RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 261 - Testo della
Trasmissione giovedì 18 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Medio oriente fallisce la mediazione norvegese
mentre proseguono, nei Territori, le incursioni israeliane.
Con la mediazione degli Stati Uniti nuove speranze
di pace nello Sri Lanka.
Il golpe in Guinea Bissau imbocca la via
istituzionale.
18 settembre 2003
IL VESCOVO, UOMO DELLA SPERANZA E DELLA PREGHIERA,
IN UN
MONDO TENTATO DALLA SFIDUCIA: L’INVITO DEL PAPA AI PRESULI NOVELLI. QUINDI L’ANNUNCIO DELLA PUBBLICAZIONE,
IL 16
OTTOBRE, NEL XXV DEL PONTIFICATO,
DELL’ESORTAZIONE
POST-SINODALE SUL MINISTERO EPISCOPALE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Una missione “esaltante”, ma anche “particolarmente ardua
e faticosa”. Sono i tre aggettivi che Giovanni Paolo II ha usato questa mattina
per definire il ministero episcopale nella Chiesa del terzo millennio. Il Papa
ha ricevuto in udienza, nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, un gruppo di
120 presuli eletti nell’ultimo anno, impegnati nell’incontro promosso dalla
Congregazione per i vescovi. Ed ha annunciato per il prossimo 16 ottobre - “nella significativa ricorrenza - ha detto - del
XXV del mio pontificato” - la promulgazione dell’Esortazione apostolica
che segue l’ultimo Sinodo dei vescovi, dedicato al ministero episcopale vissuto
alla luce della speranza teologale.
Proprio questa virtù è stata al centro della riflessione
del Papa, in relazione al ruolo pastorale dei presuli. In un contesto come
quello attuale, “caratterizzato da smarrimenti e incertezze”, dove anche i
cristiani “sembrano disorientati e senza speranza”, i vescovi - ha affermato il
Pontefice - sono chiamati “ad essere testimoni della speranza” evangelica. Una
speranza che nasce anzitutto nel cuore del vescovo dalla contemplazione della
vittoria definitiva di Cristo sulla morte. “Questa
illuminante certezza - ha aggiunto il Papa - deve ispirare profondamente la nostra
mentalità pastorale, corroborando la nostra fiducia in Dio e negli uomini e
aumentando la nostra audacia apostolica”.
Nei confronti dei fedeli, poi, la
missione episcopale è essenzialmente servizio, dono. “Il nostro ministero ci chiama a condurre una vita santa – è stata
l’esortazione di Giovanni Paolo II - Siate l'immagine viva e visibile del Buon
Pastore Vegliate sul vostro gregge ‘come coloro che servono’. Amate la Chiesa
più di voi stessi! Vivete in essa e per essa, consumandovi nel servizio pastorale”.
E ancora: siate uomini di preghiera. Il Pontefice ha invitato i vescovi novelli
a mostrare al popolo di Dio “il primato della vita spirituale”, a partire dal
clero verso il quale Giovanni Paolo II ha chiesto ai vescovi di avere sempre
particolare cura. Infine, il Papa ha raccomandato una speciale attenzione per i
candidati al sacerdozio e alla vita consacrata. “All'inizio del terzo millennio
– ha osservato - si avverte più che mai l'urgenza di una adeguata pastorale
vocazionale”. Così come di educatori per i seminari, la cui scelta deve essere
effettuata “con la massima cura”, perché “solo la testimonianza personale di
una vita generosa e gioiosa - ha concluso il Papa - è capace di trascinare gli
animi dei giovani d'oggi”.
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TRA GLI OSPITI IN UDIENZA PRIVATA DAL SANTO
PADRE,
IL
PRESIDENTE DEL PARLAMENTO DEL LIBANO, NABIH BERRI
- Intervista con il leader
libanese -
Nel
corso della mattinata, nella residenza estiva di Castel Gandolfo, il Santo
Padre ha ricevuto in successive udienze: il primo ministro della Norvegia,
Kjell Magne Bondevik; l’ambasciatore del Lussemburgo, Jean Wagner, in visita di
congedo; e il presidente del Parlamento del Libano, Nabih Berri.
Il
Libano è una repubblica sovrana e indipendente dal 1946. A capo dello Stato c'è
un presidente, eletto per sei anni. L’ordinamento statale si basa sulla
Costituzione emanata nel 1926 dalla Francia, quale potenza mandataria, sul
“Patto Nazionale” del 1943 fra cristiani-maroniti e musulmani-sunniti, i gruppi
maggioritari dell’epoca, e sugli accordi di Taef del 1989, che hanno posto fine
alla guerra civile. Oggi il Libano è una Repubblica democratica parlamentare,
Paese “arabo d’appartenenza e d’identità”, con uno sistema politico basato sulla separazione dei poteri e un sistema
economico liberale che favorisce
l'iniziativa personale e la proprietà privata. La Costituzione stabilisce
la religione di appartenenza dei vari ministri e del presidente: quest’ultimo
deve appartenere ai cristiani maroniti, il primo ministro deve essere
musulmano sunnita e il presidente del Parlamento sciita. I 30 ministri del governo devono, invece,
rappresentare proporzionalmente la consistenza numerica delle diverse comunità
religiose.
Il
Libano, “La Fenicia” come si chiamava in passato, ha sempre rappresentato un
punto nevralgico per i rapporti tra Oriente e Occidente, come sottolinea il
presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, al microfono di Tracey
McClure.
