RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 255 - Testo della
Trasmissione venerdì 12 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
A New York una grande folla ha ricordato ieri, in
silenzio, le vittime delle stragi dell’11 settembre 2001.
Il Papa ha espresso il proprio cordoglio al
governo svedese per la morte del ministro degli Esteri, Anna Lindh.
Ferma presa di posizione dell’Unione europea in
difesa dei sussidi agricoli al Vertice del Wto a Cancun.
IL CAMMINO VERSO UNA LIBERTA’ MATURA, LEZIONE
DELLA MADONNA PER I CREDENTI:
COSI’
IL PAPA NELLA MESSA A BANSKA BYSTRICA SECONDA TAPPA
DEL
VIAGGIO PASTORALE IN SLOVACCHIA. NEL MESSAGGIO AI VESCOVI:
ABBIATE
CURA DEI POVERI, GOVERNARE E’ AMARE.
CON
NOI, IL NUNZIO MONS. JOZEF NOWACKI E IL POSTULATORE DELLA NUOVA BEATA, MONS.
LUDOVIT POKOJNY
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Crescere e divenire cristiani responsabili, coscienti
della “libertà matura” che è frutto di una fede vissuta consapevolmente e che
sa educare a quella stessa libertà prima di tutto la famiglia e i figli. Sotto
il cielo grigio di una Slovacchia in festa per la visita del Papa, Giovanni
Paolo II ha parlato questa mattina della Madonna, nel giorno in cui la liturgia
celebra la memoria del Santo nome di Maria. E lo ha fatto davanti alla folla
dei fedeli di Banská Bystrica - antica città slovacca a circa 200 km dalla capitale
- che il Pontefice ha raggiunto in aereo, con un volo interno di mezz’ora, per
poter presiedere la prima celebrazione eucaristica di questo 102.mo viaggio
apostolico.
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(canto)
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Giovanni Paolo II, che si tratterrà a Banská Bystrica per
l’intera giornata, ha nuovamente ricordato le traversie del periodo comunista e
la protezione offerta dalla Vergine in quegli anni drammatici, simboleggiata
dalla statua barocca a lei dedicata, che troneggia nella piazza dove si è
svolta la Santa Messa. E dunque, per ascoltare le parole di Giovanni Paolo II e
rivivere l’atmosfera della celebrazione, ci colleghiamo in diretta con la
nostra inviata a Bratislava, Giada Aquilino:
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Educhiamo
alla libertà, facciamo spazio a Dio. E’ l’invito di Giovanni Paolo II, giunto
oggi a Banska Bystrica nella Slovacchia occidentale, a circa 190 km da Bratislava.
(musica)
Di fronte a 150 mila persone,
raccolte nella Piazza Snp - la piazza del risorgimento nazionale durante il
regime comunista - ma anche assiepate nelle strade adiacenti bagnate dalla
pioggia, il Pontefice è apparso disteso e soddisfatto di questo nuovo
appuntamento con gli slovacchi, soprattutto giovani. In una scenografia dal
toccante colpo d’occhio, fatta di folla festante che sventolava bandiere
bianche e gialle e ripeteva a gran voce, “Giovanni Paolo, Giovanni Paolo”, il
Papa ha salutato tutti i presenti “di gran cuore” :
“SETKYCH
VAS Z CELEHO ...”
Quindi il Pontefice ha affidato le
proprie parole alla voce del cardinale slovacco Jozef Tomko, prefetto emerito
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Ha invitato a tener
presente la lezione del Vangelo di Luca, che parla dell’annuncio dell’Angelo
Gabriele a Maria, chiamata da Dio a diventare la madre di suo Figlio. “Maria
crede – ha sottolineato il Santo Padre – e per questo dice sì”; “ci insegna il
cammino verso una libertà matura”. Quindi l’invito del Pontefice è stato
chiaro: “è urgente educarsi alla libertà. In particolare, è urgente che, nelle
famiglie, i genitori educhino alla giusta libertà i propri figli, per
prepararli a dare l’opportuna risposta alla chiamata di Dio. Le famiglie – ha
aggiunto il Pontefice - sono il vivaio
in cui si formano le pianticelle delle nuove generazioni. Nelle famiglie si
forgia il futuro della Nazione”. Poco prima Giovanni Paolo II – sempre
coadiuvato dal cardinale Tomko - aveva rilevato che “nel nostro tempo, non sono
pochi i cristiani battezzati che ancora non hanno fatta propria, in maniera
adulta e consapevole, la loro fede. Si dicono cristiani, ma non reagiscono con
responsabilità piena alla grazia ricevuta; ancora non sanno che cosa vogliono e
perché lo vogliono”. In questa prospettiva, l’auspicio del Santo Padre è stato
che il Sinodo diocesano - inaugurato oggi e che andrà avanti per due anni -
“costituisca un’occasione privilegiata per rilanciare la pastorale familiare e
individuare vie sempre nuove per l'annuncio del Vangelo alle nuove
generazioni”. Poi, personalmente, il Pontefice si è rivolto al popolo slovacco:
DRAHI BRATIA A SESTRY ...
“Cari fratelli e sorelle, facciamo spazio a Dio! Nella
varietà e ricchezza delle diverse vocazioni, ognuno è chiamato, sull’esempio di
Maria, ad accogliere Dio nella propria vita e a percorrere con Lui le strade
del mondo, annunciando il suo Vangelo e testimoniando il suo amore”.
