RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 265 - Testo della
Trasmissione lunedì 22 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Il contributo dei laici prezioso per l’evangelizzazione del Kenya
L’11.mo congresso ecumenico di
spiritualità ortodossa ospitato dal monastero di Bose
In Iraq un kamikaze si è fatto esplodere nel
parcheggio della sede dell’Onu a Baghdad: due morti e 20 feriti
Hamas e Jihad rifiutano di entrare nel governo del
premier palestinese Abu Ala
Netta sconfitta del
cancelliere tedesco Schroeder in Baviera: il conservatore Stoiber vince le regionali.
22 settembre 2003
“ESSERE CRISTIANI SIGNIFICA
ASSUMERE L’IMPEGNO DI ESSERE
APOSTOLI DI CRISTO NEL MONDO”:
COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO
PER IL 350° ANNIVERSARIO
DELL’ISTITUZIONE DELLA DIOCESI DI PRATO
- Servizio di Barbara Castelli -
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“Nell’odierno
contesto socio-culturale, l’affluenza di beni materiali, la cura esasperata di
sé, i bisogni indotti da una società consumistica rischiano talora di oscurare
la voce interiore di Dio, che costantemente invita a mantenere salda la
personale alleanza con Lui”. Questo il monito espresso da Giovanni Paolo II nel
messaggio per i 350 anni di vita della diocesi di Prato. Fu Papa Innocenzo X,
il 22 settembre 1653, a venire incontro alle secolari aspirazioni dei pratesi, riconoscendo
l’autonomia della Chiesa locale. Tre secoli dopo, il 25 gennaio 1954, Pio XII
smembrò definitivamente le diocesi di Prato e Pistoia, nominando vescovo il
giovane sacerdote don Pietro Fiordelli. “C’è oggi il pericolo di ridurre la
fede a un sentimento religioso vissuto solo in ambito intimistico - insiste il
Papa nella missiva, inviata al vescovo, mons. Gastone Simone - dimenticando che
essere cristiani significa assumere l’impegno di essere apostoli di Cristo nel
mondo”.
Ricordando con affetto la sua
visita del 1986 nella città toscana, il Pontefice ha lodato i frutti di santità
sbocciati a Prato, la cui popolazione nei secoli ha coltivato una “sincera devozione a santo Stefano
protomartire e soprattutto alla Beata Vergine”. L’esempio di Santa Caterina de’
Ricci, “grande mistica domenicana del XVI secolo”, così come la memoria di
tanti Santi e Beati - ha esortato Giovanni Paolo II - sia da stimolo “per
quanti sono alla ricerca della verità e per coloro che non sanno alzare lo
sguardo al cielo”.
Pensando, infine, allo speciale anno giubilare per la
festa patronale di Santo Stefano, che ha preso il via lo scorso 8 settembre e
si concluderà il 26 dicembre 2004, il Pontefice ha auspicato un rinvigorimento
della fede, tale da comprendere che “la vocazione alla santità è estesa a tutti
e va proposta con coraggio e con pazienza anche alle nuove generazioni”.
Alle celebrazioni ecclesiastiche si aggiungono quelle
civili: 350 anni fa, infatti, ad un mese dalla Lettera Concistoriale di
Innocenzo X, il Granduca Ferdi-nando II de’ Medici elevò la “Terra di Prato” al
grado di città.
I 190 mila abitanti della diocesi di Prato sono suddivisi
in 76 parrocchie. Novantatre sono i sacerdoti incardinati, 17 i diaconi, 37 i
religiosi e 217 le religiose.
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UDIENZE VARIE
Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza questa
mattina sette vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine in visita “ad
Limina”, e l’arcivescovo di Foggia mons. Francesoc Pio Tamburrino, con i
familiari.
L’IMMAGINE
DI MADRE TERESA DI CALCUTTA NELLA NUOVA SERIE DI FRANCOBOLLI VATICANI, DA
DOMANI SUL MERCATO IN OCCASIONE DELLA BEATIFICAZIONE
DELLA FONDATRICE DELLE SUORE DELLA CARITA’
-
Intervista con il dott. Pierpaolo Francini -
Il profilo
del volto coperto sul capo dall’inconfondibile saio bianco a righe blu, il viso
leggermente chino in avanti, le mani giunte, poggiate sulla bocca, nel suo
tipico atteggiamento umile e riflessivo insieme. Appare così il disegno di
Madre Teresa di Calcutta che impreziosisce la serie speciale di francobolli che
l’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano si appresta a immettere domani
sul mercato, per celebrare la prossima beatificazione dell’“Angelo dei poveri”,
il prossimo 19 ottobre. Ma, per i collezionisti, altre due serie saranno da domani
in vendita, con una serie di realizzazioni di grande pregio. La prima è
dedicata ai “Grandi maestri della pittura dell’800”, Gauguin e Van Gogh in
particolare, e l’altra incentrata sulle figure di animali, di sapore vagamente
mitologico, ritratti dai mosaici della Basilica di San Pietro. Il responsabile
dell’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano, il dott. Pierpaolo
Francini, al microfono di Alessandro De Carolis, entra nel dettaglio artistico
e tecnico di queste nuove produzioni filateliche, a partire dai francobolli
dedicati a Madre Teresa:
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R. – Il bozzetto è opera di Irio Fantini, un artista del
quale noi ci avvaliamo ormai da anni, che ha una particolare capacità creativa,
da un lato, ma anche la capacità di riprodurre in maniera molto significativa
le immagini e, in particolare, i volti. Lui ha cercato, ispirandosi ovviamente
a delle immagini significative di Madre Teresa, di cogliere un momento che
fosse particolarmente importante di questa donna. Questo è, inoltre, un
francobollo singolare, diverso dagli altri, giacché è corredato a fianco da una
“bandella” - così è chiamata tecnicamente - ovvero da un altro francobollo
privo di valore, sul quale sono riportate cinque frasi diverse della prossima
Beata. Il criterio della scelta delle frasi è un criterio piuttosto libero.
