RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 304 - Testo della
Trasmissione di venerdì 31 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Esce oggi sugli schermi
italiani il film del regista russo Andrey Zvyagintsev, “Il ritorno”
Nuovi
attacchi a Baghdad e Falluja, mentre la Camera americana stanzia 87 miliardi di
dollari per le truppe Usa in Iraq
Russia: si è dimesso Aleksandr Voloshin, capo
dell'amministrazione del Cremlino, legato al miliardario Mikhail Khodorkovskij,
in carcere da sabato scorso
31
ottobre 2003
LA
CENTRALITÀ DELLA RELIGIONE NON SOLO PER LA TUTELA DELLA VITA UMANA
MA ANCHE PER LA PROMOZIONE DELLA
PACE. SONO LE PAROLE RIVOLTE
QUESTA MATTINA DAL PAPA AI
MINISTRI DELL’INTERNO DELL’UNIONE EUROPEA
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
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“Il riconoscimento dello specifico patrimonio religioso di
una società richiede il riconoscimento dei simboli che lo qualificano”. E’
questa la convinzione espressa dal Papa nel discorso rivolto, stamani, ai
ministri dell’Interno dell’Unione Europea ed ai rappresentanti delle religioni
e delle Chiese cristiane che ieri hanno partecipato, a Roma, ad una conferenza
sul dialogo interreligioso.
“Se in
nome di una scorretta interpretazione del principio di eguaglianza – ha
spiegato Giovanni Paolo II - si rinunciasse ad esprimere tale tradizione
religiosa ed i connessi valori culturali, la frammentazione delle odierne
società multietniche e multiculturali potrebbe facilmente trasformarsi in un
fattore d’instabilità e, quindi, di conflitto”. “La coesione sociale e la pace
– ha aggiunto il Papa - non possono essere raggiunte cancellando le peculiarità
religiose di ogni popolo”.
Ricordando
i temi affrontati dalla Conferenza, svoltasi nella prospettiva di costruire uno
spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il Santo Padre ha poi ricordato come
questo obiettivo comporti “la ricerca di nuove soluzioni per i problemi
collegati con il rispetto della vita, con il diritto di famiglia, con
l’immigrazione”. “La coscienza di essere un’unica famiglia di persone chiamate
a costruire un mondo più giusto e fraterno – ha sottolineato Giovanni Paolo II
- è già presente nelle tre grandi religioni monoteistiche: l’ebraismo, il
cristianesimo, l’islam”.
Il Papa
ha poi rimarcato come “non saranno mai troppi i tentativi per creare le
condizioni di un franco dialogo e di una solidale cooperazione tra tutti i
credenti in un unico Dio”. Riferendosi all’Europa, “nata dall’incontro di
diverse culture con il messaggio cristiano”, il Santo Padre ha messo in rilievo
come gli attuali sforzi per un dialogo interreligioso ed interculturale lascino
intravedere “una prospettiva di unità nella diversità”.
Tra le
molteplici iniziative in favore della pace, Giovanni Paolo II ha quindi
ricordato la Giornata di preghiera promossa ad Assisi lo scorso 24 gennaio e
conclusasi con una dichiarazione dei leader religiosi nella quale ci si è
impegnati, tra l’altro, a sradicare le cause del terrorismo, a difendere il
diritto di ogni persona ad una degna esistenza e a sostenersi nel comune sforzo
per sconfiggere l’egoismo, il sopruso, l’odio e la violenza.
Malgrado
talvolta si registrino insuccessi nelle iniziative di pace occorre continuare a
sperare: “le tradizioni religiose – ha concluso il Santo Padre – posseggono le
risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca
amicizia e il rispetto tra i popoli”.
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Una Carta europea del dialogo interreligioso e un forum
per promuoverlo, sono le proposte lanciate ieri dal ministro dell’interno
Giuseppe Pisanu proprio nel corso del convegno di ieri dedicato, appunto, al
dialogo interreligioso. I partecipanti all’incontro, come abbiamo sentito
prima, sono stati ricevuti stamani dal Papa. Sulla conferenza di ieri, sentiamo
il servizio di Debora Donnini.