E proprio all’importanza della testimonianza del Papa e
alla sua missione evangelizzatrice ha fatto riferimento il vescovo di Banska
Bystrica, mons. Rudolf Balaz, salutando Giovanni Paolo II e ringraziandolo per
il suo impegno “nella promozione della cultura della vita, che contrasta con la
cultura della morte”. Infine i giovani, grandi protagonisti di questo
appuntamento, hanno voluto dare un loro personale ricordo al Pontefice: due di
loro – in costume rosso, nero e oro – hanno donato al Santo Padre una copia
manoscritta del Nuovo Testamento. I ragazzi hanno impiegato due mesi per
scrivere a mano il testo e le ultime parole sono state trascritte dal cardinale
Jan Chryzostom Korec, vescovo di Nitra.
(canto)
Dopo aver ringraziato i giovani
per l’accorato canto, il Pontefice ha salutato e ringraziato i suoi
connazionali, per essersi uniti ai fedeli slovacchi. Il Papa – prima di
lasciare la piazza e recarsi al seminario di Banska Bystrica, per un incontro
con i vescovi della Conferenza episcopale slovacca e i rappresentanti della
altre Chiese cristiane - ha parlato in polacco, proprio come aveva fatto
ieri a Trnava, salutando i fedeli per la calorosa accoglienza. Nella città,
ricca di monumenti architettonici e di ben 100 chiese e per questo
soprannominata la Roma slovacca, il Papa alla cattedrale di San Giovanni Battista si è raccolto in preghiera ai piedi dello
splendido altare ligneo e all’immagine dell’Addolorata, patrona del Paese, che
la tradizione vuole abbia lacrimato due volte nella storia. Quindi, coadiuvato
nella lettura dal cardinale Tomko, ha sollecitato gli slovacchi ad essere
“testimoni della presenza amorevole e salvifica di Dio nel mondo”.
Da Bratislava, Giada Aquilino, Radio Vaticana.
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Giovanni Paolo II non ha nascosto in questi primi istanti
della sua visita in Slovacchia la fatica che in qualche caso lo ha costretto a
pronunciare solo parte dei suoi discorsi. Ma forse, e più ancora del sacrificio
impostogli dagli spostamenti del viaggio, sono la figura stessa e
l’insegnamento del Pontefice ad aver fatto breccia nei cuori degli slovacchi,
come ci conferma il nostro direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi,
che si trova a Banská Bystrica, al seguito del Papa:
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Con la Messa a Banská Bystrica, il viaggio del Papa è entrato nel
vivo e ha assunto il suo ritmo, dopo la fase introduttiva di ieri. In una cornice
architettonica di grande bellezza, testimonianza della ricca storia della
regione, e in un clima di partecipazione e di preghiera intenso e raccolto, il
popolo slovacco ha potuto celebrare la sua fede insieme al Papa, e la diocesi
ha inaugurato il suo Sinodo diocesano. La colonna con la statua della Vergine,
al centro della piazza, davanti al grande palco dell’altare - che 40 anni fa
era stata spostata altrove, in occasione della visita di Krushev - non può non
ricordare qui, a tutti, i soprusi dell’oppressione comunista, ma anche la loro
caducità. Sia il vescovo, sia il Papa, ne hanno fatto riferimento nei loro
discorsi.
Il Papa deve usare la sua voce con
parsimonia, per non affaticarsi troppo, e il cardinale Tomko e i vescovi gli
prestano, in varie circostanze, la loro. Ma al di là delle parole pronunciate,
la parola principale è la presenza stessa del Papa, e la gente lo capisce
benissimo, come dimostra la sua gioia mista a commozione. Non può non
commuovere vedere il Papa spendere ogni sua energia per venire ancora,
nonostante l’infermità, a visitare ed incoraggiare la Chiesa. Anche la
curiosità dei media per i suoi problemi di movimento e di salute, a volte un
po’ eccessiva od ossessiva, cede necessariamente il passo al rispetto e
all’ammirazione.
Al termine dell’incontro, nella
cattedrale di Trnava, ieri sera, vedendo in prima fila i malati e gli
handicappati in carrozzella, il Papa ha voluto espressamente salutarli e
benedirli tutti ad uno ad uno. Un conforto immenso, non solo per loro ed i familiari,
ma per tutti i sofferenti che sentono la solidarietà e la condivisione del Papa
alla loro Via Crucis nella fede. Quanti viaggi il Papa potrà ancora fare, non
lo sappiamo. Ma ognuno è un dono nuovo e un insegnamento indimenticabile per
chi, attraverso i segni, sa leggere i significati.
Da Banská Bystrica, padre Federico Lombardi.
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Come detto, la Messa terminata da poco più di un’ora ha
segnato, per la Chiesa della Slovacchia, l’inizio solenne del Sinodo diocesano.
Un momento di riflessione e di rilancio per l’intera comunità cattolica, a
partire dalla gerarchia ecclesiale che oggi conta 19 vescovi, oltre al
cardinale vescovo di Nitra, Ján Chryzostom Korec, e al cardinale Jozef Tomko,
originario dell’arcidiocesi di Kosice. E proprio ai vescovi della Conferenza
episcopale slovacca - con i quali si è intrattenuto per il pranzo, nel
Seminario di Banská Bystrica – il Pontefice ha indirizzato un messaggio. La
sintesi nel servizio di Paolo Ondarza:
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“Non vi scoraggiate e non lasciatevi
sopraffare dalle difficoltà e dalla fatica. Contate sempre sul sostegno della
grazia del Signore, che opera meraviglie anche attraverso la nostra debolezza”.
