RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 250 - Testo della Trasmissione domenica 7 settembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa, all’Angelus,  lancia un nuovo invito a riscoprire il rosario come preghiera che introduce all’esperienza di Dio e conduce alla pace

 

Alla luce delle radici cristiane il futuro della Slovacchia. Così, nella nostra intervista, l’arcivescovo di Bratislava, Ján Sokol, a pochi giorni dall’inizio del viaggio del Papa in questo Paese dell’Europa centrale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Tra guerra e pace: religioni e culture si incontrano” ad Aachen, in Germania, per l’annuale incontro interreligioso promosso dalla comunità di Sant’Egidio, apertosi questa mattina  con la celebrazione presieduta dal cardinale Walter Kasper.  Con noi Mario Marazziti

 

Introdurre nella nuova Costituzione europea il ripudio della guerra per risolvere le questioni internazionali. La proposta delle Acli che oggi concludono a Orvieto il loro convegno. Ai nostri microfoni Luigi Bobba

 

La centralità dei diritti umani e dello sviluppo, richiamata dal Comitato cattolico francese per la fame e lo sviluppo, alla vigilia del vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio a Cancun in Messico. Intervista a Xavier Lamblin

 

Vince alla Mostra di  Venezia un cinema capace di esprimere il meglio dell’uomo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Cresce la tensione in Medio Oriente dopo le dimissioni di Abu Mazen. Paura in Israele per nuovi attentati

 

Via libera ai rinforzi britannici in Iraq, dove la situazione resta tesa: sparati missili terra-aria contro un aereo statunitense

 

Da domani al vaglio dell’agenzia internazionale per l’energia atomica, gli impianti nucleari di Teheran

 

In fiamme un albergo sull’isola di Batam, in Indonesia

 

Annuncio del Vangelo, forma della Chiesa. Al centro del XVIII congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana, che ha il via domani ad Anagni (Frosinone)

 

Il 18 settembre prenderà il via a Brera una mostra dedicata al maestro Di Ercole e a Girolamo Visconti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 settembre  2003

 

Il PAPA ALL’ANGELUS RILANCIA IL ROSARIO E RICORDA CHE

MARIA CI CONDUCE AD APPRENDERE IL SEGRETO DELLA GIOIA CRISTIANA

- A cura di Carla Cotignoli - 

 

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(musica)

 

Nel clima festoso che si ripete ogni domenica, il Papa oggi all’Angelus, davanti alla folla di pellegrini di vari paesi che gremivano il cortile del Palazzo apostolico di Castelgandolfo, ha rinnovato l’invito a riscoprire il Rosario come preghiera che introduce all’esperienza di Dio e alla pace:

 

“Detta bene, essa introduce all’esperienza viva del mistero divino e procura ai cuori, alle famiglie, all’intera comunità quella pace di cui abbiamo tanto bisogno”.

 

Il Santo Padre ha ricordato che tra un mese esatto, il 7 ottobre prossimo, si recherà in pellegrinaggio al Santuario di Pompei. Un momento questo – ha detto - che sarà particolarmente significativo in questo Anno del Rosario, inaugurato il 16 ottobre scorso con la firma, in Piazza San Pietro, della lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae. 

 

Il Papa ha così annunciato che oggi dà inizio adun ideale pellegrinaggio verso quel celebre Tempio mariano, centro della spiritualità del Rosario, contemplando con Maria il volto di Cristo nei suoi misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi”.

 

“La festa liturgica della Natività della Vergine Santa, che ricorre domani, 8 settembre, - ha aggiunto - è quanto mai propizia per intraprendere questo itinerario spirituale. La sua nascita, infatti, costituisce una sorta di ‘prologo’ dell’Incarnazione: Maria, come aurora, precede il sole del ‘giorno nuovo’, preannunciando la gioia del Redentore”.

 

Il Papa si è quindi soffermato sui  misteri gaudiosi del rosario:

 

“Ci fanno contemplare questa gioia che non ignora la drammaticità della condizione umana, ma scaturisce dalla consapevolezza che il Signore è vicino, anzi, è Dio-con-noi”.

