RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 248 - Testo della Trasmissione venerdì 5 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il disarmo nucleare strada necessaria per la vera pace: l’intervento di mons. Pietro Parolin, a nome della Santa Sede, alla Conferenza dell’Onu, a Vienna, per interdire gli esperimenti atomici.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sei anni fa moriva Madre Teresa di Calcutta: il ricordo di mons. Felix Machado e padre Bernardo Cervellera.

 

Oggi a Roma l’avvio della Settimana dell’Azione Cattolica Italiana, in vista dell’Assemblea straordinaria che avrà luogo il 12 e 14 settembre: ai nostri microfoni Marco Franchin.

 

In costante calo gli investimenti diretti all’estero: Rapporto dell’Unctad, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo. Ce ne parla Americo Beviglia Zampetti.

 

Lunghi applausi a Venezia per il film “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio, sulla tragedia di Aldo Moro.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“La politica non deve occuparsi solo delle riforme istituzionali, ma anche delle sfide globali”: questo uno dei temi centrali dell’annuale Convegno delle Acli, apertosi oggi a Orvieto.

 

I vescovi delle Filippine esortano il governo a una più efficace lotta contro la corruzione e ad un maggiore impegno in favore della ripresa economica del Paese.

 

Da oggi Conferenza di due giorni a Durazzo tra le regioni italiane ed albanesi affacciate sull’Adriatico: all’ordine del giorno la cooperazione tra i due Paesi e l’integrazione dei Balcani nell’Unione Europea.

 

Presieduti questa mattina, in Vaticano, dal vescovo Gianni Danzi, le esequie di Costantino Marchionni, l’operaio vittima di un incidente sul lavoro in Piazza San Pietro.

 

No alla pena di morte e a forme crudeli di esecuzione capitale: lo chiede la Commissione europea, che ha invitato le autorità della Nigeria ad assolvere Amina Lawal, condannata alla lapidazione per adulterio.

 

E’ nata in Angola una Commissione contro il traffico internazionale di bambini, in seguito alla denuncia dei giornali inglesi sulla presenza di minori angolani tra le fila degli immigrati clandestini nel Regno Unito.

 

24 ORE NEL MONDO:

Francia e Germania bocciano la proposta statunitense di risoluzione sull’Iraq; l’Italia tenta una mediazione.

 

E’ slittato, in Medio Oriente, il voto di fiducia al premier palestinese Abu Mazen.

 

Si apre oggi, a Riva del Garda, il Vertice dei ministri degli esteri europei.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 settembre  2003

 

 

UDIENZE DI OGGI

 

Il Papa ha ricevuto stamani, nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, sei presuli della Conferenza episcopale dell’India, in visita “ad Limina”.

 

Il Santo Padre ha pure ricevuto in udienza il presule statunitense mons. Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia.

 

 

L’IMPEGNO PER IL DISARMO NUCLEARE, STRADA NECESSARIA

PER LA COSTRUZIONE DI UNA VERA CULTURA DI PACE: COSI’, MONS. PIETRO PAROLIN,

CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA TERZA CONFERENZA DELL’ONU SULL’INTERDIZIONE DEGLI ESPERIMENTI NUCLEARI, IN CORSO A VIENNA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

All’alba del Terzo Millennio, l’attuazione di un completo disarmo diviene “indispensabile per la realizzazione pratica di una cultura della pace”. E’ l’esortazione espressa da mons. Pietro Parolin, capo delegazione della Santa Sede alla terza conferenza sull’interdizione totale degli esperimenti nucleari. Incontro che si conclude oggi alla sede dell’Onu di Vienna, dopo tre giorni di lavori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La Santa Sede è convinta che “il tempo è maturo, per tutte le nazioni del mondo, affinché pongano fine ai test nucleari”. E’ la viva esortazione espressa da mons. Pietro Parolin, che ha invitato tutti ad impegnarsi a “rendere il mondo un posto più sicuro”. Ancora, ad impedire una nuova corsa agli armamenti, che “in una reazione a catena” incoraggi “l’opzione nucleare con il rischio che armi di distruzione cadano in mani irresponsabili”. Il delegato vaticano ha poi ribadito come la Santa Sede sia convinta che “una stretta cooperazione internazionale e un approccio multilaterale” sia essenziale “per affrontare la minaccia posta dalle armi di distruzione alla pace e alla sicurezza internazionale”. La sicurezza globale, ha avvertito, “può essere garantita solo nell’ambito di un autentico sistema multilaterale”. Per questo, ha proseguito, la Santa Sede guarda con preoccupazione all’incertezza che sta “emergendo nei confronti di quegli strumenti internazionali, che per anni sono stati considerati i pilastri del controllo degli armamenti”. Sarebbe un vero errore, ha aggiunto il delegato vaticano, “scardinare l’attuale sistema o permettere che si disintegri”. Una cosiddetta pace “basata sulle armi nucleari”, ha avvertito, “non può essere il tipo di pace che ricerchiamo per il 21.mo secolo”.

