RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 267 - Testo della Trasmissione mercoledì 24 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il rammarico di Giovanni Paolo II, indisposto da ieri pomeriggio, per avere mancato stamane il consueto appuntamento con i pellegrini all’udienza generale in Vaticano: ai nostri microfoni il portavoce della Sala Stampa, Joacquin Navarro Valls.

 

Le sfide per la Chiesa nel continente latinoamericano: ce ne parla il cardinale Paul Poupard.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

65 miliardi di dollari il giro di affari delle droghe sintetiche nel mondo: allarme dell’Onu, che ha stilato il primo Rapporto su questo tragico mercato di morte. Con noi Antonio Maria Costa.

 

Il premio Signis, nell’ambito del Prix Italia, assegnato ad un documentario televisivo tedesco sui recenti conflitti politico-sociali in Venezuela: intervista con padre Bernardo Suate.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sostenere l’Onu nella messa a bando della clonazione umana è l’esortazione della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles rivolta al governo di Tony Blair.

 

Cominciano le celebrazioni per i mille anni dell’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, alle porte di Roma.

 

Contro la mutilazione genitale femminile si è registrato un significativo passo avanti in Senegal: molti villaggi hanno abbandonato questa pratica diffusa in tutta l’Africa.

 

‘Il disagio psichico giovanile e la ricerca contro l’Alzheimer’: questi i temi del V Congresso nazionale dell’Associazione Fatebenefratelli per la ricerca biomedica e sanitaria, che si terrà presso l’ospedale San Pietro dal 25 al 27 settembre.

 

I vescovi delle 4 diocesi del Gujarat, in occasione della beatificazione di Madre Teresa, hanno promosso una serie di liturgie e manifestazioni che coinvolgeranno capi religiosi indù e musulmani.

 

Nello Sri Lanka, il processo di pace inizia dai bambini: avviato dai gesuiti un programma di dialogo e riconciliazione per i giovani singalesi e tamil, etnie in guerra dall’83.

 

24 ORE NEL MONDO:

Nell’apertura della 58.ma Assemblea generale dell’Onu Bush difende l’intervento militare condotto nel Paese arabo.

 

Dal Palazzo di Vetro la comunità internazionale rilancia la road-map per il Medio Oriente.

 

In Costa d’Avorio ritorna lo spettro della guerra civile: gli ex ribelli escono dal governo di riconciliazione nazionale.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 settembre  2003

 

 

IL RAMMARICO DEL PAPA, INDISPOSTO DA IERI POMERIGGIO,

PER AVERE MANCATO STAMANE IL CONSUETO APPUNTAMENTO

CON I PELLEGRINI ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO.

- Ai nostri microfoni, Joaquín Navarro Valls -

 

Apprensione in tutto il mondo per la salute del Papa, che negli ultimi mesi estivi abbiamo visto particolarmente affaticato. Come già anticipavano stamane i giornali, Giovanni Paolo II a causa di un’indisposizione intestinale insorta ieri pomeriggio non ha tenuto oggi la consueta udienza generale del mercoledì, in Vaticano, ma ha seguito attraverso la televisione - dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo - l’incontro con i pellegrini, che sono stati accolti nell’Aula Paolo VI dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato. E al termine dell’udienza non ha voluto far mancare - attraverso un collegamento in diretta - il conforto di una sua parola, ascoltata con commozione dai numerosi fedeli, e il dono della sua benedizione.

 

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Carissimi fratelli e sorelle, rivolgo a tutti voi il mio cordiale saluto. Mi dispiace di non potere essere con voi per questo consueto incontro settimanale. Vi porto tutti nel mio cuore e vi benedico.

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Ed ecco quanto ci ha appena dichiarato il portavoce della Sala Stampa vaticana, il dott. Joaquín Navarro Valls, al microfono di Roberta Gisotti.

 

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R. – Quello che ho da dire è rassicurante. Intanto, si è trattato semplicemente di una indisposizione intestinale, che peraltro non è apparsa come una cosa grave o troppo seria, però naturalmente il medico personale del Papa lo ha consigliato di non venire oggi all’udienza del mercoledì. Questa mattina il Papa non era a letto; tra l’altro ha inviato un messaggio che si è visto anche in televisione: il Papa era nella sua cappella a Castel Gandolfo, ed ha rivolto un saluto ai pellegrini. Per adesso, si tratta di questo.

 

D. – Sappiamo che il Santo Padre non si risparmia mai dal concedersi all’affetto e all’abbraccio di tutti i fedeli nel mondo. Quindi il pensiero è rivolto anche al futuro delle sue attività...

 

R. – Le posso dire che tutto il programma delle attività del Santo Padre che, come lei sa, a partire da adesso è abbastanza intenso, per ora rimane così com’è. Concretamente, il Papa ritornerà a Roma da Castel Gandolfo il 26 pomeriggio, come era previsto; quindi il 27 pomeriggio presiederà nella Basilica di San Pietro alla Messa per i due precedenti pontefici; poi, all’inizio di ottobre, c’è questo viaggio a Pompei e poi c’è un programma piuttosto fitto di impegni intorno al 25.mo anniversario della sua elezione. Quindi, un programma abbastanza intenso e – come le ho detto – per adesso non c’è stato nessun cambiamento.

