RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 250 - Testo della
Trasmissione domenica 7 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Vince alla Mostra di
Venezia un cinema capace di esprimere il meglio dell’uomo.
CHIESA
E SOCIETA’:
In
fiamme un albergo sull’isola di Batam, in Indonesia
7 settembre 2003
Il PAPA ALL’ANGELUS RILANCIA IL ROSARIO E RICORDA
CHE
MARIA CI CONDUCE AD APPRENDERE IL SEGRETO DELLA
GIOIA CRISTIANA
- A cura di Carla Cotignoli -
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(musica)
Nel clima festoso che si ripete
ogni domenica, il Papa oggi all’Angelus, davanti alla folla di pellegrini di
vari paesi che gremivano il cortile del Palazzo apostolico di Castelgandolfo,
ha rinnovato l’invito a riscoprire il Rosario come preghiera che introduce
all’esperienza di Dio e alla pace:
“Detta bene, essa introduce all’esperienza viva del mistero divino e
procura ai cuori, alle famiglie, all’intera comunità quella pace di cui abbiamo
tanto bisogno”.
Il Santo Padre ha ricordato che tra
un mese esatto, il 7 ottobre prossimo, si recherà in pellegrinaggio al
Santuario di Pompei. Un momento questo – ha detto - che sarà particolarmente
significativo in questo Anno del Rosario, inaugurato il 16 ottobre scorso con
la firma, in Piazza San Pietro, della lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae.
Il Papa ha così annunciato che
oggi dà inizio ad “ un ideale
pellegrinaggio verso quel celebre Tempio mariano, centro della spiritualità del
Rosario, contemplando con Maria il volto di Cristo nei suoi misteri gaudiosi,
luminosi, dolorosi e gloriosi”.
“La festa liturgica della
Natività della Vergine Santa, che ricorre domani, 8 settembre, - ha aggiunto -
è quanto mai propizia per intraprendere questo itinerario spirituale. La sua
nascita, infatti, costituisce una sorta di ‘prologo’ dell’Incarnazione: Maria,
come aurora, precede il sole del ‘giorno nuovo’, preannunciando la gioia del
Redentore”.
Il Papa si è quindi soffermato
sui misteri gaudiosi del rosario:
“Ci fanno contemplare questa gioia che non ignora la drammaticità
della condizione umana, ma scaturisce dalla consapevolezza che il Signore è
vicino, anzi, è Dio-con-noi”.
“Rallegrati”! E’ infatti
l”’invito gioioso dell’Angelo – ha ancora detto il Santo Padre – un
invito che “getta un fascio di luce su
tutti e cinque i misteri gaudiosi”. In essi “Maria ci conduce ad apprendere il
segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto
‘buona notizia’, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella
persona di Cristo”.
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“L’EUROPA HA RADICI CRISTIANE. GUARDIAMO AL
FUTURO IN QUESTA LUCE”
COSÌ
L’ARCIVESCOVO DI BRATISLAVA-TRNAVA, MONS. SOKOL,
ALLA
VIGILIA DEL VIAGGIO DEL PAPA IN SLOVACCHIA
Dall’11 al 14 settembre 2003 Giovanni Paolo II torna in
terra slovacca, per il suo 102 viaggio apostolico. Nell’aprile del ‘90, a pochi
mesi dalla caduta del regime comunista del novembre ‘89, il Santo Padre sostò a
Bratislava, nell’allora Cecoslovacchia. Congedandosi, disse: “Sono tante le
cose che ci uniscono, che ci obbligano a stare, a vivere, a lavorare insieme…
In questo spirito saluto tutti. Non è, spero, un addio ma un arrivederci”. E
così fu. Nell’estate del ‘95 il Papa si recò in quella che nel ’93 era divenuta
la Repubblica di Slovacchia, per la canonizzazione di tre Santi martiri di
Košice. In quell’occasione il Pontefice ricordò “i dolorosi effetti dei duri
anni del regime totalitario, che nel passato hanno provocato una vera e propria
devastazione in campo sia sociale e culturale che in quello politico e
religioso”. Ora Giovanni Paolo II torna a visitare la Slovacchia, ancora
una volta in un momento cruciale della sua storia, alla vigilia dell’ingresso,
il prossimo 1° maggio 2004, nell’Unione Europea. Ce ne parla
mons. Ján Sokol,
arcivescovo di Bratislava-Trnava, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – (Parole in slovacco)
Questa è già la terza visita del Santo Padre, Giovanni
Paolo II, in Slovacchia. Speriamo molto nella sua venuta e crediamo che il
viaggio avrà importanti frutti spirituali. Soprattutto ci incoraggerà nella
fede e a fondare la nostra vita sui valori fondamentali e perenni
dell’esistenza.
