RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 262 - Testo della
Trasmissione venerdì 19 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Attesa a Catania per
l’annuncio, domani, dei vincitori del Prix Italia.
CHIESA E SOCIETA’:
Si aprono oggi pomeriggio, ad Assisi, i lavori dell’Assemblea nazionale straordinaria del Meic.
Iraq sempre più esplosivo: ieri in un ennesimo
agguato è rimasto ucciso l’interprete dell’ambasciatore italiano uscito illeso
dallo scontro a fuoco.
I Paesi arabi intenzionati a riproporre all’Onu
una risoluzione contro l’esilio di Arafat.
Raggiunto a Yalta da Russia, Ucraina, Bielorussia
e Kazakhistan un accordo per la costituzione di un’area economica comune.
SANTIFICARE SE STESSI E IL
PROPRIO GREGGE DI FEDELI,
ATTRAVERSO UNA VITA DI COSTANTE PREGHIERA:
COSI’ IL PAPA AI VESCOVI IMPEGNATI IN TERRE DI MISSIONE ANGLOFONE
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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Essere pastori che, attraverso l’esempio più ancora che
con la parola, “onorano il Vangelo e ispirano in chi è loro attorno il
desiderio di conoscerlo meglio e di metterlo in pratica”. E’ il mandato che
Giovanni Paolo II ha lasciato ai 180 vescovi anglofoni, ricevuti oggi in
udienza a Castel Gandolfo, che hanno preso parte al Corso di formazione per i
presuli in Terre di missione di lingua inglese, promosso dalla Congregazione
per l'Evangelizzazione dei Popoli (Cep).
Proprio l’argomento della
missione “ad gentes”, definito dal Papa un’attuale e “urgente impresa
apostolica”, ha impegnato dall’8 settembre scorso, al Collegio San Paolo di
Roma, 169 vescovi provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America e
dall’Oceania, davanti ai quali il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto del
dicastero pontificio, aveva svolto la sua relazione introduttiva intitolata
“Origini, sviluppo e competenze della Cep: Missionarietà della Chiesa”.
Riprendendo le stesse
tematiche, Giovanni Paolo II ha ripetuto ai vescovi di lingua inglese il suo
imperativo, contenuto nell’enciclica Redemptoris Missio: “Sento venuto il momento di
impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la
missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della
Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i
popoli”. Il Papa ha ricordato anche il motto evangelico “Duc in altum!”,
lanciato all’inizio del terzo millennio cristiano, definendolo un “invito a
gettare ‘reti spirituali’ sui mari del mondo” ed a guidare il popolo di Dio
alla santità, anch’essa - ha detto il Pontefice - “un urgente bisogno pastorale
dei nostri tempi”. Ma, ha puntualizzato, è un dovere per i vescovi - nello
svolgere il ministero di guide e di difensori del gregge loro affidato -
nutrirsi “di un’intensa e costante preghiera” e di coltivare “una profonda intimità
con Cristo”. Nessuna attività o problema, ha concluso il Papa, “dovrebbe
distrarvi da questa priorità spirituale, che dà il tono al mandato apostolico
che avete ricevuto con l’ordinazione episcopale”.
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INCONTRO DEL PAPA STAMANE CON UN GRUPPO
DI SACERDOTI
DELL’ARCIVESCOVADO ORTODOSSO DI ATENE, IN
VISITA ALLA SANTA SEDE E A ROMA
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Una visita “per conoscerci ed apprezzarci meglio” e
“sperimentare modalità di relazione che facilitano la comunione”: così Giovanni
Paolo II accogliendo fraternamente a Castel Gandolfo 30 sacerdoti ortodossi di
Atene, accompagnati dal vicario generale dell’arcidiocesi padre Thomas
Synodinos e giunti a Roma lunedì. Una visita ricca di impegni e incontri
spirituali, benedetta dall’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Sua
Beatitudine Chrystodoulos, che il Papa ha avuto “la grazia tutta speciale” -
come lui stesso ha ricordato stamane - d’incontrare nel maggio del 2001,
pellegrino ‘sulle orme di San Paolo’. Per questo - ha sottolineato il Santo
Padre - “noi dobbiamo continuare a costruire sulle solide fondamenta dei legami
fraterni ed evangelici che sperimentammo in quella circostanza”. Il Papa ha
confidato poi ai sacerdoti ortodossi di rivolgersi “costantemente” al Signore perché “ci disponga tutti ad aprire i
nostri cuori alla sua preghiera ‘che tutti siano una cosa sola’”, e ci renda
capaci di genuina obbedienza alla sua volontà, in modo da ricercare insieme le
vie di una più stretta collaborazione e di una comunione sempre più profonda”.
Da annotare che le occasioni di scambi fruttuosi tra la
Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Grecia si sono moltiplicate in questi
ultimi tre anni, dopo il pellegrinaggio giubilare di Giovanni Paolo II in terra
greca e la firma di una Dichiarazione comune sull’Aeropago di Atene tra il Papa
e l’arcivescovo Chrystodoulos. E denso di appuntamenti è stato il calendario a
Roma dei sacerdoti greco-ortodossi, che hanno avuto contatti con dicasteri
vaticani e uffici del Vicariato, incontrato varie realtà di impegno ecumenico
del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant’Egidio e tra le diverse
soste spirituali stamane prima dell’udienza
papale hanno celebrato la Divina Liturgia nelle Catacombe di Priscilla.