 

D. – Dunque non c’è che raccogliersi in preghiera come ci ha invitato a fare tutti il cardinale Sodano per una pronta guarigione del Papa…

 

R. – Dire di sì, anche perché il Papa, pure in occasioni in cui non aveva avuto nessuna indisposizione, ha sempre chiesto preghiere, a più forte ragione adesso. Ma mi permetterei di aggiungere – almeno per i dati che il medico del Papa mi ha fornito – con serenità, queste preghiere: insomma, non si tratta di una situazione, sembra, di allarme.

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E’ stato dunque il cardinale Sodano a dare lettura della catechesi preparata dal Santo Padre per l’udienza odierna, l’ultima dedicata ad un ciclo di 84 preghiere bibliche contenute nei Salmi e nei Cantici. Ascoltiamo il servizio di Barbara Castelli:

 

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Con un affettuoso pensiero rivolto a Giovanni Paolo II, il cardinale Angelo Sodano ha aperto il tradizionale incontro del mercoledì, invitando tutti i fedeli a raccogliersi in preghiera per una pronta guarigione del Santo Padre. Il porporato ha dato poi spazio alla catechesi, dedicata stamani al Salmo 8. “L’uomo, immerso in un fondale notturno, quando nell’immensità del cielo s’accendono la luna e le stelle - ha detto Sodano - si sente come un granello nell’infinito e negli spazi illimitati che lo sovrastano”. Rivolgendosi ai pellegrini, raccolti in silenzioso ascolto, il segretario di Stato ha illustrato la duplice esperienza che emerge da questo “inno di lode”. Dinanzi alla grandiosità del creato, infatti, la persona umana si sente piccola, ma al tempo stesso prende coscienza che “Dio si china sull’uomo e lo incorona come suo viceré”. “Il salmo - ha sottolineato - ci rende consapevoli della nostra grandezza, ma anche della nostra responsabilità nei confronti del creato”. “La vocazione dell’uomo”, tuttavia, non può essere “limitata all’attuale mondo terreno”, poiché la vocazione di questa “creatura così fragile”, che nel mondo deve essere “segno di armonia, di luce e di pace”, trova il suo adempimento perfetto in cielo. “Dio intreccia per noi quella ‘corona di giustizia’ - ha concluso Sodano - che ricompenserà la nostra fedeltà a Lui, mantenuta anche nel tempo della tempesta che scuote il nostro cuore e la nostra mente”. A conclusione dell’udienza, dopo i saluti nelle varie lingue, il porporato ha rivolto un pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, invitando tutti a trovare nel Signore il sostegno delle nostre giornate.

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NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Niterói (Brasile) mons. Alano Maria Pena, O.P., finora vescovo di Nova Friburgo.

 

 

LE SFIDE PER LA CHIESA NEL CONTINENTE LATINOAMERICANO.

CON NOI IL CARDINALE PAUL POUPARD,

PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA CULTURA

- A cura  di Giovanni Peduto -

 

Il presidente del Pontificio consiglio della cultura, il cardinale Paul Poupard, è appena rientrato dal Cile dove ha avuto una intensa settimana di incontri ed ha presieduto, tra l’altro, alla riunione, svoltasi a Valparaiso, dei responsabili dei Centri culturali cattolici del Cono Sur dell’America Latina. Giovanni Peduto gli ha chiesto le sue impressioni su quale cattolicesimo si è trovato davanti e le sfide che incombono sulla Chiesa latinoamericana:

 

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La Chiesa si trova di fronte ad una sfida enorme, davanti ad una nuova generazione che privilegia più l’emozione e il sentimento che il rigore intellettuale, e questo va abbinato alla diffidenza verso le grandi istituzioni di cui anche la Chiesa ne è una; poi c’è una mancanza di coerenza, cioè chi è legato per famiglia alla Chiesa, non si sente per la stessa ragione tenuto ad aderire totalmente al messaggio della Chiesa, sia al messaggio fondamentale - per esempio, di Cristo, insieme figlio di Dio e figlio di Maria santissima - che alla pratica concreta dell’etica personale e collettiva. Dunque, sfide enormi.

 

Ma di fronte a questo ho trovato non soltanto cardinali e vescovi, ma anche laici che prima di tutto hanno una coscienza nuova di tutto questo, ed hanno il desiderio di fronteggiare questa situazione con una presa di coscienza nuova da parte di tutta la rete dell’insegnamento cattolico, questo vuol dire già a partire dalle parrocchie, fino ai Centri culturali cattolici e alle Università cattoliche.

