RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 246 - Testo della Trasmissione mercoledì 3 settembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Felicità, fiducia e ottimismo, doni da chiedere a Dio quando si è tentati da sfiducia e disperazione. Così il Papa nella catechesi biblica all’udienza generale in Vaticano. Un ricordo per l’operaio morto in Piazza San Pietro, con l’invito a pregare per tutte le vittime di incidenti sul lavoro

 

 L’incoraggiamento di Giovanni Paolo II al dialogo per una più profonda comunione tra Oriente e Occidente cristiano, in un messaggio per il Simposio intercristiano apertosi oggi in Grecia. Da Ioannina, il servizio di padre Egidio Picucci.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il Programma Lettone della Radio Vaticana compie 55 anni. Fu sostegno per la fede durante il regime comunista. Intervista con padre Federico Lombardi

 

 Il tradizionale evento religioso a Viterbo, con il trasporto della Macchina di Santa Rosa. Con noi, il sindaco Giancarlo Gabbianelli e il vescovo Lorenzo Chiarinelli

 

 Al Festival di Venezia, il film russo “Il ritorno”, storia di padre e figli, cosparsa di simboli cristiani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lo spagnolo padre Josep Maria Abella, nuovo superiore generale dei Missionari Claretiani

 

Grave il bilancio delle vittime nella Cina meridionale dopo il devastante passaggio del tifone ‘Dujuan’: almeno 32 i morti ed oltre cento i feriti

 

Allarme dell’Oms sulla situazione della sanità in Africa. Denunciati in un rapporto i disservizi dei sistemi sanitari di vari Paesi del continente.

 

Il tema della riconciliazione in primo piano nella settimana della pace, promossa dalla Conferenza episcopale colombiana, in programma dal 7 al 14 settembre prossimo

 

Riaperte due scuole, vicino a Sarajevo, distrutte durante la guerra, che negli anni ’90 ha insanguinato la ex Jugoslavia

 

24 ORE NEL MONDO:

Questa mattina, a Baghdad, hanno prestato giuramento i 25 ministri del nuovo governo iracheno

 

 Per il presidente palestinese Arafat “la road map è morta”

 

 La Convenzione ha cambiato il corso della vita democratica dell’Unione europea: è questa la valutazione del presidente della Commissione europea, Romano Prodi.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 settembre  2003

 

 

DIO, SIGNORE DELLA STORIA, DISPENSATORE DI GIOIA E DI OTTIMISMO

IN UN’EPOCA TENTATA DALLA SFIDUCIA E DALLA DISPERAZIONE.

LO HA DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO,

RICORDANDO ANCHE L’OPERAIO MORTO DUE GIORNI FA IN PIAZZA SAN PIETRO

E LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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(canto)

 

Un Salmo che sprizza “felicità, fiducia, ottimismo”. Doni da chiedere a Dio “proprio in questo tempo, nel quale s’insinua facilmente la tentazione, la sfiducia e persino la disperazione”. Sta in questa frase l’essenza della catechesi sul Salmo 91 che Giovanni Paolo II ha svolto questa mattina in Aula Paolo VI, di fronte a 9 mila pellegrini di 17 Paesi, durante il tradizionale appuntamento all’udienza generale.

 

Come annunciato, il Papa è giunto stamani a Roma in automobile da Castel Gandolfo per permettere a un maggior numero di fedeli, rispetto ai limitati spazi del Palazzo apostolico castellano, di poter ascoltare il suo insegnamento. Insegnamento pervaso, sotto la trama dei concetti, dalla musicalità di un inno che fin dai suoi primi versi, ha osservato il Pontefice, “si apre con un ampio appello a celebrare e a lodare il Signore nel canto e nella musica”. Il Salmo 91 ispirò anche una celebre meditazione di Sant’Agostino sul valore del canto nella preghiera. Ma il tema fondamentale che il salmista pone nella sua composizione, ha ricordato il Papa, è quello “del bene e del male”, del contrasto tra il giusto e il “santo” contro le iniquità dell’ingiusto. Si confrontano così, in modo ripetuto, ha affermato Giovanni Paolo II, “due comportamenti antitetici”:

 

“La condotta del fedele è dedita a celebrare le opere divine, a penetrare nella profondità dei pensieri del Signore e per questa via la sua vita si irradia di luce e di gioia. Al contrario, l’uomo perverso è tratteggiato nella sua ottusità, incapace com’è di comprendere il senso nascosto delle vicende umane”.

 

In una storia, ha commentato il Pontefice, che non è così “linearmente interpretabile” secondo la visione antica dei Salmi - nei quali la ricompensa divina del giusto si alterna al castigo inflitto al malfattore - la visione del salmista, ha soggiunto il Papa, “diventa perciò una supplica al Dio giusto ed eccelso perché entri nella serie degli avvenimenti umani per giudicarli, facendo risplendere il bene”:

 

“Potremmo, perciò, a questo punto concludere con la proclamazione del canto che sale al Dio glorioso nell’ultimo Libro della Bibbia, l’Apocalisse: un libro di terribile lotta tra il bene e il male ma anche di speranza nella vittoria finale di Cristo”:

 

(canto)

 

“Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!… Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te, perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati”.