                                                      

 Rallegrati”!  E’ infatti  l”’invito gioioso dell’Angelo – ha ancora detto il Santo Padre – un invito che  “getta un fascio di luce su tutti e cinque i misteri gaudiosi”. In essi “Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto ‘buona notizia’, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo”.

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“L’EUROPA HA RADICI CRISTIANE. GUARDIAMO AL FUTURO  IN QUESTA LUCE”

COSÌ L’ARCIVESCOVO DI BRATISLAVA-TRNAVA, MONS. SOKOL,

ALLA VIGILIA DEL VIAGGIO DEL PAPA IN SLOVACCHIA

 

 

Dall’11 al 14 settembre 2003 Giovanni Paolo II torna in terra slovacca, per il suo 102 viaggio apostolico. Nell’aprile del ‘90, a pochi mesi dalla caduta del regime comunista del novembre ‘89, il Santo Padre sostò a Bratislava, nell’allora Cecoslovacchia. Congedandosi, disse: “Sono tante le cose che ci uniscono, che ci obbligano a stare, a vivere, a lavorare insieme… In questo spirito saluto tutti. Non è, spero, un addio ma un arrivederci”. E così fu. Nell’estate del ‘95 il Papa si recò in quella che nel ’93 era divenuta la Repubblica di Slovacchia, per la canonizzazione di tre Santi martiri di Košice. In quell’occasione il Pontefice ricordò “i dolorosi effetti dei duri anni del regime totalitario, che nel passato hanno provocato una vera e propria devastazione in campo sia sociale e culturale che in quello politico e religioso”. Ora Giovanni Paolo II torna a visitare la Slovacchia, ancora una volta in un momento cruciale della sua storia, alla vigilia dell’ingresso, il prossimo 1° maggio 2004, nell’Unione Europea. Ce ne parla mons. Ján Sokol, arcivescovo di Bratislava-Trnava, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – (Parole in slovacco)

Questa è già la terza visita del Santo Padre, Giovanni Paolo II, in Slovacchia. Speriamo molto nella sua venuta e crediamo che il viaggio avrà importanti frutti spirituali. Soprattutto ci incoraggerà nella fede e a fondare la nostra vita sui valori fondamentali e perenni dell’esistenza.

 

D. – Nell’89 è caduto il regime comunista. Com’è cambiata la Chiesa da allora?

 

R. – (Parole in slovacco)

Il cambiamento è avvenuto soprattutto nelle nostre libertà. Non c’è più paura di frequentare le chiese, di incontrarci nelle piccole comunità, di vivere la nostra fede, di avere contatti con l’esterno.

 

D. – Quali sono i rapporti con le altre Chiese in Slovacchia?

 

R. – (Parole in slovacco)

Abbiamo un bel rapporto con i membri della comunità protestante-luterana, che rappresenta il 6 per cento della popolazione. Organizziamo con loro incontri ecumenici e momenti di preghiera. C’è anche la comunità calvinista che rappresenta più o meno il 2 per cento degli abitanti. I rapporti sono buoni con tutti.

 

D. – Per la Chiesa cattolica slovacca quali sono i problemi di oggi?

 

R. – (Parole in slovacco)

Ciò che vediamo è la trasformazione dell’economia dello Stato. C’è purtroppo tanta disoccupazione che si riflette sulla vita delle famiglie, costrette veramente a vivere col minimo possibile: ciò si riflette nella loro vita quotidiana, sia culturale sia religiosa.

 

D. – Che partecipazione hanno le famiglie alla vita religiosa?

 

R. – (Parole in slovacco)

Notiamo che i bambini frequentano spesso il catechismo nelle scuole, sia elementari, sia medie e licei. Ci sono delle famiglie che si incontrano regolarmente tra di loro e si scambiano delle esperienze. E questo funziona molto bene. Ciò che incoraggiamo è lo spirito di preghiera in tutte le famiglie. La Slovacchia, grazie ai Santi Cirillo e Metodio, ha una grande eredità di preghiera e di fede.