 

Poi, c’è questa nuova situazione dell’America Latina, la quale si continua a definire come il Continente cattolico, ma che conosce una emorragia, in certi Paesi anche preoccupante, davanti all’offensiva delle sette. Ne parlavo con il cardinale arcivescovo di San Paolo, Claudio Hummes, che è a capo di una megalopoli con una ventina di milioni di persone. Cosa si può fare se non rafforzare il tessuto vivo della Chiesa ed impegnare tutti i cattolici nella sua missione!

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con un dettagliato articolo sulla sessione inaugurale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Annan ribadisce la condanna della “dottrina della guerra preventiva”. La comunità internazionale cerca convergenze per favorire la ricostruzione dell’Iraq.  

Sempre in prima, riguardo all’udienza generale, il titolo “Vi porto tutti nel mio cuore e vi benedico”: il saluto del Papa in collegamento radiotelevisivo da Castel Gandolfo ai pellegrini presenti nell’Aula Paolo VI e in Piazza San Pietro. 

 

Nelle vaticane, la catechesi dell’udienza svolta - a nome del Santo Padre - dal cardinale Angelo Sodano.

L’articolo dell’inviato Gianfranco Grieco sulla conclusione dei lavori dell’Incontro inter-religioso ad Astana, in Kazakhstan.

Una pagina dedicata alla composizione mariana di suor Bianca Gaudiano sui Misteri della Luce, nel contesto dell’Anno del Rosario.

 

Nelle estere, l’intervento della Santa Sede alla sessione plenaria rivolta a dar seguito alle conclusioni della XXVI sessione speciale: “Attuazione della Dichiarazione d’impegno sull’Hiv/Aids”.

Medio Oriente: Soldati uccidono un ragazzo palestinese a Rafah.

Serbia: Milosevic incriminato per l’omicidio del suo predecessore, Ivan Stambolic.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Claudio Toscani dal titolo “Mario Pomilio e i ‘perché?’ del dolore”: vent’anni dalla prima edizione di “Natale del 1833”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i temi della finanziaria e delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 settembre 2003

 

 

65 MILIARDI DI DOLLARI IL GIRO DI AFFARI DELLE DROGHE SINTETICHE NEL MONDO:

ALLARME DELL’ONU CHE HA STILATO IL PRIMO RAPPORTO

SU QUESTO TRAGICO MERCATO DI MORTE

- Intervista con Antonio Maria Costa -

 

Aumenta drammaticamente nel mondo la produzione ed il consumo delle droghe sintetiche: anfetamine, metanfetamine ed ecstasy. Un business criminale che vale oltre 65 miliardi di dollari e coinvolge 40 milioni di persone nel mondo. L’allarme è stato lanciato dalle Nazioni Unite, che ha promosso il primo Rapporto mondiale sulle droghe sintetiche. Nell’ultimo decennio – spiega il Rapporto – i sequestri di stimolanti di tipo anfetaminico sono decuplicati fino a raggiungere le 40 tonnellate, ma allo stesso tempo è aumentata anche la produzione che ha raggiunto il picco di oltre 500 tonnellate per anno. Stefano Leszczynski ha intervistato Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’Ufficio Onu contro la droga ed il crimine (Unodc), che ha sede a Vienna.

 

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R. – Per quanto riguarda le droghe organiche tradizionali – l’eroina e la cocaina – la produzione è ovviamente in calo ed è ormai concentrata in due Paesi: in Afghanistan l’eroina e l’oppio e in Colombia la cocaina. Il consumo, l’abuso, la tossicodipendenza di questi due prodotti è in calo nei Paesi ricchi e in crescita nei Paesi dell’Europa dell’Est e dell’ex Urss e in Cina e in una certa misura è in aumento nei Paesi di traffico. La marijuhana rappresenta un altro problema: è leggermente in aumento ma ad un tasso di crescita molto modesto e la produzione potrebbe essere fatta ovunque ed è soprattutto concentrata in Marocco. Le droghe sintetiche sono invece il pericolo pubblico numero uno – come io le chiamo – vengono prodotte soprattutto nei Paesi ricchi, vengono esportate dai Paesi ricchi – soprattutto l’Olanda e il Belgio – ora anche in Polonia e nell’Europa dell’Est e la crescita dell’abuso delle droghe sintetiche – anfetamine, ecstasy, metanfetamine – è fortissimo.

 

D. – A livello di prevenzione, qual è il vostro invito alla comunità internazionale?

 

R. – E’ importante sia sviluppare un’azione scolastica, dove ci sia una comprensione della severità del problema e di quello che si può fare, da un lato; dall’altro lato, è importante mobilitare i segmenti sani della popolazione, intendo dire il 95 per cento della popolazione, che non usa droghe, affinché essi aiutino il rimanente della società, quel 5 per cento che invece si droga.

