RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 262 - Testo della Trasmissione venerdì 19 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Santificare se stessi e il proprio gregge di fedeli attraverso una vita di costante preghiera: così Giovanni Paolo II ai vescovi nelle terre di missione anglofobe.

 

Una visita “per conoscerci ed apprezzarci meglio”: l’incontro stamane tra il Papa ed un gruppo di sacerdoti ortodossi di Atene.

 

Messaggio del Pontefice al preposito generale dei Gesuiti, padre Peter-Hans Kolvenbach, in occasione della Congregazione dei procuratori di tutto il mondo, riuniti a Loyola in Spagna.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Migliaia di persone commosse hanno partecipato questa mattina a Stoccolma ai funerali del ministro Anna Lindh: la testimonianza di Nausikaa Haupt.

 

Prospettive e sfide per le televisioni cattoliche in Europa in un seminario ieri a Roma: ce ne parla Jim McDonnell.

 

Attesa a Catania per l’annuncio, domani, dei vincitori del Prix Italia.

 

CHIESA E SOCIETA’:

200 presidenti e rappresentanti regionali oggi a Firenze per firmare la “Carta delle regioni d’Europa”.

 

“Il Cile deve coltivare l’amore per la patria, il retto uso della libertà e la cultura del perdono”: l’esortazione del cardinal Sodano durante la celebrazione eucaristica per la Festa nazionale.

 

Alla presenza del sindaco e del presidente della regione Campania, cerimonia a Napoli per la liquefazione del sangue di San Gennaro.

 

Si aprono oggi pomeriggio, ad Assisi, i lavori dell’Assemblea nazionale straordinaria del Meic.

 

Appello congiunto dei rappresentanti religiosi del Belgio contro la strumentalizzazione del nome di Dio usato per giustificare le violenze e le oppressioni.

                                                                                                          

24 ORE NEL MONDO:

Iraq sempre più esplosivo: ieri in un ennesimo agguato è rimasto ucciso l’interprete dell’ambasciatore italiano uscito illeso dallo scontro a fuoco.

 

I Paesi arabi intenzionati a riproporre all’Onu una risoluzione contro l’esilio di Arafat.

 

Raggiunto a Yalta da Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhistan un accordo per la costituzione di un’area economica comune.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 settembre  2003

 

 

SANTIFICARE SE STESSI E IL PROPRIO GREGGE DI FEDELI,

ATTRAVERSO UNA VITA DI COSTANTE PREGHIERA:

COSI’ IL PAPA AI VESCOVI IMPEGNATI IN TERRE DI MISSIONE ANGLOFONE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Essere pastori che, attraverso l’esempio più ancora che con la parola, “onorano il Vangelo e ispirano in chi è loro attorno il desiderio di conoscerlo meglio e di metterlo in pratica”. E’ il mandato che Giovanni Paolo II ha lasciato ai 180 vescovi anglofoni, ricevuti oggi in udienza a Castel Gandolfo, che hanno preso parte al Corso di formazione per i presuli in Terre di missione di lingua inglese, promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli (Cep).

 

Proprio l’argomento della missione “ad gentes”, definito dal Papa un’attuale e “urgente impresa apostolica”, ha impegnato dall’8 settembre scorso, al Collegio San Paolo di Roma, 169 vescovi provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America e dall’Oceania, davanti ai quali il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto del dicastero pontificio, aveva svolto la sua relazione introduttiva intitolata “Origini, sviluppo e competenze della Cep: Missionarietà della Chiesa”.

 

Riprendendo le stesse tematiche, Giovanni Paolo II ha ripetuto ai vescovi di lingua inglese il suo imperativo, contenuto nell’enciclica Redemptoris Missio: “Sento venuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli”. Il Papa ha ricordato anche il motto evangelico “Duc in altum!”, lanciato all’inizio del terzo millennio cristiano, definendolo un “invito a gettare ‘reti spirituali’ sui mari del mondo” ed a guidare il popolo di Dio alla santità, anch’essa - ha detto il Pontefice - “un urgente bisogno pastorale dei nostri tempi”. Ma, ha puntualizzato, è un dovere per i vescovi - nello svolgere il ministero di guide e di difensori del gregge loro affidato - nutrirsi “di un’intensa e costante preghiera” e di coltivare “una profonda intimità con Cristo”. Nessuna attività o problema, ha concluso il Papa, “dovrebbe distrarvi da questa priorità spirituale, che dà il tono al mandato apostolico che avete ricevuto con l’ordinazione episcopale”.