 

D’altro canto, ha rilevato, l’attuale situazione del “disarmo nucleare indica come molti ancora credano nell’uso della forza e si affidino alle armi” di distruzione di massa. Proprio per evitare che “la legge della forza prevalga sulla forza della legge”, ha affermato, bisogna affidarsi al diritto internazionale quale “garanzia delle relazioni internazionali, mirate alla promozione della pace tra le nazioni”. Accogliendo quindi con favore la moratoria sui test, ha tuttavia rimarcato come “tali misure unilaterali non possono prendere il posto della firma e della ratifica del Trattato” sulla non proliferazione. Documento che invita tutte le nazioni a “liberare il mondo dalla minaccia delle armi nucleari”. La Santa Sede rinnova quindi l’appello a tutti gli Stati, che ancora non hanno firmato o ratificato il Trattato, affinché lo facciano quanto prima. Il momento attuale, ha dichiarato mons. Parolin, “è un’occasione unica per mostrare una leadership coraggiosa e un alto senso di responsabilità politica”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La situazione in Iraq apre la prima pagina: Germania e Francia prendono le distanze dalla bozza di risoluzione degli Stati Uniti.

Sempre in prima, in evidenza: l'arcivescovo di Trento in occasione del vertice dei Ministri degli esteri europei a Riva del Garda: "I valori della comunità cristiana che ha suscitato personalità come De Gasperi trovino largo spazio nella Costituzione Europea".

 

Nelle vaticane, un articolo di Giampaolo Mattei sulla tenera lettera al Papa scritta da un'anziana di Firenze, "alla scuola di Giorgio La Pira".

Un articolo sull'apertura dei lavori del Convegno pastorale della Chiesa locale di Salerno-Campagna-Acerno.

 

Nelle pagine estere, l'intervento della Santa Sede alla terza Conferenza dedicata al Trattato sull'interdizione globale degli esperimenti nucleari: "Un multilateralismo efficace richiede la cooperazione responsabile, onesta e coerente di tutti i membri della comunità delle Nazioni".

Medio Oriente: nuova ondata di violenze all'indomani del discorso di Abu Mazen al Parlamento palestinese. 

 

Nella pagina culturale, a proposito di un recente articolo, un contributo di Angelo Marchesi dal titolo "Le radici cristiane dell'Europa escludono ogni pericolo di intolleranza religiosa".

Nelle pagine italiane, la situazione politica, con particolare riferimento alle affermazioni del primo ministro sui giudici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 settembre 2003

 

SEI ANNI FA MORIVA MADRE TERESA DI CALCUTTA, LA SUORA DEI PIU’ POVERI

PRESTO BEATA. LA CHIESA IN INDIA AUSPICA CHE SIA UNA FESTA DI TUTTI

- Con noi, mons. Felix Machado e padre Bernardo Cervellera -

 

 

Ricordiamo oggi il sesto anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta, ormai in prossimità della beatificazione fissata il 19 ottobre prossimo in Piazza San Pietro. Assume un valore particolare, dunque, la preghiera dei cristiani di tutto il mondo per la commemorazione, quest’anno, della fondatrice delle Missionarie e dei Missionari della Carità. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Proclamare il 19 ottobre Festa nazionale in India: è la proposta inoltrata ufficialmente dalla Conferenza episcopale indiana al governo federale. Il governo, da parte sua aveva già annunciato l’istituzione di un premio intitolato a Madre Teresa, rivolto a quanti operano in campo sociale. Ma ascoltiamo il prelato indiano mons. Felix Anthony Machado.

 

“Il governo indiano ha già preso in mano alcuni programmi per onorare Madre Teresa come santa dell’India, ma varie Chiese locali hanno già pianificato i programmi, non soltanto per un giorno, ma per una settimana intera, mentre in altri luoghi hanno già iniziato la preparazione spirituale dei fedeli cattolici”.

 

Mons. Machado è sottosegretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. A lui, dunque, ricordare come Madre Teresa ha vissuto il dialogo.

 

“Madre Teresa non ha fatto un dialogo nel senso formale come lo chiamiamo qualche volta. Ha vissuto un dialogo di vita. Ha avuto grande rispetto per le religioni. Lei è sempre stata chiara sul fatto di essere cristiana cattolica, discepola di Gesù, ma senza mai fare una discriminazione tra le persone, ha sempre fatto ugualmente a tutti, perché credeva che tutti fossero figli di Dio, un solo Padre”.

 

Il nome di Madre Teresa  è come l’immagine di una mano tesa verso i più poveri. Dietro a quella mano - sottolinea mons. Machado - c’è la ricchezza del suo rapporto con Dio.

 

“Madre Teresa si alzava la mattina presto, già alle 3 e mezza-quattro andava nella cappella per pregare, prendere l’energia, la forza dell’amore di Dio per fare quello che siamo chiamati a fare”.

 

Per un ricordo della straordinaria personalità di Madre Teresa, ci aiuta padre Bernardo Cervellera, missionario per anni in Asia e oggi direttore di Asianews, agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere.