D. – Nell’89 è caduto il regime comunista. Com’è cambiata
la Chiesa da allora?
R. – (Parole in slovacco)
Il cambiamento è avvenuto soprattutto nelle nostre libertà.
Non c’è più paura di frequentare le chiese, di incontrarci nelle piccole
comunità, di vivere la nostra fede, di avere contatti con l’esterno.
D. – Quali sono i rapporti con le altre Chiese in
Slovacchia?
R. – (Parole in slovacco)
Abbiamo un bel rapporto con i membri della comunità
protestante-luterana, che rappresenta il 6 per cento della popolazione.
Organizziamo con loro incontri ecumenici e momenti di preghiera. C’è anche la
comunità calvinista che rappresenta più o meno il 2 per cento degli abitanti. I
rapporti sono buoni con tutti.
D. – Per la Chiesa cattolica slovacca quali sono i
problemi di oggi?
R. – (Parole in slovacco)
Ciò che vediamo è la trasformazione dell’economia dello
Stato. C’è purtroppo tanta disoccupazione che si riflette sulla vita delle
famiglie, costrette veramente a vivere col minimo possibile: ciò si riflette
nella loro vita quotidiana, sia culturale sia religiosa.
D. – Che partecipazione hanno le famiglie alla vita
religiosa?
R. – (Parole in slovacco)
Notiamo che i bambini frequentano spesso il catechismo
nelle scuole, sia elementari, sia medie e licei. Ci sono delle famiglie che si
incontrano regolarmente tra di loro e si scambiano delle esperienze. E questo
funziona molto bene. Ciò che incoraggiamo è lo spirito di preghiera in tutte le
famiglie. La Slovacchia, grazie ai Santi Cirillo e Metodio, ha una grande
eredità di preghiera e di fede.
D. – Il Parlamento ha in esame una preoccupante legge
sull’aborto. Qual è la posizione della Chiesa slovacca?
R. – (Parole in slovacco)
La dottrina sociale è sempre stata presente nella
Chiesa slovacca, lo è oggi e lo sarà in futuro. Come dice il Santo Padre, la
Chiesa protegge la vita dal suo sbocciare nel seno materno fino alla sua morte
naturale. Questa è la legge di Dio. L’appello della Chiesa cattolica in
Slovacchia è proprio questo: rimanere fedeli alla dottrina della Chiesa
cattolica.
D. – Con quali sentimenti i fedeli attendono Giovanni
Paolo II, che fin da quando era arcivescovo di Cracovia ha seguito con
attenzione le vicende e la vita del popolo slovacco?
R. – (Parole in slovacco)
La Slovacchia tutta aspetta con grande gioia il Santo
Padre. E’ visto come il vicario di Gesù Cristo, come il capo della Chiesa
cattolica. Sempre lo abbiamo amato così. Questa tradizione da noi ha radici
molto forti e profonde.
D. – Questo viaggio del Papa si colloca proprio ad un
passo dall’entrata della Slovacchia nell’Unione Europea. Qual è l’auspicio,
allora, per il futuro del Paese?
R. – (Parole in slovacco)
L’Europa ha radici cristiane: noi vogliamo associarci al
Santo Padre che protegge queste radici cristiane e che vede il futuro in questa
luce. Ci uniamo al Papa in questa grande impresa.