 

Al termine dell’udienza, Giovanni Paolo II ha invitato i circa 9 mila pellegrini presenti all’udienza a pregare per Costantino Marchionni, l’operaio morto lunedì mattina, mentre era al lavoro su un ponteggio in Piazza San Pietro:

 

“Eleviamo al Signore la nostra preghiera per lui e per quanti lo piangono, come pure per tutte le vittime di incidenti sul lavoro”.

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LA SPIRITUALITA’ NUTRIMENTO DELLA DOTTRINA E DEL DIALOGO TRA ORIENTE E OCCIDENTE CRISTIANO: COSI’ IL PAPA IN UN MESSAGGIO PER IL SIMPOSIO INTERCRISTIANO INIZIATO OGGI IN GRECIA

- A cura di Carla Cotignoli -

 

“La ricerca di una più profonda comunione tra Oriente e Occidente cristiano non deve limitarsi ai contatti ufficiali e alle iniziative prese al più alto livello”. Lo afferma il Papa in un messaggio indirizzato al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e letto questa mattina in apertura al  Simposio che ha avuto il via oggi in Grecia, promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità del Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e dalla Facoltà di Teologia dell’Università Aristotile di Tessalonica della Chiesa ortodossa di Grecia.

 

Il Papa ha parole di incoraggiamento per questa iniziativa che – afferma – “continua ad offrire occasioni di incontro e di scambio”.  Si ripete infatti ogni anno dal 1992. Quest’anno il simposio è incentrato sul “rapporto tra spiritualità e dogma cristiano in Oriente e in Occidente”. Il Santo Padre evidenzia il “contributo che la spiritualità offre alla dottrina”: “ne alimenta lo sviluppo e l’approfondimento”.

 

“La spiritualità – prosegue il messaggio – “risulta particolarmente importante” per il progresso del dialogo, specie “quando cattolici e ortodossi affrontano questioni problematiche che ancora li dividono”. “Influendo sulle disposizioni dell’animo e del cuore crea il contesto psicologico adeguato in cui intraprendere il dialogo in modo aperto e fiducioso”, in quello “spirito di apertura e d’ascolto” che “tanto giova al progresso” sulla via che il Papa augura abbia a “condurre presto alla piena comunione”.

 

Sui lavori del Simposio, ecco da Ioannina in Grecia, il servizio di padre Egidio Picucci.

 

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Il miglior commento alla divina liturgia presieduta questa mattina a Ioannina, in Grecia, dal metropolita Teoclitos Hetakis per l’apertura dell’ottavo Simposio intercristiano sul rapporto tra spiritualità e dottrina cristiana in Oriente e in Occidente, è venuto da Giovanni Paolo II.

 

Altri consensi autorevoli sono venuti dal metropolita di Ioannina, capitale dell’Epiro, e soprattutto dall’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Christodoulos, il quale ha detto che il riavvicinamento e la reciproca conoscenza tra teologi cattolici e ortodossi avvenuta in questi Simposi è un fatto positivo è va intensificato, soprattutto oggi quando 400 milioni di cristiani di tutta l’Europa si uniscono per la prima volta a chiedere che ci siano posizioni cristiane comuni in questioni sociali, di bioetica e di civiltà.

 

Il Simposio, che si concluderà venerdì 5 settembre, entrerà da questo pomeriggio nel vivo dei lavori, che prevedono – tra l’altro – l’analisi dell’elevazione spirituale comune in Oriente e in Occidente, l’influsso della spiritualità ortodossa nella cultura contemporanea e un’attesa riflessione sulla spiritualità e il dogma come contributo unitario per l’unione che – ha detto padre Luigi Padovese – più ci si avvicina a Dio, più ci si avvicina tra noi.

 

Da Ioannina, per la Radio Vaticana, padre Egidio Picucci.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina la situazione in Medio Oriente: "La road map è morta" dichiara Arafat.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale: il Papa ha ricordato Costantino Marchionni, morto lunedì in Piazza San Pietro, e le vittime di incidenti sul lavoro.

L'omelia del sostituto della Segreteria di Stato durante la celebrazione delle esequie del dott. Luca Cardinali.

 

Nelle pagine estere, Iraq: Bush firma una nuova risoluzione da sottoporre alle Nazioni Unite; l'obiettivo è di estendere la partecipazione di altri Paesi al processo di ricostruzione.

Israele e Marocco verso la riapertura delle sedi diplomatiche.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti sugli affreschi, stucchi e tele conservati nel Santuario di Santa Maria della Croce, a Crema.

