RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 255 - Testo della Trasmissione venerdì 12 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Il cammino verso una libertà matura”, lezione della Madonna per i credenti, indicato dal Papa nell’omelia della Messa a Banska Bystrica, seconda tappa del viaggio pastorale in Slovacchia. Nel messaggio ai vescovi: abbiate cura dei poveri, governare è amare. Con noi, il nunzio mons. Jozef Nowacki e il postulatore della nuova beata mons. Ludovit Pokojny.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Al via oggi a Roma la prima Assemblea straordinaria dell’Azione Cattolica Italiana. Gli 800 delegati voteranno il nuovo Statuto dell’associazione. Intervista con la presidente, Paola Bignardi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Relazioni più eque tra Nord e Sud del mondo auspicate dal Consiglio delle Chiese cristiane in un messaggio al vertice di Cancun sul commercio.

 

Il 18 settembre a Roma, Giornata internazionale di studio sulle televisioni cattoliche in Europa e sui programmi religiosi nelle emittenti pubbliche.

 

Un nuovo caso di Sars a Singapore mette in allarme la Comunità internazionale. L’Organizzazione mondiale della sanità invita a mantenere la calma e a prendere le precauzioni necessarie.

 

L’Organizzazione umanitaria “Save the Children” lancia un appello alla Comunità internazionale per assicurare alla popolazione della Liberia un pieno accesso degli aiuti umanitari.

 

La Comunità cattolica dello Sri Lanka scende in campo con una forte campagna contro la legalizzazione della prostituzione per fermare gli abusi che, ogni anno, subiscono 300 mila bambini.

 

24 ORE NEL MONDO:

A New York una grande folla ha ricordato ieri, in silenzio, le vittime delle stragi dell’11 settembre 2001.

 

Il Papa ha espresso il proprio cordoglio al governo svedese per la morte del ministro degli Esteri, Anna Lindh.

 

Ferma presa di posizione dell’Unione europea in difesa dei sussidi agricoli al Vertice del Wto a Cancun.

 

                                                                                    

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 settembre  2003

 

 

IL CAMMINO VERSO UNA LIBERTA’ MATURA, LEZIONE DELLA MADONNA PER I CREDENTI:

COSI’ IL PAPA NELLA MESSA A BANSKA BYSTRICA SECONDA TAPPA

DEL VIAGGIO PASTORALE IN SLOVACCHIA. NEL MESSAGGIO AI VESCOVI:

ABBIATE CURA DEI POVERI, GOVERNARE E’ AMARE.

CON NOI, IL NUNZIO MONS. JOZEF NOWACKI E IL POSTULATORE DELLA NUOVA BEATA, MONS. LUDOVIT POKOJNY

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Crescere e divenire cristiani responsabili, coscienti della “libertà matura” che è frutto di una fede vissuta consapevolmente e che sa educare a quella stessa libertà prima di tutto la famiglia e i figli. Sotto il cielo grigio di una Slovacchia in festa per la visita del Papa, Giovanni Paolo II ha parlato questa mattina della Madonna, nel giorno in cui la liturgia celebra la memoria del Santo nome di Maria. E lo ha fatto davanti alla folla dei fedeli di Banská Bystrica - antica città slovacca a circa 200 km dalla capitale - che il Pontefice ha raggiunto in aereo, con un volo interno di mezz’ora, per poter presiedere la prima celebrazione eucaristica di questo 102.mo viaggio apostolico.

 

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(canto)

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Giovanni Paolo II, che si tratterrà a Banská Bystrica per l’intera giornata, ha nuovamente ricordato le traversie del periodo comunista e la protezione offerta dalla Vergine in quegli anni drammatici, simboleggiata dalla statua barocca a lei dedicata, che troneggia nella piazza dove si è svolta la Santa Messa. E dunque, per ascoltare le parole di Giovanni Paolo II e rivivere l’atmosfera della celebrazione, ci colleghiamo in diretta con la nostra inviata a Bratislava, Giada Aquilino:

 

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Educhiamo alla libertà, facciamo spazio a Dio. E’ l’invito di Giovanni Paolo II, giunto oggi a Banska Bystrica nella Slovacchia occidentale, a circa 190 km da Bratislava.

 

(musica)

 

Di fronte a 150 mila persone, raccolte nella Piazza Snp - la piazza del risorgimento nazionale durante il regime comunista - ma anche assiepate nelle strade adiacenti bagnate dalla pioggia, il Pontefice è apparso disteso e soddisfatto di questo nuovo appuntamento con gli slovacchi, soprattutto giovani. In una scenografia dal toccante colpo d’occhio, fatta di folla festante che sventolava bandiere bianche e gialle e ripeteva a gran voce, “Giovanni Paolo, Giovanni Paolo”, il Papa ha salutato tutti i presenti “di gran cuore” :

 

“SETKYCH VAS Z CELEHO ...”