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7 settembre 2003
“TRA
GUERRA E PACE: RELIGIONI E CULTURE SI INCONTRANO”
AL
NUOVO APPUNTAMENTO PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
INIZIATO
QUESTA MATTINA AD AACHEN IN GERMANIA
CON
NOI MARIO MARAZZITI
- Servizio
della nostra inviata Francesca Sabatinelli -
E’ urgente e necessario riaffermare la strada del dialogo
e della cooperazione tra le religioni e le culture. E’ l’appello che la
Comunità di Sant’Egidio lancia in occasione dell’annuale appuntamento Uomini e Religioni che si è aperto
questa mattina con una solenne cerimonia nel duomo di Aachen, in Germania,
presieduta dal cardinale Walter Kasper e concelebrata dal vescovo della città,
mons. Heinrich Mussinghoff. L’incontro interreligioso, dal titolo “Tra guerra e
pace: religioni e culture si incontrano”, prevede tre giorni di intensi
dibattiti che spazieranno dai conflitti che affliggono il mondo, all’Europa,
all’Africa, allo scontro ed il dialogo tra le religioni, ma anche alla
preghiera come radice della pace. Protagonisti saranno cardinali e patriarchi
della Chiesa cattolica, rappresentanti delle diverse Chiese, dell’ebraismo e
delle religioni buddista, induista, shintoista nonché ministri, intellettuali e
scrittori provenienti da molti Paesi. Lo segue per noi Francesca Sabatinelli:
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Ci sono l’Europa e le religioni, al centro di questa 17.ma
edizione di “Uomini e religioni”: un’Europa che aspetta l’approvazione della
sua Carta Costituzionale, un’Europa che anela ad una definitiva identità e ad
un più incisivo ruolo internazionale. Ciò che l’appuntamento di Aachen vuole
sottolineare, ci spiega Mario Marazziti, portavoce della Comunità di
Sant’Egidio, è che nel mondo c’è una grande necessità d’Europa:
“Abbiamo visto in questo conflitto afghano e iracheno come
le divisioni tra le democrazie occidentali e un ruolo ridotto dell’Europa
abbiano creato da un lato una grande debolezza delle Nazioni Unite e una certa
confusione. Una guerra - dove molte
erano le perplessità se fosse l’unico mezzo per andare ad affrontare una
situazione difficile come quella irachena - e oggi, purtroppo, il dopo guerra,
insegnano che forse i conflitti non sono solo un momento, una fase di impegno
militare, ma hanno tali e tante controindicazioni prima, durante e dopo che probabilmente
bisogna ripensare agli strumenti della politica e della diplomazia più di
quanto non si stia facendo negli ultimi tempi e negli ultimi anni”.
Ma l’Europa ce la farà? Sarà la domanda che accompagnerà
sicuramente molti appuntamenti di questi tre giorni di meeting. Ancora
Marazziti:
“Noi sentiamo la sfida di un restringimento della
democrazia. La lotta al terrorismo rischia di indebolire la democrazia proprio
mentre vuole lottare in nome della democrazia. Si riducono i diritti civili, si
riducono i diritti degli Stati, si introduce un concetto pericoloso, come
quello di ‘guerra preventiva’, si rischia di creare gerarchie di Stati di
‘serie A’ e di ‘serie B’ ... Ebbene, noi crediamo che ci sia un grande bisogno
di un’Europa democratica e di questa tradizione umanistica che sa coniugare
umanesimo, diritti umani e diritti civili”.
L’anno scorso, quando ad ospitare l’annuale appuntamento
di Uomini e religioni fu Palermo,
l’incontro si trovò stretto tra gli attentati dell’11 settembre e l’inizio
della lotta al terrorismo, con l’attacco sull’Afghanistan. Oggi, ad un anno di
distanza, sullo sfondo continua ad esserci il dramma non risolto del Medio Oriente
e il sanguinoso e violento post-guerra in Iraq. Anche quest’anno Sant’Egidio
intende rispondere a chi crede che sia inevitabile uno scontro tra civiltà:
“Lo scontro tra le civiltà è, secondo noi, l’inizio della
fine del mondo e quindi non c’è nulla che oggi possa essere più sbagliato. La
stessa guerra rischia di indebolire, per esempio nel mondo islamico, i moderati
a favore dei più radicali, quindi a favore – alla lunga – del terrorismo.