Una monografica dal titolo "I quattrocento anni dell' 'Amleto' di Shakespeare": i contributi di Giovanni Marchi e di Giuseppe Patruno.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle pensioni.

Telekom Serbia: si alza il livello delle polemiche, malgrado gli inviti all'equilibrio.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 settembre 2003

 

 

IL PROGRAMMA LETTONE DELLA RADIO VATICANA COMPIE 55 ANNI

FU DI SOSTEGNO ALLA FEDE DURANTE I DURI ANNI DEL REGIME COMUNISTA

IL SUO MESSAGGIO OGGI RAGGIUNGE TUTTO IL PAESE

GRAZIE ALL’ATTUALE COLLABORAZIONE ECUMENICA

- Con noi, padre Federico Lombardi -

 

Il Programma Lettone della Radio Vaticana ha appena compiuto 55 anni. La prima trasmissione andò in onda il 2 settembre 1948.  In quegli anni ben 14 erano i programmi rivolti all’Europa Centro-orientale: dal russo allo sloveno, dal polacco all’ungherese, dall’ucraino al romeno, bulgaro e bielorusso, per nominarne solo alcuni.   Erano nati per sostenere le comunità cattoliche sottoposte al regime comunista, colpite da una aperta persecuzione o comunque da gravi restrizioni alla libertà religiosa.

 

Il primo responsabile del programma lettone  fu il gesuita  padre Pavils Becs, a cui, poco dopo, è succeduto padre Stanislavs Kucinskis che ha diretto la redazione per ben 50 anni. Oggi ne è responsabile una religiosa, Sr. Silvija Krivteza.

 

Le trasmissioni iniziarono 9 anni dopo l’annessione della Lettonia all’Unione sovietica. Quale fu  il ruolo della Radio Vaticana  in quegli anni difficili? Risponde il direttore dei programmi della nostra emittente, padre Federico Lombardi, al microfono di Carla Cotignoli.

 

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R. – L’aiuto a mantenere la fede e l’unione con la Chiesa cattolica universale tramite le trasmissioni e le notizie mandate da Roma, si è  unito ad un altro aspetto che per i lettoni è stato molto importante, e cioè l’affermazione dell’identità culturale e storica della Nazione lettone, in un tempo in cui – con l’occupazione sovietica – c’era anche una forte spinta alla ‘russificazione’ e i lettoni quasi si trovavano in minoranza nel loro stesso territorio e la loro lingua certo non era molto sostenuta dal regime. Allora, avere un programma che regolarmente parlava in lingua lettone con riferimenti anche alla storia, alla cultura, all’identità di questo popolo è stato molto apprezzato. In questo senso, il padre Kucinskis ha lavorato tantissimo e per questo, poco tempo fa, ha ricevuto un’onorificenza da parte dello Stato lettone, per la cultura lettone in generale.

 

D. – C’è un riscontro dell’apporto che la radio dà adesso alla Lettonia, nella difficile fase post-comunista?

 

R. – I riscontri sono difficili da verificare con dati concreti e oggettivi. Certamente, bisogna fare veramente piazza pulita del ragionamento: “E’ caduto il comunismo e quindi non c’è più bisogno dei programmi della Radio Vaticana”, come se fossero stati dei programmi di natura anti-comunista! Erano programmi per sostenere la fede e la vita della Chiesa in questi Paesi e ora continua ad esserci una loro utilità proprio per sostenere, accompagnare, aiutare lo sviluppo della vita della Chiesa, della comunità ecclesiale in una situazione nuova. Questo lo abbiamo verificato con tutti i programmi che si rivolgono ai Paesi dell’Est e che oggi sono infatti ritrasmessi da radio locali quasi in tutti questi Paesi. In Lettonia, c’è una radio cristiana che è ecumenica nella sua impostazione - vi partecipano molti gruppi cristiani diversi -  e questa radio cristiana ritrasmette ogni giorno il programma lettone della Radio Vaticana dandogli quindi una eco molto più vasta di quella che esso potrebbe avere con l’ascolto sulle sole onde corte. C’è un’ottima copertura, adesso, in Fm, della maggior parte del Paese; questo è dovuto proprio al buon clima ecumenico: è una conferma che si può lavorare bene insieme.

