RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 244 - Testo della
Trasmissione lunedì 1 settembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Nominati in Iraq i 25 ministri che formeranno il primo esecutivo transitorio
dopo la fine del regime di Saddam Hussein
Nel processo sulla morte
di David Kelly è stata ascoltata oggi la vedova dello scienziato inglese
Una nuova ondata di
violenze ha colpito l’Uganda dove non si arrestano gli attacchi dei ribelli.
1 settembre
2003
L’EUROPA DIVENTI UNA SINFONIA DI NAZIONI:
L’INSTANCABILE RICHIAMO
DEL
PAPA ALLE RADICI CRISTIANE DEL VECCHIO CONTINENTE, DI FRONTE
ALLA
SFIDA DELLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA.
UNA RIFLESSIONE DEL PROFESSOR VITTORIO
EMANUELE PARSI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
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(Inno
alla Gioia)
L’Europa
non dimentichi le sue radici, recuperi la sua vera identità. Non guardi solo
agli aspetti geografici ed economici, ma rinnovi la concordia di valori
espressi nel diritto e nella vita. L’Europa plasmata dalla fede cristiana,
sappia impegnarsi sinceramente nel dialogo con le altre religioni. I richiami
di Giovanni Paolo II sul Vecchio Continente hanno caratterizzato quest’estate.
Stagione che precede un passaggio di straordinaria importanza per la storia
dell’Europa. Fra un mese, infatti, si riunisce a Roma la Conferenza
Intergovernativa che dovrà mettere a punto la nuova costituzione europea. Ieri,
il Papa ha espresso l’auspicio che “l’Europa diventi una sinfonia di nazioni
impegnate a costruire insieme la civiltà dell’amore e della pace”. Una sfida a
cui dovranno rispondere i leader europei. Un cammino, d’altro canto, non privo
di difficoltà come sottolinea il prof. Vittorio Emanuele Parsi, docente di
Relazioni internazionali alla Cattolica di Milano ed editorialista di
Avvenire:
R. – Non è facile perché la politica, soprattutto la
politica estera dell’Europa, è una politica in cui le differenze tra le Nazioni
emergono. Contano le differenze di impostazione politica, contano i rapporti
personali e conta soprattutto il fatto che ci si sta già muovendo per dare
all’interno del Parlamento europeo uno schieramento ‘di destra’ e uno
schieramento ‘di sinistra’. E questo taglia trasversalmente gli schieramenti
nazionali rendendo anche più complicati i rapporti tra Paesi.
D. – Il Pontefice ha ricordato spesso la forza unificante
del cristianesimo per il Vecchio Continente; quanto è attuale questo riferimento
nell’Europa di oggi?
R. – Se non ci fosse stato il cristianesimo non potremmo
neanche parlare di Europa dal punto di vista culturale, storico e politico.
Direi anche che se non ci fosse stata l’azione di questo Papa nel passato, non
ci sarebbe stata la riunificazione dell’Europa. Quindi, c’è un grande ‘debito
storico’ che dobbiamo alla religione cristiana e a questo Papa. Non si tratta
solo di riconoscenza: la dimensione delle radici cristiane è anche e
soprattutto una dimensione di prospettiva, di aiuto di fronte alle grandi sfide
che attendono il Continente.
D. – L’anticlericale Benedetto Croce affermava, 50 anni
fa: “Noi europei non possiamo non dirci cristiani”. Perché allora l’inserimento
nella Costituzione europea di un richiamo alle radici cristiane risulta così
difficile?
R. – Paradossalmente, ai tempi di Croce era più facile
anche per un uomo sicuramente laico come Croce, fare omaggio alla presenza
cristiana, perché oggi la forza del messaggio cristiano - soprattutto la forza
del Papa, la capacità di persuasione morale della Chiesa cattolica - è
enormemente più alta. E quindi, questo desta maggiori difficoltà negli spiriti
più laici: è inevitabile. Paradossalmente, la difficoltà o la cautela con cui
il mondo cristiano viene guardato è proprio una dimostrazione della grande
forza che ha ottenuto, dalla seconda guerra mondiale in poi. La capacità di
parlare del Vaticano e del Papa è estremamente aumentata, anche la sua capacità
di avere interlocutori presso il mondo non cattolico.
D. – Il Papa ha esortato gli Stati, i popoli dell’Europa a
trovare la via della concordia. Unitarietà che in politica estera si è
dimostrata, anche recentemente, piuttosto fragile. Quanto la Costituzione e la
nuova configurazione di poteri potrà aiutare il Vecchio Continente a far
sentire con più vigore la propria voce nello scenario internazionale?
R. – L’Europa avrà una voce unitaria in politica
internazionale quando saranno costruite le condizioni per un accordo politico
tra i principali governi europei sulle questioni della politica extra-europea.
Al momento, queste condizioni non ci sono, quindi, direi che è molto più
importante lavorare sul quadro politico piuttosto che inventarsi chissà quale
norma o cavillo in termini costituzionali. L’unità, in politica estera, si fa
sulle politiche; la costruzione, per così dire, seguirà.