Sono le parole scritte da Giovanni Paolo II nel messaggio ai vescovi slovacchi
incontrati oggi per il pranzo nel seminario di Banská Bystrica. “Il ministero
episcopale – continua il Papa - porta
con sé spine e croci, che spesso rimangono racchiuse nel segreto del cuore. Ma
(…) nel piano misterioso della Provvidenza queste sofferenze sono la garanzia
della fecondità di un apostolato che produrrà con l’aiuto di Dio frutti
abbondanti”.
A soli tre giorni dal decimo
anniversario della costituzione della Conferenza Episcopale Slovacca, il
prossimo 15 settembre, il Santo Padre ricorda come il Paese, “uscito dai tempi
bui della persecuzione e del silenzio, nei quali offrì una prova luminosa di
fedeltà al Vangelo, ha potuto in questi ultimi anni riprendere le sue attività,
dandosi anche le strutture necessarie al libero esercizio della sua missione”.
Tra i traguardi importanti degli ultimi anni, il Papa annovera “l’accordo
generale di base sottoscritto con la Repubblica Slovacca nel 2000, il lavoro
delle Commissioni miste per preparare altri Accordi parziali, l’erezione
dell’Ordinariato Militare, l’apertura dell’Università Cattolica a Ružomberok e
il potenziamento delle trasmissioni dell’emittente Radio Lumen”.
Ma il segno più incisivo che la
ripresa della vita cristiana in Slovacchia è in corso, è dato dal fatto che
“molte persone hanno ritrovato il coraggio evangelico di dichiarare apertamente
la propria fede cattolica”. “Vi esorto a continuare con coraggio nella strada
intrapresa” – continua il Santo Padre indicando ai presuli gli ambiti
principali da coltivare: la formazione umana e spirituale nei seminari e nelle
case religiose promuovendo “una fioritura di vocazioni”; il coinvolgimento dei
laici “nell’animazione cristiana delle realtà temporali”; la difesa della
famiglia, dell’“unità e indissolubilità del matrimonio”; il “dialogo con il
mondo della cultura, sorretti dalla convinzione che fede e cultura si recano un
aiuto scambievole”; la cura – infine – dei deboli, dei poveri, dei disoccupati
ricordando che “l’evangelizzazione resta l’impegno primario della Chiesa”.
A conclusione del messaggio, Giovanni Paolo II,
raccomandando i presuli slovacchi alla Vergine Maria cita le parole del
direttorio per il ministero pastorale dei vescovi: “Proprio perché centro
unitivo-dinamico della diocesi, il vescovo è costituito, primo di tutti gli
altri, servo di Dio e del suo popolo santo. Tutta la sua autorità, tutti i suoi
uffici - qualora si concepiscano e si esercitino conformemente al Vangelo -
sono un eccellente e continuo servizio, perché richiedono da lui la perfetta
carità che lo rende pronto a dare anche la vita per i propri fratelli.
Soprattutto per il vescovo comandare è giovare, presiedere è servire, governare
è amare; l’onore si cambia in onere”.
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Una Chiesa che guarda al futuro e
intende rinnovarsi è una Chiesa che si pone degli obiettivi. Quali sono dunque
le sfide che attendono la Chiesa slovacca? Risponde il nunzio apostolico a
Bratislava, l’arcivescovo Jozef Henryk Nowacki, al microfono di Giada Aquilino:
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R. – Le sfide della Chiesa slovacca sono, in parte, le
sfide tesse che accomunano le Chiese del continente europeo e quelle proprie di
un Paese dove una Chiesa particolare svolge la propria missione. Qui, in
Slovacchia, le sfide sono grandi, perché il comunismo ha senza dubbio lasciato grandi
ferite nella coscienza umana, ha contagiato questa coscienza. Prima di tutto,
quindi, c’è necessità di sanare le coscienze. Un invito che il Santo Padre ha
ripetuto già in Polonia e in tutti quei Paesi ex comunisti che hanno analoghi
problemi. Da noi, bisogna concentrarsi soprattutto sulla pastorale e sulla
catechesi - queste sono le grandi sfide - perché la fede c’è. I 40 anni di
persecuzione sono stati come un inverno: ora è arrivata la primavera, che già
dura dal 1989. La gente ha fede, però la fede ha bisogno di essere rafforzata
per dare i frutti e quindi far nascere le opere. Questa è secondo me una delle
grandi sfide, davanti alla quale si trova oggi la Chiesa di Cristo.