 

Quindi il Pontefice ha affidato le proprie parole alla voce del cardinale slovacco Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Ha invitato a tener presente la lezione del Vangelo di Luca, che parla dell’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria, chiamata da Dio a diventare la madre di suo Figlio. “Maria crede – ha sottolineato il Santo Padre – e per questo dice sì”; “ci insegna il cammino verso una libertà matura”. Quindi l’invito del Pontefice è stato chiaro: “è urgente educarsi alla libertà. In particolare, è urgente che, nelle famiglie, i genitori educhino alla giusta libertà i propri figli, per prepararli a dare l’opportuna risposta alla chiamata di Dio. Le famiglie – ha aggiunto il Pontefice -  sono il vivaio in cui si formano le pianticelle delle nuove generazioni. Nelle famiglie si forgia il futuro della Nazione”. Poco prima Giovanni Paolo II – sempre coadiuvato dal cardinale Tomko - aveva rilevato che “nel nostro tempo, non sono pochi i cristiani battezzati che ancora non hanno fatta propria, in maniera adulta e consapevole, la loro fede. Si dicono cristiani, ma non reagiscono con responsabilità piena alla grazia ricevuta; ancora non sanno che cosa vogliono e perché lo vogliono”. In questa prospettiva, l’auspicio del Santo Padre è stato che il Sinodo diocesano - inaugurato oggi e che andrà avanti per due anni - “costituisca un’occasione privilegiata per rilanciare la pastorale familiare e individuare vie sempre nuove per l'annuncio del Vangelo alle nuove generazioni”. Poi, personalmente, il Pontefice si è rivolto al popolo slovacco:

 

DRAHI BRATIA A SESTRY ...

“Cari fratelli e sorelle, facciamo spazio a Dio! Nella varietà e ricchezza delle diverse vocazioni, ognuno è chiamato, sull’esempio di Maria, ad accogliere Dio nella propria vita e a percorrere con Lui le strade del mondo, annunciando il suo Vangelo e testimoniando il suo amore”.

 

E proprio all’importanza della testimonianza del Papa e alla sua missione evangelizzatrice ha fatto riferimento il vescovo di Banska Bystrica, mons. Rudolf Balaz, salutando Giovanni Paolo II e ringraziandolo per il suo impegno “nella promozione della cultura della vita, che contrasta con la cultura della morte”. Infine i giovani, grandi protagonisti di questo appuntamento, hanno voluto dare un loro personale ricordo al Pontefice: due di loro – in costume rosso, nero e oro – hanno donato al Santo Padre una copia manoscritta del Nuovo Testamento. I ragazzi hanno impiegato due mesi per scrivere a mano il testo e le ultime parole sono state trascritte dal cardinale Jan Chryzostom Korec, vescovo di Nitra.

 

(canto)

 

 

Dopo aver ringraziato i giovani per l’accorato canto, il Pontefice ha salutato e ringraziato i suoi connazionali, per essersi uniti ai fedeli slovacchi. Il Papa – prima di lasciare la piazza e recarsi al seminario di Banska Bystrica, per un incontro con i vescovi della Conferenza episcopale slovacca e i rappresentanti della altre Chiese cristiane - ha parlato in polacco, proprio come aveva fatto ieri a Trnava, salutando i fedeli per la calorosa accoglienza. Nella città, ricca di monumenti architettonici e di ben 100 chiese e per questo soprannominata la Roma slovacca, il Papa alla cattedrale di San Giovanni Battista si è raccolto in preghiera ai piedi dello splendido altare ligneo e all’immagine dell’Addolorata, patrona del Paese, che la tradizione vuole abbia lacrimato due volte nella storia. Quindi, coadiuvato nella lettura dal cardinale Tomko, ha sollecitato gli slovacchi ad essere “testimoni della presenza amorevole e salvifica di Dio nel mondo”.

 

Da Bratislava, Giada Aquilino, Radio Vaticana.

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Giovanni Paolo II non ha nascosto in questi primi istanti della sua visita in Slovacchia la fatica che in qualche caso lo ha costretto a pronunciare solo parte dei suoi discorsi. Ma forse, e più ancora del sacrificio impostogli dagli spostamenti del viaggio, sono la figura stessa e l’insegnamento del Pontefice ad aver fatto breccia nei cuori degli slovacchi, come ci conferma il nostro direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi, che si trova a Banská Bystrica, al seguito del Papa:

 

 

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Con la Messa a Banská Bystrica, il viaggio del Papa è entrato nel vivo e ha assunto il suo ritmo, dopo la fase introduttiva di ieri. In una cornice architettonica di grande bellezza, testimonianza della ricca storia della regione, e in un clima di partecipazione e di preghiera intenso e raccolto, il popolo slovacco ha potuto celebrare la sua fede insieme al Papa, e la diocesi ha inaugurato il suo Sinodo diocesano. La colonna con la statua della Vergine, al centro della piazza, davanti al grande palco dell’altare - che 40 anni fa era stata spostata altrove, in occasione della visita di Krushev - non può non ricordare qui, a tutti, i soprusi dell’oppressione comunista, ma anche la loro caducità. Sia il vescovo, sia il Papa, ne hanno fatto riferimento nei loro discorsi.

 

Il Papa deve usare la sua voce con parsimonia, per non affaticarsi troppo, e il cardinale Tomko e i vescovi gli prestano, in varie circostanze, la loro. Ma al di là delle parole pronunciate, la parola principale è la presenza stessa del Papa, e la gente lo capisce benissimo, come dimostra la sua gioia mista a commozione. Non può non commuovere vedere il Papa spendere ogni sua energia per venire ancora, nonostante l’infermità, a visitare ed incoraggiare la Chiesa. Anche la curiosità dei media per i suoi problemi di movimento e di salute, a volte un po’ eccessiva od ossessiva, cede necessariamente il passo al rispetto e all’ammirazione.

