RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 246 - Testo della
Trasmissione mercoledì 3 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Lo spagnolo padre
Josep Maria Abella, nuovo superiore generale dei Missionari Claretiani
Questa mattina, a Baghdad, hanno prestato
giuramento i 25 ministri del nuovo governo iracheno
Per il
presidente palestinese Arafat “la road map è morta”
La
Convenzione ha cambiato il corso della vita democratica dell’Unione europea: è
questa la valutazione del presidente della Commissione europea, Romano Prodi.
3
settembre 2003
DIO,
SIGNORE DELLA STORIA, DISPENSATORE DI GIOIA E DI OTTIMISMO
IN
UN’EPOCA TENTATA DALLA SFIDUCIA E DALLA DISPERAZIONE.
LO HA
DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO,
RICORDANDO
ANCHE L’OPERAIO MORTO DUE GIORNI FA IN PIAZZA SAN PIETRO
E LE
VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
(canto)
Un Salmo che sprizza “felicità, fiducia, ottimismo”. Doni
da chiedere a Dio “proprio in questo tempo, nel quale s’insinua facilmente la
tentazione, la sfiducia e persino la disperazione”. Sta in questa frase
l’essenza della catechesi sul Salmo 91 che Giovanni Paolo II ha svolto questa
mattina in Aula Paolo VI, di fronte a 9 mila pellegrini di 17 Paesi, durante il
tradizionale appuntamento all’udienza generale.
Come
annunciato, il Papa è giunto stamani a Roma in automobile da Castel Gandolfo
per permettere a un maggior numero di fedeli, rispetto ai limitati spazi del
Palazzo apostolico castellano, di poter ascoltare il suo insegnamento.
Insegnamento pervaso, sotto la trama dei concetti, dalla musicalità di un inno
che fin dai suoi primi versi, ha osservato il Pontefice, “si apre con un ampio
appello a celebrare e a lodare il Signore nel canto e nella musica”. Il Salmo
91 ispirò anche una celebre meditazione di Sant’Agostino sul valore del canto
nella preghiera. Ma il tema fondamentale che il salmista pone nella sua
composizione, ha ricordato il Papa, è quello “del bene e del male”, del
contrasto tra il giusto e il “santo” contro le iniquità dell’ingiusto. Si
confrontano così, in modo ripetuto, ha affermato Giovanni Paolo II, “due comportamenti
antitetici”:
“La condotta del fedele è dedita a celebrare le
opere divine, a penetrare nella profondità dei pensieri del Signore e per
questa via la sua vita si irradia di luce e di gioia. Al contrario, l’uomo
perverso è tratteggiato nella sua ottusità, incapace com’è di comprendere il
senso nascosto delle vicende umane”.
In una storia, ha commentato il Pontefice, che non è così
“linearmente interpretabile” secondo la visione antica dei Salmi - nei quali la
ricompensa divina del giusto si alterna al castigo inflitto al malfattore - la
visione del salmista, ha soggiunto il Papa, “diventa perciò una supplica al Dio
giusto ed eccelso perché entri nella serie degli avvenimenti umani per
giudicarli, facendo risplendere il bene”:
“Potremmo, perciò, a questo punto concludere con la
proclamazione del canto che sale al Dio glorioso nell’ultimo Libro della
Bibbia, l’Apocalisse: un libro di terribile lotta tra il bene e il male ma
anche di speranza nella vittoria finale di Cristo”:
(canto)
“Grandi
e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue
vie, o Re delle genti!… Tutte le genti verranno e si prostreranno davanti a te,
perché i tuoi giusti giudizi si sono manifestati”.
Al termine dell’udienza,
Giovanni Paolo II ha invitato i circa 9 mila pellegrini presenti all’udienza a
pregare per Costantino Marchionni, l’operaio morto lunedì mattina, mentre era al lavoro su un ponteggio
in Piazza San Pietro:
“Eleviamo
al Signore la nostra preghiera per lui e per quanti lo piangono, come pure per
tutte le vittime di incidenti sul lavoro”.
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LA SPIRITUALITA’ NUTRIMENTO
DELLA DOTTRINA E DEL DIALOGO TRA ORIENTE E OCCIDENTE CRISTIANO: COSI’ IL PAPA
IN UN MESSAGGIO PER IL SIMPOSIO INTERCRISTIANO INIZIATO OGGI IN GRECIA
- A cura di Carla Cotignoli -
“La ricerca di una più profonda
comunione tra Oriente e Occidente cristiano non deve limitarsi ai contatti
ufficiali e alle iniziative prese al più alto livello”. Lo afferma il Papa in
un messaggio indirizzato al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei cristiani, e letto questa mattina in apertura al Simposio che ha avuto il via oggi in Grecia,
promosso dall’Istituto Francescano di Spiritualità del Pontificio Ateneo
Antonianum di Roma e dalla Facoltà di Teologia dell’Università Aristotile di
Tessalonica della Chiesa ortodossa di Grecia.