  

“Devo dire che l’ho conosciuta proprio nel primo viaggio intercontinentale che ho fatto come missionario. E’ stato nel lontano ’79, in pratica, e lei da poco era stata insignita del Premio Nobel. Io l’ho incontrata e ha detto ‘ancora un altro giornalista …’, perché era torturata dai giornalisti, però dopo è stata veramente molto cara e abbiamo visitato insieme la casa di Calcutta. Uno shock sotto un certo punto di vista, perché era una figura molto minuta e quello che mi colpiva sempre era questo sguardo profondissimo, enorme che aveva, grandissimo e questa capacità di guardarti e di abbracciarti, di ascoltarti e di servire. Vedere anche questa tenacia con cui lavorava, si metteva lì a fare, a pulire, ecc. Veramente una cosa impressionante, si vedeva quindi una donna molto determinata”.

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PER L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA, NEL SEGNO DEL RINNOVAMENTO

INIZIA OGGI UNA SETTIMANA DENSA DI APPUNTAMENTI

AVRA’ COME FULCRO LA PRIMA ASSEMBLEA STRAORDINARIA DELL’ASSOCIAZIONE.

CON NOI IL VICE PRESIDENTE MARCO FRANCHIN

- Servizio di Carla Cotignoli e Luca Collodi -

 

 

“La storia si fa profezia. L’Azione cattolica per una nuova missione”. E’ il titolo della settimana straordinaria che inizia oggi con una serie di eventi. Il fulcro sarà segnato dall’Assemblea straordinaria. Costituirà una tappa fondamentale nell’attuale processo di rinnovamento di questa che è una delle più grandi esperienze associative italiane e la più vasta in campo religioso. Conta infatti oltre 350.000 soci tesserati, ma - come ha evidenziato il sociologo Luca Diotallevi questa mattina alla conferenza stampa di presentazione - comprende oltre un milione e mezzo di persone. Il sociologo ha anche sottolineato il carattere universalistico dell’associazione, la sua apertura ai più lontani dalla pratica religiosa e il metodo di conduzione democratico. Ha definito ancora l’Azione Cattolica come esperimento di attuazione e elaborazione del Concilio Vaticano II.

 

Mentre la presidente nazionale, Paola Bignardi, si è soffermata sul rinnovamento dello Statuto che verrà proposto all’Assemblea generale. Viene ribadita la scelta di fondo, la scelta religiosa che ne costituisce l’anima conciliare e ancora la scelta associativa, democratica ed educativa che hanno qualificato l’Azione Cattolica dal dopo-Concilio. La novità – ha detto – sta nei modi concreti di essere associazione sul territorio, radicata nella Chiesa diocesana secondo la visione di Chiesa del Concilio. L’Azione Cattolica Italiana si appresta così ad essere una rinnovata presenza nella realtà sociale, culturale ed eccelsale in Italia e in Europa.

 

Oggi ha inizio una tre giorni di esperienza associativa tra giovani e adulti a Rocca di Papa, mentre domani  verrà dato spazio ai giovani con il Forum sulla globalizzazione della pace che si svolgerà nell’Auditorium Pio di via della Conciliazione, a cui seguirà una fiaccolata verso la Basilica di San Pietro e una veglia di preghiera. Ma su questi temi ascoltiamo Marco Franchin, vice presidente dell’Azione Cattolica, responsabile del settore giovani, al microfono di Luca Collodi.

 

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R. – Vogliamo tornare ad essere un’Azione Cattolica popolare, composta di soci e non di soli responsabili, basata su relazioni forti più che sui convegni, sulle persone più che sui sussidi. Un’Azione cattolica che non si rinchiude nelle strutture della pastorale, ma che si pone al servizio della comunità tutta. In pratica un’Azione Cattolica che vive il Vangelo, che si fa carico della domanda di Vangelo che nutrono gli uomini di oggi e aiuta la comunità a trovare nuove strade per comunicarla a tutti. Questa è la nostra Assemblea straordinaria, la prima che facciamo nella nostra lunghissima storia e sarà l’occasione proprio per riscrivere questa carta d’identità, che è lo Statuto, ma anche comunicare la vitalità dell’associazione e dei suoi 350 mila soci, sparsi in tutta Italia. Per far questo abbiamo scelto di celebrare una serie di eventi, diversi tra di loro e per questo rivolti a diverse persone. Il 6 settembre viviamo questo incontro dei giovani. Faremo una riflessione proprio sulla costruzione della pace.

 

D. – Sarai d’accordo con me che in giro c’è troppa paura proprio a partire dai giovani, mentre i giovani dovrebbero essere un po’ il motore, la spinta di una navicella che dovrebbe andare in orbita…

 

R. – Credo che abbiamo davvero bisogno di tornare a dire la speranza che abbiamo nel cuore forse e anche soprattutto come giovani. Io sento che questo davvero è un tema fondamentale. Le inchieste sui giovani dicono che i giovani sono spaventati dal futuro. Credo che un giovane cattolico tutto può essere tranne che spaventato dal futuro, anzi per il futuro  nutre solo speranze. Quest’anno, così difficile, così triste, così pieno di guerre è anche l’anniversario di quel segno immenso di speranza che fu per tutti i cristiani la Pacem in Terris. Ma è ancora il grido, l’invocazione di pace di tanti giovani che sono scesi in piazza, che hanno sventolato le bandiere e che si sono chiesti come riuscire a passare da una protesta sterile e violenta alla costruzione di un progetto. Un progetto, questo, che noi stiamo costruendo attraverso un “cartello” che si chiama “Le sentinelle del mattino”. Queste associazioni – più di 58 – si sono riunite già nel 2001, in occasione del G-8 di Genova e da allora non si rassegnano – come diceva il Papa – ad una globalizzazione solo economica, ma anzi credono e lavorano per una globalizzazione della solidarietà.

