RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 248 - Testo della
Trasmissione venerdì 5 settembre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Francia e Germania bocciano la proposta
statunitense di risoluzione sull’Iraq; l’Italia tenta una mediazione.
E’ slittato, in Medio Oriente, il voto di fiducia
al premier palestinese Abu Mazen.
Si apre oggi, a Riva del Garda, il Vertice dei
ministri degli esteri europei.
Il Papa
ha ricevuto stamani, nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, sei presuli
della Conferenza episcopale dell’India, in visita “ad Limina”.
Il Santo Padre ha pure ricevuto in udienza il presule
statunitense mons. Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia.
L’IMPEGNO PER IL DISARMO
NUCLEARE, STRADA NECESSARIA
PER LA
COSTRUZIONE DI UNA VERA CULTURA DI PACE: COSI’, MONS. PIETRO PAROLIN,
CAPO
DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA TERZA CONFERENZA DELL’ONU
SULL’INTERDIZIONE DEGLI ESPERIMENTI NUCLEARI, IN CORSO A VIENNA
- A cura di Alessandro Gisotti -
All’alba
del Terzo Millennio, l’attuazione di un completo disarmo diviene
“indispensabile per la realizzazione pratica di una cultura della pace”. E’
l’esortazione espressa da mons. Pietro Parolin, capo delegazione della Santa
Sede alla terza conferenza sull’interdizione totale degli esperimenti nucleari.
Incontro che si conclude oggi alla sede dell’Onu di Vienna, dopo tre giorni di
lavori. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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La
Santa Sede è convinta che “il tempo è maturo, per tutte le nazioni del mondo,
affinché pongano fine ai test nucleari”. E’ la viva esortazione espressa da
mons. Pietro Parolin, che ha invitato tutti ad impegnarsi a “rendere il mondo
un posto più sicuro”. Ancora, ad impedire una nuova corsa agli armamenti, che
“in una reazione a catena” incoraggi “l’opzione nucleare con il rischio che
armi di distruzione cadano in mani irresponsabili”. Il delegato vaticano ha poi
ribadito come la Santa Sede sia convinta che “una stretta cooperazione
internazionale e un approccio multilaterale” sia essenziale “per affrontare la
minaccia posta dalle armi di distruzione alla pace e alla sicurezza
internazionale”. La sicurezza globale, ha avvertito, “può essere garantita solo
nell’ambito di un autentico sistema multilaterale”. Per questo, ha proseguito, la
Santa Sede guarda con preoccupazione all’incertezza che sta “emergendo nei
confronti di quegli strumenti internazionali, che per anni sono stati
considerati i pilastri del controllo degli armamenti”. Sarebbe un vero errore,
ha aggiunto il delegato vaticano, “scardinare l’attuale sistema o permettere
che si disintegri”. Una cosiddetta pace “basata sulle armi nucleari”, ha
avvertito, “non può essere il tipo di pace che ricerchiamo per il 21.mo
secolo”.
D’altro
canto, ha rilevato, l’attuale situazione del “disarmo nucleare indica come
molti ancora credano nell’uso della forza e si affidino alle armi” di
distruzione di massa. Proprio per evitare che “la legge della forza prevalga
sulla forza della legge”, ha affermato, bisogna affidarsi al diritto internazionale
quale “garanzia delle relazioni internazionali, mirate alla promozione della
pace tra le nazioni”. Accogliendo quindi con favore la moratoria sui test, ha
tuttavia rimarcato come “tali misure unilaterali non possono prendere il posto
della firma e della ratifica del Trattato” sulla non proliferazione. Documento
che invita tutte le nazioni a “liberare il mondo dalla minaccia delle armi
nucleari”. La Santa Sede rinnova quindi l’appello a tutti gli Stati, che ancora
non hanno firmato o ratificato il Trattato, affinché lo facciano quanto prima.
Il momento attuale, ha dichiarato mons. Parolin, “è un’occasione unica per
mostrare una leadership coraggiosa e un alto senso di responsabilità politica”.
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La situazione in Iraq apre la
prima pagina: Germania e Francia prendono le distanze dalla bozza di
risoluzione degli Stati Uniti.
Sempre in prima, in evidenza:
l'arcivescovo di Trento in occasione del vertice dei Ministri degli esteri
europei a Riva del Garda: "I valori della comunità cristiana che ha
suscitato personalità come De Gasperi trovino largo spazio nella Costituzione
Europea".
Nelle vaticane, un articolo di
Giampaolo Mattei sulla tenera lettera al Papa scritta da un'anziana di Firenze,
"alla scuola di Giorgio La Pira".
Un articolo sull'apertura dei
lavori del Convegno pastorale della Chiesa locale di Salerno-Campagna-Acerno.
Nelle pagine estere,
l'intervento della Santa Sede alla terza Conferenza dedicata al Trattato
sull'interdizione globale degli esperimenti nucleari: "Un multilateralismo
efficace richiede la cooperazione responsabile, onesta e coerente di tutti i
membri della comunità delle Nazioni".