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INCONTRO DEL PAPA STAMANE CON UN GRUPPO DI SACERDOTI

 DELL’ARCIVESCOVADO ORTODOSSO DI ATENE, IN VISITA ALLA SANTA SEDE E A ROMA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Una visita “per conoscerci ed apprezzarci meglio” e “sperimentare modalità di relazione che facilitano la comunione”: così Giovanni Paolo II accogliendo fraternamente a Castel Gandolfo 30 sacerdoti ortodossi di Atene, accompagnati dal vicario generale dell’arcidiocesi padre Thomas Synodinos e giunti a Roma lunedì. Una visita ricca di impegni e incontri spirituali, benedetta dall’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Sua Beatitudine Chrystodoulos, che il Papa ha avuto “la grazia tutta speciale” - come lui stesso ha ricordato stamane - d’incontrare nel maggio del 2001, pellegrino ‘sulle orme di San Paolo’. Per questo - ha sottolineato il Santo Padre - “noi dobbiamo continuare a costruire sulle solide fondamenta dei legami fraterni ed evangelici che sperimentammo in quella circostanza”. Il Papa ha confidato poi ai sacerdoti ortodossi di rivolgersi  “costantemente” al Signore perché “ci disponga tutti ad aprire i nostri cuori alla sua preghiera ‘che tutti siano una cosa sola’”, e ci renda capaci di genuina obbedienza alla sua volontà, in modo da ricercare insieme le vie di una più stretta collaborazione e di una comunione sempre più profonda”.

 

Da annotare che le occasioni di scambi fruttuosi tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Grecia si sono moltiplicate in questi ultimi tre anni, dopo il pellegrinaggio giubilare di Giovanni Paolo II in terra greca e la firma di una Dichiarazione comune sull’Aeropago di Atene tra il Papa e l’arcivescovo Chrystodoulos. E denso di appuntamenti è stato il calendario a Roma dei sacerdoti greco-ortodossi, che hanno avuto contatti con dicasteri vaticani e uffici del Vicariato, incontrato varie realtà di impegno ecumenico del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant’Egidio e tra le diverse soste spirituali stamane prima dell’udienza  papale hanno celebrato la Divina Liturgia nelle Catacombe di Priscilla.

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RISCOPRIRE IL CARISMA CHE LEGA I GESUITI ALLA SEDE DI PIETRO:

MESSAGGIO A PADRE PETER-HANS KOLVENBACH, 

PREPOSITO GENERALE DELLA COMPAGNIA DI GESU’, IN OCCASIONE

DELLA CONGREGAZIONE DEI PROCURATORI,

RIUNITI DAI 5 CONTINENTI A LOYOLA, IN SPAGNA

 

E’ con l’augurio di riscoprire il proprio carisma che il Papa si rivolge ai Gesuiti, riuniti da ieri a Loyola, città natale di Sant’Ignazio. Il Santo Padre mette in particolare evidenza proprio il luogo. “E’ questa un’opportuna circostanza per meglio riscoprire, a partire proprio dalle sue origini, il ‘carisma’ che vi lega intimamente alla Sede di Pietro”, un carisma che “conserva il suo pieno valore anche in quest’inizio del Terzo Millennio”. E’ quanto Giovanni Paolo II scrive nel Messaggio  inviato al preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach, in occasione della Congregazione dei procuratori di tutte le 85 Province sparse in 112 Paesi, che si riunisce ogni 4 anni. Sul messaggio del Papa e l’inizio dei lavori a Loyola, il servizio di Carla Cotignoli.

 

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“Quanto ricca di frutti si è rivelata nel corso dei secoli l’intuizione del fondatore!”, scrive il Papa. “In non poche circostanze, talora complesse e difficili – aggiunge - l’impegno dell’obbedienza a Cristo attraverso l’obbedienza al suo Vicario in terra è stato di validissimo sostegno alla missione della Chiesa nel mondo”.  Il Papa affida quindi a ‘Maria, Regina della Compagnia’ i lavori della Congregazione, “perché aiuti ogni membro della famiglia ignaziana a mantenere inalterato il carisma ricevuto per il bene dell’intero popolo di Dio”.

 

La Compagnia di Gesù, che conta oltre 20 mila membri e 900 novizi,  sta vivendo, in questi giorni, un momento importante di verifica.  Ed è con l’intento di “affrontare con franchezza tutta la verità della Compagnia di Gesù, con le sue luci e le sue ombre” che padre Kolvenbach ieri, in apertura dei lavori, ha tratteggiato lo “Stato attuale della Compagnia”, così come è emersa dai rapporti “dal tono franco e realistico” a lui inviati da tutte le Province.

 

Questa franchezza traspare sin dalle prime battute. “Che cosa vuol dire essere Gesuita?”, si chiede padre Kolvenbach. “Riconoscersi peccatore, ma chiamato da Dio ad essere compagno di Gesù”. “Sovrabbondante è l’attività apostolica. Sembrerebbe difficile affermare che la Compagnia sia profondamente malata”, ma “bisogna pure riconoscere che spesso condividiamo con questo mondo le sue malattie”.  “Ci sono province che vivono un autentico fervore nella contemplazione e nell’azione apostolica”, ma dove c’è l’assenza di questo fervore si mettere “in questione la testimonianza”. “I Gesuiti hanno preso più coscienza della missione”. Ma “la missione – ricorda il preposito generale dei Gesuiti – non è prima di tutto un territorio da evangelizzare o un’opera da compiere”: “la scelta della nostra azione si fa nella contemplazione”, per “riprendere continuamente la via della Sorgente, che è colui che invia in missione”. “Se manca la ricerca di questa robusta spiritualità di sant’Ignazio” – avverte ancora padre Kolvenbach - si rischia “apatia e frustrazione, scoraggiamento e mancanza di fede nel futuro”. Ed è proprio di questa spiritualità che “attorno a noi c’è un interesse crescente, perché risponde al desiderio di tanti uomini e donne di scoprire la loro vita come vocazione e missione”.