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RAPPORTO UNCTAD

(CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO):

IN COSTANTE DECREMENTO I FLUSSI GLOBALI D’INVESTIMENTI DIRETTI ALL’ESTERO

- Intervista con il dott. Americo Beviglia Zampetti -

 

 

I flussi globali degli investimenti diretti all’estero continuano a scendere, tanto che il biennio 2001-2002 rappresenta un record negativo. Confermata la tendenza al declino per l’anno in corso, mentre una ripresa è prevista soltanto nel 2004. Questo in sintesi quanto emerge dal “Rapporto 2003 sugli investimenti nel Mondo”, redatto dall’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo) e presentato ieri in contemporanea in diversi Paesi. I particolari nel servizio di Dorotea Gambardella.

 

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In continuo decremento i flussi globali degli investimenti diretti all’estero, che dagli 1.4 trilioni nel 2000 scendono ai 651 miliardi di dollari nel 2002, stabilizzandosi sui livelli indicati anche per l’anno in corso. È quanto emerge dal Rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, che mostra come gli investimenti all’estero in entrata, già calati di oltre il 40 per cento nel 2001 si siano ulteriormente ridotti del 21 per cento nel 2002. Una ripresa è prevista soltanto nel prossimo anno. Ma quali sono i fattori che hanno determinato questa contrazione? Ci risponde Americo Beviglia Zampetti, del Dipartimento Affari Esteri dell’Unctad di Ginevra.

 

R. – I principali fattori che hanno determinato una discesa nei flussi sono la recessione economica mondiale e la diminuzione delle fusioni e acquisizioni internazionali. Quindi, le transazioni più importanti con cui un’impresa acquista un’impresa in un Paese estero. E poi il trend generalizzato di ristrutturazione aziendale che è ancora nel senso della diminuzione e concentrazione in minori siti produttivi nel mondo. Tutto ciò è anche condizionato dalle questioni politiche che ben conosciamo.

 

D. – Quali saranno gli effetti pratici di tutto ciò?

 

R. – Un aspetto importante degli investimenti diretti all’estero è la creazione di impiego delle società transnazionali nei Paesi ospitanti. Al momento le imprese transnazionali occupano oltre 53 milioni di lavoratori nel mondo e la tendenza alla diminuzione degli investimenti diretti all’estero farà sì che non si continuerà il trend di crescita dell’impiego che si è avuto negli ultimi anni.

 

Dallo studio emerge inoltre che la tendenza al declino risulta alquanto generalizzata, visto che dei 195 esaminati, ben 108 Paesi hanno fatto registrare flussi d’investimento in entrata più bassi rispetto al 2001. Gli effetti più evidenti si sono riscontrati in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Mentre Germania, Giappone e Finlandia, unici Paesi in controtendenza, si è avuto un incremento. Tra le aree in via di sviluppo, quelle maggiormente colpite sono state Caraibi, Africa e America latina, dove i fattori che hanno maggiormente contribuito a creare questo andamento negativo sono stati la crisi economica in Argentina e la generale incertezza politica nel suo insieme. Per quanto riguarda l’Asia, è il continente che ha mostrato la minore contrazione a livello globale, grazie soprattutto al costante aumento di investimenti in entrata in Cina, che con un livello record di 53 miliardi di dollari, si è confermato il più importante destinatario mondiale di investimenti esteri. Ma tornando ai Paesi in via di sviluppo, abbiamo chiesto al dottor Beviglia Zampetti, quali strategie i vari governi dovrebbero attuare per fronteggiare la situazione.

 

R. – La strategia di liberalizzazione degli investimenti rimane una condizione necessaria, seppure non sufficiente, per attrarre maggiori investimenti. E si nota nel Rapporto come la liberalizzazione debba essere accompagnata da una serie di politiche nazionali, da quelle ambientali a quelle sociali, a quelle della concorrenza, che cercano di far sì che gli effetti benefici siano estesi ed i potenziali costi dell’investimento diretto all’estero, che pure esistono, limitati. Quindi, è importante che le politiche volte ad attrarre gli investimenti siano in linea con le politiche di sviluppo che ciascun Paese ha deciso di attuare.

 

D. – In base a quali fattori è prevista una ripresa nel 2004?

 

R. – La ripresa è legata a quelle che sono le previsioni di ripresa dell’economia internazionale in generale. Se queste previsioni di ripresa si attueranno anche i flussi di investimento all’estero, che sono molto dipendenti dalle condizioni economiche generali, si dovrebbero riprendere.   