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RISCOPRIRE IL CARISMA
CHE LEGA I GESUITI ALLA SEDE DI PIETRO:
MESSAGGIO A PADRE PETER-HANS
KOLVENBACH,
PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESU’, IN
OCCASIONE
DELLA CONGREGAZIONE DEI PROCURATORI,
RIUNITI DAI 5 CONTINENTI A LOYOLA, IN SPAGNA
E’ con l’augurio di riscoprire
il proprio carisma che il Papa si rivolge ai Gesuiti, riuniti da ieri a Loyola,
città natale di Sant’Ignazio. Il Santo Padre mette in particolare evidenza
proprio il luogo. “E’ questa un’opportuna circostanza per meglio riscoprire, a
partire proprio dalle sue origini, il ‘carisma’ che vi lega intimamente alla
Sede di Pietro”, un carisma che “conserva il suo pieno valore anche in
quest’inizio del Terzo Millennio”. E’ quanto Giovanni Paolo II scrive nel
Messaggio inviato al preposito generale
della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach, in occasione della
Congregazione dei procuratori di tutte le 85 Province sparse in 112 Paesi, che
si riunisce ogni 4 anni. Sul messaggio del Papa e l’inizio dei lavori a Loyola,
il servizio di Carla Cotignoli.
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“Quanto ricca di frutti si è
rivelata nel corso dei secoli l’intuizione del fondatore!”, scrive il Papa. “In
non poche circostanze, talora complesse e difficili – aggiunge - l’impegno
dell’obbedienza a Cristo attraverso l’obbedienza al suo Vicario in terra è
stato di validissimo sostegno alla missione della Chiesa nel mondo”. Il Papa affida quindi a ‘Maria, Regina della
Compagnia’ i lavori della Congregazione, “perché aiuti ogni membro della
famiglia ignaziana a mantenere inalterato il carisma ricevuto per il bene
dell’intero popolo di Dio”.
La Compagnia di Gesù, che conta
oltre 20 mila membri e 900 novizi, sta
vivendo, in questi giorni, un momento importante di verifica. Ed è con l’intento di “affrontare con franchezza
tutta la verità della Compagnia di Gesù, con le sue luci e le sue ombre” che
padre Kolvenbach ieri, in apertura dei lavori, ha tratteggiato lo “Stato
attuale della Compagnia”, così come è emersa dai rapporti “dal tono franco e
realistico” a lui inviati da tutte le Province.
Questa franchezza traspare sin
dalle prime battute. “Che cosa vuol dire essere Gesuita?”, si chiede padre
Kolvenbach. “Riconoscersi peccatore, ma chiamato da Dio ad essere compagno di
Gesù”. “Sovrabbondante è l’attività apostolica. Sembrerebbe difficile affermare
che la Compagnia sia profondamente malata”, ma “bisogna pure riconoscere che
spesso condividiamo con questo mondo le sue malattie”. “Ci sono province che vivono un autentico
fervore nella contemplazione e nell’azione apostolica”, ma dove c’è l’assenza
di questo fervore si mettere “in questione la testimonianza”. “I Gesuiti hanno
preso più coscienza della missione”. Ma “la missione – ricorda il preposito
generale dei Gesuiti – non è prima di tutto un territorio da evangelizzare o
un’opera da compiere”: “la scelta della nostra azione si fa nella
contemplazione”, per “riprendere continuamente la via della Sorgente, che è
colui che invia in missione”. “Se manca la ricerca di questa robusta
spiritualità di sant’Ignazio” – avverte ancora padre Kolvenbach - si rischia
“apatia e frustrazione, scoraggiamento e mancanza di fede nel futuro”. Ed è
proprio di questa spiritualità che “attorno a noi c’è un interesse crescente,
perché risponde al desiderio di tanti uomini e donne di scoprire la loro vita
come vocazione e missione”.
L’impegno nelle parrocchie che a
centinaia la Chiesa ha affidato ai Gesuiti, il ministero dell’educazione,
l’azione sociale: altrettanti punti approfonditi nella relazione. Padre
Kolvenbach non ha ignorato che “stiamo andando verso la mondializzazione dei
mercati”. Anzi ha parole forti: “l’unico intento – ha detto – è la
concentrazione delle ricchezze, causa della mondializzazione della povertà che
lascia senza speranza i poveri”. Per rimediare, ripropone la domanda del Papa
di ‘una nuova immaginazione della carità’, per “la mondializzazione della
solidarietà affettiva ed effettiva con i poveri”. Infatti – aggiunge – “senza
tale condizione, tutti gli altri aspetti della mondializzazione ci
distruggeranno”. E riafferma infine padre Kolvenbach, la chiamata ad “una
missione indivisibile di fede e di giustizia”. Il dibattito nella Congregazione
dei procuratori ora è avviato. Al termine verrà votata la decisione di
convocare o meno una Congregazione generale. I lavori a Loyola si concluderanno
lunedì prossimo.