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Oltre al vescovo greco-cattolico Vasil Hopko, del quale abbiamo
parlato ieri, domenica prossima, a Bratislava, Giovanni Paolo II proclamerà
beata suor Zdenka Cecilia Schelingová, della Congregazione delle suore della
Misericordia della Santa Croce. La religiosa, infermiera di professione, visse
tra il 1916 e il 1955 e fu perseguitata e rinchiusa in prigione dal regime
comunista. La salute minata dalla detenzione, suor Zdenka venne liberata il 16
aprile 1955 e morì il 31 luglio dello stesso anno. Ma perché la suora slovacca
diventa oggi beata? Risponde mons. Ludovit Pokojny, postulatore nella fase
romana della causa di beatificazione della religiosa, intervistato da Giada
Aquilino:
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R. – Suor Zdenka diventa beata
perché nel periodo dell’ondata di “terrore ideologico” del comunismo, durato
qui nella ex Cecoslovacchia dal ’48 fino all’89, lei ha offerto la propria vita
per la salvezza di un sacerdote che era stato arrestato dalla polizia statale,
picchiato, malmenato. A causa di tali maltrattamenti il religioso fu ricoverato
nell’ospedale dove questa suora lavorava come infermiera. Quando arrivò il
momento del rientro del sacerdote in carcere, poiché all’indomani il tribunale
lo avrebbe condannato e mandato in Russia per esser deportato e giustiziato, la
suora si espresse così: “non so cosa farei se potessi salvare il sacerdote”. E
il 19 febbraio 1952 lei riuscì a salvare il religioso, che poi fuggì
dall’ospedale: questo sacerdote è morto 6 mesi fa.
D. – Quali sono le altre opere
della futura beata?
R. – Lei ha lavorato come
infermiera in un ospedale al confine con l’Ucraina. Lì le sue qualità - si
mostrò paziente, serena, professionale, disponibile al servizio dei pazienti e
dei medici - le fruttarono l’invito a lavorare presso l’ospedale di Bratislava,
dove, appunto, operò dal 1944 fino al suo arresto.
D. – Suor Zdenka viene considerata
una martire della Slovacchia …
R. – Sì, una martire. Ed è la
prima donna nella storia della Chiesa in Slovacchia, dal tempo dei Santi
Cirillo e Metodio, ad essere beatificata.
D. – Quanto è durato il processo
di beatificazione?
R. – Si è aperto nel novembre 1999
con l’inchiesta diocesana, finita nel gennaio 2003. Gli atti dell’inchiesta
sono stati poi portati a Roma, per una nuova fase. Questa è durata fino al 3
giugno scorso, quando c’è stata la seduta dei cardinali e dei vescovi
consultori della Congregazione delle Cause dei Santi: alla fine, è stato
appurato che suor Zdenka è veramente martire.
D. – Con la fede, suor Zdenka ha
sopportato tutte le sofferenze dovute al carcere, dove fu rinchiusa dal regime
comunista. Che esempio ha lasciato?
R. – Non solo la ricordano i
pazienti e le pazienti degli ospedali dove lei ha lavorato, molti dei quali
sono ancora in vita, ma si ricordano di suor Zdenka anche le detenute rinchiuse
con lei in carcere. Una testimone racconta che, di fronte al comportamento duro
delle guardie carcerarie, suor Zdenka disse che la cosa più importante della
vita è il perdono. Suor Zdenka è stata un esempio di fede e di perdono. Oggi,
questa martire può offrire ai credenti in Slovacchia un esempio di fedeltà,
professionalità del lavoro, amicizia. La Chiesa da noi adesso ha suor Zdenka
come simbolo, come un emblema della Chiesa che si sveglia, una Chiesa giovane,
come la nostra in Slovacchia e come suor Zdenka, che è morta quando aveva meno
di quarant’anni. E per questo le giovani generazioni guardano a lei con grande
speranza. Ciò è molto importante, perché in questo contesto storico, la
Slovacchia si prepara ad entrare nell’Unione europea. Quali persone dovrebbero
entrare allora nell’Unione europea? Fedeli come suor Zdenka, professionisti
come suor Zdenka.
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Un passo dell'Angelus del 17
agosto è il contenuto della testatina dal titolo “L'Europa o è cristiana o non
è Europa”.
Si
impone poi il titolo “E’ urgente educarsi alla libertà”: ai piedi della colonna
della Vergine Maria, testimone silenziosa delle sofferenze perpetrate da un
“regime oscuro in anni non ancora lontani”, Giovanni Paolo II ha celebrato la
Messa nella Piazza di Banska Bystrica.
Nelle
vaticane, i diversi momenti della visita del Santo Padre. Nel messaggio alla
Conferenza episcopale, il Santo Padre ha esortato a seguire con cura la
famiglia, tempio dell’amore e della vita, proclamando e difendendo l’unità e
l’indissolubilità del matrimonio.
Gli
articoli dell'inviato Giampaolo Mattei.
Nelle
estere, 11 settembre: “Ground Zero”, dolore e speranza. A New York la cerimonia
in memoria delle vittime affidata a duecento bambini.
Medio
Oriente: Sharon pronto ad espellere Arafat dai Territori palestinesi occupati.
Svezia:
un Paese sgomento e addolorato per l’assassinio del ministro degli Esteri. Il
telegramma di cordoglio del Santo Padre.
Nella
pagina culturale, un contributo di Carmine Di Biase dal titolo “Una luce per
superare l’oscurità della storia”: una monografia su Simone Weil.
Un
articolo di Anna Bujatti sul patrimonio artistico della Galleria Nazionale
Slovacca.
Nelle
pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni e della finanziaria.