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Il
dialogo interreligioso, come strumento di pace e di integrazione. E dunque come
contributo decisivo per combattere il terrorismo e per affrontare la questione
immigrazione. Lo ha sottolineato con decisione Pisanu, specificando che è
necessario favorire un’integrazione basata sui diritti degli immigrati di
vedersi rispettati nella diversità religiosa, ma anche sui doveri di rispetto
dei nostri principi democratici. “Le diverse religioni sono una ricchezza per
l’Europa”, ha affermato il ministro, che ha anche annunciato la creazione di
una consulta musulmana presso il ministero dell’interno di cui faranno parte i
moderati. Ma “non parleremo con gli intolleranti e i violenti”, ha chiarito
Pisanu.
“Esiste
ora più che mai – ha affermato da parte sua Dalil Boubaker, rettore della
moschea di Parigi - una corrente dell’Islam d’Europa che vuole integrarsi e
alla quale l’Europa vuole dare credibilità, perché l’Islam è tolleranza e
pace”, mentre “l’integralismo religioso è la maschera di un sistema politico
pericoloso per la religione”.
A ribadire la necessità delle radici
giudaico-cristiane nella Carta europea, è stata la vicepresidente del consiglio
centrale degli ebrei della Germania, Charlotte Knobloch. L’arcivescovo di
Toledo, mons. Antonio Cañizares Llovera, ha sotto-lineato come la religione sia
legata alla pace e non possa mai dare legittimazione al terrorismo. Gli abbiamo
chiesto quale sia il fondamento del dialogo interreligioso:
“Il riconoscimento di Dio, Creatore, Padre di tutti, che ama l’uomo e che
è fonte della dignità inviolabile di tutti gli esseri umani, che meritano un
rispetto assoluto per il fatto di essere uomini, creature di Dio, amate da
lui”.
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I RAPPORTI TRA LA NUOVA UNIONE EUROPEA, I SUOI
VICINI AD EST
E NELL’AREA MEDITERRANEA IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA PLENARIA
DELLA COMECE, IN CORSO A BRUXELLES
- Con noi, don Aldo Giordano -
Fare il punto sulle nuove grandi sfide che attendono i
popoli dell’Europa: con questo obiettivo è riunita a Bruxelles l’assemblea
plenaria della Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea.
La due giorni di dibattiti, iniziata ieri, è incentrata sul tema quanto mai
attuale: “L'Unione e i suoi vicini”. In primo piano, dunque, i rapporti
tra i Paesi comunitari con gli Stati dell’Europa dell’est e dell’area
mediterranea. Il confronto ha messo l’accento sul dialogo tra l’Europa che si
allarga e i suoi nuovi vicini confinanti. Alessandro Gisotti ha raccolto, su
questo nodo cruciale, la riflessione del segretario della Comece, don Aldo
Giordano:
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R. - La
questione è come l’Unione Europea possa instaurare dei rapporti con questi
popoli confinanti, con questi popoli vicini. Ci sono dei punti di interesse
comune, per esempio come aprire il mercato europeo ai mercati di questi Paesi.
C’è il problema della sicurezza, la giustizia e poi ci si chiede come favorire
gli scambi culturali, come affrontare insieme un nodo come quello della
migrazione. E poi ci sono problemi come la corruzione, la droga, e ancora il
traffico di persone, donne e bambini. Inoltre si deve capire come le religioni
– pensiamo all’area del Mediterraneo – possano contribuire alla pace. Riteniamo
che il tema sia fondamentale per la Chiesa, perché la Chiesa lavora per una
fratellanza universale. E’ interessata ad un’Europa non fortezza, ma ad
un’Europa che cerchi dei rapporti con i suoi vicini veramente positivi, di
solidarietà.
D. – Nella plenaria si è discusso anche di immigrazione,
dialogo interreligioso…
R. – Soprattutto dopo l’11 settembre, la crisi irachena,
ecc., vediamo come il mondo politico si stia accorgendo che senza un incontro
tra le religioni non sia possibile un futuro per l’Europa e per il mondo
stesso. Come Chiese, quindi, siamo interessati a rilanciare questo tema
dell’incontro e per tale ragione occorre un approfondimento. Dobbiamo imparare,
dobbiamo incontrarci e trovare quali sono i temi comuni. La Costituzione
europea è un tema comune.