 

Al termine dell’incontro, nella cattedrale di Trnava, ieri sera, vedendo in prima fila i malati e gli handicappati in carrozzella, il Papa ha voluto espressamente salutarli e benedirli tutti ad uno ad uno. Un conforto immenso, non solo per loro ed i familiari, ma per tutti i sofferenti che sentono la solidarietà e la condivisione del Papa alla loro Via Crucis nella fede. Quanti viaggi il Papa potrà ancora fare, non lo sappiamo. Ma ognuno è un dono nuovo e un insegnamento indimenticabile per chi, attraverso i segni, sa leggere i significati.

 

Da Banská Bystrica, padre Federico Lombardi.

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Come detto, la Messa terminata da poco più di un’ora ha segnato, per la Chiesa della Slovacchia, l’inizio solenne del Sinodo diocesano. Un momento di riflessione e di rilancio per l’intera comunità cattolica, a partire dalla gerarchia ecclesiale che oggi conta 19 vescovi, oltre al cardinale vescovo di Nitra, Ján Chryzostom Korec, e al cardinale Jozef Tomko, originario dell’arcidiocesi di Kosice. E proprio ai vescovi della Conferenza episcopale slovacca - con i quali si è intrattenuto per il pranzo, nel Seminario di Banská Bystrica – il Pontefice ha indirizzato un messaggio. La sintesi nel servizio di Paolo Ondarza:

 

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“Non vi scoraggiate e non lasciatevi sopraffare dalle difficoltà e dalla fatica. Contate sempre sul sostegno della grazia del Signore, che opera meraviglie anche attraverso la nostra debolezza”. Sono le parole scritte da Giovanni Paolo II nel messaggio ai vescovi slovacchi incontrati oggi per il pranzo nel seminario di Banská Bystrica. “Il ministero episcopale – continua il Papa -  porta con sé spine e croci, che spesso rimangono racchiuse nel segreto del cuore. Ma (…) nel piano misterioso della Provvidenza queste sofferenze sono la garanzia della fecondità di un apostolato che produrrà con l’aiuto di Dio frutti abbondanti”.

 

A soli tre giorni dal decimo anniversario della costituzione della Conferenza Episcopale Slovacca, il prossimo 15 settembre, il Santo Padre ricorda come il Paese, “uscito dai tempi bui della persecuzione e del silenzio, nei quali offrì una prova luminosa di fedeltà al Vangelo, ha potuto in questi ultimi anni riprendere le sue attività, dandosi anche le strutture necessarie al libero esercizio della sua missione”. Tra i traguardi importanti degli ultimi anni, il Papa annovera “l’accordo generale di base sottoscritto con la Repubblica Slovacca nel 2000, il lavoro delle Commissioni miste per preparare altri Accordi parziali, l’erezione dell’Ordinariato Militare, l’apertura dell’Università Cattolica a Ružomberok e il potenziamento delle trasmissioni dell’emittente Radio Lumen”.

 

Ma il segno più incisivo che la ripresa della vita cristiana in Slovacchia è in corso, è dato dal fatto che “molte persone hanno ritrovato il coraggio evangelico di dichiarare apertamente la propria fede cattolica”. “Vi esorto a continuare con coraggio nella strada intrapresa” – continua il Santo Padre indicando ai presuli gli ambiti principali da coltivare: la formazione umana e spirituale nei seminari e nelle case religiose promuovendo “una fioritura di vocazioni”; il coinvolgimento dei laici “nell’animazione cristiana delle realtà temporali”; la difesa della famiglia, dell’“unità e indissolubilità del matrimonio”; il “dialogo con il mondo della cultura, sorretti dalla convinzione che fede e cultura si recano un aiuto scambievole”; la cura – infine – dei deboli, dei poveri, dei disoccupati ricordando che “l’evangelizzazione resta l’impegno primario della Chiesa”.

 

A conclusione del messaggio, Giovanni Paolo II, raccomandando i presuli slovacchi alla Vergine Maria cita le parole del direttorio per il ministero pastorale dei vescovi: “Proprio perché centro unitivo-dinamico della diocesi, il vescovo è costituito, primo di tutti gli altri, servo di Dio e del suo popolo santo. Tutta la sua autorità, tutti i suoi uffici - qualora si concepiscano e si esercitino conformemente al Vangelo - sono un eccellente e continuo servizio, perché richiedono da lui la perfetta carità che lo rende pronto a dare anche la vita per i propri fratelli. Soprattutto per il vescovo comandare è giovare, presiedere è servire, governare è amare; l’onore si cambia in onere”.

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Una Chiesa che guarda al futuro e intende rinnovarsi è una Chiesa che si pone degli obiettivi. Quali sono dunque le sfide che attendono la Chiesa slovacca? Risponde il nunzio apostolico a Bratislava, l’arcivescovo Jozef Henryk Nowacki, al microfono di Giada Aquilino: 

 

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R. – Le sfide della Chiesa slovacca sono, in parte, le sfide tesse che accomunano le Chiese del continente europeo e quelle proprie di un Paese dove una Chiesa particolare svolge la propria missione. Qui, in Slovacchia, le sfide sono grandi, perché il comunismo ha senza dubbio lasciato grandi ferite nella coscienza umana, ha contagiato questa coscienza. Prima di tutto, quindi, c’è necessità di sanare le coscienze. Un invito che il Santo Padre ha ripetuto già in Polonia e in tutti quei Paesi ex comunisti che hanno analoghi problemi. Da noi, bisogna concentrarsi soprattutto sulla pastorale e sulla catechesi - queste sono le grandi sfide - perché la fede c’è. I 40 anni di persecuzione sono stati come un inverno: ora è arrivata la primavera, che già dura dal 1989. La gente ha fede, però la fede ha bisogno di essere rafforzata per dare i frutti e quindi far nascere le opere. Questa è secondo me una delle grandi sfide, davanti alla quale si trova oggi la Chiesa di Cristo.