L’autore del francobollo ha seguito certo un filo logico ma un filo che in
qualche modo ci riconducesse all’opera di Madre Teresa, all’immensa carica di
umanità che possedeva questa donna.
D. – Nella serie dei grandi maestri della pittura
ottocentesca, quali sono le opere riprodotte nei francobolli? E perché la
scelta di opere di Gauguin e Van Gogh?
R. – In questo caso, si tratta di soggetti di proprietà
vaticana. Per Van Gogh e Gauguin si tratta di due quadri che sono custoditi
nella sezione della Galleria di Arte Moderna dei Musei Vaticani: la “Pietà” di
Van Gogh e il “Beati i puri di cuore” di Gauguin. Il motivo principale della
loro scelta riguarda il fatto che quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita
di Van Gogh e 100 anni dalla morte di Gauguin. Inoltre, è notorio che i due
artisti si siano anche incontrati in vita, andando a costituire il cosiddetto
sodalizio di Arles, di breve durata ma abbastanza intenso sotto un profilo
artistico.
D. – C’è poi la serie “Animali in San Pietro” che
sembrerebbe, così a prima vista, un tema singolare per una serie filatelica…
R. – Sì, è in effetti inconsueto. In realtà, gli animali
riprodotti sono raffigurati in alcuni mosaici che si trovano all’interno della
Basilica vaticana. Si è pensato di fare un riferimento a questi animali, che in
alcuni casi sono stati certamente un po’ idealizzati dall’artista, perché
rappresentano una memoria del Creato.
D. – Ci saranno anche degli annulli postali, dedicati per
esempio a Madre Teresa?
R. – Certamente sì. Noi realizzeremo un annullo postale
che è celebrativo dell’emissione. Non posso escludere poi che le Poste
Vaticane, in occasione della beatificazione di Madre Teresa, pongano in essere,
a loro volta, un annullo speciale per quel giorno.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“I misteri della luce: Gesù inaugura il suo Regno di amore, di giustizia e di
pace”; all’Angelus, Giovanni Paolo II prosegue l’itinerario di preparazione
spirituale al pellegrinaggio del 7 ottobre a Pompei, centro della spiritualità
del Rosario.
Nelle vaticane, l’omelia del
cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa per l’ordinazione episcopale di
mons. Antonio Arcari, nunzio apostolico in Honduras.
Una pagina sull’Incontro
Inter-Religioso in Kazakhstan: la concelebrazione eucaristica presieduta dal
cardinale Tomko nella cattedrale di Almaty; l’articolo dell’inviato Gianfranco
Grieco.
Un articolo dell’inviato
Gianluca Biccini sulla celebrazione - nella cattedrale di Messina - del
giubileo sacerdotale dell’arcivescovo Marra.
Nelle estere, contributo della
Santa Sede alla quarantasettesima sessione della Conferenza generale
dell’“AIEA”: promuovere la cultura della pace e del dialogo nel campo della sicurezza
nucleare.
L’omelia dell’arcivescovo
Fitzgerald durante la Santa Messa - nel XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II
- celebrata nella cattedrale di Santo Stefano, in occasione della Conferenza
generale dell’“AIEA”.
Iraq: due morti, a
Baghdad, per l’esplosione di un’autobomba vicino alla sede dell’Onu.
Un’altra autobomba è esplosa a Mossul.
Nella pagina culturale, un contributo di Giorgio
Rumi dal titolo “Identificazione del Paese con la valenza spirituale dell’Urbe
nel mondo”.
Nelle pagine italiane, in primo piano il drammatico
tema della violenza negli stadi: guerriglia prima di Avellino-Napoli,
un’immagine avvilente per il calcio.
