RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 264 - Testo della Trasmissione domenica 21 settembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Rosario, preghiera per le famiglie e per la pace nel mondo. All’Angelus da Castel Gandolfo, l’invito del Papa a riflettere suoi nuovi Misteri della luce, in prossimità del pellegrinaggio al Santuario di Pompei.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Manifestazioni in tutto il mondo per la Giornata internazionale della pace, promossa dall’Onu. Nel messaggio di Kofi Annan, un richiamo alla non violenza globale, per fronteggiare le sfide umanitarie del pianeta. Ai nostri microfoni, Shalini Dewan di Onu Italia

 

Amnesty International denuncia in un rapporto l’ininterrotta sequela di violenze e abusi in Algeria. Ne parliamo con Davide Cavazza

 

Oggi, 10.ma Giornata mondiale per i malati di alzheimer. Intervista con Gabriella Salvini Porro

 

Cinquant’anni fa la, morte del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, l’eroico carabiniere trucidato dai nazisti che salvò la vita a 22 civili. Con noi, il postulatore della causa di beatificazione, padre Paolo Molinari

 

Conclusa a Foligno la 58.ma Sagra musicale umbra. Intervista con l’arcivescovo di Perugia, Giuseppe Chiaretti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Le reazioni dello Stato d’Israele alla risoluzione dell’Onu che vieta la deportazione di Arafat

 

Uccisi la scorsa notte in Iraq tre soldati americani

 

Referendum in Lettonia sull’adesione all’Ue: vincono i “si” con il 67 per cento

 

Il premier giapponese Koizumi confermato alla guida del Partito di maggioranza e del governo

 

Il Consiglio permanente della Cei si riunisce domani per preparare l’Assemblea generale di novembre, ad Assisi.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 settembre 2003

 

 

I MISTERI DELLA LUCE, NUOVI SPUNTI DI RIFLESSIONE NELLA RECITA DEL ROSARIO,

PREGHIERA DA RECITARE PER LE FAMIGLIE E LA PACE NEL MONDO.

COSI’ OGGI IL PAPA, ALL’ANGELUS DI CASTEL GANDOLFO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

Il Rosario per le famiglie. Il Rosario per la pace nel mondo. All’Angelus di questa mattina, da Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II è tornato a parlare della preghiera mariana per eccellenza. Lo ha fatto soffermandosi sui nuovi Misteri della luce, che hanno integrato la consueta scansione dell’antica preghiera, e sul pellegrinaggio al Santuario di Pompei, che il prossimo 7 ottobre suggellerà l’Anno del Rosario voluto dal Pontefice.

 

Il Battesimo nel Giordano, le nozze di Cana, l’annuncio del Regno, la Trasfigurazione, l’istituzione dell’Eucaristia: davanti alle migliaia di fedeli riunitisi sotto il primo sole d’autunno nel cortile del Palazzo apostolico castellano, il Papa ha voluto riflettere sulla dimensione spirituale dei cinque Misteri della luce che, all’interno del Rosario, mettono in risalto momenti, definiti dal Pontefice “altrettanto importanti”, della vita pubblica di Gesù, accanto a quelli tradizionali dell’infanzia, della passione e della gloria:

 

“Sono tutti momenti di rivelazione: misteri, appunto, ‘luminosi’, che lasciano trasparire lo splendore della natura divina di Dio in Gesù Cristo”.

 

In tutti questi misteri, ha osservato Giovanni Paolo II, la presenza di Maria “è per lo più sullo sfondo”, ad eccezione delle nozze di Cana. In quell’episodio, ha aggiunto, il suo ruolo di Madre di Gesù si fa determinante, perché “dimostra di intuire più di chiunque altro le intenzioni di Gesù”, di conoscerlo “da cuore a cuore”:

 

“Per questo la Vergine è la prima e principale maestra della preghiera cristiana: alla sua scuola si impara a contemplare il volto del Signore, ad assimilarne i sentimenti, ad accettarne i valori con generosa coerenza”.

 

Il Papa ha concluso l’Angelus invitando tutti a seguire Cristo “nell’itinerario dei suoi misteri di salvezza”, con nel cuore “l’ardente amore” di Maria. E con due intenzioni particolari:

 

“In queste ultime settimane dell’Anno del Rosario, sentiamoci più che mai uniti nel recitare la santa Corona, in modo particolare per le famiglie e per la pace nel mondo”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

21 settembre 2003

 

                                                                                          

LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE:

UN GIORNO DI NON VIOLENZA GLOBALE E DI RIFLESSIONE

SULLE SFIDE PER IL FUTURO

- Servizio di Dorotea Gambardella -

 

Si celebra oggi la Giornata Internazionale della Pace. Per l’occasione, il Centro d’Informazione delle Nazioni Unite – Italia (Unic), insieme al Comune di Roma e all’Istituto Jane Goodhall, ha organizzato una marcia che è partita dal Colosseo e si è snodata lungo via dei Fori Imperiali fino a raggiungere piazza del Campidoglio. Durante la manifestazione, è stato letto il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.