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Oltre al vescovo greco-cattolico Vasil Hopko, del quale abbiamo parlato ieri, domenica prossima, a Bratislava, Giovanni Paolo II proclamerà beata suor Zdenka Cecilia Schelingová, della Congregazione delle suore della Misericordia della Santa Croce. La religiosa, infermiera di professione, visse tra il 1916 e il 1955 e fu perseguitata e rinchiusa in prigione dal regime comunista. La salute minata dalla detenzione, suor Zdenka venne liberata il 16 aprile 1955 e morì il 31 luglio dello stesso anno. Ma perché la suora slovacca diventa oggi beata? Risponde mons. Ludovit Pokojny, postulatore nella fase romana della causa di beatificazione della religiosa, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Suor Zdenka diventa beata perché nel periodo dell’ondata di “terrore ideologico” del comunismo, durato qui nella ex Cecoslovacchia dal ’48 fino all’89, lei ha offerto la propria vita per la salvezza di un sacerdote che era stato arrestato dalla polizia statale, picchiato, malmenato. A causa di tali maltrattamenti il religioso fu ricoverato nell’ospedale dove questa suora lavorava come infermiera. Quando arrivò il momento del rientro del sacerdote in carcere, poiché all’indomani il tribunale lo avrebbe condannato e mandato in Russia per esser deportato e giustiziato, la suora si espresse così: “non so cosa farei se potessi salvare il sacerdote”. E il 19 febbraio 1952 lei riuscì a salvare il religioso, che poi fuggì dall’ospedale: questo sacerdote è morto 6 mesi fa.

 

D. – Quali sono le altre opere della futura beata?

 

R. – Lei ha lavorato come infermiera in un ospedale al confine con l’Ucraina. Lì le sue qualità - si mostrò paziente, serena, professionale, disponibile al servizio dei pazienti e dei medici - le fruttarono l’invito a lavorare presso l’ospedale di Bratislava, dove, appunto, operò dal 1944 fino al suo arresto.

 

D. – Suor Zdenka viene considerata una martire della Slovacchia …

 

R. – Sì, una martire. Ed è la prima donna nella storia della Chiesa in Slovacchia, dal tempo dei Santi Cirillo e Metodio, ad essere beatificata.

 

D. – Quanto è durato il processo di beatificazione?

 

R. – Si è aperto nel novembre 1999 con l’inchiesta diocesana, finita nel gennaio 2003. Gli atti dell’inchiesta sono stati poi portati a Roma, per una nuova fase. Questa è durata fino al 3 giugno scorso, quando c’è stata la seduta dei cardinali e dei vescovi consultori della Congregazione delle Cause dei Santi: alla fine, è stato appurato che suor Zdenka è veramente martire.

 

D. – Con la fede, suor Zdenka ha sopportato tutte le sofferenze dovute al carcere, dove fu rinchiusa dal regime comunista. Che esempio ha lasciato?

 

R. – Non solo la ricordano i pazienti e le pazienti degli ospedali dove lei ha lavorato, molti dei quali sono ancora in vita, ma si ricordano di suor Zdenka anche le detenute rinchiuse con lei in carcere. Una testimone racconta che, di fronte al comportamento duro delle guardie carcerarie, suor Zdenka disse che la cosa più importante della vita è il perdono. Suor Zdenka è stata un esempio di fede e di perdono. Oggi, questa martire può offrire ai credenti in Slovacchia un esempio di fedeltà, professionalità del lavoro, amicizia. La Chiesa da noi adesso ha suor Zdenka come simbolo, come un emblema della Chiesa che si sveglia, una Chiesa giovane, come la nostra in Slovacchia e come suor Zdenka, che è morta quando aveva meno di quarant’anni. E per questo le giovani generazioni guardano a lei con grande speranza. Ciò è molto importante, perché in questo contesto storico, la Slovacchia si prepara ad entrare nell’Unione europea. Quali persone dovrebbero entrare allora nell’Unione europea? Fedeli come suor Zdenka, professionisti come suor Zdenka.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Un passo dell'Angelus del 17 agosto è il contenuto della testatina dal titolo “L'Europa o è cristiana o non è Europa”.

Si impone poi il titolo “E’ urgente educarsi alla libertà”: ai piedi della colonna della Vergine Maria, testimone silenziosa delle sofferenze perpetrate da un “regime oscuro in anni non ancora lontani”, Giovanni Paolo II ha celebrato la Messa nella Piazza di Banska Bystrica.

 

Nelle vaticane, i diversi momenti della visita del Santo Padre. Nel messaggio alla Conferenza episcopale, il Santo Padre ha esortato a seguire con cura la famiglia, tempio dell’amore e della vita, proclamando e difendendo l’unità e l’indissolubilità del matrimonio.

Gli articoli dell'inviato Giampaolo Mattei.