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COMMOZIONE E APPLAUSI A VENEZIA PER IL FILM “BUONGIORNO, NOTTE”

DI MARCO BELLOCCHIO SULLA TRAGEDIA DI ALDO MORO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

 

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Sedici minuti d’applausi ieri sera, critica unanime nella positiva accoglienza e rumori insistenti di Leone d’oro. Per Marco Bellocchio è la conferma che il suo Buongiorno, notte è un film serio, vero, appassionante. Prodotto da RaiCinema, oggi esce con 170 copie in tutta Italia. Pur non essendoci una verità definitiva e storica sulla tragedia di Aldo Moro, Bellocchio, in modo assai personale e nella completa libertà dell’autore, coraggiosamente affronta quei due mesi di carcerazione che cambiarono la vita di una giovane ed immatura Repubblica. Va riconosciuta subito in questa attitudine meta-storica del Bellocchio autore, più che del Bellocchio regista, una qualità superiore, più intelligente ed emozionale, di raccontare e, più in profondità, di incontrare lo statista, i brigatisti, il tempo delle utopie rivoluzionarie all’alba del loro fallimento.

 

Al di là, dunque, del documento che fa la storia, della memoria che la nutre, della testimonianza che la avvalora, sono contenuti ed interpretazione che fanno di Buongiorno, notte un’opera pregevole di “interpretazione” cinematografica del passato prossimo. Senza seguire modelli predefiniti ed impegnarsi in pretestuose impostazioni manualistiche, ben venga l’”ipotesi” per provocare la “tesi”. E quest’ultima risiede nel mistero di un rapimento, nel cuore di Moro, nella testa dei suoi carcerieri. Senza certezze preventive, ma con un oceano di dubbi che affiorano anche nelle esperienze vissute da Chiara, giovane terrorista, Bellocchio non teorizza ma propone la condanna di una stagione infame di morte e violenze, affiancate, non solo visivamente, a quelle della stagione fascista o legate alla dittatura staliniana.

 

Aldo Moro diventa in questi termini una figura possente (anche attraverso la bella interpretazione di Roberto Herlitzka) e di inossidabile statura morale. La “tesi” di condanna che lui propone dialogando, anziché impugnando una pistola, alle farneticanti suggestioni dei brigatisti, diventa un testamento di rettitudine ideologica, purezza politica, testimonianza cristiana. E mentre Paolo VI piegava le ginocchia e pregava per la sua libertà, preparandosi ad affrontare nuove ed inaspettate sofferenze prima di spegnersi a Castel Gandolfo nell’agosto del 1978, Moro accettava con paura il sacrificio, i suoi carcerieri la sconfitta, e Bellocchio, venticinque anni più tardi, poteva così affrontare una delle sue sfide artistiche più interessanti e riuscite.

 

Da Venezia, Luca Pellegrini, per Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

5 settembre 2003

 

 

LA POLITICA NON DEVE OCCUPARSI SOLO DELLE RIFORME ISTITUZIONALI,

MA ANCHE DELLE SFIDE GLOBALI. E’ UNO DEI TEMI CENTRALI

DELL’ANNUALE CONVEGNO DELLE ACLI, APERTOSI OGGI A ORVIETO.

TRA GLI INTERVENTI, QUELLO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA

PIERFERDINANDO CASINI E DEL CARDINALE ERSILIO TONINI

- A cura di Alessandro Guarasci -

 

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ORVIETO. = La globalizzazione è la grande sfida di oggi. Dunque non solo pensioni, riforme istituzionali, giustizia, ma anche lotta al terrorismo, tutela dei valori etici, prevenzione delle guerre. Da Orvieto, Luigi Bobba, presidente delle Acli - le Associazioni cristiani lavoratori italiane - lancia il nuovo manifesto dell’associazione per il prossimo anno.  Non per nulla, secondo un sondaggio, sui rischi e le sfide globali, il 55 per cento degli italiani dice di non sentirsi adeguatamente rappresentato né del centrodestra né del centrosinistra. Secondo Bobba, è necessario democratizzare la globalizzazione e globalizzare la democrazia: una carta importante da giocare adesso è l’Europa, un’Europa che diventi forza di pace. Ma non solo. E’ urgente governare le sfide bioetiche. Nove italiani su dieci sono contrari alla clonazione, mentre sull’eutanasia il popolo italiano si divide a metà. Altro tema caldo è la procreazione assistita. Per il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, è importante approvare presto la legge, ora in discussione nel Parlamento italiano, mettendo dei paletti e tutelando la ricerca. Anche per il presidente del Comitato nazionale di bioetica, Francesco D’Agostino, bisogna mettere dei paletti, salvaguardando così anche i diritti del neonato. Netta poi la condanna, da parte di D’Agostino e del cardinale Ersilio Tonini, dell’eutanasia.