 

D. – Il Parlamento ha in esame una preoccupante legge sull’aborto. Qual è la posizione della Chiesa slovacca?

 

R. – (Parole in slovacco)

La dottrina sociale è sempre stata presente nella Chiesa slovacca, lo è oggi e lo sarà in futuro. Come dice il Santo Padre, la Chiesa protegge la vita dal suo sbocciare nel seno materno fino alla sua morte naturale. Questa è la legge di Dio. L’appello della Chiesa cattolica in Slovacchia è proprio questo: rimanere fedeli alla dottrina della Chiesa cattolica.

 

D. – Con quali sentimenti i fedeli attendono Giovanni Paolo II, che fin da quando era arcivescovo di Cracovia ha seguito con attenzione le vicende e la vita del popolo slovacco?

 

R. – (Parole in slovacco)

La Slovacchia tutta aspetta con grande gioia il Santo Padre. E’ visto come il vicario di Gesù Cristo, come il capo della Chiesa cattolica. Sempre lo abbiamo amato così. Questa tradizione da noi ha radici molto forti e profonde.

 

D. – Questo viaggio del Papa si colloca proprio ad un passo dall’entrata della Slovacchia nell’Unione Europea. Qual è l’auspicio, allora, per il futuro del Paese?

 

R. – (Parole in slovacco)

L’Europa ha radici cristiane: noi vogliamo associarci al Santo Padre che protegge queste radici cristiane e che vede il futuro in questa luce. Ci uniamo al Papa in questa grande impresa.

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 settembre 2003

 

“TRA GUERRA E PACE: RELIGIONI E CULTURE SI INCONTRANO”

AL NUOVO APPUNTAMENTO PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

INIZIATO QUESTA MATTINA AD AACHEN IN GERMANIA

CON NOI MARIO MARAZZITI

- Servizio della nostra inviata Francesca Sabatinelli -

 

 

E’ urgente e necessario riaffermare la strada del dialogo e della cooperazione tra le religioni e le culture. E’ l’appello che la Comunità di Sant’Egidio lancia in occasione dell’annuale appuntamento Uomini e Religioni che si è aperto questa mattina con una solenne cerimonia nel duomo di Aachen, in Germania, presieduta dal cardinale Walter Kasper e concelebrata dal vescovo della città, mons. Heinrich Mussinghoff. L’incontro interreligioso, dal titolo “Tra guerra e pace: religioni e culture si incontrano”, prevede tre giorni di intensi dibattiti che spazieranno dai conflitti che affliggono il mondo, all’Europa, all’Africa, allo scontro ed il dialogo tra le religioni, ma anche alla preghiera come radice della pace. Protagonisti saranno cardinali e patriarchi della Chiesa cattolica, rappresentanti delle diverse Chiese, dell’ebraismo e delle religioni buddista, induista, shintoista nonché ministri, intellettuali e scrittori provenienti da molti Paesi. Lo segue per noi Francesca Sabatinelli:

 

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Ci sono l’Europa e le religioni, al centro di questa 17.ma edizione di “Uomini e religioni”: un’Europa che aspetta l’approvazione della sua Carta Costituzionale, un’Europa che anela ad una definitiva identità e ad un più incisivo ruolo internazionale. Ciò che l’appuntamento di Aachen vuole sottolineare, ci spiega Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, è che nel mondo c’è una grande necessità d’Europa:

 

“Abbiamo visto in questo conflitto afghano e iracheno come le divisioni tra le democrazie occidentali e un ruolo ridotto dell’Europa abbiano creato da un lato una grande debolezza delle Nazioni Unite e una certa confusione.  Una guerra - dove molte erano le perplessità se fosse l’unico mezzo per andare ad affrontare una situazione difficile come quella irachena - e oggi, purtroppo, il dopo guerra, insegnano che forse i conflitti non sono solo un momento, una fase di impegno militare, ma hanno tali e tante controindicazioni prima, durante e dopo che probabilmente bisogna ripensare agli strumenti della politica e della diplomazia più di quanto non si stia facendo negli ultimi tempi e negli ultimi anni”.