D. – In un documento che ha preceduto la plenaria di
Bruxelles, la Comece ha tracciato le grandi sfide che attendono nel prossimo
futuro i cattolici europei. Ma qual è allora il contributo più significativo
che il mondo cattolico può dare in questa nuova e decisiva fase della storia
del Vecchio Continente?
R. – Noi non possiamo pensare al futuro dell’Europa solo
attraverso questioni giuridiche, economiche o anche solamente politiche.
L’Europa ha bisogno di un’idea, ha bisogno di una visione e di quella che
abbiamo chiamato in passato un’anima. Questo è il luogo dove credo che il
cristianesimo possa dare un grande contributo. I cattolici devono rendersi
conto di questa responsabilità e di questa possibilità che hanno nell’oggi.
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IL PAPA RINGRAZIA LA DELEGAZIONE DEL CORPO
DIPLOMATICO
INCONTRATA
QUESTA MATTINA IN RAPPRESENTANZA DEI
PAESI DEL MONDO ACCREDITATI PRESSO LA SANTA SEDE, IN OCCASIONE DEL XXV
DI PONTIFICATO.
HA
RICORDATO LA MISSIONE DELL’AMBASCIATORE
AL
SERVIZIO DELLA CONCORDIA E DELLA PACE
“Nella vostra Delegazione, rappresentativa delle diverse
aree geografiche del mondo, sono lieto di salutare tutti i Paesi con i quali la
Santa Sede mantiene relazioni diplomatiche”: con queste parole il Papa ha
ringraziato i sei ambascia-tori giunti,
questa mattina in Vaticano, in rappresentanza del Corpo Diplomatico
accreditato presso la Santa Sede, per porgere gli auguri al Papa in occasione
del XXV anniversario di Pontificato.
Giovanni Paolo II ha rinnovato agli ambasciatori
l’auspicio di “un sereno e proficuo
adempimento” della loro missione che ha definito “al servizio della concordia e
della pace”. Ha ringraziato di cuore per le fervide espressioni augurali
ricevute nell’incontro e in particolare per l’Ostensorio ricevuto in dono. La
delegazione era composta in modo da rappresentare ogni area del mondo. Era
presente Alejandro Emilio Valladares Lanza, ambasciatore di Honduras, in
rap-presentanza delle Americhe; Kazys Lozoraitis, ambasciatore di Lituania, in
rap-presentanza dell'Europa; Raniero Avogadro, ambasciatore d'Italia, in
rappresen-tanza dell’Unione Europea; Henri Antoine Turpin, ambasciatore del
Senegal, in rappresentanza dell’Africa; Hyun-seop Seo, ambasciatore di Corea,
in rappre-sentanza dell’Asia; Giovanni Galassi, ambasciatore di San Marino,
Decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Il Papa, in ogni caso,
ha colto l’occasione per tornare a manifestare viva riconoscenza per le
numerose attestazioni di vicinanza che in questi giorni gli sono pervenute.
LA
PURIFICAZIONE DELLA MEMORIA E’ UNA PREMESSA INDISPENSABILE
PER LA
PACE TRA I POPOLI: COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL MESSAGGIO
PER IL
CONVEGNO, IN VATICANO, SU PAPA LEONE XIII,
NEL
CENTENARIO DELLA MORTE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La “purificazione della memoria” è “un’ indispensabile
premessa per un ordine internazionale di pace”: è la riflessione offerta dal
Papa in un messaggio ai partecipanti al convegno su Leone XIII, in corso
all’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano. E’ promosso dal Pontificio Comitato di
Scienze storiche, a cent’anni dalla morte di Papa Pecci. Nel messaggio,
Giovanni Paolo II mette l’accento sull’importanza degli studi storici e
filosofici cui il Papa della Rerum Novarum diede grande impulso. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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E’
necessario “riconciliarsi con il passato, prima di avviare un processo di
riconciliazione con altre persone o comunità”. E’ la viva esortazione espressa
da Giovanni Paolo II, che sottolinea come “questo sforzo di purificare la
propria memoria comporta sia per gli individui che per i popoli il
riconoscimento degli errori effettivamente compiuti e dei quali è giusto
chiedere perdono”. Una scelta che richiede coraggio e abnegazione. Tuttavia,
prosegue il messaggio, solo questa “è la via attraverso la quale gruppi sociali
e nazioni, liberati dalla zavorra di antichi risentimenti, possono unire le
loro forze con fraterna e reciproca lealtà, per creare un futuro migliore per
tutti”. Ricorda, così, il grande amore di Papa Leone XIII per gli studi
storici, che si tramutarono in importanti iniziative come l’apertura agli
studiosi dell’Archivio Segreto Vaticano e della Biblioteca Apostolica Vaticana
e, ancora, la fondazione della Commissione cardinalizia per la promozione degli
studi storici.