Medio Oriente: nuova ondata di
violenze all'indomani del discorso di Abu Mazen al Parlamento
palestinese.
Nella pagina culturale, a proposito di un recente
articolo, un contributo di Angelo Marchesi dal titolo "Le radici cristiane
dell'Europa escludono ogni pericolo di intolleranza religiosa".
Nelle pagine italiane, la
situazione politica, con particolare riferimento alle affermazioni del primo
ministro sui giudici.
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5 settembre 2003
SEI ANNI FA MORIVA MADRE TERESA DI CALCUTTA, LA
SUORA DEI PIU’ POVERI
PRESTO BEATA. LA CHIESA IN INDIA AUSPICA CHE SIA
UNA FESTA DI TUTTI
- Con noi, mons. Felix Machado e padre Bernardo
Cervellera -
Ricordiamo
oggi il sesto anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta, ormai in
prossimità della beatificazione fissata il 19 ottobre prossimo in Piazza San
Pietro. Assume un valore particolare, dunque, la preghiera dei cristiani di tutto
il mondo per la commemorazione, quest’anno, della fondatrice delle Missionarie
e dei Missionari della Carità. Il servizio di Fausta Speranza.
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Proclamare il 19 ottobre Festa nazionale in India: è la
proposta inoltrata ufficialmente dalla Conferenza episcopale indiana al governo
federale. Il governo, da parte sua aveva già annunciato l’istituzione di un
premio intitolato a Madre Teresa, rivolto a quanti operano in campo sociale. Ma
ascoltiamo il prelato indiano mons. Felix Anthony Machado.
“Il governo indiano ha già preso in mano alcuni programmi
per onorare Madre Teresa come santa dell’India, ma varie Chiese locali hanno
già pianificato i programmi, non soltanto per un giorno, ma per una settimana
intera, mentre in altri luoghi hanno già iniziato la preparazione spirituale
dei fedeli cattolici”.
Mons. Machado è sottosegretario del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso. A lui, dunque, ricordare come Madre Teresa ha
vissuto il dialogo.
“Madre Teresa non ha fatto un dialogo nel senso formale
come lo chiamiamo qualche volta. Ha vissuto un dialogo di vita. Ha avuto grande
rispetto per le religioni. Lei è sempre stata chiara sul fatto di essere
cristiana cattolica, discepola di Gesù, ma senza mai fare una discriminazione
tra le persone, ha sempre fatto ugualmente a tutti, perché credeva che tutti fossero
figli di Dio, un solo Padre”.
Il nome di Madre Teresa
è come l’immagine di una mano tesa verso i più poveri. Dietro a quella
mano - sottolinea mons. Machado - c’è la ricchezza del suo rapporto con Dio.
“Madre Teresa si alzava la mattina presto, già alle 3 e
mezza-quattro andava nella cappella per pregare, prendere l’energia, la forza
dell’amore di Dio per fare quello che siamo chiamati a fare”.
Per un ricordo della straordinaria personalità di Madre
Teresa, ci aiuta padre Bernardo Cervellera, missionario per anni in Asia e oggi
direttore di Asianews, agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere.
“Devo dire che l’ho conosciuta proprio nel primo viaggio
intercontinentale che ho fatto come missionario. E’ stato nel lontano ’79, in
pratica, e lei da poco era stata insignita del Premio Nobel. Io l’ho incontrata
e ha detto ‘ancora un altro giornalista …’, perché era torturata dai
giornalisti, però dopo è stata veramente molto cara e abbiamo visitato insieme
la casa di Calcutta. Uno shock sotto un certo punto di vista, perché era una
figura molto minuta e quello che mi colpiva sempre era questo sguardo
profondissimo, enorme che aveva, grandissimo e questa capacità di guardarti e
di abbracciarti, di ascoltarti e di servire. Vedere anche questa tenacia con
cui lavorava, si metteva lì a fare, a pulire, ecc. Veramente una cosa
impressionante, si vedeva quindi una donna molto determinata”.
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PER L’AZIONE CATTOLICA
ITALIANA, NEL SEGNO DEL RINNOVAMENTO
INIZIA OGGI UNA SETTIMANA DENSA DI APPUNTAMENTI
AVRA’ COME FULCRO LA PRIMA ASSEMBLEA STRAORDINARIA
DELL’ASSOCIAZIONE.
CON NOI IL VICE PRESIDENTE MARCO FRANCHIN
- Servizio di Carla Cotignoli e Luca Collodi -
“La storia si fa profezia.
L’Azione cattolica per una nuova missione”. E’ il titolo della settimana
straordinaria che inizia oggi con una serie di eventi. Il fulcro sarà segnato
dall’Assemblea straordinaria. Costituirà una tappa fondamentale nell’attuale
processo di rinnovamento di questa che è una delle più grandi esperienze
associative italiane e la più vasta in campo religioso. Conta infatti oltre
350.000 soci tesserati, ma - come ha evidenziato il sociologo Luca Diotallevi
questa mattina alla conferenza stampa di presentazione - comprende oltre un
milione e mezzo di persone. Il sociologo ha anche sottolineato il carattere
universalistico dell’associazione, la sua apertura ai più lontani dalla pratica
religiosa e il metodo di conduzione democratico. Ha definito ancora l’Azione
Cattolica come esperimento di attuazione e elaborazione del Concilio Vaticano
II.