 

**********

“Pace per tutti, pace per sempre”, ma anche “Non c’è pace senza giustizia” e “Se vuoi la pace, costruisci la pace”. Questi alcuni degli slogan della marcia organizzata dalla Nazioni Unite Italia: un evento al quale hanno partecipato tanti adulti, ma soprattutto moltissimi ragazzi e bambini, che si sono dati appuntamento alle 11 al Colosseo e, sfilando lungo Via dei Fori Imperiali, sono arrivati fino a Piazza del Campidoglio. Una manifestazione animata da canti, bandiere, striscioni e gigantesche colombe di tela bianca, realizzate dagli studenti di tutta Italia. Soltanto quando la direttrice delle Nazioni Unite Italia, Shalini Dewan, ha letto il messaggio del segretario generale, Kofi Annan, è calato un silenzio attento. “La Giornata internazionale della pace - si legge nel documento - è stata designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, come una giornata di cessate il fuoco e di non violenza globale. Essa è destinata a far tacere le armi per far sì che i civili possano ottenere corridoi sicuri per uscire dalle aree assediate, per lasciare che i rifugiati e gli sfollati ottengano qualche sollievo dalle ostilità che li hanno allontanati dalle proprie abitazioni. Ma - continua il messaggio - dovrebbe anche rappresentare una pausa di riflessione sulle minacce e le sfide che abbiamo di fronte”.

 

Annan sottolinea, inoltre, che mentre per molti Paesi le minacce alla pace vengono dal terrorismo e dalla proliferazione di armi non convenzionali, per tante altre nazioni le priorità restano le guerre civili, la fame, l’indigenza. Dopo le parole di Annan, il saluto della scienziata Jane Goodhall, messaggero di pace delle Nazioni Unite, letto dalla presidentessa dell’Istituto omonimo, Daniela De Nonno Mannini. In esso si è sottolineato come “la pace tra i popoli possa diventare realtà soltanto se viviamo in armonia con noi stessi e con i nostri vicini”. Quindi, il messaggio della consigliera delegata del sindaco alle politiche e alla multietnicità, Franca Eckert Cohen, che ha evidenziato come la commistione di culture sia una ricchezza per tutti. Sugli obiettivi di questa giornata, ecco l’opinione di Shalini Dewan.

 

R. - THE AIM OF THE INTERNATIONAL...

L’obiettivo di questa giornata e delle manifestazioni che abbiamo organizzato è di far comprendere a tutti quel valore immenso che è la pace nel mondo. Vogliamo dimostrare che è possibile vivere tutti insieme, non importa quale sia la nostra religione, la razza o la nazionalità. E vogliamo invitare ciascun Paese a fermare le ostilità, anche se per una sola giornata. Inoltre desideriamo far riflettere su ciò che per tutti noi deve essere una sfida, una sfida che possiamo vincere: basta adoperare gli strumenti giusti. Un altro degli obiettivi di oggi è enfatizzare il concetto di pace, anche mediante rappresentazioni simboliche. Infatti abbiamo innalzato centinaia di migliaia di colombe di stoffa in oltre cento Paesi del mondo, per simboleggiare la libertà dello spirito umano.

 

D. – Qual è il significato più profondo della parola pace?

 

R. - PEACE IS NOT…

Pace non significa soltanto assenza di guerra, bensì il pieno godimento da parte di tutti dei diritti umani. Questo è quanto ha sottolineato lo stesso Pontefice, nei suoi messaggi di quest’anno in particolare. Perseguire la pace significa anche combattere le malattie, la fame, la povertà che affligge tanta parte del mondo, eliminare le cause che scatenano i conflitti. Non ha senso attivarsi solo quando scoppiano le guerre, è necessario sforzarci di fare qualcosa per prevenirle.

 

D. – Del resto, questo è uno dei compiti della vostra organizzazione…

 

R. – THE UNITED NATIONS…

L’Organizzazione delle Nazioni Unite è nata all’indomani del secondo conflitto mondiale. Uno degli scopi per cui fu fondata era di proteggere le generazioni successive dalla piaga della guerra. Questo è quanto l’Onu si sforza di perseguire in tutto il mondo. Ecco perché tutte le sue iniziative sono mirate allo sviluppo, alla pace, alla cooperazione tra i popoli, alla salvaguardia dei diritti umani. Le Nazioni Unite ad esempio inviano da sempre contingenti in tutte le aree ad alto rischio. Come è avvenuto di recente a Baghdad, dove sono stati mandati molti miei colleghi che spesso si sono trovati in pericolo di vita.