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TRA DEVOZIONE E FOLKLORE SI RINNOVA ANCHE QUEST’ANNO

 L’EVENTO TRAINANTE DEL CARTELLONE DEL SETTEMBRE VITERBESE,

IL TRASPORTO DELLA MACCHINA DI SANTA ROSA

- Con noi, il sindaco Giancarlo Gabbianelli e il vescovo Lorenzo Chiarinelli -

 

Conto alla rovescia a Viterbo per l’atteso evento: “Ali di Luce”, la nuova macchina di Santa Rosa, è pronta a spiccare il volo tra le strade della città. L’evento, che si ripete da secoli, ricorda il trasporto effettuato il 4 settembre 1258 del corpo della Santa dalla chiesa in cui era sepolto a quella del Monastero delle Clarisse, oggi Santuario. La traslazione del corpo fu voluta da Papa Alessandro IV, che seguì il corteo accompagnato da numerosi cardinali. Da quel momento i viterbesi, devoti della giovane santa, diedero vita al tradizionale Trasporto. Inizialmente la macchina era un semplice baldacchino, sormontato dalla statua di Santa Rosa, poi si iniziò a costruire Macchine sempre più alte e suggestive. Lo spettacolo, che richiama sempre numerosi turisti e pellegrini, quest’anno vanta spettatori di particolare prestigio: si terrà, infatti, a Viterbo la riunione dei ministri della Comunicazione d’Europa. Il servizio è di Barbara Castelli.

 

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Questa sera a Viterbo le luci della città si spegneranno per dar vita ad uno spettacolo unico al mondo: il Trasporto della Macchina di Santa Rosa, un evento in cui la devozione e la tradizione si fondono, suscitando sempre nuove emozioni. La città di Viterbo ricorda così la traslazione del corpo di Santa Rosa, avvenuto nel 1258 per volere di Papa Alessandro IV. La Macchina, un campanile alto 28 metri del peso di quasi 50 quintali, incede a passo di danza sulle spalle di 100 uomini, i Facchini di santa Rosa, rasentando le facciate dei palazzi e superando i tetti con la sua altezza. Con le sue mille fiammelle la torre riverbera le strade della città, ammirata da una folla esultante e commossa. Al nostro microfono, Giancarlo Gabbianelli, sindaco di Viterbo.

 

R. - Sono decine di migliaia le persone che vengono ad assistere al trasporto della macchina di Santa Rosa. Santa Rosa è una figura particolare perché testimonia lo spirito dei viterbesi: lo spirito di fierezza, da sola questa giovanetta gracile e malata resisteva ai potenti del tempo per affermare i propri valori; e la solidarietà dei viterbesi. Appartenente ad una famiglia povera, depauperava ancora di più il proprio desco, portando del pane ai poveri, che forse lo erano meno di lei. Rimproverata dal padre, perché stava portando questo pane ai poveri, quando aprì il grembiule dove lo aveva nascosto ne discesero delle rose. Questa credo sia un’immagine fortemente evocativa che può spiegare il perché anche i non viterbesi sono fortemente attratti e motivati dalla figura di questa piccola, grande santa.

 

Ma che cosa rappresenta per la Chiesa il persistere di questa tradizione? Ci risponde mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo.

 

R. - Il persistere della tradizione ha significati molteplici. Da un lato potrebbe apparire un evento puramente folkloristico, per questo si affianca al trasporto della macchina, che avviene il 3 settembre sera, una processione il 2 settembre. Ecco, quindi, i due aspetti: l’uno di carattere prevalentemente culturale, l’altro di carattere prevalentemente religioso e spirituale che si coniugano insieme. Questi aspetti vanno ad incontrare il mistero di questa giovane santa e ad esprimerlo nella devozione di un popolo che la sente fortemente radicata nel suo tessuto storico e nella sua esistenza.

 

Ogni 5 anni la Macchina di Santa Rosa è rinnovata con un appalto-concorso bandito dal Comune. “Ali di Luce”, dell’architetto Raffaele Ascenzi, sarà la Macchina che sfilerà quest’anno per le strade della città. Il progettista vincitore del concorso, che sarà anche uno dei facchini, ci racconta le sue emozioni.

 

R. - Essere facchino vuol dire rappresentare con il proprio spirito, e soprattutto con la propria forza, l’intera città. In effetti, durante il trasporto c’è una sinergia che colpisce sia la cittadinanza sia tutti i facchini. Fare il facchino è anche un grande impegno, perché dobbiamo sottoporci ogni anno ad una prova di portata, per confermare la nostra forza. Sarà una grande emozione, perché per la prima volta sarà l’ideatore a portare la propria idea in giro per Viterbo. Per me sarà una giornata indimenticabile.

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IL FILM RUSSO “IL RITORNO”, STORIA DI PADRE E FIGLI,

 COSPARSO DI SIMBOLI CRISTIANI, AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Le star del giorno, alla Mostra di Venezia, sono certamente Catherine Zeta-Jones e George Clooney, pieni di fascino e di simpatia, che presentano il nuovo film fuori concorso dei fratelli Coen Prima ti sposo poi ti rovino, una commedia romantica al veleno che prende di mira il matrimonio, il divorzio e ciò che ne segue, il tutto visto dagli occhi delle fameliche spose concentrate più sui contratti che sull’amore e dei terribili avvocati divorzisti americani, geneticamente senza scrupoli. Perfetto meccanismo comico, recitazione di gran classe e successo al botteghino assicurato.

