RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 263 - Testo della Trasmissione sabato 20 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Appello del Papa per la fine delle violenze e il ritorno della pace in Uganda, levato stamani da Castel Gandolfo, durante la visita ad Limina dei vescovi del Paese africano. Intervista con l’arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama.

 

Pubblicato dalla Sala stampa vaticana il calendario delle manifestazioni per il 25.mo del Pontificato.

 

Sospesa la firma dell’accordo tra Vaticano e Repubblica di Georgia: ai nostri microfoni, l’arcivescovo Jean Louis Tauran.

 

Incontro sul tema dell’Eucaristia, a Louisville negli Usa, alla presenza del cardinale Arinze.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Non muta la situazione della Chiesa in Cina dopo il nuovo corso del Partito comunista. Ne parliamo con mons. Joseph Zen.

 

Realtà locali e strutture comunitarie nella “Carta delle Regioni d’Europa”, siglata ieri a Firenze.

 

La Lettonia al referendum, per scegliere l’ingresso nell’Ue.

 

In corso, ad Assisi, l’assemblea del Movimento ecclesiale di impegno culturale: riflessione a 70 anni dalla fondazione. Con noi, mons. Ignazio Sanna.

 

Assegnati oggi i premi del concorso internazionale Prix Italia per la radio, la tv ed il web.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’intervento del cardinale Sodano alla Conferenza sul tema “La presenza della Santa Sede nella Comunità internazionale”.

 

Celebrata ieri, su iniziativa delle Nazioni Unite, la Giornata mondiale della pace.

 

Il presidente di Giustizia e Pace, mons. Renato Raffaele Martino, ha celebrato ieri una messa in suffragio per le vittime dell’attentato all’Ufficio delle Nazioni Unite a Baghdad.

 

Stanziati dalla Chiesa cattolica della Corea del Sud 275 mila dollari per far fronte all’emergenza causata dal tifone Maemi nello Stato asiatico.

 

I sacerdoti della capitale delle Isole Salomone, Honiara, hanno rinnovato il loro impegno per portare la pace nel Paese.

 

Coinvolti dalle attività estive dei Salesiani, in Iraq, circa 1300 ragazzi cristiani.

 

24 ORE NEL MONDO:

Votata dall’Assemblea generale dell’Onu la risoluzione contro l’espulsione di Arafat.

 

In Iraq, è stata gravemente ferita Akila al Hachimi, la donna sciita membro del Consiglio di governo transitorio iracheno.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 settembre  2003

 

 

PACE E GIUSTIZIA PER L’UGANDA, TRAVOLTA DA CONFLITTI E SOFFERENZE INDICIBILI.

L’APPELLO DEL PAPA IN FAVORE DEL PAESE AFRICANO,

LEVATO DURANTE L’UDIENZA AI PRESULI UGANDESI IN VISITA AD LIMINA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

**********

Un appello “urgente” alle parti coinvolte nel conflitto in Uganda, “perché rifiutino ogni aggressione” e si impegnino esse stesse “con i loro concittadini, coraggiosamente e nella verità, a costruire un futuro di speranza, giustizia e pace per tutti gli ugandesi”. Lo ha levato questa mattina da Giovanni Paolo II, che ha ricevuto a Castel Gandolfo i vescovi del Paese africano a conclusione della loro visita ad Limina.

 

Il Papa ha stigmatizzato le violenze presenti in alcune zone dell’Uganda, causate – ha detto “da situazioni di conflitto armato e di anarchia”. Ed ha denunciato anche gli attacchi che hanno colpito la Chiesa locale, “i suoi ministri e i bambini”. “Assicurando a voi e al vostro popolo la mia più stretta vicinanza in queste circostanze – ha affermato il Pontefice – io mi unisco a voi nel condannare ogni spargimento di sangue e ogni distruzione”. L’attuale clima politico e sociale, ha osservato ancora Giovanni Paolo II, invita a “concrete e ampie espressioni di responsabilità collettiva e di comunione” ed urge, ha esortato il Papa all’indirizzo dei presuli ugandesi, “che facciate tutto ciò che è in vostro potere per inco-raggiare tra di voi un autentico spirito di solidarietà e di fraterna condivisione” delle risorse umane e spirituali “con le Chiese locali che sono nella necessità”.

 

Giovanni Paolo II ha invitato i vescovi a lavorare molto perché la Chiesa “sia ancor più effettivamente presente” – nell’indirizzare questioni di “particolare rilevanza” in ambito sociale, economico, politico e culturale - in quelle aree segnate da “un’indicibile miseria, dalla sofferenza e dalla morte”. Questo, ha detto il Pontefice, “è un tempo i cattolici – insieme agli altri cristiani – per accogliere la freschezza del Vangelo per lottare in difesa e per la promozione dei valori fondamentali, sui quali è edificabile una società davvero degna dell’uomo”. Temi come la cura della salute, l’educazione, lo sviluppo sono stati sottolineati dal Papa come priorità per l’agenda pastorale dei vescovi e del clero ugandese. Così come l’attenzione verso le famiglie e i giovani, compresa la formazione dei laici e il “loro coinvolgimento nella vita parrocchiale e diocesana, e nelle strutture pastorali e amministrative”. In questo contesto, sono fondamentali – ha aggiunto Giovanni Paolo II – gli sforzi tesi “a superare i conflitti tribali e le tensioni etni-che”, in un clima dove possa regnare tra i credenti “una più profonda conoscenza della loro fede cristiana e della loro identità”.

 

Nel nord dell’Uganda, intanto - come lo stesso Giovanni Paolo II ha posto in risalto - la guerriglia continua a mietere vittime. La cronaca delle ultime ore riferisce di nuovi scontri fra l’esercito ed i ribelli dell’Lra, il sedicente Esercito di resistenza del Signore, che combatte da 15 anni contro il governo di Kampala. Sulla situazione nel Paese, Andrea Sarubbi ha intervistato l’arcivescovo di Gulu, John Baptist Odama, anch’egli stamani a Castel Gandolfo dal Papa:

 

R. – L’attuale situazione non va, ha bisogno dell’aiuto della comunità internazionale perché sia istituito un contatto diplomatico tra il governo e il Lra e sia aperto un corridoio umanitario che consenta di portare aiuto alla popolazione. In questo momento, abbiamo 850 mila persone nei campi profughi che non hanno cibo. Il Pam, il Programma alimentare mondiale dell’Onu, riesce a portare qualcosa, ma non regolarmente. Si muove quando può spostarsi con sicurezza, altrimenti no.