Proprio
come il suo illustre predecessore, Giovanni Paolo II si dice convinto che
“giovi alla Chiesa portare alla luce per quanto è possibile mediante gli
strumenti delle scienze, la piena verità sui suoi duemila anni di storia”.
Seguendo l’insegnamento di Leone XIII, lo storico non deve “essere né
accusatore né giudice del passato, ma deve adoperarsi pazientemente per
comprendere ogni cosa con la massima penetrazione e ampiezza”. Si sofferma su
questo punto evidenziando che quanti indagano “sulle radici dei conflitti in
atto in varie parti del pianeta scopre che eventi dei secoli passati continuano
a far sentire anche nel presente le loro funeste conseguenze”. Quando si
intende purificare la memoria, avverte, “bisogna rinunciare a qualsiasi
strumentalizzazione della verità”. Un’esortazione corredata da un richiamo:
“L’amore degli storici per il proprio popolo, per la propria comunità anche
religiosa non deve entrare in conflitto con il rigore per la verità elaborata
scientificamente”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina così si apre:
"Coesione sociale e pace non possono essere raggiunte cancellando le
peculiarità religiose di ogni Popolo", riguardo al discorso di Giovanni
Paolo II ai partecipanti alla Conferenza dei Ministri dell'Interno dell'Unione
Europea. Sempre in prima, in evidenza il titolo "O Rosario benedetto di Maria,
non ti lasceremo mai più!", in riferimento alla conclusione dell'Anno
della riscoperta della preghiera del Rosario, voluto dal Santo Padre.
Nelle vaticane, il discorso del
Papa alla delegazione del Corpo Diplomatico. Il Messaggio del Santo Padre ai partecipanti
al Convegno promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche nel centenario
della morte di Papa Leone XIII. Una pagina dedicata alla Solennità di Tutti i
Santi
Nelle estere, Iraq: le Nazioni
Unite richiamano "temporaneamente" il proprio personale da Baghdad.
Una notizia dal titolo
"Nazioni Unite: sono i Paesi poveri a dare denaro a quelli ricchi";
lo sviluppo impedito dai meccanismi finanziari internazionali.
Nella pagina culturale, per la
rubrica "Incontri", il fotografo Giovanni Chiaramonte intervistato da
Giuseppe Costa
Nelle pagine italiane, in primo
piano l'articolo dal titolo "Sospesa dal Tribunale l'ordinanza di
rimozione del Crocifisso ad Ofena": accolto il ricorso presentato
dall'Avvocatura dello Stato per conto del ministero. All'assemblea pubblica gli
alunni dell'elementare portano la Croce in processione. Ma la protesta non si è
ancora trasformata in preghiera. Un articolo dal titolo "E' la sconfitta
di quanti volevano infamare attraverso Andreotti la politica dei cattolici in
Italia"; Cassazione: il senatore prosciolto dalle accuse per l'omicidio
Pecorelli.