 

Nelle estere, 11 settembre: “Ground Zero”, dolore e speranza. A New York la cerimonia in memoria delle vittime affidata a duecento bambini.

Medio Oriente: Sharon pronto ad espellere Arafat dai Territori palestinesi occupati.

Svezia: un Paese sgomento e addolorato per l’assassinio del ministro degli Esteri. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Carmine Di Biase dal titolo “Una luce per superare l’oscurità della storia”: una monografia su Simone Weil.

Un articolo di Anna Bujatti sul patrimonio artistico della Galleria Nazionale Slovacca. 

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni e della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 settembre 2003

 

 

AL VIA OGGI LA PRIMA ASSEMBLEA STRAORDINARIA

DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA. NEL CORSO DEI LAVORI GLI 800 DELEGATI,

IN RAPPRESENTANZA DEGLI OLTRE 350.000 SOCI,

APPROVERANNO IL NUOVO STATUTO

- Intervista con Paola Bignardi -

 

La storia si fa profezia. L’Azione Cattolica per una nuova missione”: è il tema che accompagnerà la prima Assemblea Straordinaria dell’Azione Cattolica Italiana. I lavori, che prendono il via oggi e si protrarranno fino al 14 settembre, porranno fine ad un lungo processo di revisione statutaria, avviato nell’aprile del 2002. Ma quali sono stati gli aspetti peculiari dell’Azione Cattolica in passato e quali saranno alla fine di questo incontro, che vede la partecipazione di 800 delegati? Barbara Castelli ha girato la domanda a Paola Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica Italiana.

 

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R. – L’Azione Cattolica dalla quale veniamo è un’Azione Cattolica che ha chiari segni di impostazione conciliare, che vorremmo che non fossero mutati dalle scelte di questo Statuto. L’Azione Cattolica verso la quale vogliamo andare avrà un’accentuazione della scelta diocesana, cioè del legame dell’Associazione con la diocesi, con la realtà locale e avrà qualche alleggerimento delle strutture. L’Azione Cattolica, infatti, rimanda ad altro da sé: rimanda alla comunità cristiana e, quindi, deve essere assolutamente leggera come struttura. Azione Cattolica, inoltre, cerca di tenere conto anche del contesto nuovo nel quale viviamo, che chiede un grande sforzo missionario.

 

D. – Il Pontefice, nel corso dell’udienza generale del mercoledì, vi ha salutato con affetto e stima. “La Chiesa - ha detto - ha bisogno di Azione Cattolica, che ha fatto della parrocchia il luogo in cui esprimere giorno per giorno una dedizione fedele e generosa”. Qual è lo slancio che voi traete dall’esempio di Giovanni Paolo II?

 

R. – Prima di tutto, la sua grande fede e questa fedeltà totale alla missione che il Signore gli ha affidato, anche nelle condizioni di debolezza nelle quali si trova oggi. Mi sembra che l’esempio di Giovanni Paolo II sia quello che dice: ‘Il valore di tutte le dimensioni deboli della vita che sono grandi nella luce della Pasqua del Signore’; dice la centralità della Croce e della Resurrezione del Signore nella vita dei cristiano, quindi è una testimonianza che ci riporta di continuo al cuore della vita cristiana. E’ una testimonianza grande, che ci sostiene e ci spinge a fare della santità l’unico orizzonte del nostro impegno di vita cristiana.

 

D. – Quali sono i contorni numerici di Azione Cattolica e soprattutto quali sono gli orizzonti entro i quali operate con maggiore attenzione?

 

R. – Attualmente, l’Azione Cattolica ha circa 4 mila aderenti, formalmente iscritti, ma ha anche una grande quantità di persone - credo che si possa dire almeno altrettante - che ruotano intorno alle nostre iniziative e alle nostre proposte. Le priorità che ci diamo in questo momento sono quella di orientare fortemente la vita dell’Associazione alla missione. Questo vuol dire orientarla ad una testimonianza laicale nel mondo, orientarla al dialogo, al dialogo con chi non crede, al dialogo con chi professa una religione diversa dalla nostra e al dialogo con chi è alla ricerca della fede. L’altro orientamento del nostro impegno poi è quello della cultura: la cultura come modo incarnato di dare forma al Vangelo.

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CHIESA E SOCIETA’

12 settembre 2003

 

 

LE RACCOMANDAZIONI DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE AL VERTICE INTERNAZIONALE SUL COMMERCIO,

IN CORSO A CANCUN, IN MESSICO, PERCHE’ SI AFFERMINO RELAZIONI PIU’ EQUE DI SCAMBIO ECONOMICO

TRA NORD E SUD, TRA PAESI RICCHI E POVERI

 

