorragie e infezioni che si rivelano fatali al momento del
parto. Non va sottovalutata l’umiliazione e lo shock psicologico che queste
donne sono costrette a subire. Questa piccola ma significativa vittoria
senegalese è stata accolta positivamente dall’Unicef, che ha reso noto di voler
proseguire la campagna perché, in tutto il continente africano, non ci siano
più donne costrette alla pratica della mutilazione genitale. (M.R.)
IL DISAGIO PSICHICO GIOVANILE E LA RICERCA CONTRO
L’ALZHEIMER:
SONO I
TEMI DEL QUINTO CONGRESSO NAZIONALE
DELL’ASSOCIAZIONE
FATEBENEFRATELLI
PER LA
RICERCA BIOMEDICA E SANITARIA CHE SI APRIRA’ DOMANI A ROMA
ROMA. =
Il disagio psichico giovanile è una condizione frequente nella nostra società e
diventa, con il tempo, causa di abitudini di vita pericolose come l’alcolismo,
il gioco d’azzardo e la dipendenza dalla droga. L’Organizzazione mondiale della
sanità è preoccupata per le cifre: un bambino su cinque soffre di disturbi
mentali. La situazione allarmante sarà al centro del quinto Congresso nazionale
dell’Associazione Fatebenefratelli per la ricerca biomedica e sanitaria, che si
terrà a Roma, da domani al 27 settembre, presso l’ospedale San Pietro.
Nell’incontro verrà presentato uno studio messo a punto dai ricercatori del
Fatebenefratelli, che propongono anche un progetto di intervento che mira ad individuare i fattori a rischio del
disagio psichico giovanile per assicurare una diagnosi precoce. Tra le vie
indicate, c’è la creazione di spazi
organizzati a scuola, allo scopo di formare gli educatori e i professionisti del
settore. Nel corso del Congresso verranno presentate, inoltre, novità in campo di prevenzione e terapia di
Alzheimer. (M.R.)
L’ESEMPIO
DI MADRE TERESA PER GUARIRE DALLA PIAGA DELLA VIOLENZA INTERRELIGIOSA:
I VESCOVI
DELLO STATO DI GUJARAT HANNO PROGRAMMATO DIVERSE INIZIATIVE
IN
OCCASIONE DELLA PROSSIMA BEATIFICAZIONE DELLA RELIGIOSA IL 19 OTTOBRE
AHMEDABAB.
= I vescovi delle quattro diocesi del Gujarat utilizzeranno la figura di Madre
Teresa per sconfiggere il fondamentalismo religioso. In occasione della
beatificazione della religiosa, in programma il 19 ottobre a San Pietro, i
quattro presuli hanno promosso una serie di liturgie speciali e manifestazioni
pubbliche coinvolgendo i capi religiosi indù e musulmani. I violenti scontri
scoppiati nel febbraio 2002 hanno lasciato una ferita aperta tra indù e
musulmani: le comunità religiose vivono divise e ghettizzate. Il
fondamentalismo nasce per motivi politici, per lo più per creare consenso
elettorale e negli ultimi dieci anni ha rotto l’equilibrio pacifico che si era
creato tra le religioni. Madre Teresa è una figura che può riuscire qui dove
molti hanno fallito: ha saputo costruire rapporti pacifici con esponenti di
altre religioni e il suo esempio sarà un antidoto per risolvere la questione.
In programma per la giornata della beatificazione ci sono due celebrazioni
Eucaristiche a Vadodara e Surat alla quale sono stati invitati anche i leader
di altre religioni. Ci sarà anche una preghiera interreligiosa nella città di
Gandhinagar, dove a tutti parroci è stato chiesto di programmare incontri nelle
scuole per far conoscere ai giovani i valori morali e spirituali di Madre
Teresa. (M.R.)
NELLO
SRI LANKA, IL PROCESSO DI PACE INIZIA DAI BAMBINI:
AVVIATO
DAI GESUITI UN PROGRAMMA DI DIALOGO E RICONCILIAZIONE
PER I
GIOVANI SINGALESI E TAMIL, ETNIE IN GUERRA DALL’83
BATTICALOA (SRI LANKA). = Si chiama “Giardino delle
farfalle” il programma avviato dai Padri gesuiti dello Sri Lanka per
riconciliare i ragazzi singalesi e tamil. Il progetto sociale prevede, per un
periodo di nove mesi, incontri settimanali tra ragazzi dai 6 ai 16 anni dove - tramite gli
strumenti del teatro, della musica, del disegno e del confronto - i giovani
sono invitati a interagire. Padre Paul Satkunanayagam, il gesuita promotore
dell’iniziativa, è impegnato in una zona, quella di Batticaloa, per anni teatro
di scontri tra l’esercito regolare e i guerriglieri tamil. L’iniziativa, in
collaborazione con l’Università del Canada, è in sintonia con quanto indicato
dai vescovi dello Sri Lanka i quali, in un recente intervento, hanno chiesto al
governo e ai tamil di riprendere il processo di pace al più presto. La Chiesa è
infatti impegnata nell’organizzazione di programmi di educazione al dialogo, rivolti
in modo particolare a giovani e bambini. La guerra civile, iniziata nel 1983,
ha fatto oltre 65 mila vittime e oltre un milione di sfollati. (M.R.)