Il Papa ha parole di
incoraggiamento per questa iniziativa che – afferma – “continua ad offrire
occasioni di incontro e di scambio”. Si
ripete infatti ogni anno dal 1992. Quest’anno il simposio è incentrato sul
“rapporto tra spiritualità e dogma cristiano in Oriente e in Occidente”. Il
Santo Padre evidenzia il “contributo che la spiritualità offre alla dottrina”:
“ne alimenta lo sviluppo e l’approfondimento”.
“La spiritualità – prosegue il
messaggio – “risulta particolarmente importante” per il progresso del dialogo,
specie “quando cattolici e ortodossi affrontano questioni problematiche che
ancora li dividono”. “Influendo sulle disposizioni dell’animo e del cuore crea
il contesto psicologico adeguato in cui intraprendere il dialogo in modo aperto
e fiducioso”, in quello “spirito di apertura e d’ascolto” che “tanto giova al
progresso” sulla via che il Papa augura abbia a “condurre presto alla piena
comunione”.
Sui lavori del Simposio, ecco da
Ioannina in Grecia, il servizio di padre Egidio Picucci.
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Il miglior commento alla divina liturgia presieduta questa
mattina a Ioannina, in Grecia, dal metropolita Teoclitos Hetakis per l’apertura
dell’ottavo Simposio intercristiano sul rapporto tra spiritualità e dottrina
cristiana in Oriente e in Occidente, è venuto da Giovanni Paolo II.
Altri consensi autorevoli sono venuti dal metropolita di
Ioannina, capitale dell’Epiro, e soprattutto dall’arcivescovo di Atene e di
tutta la Grecia, Christodoulos, il quale ha detto che il riavvicinamento e la
reciproca conoscenza tra teologi cattolici e ortodossi avvenuta in questi Simposi
è un fatto positivo è va intensificato, soprattutto oggi quando 400 milioni di
cristiani di tutta l’Europa si uniscono per la prima volta a chiedere che ci siano
posizioni cristiane comuni in questioni sociali, di bioetica e di civiltà.
Il Simposio, che si concluderà venerdì 5 settembre,
entrerà da questo pomeriggio nel vivo dei lavori, che prevedono – tra l’altro –
l’analisi dell’elevazione spirituale comune in Oriente e in Occidente,
l’influsso della spiritualità ortodossa nella cultura contemporanea e un’attesa
riflessione sulla spiritualità e il dogma come contributo unitario per l’unione
che – ha detto padre Luigi Padovese – più ci si avvicina a Dio, più ci si
avvicina tra noi.
Da Ioannina, per la Radio Vaticana, padre Egidio Picucci.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Medio Oriente: "La road map è morta" dichiara Arafat.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell'udienza generale: il Papa ha ricordato Costantino Marchionni,
morto lunedì in Piazza San Pietro, e le vittime di incidenti sul lavoro.
L'omelia del sostituto della
Segreteria di Stato durante la celebrazione delle esequie del dott. Luca
Cardinali.
Nelle pagine estere, Iraq: Bush
firma una nuova risoluzione da sottoporre alle Nazioni Unite; l'obiettivo è di
estendere la partecipazione di altri Paesi al processo di ricostruzione.
Israele e Marocco verso la
riapertura delle sedi diplomatiche.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Degli Agosti sugli affreschi, stucchi e tele conservati
nel Santuario di Santa Maria della Croce, a Crema.
Una monografica dal titolo
"I quattrocento anni dell' 'Amleto' di Shakespeare": i contributi di
Giovanni Marchi e di Giuseppe Patruno.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle pensioni.
Telekom Serbia: si alza il
livello delle polemiche, malgrado gli inviti all'equilibrio.
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3
settembre 2003
IL PROGRAMMA LETTONE
DELLA RADIO VATICANA COMPIE 55 ANNI
FU DI SOSTEGNO ALLA FEDE DURANTE I DURI ANNI DEL
REGIME COMUNISTA
IL SUO MESSAGGIO OGGI RAGGIUNGE TUTTO IL PAESE
GRAZIE ALL’ATTUALE COLLABORAZIONE ECUMENICA
- Con noi, padre Federico Lombardi -
Il Programma Lettone della Radio
Vaticana ha appena compiuto 55 anni. La prima trasmissione andò in onda il 2
settembre 1948. In quegli anni ben 14
erano i programmi rivolti all’Europa Centro-orientale: dal russo allo sloveno,
dal polacco all’ungherese, dall’ucraino al romeno, bulgaro e bielorusso, per
nominarne solo alcuni. Erano nati per
sostenere le comunità cattoliche sottoposte al regime comunista, colpite da una
aperta persecuzione o comunque da gravi restrizioni alla libertà religiosa.