Allora noi non siamo degli ingenui fautori del dialogo. Sentiamo come le
religioni hanno un grande contributo da dare, sentiamo che le religioni vanno
difese dalla tentazione dell’arroccamento e dello scontro. Sappiamo che le religioni
possono essere tentate e strumentalizzate per farsi meglio la guerra. Ma questi
non sono conflitti di religione. Sono conflitti sociali, etnici che a volte
acquistano un significato religioso. Noi non possiamo accettare che il mondo
sia prigioniero di opposti fondamentalismi, cioè, non solo farsi la guerra, ma
pure in nome di Dio! Al contrario, le religioni oggi possono essere anche una
grande riserva spirituale e anche una grande riserva di comprensione: è tutta
una partita da giocarsi!”.
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L’EUROPA SIA PORTATRICE DI
CIVILTA’ NEL MONDO.
IL PRESIDENTE DELLE ACLI,
LUIGI BOBBA,
RILANCIA IL TEMA DELLE
RADICI CRISTIANE DEL VECCHIO CONTINENTE
E’ inconcepibile che l’Europa non riconosca le sue
radici cristiane. Luigi Bobba, presidente delle Acli, chiude a Orvieto il
convegno della sua organizza-zione e chiede al Vecchio Continente di farsi
portavoce di pace nel mondo e di una globalizzazione responsabile. Il servizio
di Alessandro Guarasci:
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Quale sarà l’Europa del futuro? Su quali valori sarà
fondata? Per Luigi Bobba, presidente delle Acli, è inconcepibile che nella
Costituzione del Vecchio Continente non siano menzionate le radici cristiane.
L’Europa in questo modo dimentica il suo passato e per il futuro rinuncia a
svolgere una nuova opera di civilizzazione. E’ necessario però che i padri costituenti
facciano un ulteriore passo avanti:
“Bisogna costruire questa Europa a partire dalla
Costituzione che oltre alle radici cristiane dovrebbe contenere il concetto di
ripudio della guerra per risolvere le questioni internazionali. A ciò si
dovrebbe accompagnare una delega agli organismi internazionali per assumere
quelle azioni che l’Europa da sola non è in grado di sostenere”.
D’altronde l’utilità di una presa di posizione in
questo senso è importante anche alla luce degli ultimi eventi in Medio Oriente.
E per Bobba è indispensabile che il governo italiano, ora alla presidenza della
Ue, faccia sentire la sua voce su questi temi. Così come è importante che
presto sia approvata una normativa sul diritto d’asilo.
Il mondo però a breve si dovrà confrontare anche su
un’altra questione fondamentale: la liberalizzazione del commercio
internazionale al WTO di Cancun. Bobba ribadisce la necessità di abolire i dazi
sulle importazioni e i sussidi all’agricoltura dati da Ue e Usa. Solo così
potrà esserci un vero sviluppo. E anche dal segretario generale della Cisl
Savino Pezzotta viene una proposta per rilanciare il Terzo Mondo: ogni Paese
europeo e in particolar modo l’Italia adotti una nazione africana e le permetta
con azioni mirate di uscire dal sottosviluppo.
Da Orvieto, Alessandro Guarasci, Radio Vaticana.