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24 settembre 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
L’inaugurazione della 58.ma
Assemblea generale dell’Onu ha dato avvio, ieri, al confronto tra i leader del
mondo su temi di grande urgenza quali l’Iraq, il Medio Oriente, il terrorismo e
la lotta alla povertà. “Sulla guerra in Iraq – ha dichiarato il presidente
americano, George Bush - ci sono stati disaccordi ma ora la stabilità è
nell’interesse della comunità internazionale e quindi bisogna superare gli
attriti e collaborare”. Ma gli sforzi per trovare una comune intesa sulla gestione
del dopoguerra nel Paese arabo, non hanno ridotto le profonde divisioni
sull’intervento militare nel Golfo Persico, avvenuto senza l’approvazione delle
Nazioni Unite. “La logica della forza preventiva – ha affermato il segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan – è una sfida al principio, anche se imperfetto,
che antepone le decisioni della comunità internazionale alle azioni di un
singolo Stato”. “E su tale base – ha aggiunto Annan - si sono fondate pace e
stabilità in questi 58 anni”. Auspicando quanto prima il ripristino, in Iraq,
di istituzioni politiche autonome, il presidente francese, Jacques Chirac, ha
poi aspramente criticato l’azione unilaterale degli americani ed il capo di
Stato indonesiano, Megawati Sukarnoputri, ha sottolineato come “il conflitto
abbia creato più problemi di quelli ai quali intendeva porre rimedio”. Ma Bush
nel suo discorso non ha ceduto terreno sulle proprie posizioni, come ci
conferma, da New York, Paolo Mastrolilli:
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Il capo della Casa Bianca ha inserito la campagna irachena
nell’ambito della guerra al terrorismo. Ha accusato Baghdad di aver costruito
le armi di distruzione di massa e ha difeso l’invasione come un’iniziativa
necessaria a proteggere la popolazione, vittima delle violenze documentate
dalle fosse comuni, a favorire lo sviluppo della democrazia e creare un esempio
per la pace in tutto il Medio Oriente. Bush ha detto che l’Onu può svolgere un
ruolo centrale, ma ha avvertito che il passaggio del governo ai rappresentanti
locali non può essere accelerato. Il presidente non ha fatto concessioni e poi
ha incontrato in privato il collega francese Chirac. Il capo dell’Eliseo nel
suo intervento aveva criticato l’attacco lanciato dagli Stati Uniti senza
l’autorizzazione dell’Onu, dicendo che nessuno può agire da solo. Quindi, non
ha trovato l’accordo con Bush sulla nuova risoluzione per creare una forza
multinazionale, ma ha assicurato che non userà il veto per bloccarla.
L’Assemblea generale era stata aperta dal segretario, Kofi Annan, che ha
criticato la teoria della guerra preventiva degli Stati Uniti e ha annunciato
la nomina di una commissione per discutere le riforme necessarie a ristabilire
la rilevanza del Palazzo di Vetro. Quindi, è intervenuto il capo del governo
italiano, Berlusconi, facendo un discorso istituzionale a nome dell’Unione Europea,
centrato sull’impegno a svolgere un ruolo attivo in tutte le crisi del mondo: dalla
lotta alla povertà a quella contro il terrorismo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Le parole del presidente Bush
rischiano di inaugurare un forte cambiamento nell’ambito dei rapporti
internazionali. Sul ruolo degli Stati Uniti nell’Onu, dopo la guerra in Iraq,
ascoltiamo la nota di Empedocle Maffia:
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Una guerra combattuta senza il consenso delle Nazioni
Unite è stata rivendicata da Bush come azione a difesa della credibilità
dell’Onu. In un contesto internazionale che chiede il ripristino della legalità
rotta dalla logica della guerra preventiva, Bush ha riproposto di consegnare le
Nazioni Unite ad un ruolo di assistenza umanitaria e ha finito così con il fare
emergere l’attuale isolamento del suo Paese. Un discorso che doveva favorire un
sì alle richieste di Washington di collaborazione, anche finanziaria, in Iraq
ha immediatamente prodotto ulteriori irrigidimenti contro l’atto che ha aperto
la crisi, cioè la guerra senza consenso internazionale. Le parole di Bush hanno
confermato una crisi nei rapporti internazionali che va al di là dell’Iraq e
riguarda il concetto stesso di multilateralismo. Bush resta fedelmente legato
al diritto del primato americano e mentre all’Onu in molti, compresi alleati
storici dell’America, contestavano questa visione, nel Senato di Washington
l’opposizione al presidente evocava il maccartismo come argomentazione con la
quale l’amministrazione affronta il dibattito interno sulle conseguenze della
guerra. Insomma, oggi c’è un’America quasi sola nel mondo e certamente spaccata
al suo interno.