 

L’impegno nelle parrocchie che a centinaia la Chiesa ha affidato ai Gesuiti, il ministero dell’educazione, l’azione sociale: altrettanti punti approfonditi nella relazione. Padre Kolvenbach non ha ignorato che “stiamo andando verso la mondializzazione dei mercati”. Anzi ha parole forti: “l’unico intento – ha detto – è la concentrazione delle ricchezze, causa della mondializzazione della povertà che lascia senza speranza i poveri”. Per rimediare, ripropone la domanda del Papa di ‘una nuova immaginazione della carità’, per “la mondializzazione della solidarietà affettiva ed effettiva con i poveri”. Infatti – aggiunge – “senza tale condizione, tutti gli altri aspetti della mondializzazione ci distruggeranno”. E riafferma infine padre Kolvenbach, la chiamata ad “una missione indivisibile di fede e di giustizia”. Il dibattito nella Congregazione dei procuratori ora è avviato. Al termine verrà votata la decisione di convocare o meno una Congregazione generale. I lavori a Loyola si concluderanno lunedì prossimo.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto in udienza anche due presuli ugandesi in visita “ad Limina apostolorum”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione in Iraq, dove si sono registrati nuovi episodi di sangue: tre soldati Usa sono stati uccisi in un'imboscata a Tikrit.

Sempre in prima, una notizia su un rapporto dell'Unicef: nei Paesi ricchi 3.500 bambini muoiono ogni anno per maltrattamenti.

 

Nelle vaticane, "Duc in altum! Gettate 'reti spirituali' nel mare del mondo" è la solenne consegna formulata da Giovanni Paolo II nel discorso ai partecipanti al Corso di aggiornamento per i vescovi dei territori di missione di lingua inglese, promosso dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. L'indirizzo d'omaggio del cardinale Crescenzio Sepe.

Nel discorso ad un gruppo di sacerdoti dell'arcivescovado greco ortodosso di Atene, il Papa ha sottolineato l'esigenza di costruire il futuro sui legami fraterni ed evangelici sperimentati durante il pellegrinaggio "sulle orme di S. Paolo".

 

Nelle estere, Siria: varato il nuovo Governo che dovrà attuare le riforme.

Sudan: sostegno dell'Unione Europea al negoziato di pace in corso in Kenya.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Angelo Marchesi dal titolo "Il ritorno di Dio nella ricerca filosofica: a proposito di un articolo di Dario Antiseri”.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria e delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 settembre 2003

 

 

SI SONO SVOLTI QUESTA MATTINA A STOCCOLMA,

ALLA PRESENZA DI PERSONALITÀ POLITICHE E DELLA DIPLOMAZIA EUROPEA,

I FUNERALI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, ANNA LINDH 

- Intervista con Nausikaa Haupt -

 

A Stoccolma oltre un migliaio di personalità hanno reso l’ultimo omaggio questa mattina ad Anna Lindh, il ministro degli Esteri accoltellato la settimana scorsa mentre senza scorta si trovava in un Centro commerciale della capitale svedese. La cerimonia funebre, che si è svolta nella suggestiva sala blu del Municipio di Stoccolma, dove ogni anno vengono conferiti i Premi Nobel, ha avuto inizio con un breve e commosso discorso del premier scandinavo, Goran Persson, che ha ricordato la personalità “piena di coraggio” e “l'assoluta integrità morale” della Lindh, rimarcando la sua capacità di “coniugare l’impegno pubblico e politico con il suo essere madre e moglie”. Ai funerali hanno anche partecipato, tra gli altri, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, il segretario generale della Nato, George Robertson, e l’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza europea, Javier Solana. Assenti invece, a causa dell’uragano ‘Isabel’ che sta colpendo la costa orientale degli Stati Uniti, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ed il  segretario generale dell’Onu, Kofi Annan.

 

Nel lavoro svolto dagli inquirenti per accertare la verità sull’omicidio si è intanto aggiunto un nuovo capitolo. Gli investigatori ritengono infatti che ci siano “ragionevoli prove” contro l’uomo sospettato di essere l’omicida della Lindh ed hanno chiesto alla Corte di Stoccolma di prolungare la sua detenzione. Ma la possibile svolta nelle indagini non può placare il profondo dolore di un’intera Nazione e di tutta la comunità internazionale, come conferma da Stoccolma una giovane studentessa, Nausikaa Haupt, del Movimento dei Focolari, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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R. – E’ un grande dolore perché si è scoperto più e più, dopo la sua morte, quale persona sia stata e quale importanza avesse per la Svezia. Diciamo che era il nostro volto all’estero. Mi ha impressionato molto che tanti gruppi, come gli immigrati, e tanti ministri degli Esteri di altri Paesi si rammaricano della sua scomparsa. I musulmani per la prima volta in Svezia le hanno dedicato la loro preghiera del venerdì. Mi ha inoltre particolarmente colpita l’atmosfera del posto dove è morta.