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22 settembre 2003
PREVENZIONE, RECUPERO E
REPRESSIONE: QUESTA LA VIA CONTRO IL FLAGELLO
DELLA
DROGA, NELLE PAROLE DI MONS. JAVIER LOZANO BARRAGAN, ALL’APERTURA
DELLA
V CONFERENZA MONDIALE PER LA LOTTA AGLI STUPEFACENTI
“Lotta alla droga senza
compromessi”: è questa la posizione comune espressa dai partecipanti alla sessione
inaugurale della quinta Conferenza mondiale sulla prevenzione dall’uso di
droghe, che si è aperta stamane a Roma alla presenza del presidente della
Camera, Pierferdinando Casini, del vice premier Gianfranco Fini e
dell’ambasciatore americano Mel Sembler. Mons. Javier Lozano Barragan,
presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari,
tracciando la posizione della Chiesa cattolica, ha parlato di emergenza
pastorale planetaria per un fenomeno che ormai coinvolge oltre 200 milioni di
persone in tutto il mondo. Il servizio di Stefano Leszczynski:
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“Prevenzione, recupero e
repressione: è questo il tracciato dell’unica via percorribile per sradicare il
flagello della droga, causa principale di degenerazione etica e di
disintegrazione sociale”. Così ha esordito mons. Javier Lozano Barragan,
presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari,
aprendo la prima sessione di dibattito della Conferenza. “Sulla droga non sono
ammissibili compromessi”, ha aggiunto mons. Barragan, ricordando le parole di
Giovanni Paolo II: “La droga è un male, al male non si fanno concessioni”.
Chiara e ferma la posizione
espressa dai massimi vertici istituzionali italiani intervenuti alla sessione
inaugurale: il presidente della Camera italiana Pierferdinando Casini ha
condannato ogni intento ipocrita di minimizzare gli effetti delle droghe ed ha
indicato nella legalizzazione di alcune droghe la minaccia più insidiosa. Per
il vice premier italiano Gianfranco Fini, il nemico più pericoloso non è rappresentato
tanto dai trafficanti, il cui operato criminale è evidente, ma da quelli che
per alimentare la domanda di droga diffondono false convinzioni e bugie ponendo
una distinzione tra droghe buone e cattive, leggere e pesanti. “Non esiste – ha
proseguito Fini – la libertà di drogarsi ed è compito del governo tutelare la
dignità umana non solo del singolo ma dell’intera società”.
Al riguardo, il vice
presidente del Consiglio ha annunciato anche la presentazione di un disegno di
legge diretto a rafforzare l’aspetto repressivo della lotta al narcotraffico,
eliminando dall’ordinamento italiano quell’elemento di incertezza rappresentato
dal concetto di ‘detenzione di una modica quantità ad uso personale’. Il
mercato della droga non può, però, essere contrastato – ha sottolineato
l’ambasciatore americano in Italia, Mel Sembler – senza una stretta
cooperazione internazionale, al pari di quanto avviene per la lotta al
terrorismo, flagello del quale il traffico di droga è spesso una componente
essenziale.
Don Vincenzo Sorce, presidente
dell’Associazione Casa Rosetta, ente promotore della Conferenza internazionale,
ha spiegato la necessità di promuovere una cultura della vita basata su valori
etici, politici e religiosi. Grande rilievo è stato dato, da tutti i
partecipanti, all’importanza del ruolo svolto dalle associazioni impegnate nel
recupero dei tossicodipendenti. Il vice premier italiano ha rivolto un
pressante invito al mondo dell’impresa, del lavoro e dei sindacati per rafforzare
l’impegno volto al reinserimento di coloro che riescono a sfuggire alla droga.
“Spesso le difficoltà maggiori – ha detto – non sono nel recupero ma proprio
nel reinserimento”.
Stefano Leszczynski, Radio
Vaticana.
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I
MEZZI AUDIOVISIVI OGGI NEL MONDO. CONCLUSE LE GIORNATE DEL PRIX ITALIA:
UN
PRIMO BILANCIO
Si
è conclusa sabato scorso a Catania, in Sicilia, la 55.ma edizione del concorso
internazionale Prix Italia per la radio, la TV e il Web. Nel corso di una settimana
82 giurati, in rappresentanza di 80 enti radiotelevisivi e membri
dell’asso-ciazione, hanno preso in esame le 222 produzioni in concorso.
Inoltre, tutte le persone accreditate hanno avuto l’opportunità di ascoltare e
vedere i programmi esaminati.
Può affermarsi, dunque, che l’occasione del
Festival-Concorso è diventata la maggiore vetrina dei mezzi audiovisivi oggi
nel mondo. Nel Foro internazionale di quest’anno sono state dibattute alcune
fra le questioni che attualmente preoccupano l’opinione pubblica nell’ambito
della comunicazione sociale.
Il segretario generale del Prix, Carlo
Sartori, ha avuto una particolare responsabilità nella preparazione e nello
svolgimento di questo annuale appuntamento con il mondo dei mezzi audiovisivi,
con tanti esperti e giornalisti che, tra il 13 e il 20 settembre, hanno
partecipato ai lavori.
Padre Ignacio Arregui ha chiesto allo
stesso Carlo Sartori un primo bilancio di queste giornate.
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R. – Quest’anno è stata l’edizione dei record. Abbiamo
avuto il record nelle iscrizioni dei delegati internazionali, che sono stati
praticamente quasi mille. Abbiamo avuto il record nelle presenze del pubblico
catanese alle anteprime della Rai, circa 6 mila. Abbiamo avuto il record nei
contatti del nuovo servizio, che noi chiamiamo il “Quality Market” del Prix
Italia e che rappresenta un’evoluzione del servizio on demand, in cui facciamo
vedere e ascoltare programmi radio-televisivi ai nostri delegati
internazionali, con oltre 8 mila contatti. Quindi, c’è un fermento positivo, un
virus positivo che si è inserito dentro il Prix Italia e questo ci rende molto
soddisfatti.