 

D. – All’evento di oggi hanno partecipato anche tanti bambini: in che modo si può educarli alla pace?

 

R. – IT IS IMPORTANT THAT…

E’ fondamentale che i bambini, la generazione di domani, comprendano fino in fondo il significato della pace: ecco perché ritengo che dovrebbero essere educati alla pace fin dalla scuola. Soltanto così si può inculcare loro il valore della libertà, del rispetto degli altri, dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani. Abbiamo ritenuto importante che partecipassero, perché l’impatto che può produrre vivere determinate esperienze è senza dubbio più forte di tanti insegnamenti teorici.

**********

 

 

LO STILLICIDIO INFINITO DEL SANGUE, IN ALGERIA:

AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA IN UN RAPPORTO

LE CONTINUE UCCISIONI, TORTURE E VIOLAZIONI DI DIRITTI UMANI

- Intervista con Davide Cavazza -

 

Qualche lieve miglioramento, ma ancora tanti abusi. Amnesty International denuncia la grave situazione dei diritti umani in Algeria, dove ogni mese un centinaio di persone vengono uccise negli scontri fra il governo ed i gruppi armati. “Passi avanti verso un cambiamento o vane promesse?”, si chiede l’organizzazione umanitaria, in un rapporto appena pubblicato. Sentiamo Davide Cavazza, di Amnesty Italia, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

**********

R. – E’ ora che le autorità algerine inizino a rendere concrete le promesse di cambiamento e contrastino gli abusi dei diritti umani in maniera efficace. A livello legislativo, sono stati fatti dei cambiamenti negli ultimi anni, in Algeria: ad esempio, sono state migliorate le garanzie per la protezione dei detenuti dalla tortura e dalla detenzione segreta. Ma tutte queste garanzie, che sono state annunciate, non sono poi mai state effettivamente attuate. Questo è il senso della nostra provocazione: non vogliamo che queste cose restino vane promesse sulla carta, ma diventino realtà.

 

D. – Amnesty denuncia le torture, che in Algeria sembrano una pratica frequente ma poco conosciuta...

 

R. – Sì. La tortura durante lo stato di custodia è una pratica ancora molto diffusa, addirittura è sistematica in determinati casi, soprattutto in quelli che vengono definiti come attività terroristiche. La grande maggioranza dei casi di tortura si verifica all’interno delle strutture dei Servizi di sicurezza militari, che è un organismo purtroppo ancora molto segreto e che è il meno chiamato a rispondere delle proprie azioni tra le stesse Forze di sicurezza dell’Algeria. Tutto questo è estremamente grave, perché fa sì che non possa esserci un controllo a livello internazionale sugli standard di tutela che debbono essere garantiti comunque ai prigionieri.

 

D. – Eppure, nel 2001, l’Algeria qualche riforma l’aveva fatta. Allora si gridò al cambiamento. Il cambiamento c’è stato, oppure no?

 

R. – Purtroppo no. Il nostro Rapporto evidenzia come nessuna di queste iniziative abbia affrontato, per esempio, il retaggio del decennio scorso, quando l’Algeria è stata devastata da una crisi dei diritti umani di proporzioni terribili. Queste garanzie che, in teoria, dovevano migliorare il sistema legislativo ed il sistema penale e di custodia del Paese, avevano alla base degli elementi positivi, che però poi non sono stati sviluppati. Possiamo dire, ad esempio, che nessuna indagine completa, indipendente e imparziale è stata avviata sugli abusi di massa dei diritti umani che sono stati compiuti fin dal 1992 e che sono veri e propri crimini contro l’umanità.

 

D. – Un’altra cosa che Amnesty sostiene è che l’amnistia che venne decretata nel gennaio 2000, a favore di un migliaio di membri dei gruppi armati, alla fine è stata più controproducente che utile. Perché?

 

R. – Perché in pratica ha ostacolato l’emergere della verità su gravi abusi dei diritti umani, ha assicurato l’impunità per i responsabili, ha negato a tantissime migliaia di vittime il diritto al risarcimento. E’ stata una misura - diciamo – “cosmetica”, che in realtà non è servita a fare emergere i veri abusi dei diritti umani. Ciò che per Amnesty International è importante è che i responsabili degli abusi vengano consegnati alla giustizia, che non vengano incarcerate persone che non hanno commesso reati, ma che comunque trionfi la giustizia e che ci sia anche un equo risarcimento per le vittime di questi abusi.

 

D. – Il vostro Rapporto si chiude con un appello all’Italia, presidente di turno dell’Unione Europea. L’Algeria è nel bacino mediterraneo: l’Italia cosa può fare?