Mentre la presidente nazionale,
Paola Bignardi, si è soffermata sul rinnovamento dello Statuto che verrà
proposto all’Assemblea generale. Viene ribadita la scelta di fondo, la scelta
religiosa che ne costituisce l’anima conciliare e ancora la scelta associativa,
democratica ed educativa che hanno qualificato l’Azione Cattolica dal
dopo-Concilio. La novità – ha detto – sta nei modi concreti di essere
associazione sul territorio, radicata nella Chiesa diocesana secondo la visione
di Chiesa del Concilio. L’Azione Cattolica Italiana si appresta così ad essere
una rinnovata presenza nella realtà sociale, culturale ed eccelsale in Italia e
in Europa.
Oggi ha inizio una tre giorni di
esperienza associativa tra giovani e adulti a Rocca di Papa, mentre domani verrà dato spazio ai giovani con il Forum
sulla globalizzazione della pace che si svolgerà nell’Auditorium Pio di via
della Conciliazione, a cui seguirà una fiaccolata verso la Basilica di San
Pietro e una veglia di preghiera. Ma su questi temi ascoltiamo Marco Franchin,
vice presidente dell’Azione Cattolica, responsabile del settore giovani, al
microfono di Luca Collodi.
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R. – Vogliamo tornare ad essere un’Azione Cattolica
popolare, composta di soci e non di soli responsabili, basata su relazioni
forti più che sui convegni, sulle persone più che sui sussidi. Un’Azione
cattolica che non si rinchiude nelle strutture della pastorale, ma che si pone
al servizio della comunità tutta. In pratica un’Azione Cattolica che vive il
Vangelo, che si fa carico della domanda di Vangelo che nutrono gli uomini di
oggi e aiuta la comunità a trovare nuove strade per comunicarla a tutti. Questa
è la nostra Assemblea straordinaria, la prima che facciamo nella nostra
lunghissima storia e sarà l’occasione proprio per riscrivere questa carta
d’identità, che è lo Statuto, ma anche comunicare la vitalità dell’associazione
e dei suoi 350 mila soci, sparsi in tutta Italia. Per far questo abbiamo scelto
di celebrare una serie di eventi, diversi tra di loro e per questo rivolti a
diverse persone. Il 6 settembre viviamo questo incontro dei giovani. Faremo una
riflessione proprio sulla costruzione della pace.
D. – Sarai d’accordo con me che in giro c’è troppa paura
proprio a partire dai giovani, mentre i giovani dovrebbero essere un po’ il
motore, la spinta di una navicella che dovrebbe andare in orbita…
R. – Credo che abbiamo davvero bisogno di tornare a dire
la speranza che abbiamo nel cuore forse e anche soprattutto come giovani. Io
sento che questo davvero è un tema fondamentale. Le inchieste sui giovani
dicono che i giovani sono spaventati dal futuro. Credo che un giovane cattolico
tutto può essere tranne che spaventato dal futuro, anzi per il futuro nutre solo speranze. Quest’anno, così
difficile, così triste, così pieno di guerre è anche l’anniversario di quel
segno immenso di speranza che fu per tutti i cristiani la Pacem in Terris.
Ma è ancora il grido, l’invocazione di pace di tanti giovani che sono scesi in
piazza, che hanno sventolato le bandiere e che si sono chiesti come riuscire a
passare da una protesta sterile e violenta alla costruzione di un progetto. Un
progetto, questo, che noi stiamo costruendo attraverso un “cartello” che si
chiama “Le sentinelle del mattino”. Queste associazioni – più di 58 – si sono
riunite già nel 2001, in occasione del G-8 di Genova e da allora non si
rassegnano – come diceva il Papa – ad una globalizzazione solo economica, ma
anzi credono e lavorano per una globalizzazione della solidarietà.
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(CONFERENZA
DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO):
IN
COSTANTE DECREMENTO I FLUSSI GLOBALI D’INVESTIMENTI DIRETTI ALL’ESTERO
-
Intervista con il dott. Americo Beviglia Zampetti -
I
flussi globali degli investimenti diretti all’estero continuano a scendere,
tanto che il biennio 2001-2002 rappresenta un record negativo. Confermata la
tendenza al declino per l’anno in corso, mentre una ripresa è prevista soltanto
nel 2004. Questo in sintesi quanto emerge dal “Rapporto 2003 sugli investimenti
nel Mondo”, redatto dall’Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e
lo sviluppo) e presentato ieri in contemporanea in diversi Paesi. I particolari
nel servizio di Dorotea Gambardella.