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31
ottobre 2003
IL
ROSARIO, PREGHIERA PREDILETTA DI GIOVANNI PAOLO II, TRA STORIA E MAGISTERO. CON
NOI PADRE ERMANNO TONIOLO
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Servizio di Giovanni Peduto -
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Termina oggi, per volere del Santo
Padre, l’Anno del Rosario. Era stato aperto il 16 ottobre 2002 in piazza San
Pietro alla presenza dell’effige miracolosa della Beata Vergine del Rosario di
Pompei, voluta appositamente dal Papa, davanti alla quale firmò la sua Lettera
apostolica “Rosarium Virginis Mariae” sul Santo Rosario. All’inizio del suo pontificato,
il 29 ottobre 1978, egli così parlava ai fedeli: “Il Rosario è la mia preghiera
prediletta”, e a questa devozione ha voluto dedicare l’anno in preparazione al
25.mo del suo episcopato romano. Con noi è oggi lo studioso di mariologia padre
Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, professore alla Facoltà teologica Marianum
e al Pontificio Istituto Orientale:
D. – Vogliamo inquadrare storicamente questa preghiera?
R. – Il Rosario nasce tra il 12.mo e il 13.mo secolo, come
preghiera spontanea di lode, confezionata sul testo biblico dell’Ave Maria, il
saluto angelico e della salutazione di Elisabetta a Maria. Si ferma sulla prima
parte, soltanto laudativa, fino a San Pio V, e cioè fino al 1569. Inizia come
catena di Rosario, come Rosarium Virginis, o meglio come Salterium Virginis,
150 Ave, alla pari dei 150 Salmi, soprattutto nei monasteri dove veniva detto
dai monaci illeterati, mentre gli altri cantavano gli uffici in latino.
Quindi era una specie di supporto
sostitutivo della preghiera liturgica. Questa preghiera è diventata molto
celebre soprattutto con i Domenicani, con San Domenico e i suoi successori. Ne
hanno fatto uno strumento di vita interiore e di preghiera continuata e di
conseguenza anche di meditazione profonda del mistero della fede contro le
eresie per riattivare una novità di impegno cristiano. Il Rosario ha avuto parecchie
fase espositive, prima le sole Ave Marie, poi il Pater Noster che scandiva le
decine, poi, soprattutto nel 1400 circa, l’introduzione dei misteri. Una
sequenza di misteri che portavano l’orante a contemplare Gesù attraverso il
volto e il cuore della madre, come tuttora dice il Papa. Questi misteri potevano essere molti, ma sono stati
poi confezionati e ridotti a 15 nella
clausola definitiva che ne ha dato il Papa San Pio V, subito dopo il Concilio
di Trento, nella Riforma post tridentina.
D. – Veniamo ora all’atteggiamento dei Pontefici nei
riguardi del Rosario…
R. – L’atteggiamento dei Pontefici nei riguardi del
Rosario è stato sempre po-tentemente favorevole. Tutti i Pontefici, a partire
appunto da San Pio V, lo hanno raccomandato a tutto il popolo cristiano come
devozione speciale verso la Vergine Maria e preghiera singolare. Tutti i
Pontefici ne hanno parlato in seguito, soprattutto Leone XIII. Ed è a Leone
XIII che il nostro Papa si appella per indire l’Anno del Rosario, che oggi
finisce, e soprattutto la sua prima Enciclica. Leone XIII ha composto 12
encicliche più altre due esortazioni, più tanti altri testi. E’ del 1883
“Supremi Apostolatus Officia”, dove appunto esorta a recitare il Rosario per le
situazioni concrete che erano presenti nella Chiesa e nel mondo in quell’anno.
Susseguentemente tutti gli altri Pontefici hanno parlato del Rosario, ma
soprattutto Pio XI, Pio XII ed in modo particolarissimo Paolo VI, che ha fatto
la sua Esortazione apostolica “Marialis Cultus”, proprio per collocare nella
riforma liturgica che stava in atto in quel periodo anche questa grande
devozione alla Madre di Dio.
D. – Quale eredità lascia Giovanni Paolo II con la sua
Lettera apostolica sul Rosario?
R. – Io rapporterei Giovanni Paolo II a due aspetti.
Primo, l’aspetto della interiorità spirituale, cioè il cammino che deve fare
attraverso il Rosario il credente per arrivare alla conoscenza piena del
mistero di Cristo, attraverso la sequenza dei misteri che sono come un prisma
che rifrange tutte le luci dell’unico, immenso, sconfinato mistero di Gesù.