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ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto in
udienza anche due presuli ugandesi in visita “ad Limina apostolorum”.
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Apre la prima pagina la
situazione in Iraq, dove si sono registrati nuovi episodi di sangue: tre
soldati Usa sono stati uccisi in un'imboscata a Tikrit.
Sempre in prima, una notizia su
un rapporto dell'Unicef: nei Paesi ricchi 3.500 bambini muoiono ogni anno per
maltrattamenti.
Nelle vaticane, "Duc in
altum! Gettate 'reti spirituali' nel mare del mondo" è la solenne
consegna formulata da Giovanni Paolo II nel discorso ai partecipanti al Corso
di aggiornamento per i vescovi dei territori di missione di lingua inglese,
promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. L'indirizzo
d'omaggio del cardinale Crescenzio Sepe.
Nel discorso ad un gruppo di
sacerdoti dell'arcivescovado greco ortodosso di Atene, il Papa ha sottolineato
l'esigenza di costruire il futuro sui legami fraterni ed evangelici
sperimentati durante il pellegrinaggio "sulle orme di S. Paolo".
Nelle estere, Siria: varato il
nuovo Governo che dovrà attuare le riforme.
Sudan: sostegno dell'Unione
Europea al negoziato di pace in corso in Kenya.
Nella pagina culturale, un
contributo di Angelo Marchesi dal titolo "Il ritorno di Dio nella ricerca
filosofica: a proposito di un articolo di Dario Antiseri”.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi della finanziaria e delle riforme.
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19 settembre
2003
SI SONO SVOLTI QUESTA MATTINA A STOCCOLMA,
ALLA PRESENZA DI PERSONALITÀ POLITICHE
E DELLA DIPLOMAZIA EUROPEA,
I FUNERALI DEL MINISTRO DEGLI
ESTERI, ANNA LINDH
- Intervista con Nausikaa Haupt -
A
Stoccolma oltre un migliaio di personalità hanno reso l’ultimo omaggio questa
mattina ad Anna Lindh, il ministro degli Esteri accoltellato la settimana
scorsa mentre senza scorta si trovava in un Centro commerciale della capitale
svedese. La cerimonia funebre, che si è svolta nella suggestiva sala blu del
Municipio di Stoccolma, dove ogni anno vengono conferiti i Premi Nobel, ha
avuto inizio con un breve e commosso discorso del premier scandinavo, Goran
Persson, che ha ricordato la personalità “piena di coraggio” e “l'assoluta integrità
morale” della Lindh, rimarcando la sua capacità di “coniugare l’impegno
pubblico e politico con il suo essere madre e moglie”. Ai funerali hanno anche
partecipato, tra gli altri, il presidente della Commissione europea, Romano
Prodi, il segretario generale della Nato, George Robertson, e l’Alto
rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza europea, Javier Solana.
Assenti invece, a causa dell’uragano ‘Isabel’ che sta colpendo la costa
orientale degli Stati Uniti, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ed
il segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan.
Nel
lavoro svolto dagli inquirenti per accertare la verità sull’omicidio si è intanto
aggiunto un nuovo capitolo. Gli investigatori ritengono infatti che ci siano
“ragionevoli prove” contro l’uomo sospettato di essere l’omicida della Lindh ed
hanno chiesto alla Corte di Stoccolma di prolungare la sua detenzione. Ma la possibile
svolta nelle indagini non può placare il profondo dolore di un’intera Nazione e
di tutta la comunità internazionale, come conferma da Stoccolma una giovane
studentessa, Nausikaa Haupt, del Movimento dei Focolari, al microfono di Andrea
Sarubbi:
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R. – E’ un grande dolore perché si è scoperto più e più,
dopo la sua morte, quale persona sia stata e quale importanza avesse per la
Svezia. Diciamo che era il nostro volto all’estero. Mi ha impressionato molto
che tanti gruppi, come gli immigrati, e tanti ministri degli Esteri di altri
Paesi si rammaricano della sua scomparsa. I musulmani per la prima volta in
Svezia le hanno dedicato la loro preghiera del venerdì. Mi ha inoltre
particolarmente colpita l’atmosfera del posto dove è morta.
D. – Che cosa vuol dire: ‘La conosciamo meglio adesso’?
R. – Per quanto mi riguarda, posso dire che forse proprio
osservando le reazioni all’estero ho compreso a fondo quale ruolo avesse forse
anche la sua visione dell’Europa e del mondo; aveva tentato di operare una
riconciliazione in Macedonia: forse non avevo seguito tutto questo, prima ...
D. – Diversi osservatori hanno accusato la Svezia affermando
che forse dopo la morte del ministro non si sarebbe dovuti andare al voto ...