**********
UDIENZE DI OGGI E NOMINA DI CURIA. RINUNCIA IN NIGERIA
Giovanni Paolo II ha ricevuto
stamani, nella residenza pontificia di Castel Gandolfo, mons. Vincenzo Paglia,
vescovo di Terni-Narni-Amelia, con il prof. Andrea Riccardi, della Comunità di
Sant’Egidio. Nei prossimi giorni, dal 7 al 9 novembre, la Comunità di
Sant’Egidio sarà impegnata nel 17.mo Meeting Internazionale Uomini e Religioni,
che si svolgerà ad Aachen (Aquisgrana), in Germania, sul tema “Tra guerra e
pace: religioni e culture si incontrano”.
Sempre questa mattina, il Papa
ha ricevuto otto presuli della Conferenza episcopale dell’India, in visita “ad
Limina”.
Il Santo
Padre ha annoverato al Collegio dei Protonotari Apostolici “di numero” il
prelato inglese mons. Bryan Chestle, della diocesi di Arundel and Brighton,
attualmente capo ufficio nella Sezione Affari Generali della Segreteria di
Stato. Con il nome di “protonotari apostolici” vengono designati i sette prelati
che esercitano le funzioni di notai della Santa Sede e del Sommo Pontefice. Si
distinguono attualmente i due categorie, quella dei protonotari “di numero
partecipanti” e quella dei “soprannumerari”, questi ultimi di numero
indeterminato e non partecipanti. Di origine remotissima, i protonotari
apostolici sono così detti proprio perché incaricati di redigere tutti gli atti
emanati dalla Curia Romana. Costituiti in Collegio, a capo del quale siede il
più anziano di nomina, ai protonotari apostolici spetta quindi, secondo gli
statuti propri, stendere gli atti relativi alle solenni definizioni dogmatiche,
alle canonizzazioni dei santi, alla sede vacante e al conclave, come pure
qualsiasi altro atto pubblico o privato del Sommo Pontefice e della Santa Sede.
In
Nigeria, il Pontefice ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Onitsha, presentata
dall’arcivescovo mons. Albert Kanene Obiefuna, di 73 anni, in conformità alla
norma canonica relativa ad “infermità o altra grave causa”.
IN UN TRAGICO INCIDENTE DI LAVORO AVVENUTO STAMANI
SUL SAGRATO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO HA PERSO LA VITA UN OPERAIO DI 52
ANNI, COSTANTINO MARCHIONNI. IL PAPA, INFORMATO DELLA DISGRAZIA, HA PREGATO PER
LA VITTIMA
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
Un grave incidente sul lavoro è avvenuto questa mattina in
Piazza San Pietro, quando un operaio di 52 anni, Costantino Marchionni, è
caduto da un’impalcatura mobile sul sagrato della Basilica perdendo la vita.
L’uomo, immediatamente soccorso dalle unità di rianimazione del Vaticano, è
stato portato nel vicino ospedale Santo Spirito dove, purtroppo, è deceduto
poco dopo. A quanto si è appreso – sia pure in forma non ufficiale - il Papa,
appena informato della disgrazia nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo,
è rimasto profondamente addolorato e ha pregato per la vittima. Sul luogo della
disgrazia – ha riferito in un comunicato il direttore della sala stampa della
Santa Sede, Joaquín Navarro Valls – si sono recati il sostituto della
Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri, il segretario generale del
governatorato della Città del Vaticano, mons. Gianni Danzi, il presidente del
Tribunale vaticano, l’avvocato Gianluigi Marrone, ed altre autorità. Secondo
una prima ricostruzione del tragico incidente, l’uomo stava lavorando sospeso
su un braccio di un mezzo, al quale era agganciato con una cintura di sicurezza. In base alle prime
testimonianze, il mezzo si sarebbe sbilanciato e l’operaio, legato alla
cintura, sarebbe caduto insieme al braccio meccanico. Il suo collega, che è riuscito a sganciarsi
saltando sul selciato, non ha fortunatamente riportato ferite gravi. Costantino
Marchionni non era sposato e viveva da solo perchè l'anziana madre era deceduta
circa un mese fa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"L'Europa, una sinfonia di nazioni": Giovanni Paolo II all'Angelus
rinnova l'affidamento a Maria di tutti gli uomini e le donne del Continente.
Nelle vaticane, due pagine dedicate alla
celebrazione delle esequie del cardinale Corrado Ursi: l'omelia del cardinale
Michele Giordano; il saluto del cardinale Camillo Ruini, in rappresentanza del
Santo Padre; l'articolo dell'inviato Gianfranco Grieco.
Un approfondito articolo di
Carlo Liberati dal titolo "Il beato Pio IX grande missionario".
Nelle pagine estere, Iraq:
imponenti manifestazioni in diverse città per ricordare il leader sciita
assassinato a Najaf.
Medio Oriente: uccisi da
Israele altri due militanti di Hamas.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Incontri", il direttore d'orchestra Colin Davis intervistato
da Antonio Braga.
