RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 251 - Testo della Trasmissione lunedì 8 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Combattere la povertà e promuovere i valori morali fondamentali per risollevare le sorti della Bolivia: lo auspicato il Papa, che ha ricevuto il nuovo ambasciatore del Paese sudamericano per la presentazione delle lettere credenziali

 

In visita dal Papa i Missionari claretiani, in occasione del capitolo generale

 

Testimoniare che la pace è il destino dell’umanità: è l’invito del Pontefice nel messaggio all’incontro “Uomini e religioni” in corso ad Aachen

 

Da oggi, a Roma, 170 vescovi anglofoni per un incontro sull’esercizio del ministero episcopale. Con noi, il cardinale Crescenzio Sepe.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sono più di ottocento milioni gli adulti segnati dall’analfabetizzazione, nel mondo: lo ricorda l’Unesco, nelle celebrazioni per l’annuale Giornata mondiale dedicata al problema. Intervista con Namtit Akosorukool

 

Sviluppo e promozione dei diritti umani: ne discutono alle Nazioni Unite duemila Ong, da oggi al 10 settembre. Ai nostri microfoni, Pierpaolo Saporito.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Raffaele Martino, al Congresso della Commissione internazionale della pastorale cattolica delle prigioni, in corso a Dublino

 

Lettera pastorale del cardinale Tettamanzi indirizzata alla diocesi di Milano

 

I ribelli del sedicente esercito di Resistenza del Signore (Lra) continuano a seminare morte e distruzione nel Nord Uganda

 

Apertura, ieri sera al teatro Morlacchi di Perugia, della sagra musicale umbra, storica manifestazione d’arte sacra

 

24 ORE NEL MONDO:

Nel suo discorso alla Nazione, George Bush ha chiesto ieri al Congresso 87 miliardi di dollari per finanziare le missioni americane in Iraq e Afghanistan

 

Arafat ha scelto il successore di Abu Mazen: si tratta di Abu Ala

 

Oggi in Italia si ricorda l’8 settembre 1943, data dell’armistizio con gli angloamericani

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 settembre  2003

 

 

L’ESIGENZA DI UN RINNOVATO IMPEGNO ETICO E SOCIALE

SOPRATTUTTO IN FAVORE DEI PIU’ POVERI RICHIAMATA DAL PAPA

NELL’UDIENZA AL NUOVO AMBASCIATORE DELLA BOLIVIA,

RICEVUTO PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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“Il futuro di una nazione deve basarsi sulla pace sociale”, che vuol dire stabilità politica, responsabilità amministrativa, perseguimento dei valori morali fondamentali, lotta alla povertà. E’ quanto, in sintesi, Giovanni Paolo II ha detto questa mattina al nuovo ambasciatore della Bolivia presso la Santa Sede, Valentín Abecia Baldivieso, ricevuto a Castel Gandolfo per la presentazione delle Lettere credenziali.

 

Il Papa ha subito riconosciuto, all’inizio del suo discorso, i “momenti difficili”  vissuti dalla Bolivia “a causa della sua delicata e conflittuale situazione sociale”. Ed ha dato merito alla Chiesa locale di aver collaborato con le autorità civili e di aver intrapreso “iniziative pacificatrici”, favorendo “l’intesa e la riconciliazione”. Da queste forme di dialogo, ha affermato il Pontefice, deve essere esclusa “ogni forma di violenza”: al contrario, ha ribadito con chiarezza, il dialogo deve “aiutare a costruire un futuro più umano con la collaborazione di tutti, evitando l’impoverimento della società”. A questo proposito, ha osservato Giovanni Paolo II, per ottenere il progresso sociale non è sufficiente applicare “solo i mezzi tecnici necessari, ma anche promuovendo riforme con una base umana e morale”, che abbiano un rispetto di tipo etico “della persona, della famiglia e della società”.

 

Il Papa ha quindi auspicato che la Bolivia - puntando su una “stabilità politica” che permetta “a tutti di partecipare alla vita pubblica” - riesca a “superare la grave e profonda crisi finanziaria che colpisce principalmente le classi più deboli della società”. Penso, ha detto il Pontefice, “ai contadini, ai minatori, agli abitanti dei quartieri periferici delle città”: tutti “vittime di un materialismo che esclude l’uomo e che agisce unicamente per interesse di arricchimento o di potere”. “E’ doloroso e vasto il problema della povertà”, ha concluso Giovanni Paolo II, giacché porta con sé “gravi conseguenze nel campo dell’educazione, della salute, della casa”. Il risolverlo, ha aggiunto, “richiede una seria presa di coscienza per affrontare con decisione la situazione attuale a tutti i livelli, cooperando a un reale impegno per il bene comune”.

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L’ACCOGLIENZA E LA SOLIDARIETA’ TIPICHE DEL CARISMA MISSIONARIO TRAGGANO ORIGINE DALL’INTIMA UNIONE CON CRISTO CROCIFISSO.