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LA
CENTRALITA’ DEI DIRITTI UMANI E DELLO
SVILUPPO DEI POPOLI
RICHIAMATA
DAL COMITATO CATTOLICO FRANCESE CONTRO LA FAME E LO SVILUPPO
IN VISTA
DELLA V CONFERENZA MINISTERIALE
DELL’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DEL COMMERCIO
CHE
INIZIERA’ MERCOLEDI’ A CANCUN, IN MESSICO
- Con
noi, Xavier Lamblin -
Si apre mercoledì a Cancun, in Messico, la quinta conferenza ministeriale
dell’Organizzazione mondiale del commercio. Tra i temi all’ordine del giorno: il commercio dei prodotti agricoli e
le medicine generiche. Le Ong, sin da ora, guardano a Cancun con un certo
pessimismo. Isabelle Cousturié, della nostra redazione francese ha sentito in
proposito Xavier Lamblin, presidente del Comitato cattolico contro la fame e
per lo sviluppo:
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R. – ON SE REND COMPTE,
EFFECTIVEMENT, QUE CETTE ORIENTATION ...
Ci si rende conto, in realtà, che l’orientamento di aprire
i mercati al fine di consentire un cosiddetto ‘sviluppo’ poi non funziona,
perché molti Paesi hanno bisogno di proteggere il proprio sviluppo e non di essere sottoposti a regole di liberalizzazione
ad oltranza, come quelle che sono previste dall’Omc.
D. – Sembrerebbe che i grandi temi delle medicine generiche o delle
sovvenzioni all’agricoltura siano poste in secondo piano dal numero esuberante
degli argomenti affrontati nel corso delle conferenze dell’Omc ...
R. – C’EST VRAI, MAIS JE CROIS
MALGRE TOUS QUE CE SONT DES DOSSIERS ...
E’
vero, ma nonostante tutto credo che siano argomenti importanti. Per quanto riguarda
l’agricoltura, ci si accorgerà che nel momento stesso in cui noi proporremo di
sviluppare in maniera chiara una sovranità alimentare che consenta a ciascun
Paese e comunque a ciascuna regione di organizzare la propria agricoltura e di
consentire quindi la sopravvivenza anche ai piccoli agricoltori, questo argomento
diventerà il tema-chiave dell’incontro di Cancun. Esiste anche un’altra
proposta, che noi sosteniamo, che vorrebbe consentire a ciascun Paese di preservare
i propri prodotti essenziali in modo tale da non incorrere in una concorrenza
sleale. Spero che Cancun trovi un accordo su questo punto, ma non c’è nulla di
certo!
D. – Le sovvenzioni agricole sono all’ordine del giorno: cosa si aspetta
lei da questo ennesimo tentativo di accordo? E’ pessimista?
R. – OH, AVEC L’OMC ON EST
RAREMENT OPTIMISTE, MALHEUREUSEMENT. ...
Oh, purtroppo con l’Omc raramente si può essere ottimisti.
Il problema sta nel fatto che l’Omc
vorrebbe ridurre l’intera questione dell’agricoltura, ad un semplice prodotto,
alla stessa stregua di un prodotto industriale. Ora, l’agricoltura comporta ben
altro che non la semplice produzione: riguarda tutto un modo di vivere,
l’esistenza stessa del mondo rurale. Credo che finché l’Omc non accetterà di
analizzare problemi come quello dell’agricoltura e dei servizi sulla base di
regole particolari, si continuerà ad andare verso la catastrofe. Con questi presupposti ho scarsa fiducia
nell’Omc!
D. – La Conferenza sarà una volta ancora teatro di opposizione: come
organizzazione cattolica, qual è la vostra posizione?
R. – POUR NOUS, L’OMC EST UNE
INSTITUTION QUI A LE MERITE D’EXISTER ...
Per noi, l’Omc è un’istituzione che merita di esistere e
nell’ambito della quale i Paesi possono effettivamente scambiare le proprie
opinioni sulla maniera nella quale intendono impostare i rispettivi scambi
commerciali. Ma è necessario che le
regole di esercizio siano totalmente riviste. Credo che se l’Omc vuole e deve
avere un ruolo da svolgere nell’Organizzazione del commercio, è necessario innanzitutto
che si sottometta alle norme dei diritti umani, dello sviluppo ... La Chiesa da
tempo sta chiedendo che la persona umana sia posta al di sopra e al centro di
ogni regola di funzionamento di ogni organizzazione internazionale.