D. – Il Prix Italia insiste molto sull’importanza delle
novità, dell’originalità, della creatività, soprattutto nel linguaggio
espressivo e invece si è parlato piuttosto di innovazioni tecniche. Alcuni
hanno affermato, poi, che erano poche le novità a carattere espressivo, una
vera originalità. Cosa ne pensa lei?
R. – La televisione è un mezzo che tende sempre alla
gregarietà e poco all’innovazione. La televisione è un mezzo che dopo aver
innovato, poi ripete all’infinito le sue innovazioni. Quindi, occorre sempre
inserire questi virus positivi della creatività. E’ vero che abbiamo parlato
molto di tecnologie, ma questa è una fase in cui le tecnologie sono importanti
perché sono un nuovo modo di esprimersi. Allora, noi dobbiamo in qualche modo
conoscere bene le tecnologie per poi creare dei nuovi linguaggi. Noi abbiamo
fatto il primo passo e magari il prossimo anno approfondiremo ancora di più la
creatività dal punto di vista dei contenuti. Credo che istituzioni come il Prix
Italia abbiano il compito, il dovere oltre che il diritto, di occuparsi proprio
delle punte avanzate della creatività dei nostri mezzi.
D. – Tuttavia credo che quasi all’unanimità tutti hanno
detto che la qualità media delle produzioni di quest’anno era alta…
R. – Una qualità molto alta. Devo dire che in questo il
Prix Italia ha costruito un meccanismo di preselezione. Possono, infatti,
inviare programmi al Prix Italia soltanto quegli organismi radio-televisivi che
ne siano membri. E’ chiaro, allora, che un membro ufficiale del Prix Italia
mandi sempre quello che considera il suo migliore programma dell’anno. Infatti,
noi adesso stiamo mettendo in piedi una ricerca sull’archivio storico del Prix
Italia, proprio per capire le diverse concezioni di programma migliore che ci
sono state negli anni da parte dei diversi organismi. Siamo certi, infatti, che
davvero tutti cerchino di mandare quello che considerano il top della loro
produzione.
D. – Prof. Sartori, abbiamo vissuto nel mondo un anno
estremamente complesso, difficile con la guerra in Iraq e tante tensioni
sociali, politiche… I programmi al concorso quest’anno hanno rispecchiato bene
questa realtà?
R. – Assolutamente. Devo dire ci sono due tendenze che ho
rilevato nei programmi in concorso ed una è proprio questa. Ormai il senso del
documentario, del reportage radio-televisivo è diventato davvero globale.
Mentre un tempo ci si fermava, si chiudevano gli occhi di fronte alle realtà
esterne e ci si occupava dei problemi propri, oggi veramente ci si occupa dei
grandi problemi del mondo. Noi abbiamo premiato programmi danesi che si
occupano di realtà lontane migliaia di chilometri o viceversa. Quindi, c’è una
tendenza ad entrare dentro i grandi temi del nostro tempo, ovunque essi siano.
L’altra tendenza riguarda invece le “performing arts”, cioè si indaga il modo
in cui la televisione, come linguaggio espressivo, rappresenti lo spettacolo,
che ha subito, a mio modo di vedere, un’evoluzione straordinaria in questi
pochi anni. Da cinque anni a questa parte, abbiamo visto evolversi il
linguaggio televisivo nella rappresentazione dello spettacolo in maniera
straordinaria.
D. – Fra i diversi concorsi e festival qual è secondo lei
il valore principale, la caratteristica del Prix Italia, nel modo di affrontare
questo suo compito internazionale?
R. – Il Prix Italia è unico al mondo. Non lo dico con il
malcelato orgoglio di chi ne è segretario generale. E’ unico al mondo. In
qualsiasi altro premio e festival c’è un signore, o dei signori o
un’organizzazione, che decidono tutto: decidono chi deve partecipare, chi no,
quali organismi invitare, quali giurati invitare e sulla base di quali criteri.
Nel Prix Italia è tutto rigidamente nelle mani di un’assemblea generale che è
espressione della comunità radio-televisiva internazionale. Gli stessi giurati
sono scelti secondo stretti meccanismi di rotazione, dai quali non si può
derogare. Io, come segretario generale, non ho nessuna influenza, di nessun
genere, sulle giurie. E questo non esiste al mondo. E’ una bellissima perla nel
panorama mondiale e io spero riusciremo a preservarla in questo modo.
D. – Infine, prof. Sartori lei lascia, a quanto pare, la
sua carica come segretario generale del Prix Italia. Da quando ha assunto la
segreteria generale, qual è stata secondo lei la novità più importante?