Ma l’Europa ce la farà? Sarà la domanda che accompagnerà sicuramente molti appuntamenti di questi tre giorni di meeting. Ancora Marazziti:

 

“Noi sentiamo la sfida di un restringimento della democrazia. La lotta al terrorismo rischia di indebolire la democrazia proprio mentre vuole lottare in nome della democrazia. Si riducono i diritti civili, si riducono i diritti degli Stati, si introduce un concetto pericoloso, come quello di ‘guerra preventiva’, si rischia di creare gerarchie di Stati di ‘serie A’ e di ‘serie B’ ... Ebbene, noi crediamo che ci sia un grande bisogno di un’Europa democratica e di questa tradizione umanistica che sa coniugare umanesimo, diritti umani e diritti civili”.

 

L’anno scorso, quando ad ospitare l’annuale appuntamento di Uomini e religioni fu Palermo, l’incontro si trovò stretto tra gli attentati dell’11 settembre e l’inizio della lotta al terrorismo, con l’attacco sull’Afghanistan. Oggi, ad un anno di distanza, sullo sfondo continua ad esserci il dramma non risolto del Medio Oriente e il sanguinoso e violento post-guerra in Iraq. Anche quest’anno Sant’Egidio intende rispondere a chi crede che sia inevitabile uno scontro tra civiltà:

 

“Lo scontro tra le civiltà è, secondo noi, l’inizio della fine del mondo e quindi non c’è nulla che oggi possa essere più sbagliato. La stessa guerra rischia di indebolire, per esempio nel mondo islamico, i moderati a favore dei più radicali, quindi a favore – alla lunga – del terrorismo. Allora noi non siamo degli ingenui fautori del dialogo. Sentiamo come le religioni hanno un grande contributo da dare, sentiamo che le religioni vanno difese dalla tentazione dell’arroccamento e dello scontro. Sappiamo che le religioni possono essere tentate e strumentalizzate per farsi meglio la guerra. Ma questi non sono conflitti di religione. Sono conflitti sociali, etnici che a volte acquistano un significato religioso. Noi non possiamo accettare che il mondo sia prigioniero di opposti fondamentalismi, cioè, non solo farsi la guerra, ma pure in nome di Dio! Al contrario, le religioni oggi possono essere anche una grande riserva spirituale e anche una grande riserva di comprensione: è tutta una partita da giocarsi!”.

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L’EUROPA SIA PORTATRICE DI CIVILTA’ NEL MONDO.

IL PRESIDENTE DELLE ACLI, LUIGI BOBBA,

RILANCIA IL TEMA DELLE RADICI CRISTIANE DEL VECCHIO CONTINENTE

 

 

E’ inconcepibile che l’Europa non riconosca le sue radici cristiane. Luigi Bobba, presidente delle Acli, chiude a Orvieto il convegno della sua organizza-zione e chiede al Vecchio Continente di farsi portavoce di pace nel mondo e di una globalizzazione responsabile. Il servizio di Alessandro Guarasci:

 

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Quale sarà l’Europa del futuro? Su quali valori sarà fondata? Per Luigi Bobba, presidente delle Acli, è inconcepibile che nella Costituzione del Vecchio Continente non siano menzionate le radici cristiane. L’Europa in questo modo dimentica il suo passato e per il futuro rinuncia a svolgere una nuova opera di civilizzazione. E’ necessario però che i padri costituenti facciano un ulteriore passo avanti:

 

“Bisogna costruire questa Europa a partire dalla Costituzione che oltre alle radici cristiane dovrebbe contenere il concetto di ripudio della guerra per risolvere le questioni internazionali. A ciò si dovrebbe accompagnare una delega agli organismi internazionali per assumere quelle azioni che l’Europa da sola non è in grado di sostenere”.

 

D’altronde l’utilità di una presa di posizione in questo senso è importante anche alla luce degli ultimi eventi in Medio Oriente. E per Bobba è indispensabile che il governo italiano, ora alla presidenza della Ue, faccia sentire la sua voce su questi temi. Così come è importante che presto sia approvata una normativa sul diritto d’asilo.

 

Il mondo però a breve si dovrà confrontare anche su un’altra questione fondamentale: la liberalizzazione del commercio internazionale al WTO di Cancun. Bobba ribadisce la necessità di abolire i dazi sulle importazioni e i sussidi all’agricoltura dati da Ue e Usa. Solo così potrà esserci un vero sviluppo. E anche dal segretario generale della Cisl Savino Pezzotta viene una proposta per rilanciare il Terzo Mondo: ogni Paese europeo e in particolar modo l’Italia adotti una nazione africana e le permetta con azioni mirate di uscire dal sottosviluppo.