 

D. – E’ stato sottolineato con enfasi il collegamento che esiste tra mercato del narcotraffico e terrorismo ...

 

R. – Sono ritornato dalla missione in Afghanistan 10 giorni fa e lì ho toccato con mano effettivamente la sinergia perversa che si crea tra il traffico di droga e il terrorismo. Io ritengo che sia fondamentale, soprattutto nel caso dell’Afghanistan, prendere misure molto più severe di quelle presenti, e cioè misure di interdizione, di demolizione di laboratori clandestini e di interruzione del traffico molto più forti di quelle attuali. Perciò ho inviato formalmente sia i presidenti delle Repubbliche ex sovietiche, sia il Consiglio della Nato affinché le operazioni di interdizione vengano portate avanti da militari occidentali presenti in Afghanistan.

 

D. – Il Rapporto sulle droghe sintetiche, i punti che ritenete di maggiore pericolo e quali sono le linee-guida che le Nazioni Unite danno per contrastare questo nuovo mercato?

 

R. – In primo luogo vorrei sottolineare il pericolo per la salute pubblica e per la salute individuale che proviene dalle droghe sintetiche. Le anfetamine e le metanfetamine producono non solo assuefazione ma anche disfunzione psicologica; l’ecstasy è particolarmente pericolosa per la neurotossicità e per il fatto che causa nei giovani sintomologia tipo Alzheimer, in maniera molto prematura. Praticamente, l’ecstasy – se vogliamo parlar chiaro – produce dei buchi nel cervello dei giovani. Questa è la preoccupazione che noi abbiamo. Le misure che le Nazioni Unite hanno proposto sono appunto di lavorare insieme su tutti i fronti: la prevenzione, la lotta al traffico, il cambiamento della cultura individuale, l’importanza della famiglia, della Chiesa, dei sistemi religiosi e in particolare della scuola: tutto questo dev’essere rivalorizzato.

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I VALORI UMANI NEI MEZZI DI COMUNICAZIONE.

IL PREMIO SIGNIS A UN DOCUMENTARIO TV

NEL CONCORSO INTERNAZIONALE  PRIX ITALIA

- Servizio di Ignacio Arregui -

 

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L’organizzazione Signis partecipa ad alcune tra le più importanti manifestazioni internazionali del cinema, della radio, della tv e di internet, e premia la migliore produzione che abbia messo in risalto i valori religiosi e umani. Risalgono al 1928 i precedenti  organismi Unda (per la radio) e Ocic (per il cinema), che poi sono stati unificati in un'unica associazione nel 2.001 chiamata Signis.

 

Attraverso i suoi membri associati che rappresentano 140 Paesi, è diventato un organismo sensibile alle più svariate culture e religioni, cercando sempre di promuovere i valori fondamentali dell’essere umano attraverso i mass media.

 

Durante il concorso internazionale Prix Italia, che si è celebrato la settimana scorsa a Catania, il Signis ha premiato il documentario televisivo “Hugo Chavez” sul conflitto politico e sociale scoppiato in Venezuela, in occasione del colpo di Stato contro il presidente. Padre Bernardo Suate, membro della giuria Signis ci spiega quali sono i criteri che guidano le scelte  di questo organismo:

 

R. – Il Signis partecipa a molti Festival a livello internazionale e l’idea è quella di premiare lavori di qualità – innanzitutto – dunque professionali, ma non la qualità per la qualità, ma qualità che rispecchi i valori che noi difendiamo, che sono i valori umani, culturali, sociali, spirituali; anche se questi valori spirituali a volte non vengono indicati così esplicitamente. Ma quello che il Signis premia sono questi valori, che magari diano un po’ di speranza alla vita a volte difficile di tanti fratelli e sorelle, diano un po’ di rispetto agli altri, un po’ di salvezza, un po’ di redenzione a situazioni a volte disperate in cui tante persone vivono.

 

D. – Nell’edizione del Prix Italia radio-televisione di quest’anno a Catania, sono stati molti i programmi televisivi nei quali avete trovato proprio questi valori?

 

R. – Sì. Sono stati veramente tanti; tanti programmi televisivi – noi abbiamo considerato soprattutto drammi e documentari. In genere, penso che la gente oggi sia molto sensibile a valori umani come la giustizia sociale, la giustizia politica, ed anche ai valori di solidarietà ... E questo abbiamo trovato. Devo dire che è stato abbastanza difficile scegliere uno tra tanti, perché può avere una diversa sottolineatura però i valori, in genere, si trovano.

 

D. – A parte il programma vincitore, quali altri programmi hanno messo in risalto in modo chiaro ed evidente proprio questi valori umani e spirituali?

 

R. – Noi abbiamo visto il film “A Brother for Life”, un dramma giapponese che parla di un ragazzo disabile nella sua famiglia, e la sua famiglia vive per lui, soprattutto la sorella che lo accudisce e che a volte quasi preferisce occuparsi di lui piuttosto che pensare al proprio futuro. Per noi questo significa dare la vita per l’altro, quindi sottolineare questi valori di famiglia ... Noi abbiamo valutato che questo film rispecchia i valori che noi difendiamo.