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12
settembre 2003
AL VIA OGGI
LA PRIMA ASSEMBLEA STRAORDINARIA
DELL’AZIONE
CATTOLICA ITALIANA. NEL CORSO DEI LAVORI GLI 800 DELEGATI,
IN
RAPPRESENTANZA DEGLI OLTRE 350.000 SOCI,
APPROVERANNO
IL NUOVO STATUTO
- Intervista
con Paola Bignardi -
“La
storia si fa profezia. L’Azione Cattolica per una nuova missione”: è il
tema che accompagnerà la prima Assemblea Straordinaria dell’Azione Cattolica
Italiana. I lavori, che prendono il via oggi e si protrarranno fino al 14
settembre, porranno fine ad un lungo processo di revisione statutaria, avviato
nell’aprile del 2002. Ma quali sono stati gli aspetti peculiari dell’Azione
Cattolica in passato e quali saranno alla fine di questo incontro, che vede la
partecipazione di 800 delegati? Barbara Castelli ha girato la domanda a Paola
Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica Italiana.
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R. – L’Azione Cattolica dalla
quale veniamo è un’Azione Cattolica che ha chiari segni di impostazione
conciliare, che vorremmo che non fossero mutati dalle scelte di questo Statuto.
L’Azione Cattolica verso la quale vogliamo andare avrà un’accentuazione della
scelta diocesana, cioè del legame dell’Associazione con la diocesi, con la
realtà locale e avrà qualche alleggerimento delle strutture. L’Azione
Cattolica, infatti, rimanda ad altro da sé: rimanda alla comunità cristiana e,
quindi, deve essere assolutamente leggera come struttura. Azione Cattolica,
inoltre, cerca di tenere conto anche del contesto nuovo nel quale viviamo, che
chiede un grande sforzo missionario.
D. – Il Pontefice, nel corso
dell’udienza generale del mercoledì, vi ha salutato con affetto e stima. “La
Chiesa - ha detto - ha bisogno di Azione Cattolica, che ha fatto della
parrocchia il luogo in cui esprimere giorno per giorno una dedizione fedele e
generosa”. Qual è lo slancio che voi traete dall’esempio di Giovanni Paolo II?
R. – Prima di tutto, la sua grande
fede e questa fedeltà totale alla missione che il Signore gli ha affidato,
anche nelle condizioni di debolezza nelle quali si trova oggi. Mi sembra che
l’esempio di Giovanni Paolo II sia quello che dice: ‘Il valore di tutte le
dimensioni deboli della vita che sono grandi nella luce della Pasqua del
Signore’; dice la centralità della Croce e della Resurrezione del Signore nella
vita dei cristiano, quindi è una testimonianza che ci riporta di continuo al
cuore della vita cristiana. E’ una testimonianza grande, che ci sostiene e ci
spinge a fare della santità l’unico orizzonte del nostro impegno di vita
cristiana.
D. – Quali sono i contorni
numerici di Azione Cattolica e soprattutto quali sono gli orizzonti entro i
quali operate con maggiore attenzione?
R. – Attualmente, l’Azione
Cattolica ha circa 4 mila aderenti, formalmente iscritti, ma ha anche una
grande quantità di persone - credo che si possa dire almeno altrettante - che
ruotano intorno alle nostre iniziative e alle nostre proposte. Le priorità che
ci diamo in questo momento sono quella di orientare fortemente la vita
dell’Associazione alla missione. Questo vuol dire orientarla ad una
testimonianza laicale nel mondo, orientarla al dialogo, al dialogo con chi non
crede, al dialogo con chi professa una religione diversa dalla nostra e al
dialogo con chi è alla ricerca della fede. L’altro orientamento del nostro
impegno poi è quello della cultura: la cultura come modo incarnato di dare
forma al Vangelo.
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12 settembre
2003
LE
RACCOMANDAZIONI DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE AL VERTICE INTERNAZIONALE SUL
COMMERCIO,
IN CORSO A CANCUN, IN MESSICO, PERCHE’ SI
AFFERMINO RELAZIONI PIU’ EQUE DI SCAMBIO ECONOMICO
TRA NORD E SUD, TRA PAESI RICCHI E POVERI
CANCUN.
= In difesa dei diritti dei Paesi in via di sviluppo, si è pronunciato un documento che il Consiglio Mondiale delle
Chiese ha inviato alla conferenza ministeriale sul commercio mondiale riunita
in questi giorni a Cancun in Messico. E’ con una “prospettiva spirituale,
morale ed etica” che l’organismo ecumenico che raggruppa ben 342 Chiese delle
diverse tradizioni, ha affrontato i negoziati. Nel documento si riafferma che
gli accordi del commercio internazionale dovrebbero favorire innanzitutto eque
relazioni tra Nord e Sud del mondo, tra produttori e consumatori, tra Paesi
poveri e ricchi: mentre – si rileva – “i programmi economici di alcuni governi
dei Paesi del Nord, pesantemente condizionati da interessi corporativi,
contravvengono alla giustizia economica”. Tra le raccomandazioni viene
richiesto di eliminare i sussidi che danneggiano le imprese agricole dei Paesi
del Sud del mondo. Ancora, viene riaffermato che “vi sono beni essenzialmente
pubblici, come acqua, salute e educazione che non possono essere oggetto di
negoziazioni commerciali”. Le raccomandazioni di Ginevra si inseriscono nell’impegno
che l’organismo ecumenico si è assunto di “operare con singoli e movimenti per
un sistema globale del commercio giusto e sostenibile”. Il documento è stato
stilato a conclusione di un Seminario congiunto, svoltosi a Ginevra il 10
settembre scorso, a cui hanno partecipato il Consiglio mondiale delle Chiese
(WCC-COE), la Federazione luterana mondiale, l’Alleanza mondiale delle Chiese
riformate e la Conferenza delle Chiese Europee (C.C.)