 

R. – C’è un accordo importante, un accordo di associazione tra Europa e il Mediterraneo, che sta per essere ratificato. C’è una clausola sui diritti umani, reciprocamente vincolante, che deve essere implementata. In particolare, Amnesty chiede tre cose ben precise come impegno alle autorità algerine. Primo, assicurare che l’organismo nazionale sulle sparizioni, che è stato annunciato il 6 agosto, abbia la necessaria indipendenza. Secondo, porre fine all’impunità fermando la pratica di concedere l’esonero dalla prosecuzione ai membri dei gruppi armati che si consegnano all’autorità e dichiarando nulla l’amnistia del gennaio 2000. Terzo, assicurare che le conclusioni della commissione d’inchiesta sull’uccisione dei manifestanti nella regione di Kabilia nel 2001 – un vero e proprio massacro – siano seguite da indagini complete, imparziali, indipendenti.

**********

 

 

“UN’ALLEANZA TRA MEDICO, OPERATORE E PAZIENTE”:

E’ IL TEMA DELL’ODIERNA 10.MA GIORNATA MONDIALE

DEDICATA AI MALATI DI ALZHEIMER

- Intervista con Gabriella Salvini Porro -

 

Creare una coscienza pubblica attorno agli enormi problemi causati dall’alzheimer, la forma più comune di demenza senile precoce, per dare risposte concrete ai malati e ai familiari. E’ questo l’obbiettivo della decima Giornata mondiale alzheimer che si celebra oggi. Nel tema di quest’anno - “Un’alleanza tra medico, operatore e paziente” – si sintetizza la convinzione di fondo: solo fornendo una rete di supporto fatta di servizi territoriali e persone che insieme formino un’alleanza terapeutica, si può alleviare la qualità della vita dei malati colpiti dal grave morbo. Secondo le ultime stime, un ultrasessantacinquenne su venti soffre di questa patologia. Nel mondo, i malati di alzheimer sono già 18 milioni e si prevede che nel 2026 saranno oltre 34 milioni, con il 71 per cento di aumento nei Paesi in via di sviluppo. Ma com’è cambiato il modo di affrontare la malattia in questi ultimi dieci anni? Ai nostri microfoni, la presidente di Alzheimer Italia, Gabriella Salvini Porro:

 

**********

R. - C’è più comprensione e più attenzione, direi, verso la malattia di alzheimer, ma ancora adesso siamo agli inizi. Parlando a livello italiano, non esistono ancora i servizi specifici dedicati ai malati: va tuttora costruita una reale rete di aiuti.

 

D. – Tema di quest’anno, l’alleanza tra medici, operatori e pazienti. Perché è così importante creare questa rete di supporto?

 

R. – L’alleanza medico-operatore-paziente, viene chiamata anche “alleanza terapeutica”, perché l’ambiente che circonda il malato è indispensabile perché egli abbia la possibilità di avere una qualità di vita migliore. In altre parole, l’aspetto del capire e del capirsi sono fondamentali, e il medico deve riuscire a dare qualcosa di sé, mentre la famiglia deve essere pronta a mettersi in discussione e a saper interagire col medico.

 

D. – Le differenze di cure e di cultura nel mondo riguardo all’alzheimer?

 

R. – Nei Paesi anglosassoni ed in alcuni Paesi del nord Europa, servizi ed informazioni si indirizzano direttamente al malato, non alla famiglia. La prossima Conferenza internazionale “The Alzheimer’s Disease International” sarà a Santo Domingo il mese prossimo. Ogni due anni, vengono eletti i membri del Consiglio direttivo. Fra queste cinque persone, due sono malati di alzheimer e, anche a livello europeo, ci è stato chiesto da un malato di essere inserito nel Consiglio direttivo. In Italia, questo atteggiamento non esiste ancora.

 

D. – Quali sono i problemi che si trova ad affrontare un paziente ed i suoi familiari, oggi in Italia?

 

R. – Sono uguali un po’ in tutto il mondo. La prima cosa riguarda l’angoscia di una malattia così lunga e devastante e il non sapere cosa fare per affrontarla. I farmaci che esistono attualmente sono cosiddetti “sintomatici”: migliorano la situazione per un certo periodo, in alcune persone, alcuni sintomi, però non la risolvono. La situazione è che il malato di alzheimer ha bisogno di assistenza 24, anzi, 36 ore su 24.

 

D. – Ogni anno Alzheimer Italia porta avanti un progetto. Quest’anno cosa avete pensato?

 

R. – Ci indirizzeremo ancora di più verso la ricerca. Non solo la ricerca di base sui farmaci, ma la ricerca dei mezzi per rendere migliore la vita, sia del malato sia della famiglia: che abbiano un’esistenza vita vivibile. Perché questa è la tragedia, quella di una vita che non è più vita.