Il primo responsabile del
programma lettone fu il gesuita padre Pavils Becs, a cui, poco dopo, è
succeduto padre Stanislavs Kucinskis che ha diretto la redazione per ben 50
anni. Oggi ne è responsabile una religiosa, Sr. Silvija Krivteza.
Le trasmissioni iniziarono 9
anni dopo l’annessione della Lettonia all’Unione sovietica. Quale fu il ruolo della Radio Vaticana in quegli anni difficili? Risponde il
direttore dei programmi della nostra emittente, padre Federico Lombardi, al
microfono di Carla Cotignoli.
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R. – L’aiuto a mantenere la fede e l’unione con la Chiesa
cattolica universale tramite le trasmissioni e le notizie mandate da Roma, si
è unito ad un altro aspetto che per i
lettoni è stato molto importante, e cioè l’affermazione dell’identità culturale
e storica della Nazione lettone, in un tempo in cui – con l’occupazione
sovietica – c’era anche una forte spinta alla ‘russificazione’ e i lettoni
quasi si trovavano in minoranza nel loro stesso territorio e la loro lingua
certo non era molto sostenuta dal regime. Allora, avere un programma che
regolarmente parlava in lingua lettone con riferimenti anche alla storia, alla
cultura, all’identità di questo popolo è stato molto apprezzato. In questo
senso, il padre Kucinskis ha lavorato tantissimo e per questo, poco tempo fa,
ha ricevuto un’onorificenza da parte dello Stato lettone, per la cultura
lettone in generale.
D. – C’è un riscontro dell’apporto che la radio dà adesso
alla Lettonia, nella difficile fase post-comunista?
R. – I riscontri sono difficili da verificare con dati
concreti e oggettivi. Certamente, bisogna fare veramente piazza pulita del
ragionamento: “E’ caduto il comunismo e quindi non c’è più bisogno dei
programmi della Radio Vaticana”, come se fossero stati dei programmi di natura
anti-comunista! Erano programmi per sostenere la fede e la vita della Chiesa in
questi Paesi e ora continua ad esserci una loro utilità proprio per sostenere,
accompagnare, aiutare lo sviluppo della vita della Chiesa, della comunità
ecclesiale in una situazione nuova. Questo lo abbiamo verificato con tutti i
programmi che si rivolgono ai Paesi dell’Est e che oggi sono infatti
ritrasmessi da radio locali quasi in tutti questi Paesi. In Lettonia, c’è una
radio cristiana che è ecumenica nella sua impostazione - vi partecipano molti
gruppi cristiani diversi - e questa
radio cristiana ritrasmette ogni giorno il programma lettone della Radio Vaticana
dandogli quindi una eco molto più vasta di quella che esso potrebbe avere con
l’ascolto sulle sole onde corte. C’è un’ottima copertura, adesso, in Fm, della
maggior parte del Paese; questo è dovuto proprio al buon clima ecumenico: è una
conferma che si può lavorare bene insieme.
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TRA
DEVOZIONE E FOLKLORE SI RINNOVA ANCHE QUEST’ANNO
L’EVENTO TRAINANTE DEL CARTELLONE DEL
SETTEMBRE VITERBESE,
IL
TRASPORTO DELLA MACCHINA DI SANTA ROSA
- Con
noi, il sindaco Giancarlo Gabbianelli e il vescovo Lorenzo Chiarinelli -
Conto alla rovescia a Viterbo per l’atteso evento: “Ali di
Luce”, la nuova macchina di Santa Rosa, è pronta a spiccare il volo tra le
strade della città. L’evento, che si ripete da secoli, ricorda il trasporto
effettuato il 4 settembre 1258 del corpo della Santa dalla chiesa in cui era
sepolto a quella del Monastero delle Clarisse, oggi Santuario. La traslazione
del corpo fu voluta da Papa Alessandro IV, che seguì il corteo accompagnato da
numerosi cardinali. Da quel momento i viterbesi, devoti della giovane santa,
diedero vita al tradizionale Trasporto. Inizialmente la macchina era un semplice
baldacchino, sormontato dalla statua di Santa Rosa, poi si iniziò a costruire
Macchine sempre più alte e suggestive. Lo spettacolo, che richiama sempre
numerosi turisti e pellegrini, quest’anno vanta spettatori di particolare
prestigio: si terrà, infatti, a Viterbo la riunione dei ministri della Comunicazione
d’Europa. Il servizio è di Barbara Castelli.