IL 18 SETTEMBRE, A ROMA, GIORNATA
INTERNAZIONALE DI STUDIO
PER FARE
IL PUNTO SULLE TELEVISIONI CATTOLICHE IN EUROPA E SUI PROGRAMMI RELIGIOSI
NELLE
EMITTENTI PUBBLICHE. L’INIZIATIVA, OSPITATA A VILLA AURELIA,
E’
ORGANIZZATA DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE EUROPEA DEI MEDIA
ROMA. = Fare il punto sulle televisioni cattoliche in
Europa: è lo scopo del prossimo incontro, a Roma il 18 settembre, organizzato
dalla Commissione episcopale europea dei media (Ceem), nell’ambito del
Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa (Ccee), in collaborazione con
la Fondazione comunicazione e cultura della Conferenza episcopale italiana. La
giornata di studio finalizzata allo scambio di esperienze e dibattito sarà
ospitata nella Villa Aurelia, e vedrà la partecipazione di delegati di una
ventina di Nazioni, chiamati a confrontarsi su “Le iniziative televisive dei cattolici nei Paesi europei: realtà
e prospettive”. Si tratta - come spiega
una nota dei promotori - di far incontrare i responsabili delle Tv cattoliche e
dei programmi religiosi nelle televisioni pubbliche, ed anche i delegati delle
Conferenze episcopali dove la Chiesa cattolica non ha alcun spazio televisivo;
verificare quindi le esperienze di ciascuna emittente ed ipotizzare pure la
realizzazione di coproduzioni internazionali. I lavori, cui prenderà parte a
nome della Santa Sede l’arcivescovo John P. Foley, saranno aperti da mons.
Francesco Ceriotti della CEI, presidente della Fondazione comunicazione e
cultura della Cei, e si articoleranno in tre momenti di confronto guidati dal
prof Francesco Casetti, dell’Università cattolica di Milano, che parlerà su
"Il futuro della televisione in Europa"; da Jim McDonnell, membro del
Gruppo mass media della la Commissione degli episcopati della Comunità europea
(Comete), che esporrà le linee guida e le norme in materia televisiva nell’Unione
europea; e da mons. Claudio Giuliodori, responsabile dell’Ufficio comunicazioni
sociali della Cei, che aprirà il confronto sulle possibilità di collaborazione
e co-produzione. A presentare le conclusioni sarà infine il vescovo Peter
Henrici, presidente del Ceem. (R.G.)
UN NUOVO CASO DI SARS A SINGAPORE METTE IN ALLARME
LA
COMUNITÀ INTERNAZIONALE. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ
INVITA
A MANTENERE LA CALMA E A PRENDERE LE PRECAUZIONI NECESSARIE
IN
QUEI PAESI GIÀ COLPITI DALLA POLMONITE ATIPICA
SINGAPORE. = Nella comunità internazionale si è riacceso
il timore di una nuova ondata di Sars. Un giovane che lavora in un laboratorio
di virologia dell’Università di Singapore è risultato positivo al test per la
polmonite atipica. Anche se i sintomi non corrispondono esattamente a quelli
della Sars, si pensa ad una mutazione del virus. Il giovane non era impegnato
in alcuna ricerca legata alla polmonite atipica. Il caso, sebbene isolato, ha
preoccupato le autorità sanitarie di Singapore che hanno messo in quarantena 25
persone che sono state in contatto col paziente che potrebbe essere dimesso
anche la settimana prossima, se i medici avranno la certezza che non sia più
contagioso. Intanto tutti i Paesi coinvolti nella prima ondata di Sars sono in
allarme ed hanno iniziato a prendere misure di sicurezza. La comunità cattolica
di Pechino, città duramente colpita nella primavera scorsa, è rimasta sempre in
allerta. I responsabili delle comunità parrocchiali hanno fatto visita a tutti
i medici, paramedici e infermieri che hanno coraggiosamente prestato soccorso
ai malati. Proprio la comunità di Pechino, dopo la scoperta di questo nuovo
caso, ha intensificato la preghiera di intercessione alla Madonna, protettrice
del popolo e della Chiesa della Cina. (M.R.)
L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA “SAVE THE
CHILDREN” DALLA LIBERIA LANCIA
UN
FORTE APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE. A MONROVIA, CAPITALE
DEL
TORMENTATO PAESE AFRICANO, NONOSTANTE GLI ACCORDI DI PACE,
LA
SITUAZIONE DELLA POPOLAZIONE È DRAMMATICA
MONROVIA. = A circa un mese dall’accordo di pace tra il
governo e le forze ribelli, l’organizzazione umanitaria “Save the Children”
lancia un appello alla comunità internazionale per assicurare alla popolazione
della Liberia un pieno accesso degli aiuti umanitari. Nella capitale Monrovia
la maggior parte dei rifugiati non ha accesso né all’acqua potabile né ai
servizi sanitari di base. Per questo il colera è una minaccia reale per la
popolazione che non ha cibo in quantità sufficiente. I bambini corrono il rischio
continuo di contrarre malattie intestinali e respiratorie. Inoltre, il 70 per
cento dei soldati, è costituito da minori che vengono separati dalle famiglie e
sottoposti a continue violenze. La difficoltà che attraversano molte famiglie
portano le ragazze sulla strada: la diffusione della prostituzione porta
all’aumento del virus dell’Hiv. “Save the Children” si è impegnata a
distribuire, nelle ultime tre settimane, cibo e medicine per oltre 3,5 mila
bambini. L’organizzazione è presente sul territorio della Liberia con uno staff
di 63 persone, dislocate in 11 centri di accoglienza per orfani e donne
incinte. (M.R.)