 

D. – Qualche altro programma con altri valori simili, di tipo umano, spirituale o religioso?

 

R. – Per esempio, c’è stato un altro, un dramma tedesco che parla della problematica dei nostri giorni, cioè della difficile comunicabilità con gli altri, anche in famiglia ... Ma allo stesso tempo fa vedere anche il valore della responsabilità, il valore del perdono. Non è chiaramente indicato che si tratta di ‘perdono’, ma guardando il film con attenzione si comprende che lì c’è il perdono, lì c’è il desiderio di comunicare. E pensiamo che questo sia veramente importante: questi sono valori evangelici, magari non chiaramente esposti, velatamente presentati, ma sempre Vangelo è.

 

D. – E qualche valore di tipo religioso, ma esplicitamente religioso, e non solo di tipo umano?

 

R. – Abbiamo guardato con un certo interesse quello di Chavez. Qualcuno potrebbe guardarlo con occhio politico, ma se si legge tra le righe si riconosce la preoccupazione sociale di tanta gente, la voglia di giustizia sociale, di maggiore democrazia ... perché alla fin fine i valori cristiani, i valori religiosi si vivono nella quotidianità di questa gente. Per questo, quando abbiamo trovato tante di queste storie che raccontano la vita vera, l’impegno per una vita sociale più giusta, più rispettosa degli altri, della vita umana, abbiamo valutato che il Vangelo è qui: bisogna cercarlo un po’ con l’occhio dell’artista, ma il Vangelo è là.

 

D. – Ma quale è la vera utilità del lavoro che svolge il Signis con la sua presenza nei principali Concorsi di cinema, radio e televisione nel mondo?

 

R. – Dicevo all’inizio che il Signis è presente in più di 30 Festival internazionali di film e di televisione. Penso che il valore principale sia di premiare non soltanto le produzioni che a noi sembrano di qualità, ma di promuovere questi film per un pubblico più ampio perché i valori che essi hanno in sé possano essere diffusi. Per esempio: se troviamo questi valori di rispetto, valori sociali, umani, cristiani o spirituali, essi possono essere diffusi. Così, se il Signis premia questi film vuol dire che appoggia questi valori e li vorrebbe diffusi, guardati da tanto pubblico.

 

D. – E da parte del pubblico, voi riscontrare questa curiosità, questo autentico interesse per conoscere le migliori produzioni di televisione e di cinema dal punto di vista dei valori umani, religiosi, spirituali?

 

R. – Io penso di sì. Io dicevo che per me questo festival è il primo cui partecipo; incontrando la gente nei corridoi, o incontrandola alle conferenze stampa, ho visto che in tanti oggi c’è una forte tendenza alla ricerca dei valori, non soltanto artistici e professionali, ma anche umani, sociali, direi perfino spirituali, una dimensione da confermare.

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CHIESA E SOCIETA’

24 settembre 2003

 

 

SOSTENERE L’ONU NELLA TOTALE MESSA A BANDO DELLA CLONAZIONE UMANA

È L’ESORTAZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI INGHILTERRA

E GALLES RIVOLTA AL GOVERNO DI TONY BLAIR

 

LONDRA. = La Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha esortato il governo britannico ad appoggiare la risoluzione dell’Onu contro la clonazione umana. L’arcivescovo di Cardiff, Peter Smith, ha scritto una lettera indirizzata al Primo ministro Tony Blair, nella quale analizza la questione della clonazione umana. L’arcivescovo fa notare come non ci siano differenze tra la clonazione a scopo riproduttivo e quella a scopo terapeutico, tesi che il Governo britannico ha più volte sostenuto. Anche la clonazione riproduttiva a scopo terapeutico è da mettere al bando: si tratta sempre di riproduzione artificiale di vite umane. Lunedì l’arcivescovo ha incontrato il ministro della salute Melanine Johnson per supportare un bando totale della clonazione in Inghilterra. Alla fine dell’incontro monsignor Smith si è detto soddisfatto: in Inghilterra la clonazione riproduttiva è illegale ma, purtroppo non è così per ogni Paese. L’impegno da prendere è di salvaguardare la vita umana che rischia di essere considerata merce di scambio. (M.R.)

 

 

COMINCIANO OGGI LE CELEBRAZIONI PER I MILLE ANNI

DELL’ABBAZIA DI SAN NILO A GROTTAFERRATA, ALLE PORTE DI ROMA

 

GROTTAFERRATA. = Cominciano oggi le celebrazioni per il millenario del Monastero Esarchico di S. Maria di Grottaferrata, fondato da S. Nilo nel 1004, alle porte di Roma.  In attesa della solenne liturgia bizantina che sarà celebrata venerdì prossimo, da oggi vari eventi culturali richiamano l’attenzione sulla comunità monastica cattolico-orientale immediatamente dipendente dalla Santa Sede. “Grottaferrata porta d’oriente” è lo slogan scelto per le iniziative, tra cui si distinguono il Convegno internazionale con rappresentanti della Cultura e della Chiesa Rumena, che si aprirà oggi pomeriggio nelle sale restaurate dell’antica tipografia dell’Abbazia, e il 1° Festival Internazionale del Folklore, che si svolgerà domenica prossima. Il monastero fu fondato nell’anno 1004 da S. Nilo di Rossano che era bibliofilo e copista famoso, noto a pontefici e imperatori, in contatto con emiri e rabbini.  (F.Sp.)