 

D. – Lei personalmente ha mai incontrato Joseph Cogne, il leader dei ribelli?

 

R. – Non ho mai incontrato Joseph Cogne, ma per ben sei volte il suo vice, Vincent Otee, e una ventina di volte in presenza degli altri capi tribù. Ciononostante, non è facile parlare di pace con il Lra. E’ difficile capire la situazione. Il presidente Museweni ha scritto tre volte all’Lra, che ha risposto tre-quattro volte al governo, eppure si riesce a trovare un accordo.

 

D. – Esiste la possibilità di una soluzione, oppure ci sarà per sempre questa incomunicabilità?

 

R. – Quando la comunità internazionale, gli Stati Uniti, le Nazioni Unite, l’Unione Europea, e perfino singoli Stati, contattano il governo ugandese, si potrebbe cercare di parlare o scrivere all’Lra: qualcosa potrebbe accadere.

 

D. – L’Onu ha appena approvato l’invio di 15 mila caschi blu in Liberia. Secondo lei, se inviassero 15 mila caschi blu in Uganda, servirebbero?

 

R. – Dove ce n’è bisogno, certo, aiutano.

**********

 

 

RESO NOTO DALLA SALA STAMPA VATICANA,

IL CALENDARIO DELLE SOLENNI MANIFESTAZIONI PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO

DI GIOVANNI PAOLO II

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Poco più di tre settimane separano la Chiesa universale dall’inizio dei festeggiamenti per il 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II. Quattro, in particolare, sono le giornate che vedranno stringersi attorno al Papa, fisicamente e idealmente, tutto il mondo cattolico, attraverso una serie di appuntamenti che avranno il loro culmine ideale nel pomeriggio del 16 ottobre prossimo, quando alle 18, nella Basilica di San Pietro, gremita dio tutti i cardinali del mondo, verrà concelebrata la solenne Messa per il Giubileo del Pontefice.

 

Ma già il giorno precedente, mercoledì 15 ottobre - secondo il programma delle manifestazioni reso noto oggi dalla Sala stampa della S. Sede – il calendario delle manifestazioni verrà inaugurato dalla consueta udienza generale del mercoledì, alle 10.30 in Piazza San Pietro. Alle 17 dello stesso giorno, nell’Aula Nuova del Sinodo, si aprirà il Convegno promosso dal Collegio cardinalizio e incentrato sulle tematiche dottrinali e pastorali del Pontificato. La mattina del 16 ottobre, poi, come annunciato ieri dallo stesso Giovanni Paolo II, verrà firmata dal Papa e pubblicata l’Esortazione post-sinodale sul ministero dei vescovi.

 

 

Le manifestazioni assumeranno un aspetto più spettacolare nel pomeriggio del 17 ottobre. In Aula Paolo VI, alle 17, il Coro e l’Orchestra di Lipsia offriranno un concerto speciale, in onore e alla presenza di Giovanni Paolo II, eseguendo la Nona Sinfonia di Beethoven e l’Ecce Sacerdos Magnus di Bruckner. Sabato 18 ottobre sono previsti, oltre alla chiusura del Convegno sull’opera del Pontefice, il messaggio del Papa al Collegio cardinalizio e il successivo incontro conviviale di Giovanni Paolo II con i membri della Curia e i Patriarchi. Infine, a conclusione di questa intensa parentesi spirituale e festosa, domenica 19 ottobre - alle 10 in Piazza San Pietro - il Papa eleverà agli onori Madre Teresa di Calcutta, nella Giornata missionaria mondiale.

 

 

SOSPESA LA FIRMA DELL’ACCORDO TRA VATICANO E REPUBBLICA DI GEORGIA.

AI NOSTRI MICROFONI, MONS. JEAN-LOUIS TAURAN

 

Mons. Jean-Louis Tauran, segretario per i Rapporti con gli Stati, si trova in Georgia per la firma di un Accordo tra il Vaticano e la Repubblica di Georgia. L’Accordo avrebbe dovuto essere firmato oggi ma c’è stata una sospensione in seguito a proteste. L’Accordo preoccupa la Chiesa ortodossa del Paese che teme una minaccia alla sua posizione. Nulla aveva fatto presagire che il presidente Shevardnadze avrebbe ceduto alla pressione della Chiesa ortodossa georgiana. E’ quanto ha sottolineato mons. Tauran, spiegando che la Chiesa ortodossa di Georgia non ha nulla da temere dalle altre confessioni presenti nel Paese. Ma ascoltiamo lo stesso mons. Tauran:

 

**********

J’ETAIS TRES SURPRIS, SURTOUT PAR LA VIOLENCE DE CETTE CAMPAGNE ...

**********

“Sono rimasto molto sorpreso, soprattutto dalla violenza di questa campagna condotto dalla Chiesa ortodossa di Georgia, che ha diffuso notizie false. Per esempio, mi è stato detto che un vescovo ortodosso avrebbe pubblicato una notizia secondo la quale questo Accordo sarebbe inaccettabile perché prevederebbe la conversione della Georgia intera al cattolicesimo: è un delirio! Non si può accettare un atteggiamento simile”.