E’ IL MESSAGGIO  DEL PAPA AI MISSIONARI CLARETIANI

 IN OCCASIONE DEL LORO CAPITOLO GENERALE

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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“In un momento storico in cui, nel vasto orizzonte della società, si intravedono  non pochi segni di una diffusa cultura della morte, sentitevi inviati dal Signore Gesù a proclamare il Dio della vita”. Questo l’invito del Papa nel discorso indirizzato ai partecipanti al 23.mo capitolo generale dei Claretiani, missionari figli del Cuore Immacolato di Maria, ricevuti oggi nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. “Perchè abbiano la vita”: è il tema del Capitolo, in corso a Roma dallo scorso 19 agosto e che vede la partecipazione di 76 religiosi.

 

Giovanni Paolo II ricorda come nei nostri tempi “la vita, immenso dono del Padre, debba essere difesa, coltivata e rispettata nella sua dignità, soprattutto tra i più bisognosi, attraverso parole di speranza e gesti gratuiti di accoglienza e solidarietà”. “Tutto ciò - spiega il Pontefice - è fondamentale per l’identità e l’armonia delle persone e della famiglia umana nel suo insieme”. “Il servizio missionario - scrive all’Istituto - deve germogliare dall’intima unione con il Signore ed essere vissuto in un cammino di offerta di sé fino alla Croce: percorso compiuto da Cristo stesso e additato a chiunque lo voglia seguire”: un’intima comunione con Gesù, dunque, che può essere appresa dal Cuore Immacolato di Maria.

 

Salutando il nuovo superiore generale, Josep Maria Abella Batle, il Santo Padre non manca di ricordare i numerosi “doni” elargiti ai missionari claretiani dall’amore di Dio: “il dono prezioso  di nuove vocazioni, soprattutto in Asia e in Africa”; “il dono di nuove presenze missionarie nel mondo”; “il dono”, infine del “sangue dei martiri, testimonianza di Cristo per i nostri tempi”. Sul capitolo in corso Giovanni Paolo II invoca la luce dello Spirito affinché sia bussola e alimento per tutti i membri dell’Istituto. La congregazione, fondata da Sant’Antonio Maria Claret nella spagnola Vic nel 1849, è attualmente composta da circa 3.000 missionari che lavorano in 64 Paesi del mondo: 15 dell’Africa, 25 dell’America, 9 dell’Asia, 14 dell’Europa e 1 dell’Oceania con particolare dedizione per l’annuncio della Parola in tutte le forme, l’educazione dei giovani e l’apostolato attraverso la stampa.

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ALTRE UDIENZE DI OGGI

 

Oltre al nuovo ambasciatore di Bolivia presso la Santa Sede e ai Missionari Claretiani riuniti per il Capitolo generale, il Papa ha ricevuto stamani a Castel Gandolfo in successive udienze l’arcivescovo Ivan Jurkovic, nunzio apostolico in Bielorussia, e il presidente della Provincia di Roma, onorevole Enrico Gasbarra, con la consorte.

 

 

TUTTI I FEDELI DELLA DIOCESI DI ROMA CALDAMENTE INVITATI

DAL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI ALLA MESSA SOLENNE DEL PAPA

IN PIAZZA SAN PIETRO, IL 16 OTTOBRE, PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO

 - A cura di Paolo Salvo -

 

Il 16 ottobre prossimo, nel 25.mo anniversario dell’elezione al Pontificato, Giovanni Paolo II presiederà una solenne Concelebrazione eucaristica alle ore 18 in Piazza San Pietro. In occasione di questo evento, il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha inviato una lettera a tutti i fedeli della diocesi di Roma, invitandoli a partecipare alla Messa presieduta dal Papa ed a prepararsi spiritualmente.

 

“Con grandissima gioia - scrive il cardinale Ruini - invito voi tutti a partecipare: pregheremo con il Papa e per il Papa, ringraziando Dio per avercelo dato e chiedendogli  di conservarci a lungo questo nostro amatissimo Padre. Con il Papa – aggiunge il cardinale vicario – pregheremo anche per la Chiesa di Roma, affinché noi tutti suoi figli possiamo vivere da autentici discepoli di Gesù Cristo ed essere  così suoi testimoni credibili, percorrendo con coraggio, sull’esempio del Papa, la via che da Cristo conduce a ogni uomo”.

 

Il vicario di Roma Ruini chiede quindi ai fedeli di prepararsi spiritualmente a questo “momento di grazia” pregando per il Santo Padre nelle parrocchie e comunità, nelle famiglie e nel segreto dei loro cuori. A tal fine il porporato informa che da lunedì 22 settembre sarà disponibile presso l’Ufficio liturgico del Vicariato un sussidio  di preghiera per il Papa, con i testi per il Rosario meditato e per l’animazione dell’Adorazione eucaristica, oltre a una serie di intenzioni da inserire nelle preghiere dei fedeli delle domeniche 28 settembre, 5 e 12 ottobre.

 

Il cardinale vicario chiede inoltre ai sacerdoti, ai superiori e superiore religiosi, ai responsabili delle Aggregazioni ecclesiali di “promuovere la più grande partecipazione dei fedeli” alla solenne Eucaristia del 16 ottobre, nella quale concelebreranno con il Papa i cardinali, i vescovi e i parroci di Roma. In questa “specialissima circostanza” - precisa pure il cardinale Ruini ai fedeli romani - sono sospese tutte le celebrazioni liturgiche vespertine in ogni parrocchia e chiesa della diocesi. Il cardinale vicario annuncia infine che “come segno della gratitudine di tutta la Chiesa di Roma, verrà donata al Santo Padre una Icona della Madonna del Divino Amore, destinata ad essere esposta in quel Santuario alla venerazione dei fedeli”.