R. – Sì; si è discusso sulla possibilità di rimandare il
referendum, perché la gente era ancora troppo presa da questo avvenimento che
ha cambiato tutto: in questo senso può essere che fosse sbagliato. Ma sarebbe
stato difficile rimandarlo, per questo si è deciso di farlo comunque adesso.
Siccome lei era favorevole all’euro e all’Europa, era anche inteso come un
omaggio a lei ...
D. – Perché, secondo te, gli svedesi hanno detto di ‘no’
all’euro? Questo significa che alcuni hanno paura dell’Europa?
R. – Alcuni forse vogliono essere ‘dentro’, ma forse hanno
paura di come partecipare pienamente o del fatto che si possa perdere
l’indipendenza. Forse per molti questa Unione sembra un po’ lontana, alcuni
temono un aumento dei prezzi ...
D. – Prima hai detto: ‘Ho visto molti immigrati addolorati
per la morte del nostro ministro’. La Svezia è un Paese unito?
R. – Ci sono delle difficoltà. Ci sono tanti immigrati e
si dice che l’inculturazione non sia riuscita, che continuano ad abitare e a
vivere tra di loro, che è difficile per loro trovare lavoro ... Loro
percepiscono ora che quella persona che li capiva, adesso non c’è più: loro si
sentivano compresi da lei. Ma in questo dolore siamo uniti: questo è stato
impressionante, vedere quanta importanza lei rivestisse.
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PROSPETTIVE E SFIDE PER LE TELEVISIONI
CATTOLICHE IN EUROPA:
TEMA
AL CENTRO DI UN SEMINARIO IERI A ROMA PROMOSSO
DAL
COMITATO EPISCOPALE EUROPEO DEI MEDIA
- Ai nostri microfoni Jim McDonnell -
“Le iniziative dei cattolici nei Paesi europei: realtà e
prospettive”: è il titolo che ha accompagnato un interessante Seminario ieri a
Roma, presso la sede della Conferenza episcopale italiana. Diversi gli
obiettivi al centro dell’incontro, promosso dal Comitato episcopale europeo dei
media: far incontrare i responsabili delle televisioni cattoliche e dei
programmi religiosi prodotti dalle Tv pubbliche; verificare le esperienze di
ciascuna emittente e ipotizzare la realizzazione di coproduzioni
internazionali.
Sul panorama europeo del rapporto tra televisione e Chiesa
cattolica, Antonella Palermo ha raccolto il commento di Jim McDonnell,
presidente Signis-Europe e membro del gruppo Media, Comece.
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R. - I
THINK CATHOLIC TELEVISION IN EUROPE...
Attualmente
penso che la Tv cattolica in Europa presenti molte differenze. Ciò che manca di
più è il senso di collaborazione tra coloro che lavorano nella Tv pubblica, e
che producono programmi religiosi, e coloro che lavorano nelle Tv private.
Penso che in particolare per le Tv private ci sia in ballo il fondamentale
problema della qualità dei programmi, che rappresenta sempre una difficoltà
quando si hanno risorse limitate, quando bisogna fidarsi di limitati supporti.
Io penso che per loro sia necessario migliorare la qualità dei programmi ed
ascoltare di più i bisogni del pubblico, forse anche rischiare di più in
iniziative sperimentali. Ma non è facile risolvere questi problemi economici
alla base.
Si parlava, dunque, di problema di soldi, come conferma
sua eccellenza mons. Peter Henrici, presidente del Comitato episcopale europeo
dei media …
R. – Secondo quanto riferiscono dati ufficiali, mantenere
una stazione funzionante costa 100 milioni di euro all’anno … una cifra
decisamente alta..
D. – E allora quali possono essere i progetti da parte dei
cattolici per essere presenti nel panorama dei media in generale?
R. – Occorre puntare sui piccoli media e le radio, che
costano molto meno; molto importanti poi sono la stampa e Internet.
Ma cosa si aspettano i cattolici dalla televisione? Ancora
Jim McDonnell e poi il prof. Francesco Casetti dell’Università Cattolica di
Milano, che è intervenuto al Seminario, parlando proprio del futuro della
televisione in Europa.
R. – I THINK
THEY EXPECT FROM TELEVISION WHAT …
I cattolici si aspettano dalle Tv ciò che tutti si
aspettano: intrattenimento, informazione, formazione attraverso
l’intrattenimento. A volte, negli ambienti ecclesiali, si pensa che
l’intrattenimento sia qualcosa di ‘cattivo’, ma se non c’è, nessuno vedrà più
programmai televisivi. La televisione del futuro cambierà profondamente, non
sarà più un segmento isolato, ma sarà un pezzo di un comparto multimediale più
ampio. Chi possiede televisioni, avrà anche giornali, cinema e industrie
discografiche. In questo ambito, il gioco si farà molto più ‘duro’ e ci
vorranno uomini ‘duri’. Allora, cosa si aspettano? La logica che guida, credo
in questo momento, la trasformazione del sistema dei media è una logica
puramente economica. La gente, invece, si aspetta che qualcuno porti ancora
alta la fiaccola dei valori, dei valori umani, dei valori della cittadinanza,
che non sia tutto schiacciato semplicemente sulla trasformazione del messaggio
in prodotto.