 

 

UN MEETING DI TRE GIORNI A LOUISVILLE, NEGLI STATI UNITI,

SUL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA, PRESIEDUTO DAL CARDINALE FRANCIS ARINZE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

Molto forte e molto attivo è il laicato cattolico negli Stati Uniti che organizza conferenze e incontri per l’approfondimento di tematiche religiose. Il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti,  è appena rientrato da Louisville, negli Stati Uniti, dove ha partecipato ad uno di questi incontri, durato tre giorni, promosso dall’Associazione “The Church Teaches Forum” (Il foro: la Chiesa che insegna). E’ un’iniziativa di laici che  ogni anno, per due-tre giorni, invitano diverse perso-nalità ecclesiastiche a illustrare qualche aspetto della dottrina della Chiesa per ricevere nutrimento sul piano della fede. Quest’anno il tema è stato “Il culto eucaristico” e il meeting è stato presieduto dal cardinale Arinze. La partecipa-zione è stata molto nutrita. Il porporato ha esposto i vari aspetti del tema sottolineando come l’adorazione è una virtù della persona umana che si riconosce come creatura davanti a Dio, creatore, trascendente. Nell’Eucaristia l’adorazione è importantissima. E’ triste che in molti cattolici, oggi, la fede eucaristica si è molto affievolita. Molti non credono più fermamente che dopo la consacrazione il pane non è più pane, ma è diventato corpo di Cristo; il vino non è più vino, ma è il sangue di Cristo.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Pressante appello alle parti a lavorare tutti insieme per un futuro di pace” è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II ai presuli della Conferenza episcopale dell’Uganda.

Sempre in prima, un articolo di Armando Rigobello dal titolo “Un riferimento esplicito alle radici cristiane dà ampio respiro ideale alla Comunità Europea”.

 

Nelle vaticane, messaggio del Papa in occasione del 350.mo anniversario dell’istituzione della diocesi di Prato.

 

L’omelia dell’arcivescovo Renato R. Martino in suffragio di Sergio Vieira de Mello e delle altre 21 vittime dell’attentato di un mese fa contro l’Ufficio Onu a Baghdad: “Il loro sacrificio non resti infecondo e confermi le ragioni dell’impegno di pace”.

 

Nelle estere, Medio Oriente: l’Onu chiede ad Israele di non deportare Arafat.

Iraq: Germania dichiara la sua disponibilità a sostenere il processo di rico-struzione.

 

Nella pagina culturale, a proposito del film televisivo su Salvo D’Aquisto - in onda il 21 e 22 settembre - un articolo dal titolo “Manca la dimensione essenziale della sua vita, la fede cristiana”.

Una pagina monografica, a cura di Angelo Marchesi, sul tema “A cinque anni dall’Enciclica ‘Fides et ratio’ è vivo il confronto tra ricerca filosofica e rivelazione cristiana”.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della finanziaria.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

20 settembre 2003

 

 

IN CINA, DOPO IL NUOVO CORSO AVVIATO DALL’ULTIMO CONGRESSO

DEL PARTITO COMUNISTA, NON SEMBRA CAMBIATA

LA SITUAZIONE PER LA CHIESA CATTOLICA

- Intervista con mons. Joseph Zen -

 

In Cina, dopo l’ultimo congresso del Partito Comunista che ha eletto Hu Jintao  e che ha decretato la definitiva apertura all'Occidente, è ancora presto per capire il peso del cambiamento  ma non sembra certo migliorata la situazione per la Chiesa cattolica. E’ quanto ha detto  monsignor Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, nell’incontro ieri a Milano promosso dal Pontificio Istituto Missioni Estere, (Pime) e dedicato proprio al tema “Chiesa cattolica e Cina”. Per quanto riguarda Hong Kong, ex colonia britannica tornata da tempo alla Cina, la società civile ha preso posizione promuovendo un movimento contro l'introduzione nella Costitu-zione dell’articolo 23. Si tratta della norma sulla sicurezza dello Stato che, se approvata come nella Cina popolare, potrebbe avere come conseguenza la messa fuori legge della Chiesa  Cattolica.

 

Ma sulle attese per il ruolo dei nuovi leader cinesi,  ascoltiamo lo stesso Mons. Zen, intervistato a Milano per noi da Fabio Brenna:

 

**********

R. – Quello che dicono è molto sensato e anche quello che fanno sembra l’inizio di qualcosa di nuovo. E’ necessario dar loro un po’ di tempo. Certamente, a Hong Kong molta gente ha fiducia e speranza che i nuovi leader siano migliori.

 

D. – Come si presenta la Cina oggi da un punto di vista sociale, economico, etnico?

 

R. – Mi pare che la Cina oramai in questo senso sia abbastanza aperta, per quanto riguarda il commercio o il turismo nelle grandi città.  Però forse non tutti vedono altri aspetti della Cina. Io sono sicuro che pochi, pochissimi sanno veramente della situazione della politica religiosa, che fondamentalmente in tutti questi anni non è cambiata: è ancora molto negativa, molto restrittiva.

 

D. – Quindi, in particolare per la Chiesa cattolica qual è la situazione: come vivono i fedeli?

 

R. – Noi abbiamo un elemento essenziale che è quello di essere soggetti al Romano Pontefice. Ora, questo è ciò che i comunisti non tollerano, perché loro vogliono controllare tutto. In questo senso non c’è stato miglioramento.

 

D. – E’ cambiata anche Hong Kong, dopo il ritorno alla Cina comunista?

 

R. – In quanto a libertà religiosa, no. Ma nella società, sì. Negli ultimi anni del governo coloniale c’è stata l’introduzione della democrazia e Hong Kong è apparsa molto matura per la democrazia. Invece, dopo il ritorno subito si è fatta marcia indietro. Sono venuti tanti guai. Voglio dire che, impedendo la vera democrazia, praticamente il governo può fare tutto quello che vuole e quindi ad un certo punto diventa anche arrogante e non ascolta più nessuno. Ultimamente, c’è stata una manifestazione di malcontento generale. Però, è triste notare che nemmeno adesso il governo sembra avere capito e cerca ancora di manovrare, di manipolare la gente. Speriamo che i nuovi leader a Pechino, quando veramente si sentiranno sicuri nella loro posizione, cercheranno anche di correggere queste cose a Hong Kong.

 

D. – Pensa che quel movimento, creatosi attorno alle proteste contro l’articolo 23, potrà avere un futuro?

 

R. – Questo movimento è un movimento spontaneo, molto razionale, molto ordinato che, perciò, penso che sarà anche perseverante e coerente nel chiedere più democrazia.