**********

 

 

CINQUANT’ANNI FA MORIVA IL SERVO DI DIO SALVO D’ACQUISTO,

IL GIOVANE CARABINIERE CHE SACRIFICO’ LA PROPRIA VITA

PER SALVARE 22 PERSONE DA UNA RAPPRESAGLIA NAZISTA

- Intervista con il postulatore della Causa di beatificazione, padre Paolo Molinari -

 

Il 23 Settembre del 1943 a Palidoro, nei pressi di Torre in Pietra, a pochi chilometri da Roma, il carabiniere Salvo D’Acquisto sacrificò la propria vita per salvare 22 ostaggi innocenti da una crudele rappresaglia nazista, assumendosi la responsabilità di un attentato mai commesso. Nel 1983, in occasione del 40.mo anniversario della morte di Salvo D’Acquisto, è stato avviato il processo di beatificazione dell’eroico carabiniere. Maria Di Maggio ha sentito padre Paolo Molinari, postulatore della Causa di beatificazione:

 

**********

R. - Salvo d’Acquisto era membro di una famiglia che viveva di valori cristiani. Era una famiglia nella quale tutto l’ambiente contribuiva ad una sana educazione, ma estremamente normale ed aperta. Un influsso sulla sua formazione fu esercitato da sua nonna, una donna di grande e profonda religiosità, e al tempo stesso da uno zio, che lo accompagnava spesso all’Ospedale degli Incurabili, dove settimanalmente - generalmente la domenica - Salvo andava a tenere compagnia ai poveri tubercolotici. E poi due zii materni erano stati sottoufficiali dell’Arma dei carabinieri. Quindi, lo spirito di servizio e di attenzione verso chi era nel bisogno faceva parte di Salvo sia dal lato cristiano, sia da quello della tradizione e della professione dell’Arma dei carabinieri, e costituiva la mentalità in cui Salvo crebbe.

 

D. – Quali furno gli aventi che portarono a quel 23 settembre del 1943?

 

R. – Fu in quella data, il 23 settembre, che avvenne l’episodio della sua fucilazione, preceduta da ciò che accadde il giorno precedente, il 22, quando un distaccamento di soldati tedeschi delle SS giunse a Palidoro. Alcuni andarono alla Torre di Palidoro, lungo la costa, e ispezionando quel luogo occupato in precedenza  dalla Guardia di finanza, i tedeschi trovarono una cassa chiusa. Nel tentativo di aprirla, la forzarono e ciò provocò lo scoppio di qualche ordigno che si trovava al suo interno. La conseguenza dell’esplosione fu la morte di uno di quei soldati e il ferimento di altri due. Di qui, la reazione da parte tedesca e la loro rappresaglia. I tedeschi sapevano che quell’area era stata prima occupata dalla Guardia di finanza e quindi cercarono il maresciallo responsabile, che però riuscì a sfuggire. Di conseguenza, le SS si rivolsero alla caserma dei Carabinieri, in quanto tutori dell’ordine, e non essendo presente il maresciallo - che era venuto a Roma per trattare con i suoi superiori - il vice brigadiere Salvo d’Acquisto si presentò come secondo in comando. Salvo fu arrestato, portato dov’erano già stati radunati 22 ostaggi e fu messo insieme a loro a scavare una fossa perché, come disse un sottoufficiale delle SS agli ostaggi: “Questa sarà la vostra tomba”. Salvo cercò di tranquillizzare quei 22 padri di famiglia. Si presentò ad sottoufficiale delle SS e tramite un interprete disse: “Lasciate andare questi che sono innocenti. Io assumo su di me la responsabilità dell’accaduto”. L’ufficiale decise poi di rinviare queste 22 persone, le quali si erano allontanate di 30-40 metri appena quando udirono le scariche delle mitragliatrici con le quali Salvo d’Acquisto veniva ucciso.

 

D. – In questo modo, dunque, viene risolta la questione se Salvo d’Acquisto sia più un martire o più un eroe?

 

R. – Sono d’accordo, nel senso che questo mette in rilievo come lo spirito di un carabiniere - che è quello di una fedeltà, di un senso del dovere e un’attenzione a coloro che hanno bisogno di aiuto e di sostegno - è però animato in Salvo D’Acquisto, a motivo di tutta la formazione ricevuta e dal modo in cui egli aveva vissuto per tanti anni, da uno spirito cristiano proprio di chi conosce ed ama nostro Signore, il quale ha assunto su di sé la responsabilità della nostra miseria e dei nostri peccati, pur di salvarci. Quindi, abbiamo davvero in Salvo D’Acquisto un atto di generosità cristiana e quindi un martirio cristiano, un dono di sé fino alla fine della vita.