 

Da Orvieto, Alessandro Guarasci, Radio Vaticana.

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LA CENTRALITA’ DEI  DIRITTI UMANI E DELLO SVILUPPO DEI POPOLI

RICHIAMATA DAL COMITATO CATTOLICO FRANCESE CONTRO LA FAME E LO SVILUPPO

IN VISTA DELLA V CONFERENZA MINISTERIALE

DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO

CHE INIZIERA’ MERCOLEDI’ A CANCUN, IN MESSICO

- Con noi, Xavier Lamblin -

 

 

Si apre mercoledì a Cancun, in Messico,  la quinta conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio. Tra i  temi all’ordine del giorno: il commercio dei prodotti agricoli e le medicine generiche. Le Ong, sin da ora, guardano a Cancun con un certo pessimismo. Isabelle Cousturié, della nostra redazione francese ha sentito in proposito Xavier Lamblin, presidente del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo:

 

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R. – ON SE REND COMPTE, EFFECTIVEMENT, QUE CETTE ORIENTATION ...

Ci si rende conto, in realtà, che l’orientamento di aprire i mercati al fine di consentire un cosiddetto ‘sviluppo’ poi non funziona, perché molti Paesi hanno bisogno di proteggere il  proprio sviluppo e non di essere sottoposti a regole di liberalizzazione ad oltranza, come quelle che sono previste dall’Omc.

 

D. – Sembrerebbe che i grandi temi delle medicine generiche o delle sovvenzioni all’agricoltura siano poste in secondo piano dal numero esuberante degli argomenti affrontati nel corso delle conferenze dell’Omc ...

 

R. – C’EST VRAI, MAIS JE CROIS MALGRE TOUS QUE CE SONT DES DOSSIERS ...

E’ vero, ma nonostante tutto credo che siano argomenti importanti. Per quanto riguarda l’agricoltura, ci si accorgerà che nel momento stesso in cui noi proporremo di sviluppare in maniera chiara una sovranità alimentare che consenta a ciascun Paese e comunque a ciascuna regione di organizzare la propria agricoltura e di consentire quindi la sopravvivenza anche ai piccoli agricoltori, questo argomento diventerà il tema-chiave dell’incontro di Cancun. Esiste anche un’altra proposta, che noi sosteniamo, che vorrebbe consentire a ciascun Paese di preservare i propri prodotti essenziali in modo tale da non incorrere in una concorrenza sleale. Spero che Cancun trovi un accordo su questo punto, ma non c’è nulla di certo!

 

D. – Le sovvenzioni agricole sono all’ordine del giorno: cosa si aspetta lei da questo ennesimo tentativo di accordo? E’ pessimista?

 

R. – OH, AVEC L’OMC ON EST RAREMENT OPTIMISTE, MALHEUREUSEMENT. ...

Oh, purtroppo con l’Omc raramente si può essere ottimisti. Il problema sta nel fatto  che l’Omc vorrebbe ridurre l’intera questione dell’agricoltura, ad un semplice prodotto, alla stessa stregua di un prodotto industriale. Ora, l’agricoltura comporta ben altro che non la semplice produzione: riguarda tutto un modo di vivere, l’esistenza stessa del mondo rurale. Credo che finché l’Omc non accetterà di analizzare problemi come quello dell’agricoltura e dei servizi sulla base di regole particolari, si continuerà ad andare verso la catastrofe.  Con questi presupposti ho scarsa fiducia nell’Omc!

 

D. – La Conferenza sarà una volta ancora teatro di opposizione: come organizzazione cattolica, qual è la vostra posizione?