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I VESCOVI DELLE FILIPPINE ESORTANO IL GOVERNO A UNA PIU’ EFFICACE LOTTA

CONTRO LA CORRUZIONE E AD UN MAGGIORE IMPEGNO IN FAVORE

DELLA RIPRESA ECONOMICA DEL PAESE

 

MASBATE (FILIPPINE). = “Il pericolo di destabilizzazione è reale. Anche piccoli gesti di insubordinazione o protesta possono creare disordini e danneggiare l’immagine del Paese, con ripercussioni negative sull’economia. Noi vescovi siamo preoccupati e siamo uniti nel chiedere con forza al governo di combattere con maggiore impegno la corruzione; di utilizzare la metodologia del dialogo con tutte le parti sociali del Paese; di perseguire come fine supremo il bene della pace per il Paese”. Sono queste le affermazioni centrali dell’accorato appello che il vescovo Joel Baylon, ordinario della diocesi filippina di Masbate e membro del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale delle Filippine ha levato durante un’intervista rilasciata all’agenzia Fides. “La situazione politica è molto confusa”, ha detto il presule, riferendosi alle accuse di utilizzo indebito di fondi privati che ha toccato una delle più alte autorità filippine. “Occorre tornare – ha aggiunto - a una maggiore serenità generale nella politica nazionale per il bene del Paese”. Alcuni giorni fa il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale, composto dai vescovi in rappresentanza di tutte le regioni delle Filippine, in un comunicato firmato da mons. Baylon con altri nove membri del Consiglio, ha espresso la necessità di porre fine ai giochi di potere, alla reciproca delegittimazione fra politici e militari, al sensazionalismo dei mass media. I vescovi si sono detti molto preoccupati specialmente perché – scrivono – “i nostri leader politici stanno facendo di tutto per distruggersi a vicenda, in un processo che porta nel baratro l’intera famiglia filippina”, mentre “la popolazione ha ben altri problemi da affrontare, specialmente dal punto di vista economico”. “Occorre l’impegno di tutti – è l’auspicio conclusivo dei presuli  - perché si metta in atto al più presto una effettiva ripresa economica e un pieno rinnovamento della politica”. (A.D.C.)

 

 

DA OGGI CONFERENZA DI DUE GIORNI A DURAZZO TRA LE REGIONI ITALIANE

 ED ALBANESI AFFACCIATE SULL’ADRIATICO:

ALL’ORDINE DEL GIORNO LA COOPERAZIONE TRA I DUE PAESI

E L’INTEGRAZIONE DEI BALCANI NELL’UNIONE EUROPEA

    

DURAZZO. = Aperta oggi a Durazzo la Conferenza per la cooperazione delle regioni italiane ed albanesi che si affacciano sull'Adriatico. All'importante appuntamento, che proseguirà anche domani, prenderà parte anche il presidente della Camera delle Regioni del Consiglio d'Europa, Giovanni Di Stasi. ''Sara' questa l'occasione giusta - ha detto Di Stasi - per dare seguito al Protocollo firmato a Termoli, nel Molise, il 5 luglio scorso, in occasione della Conferenza tra le Regioni italiane che vi hanno partecipato ed i 12 Consigli regionali albanesi''. ''Scopo principale dell'iniziativa di Durazzo - ha spiegato il presidente - è però quello di accelerare il processo di integrazione dei Balcani occidentali nel contesto sociale, economico ed istituzionale dell'Unione europea. A questo scenario adriatico - ha concluso Di Stasi- è particolarmente interessato il Molise, che ha comunità di minoranza croata ed albanese sul proprio territorio, per le quali ha posto in essere una serie di attività e progetti, dalla realizzazione degli sportelli linguistici ai master di formazione per creare lavoro e professionalità nuove''. (R.G.)

 

PRESIEDUTI QUESTA MATTINA, IN VATICANO, DAL VESCOVO GIANNI DANZI,

LE ESEQUIE DI COSTANTINO MARCHIONNI,

L’OPERAIO VITTIMA DI UN INCIDENTE SUL LAVORO IN PIAZZA SAN PIETRO

 

CITTA' DEL VATICANO. = Una chiesa gremita di operai e molta commozione. Si presentava così, questa mattina, la chiesa parrocchiale di Sant’Anna, in Vaticano, dove il vescovo Gianni Danzi, segretario generale del Governatorato, ha presieduto i funerali di Costantino Marchionni, l'operaio morto lunedì scorso mentre lavorava al montaggio del baldacchino che copre il palco pontificio davanti al sagrato di San Pietro. Accanto al presule, sull’altare, anche il vicesegretario del Governatorato, mons. Giorgio Corbellino, e il diacono della Sagrestia pontificia, il padre agostiniano Giuseppe Viscardi. Numerosi i funzionari e i dipendenti vaticani presenti alle esequie, animate dai canti liturgici eseguiti dagli operai colleghi di Marchionni. All’omelia, mons. Danzi ha ricordato la preghiera di suffragio elevata da Giovanni Paolo II mercoledì scorso, durante l’udienza generale, in favore dell’operaio deceduto e di tutte le vittime sul lavoro. Nel ricordare l’accaduto, mons. Danzi ha parlato, tra l’altro, di una comunità vaticana “sconvolta” dalle improvvise e drammatiche circostanze che hanno portato alla scomparsa di Costantino Marchionni. (A.D.C.).