CANCUN. = In difesa dei diritti dei Paesi in via di sviluppo,  si è pronunciato un documento che il Consiglio Mondiale delle Chiese ha inviato alla conferenza ministeriale sul commercio mondiale riunita in questi giorni a Cancun in Messico. E’ con una “prospettiva spirituale, morale ed etica” che l’organismo ecumenico che raggruppa ben 342 Chiese delle diverse tradizioni, ha affrontato i negoziati. Nel documento si riafferma che gli accordi del commercio internazionale dovrebbero favorire innanzitutto eque relazioni tra Nord e Sud del mondo, tra produttori e consumatori, tra Paesi poveri e ricchi: mentre – si rileva – “i programmi economici di alcuni governi dei Paesi del Nord, pesantemente condizionati da interessi corporativi, contravvengono alla giustizia economica”. Tra le raccomandazioni viene richiesto di eliminare i sussidi che danneggiano le imprese agricole dei Paesi del Sud del mondo. Ancora, viene riaffermato che “vi sono beni essenzialmente pubblici, come acqua, salute e educazione che non possono essere oggetto di negoziazioni commerciali”. Le raccomandazioni di Ginevra si inseriscono nell’impegno che l’organismo ecumenico si è assunto di “operare con singoli e movimenti per un sistema globale del commercio giusto e sostenibile”. Il documento è stato stilato a conclusione di un Seminario congiunto, svoltosi a Ginevra il 10 settembre scorso, a cui hanno partecipato il Consiglio mondiale delle Chiese (WCC-COE), la Federazione luterana mondiale, l’Alleanza mondiale delle Chiese riformate e la Conferenza delle Chiese Europee (C.C.)  

 

 

IL 18 SETTEMBRE, A ROMA, GIORNATA INTERNAZIONALE DI STUDIO

PER FARE IL PUNTO SULLE TELEVISIONI CATTOLICHE IN EUROPA E SUI PROGRAMMI RELIGIOSI

NELLE EMITTENTI PUBBLICHE. L’INIZIATIVA, OSPITATA A VILLA AURELIA,

E’ ORGANIZZATA DALLA COMMISSIONE EPISCOPALE EUROPEA DEI MEDIA

 

ROMA. = Fare il punto sulle televisioni cattoliche in Europa: è lo scopo del prossimo incontro, a Roma il 18 settembre, organizzato dalla Commissione episcopale europea dei media (Ceem), nell’ambito del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa (Ccee), in collaborazione con la Fondazione comunicazione e cultura della Conferenza episcopale italiana. La giornata di studio finalizzata allo scambio di esperienze e dibattito sarà ospitata nella Villa Aurelia, e vedrà la partecipazione di delegati di una ventina di Nazioni, chiamati a confrontarsi su  “Le iniziative televisive dei cattolici nei Paesi europei: realtà e prospettive”. Si tratta  - come spiega una nota dei promotori - di far incontrare i responsabili delle Tv cattoliche e dei programmi religiosi nelle televisioni pubbliche, ed anche i delegati delle Conferenze episcopali dove la Chiesa cattolica non ha alcun spazio televisivo; verificare quindi le esperienze di ciascuna emittente ed ipotizzare pure la realizzazione di coproduzioni internazionali. I lavori, cui prenderà parte a nome della Santa Sede l’arcivescovo John P. Foley, saranno aperti da mons. Francesco Ceriotti della CEI, presidente della Fondazione comunicazione e cultura della Cei, e si articoleranno in tre momenti di confronto guidati dal prof Francesco Casetti, dell’Università cattolica di Milano, che parlerà su "Il futuro della televisione in Europa"; da Jim McDonnell, membro del Gruppo mass media della la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comete), che esporrà le linee guida e le norme in materia televisiva nell’Unione europea; e da mons. Claudio Giuliodori, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che aprirà il confronto sulle possibilità di collaborazione e co-produzione. A presentare le conclusioni sarà infine il vescovo Peter Henrici, presidente del Ceem. (R.G.)

 

 

UN NUOVO CASO DI SARS A SINGAPORE METTE IN ALLARME

LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

INVITA A MANTENERE LA CALMA E A PRENDERE LE PRECAUZIONI NECESSARIE

IN QUEI PAESI GIÀ COLPITI DALLA POLMONITE ATIPICA

 

SINGAPORE. = Nella comunità internazionale si è riacceso il timore di una nuova ondata di Sars. Un giovane che lavora in un laboratorio di virologia dell’Università di Singapore è risultato positivo al test per la polmonite atipica. Anche se i sintomi non corrispondono esattamente a quelli della Sars, si pensa ad una mutazione del virus. Il giovane non era impegnato in alcuna ricerca legata alla polmonite atipica. Il caso, sebbene isolato, ha preoccupato le autorità sanitarie di Singapore che hanno messo in quarantena 25 persone che sono state in contatto col paziente che potrebbe essere dimesso anche la settimana prossima, se i medici avranno la certezza che non sia più contagioso. Intanto tutti i Paesi coinvolti nella prima ondata di Sars sono in allarme ed hanno iniziato a prendere misure di sicurezza. La comunità cattolica di Pechino, città duramente colpita nella primavera scorsa, è rimasta sempre in allerta. I responsabili delle comunità parrocchiali hanno fatto visita a tutti i medici, paramedici e infermieri che hanno coraggiosamente prestato soccorso ai malati. Proprio la comunità di Pechino, dopo la scoperta di questo nuovo caso, ha intensificato la preghiera di intercessione alla Madonna, protettrice del popolo e della Chiesa della Cina. (M.R.)