 

 

TESTIMONIARE CHE LA PACE E’ IL DESTINO DI TUTTI GLI UOMINI.

LO CHIEDE IL PAPA NEL MESSAGGIO INVIATO AL MEETING “UOMINI E RELIGIONI”

IN CORSO AD AACHEN

- Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

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La vocazione delle religioni è quella di essere l’acqua che spegne il fuoco della guerra, e non quella di essere benzina sugli incendi perché divampino più forti e brutali. La causa della pace ha bisogno delle religioni e le religioni non possono sottrarsi al servizio alla pace. E’ questo lo spirito di Assisi che si rinnova qui in questi giorni ad Aquisgrana (Aachen): lo ha sottolineato Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio che ieri ha aperto i lavori di questo 17.mo appuntamento. Combattere il dilagante pessimismo e la mancanza di fiducia nel dialogo che tocca sia le religioni sia le relazioni internazionali: sono queste le sfide che vengono lanciate qui.  Su tutte ne prevale però una: testimoniare che è la pace il destino di tutti gli uomini, ciò  che chiede il Papa nel suo messaggio inviato al meeting di Sant’Egidio, affidato al delegato pontificio, il cardinale Etchegaray. Assieme alle Torri Gemelle di New York, è l’amara constatazione del Papa, sembrano essere crollate anche molte speranze di pace.

 

Ad Assisi nel 1986 prendeva forma quella grande visione che aveva nel cuore il beato Giovanni XXIII quando scrisse l’enciclica Pacem in terris, ma quell’anelito, scrive il Papa, non è stato raccolto con prontezza e sollecitudine e troppo poco si è investito per difendere la pace e per sostenere il sogno di un mondo libero dalle guerre. In questi anni, continua il messaggio, si è assistito allo sviluppo di passioni egocentriche per i propri confini, per la propria etnia, guerre e conflitti continuano ad avvelenare la vita di tanti popoli, alimentati dalle ingiustizie e dalle disparità del nostro pianeta e in questo modo non si facilita certo il processo di pace. Che fare quindi? Come affermare la pace in questi tempi di guerre? Una risposta concreta a queste domande, per il Papa, è da ricercare proprio in questi incontri organizzati da Sant’Egidio e poi sottolinea quello che è uno dei grandi interrogativi di questo meeting: che tipo di Europa si vuole costruire? La preoccupazione di Giovanni Paolo II, e dei presenti ad Aachen, è che si dimentichino le radici spirituali e cristiane che, scrive il Santo Padre, non sono una memoria di esclusivismo religioso, ma un fondamento di libertà perché rendono l’Europa un crogiuolo di culture e di esperienze differenti. E l’Europa è chiamata a recuperare la consapevolezza delle sue radici più profonde. Tanto più si ancorerà alle sue radici, tanto più l’Europa accelererà il processo di unione interna e offrirà il suo indispensabile contributo per il progresso e la pace tra tutti i popoli della terra.

 

 Da Aachen, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana.

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DA OGGI A SABATO PROSSIMO A ROMA 169 VESCOVI DI LINGUA INGLESE PROVENIENTI DA QUATTRO CONTINENTI DISCUTONO SULL’ESERCIZIO DEL LORO MINISTERO: CON NOI IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE,

APPENA RIENTRATO DALLA MISSIONE IN MONGOLIA

                                        - Servizio di Giovanni Peduto -      

 

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L’incontro è stato promosso dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e si tiene presso il Pontificio Collegio San Paolo Apostolo in via di Torre Rossa. Per l’esattezza i presuli provengono 63 dall’Africa, 88 dall’Asia, 13 dall’Oceania e 5 dalle Americhe. Si tratta delle diocesi anglofone di territori dipendenti dal dicastero di Propaganda Fide. Il prefetto, cardinale Crescenzio Sepe, appena rientrato dalla visita in Mongolia, in apertura dei lavori questa mattina ce ne ha illustrato la finalità:

          

R. - La finalità è quella di riunire questi vescovi per un aggiornamento che li aiuti nel loro apostolato episcopale e perché, stando insieme e conoscendosi, possano trovare quell’energia per affrontare le tante difficoltà. Sono vescovi di frontiera, vescovi che devono affrontare mille difficoltà di ogni genere, dovute alle varie situazioni sociali, culturali, politiche e religiose e che quindi necessitano di un rafforzamento nella fede. Necessitano anche di essere animati da una maggiore volontà di realizzare l’evangelizzazione nel mondo di oggi e soprattutto in comunione con il Santo Padre e la Chiesa universale.