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In
continuo decremento i flussi globali degli investimenti diretti all’estero, che
dagli 1.4 trilioni nel 2000 scendono ai 651 miliardi di dollari nel 2002, stabilizzandosi
sui livelli indicati anche per l’anno in corso. È quanto emerge dal Rapporto
della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, che mostra
come gli investimenti all’estero in entrata, già calati di oltre il 40 per
cento nel 2001 si siano ulteriormente ridotti del 21 per cento nel 2002. Una
ripresa è prevista soltanto nel prossimo anno. Ma quali sono i fattori che
hanno determinato questa contrazione? Ci risponde Americo Beviglia Zampetti,
del Dipartimento Affari Esteri dell’Unctad di Ginevra.
R. – I principali fattori che hanno determinato una
discesa nei flussi sono la recessione economica mondiale e la diminuzione delle
fusioni e acquisizioni internazionali. Quindi, le transazioni più importanti
con cui un’impresa acquista un’impresa in un Paese estero. E poi il trend
generalizzato di ristrutturazione aziendale che è ancora nel senso della
diminuzione e concentrazione in minori siti produttivi nel mondo. Tutto ciò è
anche condizionato dalle questioni politiche che ben conosciamo.
D. – Quali saranno gli effetti pratici di tutto ciò?
R. – Un aspetto importante degli investimenti diretti
all’estero è la creazione di impiego delle società transnazionali nei Paesi
ospitanti. Al momento le imprese transnazionali occupano oltre 53 milioni di
lavoratori nel mondo e la tendenza alla diminuzione degli investimenti diretti
all’estero farà sì che non si continuerà il trend di crescita dell’impiego che
si è avuto negli ultimi anni.
Dallo studio emerge inoltre che la tendenza al declino
risulta alquanto generalizzata, visto che dei 195 esaminati, ben 108 Paesi
hanno fatto registrare flussi d’investimento in entrata più bassi rispetto al
2001. Gli effetti più evidenti si sono riscontrati in particolare negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna. Mentre Germania, Giappone e Finlandia, unici Paesi in
controtendenza, si è avuto un incremento. Tra le aree in via di sviluppo,
quelle maggiormente colpite sono state Caraibi, Africa e America latina, dove i
fattori che hanno maggiormente contribuito a creare questo andamento negativo
sono stati la crisi economica in Argentina e la generale incertezza politica
nel suo insieme. Per quanto riguarda l’Asia, è il continente che ha mostrato la
minore contrazione a livello globale, grazie soprattutto al costante aumento di
investimenti in entrata in Cina, che con un livello record di 53 miliardi di
dollari, si è confermato il più importante destinatario mondiale di
investimenti esteri. Ma tornando ai Paesi in via di sviluppo, abbiamo chiesto
al dottor Beviglia Zampetti, quali strategie i vari governi dovrebbero attuare
per fronteggiare la situazione.
R. – La strategia di liberalizzazione degli investimenti
rimane una condizione necessaria, seppure non sufficiente, per attrarre
maggiori investimenti. E si nota nel Rapporto come la liberalizzazione debba
essere accompagnata da una serie di politiche nazionali, da quelle ambientali a
quelle sociali, a quelle della concorrenza, che cercano di far sì che gli
effetti benefici siano estesi ed i potenziali costi dell’investimento diretto
all’estero, che pure esistono, limitati. Quindi, è importante che le politiche
volte ad attrarre gli investimenti siano in linea con le politiche di sviluppo
che ciascun Paese ha deciso di attuare.
D. – In base a quali fattori è prevista una ripresa nel
2004?
R. – La ripresa è legata a quelle che sono le previsioni
di ripresa dell’economia internazionale in generale. Se queste previsioni di
ripresa si attueranno anche i flussi di investimento all’estero, che sono molto
dipendenti dalle condizioni economiche generali, si dovrebbero riprendere.
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COMMOZIONE
E APPLAUSI A VENEZIA PER IL FILM “BUONGIORNO, NOTTE”
DI
MARCO BELLOCCHIO SULLA TRAGEDIA DI ALDO MORO
-
Servizio di Luca Pellegrini -
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Sedici minuti d’applausi ieri sera, critica unanime nella
positiva accoglienza e rumori insistenti di Leone d’oro. Per Marco Bellocchio è
la conferma che il suo Buongiorno, notte è un film serio, vero,
appassionante. Prodotto da RaiCinema, oggi esce con 170 copie in tutta Italia.
Pur non essendoci una verità definitiva e storica sulla tragedia di Aldo Moro,
Bellocchio, in modo assai personale e nella completa libertà dell’autore,
coraggiosamente affronta quei due mesi di carcerazione che cambiarono la vita
di una giovane ed immatura Repubblica. Va riconosciuta subito in questa
attitudine meta-storica del Bellocchio autore, più che del Bellocchio regista,
una qualità superiore, più intelligente ed emozionale, di raccontare e, più in
profondità, di incontrare lo statista, i brigatisti, il tempo delle utopie
rivoluzionarie all’alba del loro fallimento.