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FIRST OF
ALL, I HAVE TO SAY TO HIS SAINTITY ...
“Prima di tutto
voglio esprimere a Sua Santità la nostra gratitudine per avere contribuito alla
salvaguardia dei rapporti tra cristiani e musulmani. Nel periodo della crisi in
Iraq, la sua posizione è stata una salvezza per ogni persona della regione. Il Libano
rappresenta un po’ lo specchio del Medio Oriente, quindi, qualsiasi cosa accada
nella Regione avrà poi dei riflessi sul Libano. Ecco perché l’operato del Papa
ha rappresentato un bene per tutti noi, non solo per l’islam e per la
cristianità. Sono perfettamente a conoscenza dell’amore e del rispetto che
Giovanni Paolo II prova per il Libano. Ho avuto occasione di incontrarlo già
precedentemente: mi creda, egli ama il Libano più di qualsiasi libanese. Questo
per noi importantissimo!”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Un passaggio del discorso del
Papa ai giovani della Spagna (a Madrid, il 3 maggio) è il contenuto della
testatina dal titolo “L’Europa o è cristiana o non è Europa”.
Apre la situazione in Iraq,
dove un ragazzo iracheno di 14 anni è stato ucciso dal fuoco Usa.
Allegato al giornale, un
inserto speciale con i discorsi, in lingua originale, del Santo Padre durante
il viaggio in Slovacchia.
Nelle vaticane, nel discorso ai
presuli nominati nell’ultimo anno – partecipanti all’incontro promosso dalla
Congregazione per i vescovi – Giovanni Paolo II ha affidato tale consegna:
“Amate la Chiesa più di voi stessi! Vivete in essa e per essa, consumandovi nel
servizio pastorale”.
Una pagina dedicata alla santa
Messa celebrata dal cardinale Angelo Sodano in occasione della festa nazionale
del Cile (nella chiesa romana di Sant’Anselmo, all’Aventino). Il titolo
all’omelia è “Un giorno di festa e tre messaggi: amore alla Patria, retto uso
della libertà e cultura del perdono”.
Nelle estere, Medio Oriente:
Arafat offre un’altra tregua e chiede l’invio di una forza d’interposizione.
Nella Guinea Bissau si
prospetta una soluzione incruenta della crisi sfociata nel colpo di Stato: il
presidente Yala accetta l’estromissione dal potere.
Nella pagina culturale, un
contributo di Angelo Mundula dal titolo “Un silenzio pieno di parole”:
riflessioni sulla preghiera.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle riforme.
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18 settembre
2003
LA RETE DELLE STRUTTURE SANITARIE A SERVIZIO DELLE
DONNE
VITTIME
DI VIOLENZE SESSUALI:
L’ONU
CHIEDE RISORSE PER UN NUOVO PROGRAMMA DI AIUTO E PREVENZIONE
- Intervista con Mari Simonen -
Le strutture sanitarie a servizio delle donne più
sfortunate, vittime di abusi e violenze sessuali in tutto il mondo. Il Progetto
dell’Onu, già avviato in alcuni Stati in Africa, America Latina, Asia, Europa
dell’Est, è stato presentato ieri a Roma dal Fondo delle Nazioni Unite per lo
sviluppo (Unfpa). Si tratta di una innovativa strategia, che coinvolge il
personale sanitario in programmi di assistenza e prevenzione di un fenomeno
cosi largamente diffuso nei Paesi poveri ma anche nei Paesi ricchi, e che
interessa ogni ceto sociale. La condizione della donna nel mondo resta infatti
a tutt’oggi nel mondo fortemente sfavorita sul piano culturale, sociale e
politico, nonostante tante Carte internazionali in difesa dei loro diritti e
tante conferenze svoltesi per affermare la parità dei sessi. Roberta Gisotti ha
intervistato la responsabile del progetto, Mari Simonen, dell’Unfpa di New
York:
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R. – THE
NEW ASPECT OF IT IS THAT WE ARE WORKING WITH HEALTH CARE ...
La novità di
questa strategia è che noi lavoriamo, per la prima volta, con il sistema
sanitario e con un approccio molto semplice e diretto, concreto che può essere
utilizzato nei contesti più diversi, anche in contesti molto poveri dove ci
sono poche risorse a disposizione.
D. – Quali sono le maggiori resistenze che avete
incontrato?
R. – I
WOULD SAY FIRST THAT THE RESISTANCES THAT MAY HAVE BEEN ...
La prima cosa
che voglio dire è che le resistenze che abbiamo incontrato sono resistenze che
si possono superare, e che è possibile trovare soluzioni. Tra queste
difficoltà, la prima è senz’altro la mancanza di risorse affinché i programmi
possano essere attuati bene.
D. – Ma la popolazione delle donne come risponde? Perché
sappiamo che queste violenze hanno spesso origini sociali, culturali ed anche
religiose ...
R. – THERE
ARE OF COURSE DIFFERENT RESPONSES FROM DIFFERENT GROUPS ...
Ci sono resistenze
diverse che dipendono, appunto, dai contesti nei quali siamo, dalle tipologie
delle donne, da chi sono. Però, possiamo dire che in generale c’è un’ottima
accoglienza rispetto alla possibilità di poter finalmente parlare del fenomeno
e della violenza subita con qualcuno di cui si ha fiducia.
D. – Questi progetti sono già partiti in dieci Paesi?
R. – YES.
THIS IS THE FIRST FACE TO TRY OUT, TO SEE HOW IT WORKS ...