 

R. – POUR NOUS, L’OMC EST UNE INSTITUTION QUI A LE MERITE D’EXISTER ...

Per noi, l’Omc è un’istituzione che merita di esistere e nell’ambito della quale i Paesi possono effettivamente scambiare le proprie opinioni sulla maniera nella quale intendono impostare i rispettivi scambi commerciali. Ma è necessario  che le regole di esercizio siano totalmente riviste. Credo che se l’Omc vuole e deve avere un ruolo da svolgere nell’Organizzazione del commercio, è necessario innanzitutto che si sottometta alle norme dei diritti umani, dello sviluppo ... La Chiesa da tempo sta chiedendo che la persona umana sia posta al di sopra e al centro di ogni regola di funzionamento di ogni organizzazione internazionale.

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VINCE ALLA MOSTRA DI VENEZIA

UN CINEMA CAPACE DI ESPRIMERE IL MEGLIO DELL’UOMO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

 

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La notizia di oggi, che riguarda la Mostra del Cinema di Venezia ed i suoi Leoni, non è chi il premio se lo sia portato a casa, ma chi non l’abbia ricevuto. Chiaro, si sta parlando di Marco Bellocchio e del suo Buongiorno, notte, che prende uno strano ed ambiguo riconoscimento: “un contributo individuale di particolare rilievo alla sceneggiatura”. Delusione, qualche strascico polemico, disappunto. Sicuramente è poco, per il cinema italiano, ma non un’eccessiva ingiustizia. Perché il film sulla prigionia di Aldo Moro ai botteghini sta andando assai bene. E questo conta, moltissimo. Soprattutto perché a vincere sono state opere di altissimo profilo artistico, espressivo e culturale.

 

Molto si è parlato de Il ritorno, opera prima del trentanovenne Andrej Zvjagintsev: poetico, struggente, doloroso, perfetto. Vince, su tutti i fronti: quello artistico e quello morale. Leone d’oro e Premio Opera prima. E’ stato dal suo autore giustamente dedicato al co-protagonista di quindici anni, scomparso due mesi fa nello stesso lago che fa da sfondo a questa storia di amore e sacrificio. Ora si tratta di accompagnare con senso di responsabilità la strada del film verso le sale e il pubblico. Non ne avrà invece bisogno l’adrenalinica storia di samurai di Takeshi Kitano, Zatoichi, che si aggiudica il Gran Premio della Giuria. Premio per la migliore regia a Le cerf-volant (L’aquilone) di Randa Chahal Sabbag: in questi giorni proporre il dramma israeliano attraverso l’esperienza sentimentale di alcuni giovani divisi da un confine assurdo, quello col Libano, suona come una duplice conferma: bene parlare di attualità, ottimo  ardito farlo con il sapore dolce-amaro della commedia.

 

Infine semplicemente impeccabili le due Coppe per gli attori: Sean Penn per 21 grammi di Alejandro González Iñárritu e Katja Riemann per Rosenstrasse di Margarethe von Trotta. Con un cuore non suo e sul baratro della disperazione, medita sulla morte il primo; combatte per la vita la seconda, ariana sposa di ebreo in uno dei tempi di massimo orrore della storia. Un concorso dunque di prestigio. Una critica responsabile che non è caduta nel tranello delle insensate polemiche riguardo a pellicole di assai dubbio gusto e che potevano essere evitate. Ma, soprattutto, una giuria piena di buon senso che ha messo alla ribalta un cinema capace di avvicinarsi al cuore, far lavorare la mente, toccare i sentimenti, insomma esprimere compiutamente il meglio di se stesso e dell’uomo.

 

Da Venezia Luca Pellegrini per Radio Vaticana

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CHIESA E SOCIETA’

7 settembre 2003

 

 

TENSIONE ALTA IN MEDIO ORIENTE DOPO LA CADUTA DEL GOVERNO DI ABU MAZEN

E IL FALLITO ATTACCO AL LEADER DI HAMAS.