 

D. – Che cosa vuol dire: ‘La conosciamo meglio adesso’?

 

R. – Per quanto mi riguarda, posso dire che forse proprio osservando le reazioni all’estero ho compreso a fondo quale ruolo avesse forse anche la sua visione dell’Europa e del mondo; aveva tentato di operare una riconciliazione in Macedonia: forse non avevo seguito tutto questo, prima ...

 

D. – Diversi osservatori hanno accusato la Svezia affermando che forse dopo la morte del ministro non si sarebbe dovuti andare al voto ...

 

R. – Sì; si è discusso sulla possibilità di rimandare il referendum, perché la gente era ancora troppo presa da questo avvenimento che ha cambiato tutto: in questo senso può essere che fosse sbagliato. Ma sarebbe stato difficile rimandarlo, per questo si è deciso di farlo comunque adesso. Siccome lei era favorevole all’euro e all’Europa, era anche inteso come un omaggio a lei ...

 

D. – Perché, secondo te, gli svedesi hanno detto di ‘no’ all’euro? Questo significa che alcuni hanno paura dell’Europa?

 

R. – Alcuni forse vogliono essere ‘dentro’, ma forse hanno paura di come partecipare pienamente o del fatto che si possa perdere l’indipendenza. Forse per molti questa Unione sembra un po’ lontana, alcuni temono un aumento dei prezzi ...

 

D. – Prima hai detto: ‘Ho visto molti immigrati addolorati per la morte del nostro ministro’. La Svezia è un Paese unito?

 

R. – Ci sono delle difficoltà. Ci sono tanti immigrati e si dice che l’inculturazione non sia riuscita, che continuano ad abitare e a vivere tra di loro, che è difficile per loro trovare lavoro ... Loro percepiscono ora che quella persona che li capiva, adesso non c’è più: loro si sentivano compresi da lei. Ma in questo dolore siamo uniti: questo è stato impressionante, vedere quanta importanza lei rivestisse.

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PROSPETTIVE E SFIDE PER LE TELEVISIONI CATTOLICHE IN EUROPA:

TEMA AL CENTRO DI UN SEMINARIO IERI A ROMA PROMOSSO

DAL COMITATO EPISCOPALE EUROPEO DEI MEDIA

- Ai nostri microfoni Jim McDonnell -

 

“Le iniziative dei cattolici nei Paesi europei: realtà e prospettive”: è il titolo che ha accompagnato un interessante Seminario ieri a Roma, presso la sede della Conferenza episcopale italiana. Diversi gli obiettivi al centro dell’incontro, promosso dal Comitato episcopale europeo dei media: far incontrare i responsabili delle televisioni cattoliche e dei programmi religiosi prodotti dalle Tv pubbliche; verificare le esperienze di ciascuna emittente e ipotizzare la realizzazione di coproduzioni internazionali.

Sul panorama europeo del rapporto tra televisione e Chiesa cattolica, Antonella Palermo ha raccolto il commento di Jim McDonnell, presidente Signis-Europe e membro del gruppo Media, Comece.

 

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R. - I THINK CATHOLIC TELEVISION IN EUROPE...

Attualmente penso che la Tv cattolica in Europa presenti molte differenze. Ciò che manca di più è il senso di collaborazione tra coloro che lavorano nella Tv pubblica, e che producono programmi religiosi, e coloro che lavorano nelle Tv private. Penso che in particolare per le Tv private ci sia in ballo il fondamentale problema della qualità dei programmi, che rappresenta sempre una difficoltà quando si hanno risorse limitate, quando bisogna fidarsi di limitati supporti. Io penso che per loro sia necessario migliorare la qualità dei programmi ed ascoltare di più i bisogni del pubblico, forse anche rischiare di più in iniziative sperimentali. Ma non è facile risolvere questi problemi economici alla base.

 

Si parlava, dunque, di problema di soldi, come conferma sua eccellenza mons. Peter Henrici, presidente del Comitato episcopale europeo dei media …

 

R. – Secondo quanto riferiscono dati ufficiali, mantenere una stazione funzionante costa 100 milioni di euro all’anno … una cifra decisamente alta..

 

D. – E allora quali possono essere i progetti da parte dei cattolici per essere presenti nel panorama dei media in generale?

 

R. – Occorre puntare sui piccoli media e le radio, che costano molto meno; molto importanti poi sono la stampa e Internet.

 

Ma cosa si aspettano i cattolici dalla televisione? Ancora Jim McDonnell e poi il prof. Francesco Casetti dell’Università Cattolica di Milano, che è intervenuto al Seminario, parlando proprio del futuro della televisione in Europa.