 

 

L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA “SAVE THE CHILDREN” DALLA LIBERIA LANCIA

UN FORTE APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE. A MONROVIA, CAPITALE

DEL TORMENTATO PAESE AFRICANO, NONOSTANTE GLI ACCORDI DI PACE,

LA SITUAZIONE DELLA POPOLAZIONE È DRAMMATICA

 

MONROVIA. = A circa un mese dall’accordo di pace tra il governo e le forze ribelli, l’organizzazione umanitaria “Save the Children” lancia un appello alla comunità internazionale per assicurare alla popolazione della Liberia un pieno accesso degli aiuti umanitari. Nella capitale Monrovia la maggior parte dei rifugiati non ha accesso né all’acqua potabile né ai servizi sanitari di base. Per questo il colera è una minaccia reale per la popolazione che non ha cibo in quantità sufficiente. I bambini corrono il rischio continuo di contrarre malattie intestinali e respiratorie. Inoltre, il 70 per cento dei soldati, è costituito da minori che vengono separati dalle famiglie e sottoposti a continue violenze. La difficoltà che attraversano molte famiglie portano le ragazze sulla strada: la diffusione della prostituzione porta all’aumento del virus dell’Hiv. “Save the Children” si è impegnata a distribuire, nelle ultime tre settimane, cibo e medicine per oltre 3,5 mila bambini. L’organizzazione è presente sul territorio della Liberia con uno staff di 63 persone, dislocate in 11 centri di accoglienza per orfani e donne incinte. (M.R.)

 

 

LA COMUNITÀ CATTOLICA, SOSTENUTA ANCHE DALLA COMUNITA’ ISLAMICA,

NELLO SRI LANKA SCENDE IN CAMPO CON UNA INCISIVA CAMPAGNA CONTRO LA LEGALIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE

E PER FERMARE GLI ABUSI CHE, OGNI ANNO, SUBISCONO 300 MILA BAMBINI

 

COLOMBO. = Con una presa di posizione decisa, i cattolici dello Sri Lanka si sono opposti alla legalizzazione delle zone “a luci rosse” dove è fiorente il mercato del sesso. La popolazione della capitale Colombo, con una petizione, aveva chiesto la legalizzazione di queste zone dove la prostituzione, anche dei minori, costituisce una proficua fonte di guadagno per queste persone. A questa richiesta ha fatto eco una forte campagna della comunità cattolica, appoggiata anche dalla comunità islamica presente nel territorio. I leader musulmani hanno, infatti, sottolineato come l’Islam sia contrario allo sfruttamento della prostituzione e hanno dato la loro massima disponibilità per combattere questa battaglia accanto alla comunità cattolica. Lo Sri Lanka è diventata una meta celebre per il turismo sessuale ma, cosa ancora più grave, per i pedofili che arrivano dall’Europa e dagli Stati Uniti. Secondo le stime dell’Unicef, annualmente, in questo Paese sono 300 mila i bambini sottoposti agli abusi dei turisti e dei pedofili. La prostituzione porta anche alla diffusione dell’ Aids, altra piaga che affligge il Paese. Le associazioni cattoliche, per contrastare questi soprusi, hanno iniziato una battaglia, anche politica, chiedendo leggi e controlli più severi alle autorità competenti. (M.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il presidente palestinese, Yasser Arafat, sarà espulso dai Territori. Lo ha deciso ieri il premier israeliano, Ariel Sharon, che ha incaricato l’esercito di preparare un piano per l’esilio del leader dell’Autorità nazionale palestinese. Ma la ferma opposizione della comunità internazionale – Stati Uniti in testa – ha per ora bloccato il provvedimento, che rimane valido “in linea di principio”.

 

Trasferiamoci in Iraq, dove almeno 11 poliziotti iracheni sono rimasti uccisi per errore, la scorsa notte, dai colpi dei soldati americani nei pressi di Falluja, nel centro del Paese, mentre erano impegnati in un inseguimento di malviventi armati. Un episodio analogo era avvenuto mercoledì, quando i soldati statunitensi avevano aperto il fuoco uccidendo un agente iracheno e ferendone un altro dopo essere stati bersaglio di un attacco che aveva provocato quattro feriti.

 

A due anni di distanza New York, Washington, Pennsylvania e tutte le città degli Stati Uniti hanno ricordato, ieri, l’11 settembre 2001 con toccanti cerimonie di commemorazione, ma quella più significativa è avvenuta a Ground Zero, dove sorgevano le Torri Gemelle. Mentre il segretario di Stato americano, Colin Powell, leggeva alla Nazione un messaggio del presidente statunitense, George Bush, la bandiera a stelle e strisce che sventolava sul World Trade Center, è tornata a Ground Zero. La cerimonia, a cui hanno presenziato il sindaco, Michael Bloomberg, il suo predecessore, Rudolph Giuliani, ed il governatore George Pataki, si è imperniata sulla lettura, da parte di 200 bambini, dei nomi delle vittime degli attentati alle Torri Gemelle. Su questa drammatica ricorrenza ci riferisce, da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Minuti di silenzio hanno marcato gli istanti in cui gli aerei colpirono le due torri gemelle ed i momenti in cui crollarono, portando con sé quasi 2.800 vite. Poi, i figli delle vittime hanno letto a Ground Zero i nomi di tutte le persone morte due anni fa a New York. Il presidente Bush è rimasto a Washington dove ha partecipato ad una cerimonia religiosa ed ha osservato un minuto di silenzio sul prato della Casa Bianca. “Questa – ha detto Bush – è una giornata triste e terribile per ricordare le vite perdute, gli atti eroici e la compassione dimostrata dai nostri cittadini e per pregare per le mogli ed i mariti, i padri e le madri, i figli e le figlie e tutti i parenti delle vittime”. La giornata del ricordo, però, è stata segnata da un altro richiamo alla realtà della minaccia terroristica dopo il nuovo video di Osama Bin Laden trasmesso dalla tv Al Jazeera. Ieri il Dipartimento di Stato ha lanciato l’allarme internazionale dicendo che Al Qaeda sta cercando di colpire obiettivi americani in tutto il mondo, compresa l’Europa, con armi chimiche e biologiche.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Anche in un altro 11 settembre, quello del 1973, è stata scritta una drammatica pagina di storia. Sono infatti passati 30 anni dal golpe militare che decretò, in Cile, la fine della democrazia con la morte del presidente Salvador Allende. Questa ricorrenza è stata caratterizzata da diversi scontri a Santiago del Cile dove, ieri, si sono verificati gravi incidenti fra manifestanti e carabineros. Nella Fondazione Augusto Pinochet si è svolta, inoltre, una cerimonia a cui hanno partecipato 3.000 simpatizzanti dell’ex dittatore nella quale sono state consegnate decorazioni a 120 ministri del regime militare. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Mentre il presidente socialista, Ricardo Lagos, pronunciava alla Moneda un discorso nel quale sosteneva con forza che il messaggio del defunto presidente Salvador Allende non poteva essere né di rancore né di divisione, il vecchio Pinochet, la sua famiglia ed i membri della sua fondazione si sono mostrati in pubblico per giustificare il golpe come un fatto necessario per risollevare il Paese. I ministri degli Esteri e della Difesa, José Miguel Insulsa e Michel Bachelet, hanno risposto sdrammatizzando l’episodio, sostenendo che riguarda un uomo visibilmente al declino. Agli uni e agli altri si è rivolto il cardinale primate e arcivescovo di Santiago, Francisco Javier Errázuriz Ossa, invitandoli a seguire la strada di Abele e abbandonare l’odio di Caino per il fratello.