**********      

      

Alla figura del giovane Vice Brigadiere napoletano, medaglia d’oro al valore militare, è dedicata la fiction dal titolo “Salvo D’Acquisto”, che andrà in onda questa sera e domani sera su Rai Uno, alle ore 20.45. Il numero di ieri dell’Osservatore romano ha pubblicato una nota circostanziata, che critica nettamente la presentazione data nel film alla figura di Salvo D’Acquisto. Nelle tre obiezioni sollevate dal quotidiano della Santa Sede, si stigmatizza la totale assenza della dimensione della fede cristiana, che orientò la vita e le scelte del giovane carabiniere. Si contesta l’inesattezza storica che lo mostra, nella ricostruzione televisiva, dichiararsi colpevole dell’esplosione e non - come nella realtà dei fatti - di averne assunto la responsabilità: tale specifica dichiarazione, in quanto tutore dell’ordine, gli costò consapevolmente il sacrificio della vita, ma gli permise di aver salva quella degli ostaggi. Infine, da parte dell’Osservatore romano, si critica l’introduzione, nelle vicende della fiction, di personaggi e di fatti di fantasia che gettano ombre sulla nobiltà e la purezza d’animo di Salvo D’Acquisto.

 

 

UN ITINERARIO DI SUONI, TEATRO E SPIRITUALITA’

PER LA 58.MA SAGRA MUSICALE UMBRA, STORICA MANIFESTAZIONE DI ARTE SACRA,

CONCLUSASI IERI A FOLIGNO

- Servizio di A.V. -

 

**********

(musica: da “La Sapienza di Rosvita”)

 

Uno sguardo rivolto al passato, agli albori del dramma sacro, per la nuova creatività protesa al futuro: queste le due anime della 58.ma edizione della Sagra musicale umbra, terminata ieri sera a Foligno, riassunte dallo spettacolo di punta “La Sapienza di Rosvita”, sui testi medievali della monaca benedettina e le musiche di un autore di oggi, padre Fernando Sulpizi. Condivide e sostiene la linea artistica del festival mons. Giuseppe Chiaretti, vescovo di Perugia-Spello:

 

“Personalmente auspico che, soprattutto sul piano del teatro sacro, possa compiersi qualche ulteriore passo in avanti, perché il teatro è nato in chiesa, è nato sacro, liturgico, e l’Umbria ha fornito molti elementi: pensiamo alle laudi drammatiche, che costituiscono, in genere, l’ossatura della cultura musicale religiosa dal dodicesimo al quattordicesimo secolo”.

 

Sempre più vivace il dibattito riaperto dal Concilio Vaticano II sul ruolo della musica nella liturgia, data anche l’importante produzione contemporanea che la stessa Sagra Umbra testimonia:

 

R. - E’ chiaro, deve avere una connotazione sempre liturgica, o almeno religiosa. Questo non vuol dire che non possano esserci stili musicali legati, invece, al nostro tempo. La liturgia non può fossilizzarsi soltanto sul passato: le laudi religiose, il canto gregoriano è chiaro che vanno recuperati e reinseriti anche all’interno della liturgia attuale, però essa non può non tener conto della gente di oggi, e quindi di esigenze nuove anche sul piano espressivo e musicale, penso in maniera particolare ai giovani. La celebrazione liturgica ha una sua dimensione di attualità: è la riattualizzazione di un avvenimento che è avvenuto, ma la riattualizzazione nel nostro tempo, con i nostri problemi e quindi anche con i nostri moduli espressivi sul piano musicale. 

 

D. - Quale musica moderna può accedere al culto?

 

R. – Questo è il problema. Solitamente dobbiamo un po’ far decantare la situazione e vedere che cosa rimane del moderno. Certo, gli stili sono radicalmente diversi, uno potrebbe parlare di dissonanze profonde, però bisogna pur tentare. Occorreranno esperimenti, iniziative per far esprimere, con linguaggio musicale moderno, autori credenti. Questo non vuol dire che io sto avallando tutte le stranezze. Quando certe musiche moderne riusciranno ad essere musiche di un popolo? Quando tutto un popolo riuscirà a cantare.

 

Sequeri, Frisina, Bartolucci: anche sacerdoti-compositori offrono oggi come ieri il loro contributo musicale alla liturgia. Ma l’arcivescovo Chiaretti lancia l’allarme su un fenomeno diffuso: alla musica colta vanno sostituendosi in chiesa ritmi pop e semplici accordi alla chitarra, che rivestono testi banali:

 

“Certi canti di sapore religioso - creati per gruppi giovanili, per i loro momenti ricreativi - vengono poi traslocati direttamente dentro la chiesa, nel momento liturgico, perché a cantare i giovani che hanno usato quegli stessi canti durante i campi-scuola, le loro gite… Ed è qui che nasce un particolare dissidio: questi canti di tipo “giovanilistico” non devono entrare nel contesto strettamente liturgico”.