Nelle pagine italiane, il tema
delle pensioni.
L'inchiesta di Telekom Serbia.
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1
settembre 2003
SI CHIUDE A SIRACUSA CON L’INVIATO DEL PAPA
L’ANNO MARIANO PER LA MADONNA DELLE LACRIME
- Con
noi il rettore del Santuario, mons. Michele Giansiracusa -
Cinquant’anni
fa, a Siracusa, un quadro della Madonna pianse lacrime. L’evento, iniziato il
29 agosto si concluse il primo settembre, dopo le consuete analisi di
laboratorio si scoprì che quello era un pianto umano. Da allora in Sicilia si
venera la Madonna delle Lacrime, e oggi termineranno le celebrazioni per la
conclusione dell’anno mariano siracusano. Il cardinale arcivescovo di Palermo
Salvatore de Giorgi, inviato speciale del Santo Padre, celebrerà la Messa conclusiva.
Il servizio di Benedetta Capelli.
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(Musica)
“La devozione verso la Vergine Maria conduce i fedeli a
Cristo e alla piena verità su di Lui, che è il Figlio di Dio, via, verità, vita
e risurrezione nostra” queste le parole di Giovanni Paolo II per dare il senso
del culto mariano. Parole contenute in una lettera inviata al cardinale
Salvatore de Giorgi, arcivescovo di Palermo e nominato inviato speciale per la
celebrazione di chiusura dell’Anno mariano siracusano. Sull’influsso della prodigiosa lacrimazione
nella devozione mariana in Sicilia, ci parla il rettore del Santuario della
Madonna delle lacrime, mons. Michele Giansiracusa.
R. - La patrona della Sicilia è l’Immacolata, quindi la
Sicilia ha sempre venerato ed onorato in maniera particolare la Madonna
santissima, la quale poi ha voluto scegliere Siracusa per lasciarci questo
segno meraviglioso delle sue lacrime. Segno che si inserisce nel contesto delle
manifestazioni della Madonna in quest’ultimo secolo, vedi Lourdes, Fatima,
Siracusa, continuità di un messaggio la Madonna ci richiama alla conversione.
La Madonna ci mostra tutta la sua attenzione di Madre rendendosi partecipe dei
travagli dei suoi figli e questo è per noi pegno di consolazione e di speranza
e, come diceva il Santo Padre quando è venuto a dedicare, a consacrare il
Tempio alla Madonna della lacrime, “le lacrime di Maria sono lacrime di
preghiera che danno forza alla preghiera dei figli. Sono lacrime di speranza,
sono lacrime di dolore perché racchiudono un po’ tutte le sofferenze
dell’umanità”.
D. - Che significato hanno ancora oggi le lacrime di
Maria?
R. -
Quest’anno abbiamo voluto dare come titolo del programma questa espressione ‘Le
lacrime di Maria, attualità e forza di un messaggio’. La Madonna 50 anni fa ha
visitato la terra di Sicilia, ha visitato l’umanità con il segno delle sue
lacrime e siamo in un momento particolarmente difficile del dopo-guerra e
quindi, richiamandoci alla edificazione della pace, ma le cose non è che poi
siano tanto cambiate da allora ad oggi, le lacrime della Madonna sono di una
attualità sconvolgente, di una forza che ci interroga. Deve davvero scuotere un
po’ le nostre coscienze, perché ognuno di noi possa sentirsi come interrogato
da questo pianto della Madre che ci invita ad essere costruttori di un mondo
nuovo, della civiltà dell’amore, e ognuno di noi dovrebbe davvero poter dare il
proprio contributo per rendere questo mondo a misura d’uomo.
(Musica)
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RIENTRATA
DALLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
UNA
MISSIONE DELLA CARITAS ITALIANA,
CHE
INVITA LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE A NON DIMENTICARE
IL
PIU’ SANGUINOSO CONFLITTO AFRICANO DEL DOPOGUERRA
-
Servizio di Fabio Colagrande -
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5 anni fa iniziava la guerra che ha causato il maggior
numero di morti dalla fine della seconda guerra mondiale, circa 3 milioni di
persone. Si tratta del conflitto iniziato nel Congo ex-Zaire nell’agosto ’98.
Alla base del più grave conflitto africano della storia - che ha visto
coinvolti Rwanda, Uganda, Burundi, Angola, Zimabwe, e Namibia in appoggio alle
due fazioni avversarie – vi è stata la lotta ai gruppi della ribellione
rwandese, ma anche l’obiettivo di estendere il controllo su un Paese ricco
d’oro, diamanti, petrolio ed altre risorse naturali. La Caritas italiana si è recata
in missione nei giorni scorsi nell’Est del Congo, in particolare nelle diocesi
di Goma e Kindu, ed ha potuto constatare ancora una volta la gravissima
situazione in cui versa la popolazione locale e l’impegno della Chiesa
congolese in favore di chi vive nel Paese. In questa delegazione della Caritas
italiana, c’era anche Maurizio Marmo, responsabile dell’ufficio per l’Africa
della Caritas.