 

 

CONTRO LA MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE SI È REGISTRATO UN SIGNIFICATIVO PASSO AVANTI IN SENEGAL:

MOLTI VILLAGGI HANNO ABBANDONATO QUESTA PRATICA DIFFUSA IN TUTTA L’AFRICA

 

DAKAR. = In Senegal 250 villaggi hanno abbandonato la pratica della mutilazione genitale femminile, dichiarando di voler abolire ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. La pratica della mutilazione genitale è molto diffusa in Africa, anche su bambine di pochi giorni, nonostante l’opposizione dei governi. L’intervento viene eseguito in condizioni igieniche precarie, senza alcun anestetico, utilizzando arnesi rudimentali non disinfettati, che portano conseguenze disastrose alle donne.  Il più delle volte i danni sono permanenti, come nel caso di infertilità, gravi emorragie e infezioni che si rivelano fatali al momento del parto. Non va sottovalutata l’umiliazione e lo shock psicologico che queste donne sono costrette a subire. Questa piccola ma significativa vittoria senegalese è stata accolta positivamente dall’Unicef, che ha reso noto di voler proseguire la campagna perché, in tutto il continente africano, non ci siano più donne costrette alla pratica della mutilazione genitale. (M.R.)

 

 

IL DISAGIO PSICHICO GIOVANILE E LA RICERCA CONTRO L’ALZHEIMER:

SONO I TEMI DEL QUINTO CONGRESSO NAZIONALE

DELL’ASSOCIAZIONE FATEBENEFRATELLI

PER LA RICERCA BIOMEDICA E SANITARIA CHE SI APRIRA’ DOMANI A ROMA

 

ROMA. = Il disagio psichico giovanile è una condizione frequente nella nostra società e diventa, con il tempo, causa di abitudini di vita pericolose come l’alcolismo, il gioco d’azzardo e la dipendenza dalla droga. L’Organizzazione mondiale della sanità è preoccupata per le cifre: un bambino su cinque soffre di disturbi mentali. La situazione allarmante sarà al centro del quinto Congresso nazionale dell’Associazione Fatebenefratelli per la ricerca biomedica e sanitaria, che si terrà a Roma, da domani al 27 settembre, presso l’ospedale San Pietro. Nell’incontro verrà presentato uno studio messo a punto dai ricercatori del Fatebenefratelli, che propongono anche un progetto di intervento che  mira ad individuare i fattori a rischio del disagio psichico giovanile per assicurare una diagnosi precoce. Tra le vie indicate, c’è la creazione  di spazi organizzati a scuola, allo scopo di formare gli educatori e i professionisti del settore. Nel corso del Congresso verranno presentate, inoltre,  novità in campo di prevenzione e terapia di Alzheimer. (M.R.)

 

 

L’ESEMPIO DI MADRE TERESA PER GUARIRE DALLA PIAGA DELLA VIOLENZA INTERRELIGIOSA:

I VESCOVI DELLO STATO DI GUJARAT HANNO PROGRAMMATO DIVERSE INIZIATIVE

IN OCCASIONE DELLA PROSSIMA BEATIFICAZIONE DELLA RELIGIOSA IL 19 OTTOBRE

 

AHMEDABAB. = I vescovi delle quattro diocesi del Gujarat utilizzeranno la figura di Madre Teresa per sconfiggere il fondamentalismo religioso. In occasione della beatificazione della religiosa, in programma il 19 ottobre a San Pietro, i quattro presuli hanno promosso una serie di liturgie speciali e manifestazioni pubbliche coinvolgendo i capi religiosi indù e musulmani. I violenti scontri scoppiati nel febbraio 2002 hanno lasciato una ferita aperta tra indù e musulmani: le comunità religiose vivono divise e ghettizzate. Il fondamentalismo nasce per motivi politici, per lo più per creare consenso elettorale e negli ultimi dieci anni ha rotto l’equilibrio pacifico che si era creato tra le religioni. Madre Teresa è una figura che può riuscire qui dove molti hanno fallito: ha saputo costruire rapporti pacifici con esponenti di altre religioni e il suo esempio sarà un antidoto per risolvere la questione. In programma per la giornata della beatificazione ci sono due celebrazioni Eucaristiche a Vadodara e Surat alla quale sono stati invitati anche i leader di altre religioni. Ci sarà anche una preghiera interreligiosa nella città di Gandhinagar, dove a tutti parroci è stato chiesto di programmare incontri nelle scuole per far conoscere ai giovani i valori morali e spirituali di Madre Teresa. (M.R.)