R. – Credo quest’ultima di cui ho parlato, quella del
mercato. Credo che i premi e i festival radio-televisivi, se non si innestano
nei meccanismi veri di produzione di mercato, sono destinati a deperire e
magari a morire. Siamo in tempi difficili, in tempi di restrizioni budgetarie e
così via. Quindi, mentre un tempo si poteva avere del superfluo, oggi il
superfluo non ci può essere. Allora, i premi e i festival sono importanti
laddove riescono a cogliere dei fenomeni che poi si traducono anche nel
mercato. Io credo che questa sia la loro funzione. L’aver creato questo
mercato, seppur sperimentalmente, ci rende consapevoli del fatto che, per
fortuna, il Prix Italia è profondamente innestato nel mercato e riesce ad
inserire quel famoso virus di qualità dentro il mercato. Noi vorremmo davvero
che le perle che si commercializzano qui al Prix Italia si disseminassero ed
alimentassero molto di più la programmazione radio-televisiva di tutto il
mondo.
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APPROVATO
ALL’UNANIMITA’ IL PRIMO STATUTO DEL MEIC, MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO
CULTURALE, NELL’ASSEMBLEA CONCLUSASI IERI AD ASSISI
-
Servizio di Debora Donnini -
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Dopo
70 anni di vita, per la prima volta il Meic si è dotato di uno statuto che specifica la sua identità all’interno della
famiglia dell’Azione cattolica. Unito “in comune ispirazione ideale con
l’Azione Cattolica”, il Meic si propone di “coltivare” due attenzioni
prioritarie così enunciate nel preambolo dello Statuto: “l’impegno teologico,
per una fede che cerca, che pensa, che riflette” e “il senso della
cittadinanza, nella fondazione di una coscienza civile e politica, attenta a
corrispondere alle esigenze e ai doveri di un buona società in cui
vivere”. Intervenuta all’assemblea,
Paola Bignardi, presidente dell’azione cattolica italiana, ha parlato di
“momento storico della vita del movimento”. Ma questo nuovo statuto dove
porterà il Meic? Ci risponde il vicepresidente Carlo Cirotto.
“Lo porterà ad un’apertura verso il futuro, guardando però
sempre alle sue origini e alla sua storia, perché una cosa totalmente nuova ed
inventata daccapo ha poche possibilità di riuscita. Invece, una novità che si
innesta in una storia ormai definita ha delle possibilità di riuscita notevolmente
più ampie”.
Sempre
ad Assisi, il Meic ha chiesto al parlamento una rapida approvazione della legge
di riforma delle professioni perché vi sia un quadro certo per le “vecchie” e
le “nuove” professioni. A quest’ appello si è unito anche il professor Francesco
Casavola, presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana che sentiamo ai
nostri microfoni.
“Primo,
esprimiamo l’esigenza di una legislazione che accolga non soltanto le tipologie
delle professioni tradizionali, ma soprattutto le nuove professioni che si sono
venute costituendo in questi ultimi due decenni. In secondo luogo, per quanto
riguarda gli ordini professionali, chiediamo che essi corrispondano di più ai
compiti di garanzia dei cittadini e non siano invece una tutela corporativa
degli interessi dei propri soci”.
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I
VESCOVI TEDESCHI RIUNITI DA OGGI FINO A VENERDÌ IN ASSEMBLEA PLENARIA.
TRA I
PUNTI IN AGENDA, L’ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE
DELLA
COMMISSIONE ECUMENICA E LO STUDIO DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI
PROPOSTA
DAL GOVERNO
FULDA.
= L’elezione del nuovo presidente della commissione ecumenica e lo studio sulla
riforma governativa delle pensioni sono i due temi principali dell’Assem-blea
plenaria di autunno della Conferenza episcopale tedesca. I lavori si aprono
oggi a Fulda, città che accoglie le spoglie di San Bonifacio, evangelizzatore
della Germania, e si concluderanno venerdì prossimo. Mons. Paul-Werner Scheele
già è andato in pensione per raggiunti limiti di età e la Commissione deve
dotarsi di un nuovo responsabile per la cura dei rapporti con le altre confessioni
cristiane. L’altro punto al centro dell’Assemblea è la riforma del sistema
delle pensioni studiata dal governo. E’ prevista una riflessione del presidente
della Conferenza, il cardinale Karl Lehmann, dal titolo “Coesione e giustizia,
solidarietà e responsabilità tra le generazioni. Orientamenti antropologici e
teologici per la discussione attuale intorno al sistema sociale”. Il calo delle
nascite, e quindi delle persone in età lavorativa, aumenta il prelievo fiscale
nei confronti dei lavoratori che devono sostenere un numero sempre maggiore di
pensionati. Per questo il governo ha avanzato alcune proposte di riforma, che
saranno studiate dai vescovi nel quadro di un più ampio contesto sociale.
L’agenda dei 68 ordinari e ausiliari delle 27 diocesi tedesche, inoltre,
dedicherà una giornata di studio all’Europa, con particolare riferimento al
processo di integrazione, cui i vescovi tedeschi sono storicamente sensibili, e
al Trattato costituzionale europeo. L’Assemblea traccerà anche un bilancio del
primo Kirchentag, il grande incontro ecumenico svoltosi nel mese di maggio tra
cattolici e protestanti a Berlino e prenderà in esame la pubblicazione di una
Lettera pastorale sulla liturgia, ispirata a quell’esperienza. Previsto,
infine, l’esame della situazione finanziaria delle diocesi tedesche. (M.A.)