Al di là, dunque, del documento che fa la storia, della
memoria che la nutre, della testimonianza che la avvalora, sono contenuti ed
interpretazione che fanno di Buongiorno,
notte un’opera pregevole di “interpretazione” cinematografica del passato
prossimo. Senza seguire modelli predefiniti ed impegnarsi in pretestuose
impostazioni manualistiche, ben venga l’”ipotesi” per provocare la “tesi”. E
quest’ultima risiede nel mistero di un rapimento, nel cuore di Moro, nella testa
dei suoi carcerieri. Senza certezze preventive, ma con un oceano di dubbi che
affiorano anche nelle esperienze vissute da Chiara, giovane terrorista, Bellocchio
non teorizza ma propone la condanna di una stagione infame di morte e violenze,
affiancate, non solo visivamente, a quelle della stagione fascista o legate
alla dittatura staliniana.
Aldo Moro diventa in questi termini una figura possente
(anche attraverso la bella interpretazione di Roberto Herlitzka) e di
inossidabile statura morale. La “tesi” di condanna che lui propone dialogando,
anziché impugnando una pistola, alle farneticanti suggestioni dei brigatisti,
diventa un testamento di rettitudine ideologica, purezza politica,
testimonianza cristiana. E mentre Paolo VI piegava le ginocchia e pregava per
la sua libertà, preparandosi ad affrontare nuove ed inaspettate sofferenze
prima di spegnersi a Castel Gandolfo nell’agosto del 1978, Moro accettava con
paura il sacrificio, i suoi carcerieri la sconfitta, e Bellocchio, venticinque
anni più tardi, poteva così affrontare una delle sue sfide artistiche più
interessanti e riuscite.
Da Venezia, Luca Pellegrini, per Radio Vaticana.
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5 settembre 2003
LA POLITICA NON DEVE
OCCUPARSI SOLO DELLE RIFORME ISTITUZIONALI,
MA ANCHE DELLE SFIDE GLOBALI. E’ UNO DEI TEMI
CENTRALI
DELL’ANNUALE CONVEGNO DELLE ACLI, APERTOSI
OGGI A ORVIETO.
TRA GLI INTERVENTI, QUELLO DEL PRESIDENTE
DELLA CAMERA
PIERFERDINANDO CASINI E DEL CARDINALE ERSILIO
TONINI
- A cura di Alessandro Guarasci -
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ORVIETO. = La globalizzazione è la grande sfida di
oggi. Dunque non solo pensioni, riforme istituzionali, giustizia, ma anche
lotta al terrorismo, tutela dei valori etici, prevenzione delle guerre. Da
Orvieto, Luigi Bobba, presidente delle Acli - le Associazioni cristiani lavoratori
italiane - lancia il nuovo manifesto dell’associazione per il prossimo
anno. Non per nulla, secondo un
sondaggio, sui rischi e le sfide globali, il 55 per cento degli italiani dice
di non sentirsi adeguatamente rappresentato né del centrodestra né del
centrosinistra. Secondo Bobba, è necessario democratizzare la globalizzazione e
globalizzare la democrazia: una carta importante da giocare adesso è l’Europa,
un’Europa che diventi forza di pace. Ma non solo. E’ urgente governare le sfide
bioetiche. Nove italiani su dieci sono contrari alla clonazione, mentre
sull’eutanasia il popolo italiano si divide a metà. Altro tema caldo è la
procreazione assistita. Per il presidente della Camera, Pierferdinando Casini,
è importante approvare presto la legge, ora in discussione nel Parlamento
italiano, mettendo dei paletti e tutelando la ricerca. Anche per il presidente
del Comitato nazionale di bioetica, Francesco D’Agostino, bisogna mettere dei
paletti, salvaguardando così anche i diritti del neonato. Netta poi la
condanna, da parte di D’Agostino e del cardinale Ersilio Tonini,
dell’eutanasia.