 

 

NELLO SRI LANKA, IL PROCESSO DI PACE INIZIA DAI BAMBINI:

AVVIATO DAI GESUITI UN PROGRAMMA DI DIALOGO E RICONCILIAZIONE

PER I GIOVANI SINGALESI E TAMIL, ETNIE IN GUERRA DALL’83

 

BATTICALOA (SRI LANKA). = Si chiama “Giardino delle farfalle” il programma avviato dai Padri gesuiti dello Sri Lanka per riconciliare i ragazzi singalesi e tamil. Il progetto sociale prevede, per un periodo di nove mesi, incontri settimanali tra ragazzi  dai 6 ai 16 anni dove - tramite gli strumenti del teatro, della musica, del disegno e del confronto - i giovani sono invitati a interagire. Padre Paul Satkunanayagam, il gesuita promotore dell’iniziativa, è impegnato in una zona, quella di Batticaloa, per anni teatro di scontri tra l’esercito regolare e i guerriglieri tamil. L’iniziativa, in collaborazione con l’Università del Canada, è in sintonia con quanto indicato dai vescovi dello Sri Lanka i quali, in un recente intervento, hanno chiesto al governo e ai tamil di riprendere il processo di pace al più presto. La Chiesa è infatti impegnata nell’organizzazione di programmi di educazione al dialogo, rivolti in modo particolare a giovani e bambini. La guerra civile, iniziata nel 1983, ha fatto oltre 65 mila vittime e oltre un milione di sfollati. (M.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’inaugurazione della 58.ma Assemblea generale dell’Onu ha dato avvio, ieri, al confronto tra i leader del mondo su temi di grande urgenza quali l’Iraq, il Medio Oriente, il terrorismo e la lotta alla povertà. “Sulla guerra in Iraq – ha dichiarato il presidente americano, George Bush - ci sono stati disaccordi ma ora la stabilità è nell’interesse della comunità internazionale e quindi bisogna superare gli attriti e collaborare”. Ma gli sforzi per trovare una comune intesa sulla gestione del dopoguerra nel Paese arabo, non hanno ridotto le profonde divisioni sull’intervento militare nel Golfo Persico, avvenuto senza l’approvazione delle Nazioni Unite. “La logica della forza preventiva – ha affermato il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan – è una sfida al principio, anche se imperfetto, che antepone le decisioni della comunità internazionale alle azioni di un singolo Stato”. “E su tale base – ha aggiunto Annan - si sono fondate pace e stabilità in questi 58 anni”. Auspicando quanto prima il ripristino, in Iraq, di istituzioni politiche autonome, il presidente francese, Jacques Chirac, ha poi aspramente criticato l’azione unilaterale degli americani ed il capo di Stato indonesiano, Megawati Sukarnoputri, ha sottolineato come “il conflitto abbia creato più problemi di quelli ai quali intendeva porre rimedio”. Ma Bush nel suo discorso non ha ceduto terreno sulle proprie posizioni, come ci conferma, da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Il capo della Casa Bianca ha inserito la campagna irachena nell’ambito della guerra al terrorismo. Ha accusato Baghdad di aver costruito le armi di distruzione di massa e ha difeso l’invasione come un’iniziativa necessaria a proteggere la popolazione, vittima delle violenze documentate dalle fosse comuni, a favorire lo sviluppo della democrazia e creare un esempio per la pace in tutto il Medio Oriente. Bush ha detto che l’Onu può svolgere un ruolo centrale, ma ha avvertito che il passaggio del governo ai rappresentanti locali non può essere accelerato. Il presidente non ha fatto concessioni e poi ha incontrato in privato il collega francese Chirac. Il capo dell’Eliseo nel suo intervento aveva criticato l’attacco lanciato dagli Stati Uniti senza l’autorizzazione dell’Onu, dicendo che nessuno può agire da solo. Quindi, non ha trovato l’accordo con Bush sulla nuova risoluzione per creare una forza multinazionale, ma ha assicurato che non userà il veto per bloccarla. L’Assemblea generale era stata aperta dal segretario, Kofi Annan, che ha criticato la teoria della guerra preventiva degli Stati Uniti e ha annunciato la nomina di una commissione per discutere le riforme necessarie a ristabilire la rilevanza del Palazzo di Vetro. Quindi, è intervenuto il capo del governo italiano, Berlusconi, facendo un discorso istituzionale a nome dell’Unione Europea, centrato sull’impegno a svolgere un ruolo attivo in tutte le crisi del mondo: dalla lotta alla povertà a quella contro il terrorismo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Le parole del presidente Bush rischiano di inaugurare un forte cambiamento nell’ambito dei rapporti internazionali. Sul ruolo degli Stati Uniti nell’Onu, dopo la guerra in Iraq, ascoltiamo la nota di Empedocle Maffia:

 