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ATTESA A CATANIA PER L’ANNUNCIO, DOMANI, DEI VINCITORI DEL
PRIX ITALIA
-
Servizio di padre Ignacio Arregui -
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Esperti in mezzi di comunicazione sociale, giornalisti,
scrittori, produttori hanno discusso oggi con ampia libertà e secondo i loro
criteri i risultati non ancora definitivi del Concorso di radio e TV Prix
Italia. Le nove Giurie hanno dato i titoli prescelti fra i candidati, in attesa
della scelta definitiva, che darà luogo domani alla premiazione dei vincitori
di quest’anno. Mentre in tanti Paesi la mediocrità o addirittura la
mancanza di rispetto per certi valori minimi di comportamento sociale ed etico
è diventata una preoccupazione sempre più diffusa, qui al Prix Italia i
professionisti della radio e della televisione cercano sempre ed esclusivamente
la qualità, la creatività, l’innovazione, sia nel contenuto che nella forma dei
programmi.
Dopo gli interventi dei rappresentanti delle Giurie si
possono ormai cogliere alcune impressioni generali sulle produzioni presentate
a concorso. Si è constatato un alto livello di qualità tecnica, caratteristica
indispensabile nel mondo tecnificato dei mass media. La varietà e diversità
tematica è stata notevole e rispecchia fedelmente alcune tra le maggiori e più
comuni questioni che oggi si propone il cittadino moderno. La guerra, i
rapporti tra gli immigrati e la popolazione dei Paesi di accoglienza, le crisi
sociopolitiche, gli anziani, lo sviluppo democratico, la situazione in Nazioni
con conflitti armati o in estrema povertà, o certi gravi problemi come le
depressioni, il suicidio o l’euta-nasia sono al centro di alcuni programmi di
notevole qualità. Il mondo della cultura può essere presente per se stesso come
un valore umano oppure come un ambito di riflessione e analisi anche sociale. Ovviamente
in questo Concorso ha una importanza fondamentale il modo in cui gli argomenti,
i contenuti vanno esposti e sviluppati secondo le caratteristiche specifiche
della radio e la Tv. Infine, in questi tempi di profonde trasformazioni
nell’ambito dei mass media la originalità, le novità a carattere espressivo
hanno una notevole importanza.
Alla luce di un Concorso che vede la partecipazione di
circa 80 Enti radiotelevisivi, lungo una settimana, con 222 programmi, e la
partecipazione attiva di 82 giurati, più centinaia di esperti, può affermarsi
che i mezzi di comunicazione sociale, almeno in un gran numero tra i più
rappresentativi non sono indifferenti alla realtà umana e cercano di rendere un
autentico servizio alle donne ed agli uomini di ogni età e condizione del
nostro tempo, nelle questioni veramente importanti della vita individuale e
collettiva.
Infine, bisogna mettere in risalto che una delle
caratteristiche specifiche di questo Concorso è quella di incontrarsi e
lavorare insieme i professionisti di un gran numero di Reti radiofoniche e
televisive nell’analisi e valutazione di programmi appartenenti alle più
diverse culture e origini geografiche. Domani conosceremo i vincitori tra i 222
programmi a concorso, esposti nella più ampia vetrina di radio e TV che oggi si
possa contemplare.
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19 settembre 2003
200
PRESIDENTI E RAPPRESENTANTI REGIONALI OGGI A FIRENZE
PER FIRMARE LA “CARTA DELLE REGIONI D’EUROPA”, CHE
RILANCIA IL RISPETTO DELLE CULTURE
E DELLE TRADIZIONI POPOLARI E SOPRATTUTTO LE
AUTONOMIE REGIONALI
- A cura di Andrea Fagioli -
FIRENZE. = Volontà di convergenza e di unione nella
diversità; rispetto delle culture e delle tradizioni dei popoli; ma soprattutto
affermazione delle autonomie regionali. Sono questi i punti essenziali della
“Carta delle Regioni d’Europa”, che 200 presidenti e rappresentanti regionali
sottoscriveranno questo pomeriggio, alle 17, nel Salone dei Cinquecento in
Palazzo Vecchio a Firenze. Dall’Atlantico agli Urali, i membri delle Regioni
d’Europa “chiedono una maggiore partecipazione al processo decisionale europeo
negli ambiti di loro interesse specifico” oltre a vedersi riconosciuto, insieme
ai Comuni, “il ruolo di mediatori tra i cittadini e le istituzioni
comunitarie”. Il vertice fiorentino, che si è aperto stamani con la relazione
del presidente della Conferenza dei presidenti dei Parlamenti regionali
europei, il toscano Riccardo Nencini, sarà concluso nel pomeriggio dal ministro
per gli Affari regionali, Enrico La Loggia. “La Carta delle Regioni che prende
vita a Firenze - ha detto Nencini - costituisce un’opportunità e un doppio
impegno. L’impegno verso i cittadini perché la partecipazione agli affari
europei sia consapevole e diffusa; l’impegno verso il Parlamento, il Consiglio
e la Commissione europea perché la nuova Costituzione riconosca effettivamente le
Regioni. L’opportunità, invece, è quella di lavorare fuori da secolari
barriere, intensificando relazioni e rapporti”.