IN ISRAELE C’E’ STATO DI ALLERTA PER IL TIMORE DI NUOVI ATTENTATI

- A cura di Graziano Motta -

               

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GERUSALEMME. = Le dimissioni di Abu Mazen da primo ministro palestinese e la determinazione di Israele di decapitare i vertici di Hamas, come dimostra il tentativo ieri di uccidere con un attacco mirato di elicotteri lo sceicco Ahmed Yassin, fondatore e leader spirituale del movimento fondamentalista islamico, hanno fatto montare la tensione nella regione. Hamas, per vendicare il ferimento dello sceicco e in precedenza la morte, in analoghe operazioni, di altri suoi esponenti, ha minacciato di uccidere Sharon e di scatenare rappresaglie “da inferno”. Per questa ragione, è stato ristabilito nelle zone a rischio di Israele lo stato di allerta. Sul piano politico la crisi del processo di pace è profonda. Arafat, dopo avere accettato le dimissioni di Mazen, non ha ancora nominato un suo successore. Il candidato più favorito sembra l’attuale presidente del Consiglio legislativo, Ahmed Qrea, conosciuto come Abu Ala’a, che, tuttavia, non è molto gradito a Israele e agli Stati Uniti; altro possibile premier, l’attuale ministro delle finanze, Salam Fayed, che, se ben visto dagli americani, non ha tuttavia sufficiente prestigio politico. Israele, intanto, ha fatto sapere che non accetterà di negoziare con Arafat né con un suo uomo, anzi: il ministro degli Esteri, Silvan Shalom, parlando oggi alla radio, ha riproposto l’espulsione del Rais. “Sarebbe il risultato inevitabile - ha detto - di anni di coinvolgimento di Arafat nel terrorismo”. Naturalmente, la situazione è seguita attentamente dagli Stati Uniti e dagli altri membri del quartetto, impegnati nella road-map. Il segretario di Stato, Collin Powell, ha sostenuto che le due parti hanno tradito gli obiettivi del piano di pace, verso il quale, comunque, ha ribadito il suo sostegno. Egli ha avuto, inoltre, un colloquio con il ministro europeo Solana in partenza per la regione.

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RESTA ANCORA TESA LA SITUAZIONE IN IRAQ:

SPARATI MISSILI TERRA-ARIA CONTRO UN AEREO STATUNITENSE.

VIA LIBERA A RINFORZI BRITANNICI NEL PAESE

 

BAGHDAD. = Diversi missili sono stati sparati ieri mattina contro un aereo C-141 dell’aviazione militare statunitense, in decollo dall’aeroporto di Baghdad. L’aereo

non è stato fortunatamente colpito. A renderlo noto oggi una portavoce militare. L’azione terroristica, la terza di questo tipo dalla fine del conflitto, sarebbe avvenuta poche ore prima della partenza dall’Iraq del segretario alla Difesa statunitense, Donald Rumsfeld. Nelle ultime 24 ore, intanto, diversi attacchi condotti contro le forze della coalizione nel Nord del Paese, hanno causato il ferimento di sette soldati americani. Dinanzi al deteriorarsi della situazione in Iraq, la Gran Bretagna ha deciso di inviare rinforzi. Nei prossimi giorni partirà una compagnia di fanteria di 120 uomini, mentre è atteso l’annuncio dell’invio di un consistente contingente composto di 3.000 soldati. Secondo quanto hanno annunciato fonti del Pentagono, infine, le unità e gli specialisti americani, che in Iraq continuano a cercare le armi di distruzione di massa del regime di Saddam Hussein, avrebbero trovato prove che Baghdad si preparava a produrre ordigni bio-chimici. (B.C.)

 

 

L’IRAN CERCA UNA SOLUZIONE ALLA QUESTIONE NUCLEARE:

NEGOZIATI DELL’ULTIMA ORA CON L’AGENZIA PER L’ENERGIA ATOMICA A VIENNA.

DOMANI PRENDE IL VIA LA RIUNIONE DELL’AIEA

 

TEHERAN. = Alla vigilia della riunione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che da domani, a Vienna, dovrà prendere in esame il programma nucleare iraniano, Teheran cerca la via del dialogo. Una delegazione iraniana, infatti, è in queste ore nella capitale austriaca per discutere con l’Aiea  la possibilità di nuove ispezioni. Lo ha annunciato oggi il portavoce del ministero degli esteri, Hamid Reza Asefi. Secondo Asefi, da parte iraniana questo rappresenta “un passo positivo e costruttivo”. Ha ribadito che, per firmare il protocollo aggiuntivo, Teheran chiede la soluzione di alcune “ambiguità” riguardanti “gli impegni, le responsabilità e i diritti dell’Iran”. Nell’ultimo rapporto sul programma iraniano, di cui nelle settimane scorse sono circolate alcune copie, si evidenziano alcune “inquietudini” che si chiede all’Iran di fugare con adeguate spiegazioni. Tra i punti più spinosi, il ritrovamento, in un impianto a Natanz nell’Iran centrale, di tracce di uranio altamente arricchito, apparentemente incompatibili con un programma nucleare a scopi esclusivamente civili. (B.C.)