DECISA
PRESA DI POSIZIONE DEI VESCOVI PERUVIANI CONTRO L’INTRODUZIONE
DELLA
COSIDDETTA “PILLOLA DEL GIORNO DOPO” NEL LORO PAESE: SOTTOLINEANO
IL
VALORE SACRO E INVIOLABILE DELL’ESSERE UMANO FIN DAL CONCEPIMENTO
LIMA. =
“L’essere umano dal primo momento della sua esistenza, che comincia con il
processo di fecondazione, ha la dignità della persona ed è, pertanto, possessore
di diritti, tra i quali il primo, è quello alla vita”. Con queste parole i vescovi
peruviani, al termine della recente riunione del Consiglio permanente, hanno
adottato una ferma presa di posizione nei confronti del dibattito
sull’introduzione nel Paese andino della cosiddetta “pillola del giorno dopo”.
In documento ribadiscono il valore sacro e inviolabile della vita umana e
esprimono la loro preoccupazione per la diffusione nella società di una cultura
che non rispetta la vita e che mina le basi sociali, la maternità e la
paternità responsabile e la coesione sociale. I vescovi denunciano la pressione
attuata da quanti vorrebbero considerare la pillola come un elemento di
progresso per l’organizzazione di un nuovo ordine mondiale. “La pillola del
giorno dopo – si legge nel documento – impedisce che l’eventuale ovulo
fecondato, che è l’embrione umano, si impianti nella parete uterina: esso non è
altra cosa se non un aborto realizzato con mezzi chimici”. Chi chiede o
consiglia l’utilizzo della pillola, secondo i vescovi, lo fa con la diretta
intenzione di interrompere una eventuale gestazione in corso, esattamente come
nel caso dell’aborto. Perciò, i presuli invitano tutti coloro che lavorano nel
campo sanitario a ricorrere con fermezza e coraggio all’obiezione di coscienza.
“Date testimonianza – esortano con decisione – del valore inalienabile della
vita umana, soprattutto di fronte ad una latente forma di aggressione agli
individui più deboli e indifesi, come l’embrione umano”. I vescovi ricordano
che il comandamento “non uccidere” comporta anche l’amore e la promozione della
vita umana e non la sua negazione. “La Chiesa – concludono i presuli – non può
tacere di fronte a questa grave ingiustizia”. (M.A.)
L’IMPEGNO
DEL LAICATO, FONDAMENTALE PER L’EVANGELIZZAZIONE DELLE TERRE
DEL
KENYA. QUESTA LA TESTIMONIANZA DI DUE VESCOVI MISSIONARI
DEL
PAESE AFRICANO, CHE HANNO COINVOLTO I LAICI LOCALI
NEI
LORO PROGETTI PASTORALI
NAIROBI.
= Giunge dal Kenya una testimonianza del prezioso servizio che i laici possono
svolgere per l’evangelizzazione in terre prive di missionari consacrati.
Durante il recente seminario romano dei vescovi di lingua inglese dei territori
di missione, mons. Virgilio Pante, vescovo di Maralal, e mons. Luigi Paiaro,
vescovo di Nyahururu, intervistati dall’agenzia Fides, hanno descritto il
lavoro svolto dall’equipe di catechisti laici all’interno delle loro diocesi.
Attraverso centri di formazione e corsi di catechismo, sono state formate
équipe che animano le comunità locali, delle quali conoscono la cultura e la
mentalità. “A Maralal – ha detto il presule - la difficoltà maggiore è andare a
trovare i pastori che si muovono da un pascolo all’altro. Abbiamo diversi
catechisti che vanno a visitarli lungo i loro spostamenti. Abbiamo anche creato
dei punti per il rifornimento di acqua, dove i pastori possono portare ad
abbeverare il gregge e dove vi sono alcune strutture come dispensari e centri
sanitari. In questo modo, teniamo i contatti con loro e avviamo una prima
evangelizzazione”. Mons. Paiaro ha, invece, sottolineato il contributo dato dai
laici nel suo progetto di costituzione dell’Azione cattolica diocesana, voluta
come veicolo di evangelizzazione per le popolazioni locali. (M.A.)
SI È
CONCLUSO SABATO NEL MONASTERO DI BOSE L’11.MO CONGRESSO ECUMENICO
DI
SPIRITUALITÀ ORTODOSSA. IL GRANDE TEMA DELL’ECUMENISMO
AFFRONTATO
PER UNA SETTIMANA DA CATTOLICI, PROTESTANTI E ORTODOSSI
BOSE. =
Studiosi di ecumenismo di spicco, delegazioni ufficiali della chiesa cattolica,
ortodossa ed anglicana, e numerosi monaci appartenenti alle tre confessioni si
sono incentrati dal 14 al 20 settembre al monastero di Bose per l’ 11.mo convegno
ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. L’incontro aveva come illustri
patrocinanti il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ed il Patriarcato di
Mosca. I due argomenti in esame, divisi in due sessioni, una greca e una russa,
che i partecipanti hanno approfondito, sono stati dedicati rispettivamente ai
Padri del Deserto di Gaza, Barsanufio, Giovanni e Doroteo, ed al Grande
Concilio di Mosca del 1917. E’ stata sottolineata l’influenza, che i padri,
monaci vissuti nel VI secolo in Palestina, hanno avuto sulla spiritualità
cristiana. Il Concilio di Mosca è stato presentato come un momento
straordinario, che diede possibilità a tutte le componenti della Chiesa russa
di confrontarsi con la modernità: erano gli anni della rivoluzione russa,
svolta epocale per il mondo contemporaneo. (M.A.)