 

D. – Eminenza, lei è appena tornato dalla Mongolia dove si è recato per volontà del Santo Padre. Una impressione, al ritorno da questo viaggio che avrebbe dovuto vedere il Santo Padre in quel Paese…

 

R. – Il viaggio del Santo Padre è stato sospeso e non ancora cancellato. Intanto il Santo Padre ha chiesto che preparassi un po’ la strada per una sua eventuale visita. E’ stata un’impressione entusiasmante, in alcuni momenti anche commovente, al pensiero che per la prima volta si ordinava un vescovo per questo Paese così lontano; veniva consacrata la prima cattedrale e soprattutto nel vedere tutte le opere di carità realizzate dai missionari presenti nel Paese. Tutto questo dà l’immagine di una Chiesa molto aperta, molto dinamica e direi piena di futuro perché sopratutto i giovani hanno un cuore molto aperto a quello che è il messaggio cristiano cattolico e a tutto ciò che significa anche una presenza viva del cristianesimo e del Vangelo di Cristo nel loro territorio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Un passo del Messaggio del Papa in occasione del XVII Incontro internazionale di preghiera per la pace è il contenuto della testatina d'apertura dal titolo fisso "L'Europa o è cristiana o non è Europa".

Si impone poi il titolo "Verso Pompei centro della spiritualità del Rosario": all'Angelus, Giovanni Paolo II, prima del viaggio in Slovacchia, avvia un ideale pellegrinaggio verso il Santuario dove si recherà il 7 ottobre per un momento particolarmente significativo dell'Anno del Rosario.

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore di Bolivia, il Santo Padre ha richiamato l'esigenza di proporre costantemente valori morali per assicurare lo sviluppo per tutti.

Nel discorso ai partecipanti al capitolo dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, Giovanni Paolo II ha esortato a proclamare il Dio della vita in una società che lascia intravvedere non pochi segni di una diffusa cultura della morte.

Il Messaggio del Papa al cardinale Etchegaray in occasione del XVII Incontro internazionale di preghiera per la pace.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: il presidente del Parlamento Abu Ala scelto al posto di Abu Mazen.

Iraq: in un discorso rivolto ai connazionali, Bush ha ribadito l'esigenza di aiutare gli iracheni a costruire il loro futuro.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Giuseppe Costa dal titolo "Il giornalismo e l'esigenza di una formazione sistematica, etica ed umanistica oltre che pratica e tecnologica".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria e delle pensioni.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 settembre 2003

 

 

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE DEVE AGIRE IN PRIMA LINEA

CONTRO LA PIAGA DELL’ANALFABETIZZAZIONE NEL MONDO.

LO SOSTIENE L’UNESCO, NELLA GIORNATA MONDIALE DEDICATA AL PROBLEMA

- Intervista con Namtit Akosorukool -

 

“Dedicare ogni anno una giornata all’alfabetizzazione è necessario perché non se ne perda di vista l’importanza e per celebrare le opportunità che si presenteranno a quanti non sono più analfabeti”. È un brano del messaggio del direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura, per la Giornata mondiale dell’alfabetizzazione, che si celebra oggi. In occasione della ricorrenza, verranno consegnati dei premi alle organizzazioni impegnate nella lotta contro l’analfabetismo. Sebbene si siano compiuti notevoli passi in avanti, il numero di persone che non sanno leggere né scrivere resta molto elevato, come ci conferma, al microfono di Dorotea Gambardella, l’esperta di problemi dell’alfabetizzazione per l’Unesco, Namtit Akosorukool.

 

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R. – THE PROBLEM OF LITERECY OR ILLITERACY…

Il problema dell’alfabetizzazione o meglio dell’analfabetismo nel mondo è estremamente serio. Circa 862 milioni di adulti non sanno leggere, né scrivere e di essi i due terzi sono donne. Non solo, vi sono anche più di 100 milioni di bambini che disertano la scuola, di cui il 60 per cento ragazze. La più alta concentrazione di analfabeti è in Asia, Messico e in molte aree dell’Africa. L’analfabetismo non riguarda tuttavia solo i paesi in via di sviluppo. Stati Uniti, Germania e Regno Unito ad esempio presentano differenti aspetti del problema non meno trascurabili. Quindi si tratta davvero di una questione d’interesse mondiale. Comunque bisogna sottolineare che negli ultimi venti anni qualche miglioramento si è registrato e nelle aree sopra citate il tasso di alfabetizzazione è salito dal 70 all’88 per cento.

 

D. – Cosa state facendo per risolvere la situazione?

 

R. – I WOULD LIKE TO EMPHASIZE…

Vorrei sottolineare che l’analfabetismo non è un problema di cui deve farsi carico l’Unesco, bensì la comunità internazionale, poiché investe i diritti fondamentali dell’uomo. Ormai non è più una questione individuale ma sociale e i vari governi dovrebbero seriamente adoperarsi per far sì che tutti sappiano almeno leggere e scrivere. L’Unesco dal canto suo lo considera una questione di primaria importanza, a cui viene dato largo spazio in tutte le conferenze. Coinvolge continuamente i media per far sì che le persone comprendano a fondo la gravità del problema, ha istituito dei premi internazionali come riconoscimento a quanti s’impegnano nel settore. Mediante i vari partners organizza corsi di aggiornamento per docenti, lavora per il miglioramento di strutture e materiali, affinché si produca sviluppo e benefici concreti per la vita delle persone. Infine collabora con le varie organizzazioni non governative per far sì che non si perda mai di vista il vero e più profondo significato dell’istruzione ed è impegnato in un costante monitoraggio dei vari progetti per accertarsi che i partners operino nella direzione giusta.