 

R. – I THINK THEY EXPECT FROM TELEVISION WHAT …

I cattolici si aspettano dalle Tv ciò che tutti si aspettano: intrattenimento, informazione, formazione attraverso l’intrattenimento. A volte, negli ambienti ecclesiali, si pensa che l’intrattenimento sia qualcosa di ‘cattivo’, ma se non c’è, nessuno vedrà più programmai televisivi. La televisione del futuro cambierà profondamente, non sarà più un segmento isolato, ma sarà un pezzo di un comparto multimediale più ampio. Chi possiede televisioni, avrà anche giornali, cinema e industrie discografiche. In questo ambito, il gioco si farà molto più ‘duro’ e ci vorranno uomini ‘duri’. Allora, cosa si aspettano? La logica che guida, credo in questo momento, la trasformazione del sistema dei media è una logica puramente economica. La gente, invece, si aspetta che qualcuno porti ancora alta la fiaccola dei valori, dei valori umani, dei valori della cittadinanza, che non sia tutto schiacciato semplicemente sulla trasformazione del messaggio in prodotto.

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ATTESA A CATANIA PER L’ANNUNCIO, DOMANI, DEI VINCITORI DEL PRIX ITALIA

- Servizio di padre Ignacio Arregui -

 

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Esperti in mezzi di comunicazione sociale, giornalisti, scrittori, produttori hanno discusso oggi con ampia libertà e secondo i loro criteri i risultati non ancora definitivi del Concorso di radio e TV Prix Italia. Le nove Giurie hanno dato i titoli prescelti fra i candidati, in attesa della scelta definitiva, che darà luogo domani alla premiazione dei vincitori di quest’anno. Mentre in tanti Paesi la mediocrità o addirittura la mancanza di rispetto per certi valori minimi di comportamento sociale ed etico è diventata una preoccupazione sempre più diffusa, qui al Prix Italia i professionisti della radio e della televisione cercano sempre ed esclusivamente la qualità, la creatività, l’innovazione, sia nel contenuto che nella forma dei programmi.

 

Dopo gli interventi dei rappresentanti delle Giurie si possono ormai cogliere alcune impressioni generali sulle produzioni presentate a concorso. Si è constatato un alto livello di qualità tecnica, caratteristica indispensabile nel mondo tecnificato dei mass media. La varietà e diversità tematica è stata notevole e rispecchia fedelmente alcune tra le maggiori e più comuni questioni che oggi si propone il cittadino moderno. La guerra, i rapporti tra gli immigrati e la popolazione dei Paesi di accoglienza, le crisi sociopolitiche, gli anziani, lo sviluppo democratico, la situazione in Nazioni con conflitti armati o in estrema povertà, o certi gravi problemi come le depressioni, il suicidio o l’euta-nasia sono al centro di alcuni programmi di notevole qualità. Il mondo della cultura può essere presente per se stesso come un valore umano oppure come un ambito di riflessione e analisi anche sociale. Ovviamente in questo Concorso ha una importanza fondamentale il modo in cui gli argomenti, i contenuti vanno esposti e sviluppati secondo le caratteristiche specifiche della radio e la Tv. Infine, in questi tempi di profonde trasformazioni nell’ambito dei mass media la originalità, le novità a carattere espressivo hanno una notevole importanza.

 

Alla luce di un Concorso che vede la partecipazione di circa 80 Enti radiotelevisivi, lungo una settimana, con 222 programmi, e la partecipazione attiva di 82 giurati, più centinaia di esperti, può affermarsi che i mezzi di comunicazione sociale, almeno in un gran numero tra i più rappresentativi non sono indifferenti alla realtà umana e cercano di rendere un autentico servizio alle donne ed agli uomini di ogni età e condizione del nostro tempo, nelle questioni veramente importanti della vita individuale e collettiva.

 

Infine, bisogna mettere in risalto che una delle caratteristiche specifiche di questo Concorso è quella di incontrarsi e lavorare insieme i professionisti di un gran numero di Reti radiofoniche e televisive nell’analisi e valutazione di programmi appartenenti alle più diverse culture e origini geografiche. Domani conosceremo i vincitori tra i 222 programmi a concorso, esposti nella più ampia vetrina di radio e TV che oggi si possa contemplare.

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CHIESA E SOCIETA’

19 settembre 2003
 

 

200 PRESIDENTI E RAPPRESENTANTI REGIONALI OGGI A FIRENZE

PER FIRMARE LA “CARTA DELLE REGIONI D’EUROPA”, CHE RILANCIA IL RISPETTO DELLE CULTURE

E DELLE TRADIZIONI POPOLARI E SOPRATTUTTO LE AUTONOMIE REGIONALI

 

- A cura di Andrea Fagioli -

 