Questi sono
stati i primi dieci progetti e questa prima fase è servita a capire bene che
cosa funziona in questa strategia e che cosa non funziona. Sulla base della
valutazione fatta, adesso estenderemo il programma.
D. – Quando sono partiti esattamente i progetti?
R. – TWO YEARS; ABOUT TWO YEARS EXPERIENCE, AND
THEY ARE ALL FOLLOWED ...
I progetti sono iniziati tutti circa due anni fa, quindi
abbiamo un’esperienza; sono stati seguiti bene nelle varie sedi dell’Unfpa e
quindi possiamo dire di avere una valutazione molto esatta che ci permette di
espanderli sia a livello nazionale, a partire dalle esperienze-pilota, sia a
livello di aumentare il numero dei Paesi a condizione di avere le risorse
economiche e tecniche per farlo.
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“DODICI
GIORNI DI BENEDIZIONI !”:
UN
INCONTRO MONDIALE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO
A CASTEL
GANDOLFO, SULLE NUOVE SFIDE DELLA MATURITA’ ECCLESIALE
E
SULLA CHIAMATA ALLA SANTITA’ NELLA VITA QUOTIDIANA
-
Intervista con Oreste Pesare -
Un migliaio di responsabili del Rinnovamento Carismatico
Cattolico, provenienti da 72 Paesi di tutti i Continenti, si riuniscono da oggi
a Castel Gandolfo, presso il Centro Mariapoli, per un ritiro spirituale sul
tema della santità, guidato da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della
Casa Pontificia, e preceduto da una consultazione sullo stato attuale e sulle
sfide per il futuro di questo movimento ecclesiale, nato in America nel 1967,
diffusosi rapidamente attraverso una forte riscoperta della fede e dell’azione
dello Spirito Santo nella vita dei cristiani, riconosciuto poi dal Pontificio
Consiglio per i Laici, e seguito oggi in tutto il mondo da circa 120 milioni di
cattolici. “Dodici giorni di benedizioni”
è il tema stimolante dell’evento, che includerà fino al 30 settembre anche un
pellegrinaggio ad alcuni tra i più noti santuari d’Italia, tra cui San Giovanni
Rotondo e i luoghi di Padre Pio. Presenti al convegno ospiti speciali di altri
movimenti ecclesiali, tra cui Chiara Lubich e Andrea Riccardi, che porteranno
le loro testimonianze sulla santità nella vita quotidiana. Oltre ad alcuni
ospiti di altre Chiese cristiane, presenti anche il cardinale James Stafford,
presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il vescovo Stanislaw Rylko,
segretario dello stesso dicastero. Per chiarire alcuni temi di attualità nel
movimento, Paolo Salvo ha intervistato Oreste Pesare, direttore dell’Iccrs, il
centro internazionale di servizio del Rinnovamento Carismatico Cattolico, che
ha sede nel Palazzo vaticano della Cancelleria.
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D. – Si dice da tempo che per il Rinnovamento carismatico
è giunto il momento di affrontare la sfida della maturità ecclesiale. C’è chi
teme che una certa istituzionalizzazione del movimento possa spegnere o
ridimensionare il carisma. Che cosa rispondere a questa obiezione?
R. – Che probabilmente, ultimamente c’è stata anche una
non corretta comprensione di quelle che sono le indicazioni e i desideri del
Santo Padre. Maturità ecclesiale non vuol dire di per se stessa andare verso una istituzionalizzazione. Il Santo
Padre, parlando della maturità ecclesiale, ricorda che vuole che i laici, e
quindi il Rinnovamento carismatico tra tutti, portino frutti di unità e di
impegno. Non parla assolutamente di strutture. Che le strutture,
l’istituzionalizzazione sia un frutto necessario della crescita di un
movimento, questo sì, ma non deve certamente andare a scapito di quella che è
la chiamata principale di un movimento o, come nel caso nostro, di una corrente
di grazia. Il Rinnovamento carismatico, infatti, a differenza degli altri
movimenti, non è prettamente un movimento uniforme, ma come ci insegnava il
cardinale Suenens e ancora oggi ci insegna padre Raniero Cantalamessa, il
Rinnovamento carismatico è una grazia per tutta la Chiesa cattolica. E’ una
corrente di grazia, è un’opera dello Spirito Santo che poi si concretizza – e
io direi anche può anche istituzionalizzarsi – in diverse associazioni,
organizzazioni, comunità che di per se stesse non definiscono completamente
quella che è la grazia del Rinnovamento carismatico, che rimane sempre una
grazia per tutta la Chiesa cattolica. L’Iccrs vuole essere al servizio di tutta
questa varietà di carismi, di realtà, di associazioni, di organizzazioni, di
comunità sparse nel mondo. Non ritengo che ci sia un rischio di istituzionalizzare
il Rinnovamento carismatico. Possiamo istituzionalizzare alcune espressioni che fanno parte del Rinnovamento
carismatico.
D. – Negli insegnamenti del Papa ricorre spesso la
“spiritualità di comunione”. C’è spazio nel Rinnovamento carismatico per questo
tema, per questa esigenza della vita ecclesiale?