D. -
Voi parlate, nel vostro comunicato al ritorno da questo viaggio, di una guerra
silenziosa. Perché?
R. – Perché sono cinque anni di conflitto con conseguenze
veramente gravissime, devastanti per la popolazione locale, soprattutto per i
civili, e di questa guerra si è parlato veramente molto poco. Penso che solo
chi si interessa di Africa, o di conflitti dimenticati, riesca a trovare delle
notizie, degli aggiornamenti con le agenzie specializzate. Viceversa, mi pare
che la grande informazione abbia segnalato qua e là, nel corso di questi anni,
qualche massacro, qualche episodio più rilevante, ma sono mancate, a mio
avviso, informazioni più approfondite, soprattutto un’analisi ed una denuncia
di ciò che stava accadendo.
D. – Qual è la situazione umanitaria che avete potuto
constatare?
R. – Nell’est del Congo, la situazione rimane ancora molto
difficile, anche se proprio in queste settimane è stato instaurato un governo
di transizione che sembra possa finalmente portare alla fine del conflitto.
Però, come dicevo, la situazione è ancora molto difficile e ci sono zone
completamente isolate dove, come ad esempio a Kindu, solamente tramite via
aerea è possibile arrivare e anche poter portare determinati aiuti. Quindi,
tutto diventa molto caro, molto difficile e comunque la situazione ancora di
instabilità della regione impedisce un ritorno alla normalità.
D. – Voi, però, al ritorno da questa missione avete anche
lanciato un appello alla comunità internazionale e alle parti in causa nel
conflitto, che dura da 5 anni, chiedendo di rispettare gli accordi. Avete anche
chiesto alle istituzioni internazionali di convocare una Conferenza regionale,
e inoltre vi rivolgete al governo italiano, che sta guidando l’Europa in questi
mesi…
R. – Sì, in effetti non si po’ guardare solamente al Congo
quando si cerca di capire quello che sta succedendo nella regione, ma bisogna
vedere quello che è accaduto in Rwanda e sta accadendo ancora adesso, così come
in Burundi dove si stenta davvero a trovare accordi di pace tra le parti in
lotta. Queste situazioni di incertezza e di conflitto tra Paesi confinanti,
ovviamente, portano poi delle conseguenza un po’ in tutta la regione. Per cui,
solamente se si fa un vero tentativo di mettere insieme i vari governi, le
varie fazioni, per trovare delle soluzioni che possano essere condivise da
tutti, si può avere una possibilità di instaurare una situazione di pace e di
tranquillità per tutte le popolazioni.
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AL FESTIVAL DI VENEZIA “ THE DREAMERS” DI
BERTOLUCCI,
STORIA
DI SOGNATORI TRA SQUALLORE E POLITICA
- Servizio di Luca Pellegrini -
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Bernardo
Bertolucci, il ’68, i sognatori di Parigi e l’iniziazione di tre giovani alla
maturità: cinema, storia, narrativa, vita. L’evento più atteso della Mostra del
Cinema di Venezia divide i critici al termine della proiezione loro riservata.
Ed a ragione, come diviso a metà tra reale e ideale è il nuovo, disinibito e
discutibile film del regista italiano, “The dreamers”.
Diciamo
subito che non serviva a Bertolucci questa storia sceneggiata da Gilbert Adair,
autore del romanzo, per dimostrarci quanto sia un regista capace di prodezze
estetiche e di fluidità assoluta dietro una macchina da presa. E nemmeno gli
serviva scopertamente la “grande utopia” giovanile del secolo scorso per
raccontare elegantemente la reclusione di tre giovani - due francesi, fratello
e sorella, e l’ospite americano - in un appartamento borghese lasciato libero
dai genitori, luogo ideale per rappresentare le loro piccole, pesanti,
intollerabili perversioni, il loro piacere per una sessualità disinibita,
l’incosciente strumentalizzazione dei loro corpi. Non è il caso di chiederci su
che cosa sia stato il ’68, ma perché questo di Bertolucci, prima di tutto, non
è un film sul ‘68.
La
reazione antiautoritaria convergeva sullo scandalo che mezzi di progresso
sociale e scientifico diventavano quelli attraverso cui una minoranza politica
e militare imponeva invece costrizioni di pensiero, revanchismi sociali,
logiche di conquista e disuguaglianze dissimulate. La rivolta contro
l’ideologia dominante e l’educazione imposta dalla generazione precedente
trovava nell’ambiente dell’arte e del cinema, l’arte per eccellenza della
comunicazione e della libertà, un humus perfetto. Emblema di comportamenti che
hanno segnato, pur brevemente, una stagione del Novecento, nel film le immagini
di comizi, manifestazioni, barricate e rivolte, così come le abbondanti
citazioni sul cinema francese della Nouvelle Vague, rimangono una cornice
esterna e una memoria privata, un pretesto per dare spazio alla storia interna
nell’appartamento.