 

 Ma il titolo più importante della giornata di oggi è un film russo  in concorso Il ritorno, che il pubblico vedrà nel pomeriggio. Il regista Andrey Zvyagintsev ha trentanove anni, è nato a Novosibirsk e firma il suo primo, solidissimo lungometraggio. “Mentre giravo il film - dichiara - non pensavo ad una storia di tutti i giorni o a sfondo sociale. Per larga parte il film intende soffermarsi sull’aspetto mitologico della vita umana”.

 

Dunque nel momento in cui due giovanissimi fratelli, ricchi di intuito e di fragilità, si trovano a vivere pochi giorni di viaggio col padre sino ad allora sconosciuto, questo tempo imprevedibile diventerà per loro un’esperienza mitica. Perché è mitica la tendenza del figlio ad identificarsi col genitore da cui attingere certezze prima di navigare da soli nella vita. Lui, il padre di Andrey e di Ivan, è scomparso da una decina d’anni: un assenza dolorosa. Lui ritorna e preleva i ragazzi per una vacanza che dovrebbe portare alla conoscenza reciproca. Lui si dimostra non essere proprio quello che ci si immagina, forse mutilato della paternità come ruolo di riferimento e come responsabilità morale.

 

 Reclusi su di un’isola per motivi che non ci sono giustamente svelati e riguardano il passato del padre, non si tratta per loro di lottare per la sopravvivenza fisica, ma per spegnere una sete inestinguibile di verità. La relazione è pericolosa: alla conoscenza si perviene troppo spesso col sacrificio. Qui si tratta addirittura di quello della vita. Tra i ricchi simboli cristiani disseminati nel film, viene in mente, chissà perché, la figura di Giovanni il Battista: “Perché uno cresca, l’altro deve diminuire”. Il padre lo capisce troppo tardi. Magnifico.

 

Da Venezia, Luca Pellegrini, per Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

3 settembre 2003

 

 

LO SPAGNOLO PADRE JOSEP ABELLA E’ IL NUOVO SUPERIORE GENERALE

DEI MISSIONARI CLARETIANI. L’ELEZIONE, DURANTE IL XXIII CAPITOLO GENERALE

DELLA CONGREGAZIONE, IN CORSO IN QUESTI GIORNI A ROMA

 

ROMA. = E’ stato eletto, per il sessennio 2003 – 2009, il nuovo superiore generale dei missionari claretiani, padre Josep Maria Abella Batlle, succeduto a padre Aquilino Bocos. L’elezione è avvenuta lunedì, durante il XXIII Capitolo generale della congregazione, in corso a Roma da alcuni giorni. Nato 53 anni fa, a Lleda in Spagna, padre Abella ha vissuto in Giappone, da giovane seminarista, una tappa importante del suo servizio missionario. Frutto di questa sua permanenza in Oriente sono la sua grande capacità di dialogo e di rispetto per le tradizioni umane e religiose. Da dodici anni era consigliere generale dei Claretiani, dedicandosi in particolare all’animazione dell’apostolato ed alla condivisione carismatica con i laici, anche attraverso numerose visite in vari Paesi del mondo. I settantasei missionari claretiani presenti al capitolo generale hanno posto nelle mani di padre Abella la continuità dell’Istituto, volenterosi di dare una spinta maggiore al servizio della missione. La congregazione dei missionari Claretiani è stata fondata da padre Antonio Claret nel 1849, a Vic in Spagna, e conta oggi circa 3 mila religiosi presenti in 64 Paesi. (M.R.)

 

 

GRAVE IL BILANCIO DELLE VITTIME NELLA CINA MERIDIONALE

DOPO IL DEVASTANTE PASSAGGIO DEL TIFONE ‘DUJUAN’: ALMENO 32 I MORTI

ED OLTRE CENTO I FERITI.

DANNEGGIATE MIGLIAIA DI ABITAZIONI NELL’AREA COLPITA

 

GUANGDONG. = Il tifone “Dujuan”, il peggiore che abbia colpito la Cina in questa stagione, si è abbattuto ieri sulla parte meridionale del Paese causando 32 morti e oltre cento feriti. Accompagnato da violente burrasche e da forti piogge, il tifone ha travolto molte zone della provincia di Guangdong, tra cui il capoluogo Guangzhou, il centro economico di Shenzhen e le città di Shantou e Shanwei. “Dujuan” ha distrutto molte abitazioni, lasciandone altrettante senza corrente elettrica nella provincia di Guangdong e costretto 4 mila persone a sfollare. La protezione civile ha aperto 272 ricoveri di emergenza. Dall’osservatorio di Hong Kong era scattato l’allarme per il passaggio del tifone caratterizzato da venti a 117 chilometri orari e raffiche che possono raggiungere i 180 chilometri orari. Scuole ed uffici ad Hong Kong sono rimasti chiusi per l’intera giornata di ieri; milioni di abitanti si sono barricati in casa, l’aeroporto internazionale ha cancellato 151 voli. Da oggi, i servizi pubblici dovrebbero riprendere normalmente la loro attività. (M.R.)