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Mentre il dibattito della comunità internazionale
sull’Iraq continua dunque a dominare lo scenario politico, nel Paese arabo non
sembra avere fine lo stillicidio di violenze. Almeno un civile iracheno è
rimasto ucciso e altri ventuno sono stati feriti stamani, a Baghdad, quando un
bus è stato colpito da un ordigno esplosivo.
Anche in Medio Oriente si deve purtroppo registrare un
nuovo episodio di violenza. Un ragazzo di 15 anni è morto ed altri 14
palestinesi sono rimasti feriti in scontri con i soldati israeliani avvenuti,
la scorsa notte, nel campo profughi di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza.
Sul fronte politico, come già detto, al Palazzo di Vetro è stata affrontata,
ieri, la crisi israelo-palestinese. La comunità internazionale ha chiesto
l’applicazione immediata della road-map. Il servizio di Graziano Motta:
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“Sono convinto che sia nell’interesse di tutti l’esistenza
di uno Stato palestinese - ha detto Bush - ma gli Stati Uniti si opporranno
alla sua nascita se non si ferma il terrorismo”. Il presidente è stato molto
severo nei confronti di Arafat e della leadership che gli sta attorno. I
palestinesi devono assumersi le proprie responsabilità per conseguire la
creazione del loro Stato a fianco d’Israele e questo, d’altra parte, deve
operare per favorire la creazione di uno Stato palestinese pacificato. A questi
propositi, il ministro degli Esteri palestinese, Nabil Shaat, ha subito
replicato, accreditando presso i membri delle Nazioni Unite non solo l’Autorità
istituzionale e morale di Arafat, ma anche la sua capacità di stabilire una
tregua, mentre le accuse del rais sono di nuovo rivolte agli Stati Uniti,
perché – sostiene – consentono ad Israele di continuare le aggressioni contro
il proprio popolo.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Per discutere sugli aspetti legati alla barriera di
separazione che divide Israele dalla Cisgiordania, il ministro degli Esteri
israeliano, Silvan Shalom, incontrerà oggi, a Washington, il segretario di
Stato americano, Colin Powell, ed il Consigliere per la sicurezza nazionale,
Condoleeza Rice. “Lo Stato ebraico – ha dichiarato questa mattina Shalom alla
radio israeliana - farà di tutto per includere il maggior numero di coloni
dalla parte israeliana del muro di difesa”.
In
Costa d’Avorio ritorna lo spettro della guerra civile. Gli ex ribelli di Forze
Nuove riuniti a Bouakè, hanno deciso, ieri, di sospendere la partecipazione dei
loro ministri al governo di unità nazionale. Una decisione che paralizza i
lavori dell’esecutivo di riconciliazione, nato dall’intesa siglata in Francia,
per portare il Paese africano verso le nuove elezioni previste nel 2005. Sulla
complessa situazione dello Stato ivoriano, ci riferisce Giulio Albanese:
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Il fatto che il leader delle forze nuove, nonché fino a
ieri ministro della comunicazione nel governo di transizione, Guillaume Soro,
abbia dichiarato “la ripresa della guerra non è un’utopia” la dice lunga.
Dietro a questa nuova crisi, oltre alle divergenze sulle nomine degli unici due
delicatissimi ministeri, Difesa ed Interni, rimasti vacanti, si troverebbe
anche la questione del disarmo degli ex ribelli. Le forze nuove hanno di fronte
a loro un problema estremamente delicato: dovrebbero disarmare i numerosissimi
combattenti, reclutati nelle carceri e nelle campagne del Paese durante
l’insurrezione. Il problema è che si tratta di gente che non riceve lo stipendio
da mesi e le armi che hanno in dotazione sono l’unico strumento con il quale
riescono a sbarcare il lunario. Non resta ora che sperare in un intervento
deciso della comunità internazionale, prima che si ritorni indietro di un anno
al tragico 19 settembre del 2002.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Restiamo in Africa e andiamo in
Guinea Bissau dove i militari, che lo scorso 14 settembre hanno deposto il
presidente Kumba Yala, hanno annunciato ieri la nomina di Henique Rosa ed
Arthur Sanha, rispettivamente alla carica di presidente e primo ministro civile
di transizione. Nel Paese africano è intanto arrivato, ieri, il ministro degli
esteri portoghese, Antonio Lourenço dos Santos, con l’obiettivo di invitare le
autorità militari ad organizzare elezioni presidenziali ed amministrative.
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