**********                          

 

 

=======ooo=======

                                                                                    

 

CHIESA E SOCIETA’

21 settembre 2003

 

 

 

LO STATO D’ISRAELE CRITICO NEI CONFRONTI DELLA RISOLUZIONE DELL’ONU

CHE IMPEDISCE LA DEPORTAZIONE DI ARAFAT. SODDISFATTI I PALESTINESI,

 CHE HANNO CHIESTO AL G7 OLTRE UN MILIARDO DI DOLLARI IN AIUTI

- A cura di Graziano Motta -

 

**********

GERUSALEMME.= Una “mossa infelice” viene definita dal governo israeliano la risoluzione approvata dall’Assemblea generale dell’Onu, che esorta lo Stato ebraico a desistere da ogni atto di deportazione e da minacce alla sicurezza di Yasser Arafat. Un comunicato ufficiale aggiunge che la risoluzione è irricevibile, perché “dà legittimazione ad un ben noto terrorista”. Ovviamente diversa la reazione dei palestinesi, più che soddisfatti di quel che considerano un aperto sostegno ad Arafat. Sicché Abu Ala deve impegnarsi a porre sotto il suo controllo il nuovo governo, alla cui formazione è impegnato in questi giorni. Il neo premier palestinese si rammarica, però, dell’avvertimento ricevuto dall’inviato americano John Wolf, secondo cui l’amministrazione americana non potrà cooperare con il suo governo, in conformità con il giudizio espresso da Bush sul fallimento della leadership di Arafat, avvertimento che significa di fatto il blocco della road map. Abu Ala ha respinto pure il monito del ministro della Difesa israeliano, secondo cui sarà giudicato sulla lotta che intraprenderà contro il terrorismo. Afferma, infatti: “Non sono stato nominato per soddisfare le richieste del governo israeliano, sono unicamente al servizio del popolo palestinese”. Ma nonostante queste rivendicazioni di indipendenza politica, il suo inviato, Salam Fayed, alla riunione a Dubai dei ministri delle Finanze del G7, ha chiesto un aiuto urgente di 1 miliardo e 200 milioni di dollari per fronteggiare l’emergenza economica e sociale del popolo palestinese, rappresentata in termini disastrosi. Nella riunione i sette grandi Paesi industrializzati hanno esaminato la proposta italiana di un Piano Marshall di 5 miliardi di dollari in 5 anni in favore della Palestina, condizionati però al successo del piano di pace.

**********

 

 

TRE SOLDATI AMERICANI SONO RIMASTI UCCISI LA SCORSA NOTTE IN IRAQ. RIMANGONO GRAVI MA STABILI LE CONDIZIONI DI AKILA AL HASHIMI,

LA COMPONENTE DEL GOVERNO PROVVISORIO IRACHENO, FERITA IERI IN UN AGGUATO

 

**********

BAGHDAD. = La tensione in Iraq non diminuisce. Tre soldati statunitensi sono rimasti uccisi questa notte in due differenti località del Paese. Due di loro, che appartenevano alla 800.ma Brigata di polizia militare sono morti durante un attacco a colpi di mortaio, condotto dalla guerriglia irachena contro la prigione di Abu Ghraib, ad ovest di Baghdad, che ha causato anche 13 feriti. Un altro soldato, in forza al Terzo reggimento di cavalleria corazzata, è morto invece a Ramadi, quando un’esplosione ha investito il veicolo militare sul quale viaggiava. I fatti, avvenuti nella notte, sono stati resi noti questa mattina da fonti ufficiali dell’esercito americano. La morte dei tre soldati portano a 79 il numero dei militari statunitensi uccisi dal fuoco ostile da quando, il 1 maggio scorso, è stata dichiarata ufficialmente la fine delle operazioni militari che portarono alla caduta di Saddam Hussein. E’ la seconda volta che la prigione di Abu Ghraib viene attaccata. Il 17 agosto, sempre in seguito a colpi di mortaio, morirono sei iracheni, e altri 59 rimasero feriti. Abu Ghraib è stata una delle più grandi e note carceri durante il regime di Saddam Hussein. Attualmente, le forze Usa detengono nella prigione sia criminali comuni che persone sospettate di partecipare alla guerriglia. La notizia della morte dei tre militari giunge dopo una giornata durissima per la coalizione anglo-americana. Ieri Akila al Hashimi, componente del Consiglio provvisorio di governo iracheno, era stata ferita in un agguato. Trasportata all’ospedale militare delle forze americane a Baghdad, durante la notte è stata sottoposta ad un ennesimo intervento chirurgico. Rimangono gravi ma stazionarie le sue condizioni. (M.A.)