LA PREGHIERA PER LA GIOVENTÙ È STATO IL TEMA DEL
TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO DEGLI ARGENTINI IN ONORE DI NOSTRA SIGNORA DI
ITATI’.
150
MILA I FEDELI ACCORSI IERI AL SANTUARIO DEDICATO ALLA VERGINE
BUENOS
AIRES. = Migliaia di fedeli sono accorsi durante l’ultimo fine settimana nella
provincia argentina di Corrientes, per il tradizionale pellegrinaggio al santuario
di Nostra Signora di Itatì. La preghiera, che i circa 150 mila fedeli hanno
rivolto alla Vergine, quest’anno chiedeva la protezione della gioventù. A rivolgere
la supplica è stato il vescovo di Reconquista, mons. Andrès Stanovnik. Il
presule ha chiesto l’intercessione di Maria affinché siano illuminati la
gioventù e chi ha la responsabilità si assicurarle un futuro migliore. I
pellegrini, arrivati al santuario dopo una processione di 18 ore, hanno pregato
in particolare per i ragazzi che sono in pericolo di vita e vivono in
condizioni di povertà e malessere. La Vergine di Itatì è raffigurata con la
pelle bruna e il volto scolpito in legno di noce. Fu portata in quei luoghi dai
francescani in fuga dai costanti attacchi degli indigeni. Scampati al pericolo,
i padri costruirono una cappella in onore della Vergine che, nei secoli, è
diventata per gli argentini un tradizionale luogo di culto. (M.A.)
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22 settembre 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco e Marta Rossi -
In Iraq lo stillicidio di
agguati non sembra avere tregua. Un attacco suicida avvenuto alle 8.10 di
questa mattina – le 6.10 in Italia - nei pressi del quartier generale delle
Nazioni Unite, nel centro di Baghdad, ha causato la morte del kamikaze e di una
guardia irachena. Nel Paese arabo, dove in un attacco compiuto ieri dalla
guerriglia irachena sono rimasti uccisi tre soldati americani, l’episodio di
oggi rievoca il dramma di una recente strage. Il tragico agguato di questa
mattina è stato infatti perpetrato a poca distanza dal luogo dove il 19 agosto
scorso un altro sanguinoso attentato aveva provocato 22 vittime, tra le quali
il responsabile della missione Onu in Iraq, Sergio Vieira de Mello. In base ad
una prima ricostruzione, l’attentatore, a bordo di un’automobile, ha tentato di
entrare nella sede delle Nazioni Unite ma è stato fermato dai controlli di
routine al check point, dove si è fatto esplodere nel parcheggio
antistante la sede dell’Onu. Ma quali sono le possibili piste investigative su
questo grave attentato? Giada Aquilino lo ha chiesto a Michele Farina, inviato
del Corriere della Sera da Baghdad:
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R. – E’ chiaro che i sospetti della polizia irachena,
delle forze della coalizione, puntano alla dispersione del partito baathista,
quindi agli elementi filo-Saddam, ma anche a possibili terroristi legati ad Al
Qaeda.
D. – Perché colpire nuovamente l’Onu, proprio quando
l’Assemblea generale deve discutere del futuro dell’Iraq?
R. - Chiunque sia
il mandante, è chiaro il messaggio, che dice: ”Attenti, siete ancora nel
mirino”.
D. – E’ un caso che le violenze nelle ultime ore si siano
moltiplicate, dopo che la scorsa settimana un video attribuito a Saddam
intimava gli americani a lasciare il Paese?
R. – E’ certo che negli ultimi giorni gli attacchi si sono
moltiplicati e sono molto diversi tra loro. Hanno colpito un ministro sabato e
nel week-end hanno ucciso tre soldati americani con modalità diverse di
attacco: con colpi di mortaio, con bombe artigianali. Oggi, anche un kamikaze e
un’autobomba all’Onu. E’ una strategia continua e diversificata. Credo che
siano dei segnali: questo Paese non è sicuro e gli americani, o comunque la
coalizione, non assicurano l’incolumità ogni giorno. Chi attacca è come se
dicesse: ”Questa è la realtà”. La realtà è che l’Iraq non è un Paese tranquillo
e la normalità non è tornata.
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La riunione del fondo Monetario Internazionale a Dubai ha
fatto da sfondo al piano di rilancio dell’economia irachena. Baghdad ha infatti
reso noto il nuovo pacchetto di riforme economiche tese ad aprire il Paese agli
investimenti stranieri nei settori industriali non petroliferi. Intanto in un
documento presentato ieri, l’Fmi spinge l’Europa affinché i progressi nelle
riforme strutturali “siano accelerati”, così come gli incentivi al lavoro,
e gli investimenti per far fronte all'
invecchiamento della popolazione.