FIRENZE. = Volontà di convergenza e di unione nella diversità; rispetto delle culture e delle tradizioni dei popoli; ma soprattutto affermazione delle autonomie regionali. Sono questi i punti essenziali della “Carta delle Regioni d’Europa”, che 200 presidenti e rappresentanti regionali sottoscriveranno questo pomeriggio, alle 17, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze. Dall’Atlantico agli Urali, i membri delle Regioni d’Europa “chiedono una maggiore partecipazione al processo decisionale europeo negli ambiti di loro interesse specifico” oltre a vedersi riconosciuto, insieme ai Comuni, “il ruolo di mediatori tra i cittadini e le istituzioni comunitarie”. Il vertice fiorentino, che si è aperto stamani con la relazione del presidente della Conferenza dei presidenti dei Parlamenti regionali europei, il toscano Riccardo Nencini, sarà concluso nel pomeriggio dal ministro per gli Affari regionali, Enrico La Loggia. “La Carta delle Regioni che prende vita a Firenze - ha detto Nencini - costituisce un’opportunità e un doppio impegno. L’impegno verso i cittadini perché la partecipazione agli affari europei sia consapevole e diffusa; l’impegno verso il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea perché la nuova Costituzione riconosca effettivamente le Regioni. L’opportunità, invece, è quella di lavorare fuori da secolari barriere, intensificando relazioni e rapporti”.

 

 

IL CILE DEVE COLTIVARE L’AMORE PER LA PATRIA, IL RETTO USO DELLA LIBERTA’

E LA CULTURA DEL PERDONO: L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE SODANO IERI

DURANTE LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

PER LA FESTA NAZIONALE DEL PAESE LATINOAMERICANO

 

ROMA. = “Nell’attuale processo di integrazione americana, i cileni saranno sempre cileni, gli abitanti dell’Argentina sempre argentini, i brasiliani sempre brasiliani; ma tutti i Paesi di questo continente dovranno cooperare tra di loro, come Nazioni sorelle, ciascuna rispettando l’origine comune e la medesima dignità”. Così ieri il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, in occasione della festa nazionale del Cile. Nel 193° anniversario dell’indipendenza, il porporato ha, infatti, celebrato una Santa Messa nella chiesa romana di Sant’Anselmo all’Aventino. “La celebrazione della festa nazionale - ha detto il cardinale Sodano, alla presenza, tra gli altri, del cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estévez - deve essere di stimolo per tutti al culto della memoria”, che deve svilupparsi “nella misura in cui cresce la medesima Nazione”. “Il culto della memoria - ha insistito il Segretario di Stato - conduce poi i cristiani anche ad autentico amore alla Patria”, che, tuttavia, non deve mai tramutarsi in nazionalismo. “In questa Santa Messa - ha concluso - sento il dovere di invitare tutti voi a pregare affinché ogni Nazione sappia usare rettamente il grande dono della libertà”. (B.C)

 

 

FESTA A NAPOLI: AVVENUTA LA LIQUEFAZIONE DEL SANGUE DI SAN GENNARO.

PRESENTI ALLA CERIMONIA IN CATTEDRALE IL SINDACO

E IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA

        

NAPOLI. = Si è ripetuto a Napoli il miracolo di San Gennaro. Con lo sventolio di un fazzoletto bianco - da secoli il segno del ripetersi del prodigio - è stato annunciato alle 9.59 l’avvenuta liquefazione del sangue del patrono della città e della regione. Migliaia i fedeli in festa presenti nella cattedrale, in occasione della solennità di San Gennaro. Le reliquie del Santo sono state esposte come ogni anno alle ore 9, poi sono cominciate le preghiere ed il cardinale Michele Giordano ha tenuto la sua omelia. Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il presidente della Regione, Antonio Bassolino, e il sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo. Il sangue di San Gennaro è custodito in due balsamari vitrei di piccole dimensioni e di foggia diversa, databili ai primi decenni del IV secolo. Il miracolo della liquefazione del sangue San Gennaro si verifica, generalmente, tre volte l’anno: il 19 settembre, anniversario del martirio, avvenuta nel 305 d.C. nei pressi della Solfatara durante le persecuzioni di Diocleziano; il sabato antecedente la prima domenica di maggio, anniversario della traslazione della salma dall’Agro Marciano (Fuorigrotta) alle attuali catacombe; e il 16 dicembre, anniversario della terribile eruzione del Vesuvio del 1631. Le ampolline con il sangue liquefatto di San Gennaro resteranno esposte per i prossimi otto giorni in cattedrale, prima di essere nuovamente conservate in cassaforte. (B.C)

 

 

“PROFESSIONI E FEDE. L’IMPEGNO DEL MEIC A 70 ANNI DALLE ORIGINI”:

E’ LO SLOGAN CHE ACCOMPAGNERA’ L’ASSEMBLEA NAZIONALE STRAORDINARIA

DEL MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE.