 

D. – Qual è il significato più profondo dell’alfabetizzazione?

 

R. – TRADITIONALLY LITERACY IS CONSIDERED TO BE…

Un tempo essere alfabetizzati significava solo saper leggere, scrivere e contare. In seguito si è compreso che ciò non è sufficiente e che questi sono soltanto gli strumenti di base che l’alfabetizzazione fornisce. Oggi essa viene vista come una risposta ai bisogni delle persone, se ben utilizzata può cambiare quello che non va a livello sociale, economico, politico. Quindi si intuisce come sia tra i bisogni più importanti.

 

D. – Qual il messaggio che la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione vuole lanciare quest’anno?

 

R. – THE MESSAGE OF THIS YEAR…

Il messaggio per quest’anno è che l’analfabetismo è una questione che tutti i capi di governo dovrebbero inserire nelle loro agende. Forse una buona strategia per risolvere il problema potrebbe essere concentrare gli sforzi sull’istruzione delle donne.

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LE ONG DI TUTTO IL MONDO SI RIUNISCONO AL PALAZZO DI VETRO

PER DISCUTERE DI SVILUPPO E PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI

- Con noi, Pierpaolo Saporito -

 

“Sicurezza e dignità umana: mantenere la promessa dell’ONU”: è il tema centrale della 56.ma conferenza annuale delle Organizzazioni Non Governative, evento che si terrà al Palazzo di Vetro di New York da oggi al 10 settembre. Al summit prenderanno parte 2000 Ong da cento  Paesi. Si confronteranno sui temi dello sviluppo e della promozione dei diritti umani nell’era della globalizzazione. Tra i sodalizi presenti al vertice anche l’Occam, organismo culturale associato al dipartimento della Pubblica informazione dell’Onu. Al suo presidente, Pierpaolo Saporito, Alessandro Gisotti ha chiesto quali sono le aspettative riposte in questa conferenza:

 

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R. – E’ una conferenza strategicamente importante, perché siamo ormai in una soglia avanzata della rivoluzione digitale. E ciò vuol dire una straordinaria globalizzazione dei rapporti. Dal mondo rigido, da cui stiamo uscendo, la speranza, molto concreta, perché ne vediamo tutti gli effetti, è quella che con l’aiuto dell’ “ombrello” delle Nazioni Unite, con il fervore delle migliaia e migliaia di Ong, ciò porti ad una trasformazione che è capillare, ma è anche generalizzata.

 

D. – Le organizzazioni non governative hanno accresciuto nel corso degli anni la loro capacità di incidere nelle politiche di sviluppo. Qual è oggi la loro vera forza?

 

R. – In questa accelerazione, le reti istituzionali, tradizionali, si sono allargate sempre più. In questi spazi operano proprio le Ong. Quindi, capillarmente hanno trovato ciascuna delle applicazioni che poi hanno sviluppato. Ritorniamo, dunque, ad una situazione dal particolare al generale, in cui il sistema Nazioni Unite nella sua globalità se ne giova. Sono diventate dei sensori che danno delle risposte immediate, mentre prima tutto aveva dei tempi di rilevamento per cui spesso si arrivava ad una sorta di deriva generalizzata, quindi con una caduta di efficienza a livello dei bisogni generali e particolari. Quello che è il lavoro in rete, rispetto ai parametri gerarchici che ci governavano fino a poco tempo fa, sta diventando la pratica di vita. Quindi, lì si è vista l’esplosione, la grande effervescenza e il grande incontro, tra le Ong e le Nazioni Unite.

 

D. – Ecco, come è cambiato nel corso degli anni il rapporto tra le Organizzazioni non governative e il Palazzo di Vetro?

 

R. – Direi in un abbraccio sempre più stretto, in uno scambio sempre più dinamico, in una ricerca sempre più puntuale di soluzioni. Con l’accelerazione della rivoluzione digitale si trovano soluzioni straordinarie. Alle volte, e senza fare grandi filosofie, si trovano soluzioni che automaticamente producono beneficio di mercato. Quindi, ecco l’assunto del “Global Compact” di Kofi Annan: trovare l’apporto tra istanze etiche ed esigenze di mercato. E’ una sintesi su cui le Nazioni Unite hanno trovato veramente una grossa piattaforma di convergenze.

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CHIESA E SOCIETA’

8 settembre 2003

 

 

 

AMAREZZA PER LA SCARSA ECO NEL MONDO DELL’AUSPICATO SEGNO DI CLEMENZA

DOMANDATO DAL PAPA A FAVORE DEI DETENUTI, E DECISO ‘NO’ ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL SISTEMA CARCERARIO IN UN MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DI GIUSTIZIA E PACE, MONS. RENATO MARTINO, AL CONGRESSO DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE DELLA PASTORALE CATTOLICA DELLE PRIGIONI,

IN CORSO A DUBLINO

- A cura di Paolo Scappucci -

 

 