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UN CINEMA CAPACE DI
ESPRIMERE IL MEGLIO DELL’UOMO
- Servizio di Luca
Pellegrini -
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La notizia di oggi, che riguarda
la Mostra del Cinema di Venezia ed i suoi Leoni, non è chi il premio se lo sia
portato a casa, ma chi non l’abbia ricevuto. Chiaro, si sta parlando di Marco
Bellocchio e del suo Buongiorno, notte,
che prende uno strano ed ambiguo riconoscimento: “un contributo individuale di
particolare rilievo alla sceneggiatura”. Delusione, qualche strascico polemico,
disappunto. Sicuramente è poco, per il cinema italiano, ma non un’eccessiva
ingiustizia. Perché il film sulla prigionia di Aldo Moro ai botteghini sta
andando assai bene. E questo conta, moltissimo. Soprattutto perché a vincere
sono state opere di altissimo profilo artistico, espressivo e culturale.
Molto si è parlato de Il ritorno, opera prima del
trentanovenne Andrej Zvjagintsev: poetico, struggente, doloroso, perfetto.
Vince, su tutti i fronti: quello artistico e quello morale. Leone d’oro e
Premio Opera prima. E’ stato dal suo autore giustamente dedicato al
co-protagonista di quindici anni, scomparso due mesi fa nello stesso lago che
fa da sfondo a questa storia di amore e sacrificio. Ora si tratta di
accompagnare con senso di responsabilità la strada del film verso le sale e il
pubblico. Non ne avrà invece bisogno l’adrenalinica storia di samurai di
Takeshi Kitano, Zatoichi, che si
aggiudica il Gran Premio della Giuria. Premio per la migliore regia a Le cerf-volant (L’aquilone) di Randa Chahal Sabbag: in questi giorni proporre il
dramma israeliano attraverso l’esperienza sentimentale di alcuni giovani divisi
da un confine assurdo, quello col Libano, suona come una duplice conferma: bene
parlare di attualità, ottimo ardito
farlo con il sapore dolce-amaro della commedia.
Infine semplicemente impeccabili
le due Coppe per gli attori: Sean Penn per 21
grammi di Alejandro González Iñárritu e Katja Riemann per Rosenstrasse di Margarethe von Trotta.
Con un cuore non suo e sul baratro della disperazione, medita sulla morte il
primo; combatte per la vita la seconda, ariana sposa di ebreo in uno dei tempi
di massimo orrore della storia. Un concorso dunque di prestigio. Una critica
responsabile che non è caduta nel tranello delle insensate polemiche riguardo a
pellicole di assai dubbio gusto e che potevano essere evitate. Ma, soprattutto,
una giuria piena di buon senso che ha messo alla ribalta un cinema capace di avvicinarsi
al cuore, far lavorare la mente, toccare i sentimenti, insomma esprimere
compiutamente il meglio di se stesso e dell’uomo.
Da Venezia Luca Pellegrini per
Radio Vaticana
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7 settembre 2003
TENSIONE ALTA IN MEDIO
ORIENTE DOPO LA CADUTA DEL GOVERNO DI ABU MAZEN
E IL FALLITO ATTACCO AL LEADER DI HAMAS.