 

 

IN FIAMME UN ALBERGO SULL’ISOLA DI BATAM, IN INDONESIA:

ALMENO QUATTRO LE VITTIME E 15 I FERITI

 

GIAKARTA. = Almeno quattro morti e 15 feriti: è il bilancio delle vittime dell’incendio scoppiato oggi in un albergo sull’isola di Batam, in Indonesia. Secondo quanto ha riferito la polizia, le fiamme - la cui origine non è ancora chiara - sono divampate all’alba al nono piano dell’hotel turistico ‘Harmonii’, intrappolando le persone che sono state costrette a saltare dalle finestre. Le vittime sono tre indonesiani e un cittadino di Singapore. L’isola indonesiana di Batam, che sorge a circa 25 chilometri a sud di Singapore, nello Stretto di Malacca, è diventata, negli ultimi anni, meta turistica e polo di attrazione di investimenti, in virtù del suo status di ‘paradiso fiscale’. (B.C.)

 

 

“ANNUNCIO DEL VANGELO, FORMA ECCLESIAE”: E’ IL TITOLO CHE ACCOMPAGNERA’

IL XVIII CONGRESSO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA,

DA DOMANI AD ANAGNI

 

ANAGNI. = Prenderà il via domani, ad Anagni, in provincia di Frosinone, il XVIII Congresso Nazionale dell’Associazione teologica italiana (Ati). I lavori, che hanno per tema “Annuncio del Vangelo, forma Ecclesiae”, si protrarranno fino al 12 settembre prossimo. I partecipanti si interrogheranno in modo particolare su come il cambiamento culturale e la trasformazione dei paradigmi etici pongano la Chiesa di fronte alla necessità di ripensare le modalità di attuazione della propria missione. L’Ati nacque nel 1967 per idea di due celebri professori dell’Università Gregoriana, Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy. Una delle attività promosse oggi dall’Associazione teologica italiana è il sito Internet www.teologia.it, vero e proprio punto di incontro tra facoltà, organismi e singoli che in Italia si occupano di questa disciplina. (B.C.)

 

 

SI MOLTIPLICANO LE INIZIATIVE PER FAR CONOSCERE IL PATRIMONIO SOMMERSO

DI BRERA. IL 18 SETTEMBRE PRENDERA’ IL VIA UNA MOSTRA

DEDICATA AL MAESTRO DI ERCOLE E A GIROLAMO VISCONTI

 

MILANO. = La tavola della Pinacoteca raffigurante la “Vergine col Bambino e i Santi Pietro e Paolo”, proveniente dalla distrutta chiesa di Sant'Andrea alla Pusterla a Milano, sarà presentata dal 18 settembre al 23 novembre insieme con quella di “San Martino a Besnate”, presso la Pinacoteca di Brera, in provincia di Milano. I due dipinti rappresentano il punto di partenza per la ricostruzione del Maestro di Ercole e Girolamo Visconti, un nuovo protagonista della pittura milanese degli anni venti e trenta del Cinquecento e per una ricerca sui suoi committenti. Risalenti all’inizio della dominazione spagnola, che si impose nel 1535 dopo la morte di Francesco II Sforza, le due pale sono esempi eloquenti della corrente più tarda e nostalgica del leonardismo e con la rappresentazione di un ricco repertorio di specie botaniche, secondo una moda tipica della tradizione leonardesca lombarda. Per l’occasione, inoltre, è stato preparato un catalogo - dossier sul Maestro di Ercole e Gerolamo Visconti, contenente un approfondimento dedicato ad una personalità affine, il maestro di Giovanni Agostino Gambaudi. (B.C.)

 

 

 

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