Nessuno,
in questo film e chi lo vede, è conformista: ma la liberazione sessuale che il
’68 ha vissuto come l’illusoria scoperta dell’amore, e che, come tutte le
scoperte, ha portate inevitabilmente ad eccessi di cui ancora oggi se ne pagano
le conseguenze, non ha nulla a che fare con la liberazione, fallace, cui
pervengono Theo, Isabelle e Matthew. Citazioni cinefili (come cinefilo rigoroso
fu ed è Bertolucci), compiacimenti profusi (e non per questo inerti),
riferimenti letterari e passioni filosofiche (Bataille, un uovo in padella e
l’occhio umano, in una delle scene drammaticamente più forti e riprovevoli del
film) non sono pesi sufficienti a spostare la bilancia dalle parti del
capolavoro o almeno di un buon film. Rimpiangendo la forza travolgente e la
dimensione dell’amore e del sacrificio che un pianoforte ed una stanza vuota
riuscivano a trasmettere nella Roma ben più autentica e nella verve ben più
passionale che Bertolucci aveva manifestato nel suo precedente “L’assedio”.
Quello sì, un capolavoro.
Da
Venezia, Luca Pellegrini, per la Radio Vaticana.
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1
settembre 2003
IN
TREMILA IERI, A NAPOLI, PER I FUNERALI DEL CARDINALE CORRADO URSI.
DURANTE
LE ESEQUIE, IL CARDINALE RUINI HA DEFINITO L’ARCIVESCOVO SCOMPARSO
“FRATELLO
MAGGIORE DEI POVERI E DEI DISEREDATI”
NAPOLI. = Il cardinale Corrado Ursi è stato “il fratello
maggiore dei poveri e dei diseredati”, e seppe manifestare in vita “una carità
senza confini”. Sono alcune delle espressioni con le quali il cardinale vicario
Camillo Ruini - durante la cerimonia funebre da lui presieduta nella Basilica
mariana dell’Incoronata a Capodimonte - ha ricordato il porporato arcivescovo emerito di Napoli, morto venerdì
scorso all’età di 95 anni. Il cardinale Ruini ha presieduto, in rappresentanza
del Papa, i solenni funerali di Ursi, in una Basilica gremita da tremila
persone. Il presidente della Cei ha sottolineato l’“umile e forte opera di
comunione ecclesiale” messa in campo dal cardinale Ursi, insieme alla sua
“paterna e affettuosa sollecitudine per i sacerdoti ed i seminaristi”. Ma
Corrado Ursi - ha proseguito il cardinale vicario - seppe anche “tradurre la
sua fede, la sua carità e la sua cultura in opere di straordinaria importanza
ecclesiale”. Anche dopo aver terminato la sua missione attiva in veste di
arcivescovo, Ursi “ha continuato a lodare Dio e a servire la sua Chiesa,
trascorrendo nella preghiera le sue giornate. La totale fiducia nel Signore e
il gioioso abbandono nelle sue mani - ha concluso il presidente della Cei - lo
hanno sostenuto, fortificato negli ultimi anni, sempre più segnati dalla
sofferenza ma anche dalla pazienza e dal coraggio, dall'amore e dalla
preghiera”. (A.D.C.)
LE DONNE AFGHANE AVRANNO LA POSSIBILITA’ DI AVVIARE
LIBERE
ATTIVITA’ IMPRENDITORIALI.
L’INIZIATIVA
LANCIATA DAL MINISTERO DEL COMMERCIO DEL GOVERNO KARZAI
KABUL. = Il Ministero del commercio dell’Afghanistan
ha istituito al suo interno un nuovo dipartimento con lo scopo di sostenere le
donne che intendano svolgere un'attività imprenditoriale. La notizia è stata
pubblicata dalla Bbc nella sua edizione on line. Il governo di Hamid Karzai, si
riferisce, offrirà piccoli prestiti e insegnerà alle donne le tecniche
commerciali, aiutandole a migliorare l'esposizione dei loro prodotti
artigianali. Tuttavia, nonostante l'apprezzamento di molti Paesi per
l'iniziativa, il dipartimento afgano dispone al momento di fondi scarsi per attuarla.
A quasi due anni dalla caduta del regime dei taleban, la maggior parte delle donne
afghane e' ancora vittima di una discriminazione fortemente radicata nelle
tradizioni tribali. Poche hanno accesso all'istruzione e al lavoro, mentre molte
subiscono abusi sistematici, come stupri e torture. Secondo un recente rapporto
di Human Rights Watch, molte donne afghane hanno paura di uscire dalle
proprie case, perché temono di essere rapite e violentate dai soldati. (A.D.C.)