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I VESCOVI DELLE FILIPPINE ESORTANO IL GOVERNO A UNA
PIU’ EFFICACE LOTTA
CONTRO LA CORRUZIONE E AD UN MAGGIORE IMPEGNO IN
FAVORE
DELLA RIPRESA ECONOMICA DEL PAESE
MASBATE (FILIPPINE). = “Il pericolo di
destabilizzazione è reale. Anche piccoli gesti di insubordinazione o protesta
possono creare disordini e danneggiare l’immagine del Paese, con ripercussioni
negative sull’economia. Noi vescovi siamo preoccupati e siamo uniti nel
chiedere con forza al governo di combattere con maggiore impegno la corruzione;
di utilizzare la metodologia del dialogo con tutte le parti sociali del Paese;
di perseguire come fine supremo il bene della pace per il Paese”. Sono queste
le affermazioni centrali dell’accorato appello che il vescovo Joel Baylon, ordinario
della diocesi filippina di Masbate e membro del Consiglio Permanente della
Conferenza Episcopale delle Filippine ha levato durante un’intervista
rilasciata all’agenzia Fides. “La situazione politica è molto confusa”, ha
detto il presule, riferendosi alle accuse di utilizzo indebito di fondi privati
che ha toccato una delle più alte autorità filippine. “Occorre tornare – ha
aggiunto - a una maggiore serenità generale nella politica nazionale per il
bene del Paese”. Alcuni giorni fa il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale,
composto dai vescovi in rappresentanza di tutte le regioni delle Filippine, in
un comunicato firmato da mons. Baylon con altri nove membri del Consiglio, ha
espresso la necessità di porre fine ai giochi di potere, alla reciproca
delegittimazione fra politici e militari, al sensazionalismo dei mass media. I
vescovi si sono detti molto preoccupati specialmente perché – scrivono – “i
nostri leader politici stanno facendo di tutto per distruggersi a vicenda, in
un processo che porta nel baratro l’intera famiglia filippina”, mentre “la
popolazione ha ben altri problemi da affrontare, specialmente dal punto di
vista economico”. “Occorre l’impegno di tutti – è l’auspicio conclusivo dei
presuli - perché si metta in atto al
più presto una effettiva ripresa economica e un pieno rinnovamento della
politica”. (A.D.C.)
DA OGGI
CONFERENZA DI DUE GIORNI A DURAZZO TRA LE REGIONI ITALIANE
ED ALBANESI AFFACCIATE SULL’ADRIATICO:
ALL’ORDINE
DEL GIORNO LA COOPERAZIONE TRA I DUE PAESI
E
L’INTEGRAZIONE DEI BALCANI NELL’UNIONE EUROPEA
DURAZZO. = Aperta oggi a Durazzo la Conferenza per
la cooperazione delle regioni italiane ed albanesi che si affacciano
sull'Adriatico. All'importante appuntamento, che proseguirà anche domani,
prenderà parte anche il presidente della Camera delle Regioni del Consiglio
d'Europa, Giovanni Di Stasi. ''Sara' questa l'occasione giusta - ha detto Di
Stasi - per dare seguito al Protocollo firmato a Termoli, nel Molise, il 5
luglio scorso, in occasione della Conferenza tra le Regioni italiane che vi
hanno partecipato ed i 12 Consigli regionali albanesi''. ''Scopo principale
dell'iniziativa di Durazzo - ha spiegato il presidente - è però quello di
accelerare il processo di integrazione dei Balcani occidentali nel contesto sociale,
economico ed istituzionale dell'Unione europea. A questo scenario adriatico -
ha concluso Di Stasi- è particolarmente interessato il Molise, che ha comunità
di minoranza croata ed albanese sul proprio territorio, per le quali ha posto
in essere una serie di attività e progetti, dalla realizzazione degli sportelli
linguistici ai master di formazione per creare lavoro e professionalità
nuove''. (R.G.)
PRESIEDUTI QUESTA MATTINA, IN VATICANO, DAL VESCOVO
GIANNI DANZI,
LE ESEQUIE DI COSTANTINO MARCHIONNI,
L’OPERAIO VITTIMA DI UN INCIDENTE SUL LAVORO IN
PIAZZA SAN PIETRO
CITTA' DEL VATICANO. = Una chiesa gremita di operai
e molta commozione. Si presentava così, questa mattina, la chiesa parrocchiale
di Sant’Anna, in Vaticano, dove il vescovo Gianni Danzi, segretario generale
del Governatorato, ha presieduto i funerali di Costantino Marchionni, l'operaio
morto lunedì scorso mentre lavorava al montaggio del baldacchino che copre il
palco pontificio davanti al sagrato di San Pietro. Accanto al presule, sull’altare,
anche il vicesegretario del Governatorato, mons. Giorgio Corbellino, e il
diacono della Sagrestia pontificia, il padre agostiniano Giuseppe Viscardi.
Numerosi i funzionari e i dipendenti vaticani presenti alle esequie, animate
dai canti liturgici eseguiti dagli operai colleghi di Marchionni. All’omelia,
mons. Danzi ha ricordato la preghiera di suffragio elevata da Giovanni Paolo II
mercoledì scorso, durante l’udienza generale, in favore dell’operaio deceduto e
di tutte le vittime sul lavoro. Nel ricordare l’accaduto, mons. Danzi ha
parlato, tra l’altro, di una comunità vaticana “sconvolta” dalle improvvise e
drammatiche circostanze che hanno portato alla scomparsa di Costantino
Marchionni. (A.D.C.).