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Questa sera a Viterbo le luci della città si spegneranno
per dar vita ad uno spettacolo unico al mondo: il Trasporto della Macchina di Santa
Rosa, un evento in cui la devozione e la tradizione si fondono, suscitando
sempre nuove emozioni. La città di Viterbo ricorda così la traslazione del
corpo di Santa Rosa, avvenuto nel 1258 per volere di Papa Alessandro IV. La
Macchina, un campanile alto 28 metri del peso di quasi 50 quintali, incede a
passo di danza sulle spalle di 100 uomini, i Facchini di santa Rosa, rasentando
le facciate dei palazzi e superando i tetti con la sua altezza. Con le sue
mille fiammelle la torre riverbera le strade della città, ammirata da una folla
esultante e commossa. Al nostro microfono, Giancarlo Gabbianelli, sindaco di
Viterbo.
R. -
Sono decine di migliaia le persone che vengono ad assistere al trasporto della
macchina di Santa Rosa. Santa Rosa è una figura particolare perché testimonia
lo spirito dei viterbesi: lo spirito di fierezza, da sola questa giovanetta
gracile e malata resisteva ai potenti del tempo per affermare i propri valori;
e la solidarietà dei viterbesi. Appartenente ad una famiglia povera, depauperava
ancora di più il proprio desco, portando del pane ai poveri, che forse lo erano
meno di lei. Rimproverata dal padre, perché stava portando questo pane ai
poveri, quando aprì il grembiule dove lo aveva nascosto ne discesero delle
rose. Questa credo sia un’immagine fortemente evocativa che può spiegare il
perché anche i non viterbesi sono fortemente attratti e motivati dalla figura
di questa piccola, grande santa.
Ma che cosa rappresenta per la Chiesa il persistere di
questa tradizione? Ci risponde mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo.
R. - Il
persistere della tradizione ha significati molteplici. Da un lato potrebbe apparire
un evento puramente folkloristico, per questo si affianca al trasporto della
macchina, che avviene il 3 settembre sera, una processione il 2 settembre.
Ecco, quindi, i due aspetti: l’uno di carattere prevalentemente culturale,
l’altro di carattere prevalentemente religioso e spirituale che si coniugano
insieme. Questi aspetti vanno ad incontrare il mistero di questa giovane santa
e ad esprimerlo nella devozione di un popolo che la sente fortemente radicata
nel suo tessuto storico e nella sua esistenza.
Ogni 5 anni la Macchina di Santa Rosa è rinnovata con un
appalto-concorso bandito dal Comune. “Ali di Luce”, dell’architetto Raffaele
Ascenzi, sarà la Macchina che sfilerà quest’anno per le strade della città. Il
progettista vincitore del concorso, che sarà anche uno dei facchini, ci
racconta le sue emozioni.
R. -
Essere facchino vuol dire rappresentare con il proprio spirito, e soprattutto
con la propria forza, l’intera città. In effetti, durante il trasporto c’è una
sinergia che colpisce sia la cittadinanza sia tutti i facchini. Fare il
facchino è anche un grande impegno, perché dobbiamo sottoporci ogni anno ad una
prova di portata, per confermare la nostra forza. Sarà una grande emozione,
perché per la prima volta sarà l’ideatore a portare la propria idea in giro per
Viterbo. Per me sarà una giornata indimenticabile.
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IL FILM RUSSO “IL
RITORNO”, STORIA DI PADRE E FIGLI,
COSPARSO
DI SIMBOLI CRISTIANI, AL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA
- Servizio di Luca Pellegrini -
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Le star del giorno, alla Mostra
di Venezia, sono certamente Catherine Zeta-Jones e George Clooney, pieni di
fascino e di simpatia, che presentano il nuovo film fuori concorso dei fratelli
Coen Prima ti sposo poi ti rovino,
una commedia romantica al veleno che prende di mira il matrimonio, il divorzio
e ciò che ne segue, il tutto visto dagli occhi delle fameliche spose
concentrate più sui contratti che sull’amore e dei terribili avvocati
divorzisti americani, geneticamente senza scrupoli. Perfetto meccanismo comico,
recitazione di gran classe e successo al botteghino assicurato.
Ma il titolo più importante della giornata di oggi è un film
russo in concorso Il ritorno,
che il pubblico vedrà nel pomeriggio. Il regista Andrey Zvyagintsev ha
trentanove anni, è nato a Novosibirsk e firma il suo primo, solidissimo lungometraggio.
“Mentre giravo il film - dichiara - non pensavo ad una storia di tutti i giorni
o a sfondo sociale. Per larga parte il film intende soffermarsi sull’aspetto
mitologico della vita umana”.