Quindi, attraverso la meditazione dei misteri approfondita, letta - se vogliamo
anche visualizzata come il Papa esorta – si può arrivare alla conoscenza piena
di Colui nel quale risiede la pienezza della divinità e da cui promana ogni
dono di grazia e di verità per tutti noi. Questa la prima linea, linea della
spiritualità, perciò con Maria, col cuore di Maria, per arrivare al mistero di
Cristo. Secondo aspetto che invece tralascia è la riforma del Rosario, che non
ha fatto neanche Paolo VI. Si ritorna a San Pio V. San Pio V ha strutturato il
Rosario, ha aggiunto la seconda parte dell’Ave Maria, il Santa Maria che non c
‘era. Quindi ha dato la codificazione dei 15
misteri. Il Papa oggi ha aggiunto altri cinque misteri, i misteri della
Luce. Di conseguenza non sono più 150 le Ave Maria, come il Salterium Virginis
dell’inizio, ma sono diventate 200 e le corone non sono più tre, ma sono
quattro. Ma perché ha fatto questo? Proprio perché è vero che i misteri della
Passione e della Morte del Signore sono costitutivi della salvezza umana. Ma
anche il suo insegnamento, anche i suoi grandi esempi sono costitutivi per
camminare sulle strade del Signore. I misteri della Luce si inseriscono in
questa ottica. La vita pubblica di Gesù, che parte dal Battesimo e si chiude
nella istituzione dell’Eucaristia, il Papa ha voluto che fosse ricordata,
memorizzata sempre, attraverso, appunto, il Santo Rosario. Il Rosario, che è
memoria del Signore e dei suoi misteri per poterli vivere sempre, quotidianamente,
per poter essere immersi in Lui, diventare Cristo, come diceva San Paolo. Questo
resterà. Il Papa ha riformato il Rosario, con discrezione, senza una imposizione,
senza una Lettera che avesse detto: così è il Rosario. Però ha riformato il
Santo Rosario anche nella modalità espositiva, dove, per esempio, ha suggerito,
dopo ogni decina, una preghiera sul mistero. Questa è un'altra innovazione. Dunque,
la struttura del Rosario è stata almeno come suggerimento pratico modificata
dal nostro Pontefice e resterà sempre. Il modo, poi, come si deve recitare e
perciò far proprio il Rosario perché diventi preghiera spirituale personale e
scuola di preghiera e operatività all’esterno, tutto questo sarà sempre uno
spazio aperto per tutto il futuro.
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NEL DECENNALE DELLA MORTE DI FEDERICO FELLINI,
INNUMEREVOLI
LE INIZIATIVE, TRA CUI UNA RETROSPETTIVA NEGLI USA
-
Interviste con il regista Idalberto Fei e il cardinale Achille Silvestrini
Un convegno organizzato nella “sua” Rimini e una ricca retrospettiva allestita
nel Museo Guggenheim di New York. Corre lungo l’Atlantico, il ricordo di Federico
Fellini, a dieci anni esatti dalla sua scomparsa. Tra questi due appuntamenti,
una infinità di mostre e rassegne mediatiche per riportare alla memoria l’arte
suggestiva e la poesia visiva di uno dei maestri della cinematografia mondiale.
Ma forse non tutti ricorderanno che fu la radio a far emergere le innate
doti di Fellini, prima che prendesse posto dietro alla cinepresa, dove vi rimarrà
per 40 anni, dal suo primo “Luci del Varietà” del ’50 a “La voce della luna”
del ’90. Dalla fine degli anni Novanta, in tutto il mondo, quelle produzioni
spesso frizzanti e già “felliniane” nello stile, sono oggetto di recupero e di
studio. Un tassello doveroso da aggiungere alle mille sfaccettature artistiche
di un creatore di illusioni e di magie. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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(musica da: Lo Sceicco bianco)
“Non ho una ricetta, un sistema, non m'impongo dei
traguardi. I film si presentano come in definitiva fossero già fatti. Mi pare
di essere un trenino che sta percorrendo una strada ferrata ai lati della quale
ci sono le stazioni, i film in questo caso. Io devo soltanto scendere, avere un
po' di curiosità e vedere cosa c'è aldilà di quella stazione, se c'è la
piazza... Quindi ho l'impressione, facendo questo itinerario, realizzando un
film, che tutto quanto fosse già predisposto”.