NO ALLA PENA DI MORTE E A FORME CRUDELI DI ESECUZIONE
CAPITALE:
LO CHIEDE LA COMMISSIONE EUROPEA,
CHE HA INVITATO LE AUTORITA’ DELLA NIGERIA
AD ASSOLVERE AMINA LAWAL, CONDANNATA ALLA
LAPIDAZIONE PER ADULTERIO
BRUXELLES. = Prosegue la campagna per sostenere
Amina Lawal, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per aver avuto un
figlio fuori dal matrimonio. Ieri, la Commissione europea ha diffuso un
comunicato in cui “ribadisce la ferma opposizione all'uso della pena di morte e
a certe forme di esecuzione particolarmente crudeli”. La Commissione Ue aggiunge
di sperare “sinceramente che Amina Lawal sia assolta” e di confidare nel fatto
che il governo federale nigeriano assicuri “il pieno rispetto degli impegni
internazionali sui diritti umani”. Infine, la Commissione ha ricordato “il
ruolo importante svolto dalla società civile, in particolare dalle
organizzazioni non governative e da quelle per i diritti umani”. La corte
d'appello di Katsina, in Nigeria, ha annunciato nei giorni scorsi che il verdetto
sarà emesso il 25 settembre. (A.D.C.)
È NATA
IN ANGOLA UNA COMMISSIONE CONTRO IL TRAFFICO INTERNAZIONALE
DI BAMBINI, IN SEGUITO ALLA DENUNCIA DEI
GIORNALI INGLESI SULLA PRESENZA
DI MINORI ANGOLANI TRA LE FILA DEGLI
IMMIGRATI CLANDESTINI NEL REGNO UNITO
LUANDA. = È stata annunciata
ieri a Luanda, capitale dell’Angola, dal portavoce dell’Istituto nazionale per
l’infanzia (Inac) una commissione speciale per combattere il traffico
internazionale di bambini. L’Inac è un organismo multidisciplinare che riunisce
ufficiali della polizia per l’immigrazione, funzionari del ministero per
l’amministrazione locale, della dirigenza nazionale sulle investigazioni
criminali e i servizi segreti. Questa commissione è nata in seguito ad
un’indagine dell’Inter-pol, partita all’inizio di quest’anno, dopo le denunce
della stampa inglese circa la presenza considerevole di bambini angolani non
accompagnati tra gli immigrati clandestini del Regno Unito. Altri dati
allarmanti arrivano dalla Direzione nazionale per la salute pubblica
dell’Angola: nei primi quattro mesi dell’anno sono morte più di 6 mila persone
per la malaria. Il record dei decessi lo detiene proprio la capitale, Luanda,
con più di mille e ottocento morti. (M.R.)
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5 settembre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La presentazione della bozza di risoluzione sull’Iraq da
parte degli Stati Uniti che dovrebbe ampliare, nel Paese
arabo, il mandato dell’Onu per favorire il coinvolgimento di altri Paesi
nel processo di stabilizzazione iracheno, è il tema dominante dell’attuale
dibattito politico internazionale. Il presidente francese,
Jacques Chirac, ed il cancelliere tedesco, Gerard Schroeder, hanno
dichiarato ieri, a Dresda, di non essere ancora pronti ad accettare la proposta
americana. Secondo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ieri
ha incontrato a Washington il segretario di Stato americano, Colin Powell, le
riserve espresse da Francia e Germania mostrano in realtà “la volontà di
arrivare ad un risultato che consenta al popolo iracheno, in tempi brevi, di
riprendere in mano il proprio destino”. Sulle molteplici posizioni rispetto
all’invio di una forza multinazionale nel Golfo Persico, ci riferisce Paolo
Mastrolilli:
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La Russia ha dato la disponibilità a considerare l’invio
di truppe in Iraq, ma ha aggiunto che prima vuole conoscere i particolari del
testo, e anche la Cina, pur con prudenza, ha detto che l’iniziativa di
Washington va nella direzione giusta. Francia e Germania, invece, hanno bocciato
la risoluzione dicendo che al momento non fa abbastanza per condividere la gestione
del Paese con la Comunità internazionale e non dà garanzie sui tempi del
ritorno del governo nelle mani della popolazione locale. Il cancelliere
Schroeder ed il presidente Chirac, dopo un incontro a Dresda, hanno
riconosciuto che la proposta americana crea una nuova dinamica sul piano
diplomatico, ma per ora non è sufficiente sul piano della sostanza. Il capo del
Pentagono Rumsfeld, in visita a sorpresa a Baghdad, ha detto che non servono
altre truppe americane, ma bisognerebbe incrementare il ruolo degli iracheni
nella gestione della sicurezza. La tensione sul terreno, intanto, resta alta. A
Tikrit sono avvenuti nuovi scontri e gli americani hanno arrestato 4 persone che
si preparavano a nuovi attentati.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Con la nuova risoluzione, dunque, gli Stati Uniti cercano il sostegno
della comunità internazionale per gestire il difficile dopoguerra in Iraq dove
non si arresta, purtroppo, l’interminabile catena di violenze. Questa mattina
un ragazzo di 13 anni, Omar Saad Jassem, è stato ucciso per errore da soldati
americani a Baaquba, città a 60 chilometri da Baghdad. Secondo il padre del
ragazzo, il giovane iracheno sarebbe stato raggiunto da proiettili sparati
verso una persona che, a bordo di una motocicletta, non si era fermata all’alt
intimato da una pattuglia.