 

NO ALLA PENA DI MORTE E A FORME CRUDELI DI ESECUZIONE CAPITALE:

LO CHIEDE LA COMMISSIONE EUROPEA,

CHE HA INVITATO LE AUTORITA’ DELLA NIGERIA

AD ASSOLVERE AMINA LAWAL, CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE PER ADULTERIO

 

BRUXELLES. = Prosegue la campagna per sostenere Amina Lawal, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio. Ieri, la Commissione europea ha diffuso un comunicato in cui “ribadisce la ferma opposizione all'uso della pena di morte e a certe forme di esecuzione particolarmente crudeli”. La Commissione Ue aggiunge di sperare “sinceramente che Amina Lawal sia assolta” e di confidare nel fatto che il governo federale nigeriano assicuri “il pieno rispetto degli impegni internazionali sui diritti umani”. Infine, la Commissione ha ricordato “il ruolo importante svolto dalla società civile, in particolare dalle organizzazioni non governative e da quelle per i diritti umani”. La corte d'appello di Katsina, in Nigeria, ha annunciato nei giorni scorsi che il verdetto sarà emesso il 25 settembre. (A.D.C.)

 

 

È NATA IN ANGOLA UNA COMMISSIONE CONTRO IL TRAFFICO INTERNAZIONALE

 DI BAMBINI, IN SEGUITO ALLA DENUNCIA DEI GIORNALI INGLESI SULLA PRESENZA

 DI MINORI ANGOLANI TRA LE FILA DEGLI IMMIGRATI CLANDESTINI NEL REGNO UNITO

 

LUANDA. = È stata annunciata ieri a Luanda, capitale dell’Angola, dal portavoce dell’Istituto nazionale per l’infanzia (Inac) una commissione speciale per combattere il traffico internazionale di bambini. L’Inac è un organismo multidisciplinare che riunisce ufficiali della polizia per l’immigrazione, funzionari del ministero per l’amministrazione locale, della dirigenza nazionale sulle investigazioni criminali e i servizi segreti. Questa commissione è nata in seguito ad un’indagine dell’Inter-pol, partita all’inizio di quest’anno, dopo le denunce della stampa inglese circa la presenza considerevole di bambini angolani non accompagnati tra gli immigrati clandestini del Regno Unito. Altri dati allarmanti arrivano dalla Direzione nazionale per la salute pubblica dell’Angola: nei primi quattro mesi dell’anno sono morte più di 6 mila persone per la malaria. Il record dei decessi lo detiene proprio la capitale, Luanda, con più di mille e ottocento morti. (M.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 settembre 2003

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La presentazione della bozza di risoluzione sull’Iraq da parte degli Stati Uniti che dovrebbe ampliare, nel Paese arabo, il mandato dell’Onu per favorire il coinvolgimento di altri Paesi nel processo di stabilizzazione iracheno, è il tema dominante dell’attuale dibattito politico internazionale. Il presidente francese, Jacques Chirac, ed il cancelliere tedesco, Gerard Schroeder, hanno dichiarato ieri, a Dresda, di non essere ancora pronti ad accettare la proposta americana. Secondo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ieri ha incontrato a Washington il segretario di Stato americano, Colin Powell, le riserve espresse da Francia e Germania mostrano in realtà “la volontà di arrivare ad un risultato che consenta al popolo iracheno, in tempi brevi, di riprendere in mano il proprio destino”. Sulle molteplici posizioni rispetto all’invio di una forza multinazionale nel Golfo Persico, ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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La Russia ha dato la disponibilità a considerare l’invio di truppe in Iraq, ma ha aggiunto che prima vuole conoscere i particolari del testo, e anche la Cina, pur con prudenza, ha detto che l’iniziativa di Washington va nella direzione giusta. Francia e Germania, invece, hanno bocciato la risoluzione dicendo che al momento non fa abbastanza per condividere la gestione del Paese con la Comunità internazionale e non dà garanzie sui tempi del ritorno del governo nelle mani della popolazione locale. Il cancelliere Schroeder ed il presidente Chirac, dopo un incontro a Dresda, hanno riconosciuto che la proposta americana crea una nuova dinamica sul piano diplomatico, ma per ora non è sufficiente sul piano della sostanza. Il capo del Pentagono Rumsfeld, in visita a sorpresa a Baghdad, ha detto che non servono altre truppe americane, ma bisognerebbe incrementare il ruolo degli iracheni nella gestione della sicurezza. La tensione sul terreno, intanto, resta alta. A Tikrit sono avvenuti nuovi scontri e gli americani hanno arrestato 4 persone che si preparavano a nuovi attentati.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Con la nuova risoluzione, dunque, gli Stati Uniti cercano il sostegno della comunità internazionale per gestire il difficile dopoguerra in Iraq dove non si arresta, purtroppo, l’interminabile catena di violenze. Questa mattina un ragazzo di 13 anni, Omar Saad Jassem, è stato ucciso per errore da soldati americani a Baaquba, città a 60 chilometri da Baghdad. Secondo il padre del ragazzo, il giovane iracheno sarebbe stato raggiunto da proiettili sparati verso una persona che, a bordo di una motocicletta, non si era fermata all’alt intimato da una pattuglia.