LA COMUNITÀ CATTOLICA,
SOSTENUTA ANCHE DALLA COMUNITA’ ISLAMICA,
NELLO SRI
LANKA SCENDE IN CAMPO CON UNA INCISIVA CAMPAGNA CONTRO LA LEGALIZZAZIONE DELLA
PROSTITUZIONE
E PER
FERMARE GLI ABUSI CHE, OGNI ANNO, SUBISCONO 300 MILA BAMBINI
COLOMBO. = Con una presa di posizione decisa, i cattolici
dello Sri Lanka si sono opposti alla legalizzazione delle zone “a luci rosse”
dove è fiorente il mercato del sesso. La popolazione della capitale Colombo,
con una petizione, aveva chiesto la legalizzazione di queste zone dove la
prostituzione, anche dei minori, costituisce una proficua fonte di guadagno per
queste persone. A questa richiesta ha fatto eco una forte campagna della
comunità cattolica, appoggiata anche dalla comunità islamica presente nel
territorio. I leader musulmani hanno, infatti, sottolineato come l’Islam sia
contrario allo sfruttamento della prostituzione e hanno dato la loro massima
disponibilità per combattere questa battaglia accanto alla comunità cattolica.
Lo Sri Lanka è diventata una meta celebre per il turismo sessuale ma, cosa
ancora più grave, per i pedofili che arrivano dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Secondo le stime dell’Unicef, annualmente, in questo Paese sono 300 mila i
bambini sottoposti agli abusi dei turisti e dei pedofili. La prostituzione
porta anche alla diffusione dell’ Aids, altra piaga che affligge il Paese. Le
associazioni cattoliche, per contrastare questi soprusi, hanno iniziato una
battaglia, anche politica, chiedendo leggi e controlli più severi alle autorità
competenti. (M.R.)
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12 settembre
2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il presidente palestinese, Yasser
Arafat, sarà espulso dai Territori. Lo ha deciso ieri il premier israeliano,
Ariel Sharon, che ha incaricato l’esercito di preparare un piano per l’esilio
del leader dell’Autorità nazionale palestinese. Ma la ferma opposizione della
comunità internazionale – Stati Uniti in testa – ha per ora bloccato il
provvedimento, che rimane valido “in linea di principio”.
Trasferiamoci in Iraq, dove almeno
11 poliziotti iracheni sono rimasti uccisi per errore, la scorsa notte, dai
colpi dei soldati americani nei pressi di Falluja, nel centro del Paese, mentre
erano impegnati in un inseguimento di malviventi armati. Un episodio analogo
era avvenuto mercoledì, quando i soldati statunitensi avevano aperto il fuoco uccidendo
un agente iracheno e ferendone un altro dopo essere stati bersaglio di un
attacco che aveva provocato quattro feriti.
A due anni di distanza New
York, Washington, Pennsylvania e tutte le città degli Stati Uniti hanno
ricordato, ieri, l’11 settembre 2001 con toccanti cerimonie di commemorazione,
ma quella più significativa è avvenuta a Ground Zero, dove sorgevano le Torri
Gemelle. Mentre il segretario di Stato americano, Colin
Powell, leggeva alla Nazione un messaggio del presidente statunitense, George
Bush, la bandiera a stelle e strisce che sventolava sul World Trade Center, è
tornata a Ground Zero. La cerimonia, a cui hanno presenziato il sindaco,
Michael Bloomberg, il suo predecessore, Rudolph Giuliani, ed il governatore
George Pataki, si è imperniata sulla lettura, da parte di 200 bambini, dei nomi
delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle. Su questa drammatica
ricorrenza ci riferisce, da New York, Paolo Mastrolilli:
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Minuti di silenzio hanno marcato gli
istanti in cui gli aerei colpirono le due torri gemelle ed i momenti in cui
crollarono, portando con sé quasi 2.800 vite. Poi, i figli delle vittime hanno
letto a Ground Zero i nomi di tutte le persone morte due anni fa a New York. Il
presidente Bush è rimasto a Washington dove ha partecipato ad una cerimonia
religiosa ed ha osservato un minuto di silenzio sul prato della Casa Bianca.