Trasferiamoci in Medio Oriente
dove proseguono i raid israeliani nei Territori. Un militante palestinese del
braccio armato di Hamas, Bassel Qawasmeh, è stato ucciso questa mattina ad
Hebron, città coinvolta insieme a Jenin nelle operazioni militari condotte
dall’esercito israeliano. L’uomo si era barricato in un palazzo, raso poi al
suolo dai soldati dello Stato ebraico. Sul fronte politico si devono intanto
registrare le difficoltà del premier palestinese, Abu Ala, di inserire nel suo
governo gli esponenti moderati della Jihad e di Hamas in seguito al rifiuto
degli stessi gruppi integralisti. Ma nel nuovo esecutivo figura anche Musa
Zabut, deputato indipendente, ritenuto molto vicino ad Hamas. Il servizio di
Graziano Motta:
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Hamas ha spiegato la sua posizione con un comunicato
diffuso da Beirut, in cui ha ribadito che non intende deflettere dalla sua
politica avversa agli accordi di Oslo, fondata sul rifiuto del riconoscimento
dell’esistenza dello Stato ebraico. Una controffensiva diplomatica nei
confronti di Arafat e del governo da lui affidato ad Abu Ala è stata intanto
intrapresa da Israele alle Nazioni Unite, ove si è recato di proposito il
ministro degli Esteri, Shalom. Essa, d’altra parte, non deflette dalle
pressioni sul terreno contro gli attivisti palestinesi della rivolta -
operazioni militari sono infatti in corso nella città di Jenin e di Hebron. A
Tel Aviv si sono svolti grandi festeggiamenti internazionali per gli 80 anni di
Shimon Peres, leader laburista e premio Nobel per la pace. Il primo ministro
Sharon nel ribadire la sua stima a Peres lo ha invitato ad unirsi di nuovo a
lui per una causa comune, “perché Israele – ha detto – viva nella pace e nella
sicurezza”.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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L’Iran non teme eventuali sanzioni
dell’Onu per il suo programma nucleare, ma continua anche a considerare la
possibilità di concedere ispezioni più severe ai propri siti. Sono le parole
del portavoce del ministro degli esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi, mentre si
avvicina l'ultimatum del 31 ottobre. E' questa la data entro la quale, secondo
quanto stabilito dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), la
Repubblica islamica dovrà provare di non voler costruire armi nucleari.
Andiamo
in Germania dove le elezioni regionali svoltesi ieri in Baviera hanno sancito
il trionfo dell’Unione cristiano-sociale di Edmund Stoiber e la disfatta per i
socialdemocratici del cancelliere tedesco, Gerhard Schröder. Il segnale di insoddisfazione verso la politica del
governo nazionale è stato dunque chiaro ed inequivocabile e drastico è stato
anche il crollo di immagine di Schroeder.
Sulle elezioni di ieri ci riferisce Giada Aquilino:
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Per il conservatore Stoiber è stato il giorno della
rivincita su Schröder. Dopo la sconfitta contro il cancelliere in carica alle
legislative di un anno fa per soli 6 mila voti, il premier bavarese e la sua
Csu hanno conquistato alle regionali nel land della Baviera circa il 62 per
cento dei voti. Il trionfo consegna a Stoiber non solo una maggioranza senza
precedenti di due terzi nel Parlamento regionale a Monaco, ma gli regala anche
un’investitura per le prossime scadenze federali: le presidenziali nel 2004 e
le legislative nel 2006. L’opposizione social democratica Spd di Schröder ha
incassato il peggior risultato nella storia del land, precipitando sotto il 20
per cento e perdendo oltre nove punti percentuali. I verdi hanno toccato l’8
per cento, mentre i liberali non ce l’hanno fatta a superare lo sbarramento del
5 per cento per entrare nel Parlamento regionale. Commentando la vittoria,
Stoiber ha parlato di un chiaro segnale per attaccare il governo rosso-verde di
Berlino.
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In Russia è stata scarsa l’affluenza alle urne per
l’elezione di sindaco-governatore di San Pietroburgo, città natale del
presidente Putin. L’ex vice premier russa, Valentina Matvienko, che ha ottenuto
il 48,7% dei voti, non è riuscita a passare al primo turno e andrà al
ballottaggio con il vicesindaco uscente, Anna Markova.
Il premier giapponese Koizumi, al
potere dall’aprile 2001 e riconfermato due giorni fa per altri tre anni alla
guida del partito di governo liberaldemocratico, ha varato oggi il “Koizumi
bis”, una nuova compagine governativa che mira a vincere le più che probabili
elezioni del prossimo novembre.
Studiare strategie comuni continentali per rallentare
l’epidemia di Aids in Africa dove il virus ha ucciso almeno una generazione di
persone e ha lasciato milioni di orfani sieropositivi. È questo lo scopo della
Conferenza internazionale su Aids e malattie trasmesse per vie sessuali in
Africa aperta oggi a Nairobi, in Kenya, alla quale parteciperanno migliaia di
delegati provenienti da tutto il mondo. Il presidente della Repubblica del
Kenya, Mwai Kibaki, ha lanciato un monito agli uomini perché smettano di
diffondere il virus. Nel solo Kenya ogni giorno muoiono tra le 700 e le mille
persone, mentre nell’intero continente sono morte finora almeno 15 milioni di
persone.
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