 

Trasferiamoci in Medio Oriente, dove nel corso di una riunione carica di forte tensione il premier palestinese Abu Mazen, arrivato ai primi 100 giorni del suo esecutivo, ha chiesto ieri al Consiglio di appoggiarlo oppure di revocargli il mandato. Nella seduta del parlamento non c’è stato il voto di fiducia ma non è escluso un nuovo rinvio per cercare una soluzione alla crisi ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese. Abu Mazen ha anche addossato ad Israele la responsabilità della rottura della tregua ed ha chiesto agli Stati Uniti di porre fine all’isolamento di Arafat. L’esercito israeliano non interrompe, intanto, le proprie incursioni nei territori. In una di queste un palestinese ed un soldato israeliano sono rimasti uccisi, stamani, a causa del violento scontro a fuoco avvenuto a Nablus, in Cisgiordania. In una seconda operazione sono stati inoltre catturati, secondo la radio israeliana, tre ricercati di Hamas che stavano preparando un attentato in Israele.

 

Un militante del movimento integralista Hezbollah ed uno del gruppo sciita Amal sono rimasti uccisi in una sparatoria la scorsa notte a Beirut. Lo ha reso noto il quotidiano libanese “Al Mustaqbal”, secondo il quale ci sono stati anche sei feriti. Lo scontro a fuoco sarebbe stato causato da una lite scoppiata tra i militanti delle due formazioni per l’affissione di manifesti e bandiere in una strada di un quartiere controllato dagli Hezbollah.

 

La verifica delle posizioni dei singoli Paesi sulla bozza di Costituzione europea e la ricerca di posizioni comuni che rafforzino il ruolo dell’Unione Europea sulla questione irachena e nella realizzazione di un itinerario di pace per il Medio Oriente. Sono questi i principali temi della riunione dei ministri degli Esteri europei che si è aperta oggi a Riva del Garda. Di ritorno da Washington e New York, dove ha incontrato il segretario di Stato americano, Colin Powell, ed il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, riferirà del contenuto della risoluzione ai colleghi esortandoli “a trovare una posizione comune”. Questa mattina, intanto, gruppi  no global hanno messo in atto due blocchi stradali per impedire l’accesso in città delle delegazioni dirette all’incontro. Sul significato del Vertice, ci riferisce Giada Aquilino:

 

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A Riva del Garda i capi della diplomazia europea faranno una prova generale per l’ultima battaglia sulla Costituzione dell’Unione, cioè la Conferenza intergovernativa che si aprirà il 4 ottobre a Roma. Pur se informale, l’incontro a cui partecipano anche i ministri dei 10 Paesi, che aderiranno a maggio 2004, segnerà l’avvio di un confronto serrato sulla bozza di Costituzione varata dalla Convenzione di Giscard d’Estaing. Sull’argomento Iraq la presidenza italiana di turno punta ad ottenere un consenso unanime da quei partner finora divisi. Per il Medio Oriente il ministro degli esteri Frattini, dopo gli incontri di ieri a Washington e a New York con il segretario di Stato americano Powell e con il segretario generale dell’Onu, Annan, ha annunciato un nuovo incontro a breve di Unione Europea, Stati Uniti, Russia e Onu per il rilancio della ‘Road Map’. Ma a Riva del Garda la discussione sarà soprattutto sul congelamento dei beni degli estremisti di Hamas. Intanto, a Porto Rotondo, il premier Berlusconi incontra i colleghi spagnolo Aznar e francese Rafarin.

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In Grecia due poliziotti sono rimasti feriti ad Atene per l’esplosione di due ordigni presso il tribunale. Nessun gruppo ha finora rivendicato l’attentato, ma la polizia sospetta che dietro questo grave episodio ci sia l’organizzazione terroristica “17 novembre”, movimento ritenuto responsabile dell’omicidio in Grecia, a partire dal 1975, di 23 fra diplomatici, politici, giornalisti, editori e poliziotti.

 

Si è concluso ieri lo storico incontro tra Arabia Saudita e Russia, due tra le più grandi potenze petrolifere del mondo. Nel corso della sua visita a Mosca, il principe ereditario saudita, Abdullah, ha invitato il presidente ceceno, Kadyrov, a visitare il suo Paese e, condannando i recenti attentati avvenuti in Cecenia, ha aggiunto che questi non hanno matrice islamica.

 

Le proteste di piazza dei mesi scorsi hanno portato le autorità di Hong Kong a ritirare a tempo indeterminato le norme sulla sicurezza e contro la sovversione. Lo ha annunciato il capo del governo nominato dal regime della Repubblica popolare cinese. Le nuove leggi avevano suscitato allarme a Hong Kong per le sorti di quanto restava dei diritti e delle libertà fondamentali godute sotto la sovranità inglese.

 

 

 

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