Dunque nel momento in cui due
giovanissimi fratelli, ricchi di intuito e di fragilità, si trovano a vivere
pochi giorni di viaggio col padre sino ad allora sconosciuto, questo tempo
imprevedibile diventerà per loro un’esperienza mitica. Perché è mitica la
tendenza del figlio ad identificarsi col genitore da cui attingere certezze
prima di navigare da soli nella vita. Lui, il padre di Andrey e di Ivan, è
scomparso da una decina d’anni: un assenza dolorosa. Lui ritorna e preleva i ragazzi
per una vacanza che dovrebbe portare alla conoscenza reciproca. Lui si dimostra
non essere proprio quello che ci si immagina, forse mutilato della paternità
come ruolo di riferimento e come responsabilità morale.
Reclusi su di un’isola per motivi che non ci sono giustamente
svelati e riguardano il passato del padre, non si tratta per loro di lottare
per la sopravvivenza fisica, ma per spegnere una sete inestinguibile di verità.
La relazione è pericolosa: alla conoscenza si perviene troppo spesso col sacrificio.
Qui si tratta addirittura di quello della vita. Tra i ricchi simboli cristiani
disseminati nel film, viene in mente, chissà perché, la figura di Giovanni il
Battista: “Perché uno cresca, l’altro deve diminuire”. Il padre lo capisce
troppo tardi. Magnifico.
Da Venezia, Luca Pellegrini, per
Radio Vaticana.
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3
settembre 2003
LO SPAGNOLO PADRE JOSEP ABELLA E’ IL NUOVO
SUPERIORE GENERALE
DEI
MISSIONARI CLARETIANI. L’ELEZIONE, DURANTE IL XXIII CAPITOLO GENERALE
DELLA
CONGREGAZIONE, IN CORSO IN QUESTI GIORNI A ROMA
ROMA. =
E’ stato eletto, per il sessennio 2003 – 2009, il nuovo superiore generale dei
missionari claretiani, padre Josep Maria Abella Batlle, succeduto a padre Aquilino
Bocos. L’elezione è avvenuta lunedì, durante il XXIII Capitolo generale della
congregazione, in corso a Roma da alcuni giorni. Nato 53 anni fa, a Lleda in
Spagna, padre Abella ha vissuto in Giappone, da giovane seminarista, una tappa
importante del suo servizio missionario. Frutto di questa sua permanenza in Oriente
sono la sua grande capacità di dialogo e di rispetto per le tradizioni umane e
religiose. Da dodici anni era consigliere generale dei Claretiani,
dedicandosi in particolare all’animazione dell’apostolato ed alla condivisione
carismatica con i laici, anche attraverso numerose visite in vari Paesi del
mondo. I settantasei
missionari claretiani presenti al capitolo generale hanno posto nelle mani di
padre Abella la continuità dell’Istituto, volenterosi di dare una spinta
maggiore al servizio della missione. La congregazione dei missionari Claretiani
è stata fondata da padre Antonio Claret nel 1849, a Vic in Spagna, e conta oggi
circa 3 mila religiosi presenti in 64 Paesi. (M.R.)
GRAVE
IL BILANCIO DELLE VITTIME NELLA CINA MERIDIONALE
DOPO
IL DEVASTANTE PASSAGGIO DEL TIFONE ‘DUJUAN’: ALMENO 32 I MORTI
ED
OLTRE CENTO I FERITI.
DANNEGGIATE
MIGLIAIA DI ABITAZIONI NELL’AREA COLPITA
GUANGDONG. = Il tifone “Dujuan”, il peggiore che
abbia colpito la Cina in questa stagione, si è abbattuto ieri sulla parte
meridionale del Paese causando 32 morti e oltre cento feriti. Accompagnato da
violente burrasche e da forti piogge, il tifone ha travolto molte zone della
provincia di Guangdong, tra cui il capoluogo Guangzhou, il centro economico di
Shenzhen e le città di Shantou e Shanwei. “Dujuan” ha distrutto molte
abitazioni, lasciandone altrettante senza corrente elettrica nella provincia di
Guangdong e costretto 4 mila persone a sfollare. La protezione civile ha aperto
272 ricoveri di emergenza. Dall’osservatorio di Hong Kong era scattato
l’allarme per il passaggio del tifone caratterizzato da venti a 117 chilometri
orari e raffiche che possono raggiungere i 180 chilometri orari. Scuole ed
uffici ad Hong Kong sono rimasti chiusi per l’intera giornata di ieri; milioni
di abitanti si sono barricati in casa, l’aeroporto internazionale ha cancellato
151 voli. Da oggi, i servizi pubblici dovrebbero riprendere normalmente la loro
attività. (M.R.)