**********

 

 

IL RAPPORTO TRA REALTA’ LOCALI E STRUTTURE COMUNITARIE

NELLA “CARTA DELLE REGIONI D’EUROPA” FIRMATA A FIRENZE

- Servizio di Andrea Fagioli -

 

Solenne cerimonia, ieri in Palazzo Vecchio a Firenze, per la firma della «Carta delle Regioni d’Europa». A sottoscriverla sono stati i presidenti e i rappresentanti di regioni, dipartimenti e distretti di 23 nazioni (fuori e dentro l’Unione europea), invitati a Firenze dal presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, nella sua veste di presidente della Conferenza delle assemblee legislative regionali europee, che raggruppa i 74 parlamenti regionali a poteri legislativi presenti in 8 stati dell’Unione europea. Con i dieci articoli della «Carta», le Regioni chiedono di contare di più in Europa.

 

**********

Si parlavano un po’ tutte le lingue europee ieri in palazzo Vecchio a Firenze. In 197, tra presidenti, rappresentanti di regioni, dipartimenti e distretti provenienti da 23 nazioni, hanno discusso e poi sottoscritto la Carta delle regioni d’Europa: volontà di convergenza e di unione nella diversità, rispetto dei diritti umani dello stato di diritto, rispetto delle culture e delle tradizioni dei popoli, ma soprattutto affermazione delle autonomie regionali. Sono questi i punti essenziali della Carta, attraverso cui le regioni chiedono di contare di più in Europa.

 

Il vertice fiorentino che si è aperto con il saluto del presidente della regione Toscana, Claudio Martini è proseguito con la relazione del presidente della Conferenza delle assemblee legislative regionali d’Europa, il toscano Riccardo Nencini, e si è concluso con l’intervento del ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia, che ha preceduto la cerimonia della firma e la foto di rito nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento. La Carta delle regioni che ha preso vita a Firenze, ha detto Nencini, costituisce un’opportunità e un doppio impegno: l’impegno verso i cittadini, perché la partecipazione agli affari europei sia consapevole e diffusa; l’impegno verso il Parlamento, il Consiglio, la Commissione europea, perché la nuova Costituzione riconosca effettivamente le regioni. L’opportunità, dice Nencini, è quella di lavorare fuori da secolari barriere, intensificando relazioni e rapporti.

 

Quella di ieri, a giudizio del ministro La Loggia, è stata una tappa fondamentale verso l’Europa dei cittadini. Il ruolo delle regioni è in questo senso essenziale, in quanto livello istituzionale che più di altri avvicina le persone all’Europa. Numerosi gli interventi nel corso della giornata, tra cui quello di Umberto Eco. Messaggi sono giunti dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e dal presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Lo sviluppo dei 10 punti sottoscritti con la Carta delle Regioni d’Europa spetta ora alle varie istituzioni europee e all’Olanda, che come Paese chiamato a presiedere l’Unione Europea nel semestre successivo a quello attuale dell’Italia, dovrà organizzare il prossimo vertice. Tra le ipotesi di lavoro, l’estensione di forme di rappresentanza nell’Unione Europea per gli altri enti locali, a partire dai comuni, auspicata anche dal sindaco di Firenze, Leonardo Domenica, nella sua veste di presidente dell’Associazione nazionale dei comuni d’Italia. E proprio stamani, nel corso di ulteriori appuntamenti internazionali qui a Firenze, è stata firmata una Convenzione tra il Consiglio d’Europa, Associazione nazionale comuni d’Italia e Consiglio regionale della Toscana, che riguarda gli itinerari artistico-culturali.

 

Da Firenze, per la Radio Vaticana, Andrea Fagioli.

**********

 

 

LA LETTONIA AL REFERENDUM, PER SCEGLIERE L’INGRESSO NELL’UE

- Intervista con Fulvio Scaglione -

 

La Lettonia oggi alle urne per il referendum sull’adesione all’Unione Europea nel maggio 2004. Secondo i sondaggi, come per le altre due Repubbliche baltiche, appare scontato il “sì” all’Europa degli elettori. Al voto un milione e 400 mila cittadini, su una popolazione di quasi due milioni e mezzo di abitanti. Ma quale sarà il reciproco apporto che Unione Europea e Lettonia potranno darsi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area ex sovietica:

 

**********

R. – Questi tre Paesi – Estonia, Lettonia e Lituania – hanno già ricevuto dall’Unione Europea la prospettiva dell’adesione all’Ue, che li ha spinti a fare delle riforme strutturali importantissime, di cui stanno già beneficiando, tanto è vero che la loro crescita è la crescita record di tutta l’Europa. Quello che invece possono dare a noi europei di più vecchia data, credo sia, intanto, una più realistica considerazione di quello che è l’Europa. Noi tendiamo istintivamente a credere che l’Europa sia Roma, Madrid, Parigi, Berlino: in realtà, è Europa anche quella dell’Est, e quanto lo è! L’ingresso di questi tre Paesi ci dà una visione diversa, e secondo me migliore, di quello che è stata, è, e sarà l’Europa. In più, questi tre Paesi, pur avendo tutta una serie di risentimenti, di polemiche ancora aperte con Mosca, possono aiutarci a creare un ponte proprio nel dialogo con la Russia che  difficilmente, credo, diventerà a sua volta parte dell’Unione Europea ma che è, nella situazione geopolitica mondiale attuale, un interlocutore strategico indispensabile dell’Unione Europea.

 

D. – Dal punto di vista economico, quella delle Repubbliche baltiche è un’economia in pieno sviluppo, ma non ancora a livello di quella dei 15. Ci possono essere dei problemi in questo senso?