 

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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La Svezia è ancora in preda al dolore per la morte del ministro degli esteri, Anna Lindh, accoltellata l’altro ieri a Stoccolma da uno sconosciuto. Su questo tragico episodio di violenza Giovanni Paolo II esprime il proprio dolore in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, inviato al primo ministro svedese Göran Persson, rivolgendo le condoglianze al governo svedese, alla famiglia della signora Lindh e all’intera Nazione. “Raccomandando l’anima del ministro - si legge - alla benevolenza e grazia divina di Dio Onnipotente ed assicurando la propria preghiera, il Santo Padre invoca i doni divini della consolazione e della forza su tutti coloro che ne piangono la scomparsa”. Nel Paese scandinavo a due giorni dal referendum di domenica prossima sull’adesione della Svezia all’euro, gli ideali europeisti di Anna Lindh trovano oggi importanti conferme nel sondaggio pubblicato dallo Skop Institute secondo il quale i favorevoli alla moneta dell’Unione hanno eguagliato, per la prima volta, i contrari. In Svezia cresce, inoltre, lo sgomento per un dramma non nuovo, come ci conferma, da Stoccolma, Vincenzo Lanza:

 

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Gli svedesi non riescono a capacitarsi perché anche questa volta, come per l’assassinio del premier Olof Palme, 17 anni fa, un politico di primissimo piano come la signora Lindh, non fosse stata protetta da agenti dei servizi di sicurezza dello Stato. Questa volta si è trattato, molto probabilmente, di una carenza da parte della polizia che ha il compito di giudicare il grado di rischio al quale sono esposti di volta in volta i politici, e in questo caso il ministro Anna Lindh era proprio al livello massimo di pericolosità, essendo stata per mesi il perno centrale della campagna a favore del ‘sì’ che avrebbe voluto gli svedesi mettessero nelle urne nel referendum per l’euro, di domenica 14 settembre. Una cerimonia funebre in memoria di Anna Lindh è stata celebrata nella cattedrale di Stoccolma.

 

Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.

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Attenzione ai piccoli produttori, stop alla corsa al ribasso dei prezzi sui mercati internazionali: l’appello viene da Cancùn, dove il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù e l’economista indiana Vandana Shiva hanno animato ieri il controvertice delle Organizzazioni non governative. Nella Conferenza ufficiale, invece, si continua a discutere dei sussidi all’agricoltura. E l’Europa, inizialmente alleata con gli Stati Uniti, è ora rimasta sola: i rappresentanti americani sembrano infatti intenzionati ad accettare la richiesta di rimozione dei dazi presentata dai Paesi più poveri. Il servizio di Elena Molinari:

 

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I sussidi agricoli non si toccano – ha detto ieri l’Ue, perché non sta al Wto dirci cosa fare della tutela della nostra cultura, dell’ambiente e della società. I Quindici a Cancún sono disposti a parlare solo dei sussidi – dicono – che distorcono il commercio estero, quelli – cioè – che sovvenzionano i prodotti destinati ai mercati stranieri. Ma altri Paesi chiedono ben di più: la richiesta del G21 – i 21 Paesi in via di sviluppo – di abbattere i dazi dei Paesi ricchi ha già trovato terreno fertile; e pressione è venuta ieri anche dagli americani. La piattaforma comune con cui Ue e Usa si sono presentati al Vertice è già storia passata, ha detto il negoziatore americano numero tre a Cancún, Gibby Pen; se ottenere maggiore accesso per i suoi prodotti nei mercati europei ed internazionali vorrà dire per l’America isolare l’Europa sui temi agricoli, dunque, il rappresentante di Bush non esiterà un istante.

 

Da Cancún, Elena Molinari per la Radio Vaticana.

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