Trasferiamoci in Medio Oriente, dove nel corso di una
riunione carica di forte tensione il premier palestinese Abu Mazen, arrivato ai
primi 100 giorni del suo esecutivo, ha chiesto ieri al Consiglio di appoggiarlo
oppure di revocargli il mandato. Nella seduta del parlamento non c’è stato il
voto di fiducia ma non è escluso un nuovo rinvio per cercare una soluzione alla
crisi ai vertici dell’Autorità nazionale palestinese. Abu Mazen ha anche
addossato ad Israele la responsabilità della rottura della tregua ed ha chiesto
agli Stati Uniti di porre fine all’isolamento di Arafat. L’esercito israeliano
non interrompe, intanto, le proprie incursioni nei territori. In una di queste
un palestinese ed un soldato israeliano sono rimasti uccisi, stamani, a causa
del violento scontro a fuoco avvenuto a Nablus, in Cisgiordania. In una seconda
operazione sono stati inoltre catturati, secondo la radio israeliana, tre
ricercati di Hamas che stavano preparando un attentato in Israele.
Un militante del movimento integralista Hezbollah ed uno
del gruppo sciita Amal sono rimasti uccisi in una sparatoria la scorsa notte a
Beirut. Lo ha reso noto il quotidiano libanese “Al Mustaqbal”, secondo il quale
ci sono stati anche sei feriti. Lo scontro a fuoco sarebbe stato causato da una
lite scoppiata tra i militanti delle due formazioni per l’affissione di
manifesti e bandiere in una strada di un quartiere controllato dagli Hezbollah.
La verifica delle posizioni dei singoli Paesi sulla bozza
di Costituzione europea e la ricerca di posizioni comuni che rafforzino il
ruolo dell’Unione Europea sulla questione irachena e nella realizzazione di un
itinerario di pace per il Medio Oriente. Sono questi i principali temi della
riunione dei ministri degli Esteri europei che si è aperta oggi a Riva del
Garda. Di ritorno da Washington e New York, dove ha incontrato il segretario di
Stato americano, Colin Powell, ed il segretario generale delle Nazioni Unite,
Kofi Annan, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, riferirà del
contenuto della risoluzione ai colleghi esortandoli “a trovare una posizione
comune”. Questa mattina, intanto, gruppi
no global hanno messo in atto due blocchi stradali per impedire
l’accesso in città delle delegazioni dirette all’incontro. Sul significato del
Vertice, ci riferisce Giada Aquilino:
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A Riva del Garda i capi della diplomazia europea faranno
una prova generale per l’ultima battaglia sulla Costituzione dell’Unione, cioè
la Conferenza intergovernativa che si aprirà il 4 ottobre a Roma. Pur se
informale, l’incontro a cui partecipano anche i ministri dei 10 Paesi, che
aderiranno a maggio 2004, segnerà l’avvio di un confronto serrato sulla bozza
di Costituzione varata dalla Convenzione di Giscard d’Estaing. Sull’argomento
Iraq la presidenza italiana di turno punta ad ottenere un consenso unanime da
quei partner finora divisi. Per il Medio Oriente il ministro degli esteri Frattini,
dopo gli incontri di ieri a Washington e a New York con il segretario di Stato
americano Powell e con il segretario generale dell’Onu, Annan, ha annunciato un
nuovo incontro a breve di Unione Europea, Stati Uniti, Russia e Onu per il
rilancio della ‘Road Map’. Ma a Riva
del Garda la discussione sarà soprattutto sul congelamento dei beni degli
estremisti di Hamas. Intanto, a Porto Rotondo, il premier Berlusconi incontra i
colleghi spagnolo Aznar e francese Rafarin.
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In
Grecia due poliziotti sono rimasti feriti ad Atene per l’esplosione di due
ordigni presso il tribunale. Nessun gruppo ha finora rivendicato l’attentato,
ma la polizia sospetta che dietro questo grave episodio ci sia l’organizzazione
terroristica “17 novembre”, movimento ritenuto responsabile dell’omicidio in
Grecia, a partire dal 1975, di 23 fra diplomatici, politici, giornalisti,
editori e poliziotti.
Si è
concluso ieri lo storico incontro tra Arabia Saudita e Russia, due tra le più
grandi potenze petrolifere del mondo. Nel corso della sua visita a Mosca, il
principe ereditario saudita, Abdullah, ha invitato il presidente ceceno, Kadyrov,
a visitare il suo Paese e, condannando i recenti attentati avvenuti in Cecenia,
ha aggiunto che questi non hanno matrice islamica.
Le proteste di piazza dei mesi scorsi hanno portato le
autorità di Hong Kong a ritirare a tempo indeterminato le norme sulla sicurezza
e contro la sovversione. Lo ha annunciato il capo del governo nominato dal
regime della Repubblica popolare cinese. Le nuove leggi avevano suscitato allarme
a Hong Kong per le sorti di quanto restava dei diritti e delle libertà fondamentali
godute sotto la sovranità inglese.
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