 

 

ALLARME DELL’OMS SULLA SITUAZIONE DELLA SANITA’ IN AFRICA:

IN UN RAPPORTO, DENUNCIATI I DISSERVIZI DEI SISTEMI SANITARI

 DI NUMEROSI PAESI DEL CONTINENTE AFRICANO

 

JOHANNESBURG.= L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) lancia l’allarme per la situazione della salute in Africa. “L'epidemia dell’Aids continua a propagarsi a un ritmo implacabile nella regione sub-sahariana”, avverte il rapporto dell’Oms reso noto alla riunione regionale dell'Organizzazione in corso a Johannesburg, in Sud Africa. La regione conta 29,4 dei 42 milioni di persone infettate dal virus dell’Hiv nel mondo. Su 4,5 milioni di persone che avrebbero bisogno urgente di una terapia antiretrovirale, vi accedono solo in 50 mila. E, purtroppo, non c’è solo l'Aids: anche la tubercolosi miete vittime nel continente africano. La situazione degli ospedali – denuncia l’Oms – peggiora, mancano risorse umane, finanziamenti, pianificazione dello sviluppo delle infrastrutture sanitarie. A seconda delle zone, il numero dei letti disponibili varia dallo 0,9 al 2,9 per mille abitanti. La disponibilità del personale sanitario varia da un minimo di 4 a un massimo di 56 operatori per 100 mila abitanti. Nel 2000, quattro Paesi attribuiscono meno del 5 per cento del loro  bilancio alla sanità, 23 tra il 5 e il 10 per cento, quindici paesi tra il 10 e il 15, due più del 15. La maggior parte degli Stati africani, ricorda l’Oms, devono prendere misure per onorare l'impegno assunto nel 2000 ad Abuja di devolvere il 15 per cento alla  sanità. Un obiettivo, che avrà d’altro canto bisogno di risorse esterne. “La cattiva salute – avverte l’organismo internazionale - contribuisce fortemente alla povertà e alla debole crescita economica” dell’Africa. (A.G.)

 

 

IL TEMA DELLA RICONCILIAZIONE IN PRIMO PIANO NELLA SETTIMANA

DELLA PACE, PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE COLOMBIANA,

 IN PROGRAMMA DAL 7 AL 14 SETTEMBRE PROSSIMO

 

BOGOTA’. = La riconciliazione, orizzonte della pace: è questo il tema scelto dalla  conferenza episcopale colombiana per la Settimana della pace, iniziativa promossa dal segretariato nazionale per la pastorale sociale in programma dal 7 al 14 settembre prossimo. “L’obiettivo - si legge in un comunicato dei presuli - è quello di aprire le porte alla riconciliazione quale unica possibilità di superare le divisioni, le violenze, la situazione di incertezza che vive il nostro popolo”. Si tratta, prosegue la nota, di una “proposta di formazione che chiamerà i colombiani a mobilitarsi per la difesa dei diritti umani”. Gruppi di giovani, donne e bambini organizzeranno nel corso dei sette giorni incontri culturali e messe con anziani, contadini, operai ed esponenti del mondo sindacale. I lavori saranno guidati da un coordinamento nazionale e da gruppi di lavoro locali. Ci si avvarrà di brochure informative, materiale didattico, passaggi pubblicitari radiofonici e televisivi. Si prevede, inoltre, che l’evento sarò seguito dalle principali testate giornalistiche. Nelle parrocchie si parlerà del conflitto armato analizzando i danni causati da anni di guerra civile. Sono circa tremila le persone rapite solo lo scorso anno in Colombia che, attualmente, detiene il triste di primato di Paese con il più alto numero di sequestri di persona al mondo. Sequestri che, per il 70 per cento, sono attribuiti ai miliziani delle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. (D.D.- A.G.)