IL FRONTE POLISARIO LIBERA IN ALGERIA 243 DETENUTI
MAROCCHINI,
PRIGIONIERI DA OLTRE 25 ANNI IN SEGUITO AL CONFLITTO
ARMATO
NEL SAHARA OCCIDENTALE, TRA IL ’75 E L’80
TINDUF (ALGERIA). = Erano stati inviati dal loro
Paese, il Marocco, nei luoghi caldi del Sahara occidentale, dove a metà degli
anni Settanta il Fronte Polisario combatté per
difendere l’autonomia dell’etnia Saharawi dal Marocco e dalla Mauritania, dopo
il ritiro della Spagna. Oggi, dopo un soggiorno di oltre 25 anni nelle carceri
del Fronte Polisario, 243 marocchini sono stati liberati a Tinduf, in Algeria,
grazie alla mediazione della Spagna e all’intervento del Comitato
internazionale della Croce Rossa. Gli ex detenuti, considerati tra i
prigionieri più vecchi al mondo, hanno raggiunto in aereo la località
marocchina di Agadir. La decisione di liberare i detenuti era stata annunciata
lo scorso 14 agosto, quando gli indipendentisti del Fronte Polisario
segnalarono di voler rispondere positivamente a una petizione del premier
spagnolo Aznar. In sospeso, resta ancora la questione del referendum di
autodeterminazione per l’etnia Saharawi, che – secondo quanto già stabilito da
una risoluzione Onu, definita “piano Backer” - dovrebbe permettere all’ex
colonia spagnola di avere un periodo di autonomia governativa, seguito ‘in un
arco di 5 anni’ dal referendum. (A.D.C)
AMNESTY INTERNATIONAL
TORNA SULLA QUESTIONE DELLE MIGLIAIA
DI PERSONE SCOMPARSE IN KOSOVO. A QUATTRO ANNI DALLA
FINE DEL CONFLITTO,
SU QUASI 5 MILA CASI DI SPARIZIONE O DI SEQUESTRO,
SOLO MILLE CADAVERI SONO STATI RICONSEGNATI AI
FAMILIARI
LONDRA. = Amnesty International torna a puntare la
propria attenzione sul Kosovo, a quattro anni dalla fine del conflitto. La
preoccupazione principale dell’organismo umanitario riguarda le oltre 4 mila
persone dichiarate “scomparse”: 3 mila albanesi, 1200 tra serbi, rom e
appartenenti ad altre minoranze. Sulla loro sorte sta indagando l’Ufficio per
le persone scomparse e per la medicina legale (Ompf), che sta occupandosi anche
della riesumazione ed identificazione di cadaveri rinvenuti nelle fosse comuni.
Continua intanto il lavoro della Missione ad interim delle Nazioni Unite in
Kosovo, sollecitata da Amnesty International a collaborare con la polizia
locale per porre fine al clima di impunità che si respira nell’ex provincia
serba, considerata anche la reticenza della popolazione a collaborare con gli
organismi internazionali. Sui casi di sparizione, intanto, le due etnie
kosovare hanno intrapreso una forma di collaborazione dallo scorso aprile: per
la prima volta, serbi e albanesi hanno discusso insieme del drammatico problema,
nel corso di un incontro della “Commissione per le persone sequestrate e
scomparse dell’Assemblea del Kosovo”. (M.R.)
IL CARISMA MISSIONARIO DEI COMBONIANI A CONFRONTO
CON LE SFIDE DEL TERZO MILLENNIO:
INIZIATO OGGI, A ROMA, IL 16.MO CAPITOLO GENERALE
DELL’ISTITUTO FONDATO DAL FUTURO SANTO, DANIELE
COMBONI
ROMA. = “La missione dei
Comboniani all’inizio del Terzo Millennio”. E’ il titolo che guiderà i lavori
del 16.mo capitolo generale dell’istituto dei Missionari comboniani, inaugurato
oggi a Roma. “In questa fase della storia, in cui il concetto e la pratica
della missione stanno subendo forti cambiamenti, avvertiamo la necessità di
chiarire a noi stessi ciò che intendiamo per missione ‘ad gentes’ e quali
ambiti di questa missione consideriamo prioritari per il nostro istituto”, ha
dichiarato all’agenzia Misna il vicario generale dell’Istituto, padre Venanzio
Dilani. Fondato nel 1867 dal beato Daniele Comboni (1831-1881) - primo vescovo
dell’Africa centrale e prossimo alla canonizzazione il 5 ottobre 2003 –
l’Istituto conta oggi oltre 2.200 missionari, suddivisi in 300 case, sparse in
tutti i continenti, ad eccezione dell’Oceania. I religiosi operano nei contesti
più diversi della missione: prima evangelizzazione, periferie delle grandi
città del Sud del mondo, formazione degli operatori pastorali, promozione degli
indios e degli afroamericani, animazione vocazionale, oltre a contare una forte
presenza nel campo dell’informazione missionaria. (A.D.C)
IL FONDO DI SOLIDARIETA’
DELL’UNIONE EUROPEA
HA STANZIATO OLTRE 31 MILIONI DI EURO IN FAVORE DEL
PORTOGALLO,
GRAVEMENTE COLPITO NEI MESI SCORSI DA UNA SERIE DI
DEVASTANTI INCENDI
BRUXELLES. = Se “Forest Focus” rappresenta il
provvedimento quadro in difesa del patrimonio forestale europeo, l’esecutivo di
Bruxelles ha stabilito di destinare ingenti stanziamenti per far fronte
all'emergenza ambientale scatenata dagli incendi che hanno colpito molti Paesi
dell’Unione, durante questa lunga ed infuocata estate. Su richiesta delle
autorità degli Stati maggiormente colpiti, la Commissione europea ha proposto
di semplificare e accelerare l'iter di accesso e di ripianare il budget del
Fondo di Solidarietà dell'Ue (il Fsue) – creato per interventi d’urgenza – e di
concedere aiuti non rimborsabili ai governi che devono fronteggiare gli effetti
degli incendi che hanno colpito il patrimonio boschivo europeo. Il primo
goderne sarà il Portogallo, nazione che ha subito il maggior numero di danni.