IN ISRAELE C’E’ STATO DI ALLERTA PER IL TIMORE DI
NUOVI ATTENTATI
- A cura di Graziano Motta -
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GERUSALEMME. = Le dimissioni di
Abu Mazen da primo ministro palestinese e la determinazione di Israele di
decapitare i vertici di Hamas, come dimostra il tentativo ieri di uccidere con
un attacco mirato di elicotteri lo sceicco Ahmed Yassin, fondatore e leader
spirituale del movimento fondamentalista islamico, hanno fatto montare la
tensione nella regione. Hamas, per vendicare il ferimento dello sceicco e in
precedenza la morte, in analoghe operazioni, di altri suoi esponenti, ha
minacciato di uccidere Sharon e di scatenare rappresaglie “da inferno”. Per
questa ragione, è stato ristabilito nelle zone a rischio di Israele lo stato di
allerta. Sul piano politico la crisi del processo di pace è profonda. Arafat,
dopo avere accettato le dimissioni di Mazen, non ha ancora nominato un suo
successore. Il candidato più favorito sembra l’attuale presidente del Consiglio
legislativo, Ahmed Qrea, conosciuto come Abu Ala’a, che, tuttavia, non è molto
gradito a Israele e agli Stati Uniti; altro possibile premier, l’attuale
ministro delle finanze, Salam Fayed, che, se ben visto dagli americani, non ha
tuttavia sufficiente prestigio politico. Israele, intanto, ha fatto sapere che
non accetterà di negoziare con Arafat né con un suo uomo, anzi: il ministro
degli Esteri, Silvan Shalom, parlando oggi alla radio, ha riproposto
l’espulsione del Rais. “Sarebbe il risultato inevitabile - ha detto - di anni
di coinvolgimento di Arafat nel terrorismo”. Naturalmente, la situazione è
seguita attentamente dagli Stati Uniti e dagli altri membri del quartetto, impegnati
nella road-map. Il segretario di Stato, Collin Powell, ha sostenuto che
le due parti hanno tradito gli obiettivi del piano di pace, verso il quale,
comunque, ha ribadito il suo sostegno. Egli ha avuto, inoltre, un colloquio con
il ministro europeo Solana in partenza per la regione.
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RESTA ANCORA TESA LA SITUAZIONE IN IRAQ:
SPARATI MISSILI TERRA-ARIA CONTRO UN AEREO
STATUNITENSE.
VIA LIBERA A RINFORZI BRITANNICI NEL PAESE
BAGHDAD. = Diversi missili sono
stati sparati ieri mattina contro un aereo C-141 dell’aviazione militare
statunitense, in decollo dall’aeroporto di Baghdad. L’aereo
non è stato fortunatamente
colpito. A renderlo noto oggi una portavoce militare. L’azione terroristica, la
terza di questo tipo dalla fine del conflitto, sarebbe avvenuta poche ore prima
della partenza dall’Iraq del segretario alla Difesa statunitense, Donald
Rumsfeld. Nelle ultime 24 ore, intanto, diversi attacchi condotti contro le
forze della coalizione nel Nord del Paese, hanno causato il ferimento di sette
soldati americani. Dinanzi al deteriorarsi della situazione in Iraq, la Gran
Bretagna ha deciso di inviare rinforzi. Nei prossimi giorni partirà una
compagnia di fanteria di 120 uomini, mentre è atteso l’annuncio dell’invio di
un consistente contingente composto di 3.000 soldati. Secondo quanto hanno annunciato
fonti del Pentagono, infine, le unità e gli specialisti americani, che in Iraq
continuano a cercare le armi di distruzione di massa del regime di Saddam Hussein,
avrebbero trovato prove che Baghdad si preparava a produrre ordigni
bio-chimici. (B.C.)
L’IRAN CERCA UNA SOLUZIONE ALLA QUESTIONE NUCLEARE:
NEGOZIATI DELL’ULTIMA ORA CON L’AGENZIA PER
L’ENERGIA ATOMICA A VIENNA.
DOMANI PRENDE IL VIA LA RIUNIONE DELL’AIEA
TEHERAN. = Alla vigilia della riunione dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (Aiea), che da domani, a Vienna, dovrà
prendere in esame il programma nucleare iraniano, Teheran cerca la via del
dialogo. Una delegazione iraniana, infatti, è in queste ore nella capitale
austriaca per discutere con l’Aiea la
possibilità di nuove ispezioni. Lo ha annunciato oggi il portavoce del ministero
degli esteri, Hamid Reza Asefi. Secondo Asefi, da parte iraniana questo
rappresenta “un passo positivo e costruttivo”. Ha ribadito che, per firmare il
protocollo aggiuntivo, Teheran chiede la soluzione di alcune “ambiguità”
riguardanti “gli impegni, le responsabilità e i diritti dell’Iran”. Nell’ultimo
rapporto sul programma iraniano, di cui nelle settimane scorse sono circolate
alcune copie, si evidenziano alcune “inquietudini” che si chiede all’Iran di
fugare con adeguate spiegazioni. Tra i punti più spinosi, il ritrovamento, in
un impianto a Natanz nell’Iran centrale, di tracce di uranio altamente
arricchito, apparentemente incompatibili con un programma nucleare a scopi
esclusivamente civili. (B.C.)