R. – Certamente, io ritengo che questo sia il carisma
principale. E’ chiaro che questo non esaurisce tutto il potenziale del Rinnovamento
carismatico, ma la comunione, l’unità è il carisma principale di tutto il
Rinnovamento carismatico. Infatti, il Rinnovamento carismatico vuole esprimere
nel mondo di oggi quella che è la visione paolina del corpo di Cristo, dove
nella Chiesa, sposa di Cristo, ci sono diversità di carismi, diversità di
chiamate, diversità di espressioni, diversità di consuetudini, ma tutte fanno
capo allo stesso Gesù Cristo e tutte sono riunite nel potere dello Spirito
Santo. Ora noi che siamo definiti i carismatici, nonostante che tutta la Chiesa
sia carismatica, per primi siamo chiamati a testimoniare che è possibile vivere
l’unità e la comunione nella diversità di espressioni. Questa, quindi, è la
prima chiamata alla quale noi ci
sentiamo spinti, coinvolti anche dal Santo Padre. Quello che sta accadendo tra
i vari movimenti ecclesiali è qualcosa che ci dà entusiasmo, ci vede tra i
primi protagonisti. Noi vogliamo continuare il nostro impegno a costruire una
Chiesa cattolica unita nella diversità. Forse – e mi spingo un po’ oltre –
questo vuole essere anche una testimonianza concreta per il prossimo futuro
nella Chiesa, perché anche l’unità con le altre Chiese cristiane possa essere
eventualmente basata su questo principio di unità nella diversità e quindi
vogliamo essere non soltanto una testimonianza per il mondo d’oggi, vogliamo
diventare una testimonianza di unità anche nell’ecumenismo, perché tutta la
sposa di Gesù Cristo sia una.
D. – Concludendo, come si può riassumere in poche parole,
anche in una battuta, il messaggio carismatico per chi non conosce o vorrebbe
conoscere meglio questa corrente
spirituale?
R. –
L’azione dello Spirito Santo porta nella vita personale di ogni uomo la morte e
la risurrezione di Gesù. Lui è morto una volta per tutte perché il mondo si
salvi; ogni uomo facendo un’esperienza vera, concreta della vita nello Spirito
Santo, realizza oggi per sé la salvezza pagata da Gesù. Noi abbiamo ricevuto i
sacramenti del battesimo, della cresima, del matrimonio; ogni sacramento
apporta una novità di Spirito Santo e apporta la pienezza sicuramente dello
Spirito Santo. Ma alcune volte questo Spirito Santo è un po’ frustrato al
nostro interno, l’abbiamo un po’ relegato nel nostro cuore. Accettare la
Signorìa di Gesù Cristo e l’effusione dello Spirito Santo nella nostra vita,
vuol dire dare campo libero allo Spirito Santo di operare nella nostra vita
personale. La nostra vita cambia. Entriamo veramente in una vita nuova, dove
prima di tutto ci incontriamo nel cuore con il nostro Signore Gesù Cristo e
modifichiamo il nostro modo di essere, di pensare, la nostra mentalità. E’
un’esperienza spirituale che non ha nulla a che vedere con gli sforzi e con il
dover essere: è un rapporto personale, un incontrarsi con Gesù, è un lasciare
spazio alla Trinità a venire ad inabitare in noi, come dice l’Apocalisse, a
cenare con noi. Questa è l’esperienza di cui noi siamo testimoni. E io auguro
che chiunque ascolti questa nostra intervista, possa essere interessato a
chiedere allo Spirito Santo oggi stesso, inginocchiandosi nella propria camera,
di venire a visitarlo. Questa esperienza è per tutti. E’ stata pagata da Gesù
sulla Croce, e come ha cambiato la nostra vita, può cambiare la vita del mondo.
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L’INCONTRO IERI ALLA SINAGOGA DI ROMA TRA
BERLUSCONI E LUZZATTO.
IL
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO HA ESPRESSO IL PROPRIO RAMMARICO
PER IL
DOLORE CAUSATO ALLA COMUNITA’ EBRAICA
DA
INTERPRETAZIONI STRUMENTALIZZATE
- Con
noi, Amos Luzzatto e Riccardo Pacifici -
Dopo le polemiche per le recenti dichiarazioni del
presidente del Consiglio italiano sul regime fascista, ieri pomeriggio a Roma
l’incontro fra Berlusconi e il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche
italiane, Amos Luzzatto, presso la Sinagoga. Il capo del governo ha espresso -
secondo una nota diffusa da Palazzo Chigi - “rammarico per il dolore causato
alla Comunità ebraica da interpretazioni strumentali, a lui non imputabili”,
che avrebbero “stravolto il suo pensiero”. Presenti nel tempio ebraico anche il
Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, e il presidente della Comunità romana,
Leone Paserman. C’era per noi A.V.:
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Berlusconi varca la soglia del Tempio tra due lapidi che
elencano le vittime delle Fosse Ardeatine e ricordano gli 8 mila ebrei italiani
deportati e trucidati dall’orrore nazi-fascista, dopo il tragico 16 ottobre
1943. E’ un monito di pietra a smentire prima del colloquio le affermazioni
benevoli del premier sul duce, che hanno sollevato giudizi di irresponsabilità
o mancanza di memoria. Il presidente dell’Ucei, Amos Luzzatto:
“E’ un’insufficienza di memoria, cioè quando la memoria
diventa unilaterale. Io credo di aver capito, dal presidente del Consiglio, di
voler sostenere la tesi che certe cose in Italia non avrebbero potuto capitare;
quella tesi che si dice comunemente del ‘buon italiano’. Io voglio sentire dire
il contrario. Che il regime fascista era un regime tirannico, che ci ha
condotto ad una situazione drammatica, che ha creato una spaccatura tra gli
italiani, che ha fatto soffrire e morire migliaia di italiani, che è stato
crudele, che ha fatto arretrare la stessa cultura italiana e che uscire da
quello significa battere una strada nuova, completamente diversa”.