IL CILE
DEVE COLTIVARE L’AMORE PER LA PATRIA, IL RETTO USO DELLA LIBERTA’
E LA CULTURA DEL PERDONO: L’ESORTAZIONE DEL
CARDINALE SODANO IERI
DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PER LA FESTA NAZIONALE DEL PAESE LATINOAMERICANO
ROMA.
= “Nell’attuale processo di integrazione americana, i cileni saranno sempre
cileni, gli abitanti dell’Argentina sempre argentini, i brasiliani sempre brasiliani;
ma tutti i Paesi di questo continente dovranno cooperare tra di loro, come
Nazioni sorelle, ciascuna rispettando l’origine comune e la medesima dignità”.
Così ieri il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, in occasione della
festa nazionale del Cile. Nel 193° anniversario dell’indipendenza, il porporato
ha, infatti, celebrato una Santa Messa nella chiesa romana di Sant’Anselmo
all’Aventino. “La celebrazione della festa nazionale - ha detto il cardinale
Sodano, alla presenza, tra gli altri, del cardinale cileno Jorge Arturo Medina
Estévez - deve essere di stimolo per tutti al culto della memoria”, che deve
svilupparsi “nella misura in cui cresce la medesima Nazione”. “Il culto della
memoria - ha insistito il Segretario di Stato - conduce poi i cristiani anche
ad autentico amore alla Patria”, che, tuttavia, non deve mai tramutarsi in
nazionalismo. “In questa Santa Messa - ha concluso - sento il dovere di
invitare tutti voi a pregare affinché ogni Nazione sappia usare rettamente il
grande dono della libertà”. (B.C)
FESTA A NAPOLI:
AVVENUTA LA LIQUEFAZIONE DEL SANGUE DI SAN GENNARO.
PRESENTI ALLA CERIMONIA IN CATTEDRALE IL SINDACO
E IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA
NAPOLI.
= Si è ripetuto a Napoli il miracolo di San Gennaro. Con lo sventolio di un
fazzoletto bianco - da secoli il segno del ripetersi del prodigio - è stato
annunciato alle 9.59 l’avvenuta liquefazione del sangue del patrono della città
e della regione. Migliaia i fedeli in festa presenti nella cattedrale, in
occasione della solennità di San Gennaro. Le reliquie del Santo sono state
esposte come ogni anno alle ore 9, poi sono cominciate le preghiere ed il
cardinale Michele Giordano ha tenuto la sua omelia. Presenti alla cerimonia,
tra gli altri, il presidente della Regione, Antonio Bassolino, e il sindaco di
Napoli, Rosa Iervolino Russo. Il sangue di San Gennaro è custodito in due
balsamari vitrei di piccole dimensioni e di foggia diversa, databili ai primi
decenni del IV secolo. Il miracolo della liquefazione del sangue San Gennaro si
verifica, generalmente, tre volte l’anno: il 19 settembre, anniversario del
martirio, avvenuta nel 305 d.C. nei pressi della Solfatara durante le
persecuzioni di Diocleziano; il sabato antecedente la prima domenica di maggio,
anniversario della traslazione della salma dall’Agro Marciano (Fuorigrotta)
alle attuali catacombe; e il 16 dicembre, anniversario della terribile eruzione
del Vesuvio del 1631. Le ampolline con il sangue liquefatto di San Gennaro
resteranno esposte per i prossimi otto giorni in cattedrale, prima di essere nuovamente
conservate in cassaforte. (B.C)
“PROFESSIONI E FEDE. L’IMPEGNO DEL
MEIC A 70 ANNI DALLE ORIGINI”:
E’ LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNERA’ L’ASSEMBLEA NAZIONALE
STRAORDINARIA
DEL MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE.
- A cura di Ignazio Ingrao -
ASSISI. = Con la relazione del
presidente, Renato Balduzzi, si aprono oggi pomeriggio ad Assisi i lavori
dell’Assemblea nazionale straordinaria del Meic (Movimento Ecclesiale di
Impegno Culturale) dal titolo “Professioni e fede. L’impegno del Meic a 70 anni
dalle origini”. L’Assemblea coincide, infatti, con l’anniversario dei 70 anni
dalla fondazione del Meic (fino al 1980 con il nome di Movimento Laureati di
Azione Cattolica). Un appello sulla riforma delle professioni intellettuali, un
progetto università, due laboratori sulla democrazia e sui problemi socioeconomici:
queste alcune delle iniziative del Meic, che verranno illustrate nel corso dei
lavori. In discussione anche i risultati di un’indagine, condotta dai sociologi
Roberto Cipriani e Luca Diotallevi dell’Università Roma Tre, che disegna
l’identikit degli intellettuali cattolici oggi in Italia e analizza come essi
si pongono di fronte alle nuove sfide della società. I delegati saranno,
inoltre, chiamati a votare lo Statuto del Meic, che precisa l’identità del
Movimento nell’ambito della più ampia famiglia dell’Azione cattolica italiana.