CITTA’ DEL VATICANO. = I principi fondamentali del Magistero ecclesiale sulla pastorale cattolica dei carcerati, e cioè la dignità inalienabile di ogni persona umana anche se macchiatasi d’un delitto, l’equità delle inchiesta di polizia, delle procedure giudiziarie e delle pene detentive, nonché il rispetto dello Stato di diritto a garanzia di chi si trova in carcere. sono sottolineati in un messaggio con data odierna inviato dal presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, arcivescovo Renato Raffaele Martino, al Congresso della Commissione internazionale della pastorale cattolica delle prigioni, in corso a Dublino. Nel testo, letto agli oltre 200 partecipanti di 140 Paesi dal segretario del dicastero, vescovo Gian Paolo Crepaldi, si rileva che il clima di insicurezza diffuso nell’opinione pubblica, con conseguente atteggiamento di inasprita severità nei confronti dei delinquenti, l’insensibilità dei responsabili politici troppo polarizzati sui risultati elettorali e l’eccessivo soprappopolamento delle carceri impediscono un’appropriata valutazione delle vere finalità della detenzione e riducono le possibilità d’un pieno ritorno dei condannati alla vita sociale, una volta scontata la giusta pena. Il documento di mons. Martino ai cappellani cattolici delle carceri esprime delusione per la scarsa eco avuta nel mondo dall’appello, lanciato dal Santo Padre in occasione del Grande Giubileo del 2000 e più volte ripetuto successivamente, “per chiedere un segno di clemenza a beneficio di tutti i detenuti”. Viene poi ribadito un deciso ‘no’ alla privatizzazione della gestione degli istituti di pena. “Bisogna evitare – si afferma nel messaggio del presidente di Giustizia e Pace – che una tale scelta possa ridurre la pena detentiva a un servizio dominato dalla logica del profitto. Ogni riforma non deve perdere di vista che la priorità in questo campo resta il rispetto assoluto della dignità della persona condannata e del suo recupero nella società”.

 

 

LA CHIESA DEVE SPERIMENTARE NUOVE STRADE DI EVANGELIZZAZIONE

PER ESSERE FEDELE ALLA PROPRIA VOCAZIONE MISSIONARIA:

L’ESORTAZIONE ESPRESSA DAL CARDINALE TETTAMANZI NELLA LETTERA PASTORALE

INDIRIZZATA ALLA DIOCESI DI MILANO

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = “Mi sarete testimoni - il volto missionario della chiesa di Milano”: è il titolo della lettera pastorale e del piano triennale che l’arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha presentato oggi alla diocesi di Milano. Tettamanzi ricorda come la necessità di evangelizzazione imponga alla Chiesa di oggi di abbandonare una pastorale abitudinaria, per una conversione missionaria di cui è soggetto protagonista la parrocchia e, al suo interno, ogni singolo credente e realtà ecclesiale. Dopo aver operato un discernimento alla ricerca del proprio volto missionario, la parrocchia procede attraverso tre tappe privilegiate: una celebrazione qualitativamente curata della messa; l’amministrazione dei sacramenti in un contesto di fede celebrata/professata e vissuta; ed, infine, attraverso la presenza da cristiani nei concreti ambiti della vita quotidiana. Alla responsabilità della missione nel quotidiano, l’arcivescovo di Milano chiama ogni singolo cristiano. Le figure specializzate degli operatori pastorali  poi, curano l’evangelizzazione specifica di settori determinati e lo fanno attraverso una formazione permanente e la cura di una profonda spiritualità. Per quanto riguarda poi il percorso pastorale di quest’anno, Tettamanzi ha chiesto di dedicare alla lettera la prima parte dell’anno; quindi, di operare il discernimento evangelico alla ricerca del volto missinario della chiesa milanese ed, infine, di fare del credo il tema delle catechesi, curando poi la preparazione dei fidanzati al matrimonio. In tutte le chiese della diocesi sarà poi consegnato domenica prossima un messaggio dell’arcive-scovo ai fedeli dal titolo “Mi sarai testimone”, con le linee guida del percorso diocesano dei prossimi tre anni.

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VIOLENZA CONTRO LA CHIESA IN UGANDA.

I RIBELLI DELL’ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE HANNO ATTACCATO

LA MISSIONE CATTOLICA DI ICEME, SACCHEGGIANDOLA E PERCUOTENDO IL PARROCO

- A cura di padre Giulio Albanese -

 

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KAMPALA. = I ribelli del sedicente esercito di Resistenza del Signore (Lra) continuano a seminare morte e distruzione nel Nord Uganda, portando avanti un’assurda crociata contro il governo di Kampala. Nella notte tra sabato e domenica hanno attaccato la missione cattolica di Iceme, una cinquantina di chilometri ad est di Lira, saccheggiandola da cima a fondo e percuotendo il parroco, un missionario di 70 anni. La barbara azione è iniziata alle 21.30 di sabato e si è protratta oltre le 2 di domenica. Padre Guglielmo Maffeis, comboniano, originario della diocesi di Bergamo, ha subito numerose percosse sulla schiena e si trova attualmente nella cittadina di Lira, dove i medici lo hanno dichiarato fuori pericolo. Gli ‘olum’ - così vengono chiamati i ribelli della Lord’s Resistance Army dalla gente - hanno letteralmente svuotato la canonica, portando via cibo, suppellettili e quant’altro. Successivamente si sono diretti verso l’edificio della chiesa, profanandola. Il sacerdote ha raccontato che i ribelli, una volta all’interno dell’edificio sacro, hanno spezzato una statua, asportando il microfono sull’altare maggiore e l’intero sistema di amplificazione. L’episodio è, comunque, sintomatico dell’insicu-rezza in cui versano i territori del Nord Uganda, infestati dagli ‘olum’, un movimento fondato da Joseph Kony, un pazzo visionario al soldo del regime di Khartoum. Padre Maffeis svolge servizio missionario in Uganda dal 1962.