Incontro non risolutivo, dunque: ‘le affermazioni su
Mussolini facevano parte di una “chiacchierata estiva” senza peso di
valutazione storica’, si è giustificato Berlusconi davanti al dolore espresso
dal mondo ebraico. Insufficienti, dunque, le scuse presentate dal premier:
“Ha chiesto scusa per il dolore che ha arrecato a me, però
io avevo detto che mi ha arrecato dolore come italiano e come ebreo”.
Gli fa eco il portavoce della Comunità romana, Riccardo
Pacifici:
“Non sta agli ebrei assolvere il presidente del Consiglio
Berlusconi sulle parole a proposito di Mussolini, ma starà ad ogni singolo
cittadino scegliere”.
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PROSEGUE A CATANIA IL LAVORO DELLE GIURIE PER DECRETARE I
VINCITORI
DEL
PRIX ITALIA. IERI IN ANTEPRIMA IL FILM SU SALVO D’ACQUISTO
-
Servizio di padre Ignacio Arregui -
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Il Concorso internazionale Prix Italia, per la radio e la
Tv arriva ormai alle sue giornate conclusive quando le sette giurie stanno per
consegnare i loro rapporti e l'elenco dei vincitori.
Domani venerdì si terrà un dibattito nel quale il pubblico
potrà discutere con i membri delle giurie sui criteri che avranno determinato
la scelta dei migliori programmi. E poi, sabato prossimo, avrà luogo la
cerimonia di premiazione dei vincitori alla presenza del presidente della Rai,
Lucia Annunziata.
Ma il Concorso internazionale Prix Italia, nella presente
edizione qui a Catania, diventa anche un ampio foro dove lungo circa una
settimana le questioni più importanti dei mezzi di comunicazione vengono
affrontate da esperti provenienti dalle migliori stazione radio e Tv del mondo.
Oggi, giovedì, l'intera giornata di incontri e dibattiti è
dedicata alla qualità delle produzioni Tv.
La presenza di alcune centinaia di responsabili ed esperti
del mondo della comunicazione, è anche una buona opportunità per la
presentazione in anteprima di alcuni tra i migliori programmi. Stasera, in un
cinema della città di Catania sarà mostrata al pubblico una puntata della serie
Rai-tv "Storie di cronaca", che sarà trasmessa a partire dall'autunno
prossimo. Si tratta di fatti di cronaca, della storia recente d'Italia,
realmente accaduti. Nella puntata che sarà presentata stasera, vengono
ricostruiti alcuni fra i più drammatici episodi di sequestri, ed in particolare
quello che ha avuto come vittima nel 1988 il giovane Cesare Casella, liberato
dopo oltre due anni di prigionia nelle mani dell'Anonima calabrese.
Roma e Catania, contemporaneamente, hanno avuto ieri
l'opportunità di vedere in anteprima il film "Salvo D'Acquisto" sulla
eroica vicenda del giovane brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, che il 23
settembre del ‘43 si fece uccidere dai nazisti per salvare la vita di 22 civili
presi in ostaggio. Il film, diviso in due parti sarà trasmesso il 21 e il 22 dalla
Rai, prima Rete, alle ore 21.00.
Da Catania, Ignazio Arregui.
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18 settembre
2003
A TIMOR EST, INTITOLATO A DUE SUORE
CANOSSIANE MARTIRI
DELL’INDIPENDENZA
NAZIONALE, UN CENTRO DI FORMAZIONE INAUGURATO
E
BENEDETTO NEI GIORNI SCORSI A DILI
DAL
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
ARCIVESCOVO
RENATO RAFFAELE MARTINO
- A
cura di Paolo Scappucci -
DILI. = Recando una speciale
benedizione del Santo Padre, il presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Raffaele Martino, ha inaugurato nei
giorni scorsi a Dili, in Timor Est, un Centro di formazione affidato alle Suore
Canossiane e intitolato a due religiose di tale Congregazione, cadute martiri
nel 1999 per l’indipendenza nazionale, l’italiana Suor Erminia Cazzaniga e la
timorese Suor Celeste de Carvalho. Finanziato dalla Fondazione Path to Peace, creata a New York 12 anni
fa dall’arcivescovo Martino per sostenere le iniziative della Missione della
Santa Sede alle Nazioni Unite, il Centro di formazione timorese si compone di
un Istituto professionale e di una Sala sportiva, che il presule alla cerimonia
di inaugurazione e benedizione ha auspicato possa efficacemente contribuire ad
“una profonda educazione della gioventù locale ai principi etici e religiosi,
perché sia sempre intrepida nella resistenza alle forze che cercano di
distruggere il ricco patrimonio spirituale del popolo timorese”. Nel messaggio
del Santo Padre, recato da mons.
Martino, oltre al ricordo della visita papale a Timor nel 1989, si
sottolinea l’auspicio del Pontefice che “il popolo timorese proceda nel suo
cammino di vera libertà nella comunità internazionale e che sia un Paese in cui
regna la giustizia e la pace”. L’inaugurazione del nuovo Centro si è svolta
alla presenza, tra gli altri, dell’Amministratore apostolico di Dili, mons.