ALLARME
DELL’OMS SULLA SITUAZIONE DELLA SANITA’ IN AFRICA:
IN UN
RAPPORTO, DENUNCIATI I DISSERVIZI DEI SISTEMI SANITARI
DI NUMEROSI PAESI DEL CONTINENTE AFRICANO
JOHANNESBURG.= L’Organizzazione mondiale della Sanità
(Oms) lancia l’allarme per la situazione della salute in Africa. “L'epidemia
dell’Aids continua a propagarsi a un ritmo implacabile nella regione
sub-sahariana”, avverte il rapporto dell’Oms reso noto alla riunione regionale
dell'Organizzazione in corso a Johannesburg, in Sud Africa. La regione conta
29,4 dei 42 milioni di persone infettate dal virus dell’Hiv nel mondo. Su 4,5
milioni di persone che avrebbero bisogno urgente di una terapia antiretrovirale,
vi accedono solo in 50 mila. E, purtroppo, non c’è solo l'Aids: anche la
tubercolosi miete vittime nel continente africano. La situazione degli ospedali
– denuncia l’Oms – peggiora, mancano risorse umane, finanziamenti,
pianificazione dello sviluppo delle infrastrutture sanitarie. A seconda delle
zone, il numero dei letti disponibili varia dallo 0,9 al 2,9 per mille
abitanti. La disponibilità del personale sanitario varia da un minimo di 4 a un
massimo di 56 operatori per 100 mila abitanti. Nel 2000, quattro Paesi
attribuiscono meno del 5 per cento del loro
bilancio alla sanità, 23 tra il 5 e il 10 per cento, quindici paesi tra
il 10 e il 15, due più del 15. La maggior parte degli Stati africani, ricorda l’Oms,
devono prendere misure per onorare l'impegno assunto nel 2000 ad Abuja di
devolvere il 15 per cento alla sanità.
Un obiettivo, che avrà d’altro canto bisogno di risorse esterne. “La cattiva
salute – avverte l’organismo internazionale - contribuisce fortemente alla
povertà e alla debole crescita economica” dell’Africa. (A.G.)
IL
TEMA DELLA RICONCILIAZIONE IN PRIMO PIANO NELLA SETTIMANA
DELLA
PACE, PROMOSSA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE COLOMBIANA,
IN PROGRAMMA DAL 7 AL 14 SETTEMBRE PROSSIMO
BOGOTA’. = La riconciliazione, orizzonte della pace: è
questo il tema scelto dalla conferenza
episcopale colombiana per la Settimana della pace, iniziativa promossa
dal segretariato nazionale per la pastorale sociale in programma dal 7 al 14
settembre prossimo. “L’obiettivo - si legge in un comunicato dei presuli - è
quello di aprire le porte alla riconciliazione quale unica possibilità di
superare le divisioni, le violenze, la situazione di incertezza che vive il
nostro popolo”. Si tratta, prosegue la nota, di una “proposta di formazione che
chiamerà i colombiani a mobilitarsi per la difesa dei diritti umani”. Gruppi di
giovani, donne e bambini organizzeranno nel corso dei sette giorni incontri
culturali e messe con anziani, contadini, operai ed esponenti del mondo
sindacale. I lavori saranno guidati da un coordinamento nazionale e da gruppi
di lavoro locali. Ci si avvarrà di brochure informative, materiale didattico,
passaggi pubblicitari radiofonici e televisivi. Si prevede, inoltre, che
l’evento sarò seguito dalle principali testate giornalistiche. Nelle parrocchie
si parlerà del conflitto armato analizzando i danni causati da anni di guerra
civile. Sono circa tremila le persone rapite solo lo scorso anno in Colombia
che, attualmente, detiene il triste di primato di Paese con il più alto numero
di sequestri di persona al mondo. Sequestri che, per il 70 per cento, sono
attribuiti ai miliziani delle Farc, le Forze Armate Rivoluzionarie della
Colombia. (D.D.- A.G.)
GRAZIE AL GENIO MILITARE ITALIANO DELLA FORZA INTERNAZIONALE
DI PACE
IN BOSNIA, SONO STATE RIAPERTE DUE SCUOLE,
VICINO A SARAJEVO, DISTRUTTE
DURANTE
LA GUERRA, CHE NEGLI ANNI ’90 HA INSANGUINATO LA EX JUGOSLAVIA
SARAJEVO.=
Oltre 150 bambini dei villaggi di Ljubnici e Ljesevo, 25 chilometri a nordovest
da Sarajevo, hanno iniziato ieri il nuovo anno scolastico nelle due scuole
ricostruite grazie al genio militare italiano, inquadrato nella Forza di pace
della Nato in Bosnia (Sfor), e all’Unione europea. Il progetto, per il quale
Bruxelles ha stanziato 116 mila euro, è stato realizzato dall'Unità di
cooperazione civile e militare (Cimic), comandata dal colonnello Antonio
Spadaro. Nel corso di due cerimonie, il capo delegazione della Commissione
europea in Bosnia, Michael Humphreys, e
l'ambasciatore d'Italia a Sarajevo, Saba D'Elia, hanno inaugurato le due
scuole alla presenza della popolazione, delle autorità locali e del comandante
del “German-Italian Battle Group” della
Sfor, colonnello Luigi Vivona. La ricostruzione, ha detto Humphreys,
contribuirà in misura significativa al ritorno sostenibile dei profughi serbi.