“Questa – ha detto Bush – è una giornata triste e terribile per ricordare le
vite perdute, gli atti eroici e la compassione dimostrata dai nostri cittadini
e per pregare per le mogli ed i mariti, i padri e le madri, i figli e le figlie
e tutti i parenti delle vittime”. La giornata del ricordo, però, è stata
segnata da un altro richiamo alla realtà della minaccia terroristica dopo il
nuovo video di Osama Bin Laden trasmesso dalla tv Al Jazeera. Ieri il
Dipartimento di Stato ha lanciato l’allarme internazionale dicendo che Al Qaeda
sta cercando di colpire obiettivi americani in tutto il mondo, compresa
l’Europa, con armi chimiche e biologiche.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Anche in un altro 11 settembre,
quello del 1973, è stata scritta una drammatica pagina di storia. Sono infatti
passati 30 anni dal golpe militare che decretò, in Cile, la fine della
democrazia con la morte del presidente Salvador Allende. Questa ricorrenza è
stata caratterizzata da diversi scontri a Santiago del Cile dove, ieri, si sono
verificati gravi incidenti fra manifestanti e carabineros. Nella
Fondazione Augusto Pinochet si è svolta, inoltre, una cerimonia a cui hanno
partecipato 3.000 simpatizzanti dell’ex dittatore nella quale sono state
consegnate decorazioni a 120 ministri del regime militare. Il
servizio di Maurizio Salvi:
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Mentre il presidente socialista,
Ricardo Lagos, pronunciava alla Moneda un discorso nel quale sosteneva con
forza che il messaggio del defunto presidente Salvador Allende non poteva
essere né di rancore né di divisione, il vecchio Pinochet, la sua famiglia ed i
membri della sua fondazione si sono mostrati in pubblico per giustificare il
golpe come un fatto necessario per risollevare il Paese. I ministri degli
Esteri e della Difesa, José Miguel Insulsa e Michel Bachelet, hanno risposto
sdrammatizzando l’episodio, sostenendo che riguarda un uomo visibilmente al
declino. Agli uni e agli altri si è rivolto il cardinale primate e arcivescovo
di Santiago, Francisco Javier Errázuriz Ossa, invitandoli a seguire la strada
di Abele e abbandonare l’odio di Caino per il fratello.
Da Santiago del Cile, Maurizio
Salvi per la Radio Vaticana.
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La
Svezia è ancora in preda al dolore per la morte del ministro degli esteri, Anna
Lindh, accoltellata l’altro ieri a Stoccolma da uno sconosciuto. Su questo tragico
episodio di violenza Giovanni Paolo II esprime il proprio dolore in un
telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, inviato al
primo ministro svedese Göran
Persson, rivolgendo le condoglianze al governo svedese, alla famiglia della
signora Lindh e all’intera Nazione. “Raccomandando l’anima del ministro - si
legge - alla benevolenza e grazia divina di Dio Onnipotente ed assicurando la
propria preghiera, il Santo Padre invoca i doni divini della consolazione e
della forza su tutti coloro che ne piangono la scomparsa”. Nel Paese scandinavo
a due giorni dal referendum di domenica prossima sull’adesione della
Svezia all’euro, gli
ideali europeisti di Anna Lindh trovano oggi importanti conferme nel sondaggio
pubblicato dallo Skop Institute secondo il quale i favorevoli alla moneta
dell’Unione hanno eguagliato, per la prima volta, i contrari. In Svezia cresce,
inoltre, lo sgomento per un dramma non nuovo, come ci conferma, da Stoccolma,
Vincenzo Lanza:
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Gli svedesi non riescono a
capacitarsi perché anche questa volta, come per l’assassinio del premier Olof
Palme, 17 anni fa, un politico di primissimo piano come la signora Lindh, non
fosse stata protetta da agenti dei servizi di sicurezza dello Stato. Questa
volta si è trattato, molto probabilmente, di una carenza da parte della polizia
che ha il compito di giudicare il grado di rischio al quale sono esposti di
volta in volta i politici, e in questo caso il ministro Anna Lindh era proprio
al livello massimo di pericolosità, essendo stata per mesi il perno centrale
della campagna a favore del ‘sì’ che avrebbe voluto gli svedesi mettessero
nelle urne nel referendum per l’euro, di domenica 14 settembre. Una cerimonia
funebre in memoria di Anna Lindh è stata celebrata nella cattedrale di
Stoccolma.
Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.
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Attenzione ai piccoli produttori, stop alla corsa al
ribasso dei prezzi sui mercati internazionali: l’appello viene da Cancùn, dove
il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù e l’economista indiana Vandana
Shiva hanno animato ieri il controvertice delle Organizzazioni non governative.
Nella Conferenza ufficiale, invece, si continua a discutere dei sussidi
all’agricoltura. E l’Europa, inizialmente alleata con gli Stati Uniti, è ora
rimasta sola: i rappresentanti americani sembrano infatti intenzionati ad
accettare la richiesta di rimozione dei dazi presentata dai Paesi più poveri.
Il servizio di Elena Molinari:
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I sussidi agricoli non si toccano – ha detto ieri l’Ue, perché non sta
al Wto dirci cosa fare della tutela della nostra cultura, dell’ambiente e della
società. I Quindici a Cancún sono disposti a parlare solo dei sussidi – dicono
– che distorcono il commercio estero, quelli – cioè – che sovvenzionano i
prodotti destinati ai mercati stranieri. Ma altri Paesi chiedono ben di più: la
richiesta del G21 – i 21 Paesi in via di sviluppo – di abbattere i dazi dei
Paesi ricchi ha già trovato terreno fertile; e pressione è venuta ieri anche
dagli americani. La piattaforma comune con cui Ue e Usa si sono presentati al
Vertice è già storia passata, ha detto il negoziatore americano numero tre a
Cancún, Gibby Pen; se ottenere maggiore accesso per i suoi prodotti nei mercati
europei ed internazionali vorrà dire per l’America isolare l’Europa sui temi
agricoli, dunque, il rappresentante di Bush non esiterà un istante.
Da Cancún, Elena Molinari per la
Radio Vaticana.
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