Basilio do Nascimento, e del presidente della Repubblica di Timor Est, Xanana
Gusmao, che nel giugno scorso la Fondazione Path
to Peace ha insignito del premio annuale riservato alla personalità
politica distintasi per sua opera in favore della pace e della democrazia del
proprio popolo. Le due religiose canossiane, cui il Centro di formazione è
stato intitolato, erano state a loro volta dichiarate “Servitores Pacis” da Path to Peace il 13 novembre del 2000.
LE OPPORTUNITA’ OFFERTE DALLE
NUOVE TECNOLOGIE NELLA ATTUALE SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE:
SONO
IN CORSO A GINEVRA GLI INCONTRI PREPARATORI DEL SUMMIT MONDIALE CON 40 CAPI DI
STATO
E DI
GOVERNO, A DICEMBRE PROSSIMO
GINEVRA.
= Il rapporto tra nuove tecnologie
della comunicazione e cambiamenti della società è al centro dell’Incontro in
corso a Ginevra, fino al 26 settembre prossimo, in preparazione del Summit
mondiale con quaranta capi di Stato e di governo. Decisiva questa fase di
studio in vista dell’appuntamento ufficiale che si terrà sempre a Ginevra, in
Svizzera, dal 10 al 12 dicembre prossimo, sotto il patrocinio del segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato mandato
all’International Telecommunication Union, (Itu), di guidare la fase
preparatoria in cui si deve redigere la bozza della “Dichiarazione di principi
e piano di azione”. L’obiettivo finale è far si che delle nuove tecnologie possano beneficiare i popoli di ogni zona
del mondo, in termini di accesso all’informazione, di orizzonti di conoscenza e
di comunicazione. Si discute delle nuove opportunità legate alla
digitalizzazione in diversi ambiti come quello sanitario, culturale,
ambientale, occupazionale. In particolare, si discute degli spazi che possono
trovare nella Rete le diverse realtà linguistiche o i diversi punti di vista.
(F.Sp.)
NELL’INCONTRO DEI RESPONSABILI
DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI
DEL
CONO SUD AMERICANO, INIZIATO IERI IN CILE, IL CARDINALE POUPARD
HA
PARLATO DEGLI ELEMENTI DI CAMBIAMENTO NELLA SOCIETA’
PER
QUANTO RIGUARDA IL FENOMENO RELIGIOSO
VALPARAISO
(CILE). = È iniziato ieri nel campus della Pontificia Università Cattolica di
Valparaiso in Cile, l’incontro dei responsabili dei Centri culturali cattolici
del cosiddetto Cono Sud americano. “La missione dei Centri culturali cattolici
come servizio all’Evangelo che rinforza l’identità cattolica” è stato il tema
dell’intervento del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura, alla cerimonia inaugurale ieri. Emozione, tolleranza, lucro e
indifferenza religiosa sono state le parole chiave usate dal Porporato per
parlare del cambiamento della nostra società segnata dal fenomeno delle sette,
dalla crescita dell’agnosticismo e della scarsa considerazione per il fenomeno
religioso. All’incontro partecipano il cardinale Francisco Javier Errazuriz,
arcivescovo di Santiago del Cile, il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di
San Paolo del Brasile e i presidenti delle Commissioni Episcopali per la
cultura di Argentina, Brasile, Paraguay e Cile. (M.R.)
PREDISPOSTA DALL’ONU UNA COMMISSIONE
STRAORDINARIA ANTI-AIDS
PER
FRONTEGGIARE GLI EFFETTI DESTABILIZZANTI CHE LA MALATTIA
PRODUCE
IN AFRICA SOTTO IL PROFILO SOCIALE, ECONOMICO E POLITICO
ADDIS
ABEBA. = Le Nazioni Unite hanno annunciato ieri ad Addis Abeba, capitale
dell’Etiopia, la nascita della “Commissione anti–aids” incaricata di osservare
gli effetti della malattia anche dal punto di vista sociale. Le vite spezzate
dall’HIV in Africa, dove vive il 70 per cento dei malati del mondo, sono, oltre
che una tragedia dal punto di vista umano, anche risorse rubate ad un
continente fortemente destabilizzato anche da altri fattori. Non si può
garantire l’assistenza scolastica se gli insegnanti hanno un’aspettativa di
vita più corta del ciclo di studi. Non si può assicurare l’assistenza sanitaria
se il personale medico si assottiglia di giorno in giorno. Non si possono tutelare
i diritti in una Nazione dove la compagine politica è in continuo mutamento. I
20 membri della commissione dovranno quindi affiancare i governi e studiare con
loro provvedimenti utili a fronteggiare i vari problemi. Il team potrà contare
sul contributo di esperti e di rappresentanti di governo e dell’esperienza di
alcune persone contagiate. I lavori inizieranno a febbraio del prossimo anno e
è previsto che si concludano con una relazione finale a giugno 2005.
(M.R.)
“LA MARATONA DEL ROSARIO” È
L’ORIGINALE INIZIATIVA ON-LINE
PROMOSSA
DA DUE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE NEGLI STATI UNITI
PER
FESTEGGIARE IL PROSSIMO 25.MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO DEL PAPA
CON
UNA RACCOLTA DI FONDI A FAVORE DELLE POPOLAZIONI DEL SALVADOR
HAMDEN (USA). = La Catholic World Mission del
Connecticut e la Love and Responsability Foundation dello Stato di New
York, negli Stati Uniti, hanno promosso la “Rosary - a - thon”, una maratona
del Rosario sul web. La singolare iniziativa fa parte dei festeggiamenti
organizzati per il 16 ottobre prossimo,
giorno in cui Giovanni Paolo II festeggerà il 25.mo anniversario di
pontificato. I fondi raccolti grazie alla “maratona” sono destinati al progetto
“Living stones”, per la costruzione di case per i poveri nel Salvador, e alla
promozione della catechesi pre-matrimoniale basata sugli insegnamenti del Papa.