 

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

ASSISI. = Con la relazione del presidente, Renato Balduzzi, si aprono oggi pomeriggio ad Assisi i lavori dell’Assemblea nazionale straordinaria del Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) dal titolo “Professioni e fede. L’impegno del Meic a 70 anni dalle origini”. L’Assemblea coincide, infatti, con l’anniversario dei 70 anni dalla fondazione del Meic (fino al 1980 con il nome di Movimento Laureati di Azione Cattolica). Un appello sulla riforma delle professioni intellettuali, un progetto università, due laboratori sulla democrazia e sui problemi socioeconomici: queste alcune delle iniziative del Meic, che verranno illustrate nel corso dei lavori. In discussione anche i risultati di un’indagine, condotta dai sociologi Roberto Cipriani e Luca Diotallevi dell’Università Roma Tre, che disegna l’identikit degli intellettuali cattolici oggi in Italia e analizza come essi si pongono di fronte alle nuove sfide della società. I delegati saranno, inoltre, chiamati a votare lo Statuto del Meic, che precisa l’identità del Movimento nell’ambito della più ampia famiglia dell’Azione cattolica italiana. Per il 70° anniversario sarà, infine, presentata in anteprima una Mostra sulla storia del Meic che verrà esposta in tutta Italia nei prossimi mesi. L’Assemblea si concluderà domenica 21 settembre.

 

 

APPELLO CONGIUNTO DEI RAPPRESENTANTI RELIGIOSI DEL BELGIO

CONTRO LA STRUMENTALIZZAZIONE DEL NOME DI DIO USATO PER GIUSTIFICARE

LE VIOLENZE E LE OPPRESSIONI CHE AFFLIGGONO LA NOSTRA SOCIETÀ

 

BRUXELLES. = I rappresentanti delle diverse religioni del Belgio hanno fatto un appello ai cittadini e alle autorità del Paese perché si facciano promotori di pace in ogni ambito della società, combattendo fermamente la strumentalizzazione che si fa del nome di Dio per giustificare la violenza. Alle porte della “Giornata internazionale della pace”, organizzata dall’Onu per il 21 settembre, la Concertazione delle Chiese cristiane, il Concistoro israelita e l’Esecutivo dei musulmani del Belgio hanno stilato una dichiarazione comune nella quale invitano cittadini e autorità ad impegnarsi a costruire la civiltà della pace, valore tanto prezioso quanto fragile. I leader religiosi affermano, inoltre, che è importante fare attenzione a non abusare della religione strumentalizzando il nome di Dio, troppe volte usato per giustificare guerre, violenze, terrorismo e oppressioni. Il Dio in cui la gente ripone la fede, si legge nel testo, è un nome che richiama giustizia, tolleranza, perdono e riconciliazione. La dichiarazione si conclude con l’auspicio di una società giusta e tollerante, costruita con l’impegno comune in Belgio, come in tutti i Paesi del mondo. (M.R.) 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Continua ad essere esplosiva la situazione in Iraq. Colpi di arma da fuoco anche ieri pomeriggio, sulla strada tra Mossul e Tikrit, contro l’auto del diplomatico italiano Pietro Cordone, consigliere per gli affari culturali dell’Autorità provvisoria irachena, che è rimasto illeso, mentre è stato ucciso l’interprete iracheno che lo accompagnava. Stamani, inoltre, un soldato americano è rimasto fulminato mentre cercava di sollevare delle linee di alta tensione. Sul versante politico, l’ex ministro della Difesa di Saddam Hussein, Sultan Hashim Ahmed, l’otto di cuori nel mazzo di carte con i volti di tutti i gerarchi ricercati dagli Stati Uniti, si è intanto consegnato alle forze della coalizione. Sulla complessa situazione irachena, che ieri ha fatto registrare una drammatica serie di imboscate, ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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A Khaldiyah, dove pochi giorni fa era stato ucciso il capo della polizia, una bomba è scoppiata mentre passava un convoglio e subito dopo gli aggressori hanno cominciato a sparare dalle case vicine. La televisione Al Arabya ha detto che almeno otto soldati americani sono morti, ma il Pentagono ha confermato solo due feriti. In serata poi è arrivato l’attacco più sanguinoso poco fuori Tikrit, la città originaria di Saddam, che si trova più a Nord. Una pattuglia americana è stata assalita e tre militari sono morti. Quindi dopo una battaglia durata tutta la notte, le forze americane hanno catturato oggi almeno 40 guerriglieri iracheni. Sempre a Nord di Baghdad un altro atto di sabotaggio ha provocato un incendio all’oleodotto che collega il Paese con la Turchia, arrestando il flusso del petrolio. I nuovi scontri arrivano alla vigilia del dibattito all’Assemblea generale dell’Onu sulla nuova risoluzione proposta dagli Stati Uniti per creare una forza multinazionale in Iraq. Washington sta rivedendo il testo dopo le obiezioni sollevate da Francia, Germania e Russia, ma ieri il presidente Bush ha detto che difficilmente sarà pronto per il giorno del suo discorso, martedì prossimo. Il leader francese Chirac e quello tedesco Schroeder, dopo un incontro a Berlino, hanno detto che vogliono aiutare la stabilizzazione dell’Iraq, ma chiedono il passaggio dei poteri ad un governo locale nel giro di qualche mese.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno “sopravvalutato” le informazioni sulle presunte armi di distruzione di massa irachene. Lo ha affermato, ieri, l’ex capo degli ispettori dell’Onu, Hans Blix. In un intervista radiofonica alla Bbc, Blix è tornato sul caso Iraq, accusando Washington e Londra. “Ci aspettiamo – ha aggiunto - che i governi siano più seri ed abbiano una maggiore credibilità”.