L'aiuto concesso pari a 31.655 milioni di euro servirà ad attivare le misure di
emergenza, come i servizi di soccorso, gli alloggi temporanei, la distribuzione
di energia e di acqua e la riparazione delle infrastrutture di base. I
numerosissimi incendi iniziati il 20 luglio nel più piccolo dei due Stati
iberici, che finora hanno provocato 18 decessi, avrebbero distrutto 270 mila
ettari di foreste e 25 mila ettari di terreni agricoli, mentre circa 45 mila
persone avrebbero perso beni e posti di lavoro. Il Fsue non coprirà l'ammontare
complessivo dei danni, ma solo i costi connessi alle misure di emergenza. Da
parte sua, il Portogallo ha già deciso di ricorrere ai Fondi strutturali
dell'Ue destinando 182 milioni di euro per rilanciare l'attività economica e di
ripristinare le infrastrutture pubbliche.
(A.D.C)
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1
settembre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il Consiglio governativo
dell’Iraq ha nominato i 25 ministri che formeranno
il primo esecutivo transitorio dopo la fine del regime di Saddam Hussein. La presenza
nel nuovo governo di 13 arabi sciiti, cinque arabi sunniti, cinque curdi, un
cristiano ed un turcomanno
rispecchia le proporzioni già stabilite all’interno del Consiglio. Il
primo impegno del nuovo organo istituzionale sarà quello di garantire maggiore
stabilità al Paese, dove anche oggi non si è purtroppo interrotta la scia di
violenze. Due persone sono infatti rimaste uccise questa
mattina, quando la polizia irachena e membri del Consiglio supremo della
rivoluzione islamica (Sciri), hanno attaccato a Najaf la
casa di un esponente del partito Baath. Ieri intanto
a Baghdad e a Kerbala circa 300 mila sciiti hanno reso l’ultimo omaggio
all’ayatollah Mohamed Baker Al-Hakim, rimasto ucciso
insieme a più di 120 persone nell’attentato perpetrato venerdì scorso a
Najaf. Su questo grave episodio di violenza proseguono le
indagini degli inquirenti, come ci riferisce Paolo Mastrolilli:
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L’Fbi si è unita agli
investigatori iracheni per cercare i responsabili dell’esplosione avvenuta
davanti alla moschea principale della città sacra, che ha aumentato le tensioni
nel Paese tra i vari gruppi etnici ed ha sottolineato le difficoltà incontrate
dagli americani per garantire la sicurezza, mentre crescono anche i sospetti di
un coinvolgimento di Al Qaeda che, secondo il settimanale Newsweek,
starebbe preparando nuovi attentati devastanti negli Stati Uniti con armi
biologiche. Il presidente Bush ha discusso ieri la situazione al telefono con
il collega russo Putin ed il capo del governo italiano Berlusconi e Londra ha
ribadito la volontà di presentare una nuova risoluzione all’Onu per ottenere il
via libera ad una forza multinazionale che dovrebbe comprendere più truppe
straniere. Le forze americane, intanto, hanno lanciato una nuova offensiva
nell’area di Mossul dopo avere ricevuto informazioni secondo cui Saddam si
nasconderebbe in quella regione. La violenza, però, è tornata in primo piano
anche in Afghanistan dove due soldati americani sono rimasti uccisi durante un
raid contro guerriglieri ancora fedeli ai talebani nella zona orientale del
Paese.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Restiamo
in Afghanistan dove il leader di al Qaeda, Osama bin Laden, continua a
nascondersi - secondo il settimanale americano ‘Newsweek’ - tra le montagne del
Paese e starebbe preparando una serie di attentati con armi biologiche. A quasi
due anni dalla caduta del regime dei taleban il governo di Kabul sta intanto
promuovendo una serie di iniziative per favorire il rilancio economico
dell’Afghanistan. Per raggiungere questo obiettivo il governo di Hamid Karzai offrirà
piccoli prestiti per sostenere le donne che vogliono svolgere un’attività imprenditoriale
nel Paese.