Ci sarà, inoltre, il Pope day, un giorno di festa per tutti pensato
dagli organizzatori anche come l’occasione per far incontrare molte famiglie e esponenti delle scuole. Per
gli appassionati di Internet c’è la possibilità di aprire una pagina web sul
sito dell’iniziativa (www.popeday.info)
dove ricevere e inviare e-mail a parenti e amici per far conoscere la maratona
e raccogliere denaro. (M.R.)
2 MILIONI E 600 MILA KIT SCOLASTICI SONO
STATI DONATI GRATUITAMENTE
AI BAMBINI
DEL MADAGASCAR, GRAZIE AL PROGETTO “EDUCAZIONE PER TUTTI”,
SUPERVISIONATO
DALL’UNESCO E FINANZIATO DALLA BANCA MONDIALE
ANTANANARIVO
= Dallo scorso anno il numero degli scolari del Madagascar è cresciuto del 14
per cento grazie all’iscrizione gratuita alle scuole pubbliche e ad alcune
scuole private. In Madagascar, secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica,
ci sono 15 milioni di analfabeti pari al 48 per cento degli abitanti. Quest’anno i bambini hanno ricevuto gratuitamente
un kit completo di zaino, quaderni e penne dal Ministero dell’insegnamento
secondario e dell’educazione di base. Il programma “Educazione per tutti” è
stato avviato nel 2001 da promotori nazionali e internazionali con la supervisione
dell’Unesco. Gli obiettivi del progetto sono scolarizzare i bambini malgasci
portandoli a completare entro il 2015 la scuola primaria. I 2,6 milioni di kit
scolastici sono stati distribuiti grazie ad un finanziamento della Banca
Mondiale. La scuola del Madagascar avrebbe bisogno di costruire 2300 aule nuove
e di assumere 1800 insegnanti. Le autorità sperano di ricevere il contributo di
305 milioni di dollari promesso dai Paesi ricchi del G8 nel summit di Dakar del
2000. (M.R.)
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18 settembre
2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq torna a farsi sentire Saddam Hussein. La
televisione araba, Al Arabiya, ha infatti diffuso, ieri, un messaggio audio
attributo al deposto presidente iracheno, nel quale la presunta voce del rais
intima agli Stati Uniti “di ritirarsi al più presto dal Paese del Golfo
Persico”. Il messaggio invita, inoltre, gli iracheni a sollevarsi contro le
Forze della coalizione, preannunciando per queste ultime “perdite
catastrofiche”. L’Esercito degli Stati Uniti ha intanto negato la notizia
secondo la quale tra i 9.740 detenuti nelle carceri irachene vi sarebbero anche
cittadini americani.
Le
truppe di Washington continuano ad essere vittime di agguati non solo in Iraq.
Quattro soldati statunitensi sarebbero infatti stati catturati dai taleban
afgani in un attacco nei pressi del confine con il Pakistan. Lo rivela oggi il
quotidiano arabo internazionale, Al-Hayat, citando fonti vicine ai miliziani
islamici.
Scenario complesso anche in
Medio Oriente dove proseguono le incursioni israeliane nei Territori
palestinesi. Nel corso di un raid perpetrato nel campo profughi di Nuseirat,
nella Striscia di Gaza, è stato ucciso, la scorsa notte, un alto esponente di
Hamas, Abu Suheireh. Dopo il veto degli Stati Uniti alla risoluzione voluta dai
Paesi arabi e presentata all’Onu per chiedere ad Israele di non espellere il
presidente palestinese, Yasser Arafat, il rais ha offerto una nuova tregua al
governo di Tel Aviv. “Dimentichiamo il passato – ha dichiarato Arafat - e
voltiamo pagina, per il bene dei nostri e dei vostri figli”. Ma gli sforzi
diplomatici tesi alla realizzazione di un autentico processo di pace in Medio
Oriente, continuano, purtroppo, a far registrare insuccessi. Ce lo conferma
Graziano Motta:
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E’ fallito il tentativo intrapreso dal ministro degli
Esteri norvegese di riannodare il dialogo israelo-palestinese ed è stato sospeso
quello predisposto dagli Stati Uniti. Da sabato avrebbe dovuto riprendere i
contatti a Gerusalemme e a Ramallah. Le tensioni polemiche persistono nei due
campi. Il ministro degli Esteri israeliano, Shalom, ha ribadito che l’offerta,
rinnovata ieri da Arafat di una tregua a lungo termine, è un tranello, con essa
– ha affermato – i palestinesi cercano di rafforzare le loro infrastrutture
terroristiche per colpirci di nuovo. Ed Arafat ha enfatizzato in un’intervista
la sua prontezza a morire da martire: “E’ il sogno – ha detto – di ogni
palestinese”. Ed ha sostenuto che non esiterà a difendersi con le armi se
Israele proverà a insidiarlo o ad ucciderlo. Ma il suo ministro degli Esteri,
Nabil Shaat, ha dichiarato di aver ricevuto la formale assicurazione da parte
degli Stati Uniti che Israele non procederà all’espulsione di Arafat.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Quindici Paesi della Lega araba
hanno presentato, ieri, una bozza di risoluzione alla Conferenza generale
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), in corso a Vienna,
chiedendo ad Israele di firmare il Trattato di non proliferazione
nucleare per verificarne il programma di riarmo atomico. Lo Stato ebraico
è l’unico Paese del Medio Oriente a non aver aderito al Trattato e a
disporre di testate nucleari.