 

E proprio le divergenze legate al conflitto in Iraq e lo scandalo ‘Kelly’ hanno probabilmente determinato una pesante sconfitta elettorale per il premier, Tony Blair, nel primo voto popolare del Regno Unito successivo alle polemiche sulla partecipazione britannica alla guerra nel Golfo Persico, al fianco degli Stati Uniti. Il Partito Laburista ha perso un importante seggio in quello che era da sempre considerato un suo feudo, il collegio di Brent East, nel Nord di Londra.

 

Medio Oriente in primo piano, nella seduta odierna dell’Assemblea generale dell’Onu a New York. I Paesi arabi sembrano intenzionati a riproporre la risoluzione – già bloccata nel Consiglio di sicurezza dal veto degli Stati Uniti – contro l’esilio di Yasser Arafat. Ma nei confronti del leader palestinese sono tornate ieri a piovere profonde critiche dalla Casa Bianca. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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“Come leader, Arafat ha fallito” ha detto Bush al termine di un incontro a Camp David con il re di Giordania, Abdallah, in cui ha ribadito la sua visione di due Stati, israeliano e palestinese, che vivano in pace e vicini. “Ma - ha precisato il presidente - se i palestinesi desiderano davvero la pace devono scegliere un capo che si impegni al cento per cento nella lotta al terrorismo”. E’ la stessa posizione del governo Sharon, che ha respinto la proposta palestinese di negoziare una nuova tregua, definendola un tranello. Sembra infatti che il premier, Abu Ala, intenda includere nel governo, che formerà la settimana ventura, rappresentanti dei movimenti fondamentalisti, tra cui un deputato di Hamas. Eppure a Gaza città vi sono stati ieri violenti scontri tra membri di questa organizzazione e poliziotti, a causa della cattura di un agente. Un commissariato è stato danneggiato e almeno quattro persone sono state ricoverate in ospedale. D’altra parte, soldati israeliani sono da ieri impegnati in perquisizioni e arresti nella città di Jenin in Cisgiordania, su precise informazioni di attentati. In effetti, è stato scoperta un’automobile piena di esplosivo.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Importanti novità giungono da Yalta, dove da ieri è riunita la Comunità degli Stati indipendenti. Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakhistan hanno raggiunto un accordo per la costituzione di un’area economica comune che, negli auspici del Cremlino, dovrebbe aprire una prospettiva concreta di riavvicinamento tra i quattro Paesi più importanti dell’ex Unione Sovietica, ma che forse mal si concilia con la contestuale richiesta dell’Ucraina di entrare nell’Unione Europea. Ma qual è oggi il ruolo nella comunità internazionale della Csi, nata nel 1991 dalla dissoluzione dell’Urss? Giancarlo la Vella lo ha chiesto al vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione:

 

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R. - All’interno della comunità internazionale un ruolo molto scarso. E per quanto riguarda i rapporti con la Russia, può forse ancora essere utile per regolare qualche questione commerciale, direi addirittura di secondo piano. Molto di più, ormai, non le resta da fare, perché rispetto a quando fu fondata, subito dopo la risoluzione dell’Unione Sovietica, la comunità degli Stati indipendenti si trova a fare i conti con un quadro internazionale che è straordinariamente mutato e che l’ha resa di fatto ininfluente.

 

D. – Quali sono i motivi di questo mancato decollo della Csi a livello internazionale?

 

R. – Direi tante ragioni. Molti degli Stati che la compongono sono Stati che hanno avuto in questi anni grossi problemi. E poi va anche detto che alcuni di questi Stati sono diventati, ed erano già in passato, in pratica delle proprietà private dei loro governanti. Quindi, pensare di mettere d’accordo delle specie di ‘capi clan’ diventa veramente molto difficile. E non dimentichiamo che l’estensione territoriale è tale che ci sono Paesi con esigenze troppo diverse.

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L’economia mondiale dà segni di ripresa. A trainare il mercato ancora una volta ci saranno gli Stati Uniti, seguiti, ad una certa distanza, dal Giappone. Delude ancora una volta, invece, l’Europa, in particolare i grandi dell’eurozona, dove ormai la pressione demografica e le rigidità del mercato del lavoro impongono cambiamenti inevitabili. Questo, in sintesi, il quadro tracciato dal Fondo monetario internazionale nel World Economic Outlook, diffuso in occasione delle riunioni annuali delle principali organizzazioni internazionali aperte a Dubai.

 

Sarà operata oggi in Birmania, la leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi. Il premio Nobel per la pace nel 1992, è detenuta dalla giunta militare di Rangoon da almeno quattro mesi. I vari interventi internazionali per la sua liberazione sono per ora risultati vani.

 

Il passaggio dell’uragano Isabel sulla costa orientale americana ha causato almeno 9 morti e oltre due milioni di persone sono al buio. Dopo essere giunto in Nord Carolina, alle Outer Banks, alla velocità di 160 chilometri l’ora, Isabel ha rallentato la propria corsa e adesso non è più considerato un uragano ma soltanto una tempesta tropicale.

 

 

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