Prosegue
in Gran Bretagna il processo sulla morte di David Kelly, lo scienziato inglese
trovato morto nell’Oxfordshire lo scorso luglio. Oggi la vedova dello scienziato,
Janice Kelly, ha cominciato la sua deposizione davanti al giudice Brian Hutton,
il magistrato incaricato di indagare sugli eventi che hanno avuto come epilogo
l’apparente suicidio dell’esperto di armi biochimiche. La testimonianza della
donna, nella quarta settimana di inchiesta, potrebbe portare elementi utili al
magistrato per stabilire lo stato mentale dello scienziato, che nelle ultime
settimane di vita è stato sottoposto ad una enorme pressione perchè indicato
come la fonte degli scoop della Bbc sui servizi segreti inglesi. Lo scenario
politico britannico è stato, intanto, ulteriormente scosso da un articolo
inedito pubblicato ieri dal giornale inglese “The Observer”, nel quale il microbiologo considerava la
minaccia militare irachena “modesta”, pur riconoscendo che il regime di Saddam
non avrebbe mai rinunciato a dotarsi di armi, convenzionali e non, per farne un
uso militare e terroristico.
Trasferiamoci in Medio Oriente
dove è slittata a giovedì prossimo la riunione del parlamento palestinese di
Ramallah. Sarà l’occasione per fare il resoconto dei primi 100 giorni al
governo del premier Abu Mazen, ormai in chiara opposizione con il presidente
Yasser Arafat. Prosegue, intanto, la visita in Medio Oriente dell’Alto
rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione Europea,
Solana, che ieri ha incontrato il ministro degli esteri israeliano Shalom: da
parte ebraica è stata avanzata la richiesta che al movimento islamico Hamas
venga bloccata ogni forma di finanziamento. Il servizio di Graziano Motta:
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Un incontro importante che ha
chiarito alcuni momenti di incomprensione e malintesi tra l’Unione Europea e il
governo Sharon. Solana, d’altra parte, ha ribadito che la road-map è la
sola via percorribile per portare alla soluzione la crisi israelo-palestinese e
ha insistito perché le parti la applichino. Purtroppo, le tensioni sul terreno
le stanno allontanando sempre di più. Nella Striscia di Gaza, in un attacco
rivendicato da Hamas, è rimasto gravemente ferito un israeliano e il ministro
della difesa Shaul Mofaz ha dichiarato che se i palestinesi continueranno le
operazioni di guerriglia e gli attacchi con missili contro il territorio
israeliano, l’esercito è già pronto ad intervenire nella Striscia di Gaza,
ovvero a rioccuparla. Un altro grave incidente è avvenuto in Cisgiordania
presso Kalkiria: un operaio israeliano impegnato nella costruzione della
barriera di sicurezza è stato ferito dagli spari di guerriglieri palestinesi.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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E’ stato raggiunto ieri sera un
importante accordo tra Libia e Francia per il risarcimento ai familiari delle
170 persone rimaste uccise nell’attentato del 1989 contro un aereo della
compagnia francese Uta, esploso mentre era in volo sullo Stato africano del Niger. Secondo il leader libico Muammar
Gheddafi, inizia ora una nuova fase nei
rapporti tra Libia e Occidente.
In Uganda i ribelli del sedicente Esercito di resistenza
del signore, che sconvolgono le regioni settentrionali del Paese, hanno
compiuto, nello scorso fine settimana, due gravi imboscate, uccidendo almeno 20
persone e sequestrando decine di civili. Ce ne parla, Giulio Albanese:
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Sabato pomeriggio, i ribelli
dell’Olra hanno ucciso sei civili che viaggiavano in bicicletta lungo la strada
che collega la città di Lira al centro di Pader. La barbara esecuzione è
avvenuta all’improvviso ad una ventina di chilometri a nord della missione
cattolica di Aliwan, nella diocesi di Lira. Poco dopo, gli insorti hanno
attaccato il vicino mercato di Okwang, sequestrando un numero imprecisato di
persone, molte delle quali giovanissime. Come se non bastasse, nella notte tra
sabato e domenica almeno 11 persone sono state uccise dai ribelli ad Achokober,
non lontano dalla missione cattolica di Alagni. In questa circostanza, oltre
alle feroci esecuzioni e al saccheggio delle capanne, sono state rapite decine
di persone, soprattutto donne e bambini, costrette a seguire i ribelli con la
refurtiva.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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In Myanmar la leader dell'opposizione birmana e premio
Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, ha iniziato uno sciopero della fame per
protestare contro la sua prigionia. Lo ha reso noto il dipartimento di Stato
americano che si e' detto “profondamente preoccupato per la sua salute”. Suu
Kyi era stata arrestata il 30 maggio scorso insieme a decine di suoi
sostenitori, a seguito di scontri con le forze della giunta militare
attualmente al potere nel Paese.
“Sto bene, sono viva”. E’ questa
la prima frase pronunciata dalla ex candidata presidenziale colombiana, Ingrid
Betancourt, nel video che i guerriglieri delle Farc hanno consegnato ieri ad
una rete televisiva di Bogotà. La statista franco-colombiana è stata rapita
dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) il 23 febbraio del 2002
insieme alla sua collaboratrice, Clara Rojas, anch’ella apparsa nel video.
Nella registrazione, la Betancourt ha sollecitato un blitz delle forze armate
colombiane per liberarla.
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