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Una guerra combattuta senza il consenso delle Nazioni Unite è stata rivendicata da Bush come azione a difesa della credibilità dell’Onu. In un contesto internazionale che chiede il ripristino della legalità rotta dalla logica della guerra preventiva, Bush ha riproposto di consegnare le Nazioni Unite ad un ruolo di assistenza umanitaria e ha finito così con il fare emergere l’attuale isolamento del suo Paese. Un discorso che doveva favorire un sì alle richieste di Washington di collaborazione, anche finanziaria, in Iraq ha immediatamente prodotto ulteriori irrigidimenti contro l’atto che ha aperto la crisi, cioè la guerra senza consenso internazionale. Le parole di Bush hanno confermato una crisi nei rapporti internazionali che va al di là dell’Iraq e riguarda il concetto stesso di multilateralismo. Bush resta fedelmente legato al diritto del primato americano e mentre all’Onu in molti, compresi alleati storici dell’America, contestavano questa visione, nel Senato di Washington l’opposizione al presidente evocava il maccartismo come argomentazione con la quale l’amministrazione affronta il dibattito interno sulle conseguenze della guerra. Insomma, oggi c’è un’America quasi sola nel mondo e certamente spaccata al suo interno.

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Mentre il dibattito della comunità internazionale sull’Iraq continua dunque a dominare lo scenario politico, nel Paese arabo non sembra avere fine lo stillicidio di violenze. Almeno un civile iracheno è rimasto ucciso e altri ventuno sono stati feriti stamani, a Baghdad, quando un bus è stato colpito da un ordigno esplosivo.

 

Anche in Medio Oriente si deve purtroppo registrare un nuovo episodio di violenza. Un ragazzo di 15 anni è morto ed altri 14 palestinesi sono rimasti feriti in scontri con i soldati israeliani avvenuti, la scorsa notte, nel campo profughi di Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Sul fronte politico, come già detto, al Palazzo di Vetro è stata affrontata, ieri, la crisi israelo-palestinese. La comunità internazionale ha chiesto l’applicazione immediata della road-map. Il servizio di Graziano Motta:

 

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“Sono convinto che sia nell’interesse di tutti l’esistenza di uno Stato palestinese - ha detto Bush - ma gli Stati Uniti si opporranno alla sua nascita se non si ferma il terrorismo”. Il presidente è stato molto severo nei confronti di Arafat e della leadership che gli sta attorno. I palestinesi devono assumersi le proprie responsabilità per conseguire la creazione del loro Stato a fianco d’Israele e questo, d’altra parte, deve operare per favorire la creazione di uno Stato palestinese pacificato. A questi propositi, il ministro degli Esteri palestinese, Nabil Shaat, ha subito replicato, accreditando presso i membri delle Nazioni Unite non solo l’Autorità istituzionale e morale di Arafat, ma anche la sua capacità di stabilire una tregua, mentre le accuse del rais sono di nuovo rivolte agli Stati Uniti, perché – sostiene – consentono ad Israele di continuare le aggressioni contro il proprio popolo.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Per discutere sugli aspetti legati alla barriera di separazione che divide Israele dalla Cisgiordania, il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, incontrerà oggi, a Washington, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ed il Consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleeza Rice. “Lo Stato ebraico – ha dichiarato questa mattina Shalom alla radio israeliana - farà di tutto per includere il maggior numero di coloni dalla parte israeliana del muro di difesa”.

 

In Costa d’Avorio ritorna lo spettro della guerra civile. Gli ex ribelli di Forze Nuove riuniti a Bouakè, hanno deciso, ieri, di sospendere la partecipazione dei loro ministri al governo di unità nazionale. Una decisione che paralizza i lavori dell’esecutivo di riconciliazione, nato dall’intesa siglata in Francia, per portare il Paese africano verso le nuove elezioni previste nel 2005. Sulla complessa situazione dello Stato ivoriano, ci riferisce Giulio Albanese:

 

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Il fatto che il leader delle forze nuove, nonché fino a ieri ministro della comunicazione nel governo di transizione, Guillaume Soro, abbia dichiarato “la ripresa della guerra non è un’utopia” la dice lunga. Dietro a questa nuova crisi, oltre alle divergenze sulle nomine degli unici due delicatissimi ministeri, Difesa ed Interni, rimasti vacanti, si troverebbe anche la questione del disarmo degli ex ribelli. Le forze nuove hanno di fronte a loro un problema estremamente delicato: dovrebbero disarmare i numerosissimi combattenti, reclutati nelle carceri e nelle campagne del Paese durante l’insurrezione. Il problema è che si tratta di gente che non riceve lo stipendio da mesi e le armi che hanno in dotazione sono l’unico strumento con il quale riescono a sbarcare il lunario. Non resta ora che sperare in un intervento deciso della comunità internazionale, prima che si ritorni indietro di un anno al tragico 19 settembre del 2002.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Restiamo in Africa e andiamo in Guinea Bissau dove i militari, che lo scorso 14 settembre hanno deposto il presidente Kumba Yala, hanno annunciato ieri la nomina di Henique Rosa ed Arthur Sanha, rispettivamente alla carica di presidente e primo ministro civile di transizione. Nel Paese africano è intanto arrivato, ieri, il ministro degli esteri portoghese, Antonio Lourenço dos Santos, con l’obiettivo di invitare le autorità militari ad organizzare elezioni presidenziali ed amministrative. 

 

               

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