IN FIAMME UN ALBERGO SULL’ISOLA DI BATAM, IN
INDONESIA:
ALMENO QUATTRO LE VITTIME E 15 I FERITI
GIAKARTA. = Almeno quattro morti
e 15 feriti: è il bilancio delle vittime dell’incendio scoppiato oggi in un
albergo sull’isola di Batam, in Indonesia. Secondo quanto ha riferito la
polizia, le fiamme - la cui origine non è ancora chiara - sono divampate
all’alba al nono piano dell’hotel turistico ‘Harmonii’, intrappolando le
persone che sono state costrette a saltare dalle finestre. Le vittime sono tre
indonesiani e un cittadino di Singapore. L’isola indonesiana di Batam, che
sorge a circa 25 chilometri a sud di Singapore, nello Stretto di Malacca, è
diventata, negli ultimi anni, meta turistica e polo di attrazione di
investimenti, in virtù del suo status di ‘paradiso fiscale’. (B.C.)
“ANNUNCIO DEL VANGELO, FORMA ECCLESIAE”: E’ IL
TITOLO CHE ACCOMPAGNERA’
IL XVIII CONGRESSO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE
TEOLOGICA ITALIANA,
DA DOMANI AD ANAGNI
ANAGNI. = Prenderà il via
domani, ad Anagni, in provincia di Frosinone, il XVIII Congresso Nazionale
dell’Associazione teologica italiana (Ati). I lavori, che hanno per tema
“Annuncio del Vangelo, forma Ecclesiae”, si protrarranno fino al 12 settembre
prossimo. I partecipanti si interrogheranno in modo particolare su come il
cambiamento culturale e la trasformazione dei paradigmi etici pongano la Chiesa
di fronte alla necessità di ripensare le modalità di attuazione della propria
missione. L’Ati nacque nel 1967 per idea di due celebri professori
dell’Università Gregoriana, Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy. Una delle
attività promosse oggi dall’Associazione teologica italiana è il sito Internet www.teologia.it, vero e proprio punto di
incontro tra facoltà, organismi e singoli che in Italia si occupano di questa
disciplina. (B.C.)
SI MOLTIPLICANO LE INIZIATIVE PER FAR CONOSCERE IL
PATRIMONIO SOMMERSO
DI BRERA. IL 18 SETTEMBRE PRENDERA’ IL VIA UNA
MOSTRA
DEDICATA AL MAESTRO DI ERCOLE E A GIROLAMO VISCONTI
MILANO. = La tavola della
Pinacoteca raffigurante la “Vergine col Bambino e i Santi Pietro e Paolo”,
proveniente dalla distrutta chiesa di Sant'Andrea alla Pusterla a Milano, sarà
presentata dal 18 settembre al 23 novembre insieme con quella di “San Martino a
Besnate”, presso la Pinacoteca di Brera, in provincia di Milano. I due dipinti
rappresentano il punto di partenza per la ricostruzione del Maestro di Ercole e
Girolamo Visconti, un nuovo protagonista della pittura milanese degli anni
venti e trenta del Cinquecento e per una ricerca sui suoi committenti. Risalenti all’inizio della dominazione
spagnola, che si impose nel 1535 dopo la morte di Francesco II Sforza, le due
pale sono esempi eloquenti della corrente più tarda e nostalgica del
leonardismo e con la rappresentazione di un ricco repertorio di
specie botaniche, secondo una moda tipica della tradizione leonardesca
lombarda. Per l’occasione, inoltre, è stato preparato un catalogo - dossier sul
Maestro di Ercole e Gerolamo Visconti, contenente un approfondimento dedicato
ad una personalità affine, il maestro di Giovanni Agostino Gambaudi. (B.C.)
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