 

 R. – Problemi ci possono essere con tutti i dieci Paesi che entrano l’anno prossimo. Direi che, da questo punto di vista, i baltici sono il problema minore, perché sono piccoli, e tutto sommato, dal punto di vista economico, vanno al traino di altri fenomeni. Credo che, semmai, potremo avere qualche problema maggiore con l’ingresso di grandi Paesi, come la Polonia per esempio, i quali entrano massicciamente con tutte le intenzioni di farsi sentire, come è giusto, su un tema molto spinoso che è quello dell’agricoltura. Un tema spinosissimo se lo si confronta con le polemiche mondiali, come si è visto al Wto. Io credo che i baltici ci daranno pochi problemi, da questo punto di vista. Ho fatto recentemente un giro nei tre Paesi e, devo dire, li ho visti in piena fioritura, soprattutto l’Estonia, che beneficia della vicinanza con la Finlandia, e quindi ha una possibilità di commercio, di traffico, di contatto, superiore a quella degli altri due Paesi baltici.

**********

 

 

AD ASSISI, L’ASSEMBLEA DEL MEIC: GLI INTELLETTUALI CATTOLICI A CONFRONTO

A 20 ANNI DALLA NASCITA DEL MOVIMENTO

 

L’esame della proposta di statuto al centro, stamani, dell’assemblea del Meic, movimento ecclesiale di impegno culturale, i cui  delegati sono riuniti da ieri ad Assisi. Il Meic lancia anche un appello al Parlamento per una rapida approvazione della legge sulle professioni. Il servizio della nostra inviata ad Assisi, Debora Donnini.

 

**********

A 70 anni dalla sua nascita, il Meic sta per dotarsi di uno statuto che specificherà la sua identità all’interno dell’Azione cattolica. Queste giornate ad Assisi non sono volte solo all’esame del testo, ma momento di riflessione sull’attività stessa del movimento. E più concretamente cosa si propone di fare il Meic? Ci risponde mons. Ignazio Sanna, assistente nazionale del Meic e prorettore dell’Università Lateranense.

 

R. – Vuole ricordare, per quanto riguarda l’università, che occorre recuperare una dignità della ricerca universitaria proprio all’interno dell’università. Nel campo ecclesiale, vuole promuovere anche delle forme di dialogo interreligioso, perché oggi indubbiamente questo pluralismo etnico richiede un atteggiamento di maggiore apertura, di maggiore solidarietà, di maggiore integrazione. E il Meic pensa che nella sua lunga tradizione ha sempre promosso questa forma di dialogo, di accettazione, di integrazione.

 

D. – Il tema sul quale il Meic rifletterà ed inviterà i suoi aderenti a riflettere quest’anno, sarà proprio quello dell’Europa e dell’ecumenismo. Perché?

 

R. – Perché ci rendiamo conto che l’Europa non può essere solo un problema di mercato o un problema di economia. L’Europa deve avere un’anima e quest’anima richiede anche delle idee forti, delle radici – il Papa ci ricorda le radici cristiane – e noi come Meic dobbiamo essere pronti a dare questo supplemento di riflessione, questo supplemento di anima all’Europa che altrimenti rischia di perdere la sua natura e anche il suo orientamento.

 

Tre laboratori - il teologico, il socioeconomico e quello sulla democrazia - sono una delle vie seguite dal Meic per concretizzare il suo impegno così come i gruppi di Ateneo in alcune università d’Italia. Il Meic chiede anche al Parlamento una rapida approvazione della legge di riforma delle professioni perché vi sia una quadro certo per le “vecchie” e le “nuove” con la richiesta, tra l’altro, di istituire un’ Autorità garante delle professioni e delle professionalità, non per sostituirsi a Ordini e Associazioni, ma come garanzia di equilibrio. E dalla città di san Francesco il Meic offre poi l’anticipazione di una mostra che ripercorre con foto e documenti la storia di questa associazione cui hanno preso parte personalità del calibro di Vittorio Bachelet e Aldo Moro, che fu presidente di questo movimento, oggi costituito da circa 100 gruppi locali e diocesani per un totale di 2mila soci e di più di 8mila simpatizzanti.  Ma tutto il programma, tutti gli impegni, tutta la vita del Meic  hanno una fonte ben precisa: la fede in Gesù Cristo, come ha ricordato ieri il presidente del Meic, Renato Balduzzi.

**********

 

 

ASSEGNATI OGGI I PREMI DEL CONCORSO INTERNAZIONALE PRIX ITALIA

PER LA RADIO, LA TV ED IL WEB

- Servizio di padre Ignacio Arregui -

 

**********

I vincitori del concorso internazionale Prix Italia per la radio, la Tv e l’Internet sono stati proclamati oggi a Catania, sede della edizione di quest’anno. I lavori di questo appuntamento annuale con i mass media sono iniziati il 13 settembre con un concerto a Siracusa  e si sono conclusi oggi con la premiazione. Stasera, con uno spettacolo che avrà come scenario Piazza del Duomo di Catania, si farà la cerimonia di chiusura del Prix Italia che, più tardi alle ore 23.00, sarà trasmessa in differita da Rai1.

 

Il lavoro dei giurati è stato estremamente complesso, vista la diversità di argomenti, forme espressive e particolarità culturali dei candidati. Distribuiti in nove giurie, sono stati 82 i giurati che hanno preso in esame le 222 produzioni di radio, Tv e Web.

 

15 le categorie entro le quali dovevano essere assegnati i premi. Da mettere in risalto alcuni Paesi che hanno ricevuto più di un premio come la Gran Bretagna, la Francia, l’Australia.

 

Nell’ambito del Prix Italia è stato assegnato anche un premio speciale, offerto dalla Presidenza della Repubblica italiana. Interessante il programma oggetto di questo riconoscimento. Si tratta di una produzione della Rai che ripercorre la storia della persecuzione religiosa in Russia, cominciando dalla Rivoluzione di Ottobre e fino ai nostri giorni.

 

L’organizzazione cattolica Signis, per la radio e la Tv, ha dato il suo primo premio al documentale televisivo Chavez, che con una aderenza totale ai fatti, offre una ampia visione della crisi sociopolitica in cui si è trovato l’intero popolo del Venezuela, con il colpo di Stato contro il presidente Chavez e il suo ritorno alla presidenza dopo pochi giorni con l’appoggio popolare. Lo stesso documentario ha ricevuto anche il premio alla migliore produzione nella sua categoria come documentario Tv di attualità.