 

 

GRAZIE AL GENIO MILITARE ITALIANO DELLA FORZA INTERNAZIONALE DI PACE

 IN BOSNIA, SONO STATE RIAPERTE DUE SCUOLE, VICINO A SARAJEVO, DISTRUTTE

DURANTE LA GUERRA, CHE NEGLI ANNI ’90 HA INSANGUINATO LA EX JUGOSLAVIA 

 

SARAJEVO.= Oltre 150 bambini dei villaggi di Ljubnici e Ljesevo, 25 chilometri a nordovest da Sarajevo, hanno iniziato ieri il nuovo anno scolastico nelle due scuole ricostruite grazie al genio militare italiano, inquadrato nella Forza di pace della Nato in Bosnia (Sfor), e all’Unione europea. Il progetto, per il quale Bruxelles ha stanziato 116 mila euro, è stato realizzato dall'Unità di cooperazione civile e militare (Cimic), comandata dal colonnello Antonio Spadaro. Nel corso di due cerimonie, il capo delegazione della Commissione europea in Bosnia, Michael Humphreys, e  l'ambasciatore d'Italia a Sarajevo, Saba D'Elia, hanno inaugurato le due scuole alla presenza della popolazione, delle autorità locali e del comandante del “German-Italian Battle  Group” della Sfor, colonnello Luigi Vivona. La ricostruzione, ha detto Humphreys, contribuirà in misura significativa al ritorno sostenibile dei profughi serbi. I genieri italiani della Cimic hanno finora realizzato diversi progetti di ricostruzione di strade, ponti, scuole, sempre nelle comunità più isolate e bisognose d'aiuto, affidando i lavori ad aziende edili del posto. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 settembre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Comincia finalmente a delinearsi il nuovo volto politico dell’Iraq. I ministri del primo governo iracheno del dopo Saddam Hussein hanno infatti prestato giuramento nel corso di una cerimonia svoltasi oggi a Baghdad, nella sede della coalizione guidata dagli Stati Uniti, alla presenza dell’amministratore civile americano, Paul Bremer. La difficile fase attraversata dalle truppe americane, presenti in Iraq, anche oggi è stata purtroppo confermata da un nuovo attacco: quattro soldati statunitensi sono rimasti feriti, questa mattina, da un ordigno fatto esplodere al passaggio del convoglio sul quale viaggiavano nei pressi di Tikrit, a circa 180 km a Nord di Baghdad. Ieri, intanto, circa 500 mila sciiti, tra grida di dolore e vendetta, hanno partecipato al funerale dell’ayatollah al Hakim. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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La tensione si toccava con mano nella città sacra dove l’attentato, avvenuto la settimana scorsa davanti alla moschea principale, è costato la vita ad oltre 80 persone. La folla dei fedeli ha riempito le strade battendosi il petto e ha cantato slogan tanto contro Saddam, quanto contro l’occupazione americana. Anche il fratello di al Hakim, membro del governo provvisorio insediato da Washington, ha chiesto agli Stati Uniti di ritirarsi dal Paese. La guerriglia continua e un’autobomba è scoppiata ieri a Baghdad davanti alla sede della nuova polizia irachena, uccidendo un agente e ferendo almeno 15 persone. L’obiettivo dell’attacco forse era Hassan Alì, il capo delle forze dell’ordine scelto dagli americani, che però è uscito illeso dall’attentato. Altri due soldati americani invece erano morti lunedì sera, quando il loro mezzo era stato colpito da una bomba, in una strada alla periferia della capitale. Un terzo soldato ha perso la vita cadendo con il suo elicottero. Fonti del governo americano hanno detto che Washington si prepara a chiedere all’Onu di approvare una forza multinazionale in Iraq per favorire l’arrivo di truppe straniere e frenare la guerriglia.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sulla complessa situazione del Paese iracheno è anche incentrata la storica visita in Iran del re giordano Abdallah II, la prima di un monarca del regno hashemita dalla rivoluzione iraniana del 1979. Nel corso dell’incontro con il re giordano, il ministro iraniano degli Esteri, Kamal Kharrazi, ha oggi espresso l’auspicio che la nomina dei 25 ministri da parte del Consiglio di governo iracheno sia un primo passo verso la sovranità popolare. E’ stata intanto chiusa, questa mattina, a Teheran l’ambasciata britannica dopo che sono stati sparati alcuni colpi di arma da fuoco contro la sede diplomatica.

 

La Russia è stata purtroppo colpita, questa mattina, da un grave episodio di violenza. Nella regione meridionale russa di Stavropol, che confina con la Cecenia, stamani sono esplose due bombe uccidendo cinque persone e ferendone una trentina.

 