**********

 

 

NEL REFERENDUM SULL’ADESIONE DELLA LETTONIA ALL’UNIONE EUROPEA,

AMPIA VITTORIA DEL “SI'”, SCELTO DAL 67 PER CENTO DELL’ELETTORATO

 

RIGA. = In Lettonia, la Commissione elettorale ha comunicato questa mattina i risultati del referendum svoltosi ieri sull’adesione del Paese baltico all’Unione Europea. I “sì” hanno prevalso con il 67 per cento dei voti. La Lettonia è l’ultimo tra i dieci nuovi Paesi che aderiranno all’Unione l’anno prossimo ad aver tenuto un referendum vinto dagli europeisti. Hanno infatti già votato in favore all’adesione Malta, Slovenia, Ungheria, Lituania, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca ed Estonia, mentre a Cipro non è prevista una consultazione. Alta l’affluenza alle urne: stando all’ultimo dato registrato alle 20 di ieri - un paio d’ore prima della chiusura dei seggi - avevano già espresso il voto il 69 per cento degli aventi diritto, pari a circa 951 mila elettori su un totale di un milione e 400 mila. (M.A.)

 

 

PIÙ SALDA IN GIAPPONE LA LEADERSHIP DEL PREMIER KOIZUMI,

CONFERMATO IERI ALLA GUIDA DEL PARTITO LIBERALE DEMOCRATICO.

PROMESSO UN PIANO PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA ENTRO IL 2006

- A cura di Chiaretta Zucconi -

 

**********

TOKYO.= Con 339 voti su 657, il premier riformista Yonichiro Koizumi è stato rieletto ieri alla presidenza del Liberal Democratic Party, il partito di maggioranza in Giappone. Si è trattato di una vittoria schiacciante sui tre principali rivali interni al partito, che hanno tentato fino all’ultimo di strappare a Koizumi una carica che di fatto garantisce anche la riconferma come primo ministro. Il nuovo mandato alla guida dell’Ldp durerà fino al settembre 2006, confermando Koizumi - che alle spalle ha già due anni e mezzo di governo - come il leader più duraturo della storia politica giapponese degli ultimi 25 anni. Nel corso di una conferenza stampa, il 61.enne premier ha annunciato cambiamenti al vertice del partito e nel governo, in vista dello scioglimento delle camere in programma il 10 ottobre e delle successive elezioni generali del 9 novembre prossimo. Koizumi non perde tempo e promette la ripresa della fragile economia, la lotta alla deflazione e un’ondata di privatizzazioni. Obiettivi importanti per raggiungere i quali il premier potrebbe mantenere ai loro posti l’attuale capo di gabinetto, Yasue Fukuda, e il ministro delle Politiche economiche, Takenaka, molto criticato in Parlamento, ma lodato dagli investitori stranieri per la sua politica in favore della drastica ristrutturazione del settore bancario. Analisti economici fanno notare oggi che le riforme di Koizumi potrebbero nascondere potenziali rischi e accusano il premier di mancanza di obiettivi specifici, se non per alcune aree macroeconomiche. Ma Koizumi si difende e promette di riportare il Giappone ad una crescita del 2 per cento entro il 2006.

**********

 

 

IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI SI RIUNIRÀ DOMANI A ROMA.

TRA I PUNTI IN AGENDA, IL PROGRAMMA DELLA PROSSIMA ASSEMBLEA GENERALE

DEI VESCOVI, PREVISTA IN NOVEMBRE AD ASSISI, SUL TEMA DELLA PARROCCHIA

 

ROMA. = Inizierà domani a Roma la riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. Numerosi i punti da trattare durante i lavori, che si concluderanno il prossimo 25 settembre. A novembre, ad Assisi, è prevista l’Assemblea generale straordinaria della Cei sul tema della parrocchia. Il Consiglio rifletterà inoltre sulle modalità d’azione delle comunità ecclesiali e degli istituti cattolici nell’ambito del Sistema sanitario nazionale italiano. Tra gli altri temi in agenda, saranno affrontati quelli riguardanti la vita del clero: ad esempio, il sostentamento dei sacerdoti e la convenzione per i sacerdoti stranieri studenti che offrono una collaborazione pastorale nelle diocesi italiane. Il Consiglio dei vescovi fornirà anche un aggiornamento sull’inventario dei beni artistici ecclesiastici. Infine, sarà definito e presentato l’iter di preparazione al Convegno eucaristico nazionale, previsto a Bari nel mese di novembre del 2005. (M.A.)

 

 

=======ooo=======