 

La cerimonia di premiazione è stata presieduta da Lucia Annunziata, Presidente della Rai e dalle autorità provinciali e locali.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

20 settembre 2003

 

 

INTERVENUTO AD UNA CONFERENZA, IL CARDINALE SODANO, SEGRETARIO DI STATO,

HA SOTTOLINEATO L’IMPEGNO DELLA DIPLOMAZIA PONTIFICIA PER PREVENIRE LE GUERRE.

“LA NATURA RELIGIOSA DELLA SANTA SEDE - HA DETTO - PORTA A PRIVILEGIARE IL PRIMATO DELLA PACE”

 

SONDRIO. = “La natura religiosa della Santa Sede porta a privilegiare il primato della pace. La Santa Sede non è pacifista, ma pacificatrice”. Lo ha affermato il segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, durante l’intervento alla conferenza sul tema “La presenza della Santa Sede nella comunità internazionale”, svoltasi ieri a Sondrio, su iniziativa di un istituto di credito locale. Il porporato ha ricordato l’azione fondamentale del Papa in favore della pace attraverso i suoi 105 viaggi nel mondo e ha sottolineato l’importanza dello status di osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite e all’interno di altre organizzazioni internazionali. Nel sottolineare l’impegno della diplomazia pontificia nella prevenzione dei conflitti nel mondo, il Segretario di Stato si è soffermato sul ruolo svolto dalla Santa Sede nella crisi irachena al fine di evitare morte, sofferenza e distruzione. Il porporato ha poi ricordato ai governi coinvolti nella ricostruzione materiale, politica e sociale del Paese, la disponibilità della Chiesa cattolica, attraverso le sue istituzioni sociali e caritative, a prestare la propria collaborazione per la rinascita dell’Iraq. A conclusione, il cardinale ha lanciato un appello agli iracheni e alla comunità internazionale affinché si impegnino a portare la pace in tutta l’area mediorientale. (M.A.)

 

 

CELEBRATA IERI, SU INIZIATIVA DELL’ONU, LA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE.

“LA SFIDA – HA DETTO KOFI ANNAN – È MANTENERE SALDE LE LEGGI

E LE ISTITUZIONI CHE CI CONSENTONO DI AFFRONTARE TUTTE LE MINACCE”

- A cura di Elena Molinari -

 

**********

NEW YORK. = “Oggi suoniamo questa campana per le famiglie dei nostri colleghi morti in Iraq”: è stato con un ricordo delle 21 vittime del sanguinoso attentato della sede Onu di Baghdad che Kofi Annan ha aperto la cerimonia per la Giornata mondiale per la pace. Ma il pensiero del segretario generale dell’Onu non è andato solo a coloro che sono morti esattamente un mese prima della celebrazione di ieri: “La suoniamo – ha aggiunto Annan – anche per gli iracheni e per la gente di ogni Paese che prega per la pace. I nemici della pace sono tanti - ha ricordato Annan - la guerra, il terrorismo ma anche fame, povertà, malattie”. Il leader del Palazzo di Vetro ha poi fatto rintoccare tre volte la campana situata nel giardino di fronte al segretariato. Accanto c’erano i regali, altamente simbolici, che l’Onu ha ricevuto quest’anno in occasione della Giornata, come i cinque messaggeri di pace, fusi con il metallo dei centesimi donati dai bambini di 60 nazioni. Non è sfuggito a nessuno, però, durante la cerimonia che quest’anno la Giornata cade in un momento particolarmente difficile per l’Onu, soprattutto nella sua veste di garante dell’ordine mondiale. “La nostra sfida – ha infatti concluso Annan – è mantenere salde le leggi e le istituzioni che ci consentono di affrontare tutte le minacce alla pace, vecchie e nuove”.

**********

 

 

CELEBRATA DALL’ARCIVESCOVO RENATO MARTINO LA MESSA

PER LE VITTIME DELL’ATTENTATO ALL’UFFICIO DELL’ONU IN IRAQ. IL PRESULE HA RICORDATO

LA FIGURA DI SERGIO VIEIRA DE MELLO, MIRABILE ESEMPIO

DI VIBRANTE CARITÀ SOCIALE E POLITICA

- A cura di Paolo Scappucci -

 

ROMA. = Il presidente del pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, mons. Renato Raffaele Martino, ha celebrato ieri nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere una messa di suffragio per le 22 vittime dell’attentato contro l’ufficio delle Nazioni Unite a Baghdad il 19 agosto scorso. Durante l’omelia, l’arcivescovo ha sottolineato il ruolo imprescindibile della comunità internazionale per qualunque processo di pace e si è soffermato con commozione sulla figura di Sergio Vieira de Mello, il rappresentante speciale per l’Iraq del segretario dell’Onu, rimasto ucciso nell’attentato. “Un mirabile esempio di vibrante carità sociale e politica – ha detto mons. Martino – da segnalare a quanti vogliono dare al mondo, con la loro opera, speranze di vita e di futuro”. “Nella figura e nell’opera di de Mello – ha commentato il presule – si vedevano confermate le ragioni politiche e culturali di una decisa affermazione della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, della giustizia sociale, della cooperazione internazionale, dell’intesa tra le Nazioni e della pace”. “L’intera vita di Sergio Vieira de Mello - ha detto mons. Martino – spesa a livello internazionale sino alla morte ha anche il significato profondo di affermare il valore della comunità internazionale, il valore delle relazioni internazionali tra i popoli improntate al rispetto reciproco e alla solidarietà, l’insostituibilità degli organismi internazionali che costituiscono la spina dorsale della vita e della vitalità della famiglia dei popoli. “Il sacrificio di Sergio – ha affermato il presule – ci ammonisce che la comunità internazionale resta un punto fermo da cui non si può prescindere nel difficile cammino che porta alla pace”.

 

 

LA CHIESA CATTOLICA COREANA E’ SOLLECITA NEL SOCCORRERE LE VITTIME DEL TIFONE MAEMI.