“La road map per la pace in Medio Oriente è morta”. Lo ha detto il presidente palestinese Arafat, in un’intervista alla Cnn nel corso della quale ha illustrato quali siano – a suo parere - le ragioni del fallimento del piano elaborato da Stati Uniti, Russia, Onu e Unione europea. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Arafat sentenzia che la responsabilità della morte della road map è di Israele, a causa di quelle che definisce aggressioni delle ultime settimane, e degli Stati Uniti che a suo avviso hanno lasciato fare. Nell’intervista il rais sostiene poi che non ci sono prospettive per il ripristino della tregua da parte dei gruppi della rivolta palestinese e considera, infine, esagerate le notizie del suo conflitto con Abu Mazen. Ad una commissione che tenta di comporre Abu Mazen, ha detto che domani presenterà al Consiglio legislativo il bilancio dei suoi cento giorni di governo e chiederà un voto di fiducia, che però secondo parecchi osservatori è molto rischioso, in quanto c’è oggi una maggioranza di deputati favorevoli alla sua destituzione. Sono i sostenitori di Arafat, per il quale sempre ieri il ministro della Difesa israeliano, Mofad, ha ribadito l’esigenza di una espulsione da Ramallah. A favore invece del primo ministro palestinese e del processo di pace si è pronunciato il re del Marocco, ricevendo il ministro degli Esteri israeliano, a cui ha espresso la determinazione di riallacciare e potenziare le relazioni diplomatiche.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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“L’esperienza riuscita della Convenzione ha cambiato durevolmente il corso della vita democratica dell’Unione europea”. E’ questa la valutazione del presidente della Commissione europea, Romano Prodi, espressa questa mattina a Strasburgo davanti all’Europarlamento. Prodi ha sottolineato che quello raggiunto “è un risultato insperato, frutto di un grande lavoro”. Il testo della nuova Costituzione sarà al centro della Conferenza intergovernativa che partirà il prossimo 4 ottobre a Roma sotto la presidenza italiana. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il presidente Prodi critica quelle che definisce due posizioni estreme nei confronti del testo della nuova Costituzione: chi sottolinea troppo l’urgenza di arrivare all’adozione e chi vorrebbe sciogliere perfettamente tutti i nodi. E Prodi ribadisce che “bisogna certo concludere presto, ma concludere bene”, spiegando che in concreto sarà difficile risolvere tutte le questioni rimaste aperte e che si può con cautela e saggezza considerare su quali punti operare subito e quali, con realismo, rimandare. In ogni caso è indispensabile – raccomanda Prodi – essere coscienti che “sono stati fatti passi avanti importantissimi”. Da parte sua, ricorda le principali critiche rivolte dalla Commissione al testo: il fatto che la Costituzione preveda ancora decisioni all’unanimità in alcuni settori-chiave della vita dell’Unione e poi il problema del futuro equilibrio dei poteri tra Commissione, Consiglio e Parlamento. Di due grosse limitazioni della Costituzione parla anche lo stesso presidente della Convenzione, sempre oggi all’Europarlamento. Valéry Giscard d’Estaing parla di tempi ridotti e ripete la critica alla regola dell’unanimità. Invita poi a pensare ad un possibile fallimento ed alle sue conseguenze che “se non saranno forti all’inizio”, peseranno comunque in termini di “demotivazione in tutta Europa, per una perdita di credibilità da parte della gente”. Resta da dire che, a nome della presidenza di turno, il vice premier italiano Fini ha definito “cruciale” il momento storico vissuto dall’Europa ed ha affermato che se l’Unione dovesse perdere questa occasione, il fallimento rappresenterebbe “un segnale negativo per tutti i cittadini ed un danno irreparabile per i governi”. Ha aggiunto che “l’Italia si riconosce nella bozza adottata dalla Convenzione”.

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Nell’area orientale dell’India almeno 40 persone sono morte, ieri sera, in seguito al rovesciamento di una nave a motore in un fiume del distretto dello Stato di Bihar. Lo ha rivelato, oggi, un responsabile dell’amministrazione locale, Nayeem Akhtar.

 

Il leader islamico indonesiano, Abu Bakr Bashir, è stato condannato da un tribunale di Giacarta a quattro anni di prigione, ma è stato assolto dall’accusa di essere il leader della Jemaah Islamyia. Ci riferisce in proposito Riccardo Cascioli:

 

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Arrestato una settimana dopo l’attentato di Bali, lo scorso ottobre, Bashir era in realtà incriminato per una serie di attentati a chiese cristiane, avvenute in occasione del Natale 2000 e per un complotto ordito per uccidere Megawati Sukarno Putri, quando questa era ancora vice presidente dell’Indonesia. Con il suo arresto e la sua condanna il governo voleva dare un chiaro segnale della durezza con cui intende combattere il radicalismo islamico. In realtà la sentenza odierna dimostra le difficoltà del governo di Jakarta a controllare questo fenomeno. I giudici, infatti, non sono riusciti a dimostrare che Bashir sia davvero il leader di Jama Islamya, movimento che a suon di terrore vorrebbe creare un super Stato islamico nel sud-est asiatico, ma solo che il 64.enne predicatore islamico, insegnante in una scuola coranica nell’isola di Java, della Jama Islamya condivida gli obiettivi e certamente era a conoscenza di quanto stava preparando.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Nella Cina centrale e nordoccidentale è sempre più alta l’emergenza alluvioni. Le piogge torrenziali hanno causato 38 morti ed hanno costretto 430 mila persone ad abbandonare le proprie case nella provincia di Shanxi. Situazione delicata anche nella provincia di Henan, dove sono state distrutte 17 mila abitazioni e hanno perso la vita almeno 10 persone.

 

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