Per il 70° anniversario sarà, infine, presentata in anteprima una Mostra sulla
storia del Meic che verrà esposta in tutta Italia nei prossimi mesi.
L’Assemblea si concluderà domenica 21 settembre.
APPELLO
CONGIUNTO DEI RAPPRESENTANTI RELIGIOSI DEL BELGIO
CONTRO LA STRUMENTALIZZAZIONE DEL NOME DI DIO USATO
PER GIUSTIFICARE
LE VIOLENZE E LE OPPRESSIONI CHE AFFLIGGONO LA
NOSTRA SOCIETÀ
BRUXELLES. = I rappresentanti delle diverse
religioni del Belgio hanno fatto un appello ai cittadini e alle autorità del
Paese perché si facciano promotori di pace in ogni ambito della società,
combattendo fermamente la strumentalizzazione che si fa del nome di Dio per
giustificare la violenza. Alle porte della “Giornata internazionale della
pace”, organizzata dall’Onu per il 21 settembre, la Concertazione delle Chiese
cristiane, il Concistoro israelita e l’Esecutivo dei musulmani del Belgio hanno
stilato una dichiarazione comune nella quale invitano cittadini e autorità ad impegnarsi
a costruire la civiltà della pace, valore tanto prezioso quanto fragile. I
leader religiosi affermano, inoltre, che è importante fare attenzione a non
abusare della religione strumentalizzando il nome di Dio, troppe volte usato
per giustificare guerre, violenze, terrorismo e oppressioni. Il Dio in cui la
gente ripone la fede, si legge nel testo, è un nome che richiama giustizia,
tolleranza, perdono e riconciliazione. La dichiarazione si conclude con
l’auspicio di una società giusta e tollerante, costruita con l’impegno comune
in Belgio, come in tutti i Paesi del mondo. (M.R.)
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19 settembre
2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Continua
ad essere esplosiva la situazione in Iraq. Colpi di arma da fuoco anche ieri
pomeriggio, sulla strada tra Mossul e Tikrit, contro l’auto del diplomatico
italiano Pietro Cordone, consigliere per gli affari culturali dell’Autorità
provvisoria irachena, che è rimasto illeso, mentre è stato ucciso l’interprete
iracheno che lo accompagnava. Stamani, inoltre, un soldato americano è rimasto
fulminato mentre cercava di sollevare delle linee di alta tensione. Sul
versante politico, l’ex ministro della Difesa di Saddam Hussein, Sultan Hashim
Ahmed, l’otto di cuori nel mazzo di carte con i volti di tutti i gerarchi
ricercati dagli Stati Uniti, si è intanto consegnato alle forze della
coalizione. Sulla complessa situazione irachena, che ieri ha fatto registrare
una drammatica serie di imboscate, ci riferisce Paolo Mastrolilli:
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A Khaldiyah, dove pochi giorni fa era stato ucciso il capo
della polizia, una bomba è scoppiata mentre passava un convoglio e subito dopo
gli aggressori hanno cominciato a sparare dalle case vicine. La televisione Al
Arabya ha detto che almeno otto soldati americani sono morti, ma il Pentagono
ha confermato solo due feriti. In serata poi è arrivato l’attacco più
sanguinoso poco fuori Tikrit, la città originaria di Saddam, che si trova più a
Nord. Una pattuglia americana è stata assalita e tre militari sono morti.
Quindi dopo una battaglia durata tutta la notte, le forze americane hanno
catturato oggi almeno 40 guerriglieri iracheni. Sempre a Nord di Baghdad un
altro atto di sabotaggio ha provocato un incendio all’oleodotto che collega il
Paese con la Turchia, arrestando il flusso del petrolio. I nuovi scontri
arrivano alla vigilia del dibattito all’Assemblea generale dell’Onu sulla nuova
risoluzione proposta dagli Stati Uniti per creare una forza multinazionale in
Iraq. Washington sta rivedendo il testo dopo le obiezioni sollevate da Francia,
Germania e Russia, ma ieri il presidente Bush ha detto che difficilmente sarà
pronto per il giorno del suo discorso, martedì prossimo. Il leader francese
Chirac e quello tedesco Schroeder, dopo un incontro a Berlino, hanno detto che
vogliono aiutare la stabilizzazione dell’Iraq, ma chiedono il passaggio dei poteri
ad un governo locale nel giro di qualche mese.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno “sopravvalutato”
le informazioni sulle presunte armi di distruzione di massa irachene. Lo ha
affermato, ieri, l’ex capo degli ispettori dell’Onu, Hans Blix. In un
intervista radiofonica alla Bbc, Blix è tornato sul caso Iraq, accusando
Washington e Londra. “Ci aspettiamo – ha aggiunto - che i governi siano più
seri ed abbiano una maggiore credibilità”.