Nel
contesto politico internazionale si deve registrare un altro importante
avvenimento. I Paesi dell’ex area sovietica sono riuniti oggi e domani a Yalta
per dar vita ad una nuova alleanza commerciale. Un’intesa che firmerà anche
l’Ucraina, fino a ieri in dubbio, dopo il via libera ricevuto dal Parlamento.
L’odierno sfondo politico della
Russia è stato tragicamente colpito da una drammatica notizia. Un bombardiere
dell’aeronautica, un Tupolev-160, si è schiantato oggi nella regione di
Saratov, sul Volga, a circa 900 chilometri a sudest di Mosca causando la morte
dei 4 membri dell’equipaggio.
Spostiamoci in Myanmar dove la leader della dissidenza
birmana, Aung San Suu Kyi, arrestata lo scorso maggio dal regime militare al
potere a Rangoon, è stata ricoverata in un ospedale del Paese per un’operazione
chirurgica.
Restiamo in Asia e andiamo nello Sri Lanka dove scendono
in campo anche gli Stati Uniti nella mediazione per riportare la pace nel Paese
attraverso un nuovo round di negoziati tra governo di Colombo e ribelli delle
Tigri Tamil. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:
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Un anno fa, grazie alla mediazione dei norvegesi, i
ribelli Tamil e il governo di Colombo avviavano un dialogo per trovare una
soluzione a 19 anni di guerra civile. I colloqui che seguirono alla decisione
delle Tigri di abbandonare la richiesta di un territorio indipendente a favore
di una larga autonomia del Nord-Est dell’isola, avevano suscitato molte
speranze e anche l’interesse della comunità internazionale, che si è impegnata
a finanziare la ricostruzione con quattro milioni e mezzo di dollari. Poi è
arrivato lo shock di aprile, quando i separatisti Tamil hanno abbandonato il
tavolo dei negoziati. Adesso, gli Stati Uniti scendono in campo con una
dichiarazione rilasciata ieri dall’ambasciata di Colombo, in cui si chiede ai
ribelli di abbandonare il terrorismo e avanzare proposte realistiche. Sempre
ieri a Colombo sono arrivati anche due mediatori norvegesi. L’obiettivo:
riprendere il dialogo alla fine di ottobre, forse in un Paese europeo.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Sconvolgimento
oggi nel mercato finanziario statunitense. Il presidente del New York Stock
Exchange, Richard Grasso, ha infatti rassegnato le dimissioni dalla guida della
società di gestione della Borsa americana. La decisione sarebbe stata
sollecitata da alcuni membri del Consiglio di amministrazione, in seguito allo
scandalo dei compensi ultramiliardari ricevuti da Grasso.
Ed altre
dimissioni, quelle rassegnate dal presidente della Guinea Bissau, Kumba Yala,
in seguito al colpo di Stato compiuto domenica scorsa nel Paese, prospettano un
nuovo futuro politico per lo Stato dell’Africa occidentale. Ce ne parla Giulio
Albanese:
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L’uscita di scena formale di Yala, eletto nel 2000 alla
guida del Paese, era stata preannunciata dalla delegazione della comunità
economica degli Stati dell’Africa occidentale, che da martedì si trova nella
capitale Bissau, per cercare una soluzione pacifica e politica al contempo alla
crisi esplosa quattro giorni fa. L’ormai ex presidente guineano ha poi chiesto
ai militari di rientrare nelle proprie caserme e di lasciare il posto ad un
nuovo governo formato da civili. E’ stata una rinuncia al potere, a condizione
che torni la democrazia, anche se poi a Bissau tutti sanno che non poche sono
le responsabilità di Yala in tutta la vicenda. I golpisti gli contestano
soprattutto la decisione di aver continuamente, tre volte negli ultimi mesi,
rimandato lo svolgimento delle elezioni necessarie a ricomporre il Parlamento,
sciolto lo scorso novembre.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Cresce l’emergenza in tutti gli
Stati americani della Costa Atlantica per Isabel, il poderoso uragano che
viaggia a 176 km orari. Almeno 200 mila persone sono state evacuate dalle Outer
Banks, una striscia di terra di fronte alla Carolina del Nord. A Washington,
intanto, si calcola che 350 mila dipendenti federali resteranno a casa oggi e
domani, mentre il Congresso ha cancellato tutte le votazioni.
Passiamo alla Svezia, dove la
polizia scandinava ha dichiarato che non sono certi gli indizi contro l’uomo,
arrestato martedì scorso con l’accusa di aver ucciso il ministro degli Esteri,
Anna Lindh, i cui funerali si svolgeranno domani a Stoccolma.
Quattro anni dopo i bombardamenti su Belgrado durante la
guerra per il Kosovo, gli ex nemici, la Serbia e la Nato, hanno avviato una
collaborazione sulla missione in Afghanistan: il Paese dei Balcani, infatti,
invierà truppe a Kabul. Sul versante politico, sono state intanto indette dal
governo di Belgrado nuove elezioni presidenziali per il prossimo 16 novembre.
Ma i due principali partiti all’opposizione hanno detto che non presenteranno
candidati perché non ci sono le condizioni necessarie.
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