I genieri italiani della Cimic hanno finora realizzato diversi progetti di
ricostruzione di strade, ponti, scuole, sempre nelle comunità più isolate e
bisognose d'aiuto, affidando i lavori ad aziende edili del posto. (A.G.)
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3
settembre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Comincia
finalmente a delinearsi il nuovo volto politico dell’Iraq. I ministri del primo
governo iracheno del dopo Saddam Hussein hanno infatti prestato giuramento nel
corso di una cerimonia svoltasi oggi a Baghdad, nella sede della coalizione
guidata dagli Stati Uniti, alla presenza dell’amministratore civile americano,
Paul Bremer. La difficile fase attraversata dalle truppe americane, presenti in
Iraq, anche oggi è stata purtroppo confermata da un nuovo attacco: quattro soldati
statunitensi sono rimasti feriti, questa mattina, da un ordigno fatto esplodere
al passaggio del convoglio sul quale viaggiavano nei pressi di Tikrit, a circa
180 km a Nord di Baghdad. Ieri, intanto, circa 500 mila sciiti, tra grida di
dolore e vendetta, hanno partecipato al funerale dell’ayatollah al Hakim. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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La tensione si toccava con mano nella città sacra dove
l’attentato, avvenuto la settimana scorsa davanti alla moschea principale, è
costato la vita ad oltre 80 persone. La folla dei fedeli ha riempito le strade
battendosi il petto e ha cantato slogan tanto contro Saddam, quanto contro
l’occupazione americana. Anche il fratello di al
Hakim, membro del
governo provvisorio insediato da Washington, ha chiesto agli Stati Uniti di
ritirarsi dal Paese. La guerriglia continua e un’autobomba è scoppiata ieri a Baghdad
davanti alla sede della nuova polizia irachena, uccidendo un agente e ferendo
almeno 15 persone. L’obiettivo dell’attacco forse era Hassan Alì, il capo delle
forze dell’ordine scelto dagli americani, che però è uscito illeso
dall’attentato. Altri due soldati americani invece erano morti lunedì sera,
quando il loro mezzo era stato colpito da una bomba, in una strada alla periferia
della capitale. Un terzo soldato ha perso la vita cadendo con il suo elicottero.
Fonti del governo americano hanno detto che Washington si prepara a chiedere
all’Onu di approvare una forza multinazionale in Iraq per favorire l’arrivo di
truppe straniere e frenare la guerriglia.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Sulla
complessa situazione del Paese iracheno è anche incentrata la storica visita in
Iran del re giordano Abdallah II, la prima di un monarca del regno hashemita
dalla rivoluzione iraniana del 1979. Nel corso dell’incontro con il re giordano,
il ministro iraniano degli Esteri, Kamal Kharrazi, ha oggi espresso l’auspicio
che la nomina dei 25 ministri da parte del Consiglio di governo iracheno sia un
primo passo verso la sovranità popolare. E’ stata intanto chiusa, questa
mattina, a Teheran l’ambasciata britannica dopo che sono stati sparati alcuni
colpi di arma da fuoco contro la sede diplomatica.
La Russia è stata purtroppo colpita, questa
mattina, da un grave episodio di violenza. Nella regione meridionale russa di
Stavropol, che confina con la Cecenia, stamani sono esplose due bombe uccidendo
cinque persone e ferendone una trentina.
“La road
map per la pace in Medio Oriente è morta”. Lo ha detto il presidente palestinese
Arafat, in un’intervista alla Cnn nel corso della quale ha illustrato quali
siano – a suo parere - le ragioni del fallimento del piano elaborato da Stati
Uniti, Russia, Onu e Unione europea. Ce ne parla Graziano Motta:
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Arafat sentenzia che la responsabilità della morte della road
map è di Israele, a causa di quelle che definisce aggressioni delle ultime
settimane, e degli Stati Uniti che a suo avviso hanno lasciato fare.
Nell’intervista il rais sostiene poi che non ci sono prospettive per il
ripristino della tregua da parte dei gruppi della rivolta palestinese e
considera, infine, esagerate le notizie del suo conflitto con Abu Mazen. Ad una
commissione che tenta di comporre Abu Mazen, ha detto che domani presenterà al
Consiglio legislativo il bilancio dei suoi cento giorni di governo e chiederà un
voto di fiducia, che però secondo parecchi osservatori è molto rischioso, in
quanto c’è oggi una maggioranza di deputati favorevoli alla sua destituzione.