STANZIATI 275 MILA DOLLARI PER FAR FRONTE ALLE NECESSITÀ PIÙ URGENTI,

COME I RIFUGI E GLI ALIMENTI PER LE MIGLIAIA DI SFOLLATI

 

SEUL. = Dopo le distruzioni causate dal passaggio del tifone Maemi, nei giorni scorsi, la Chiesa coreana si mobilita per far fronte alle esigenze delle zone colpite. Secondo le ultime stime, circa 100 persone sarebbero morte, mentre altre 25 mila hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni; ma il bilancio è provvisorio. L’impraticabilità delle strade, infatti, impedisce le comunicazioni con alcune zone interne dalle quali non giungono notizie. La Caritas nazionale sta coordinando i soccorsi attraverso l’invio di volontari, lo scambio delle informazioni e la pianificazione degli aiuti. Per fronteggiare i danni, l’organismo ha inviato 15 mila dollari alla diocesi di Masan e altri 10 mila a quella di Pusan, particolarmente colpite. Anche l’arcidiocesi di Seul ha contribuito agli aiuti stanziando 250 mila dollari in favore delle otto diocesi che hanno subito maggiori danni. Tutta la Chiesa coreana, inoltre, domani farà una colletta speciale da devolvere alle vittime del tifone. (M.A.)

 

 

RIMANE VIVO L’IMPEGNO DELLA CHIESA CATTOLICA PER PORTARE LA PACE

NELLE ISOLE SALOMONE. I SACERDOTI DELLA CAPITALE HONIARA

HANNO DIFFUSO UN DOCUMENTO NEL QUALE INVITANO TUTTE LE COMPONENTI

DELLA SOCIETÀ A COLLABORARE CON IL CONTINGENTE DI PACE AUSTRALIANO

 

HONIARA. = I sacerdoti delle Isole Salomone, incardinati nell’arcidiocesi di Honiara, hanno ribadito la volontà di contribuire a pacificare l’arcipelago, dove ancora si risentono le conseguenze della guerra civile del 1998-2000. Sono all’ordine del giorno, infatti, vendette trasversali ed uccisioni nonostante la generosa presenza di un contingente di forze di pace australiano. Nei giorni scorsi, i sacerdoti di Honiara hanno tenuto il secondo dei due incontri annuali abituali. “Ci impegniamo personalmente – si legge nel documento redatto alla fine dei lavori - ed incoraggiamo tutti i cittadini a collaborare con le forze pubbliche e con il contingente di pace per ristabilire e rafforzare la legge, assicurando che si faccia giustizia attraverso i tribunali”. (A.M.)

 

 

ATTRAVERSO INCONTRI E ATTIVITÀ IN COMUNE,

I SALESIANI IN IRAQ HANNO ANIMATO L’ESTATE DEI GIOVANI CRISTIANI.

CIRCA 1300 I RAGAZZI COINVOLTI

 

BAGHDAD. = E’ stato decisamente positivo il bilancio delle iniziative estive organizzate dai salesiani in Iraq. A luglio le attività si sono svolte a Mossul mentre ad agosto nella città di Qara Qosh. Ragazzi e ragazze hanno partecipato in gran numero: 500 le presenze a Mossul, 800 a Qara Qosh. In linea con la tradizione pedagogica salesiana, le attività erano incentrate su momenti di formazione e interazione. Nonostante i buoni rapporti, soprattutto a Mossul, tra la minoranza cristiana e la maggioranza musulmana sunnita, le iniziative erano aperte solo a ragazzi cristiani. “Ciò - ha spiegato il responsabile del programma, padre Pier Giorgio Gianazza - non è stato determinato da pregiudiziali confessionali ma dal fatto che i cristiani raramente hanno occasioni di raggrupparsi per la loro formazione specifica”. (M.A.)

 

 

=======ooo=======

 

                                                  

24 ORE NEL MONDO

20 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

I ministri del G7 hanno confermato il loro impegno per affrontare la crisi in Medio Oriente e, nel comunicato congiunto diffuso a Dubai al termine dell’incontro con i rappresentanti palestinesi, affermano di voler “lavorare insieme con l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e le altre organizzazioni internazionali per ricostruire l’economia dei Territori in un contesto di pace che segua la road map”. E’ stato, quindi, discusso il cosiddetto Piano Marshall che prevede finanziamenti di oltre 5 miliardi di euro. Sul fronte politico, l’Assemblea generale dell’Onu ha votato ieri, a stragrande maggioranza, una risoluzione che chiede ad Israele la revoca immediata dell’espulsione di Arafat e condanna qualsiasi violenza. Il servizio di Graziano Motta:

 

**********

I Paesi della Lega araba si sono presi la rivincita sul veto degli Stati Uniti, che giorni orsono al Consiglio di Sicurezza avevano bloccato la loro proposta contro Israele e a favore di Arafat. Infatti, l’Assemblea generale con 133 ‘sì’, 4 ‘no’ - tra cui quelli degli Stati Uniti e di Israele - e 15 astensioni, ha approvato una risoluzione che esorta a desistere da ogni atto di deportazione e da ogni minaccia contro la sicurezza del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Risoluzione nella quale era stata tuttavia inserita una condanna degli attentati suicidi, intensificatisi di recente, ed una deplorazione degli assassini extra-giudiziari. E’ implicito il riferimento rispettivamente alle violenze palestinesi e israeliane. Una formula tuttavia ritenuta insufficiente dagli Stati Uniti che chiedevano una esplicita condanna del terrorismo palestinese.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********

 

Trasferiamoci in Iraq, dove è in gravi condizioni Akila al Hachimi, la donna sciita membro del  Consiglio di governo transitorio iracheno ferita oggi  da colpi di arma da fuoco in un agguato davanti alla sua casa nella parte ovest di Baghdad. Nell’attentato  è rimasto ferito alla schiena anche il suo autista. Ce ne parla in studio  Fausta Speranza:

 