E proprio le divergenze legate al conflitto in Iraq e lo
scandalo ‘Kelly’ hanno probabilmente determinato una pesante sconfitta elettorale per il premier,
Tony Blair, nel primo voto popolare del Regno Unito successivo alle polemiche
sulla partecipazione britannica alla guerra nel Golfo Persico, al fianco degli
Stati Uniti. Il Partito Laburista
ha perso un importante seggio in quello che era da sempre considerato un suo
feudo, il collegio di Brent East, nel Nord di Londra.
Medio Oriente in primo piano, nella seduta odierna
dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. I Paesi arabi sembrano
intenzionati a riproporre la risoluzione – già bloccata nel Consiglio di
sicurezza dal veto degli Stati Uniti – contro l’esilio di Yasser Arafat. Ma nei
confronti del leader palestinese sono tornate ieri a piovere profonde critiche
dalla Casa Bianca. Ce ne parla Graziano Motta:
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“Come leader, Arafat ha fallito” ha detto Bush al termine
di un incontro a Camp David con il re di Giordania, Abdallah, in cui ha
ribadito la sua visione di due Stati, israeliano e palestinese, che vivano in
pace e vicini. “Ma - ha precisato il presidente - se i palestinesi desiderano
davvero la pace devono scegliere un capo che si impegni al cento per cento
nella lotta al terrorismo”. E’ la stessa posizione del governo Sharon, che ha
respinto la proposta palestinese di negoziare una nuova tregua, definendola un
tranello. Sembra infatti che il premier, Abu Ala, intenda includere nel governo,
che formerà la settimana ventura, rappresentanti dei movimenti fondamentalisti,
tra cui un deputato di Hamas. Eppure a Gaza città vi sono stati ieri violenti
scontri tra membri di questa organizzazione e poliziotti, a causa della cattura
di un agente. Un commissariato è stato danneggiato e almeno quattro persone
sono state ricoverate in ospedale. D’altra parte, soldati israeliani sono da
ieri impegnati in perquisizioni e arresti nella città di Jenin in Cisgiordania,
su precise informazioni di attentati. In effetti, è stato scoperta
un’automobile piena di esplosivo.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Importanti novità giungono da Yalta, dove da ieri è
riunita la Comunità degli Stati indipendenti. Russia, Ucraina, Bielorussia e
Kazakhistan hanno raggiunto un accordo per la costituzione di un’area economica
comune che, negli auspici del Cremlino, dovrebbe aprire una prospettiva
concreta di riavvicinamento tra i quattro Paesi più importanti dell’ex Unione
Sovietica, ma che forse mal si concilia con la contestuale richiesta
dell’Ucraina di entrare nell’Unione Europea. Ma qual è oggi il ruolo nella
comunità internazionale della Csi, nata nel 1991 dalla dissoluzione dell’Urss?
Giancarlo la Vella lo ha chiesto al vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio
Scaglione:
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R. - All’interno della comunità internazionale un ruolo
molto scarso. E per quanto riguarda i rapporti con la Russia, può forse ancora
essere utile per regolare qualche questione commerciale, direi addirittura di
secondo piano. Molto di più, ormai, non le resta da fare, perché rispetto a
quando fu fondata, subito dopo la risoluzione dell’Unione Sovietica, la
comunità degli Stati indipendenti si trova a fare i conti con un quadro
internazionale che è straordinariamente mutato e che l’ha resa di fatto
ininfluente.
D. – Quali sono i motivi di questo mancato decollo della
Csi a livello internazionale?
R. – Direi tante ragioni. Molti degli Stati che la
compongono sono Stati che hanno avuto in questi anni grossi problemi. E poi va
anche detto che alcuni di questi Stati sono diventati, ed erano già in passato,
in pratica delle proprietà private dei loro governanti. Quindi, pensare di
mettere d’accordo delle specie di ‘capi clan’ diventa veramente molto
difficile. E non dimentichiamo che l’estensione territoriale è tale che ci sono
Paesi con esigenze troppo diverse.
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L’economia mondiale dà segni di ripresa. A trainare il
mercato ancora una volta ci saranno gli Stati Uniti, seguiti, ad una certa
distanza, dal Giappone. Delude ancora una volta, invece, l’Europa, in
particolare i grandi dell’eurozona, dove ormai la pressione demografica e le
rigidità del mercato del lavoro impongono cambiamenti inevitabili. Questo, in
sintesi, il quadro tracciato dal Fondo monetario internazionale nel World
Economic Outlook, diffuso in occasione delle riunioni annuali delle principali
organizzazioni internazionali aperte a Dubai.
Sarà operata oggi in Birmania, la leader dell’opposizione,
Aung San Suu Kyi. Il premio Nobel per la pace nel 1992, è detenuta dalla giunta
militare di Rangoon da almeno quattro mesi. I vari interventi internazionali
per la sua liberazione sono per ora risultati vani.
Il passaggio dell’uragano Isabel
sulla costa orientale americana ha causato almeno 9 morti e oltre due milioni di persone sono al buio. Dopo essere giunto in
Nord Carolina, alle Outer Banks, alla velocità di 160 chilometri l’ora, Isabel
ha rallentato la propria corsa e adesso non è più considerato un uragano ma soltanto
una tempesta tropicale.
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