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PATHOS ED ENERGIA SONORA PER L'APERTURA, IERI SERA AL TEATRO MORLACCHI

DI PERUGIA, DELLA SAGRA MUSICALE UMBRA, STORICA MANIFESTAZIONE D’ARTE SACRA GIUNTA ALLA 58.MA EDIZIONE, SOTTO LA DIREZIONE ARTISTICA

DEL MAESTRO CARLO PEDINI

- A cura di A.V. -

 

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PERUGIA = L’inaugurazione rompe gli schemi classici del festival a tema: é un concerto sinfonico apparentemente “profano”, con l’Ouverture del Manfred e la IV Sinfonia di Schumann, il Concerto per violino di Brahms, che per concentrazione degli interpreti ed emozione eleva, però, l’ascolto alle alte vette della spiritualità. Straordinari artefici del miracolo musicale sono, infatti, l’Orchestra del XVIII secolo di Amsterdam e il suo fondatore e direttore Frans Brüggen, oltre al violino solista di Thomas Zehetmair, che nella prima parte del concerto non disdegna di unirsi ai colleghi orchestrali, tutti di eccelse qualità, come spalla. Una formazione con strumenti d’epoca che, come il nome stesso denuncia, è più orientata al repertorio classico che alla grande musica romantica. Ma proprio le sonorità asciutte, che non perdono in robustezza, il colore insolito dei fiati naturali, la chiarezza di esecuzione hanno presentato le pagine in programma sotto una luce nuova, esaltata nel Concerto di Brahms dall’essenzialità e dal rigore del violino di Zehtmair, che ha avuto anche momenti di inattesa dolcezza. La Sagra Musicale Umbra prosegue i suoi appuntamenti fino al 20 settembre secondo il registro abituale che unisce la spiritualità all’arte contemporanea, con una nuova produzione “La Sapienza di Rosvita” con le musiche scritte espressamente  da Fernando Sulpizi e la regia di Roberto Biselli, che mette in scena alcuni testi della monaca vissuta nell’XI secolo, anticipatrice del dramma liturgico. Commissione della Sagra anche al compositore Marco Betta per una nuova opera sacra ispirata all’opera pittorica del Perugino, al secolo Pietro Vannucci, in occasione delle celebrazioni ufficiali promosse dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e al Patrimonio Storico dell’Umbria. Gemellaggio con il festival di Arte Sacra di Madrid per lo spettacolo coreografico del gruppo Olas Teatro, COR, su musiche corali dal gregoriano a Monteverdi, passando per la tradizione orale umbra. Concerti d’organo e pagine di ispirazione religiosa, da dalla Missa Benedisamus Dominu di Perosi al Magnificat di Bach, completano il ricco cartellone che coinvolge i luoghi più significativi di un itinerario spirituale in Umbria, da Foligno ad Assisi, da Umbertide a Terni a Città della Pieve.

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24 ORE NEL MONDO

8 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Alla vigilia del secondo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, il presidente americano, George Bush, ha pronunciato alle 20 e 30 di ieri sera - 2 e 30 di mattina in Italia – un discorso alla nazione, della durata di 18 minuti, facendo il punto sulla lotta al terrorismo. Il capo della Casa Bianca ha dato ampio risalto ai successi ottenuti nella campagna irachena ed ha ricordato la caduta del regime di Saddam Hussein, l’uccisione dei suoi figli, la cattura di molti fedelissimi del raìs ed il rilancio della guerra contro Al Qaeda. Il presidente statunitense non ha invece rilasciato nessun commento sul mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa e sulla crisi del governo iracheno. La scelta di alcuni temi ed il mancato riferimento ad altre importanti questioni hanno dunque avuto, nel discorso di Bush, lo stesso sfondo: quell’Iraq, che continua a rappresentare per l’amministrazione americana, il principale nodo da sciogliere. Ce lo conferma, da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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“WE WILL DO WHAT IS NECESSARY, WE WILL SPEND WHAT IS NECESSARY...”

 

L’Iraq è diventato il fronte principale della guerra al terrorismo e gli Stati Uniti faranno tutto il necessario e spenderanno tutti i soldi richiesti per vincere. E’ il messaggio che il presidente Bush ha lanciato ieri all’America e al mondo, parlando in diretta televisiva alla Nazione. Era il primo discorso del genere da quello tenuto all’inizio di maggio, con cui il capo della Casa Bianca aveva annunciato trionfalmente la fine dei combattimenti principali dal ponte della portaerei Lincoln; da allora in poi, però, sono morti più soldati americani di quanti avevano perso la vita durante il conflitto. Il presidente ha detto che i 130 mila soldati americani sono sufficienti ma non ha accennato a quando potranno tornare a casa. I costi economici invece continuano a montare e quindi ha rivelato che chiederà al Congresso 87 miliardi di dollari per finanziare le operazioni militari e la ricostruzione nell’arco del prossimo anno. Quindi Bush ha sollecitato i Paesi membri dell’Onu a condividere la sua sfida ai terroristi dopo gli attriti precedenti alla guerra.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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La responsabilità delle verifiche sul programma nucleare dell’Iraq resta all’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Lo ha affermato oggi, a Vienna, il direttore generale dell’Agenzia dell’Onu, Mohamed El Baradei, nel suo discorso inaugurale della riunione del Consiglio dei governatori dell’Aiea. El Baradei ha detto che questa è una conseguenza della firma di Baghdad al trattato di non proliferazione nucleare. Nel Paese arabo proseguono, intanto, gli episodi di violenza: questa mattina tre soldati americani sono rimasti feriti nel centro di Baghdad ed un’esplosione – probabilmente dovuta ad un atto di sabotaggio – ha devastato un oleodotto nella regione di Kirkuk, nell’Iraq settentrionale.