**********

Al Hakhimi, sciita e già responsabile delle relazioni  internazionali del ministero degli esteri durante il regime di  Saddam Hussein, doveva far parte della delegazione che in settimana si recherà a New York per assistere ai dibattiti delle Nazioni Unite sull’Iraq. E’ la rappresentante sciita nel consiglio provvisorio di governo che riunisce 25 rappresentanti delle diverse comunità etniche, tra cui sciiti, sunniti, curdi, cristiani e turcomanni. Il Consiglio, nel quale le donne sono 3, si è insediato il 13  luglio scorso e il primo settembre ha nominato i ministri del nuovo governo. Spari e tensione alta questa mattina anche a Falluja, 50 km a ovest di Baghdad, dopo che le truppe americane avevano tolto il blocco  delle due arterie che portano a Baghdad. E mentre la guerriglia sembra rialzare la testa, si guarda al fronte della diplomazia. Vertice oggi a tre, a Berlino, di Germania, Francia e Gran Bretagna, per cercare di arrivare a un compromesso per una nuova risoluzione delle Nazioni Unite. In un pranzo di lavoro di circa due ore, il cancelliere tedesco, Schroeder, il presidente francese, Chirac, e il premier britannico, Blair, dovrebbero delineare la cornice di una nuova risoluzione del consiglio di sicurezza Onu.

**********

 

Giovedì scorso proprio a Berlino i leader di Germania e Francia avevano offerto un impegno limitato per la stabilizzazione democratica del Paese arabo. Ma si può definire un segnale di apertura dei due Paesi europei agli Stati Uniti? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale del Sole24Ore in Iraq:

 

**********

R. - E’ una mano tesa alla casa Bianca, in questo momento in grandissima difficoltà per la situazione irachena. E’ interessante sottolineare che Berlino e Parigi hanno dato una disponibilità, sia pure limitata, ad una serie di iniziative sulla ricostruzione del Paese e sull’addestramento della polizia di Baghdad. Una serie di realizzazioni di progetti, in cui, naturalmente, verrebbero coinvolte imprese francesi e tedesche. Chiedono – in particolare il cancelliere Schroeder – un passaggio di poteri veloci alle autorità irachene.

 

D. – Perché, proprio ora, lo schieramento del ‘sì’ e del ‘no’ alla guerra si avvicinano?

 

R. – L’Unione Europea ha davanti un semestre importante, deve trovare una sua unità che in qualche modo rispecchi anche un miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti.

 

D. – Pensi che a Berlino verrà trovata questa unità?

 

R. – Credo di sì, perché le diplomazie hanno lavorato prima. Hanno, come dire, già preparato un terreno per arrivare ad un’intesa.

**********

 

In Lettonia sono iniziate le operazioni di voto per il referendum sull’adesione del Paese Baltico all’Unione Europea. Su una popolazione di quasi due milioni e mezzo di abitanti si recheranno alle urne 1 milione e 400 mila persone e, secondo i sondaggi, appare scontato il sì degli elettori all’Europa. Commentando la probabile adesione all’eurozona, il ministro degli Esteri lettone, Sandra Kalniete, ha dichiarato in una intervista rilasciata al Corriere della Sera che “l'Unione Europea non si allarga ad Est ma siamo noi che ritorniamo in famiglia”. “Nell’era della globalizzazione – ha aggiunto - nessun Paese può rimanere isolato”.

 

In margine alla conferenza di Yalta della Comunità di Stati Indipendenti (Csi), i presidenti di Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhstan, i quattro Paesi più importanti dell’ex Unione Sovietica, hanno firmato ieri l’accordo per la costituzione di un mercato comune formato da oltre 230 milioni di persone. L’intesa prevede non solo una progressiva integrazione economica, strumenti di coordinamento delle politiche commerciali, fiscali, creditizie e monetarie, ma anche una zona di pieno libero scambio per beni, servizi, capitali e forza lavoro. Sui giudizi espressi dai presidenti dei Paesi che hanno aderito a questa nuova area economica, ci riferisce Giuseppe D’Amato:

 

**********

La firma è avvenuta a margine del vertice della Csi, la comunità sorta nel ’91 dalle ceneri dell’Urss. “Dobbiamo guardare al futuro – ha detto il presidente russo, Putin – l’accordo serve a semplificare i rapporti economici. Non è un tentativo di riedizione dell’Urss”. Su questo punto, tutti e quattro i presidenti sono stati chiari. L’ucraino Kuchma ha subito forti critiche in Parlamento nei giorni scorsi. “Non avrei mai firmato un accordo – ha specificato Kuchma – che potesse danneggiare il Paese. Questo passo serve ad utilizzare il potenziale economico dell’area e permetterà una maggiore crescita, calcolata nel 15 per cento”. Ben più pratico il kazako Nazarbayev. “Pensiamo – ha dichiarato – a far sviluppare bene questo mercato comune”.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

**********

 

E’ sempre più drammatico il bilancio dell’uragano Isabel che si è abbattuto sulle coste degli Stati Uniti. La furia della tempesta ha, infatti, causato la morte di almeno 25 persone. In queste ore l’urgano, ormai indebolito e declassato a tempesta tropicale, si è allontanato dalla costa orientale, spostandosi verso il Canada.

 

Un forte sisma, di un intensità pari a 5,5 gradi della scala Richter, ha scosso questa mattina la zona centrale del Giappone provocando almeno sette feriti e lesionando diversi edifici. Il terremoto ha avuto il suo epicentro a circa 80 chilometri ad Ovest di Tokio, nell’Oceano Pacifico.

 

Restiamo in Giappone, dove il primo ministro nipponico, Junichiro Koizumi, è stato rieletto presidente del partito liberal-democratico (Ldp). Koizumi, che ha ottenuto 399 voti – 260 in più del candidato giunto secondo - potrebbe ora dare il via libera ad un rimpasto di governo in vista delle prossime elezioni generali che dovrebbero tenersi a novembre.

 

A New York il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha dato via libera, ieri, all’invio, entro la fine dell’anno, di 15 mila soldati per il mantenimento della pace in Liberia, il Paese dell’Africa occidentale devastato da una lunga guerra civile. 

 

 

=======ooo=======