Sono i sostenitori di Arafat, per il quale sempre ieri il ministro della Difesa
israeliano, Mofad, ha ribadito l’esigenza di una espulsione da Ramallah. A favore
invece del primo ministro palestinese e del processo di pace si è pronunciato
il re del Marocco, ricevendo il ministro degli Esteri israeliano, a cui ha espresso
la determinazione di riallacciare e potenziare le relazioni diplomatiche.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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“L’esperienza riuscita della
Convenzione ha cambiato durevolmente il corso della vita democratica
dell’Unione europea”. E’ questa la valutazione del presidente della Commissione
europea, Romano Prodi, espressa questa mattina a Strasburgo davanti
all’Europarlamento. Prodi ha sottolineato che quello raggiunto “è un risultato
insperato, frutto di un grande lavoro”. Il testo della nuova Costituzione sarà
al centro della Conferenza intergovernativa che partirà il prossimo 4 ottobre a
Roma sotto la presidenza italiana. Il servizio di Fausta Speranza:
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Il presidente Prodi critica quelle che definisce due
posizioni estreme nei confronti del testo della nuova Costituzione: chi
sottolinea troppo l’urgenza di arrivare all’adozione e chi vorrebbe sciogliere
perfettamente tutti i nodi. E Prodi ribadisce che “bisogna certo concludere
presto, ma concludere bene”, spiegando che in concreto sarà difficile risolvere
tutte le questioni rimaste aperte e che si può con cautela e saggezza
considerare su quali punti operare subito e quali, con realismo, rimandare. In
ogni caso è indispensabile – raccomanda Prodi – essere coscienti che “sono
stati fatti passi avanti importantissimi”. Da parte sua, ricorda le principali
critiche rivolte dalla Commissione al testo: il fatto che la Costituzione preveda
ancora decisioni all’unanimità in alcuni settori-chiave della vita dell’Unione
e poi il problema del futuro equilibrio dei poteri tra Commissione, Consiglio e
Parlamento. Di due grosse limitazioni della Costituzione parla anche lo stesso
presidente della Convenzione, sempre oggi all’Europarlamento. Valéry Giscard
d’Estaing parla di tempi ridotti e ripete la critica alla regola
dell’unanimità. Invita poi a pensare ad un possibile fallimento ed alle sue
conseguenze che “se non saranno forti all’inizio”, peseranno comunque in
termini di “demotivazione in tutta Europa, per una perdita di credibilità da
parte della gente”. Resta da dire che, a nome della presidenza di turno, il
vice premier italiano Fini ha definito “cruciale” il momento storico vissuto
dall’Europa ed ha affermato che se l’Unione dovesse perdere questa occasione,
il fallimento rappresenterebbe “un segnale negativo per tutti i cittadini ed un
danno irreparabile per i governi”. Ha aggiunto che “l’Italia si riconosce nella
bozza adottata dalla Convenzione”.
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Nell’area orientale dell’India
almeno 40 persone sono morte, ieri sera, in seguito al rovesciamento di una
nave a motore in un fiume del distretto dello Stato di Bihar. Lo ha rivelato,
oggi, un responsabile dell’amministrazione locale, Nayeem Akhtar.
Il leader islamico indonesiano,
Abu Bakr Bashir, è stato condannato da un tribunale di Giacarta a quattro anni
di prigione, ma è stato assolto dall’accusa di essere il leader della Jemaah
Islamyia. Ci riferisce in proposito Riccardo Cascioli:
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Arrestato una settimana dopo
l’attentato di Bali, lo scorso ottobre, Bashir era in realtà incriminato per
una serie di attentati a chiese cristiane, avvenute in occasione del Natale
2000 e per un complotto ordito per uccidere Megawati Sukarno Putri, quando
questa era ancora vice presidente dell’Indonesia. Con il suo arresto e la sua
condanna il governo voleva dare un chiaro segnale della durezza con cui intende
combattere il radicalismo islamico. In realtà la sentenza odierna dimostra le
difficoltà del governo di Jakarta a controllare questo fenomeno. I giudici,
infatti, non sono riusciti a dimostrare che Bashir sia davvero il leader di
Jama Islamya, movimento che a suon di terrore vorrebbe creare un super Stato
islamico nel sud-est asiatico, ma solo che il 64.enne predicatore islamico,
insegnante in una scuola coranica nell’isola di Java, della Jama Islamya
condivida gli obiettivi e certamente era a conoscenza di quanto stava
preparando.
Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.
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Nella Cina centrale e
nordoccidentale è sempre più alta l’emergenza alluvioni. Le piogge torrenziali hanno causato 38 morti ed hanno
costretto 430 mila persone ad abbandonare le proprie
case nella provincia di Shanxi. Situazione delicata anche nella provincia di
Henan, dove sono state distrutte 17 mila abitazioni e hanno perso la vita almeno
10 persone.
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