 

In Medio Oriente il futuro dei Territori e della road map è probabilmente legato ai prossimi sviluppi politici all’interno dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Il presidente palestinese, Yasser Arafat, ha infatti ufficialmente chiesto all’attuale presidente del parlamento Ahmad Qorei, alias Abu Ala, di assumere l’incarico di primo ministro al posto di Mahmoud Abbas, noto come Abu Mazen, che si è dimesso sabato scorso. Abu Ala, 65 anni, è tra gli artefici degli accordi di pace di Oslo del 1993 ed è considerato un moderato vicino ad Arafat. Dopo un breve colloquio ieri sera ad Amman con il ministro degli Esteri giordano, Marwan Muasher, e con il collega palestinese Nabil Shaath, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e la sicurezza comune, Javier Solana, ha ribadito la necessità di promuovere il dialogo per costruire un autentico itinerario di pace per il Medio Oriente. “L'Unione Europea – ha affermato - deve trattare con il nuovo premier palestinese”. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Abu Ala pone le carte sul tavolo e ancor prima di ricevere ufficialmente l’incarico di primo ministro, come successore di Abu Mazen, dice: “Non sono disposto a fallire e non accetterò di guidare un governo se non avrò precise garanzie da Stati Uniti e Unione Europea sul percorso di pace previsto dalla Road Map, che tende – come noto – a conseguire la nascita dello Stato indipendente palestinese”. In verità egli, nei giorni scorsi, avvertendo come più che probabile la sua designazione a premier, aveva preso dei contatti con  esponenti statunitensi, ma ora non dice che cosa egli intende fare, se smantellare le organizzazioni della rivolta palestinese, nei quadri e nelle infrastrutture come gli chiedono israeliani e americani, però si ricorda di chiedere che Israele deve smettere di boicottare Arafat. Anche Saiberekat, nuovo incaricato del negoziato di pace, esplicita soltanto gli obiettivi palestinesi: sì alla Road Map, no agli insediamenti dei coloni. La sensazione, dunque, è che con la caduta di Abu Mazen si delinea una posizione di rigidità palestinese, poco incline a compromessi.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Israele è in stato di allerta per il timore di una sanguinosa vendetta degli integralisti di Hamas per il fallito attacco aereo contro il loro leader spirituale, lo sceicco Ahmed Yassin. La violenza nei territori, intanto, non si arresta. Stamani un palestinese armato è stato ucciso dai soldati israeliani al valico di frontiera di Erez e la scorsa notte un raid aereo ha colpito l’abitazione di un esponente dell’ala militare di Hamas, nel campo profughi di Khan Yunis, nel Sud della striscia di Gaza. Secondo fonti mediche l’attacco ha causato 9 feriti.

 

Apriamo adesso un’importante finestra nella storia italiana e torniamo all’8 settembre 1943 quando fu trasmesso alla radio questo messaggio del maresciallo Badoglio: “Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta”. Oggi quella densa pagina di storia italiana, che sancì il cessate-il-fuoco con Inghilterra e Stati Uniti e che diede inizio dell’occupazione tedesca, viene ricordata con numerose manifestazioni. Ce ne parla Giampiero Guadagni:

 

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Passa da Porta San Paolo, luogo simbolo della lotta di liberazione a Roma, quel percorso della memoria intrapreso da tempo dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per ricomporre le lacerazioni della società italiana anche attraverso una rivisitazione della storia, a partire da una data assai discussa, quella dell’armistizio con gli angloamericani. L’8 settembre - ha detto Ciampi - non fu la morte della patria, ma la sua rigenerazione. Gli italiani seppero sentirsi nazione e alcuni statisti democratici garantirono, in quel periodo, la continuità dello Stato, i cui vertici di allora – ricorda Ciampi – furono drammaticamente assenti. Dall’8 settembre del 1943 – ha aggiunto Ciampi – iniziò quella catarsi che ebbe il suo sbocco nella Costituzione del 1948 che – ha concluso il capo dello Stato scandendo le parole – ha proclamato l’Italia una e indivisibile nella libertà e nella democrazia.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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La situazione della sicurezza in Afghanistan, la ricostruzione del Paese e l’aiuto americano al governo di transizione: sono stati questi i temi al centro dell’incontro di ieri, a Kabul, tra il segretario alla difesa statunitense, Donald Rumsfeld, ed il presidente afghano, Hamid Karzai. Quest’ultimo, intanto, ha rinviato a dicembre la riunione della Loya Jirga, la grande assemblea tradizionale che ha il compito di approvare la nuova costituzione del Paese islamico.

 

 

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