(musica)
C’è un
che di michelangiolesco in questa frase pronunciata molti anni fa da un maturo
Federico Fellini. Come il celebre scultore della Pietà, che scalpellava
l’eccesso di marmo dal blocco che già sosteneva contenesse i suoi capolavori, anche
il regista riminese fece mostra in vita di quel basso profilo - modestia o snobismo
che fosse - cui spesso ricorrono i baciati dal talento. E Fellini baciato dal talento
lo fu davvero e non solo quando gli Oscar o gli osanna finirono presto per
riconoscere e consacrare come magistrali la poesia e i sogni del suo universo
di celluloide. Il talento di Fellini viene alla luce sin dai suoi primissimi
esordi romani, alla fine degli anni Trenta, quando dal diamante già puro della
sua creatività alcuni lampi illuminano le sale di registrazione dell’Eiar,
l’Ente radiofonico italiano che precedette l’avvento della Rai.
(stacchetto
da: Fuori programma n.7 )
Tra il
‘40 e il ’43 - e dunque, dai 20 ai 23
anni - Fellini collabora a riviste e programmi, scrivendo sketch, curando
rubriche, ideando trovate umoristiche spesso esilaranti. E ciò che sorprende è
che tutto quello che sarà il suo primo cinema è già contenuto in quelle
scenette. Ci sono le sue note patetiche, surreali, melanconiche, poetiche. Personaggi
di donne troppo ingenue, di uomini che diventano troppo furbi: gli anticipi del
Bidone e dello Sceicco bianco, quindi, ma anche i prototipi umani di Gelsomina
o di Cabiria, dei personaggi dei Vitelloni e della Dolce Vita.
(musica da: La dolce vita)
Ma quali sono le opere più importanti della fase radiofonica
di Fellini? Risponde Idalberto Fei, regista Rai che ha riportato alla luce
dall’oblio degli archivi, vincendo anche un Prix Italia, parte della produzione
del giovanissimo autore riminese:
La più importante credo che resti il “Fuori programma n. 7”:
è ricco di invenzioni, c’è la canzonetta, le scelta di un viaggio ideale. Tutte
cose molto semplici, se vogliamo, però a guardarle da vicino sono perfette. A
20 anni, Fellini è già un uomo di spettacolo completo. E il suo mondo si era
già creato. Le musiche - perché Nino Rota sarebbe entrato più tardi nel suo
mondo - erano tipiche di come si usava
allora alla radio, e di come si sono fatte per tanti anni: canzoni famose,
riscritte con parole differenti a scopo parodistico.
( “Evviva l’Ambrogio Dolcini”: parodia da Fuori Programma
n.7)
Diceva
di se stesso di non saper distinguere il falso dal vero, la realtà dalla fantasia.
Eppure – così come Ennio Flaiano o Alberto Sordi – Fellini è stato colui che ha
immortalato, con pennellate mordaci o fiabesche, vizi e difetti di un’epoca
italiana. E tra le sue corde di visionario, capace di affreschi straordinari
emerge qua e là una religiosità sentita, resa spesso con ironia nelle sue
rappresentazioni esteriori, ma fortemente attaccata ai simboli tradizionali.
Ecco il ricordo di un amico di Fellini, il cardinale Achille Silvestrini che,
10 anni fa, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, celebrò i funerali di
Stato per il grande regista:
“Io mi ricordo non solo La Strada, che era una
specie di parabola della grazia, e non solo Le Notti di Cabiria, con al
centro un’anima tutta protesa a cercare il dono di una vita diversa. Mi ricordo
soprattutto quando con Fellini discutemmo su I Clowns e io gli dicevo che
lui, con quel film, aveva fatto una vera parabola, sullo stile del Vangelo. Lui
aveva moltissimo in questo senso. Aspirava a qualcosa sopra l’uomo. Mi ricordo,
dopo gli ultimi colloqui avuti con lui in ospedale, che qualche giornale
scrisse che Fellini si era convertito. E lui mi disse: “Ma, convertito a che
cosa? Io sono sempre stato cristiano”. Ricordo anche quando venne a Villa Nazareth
a parlare agli studenti. Disse: “Chi fa un mestiere come il mio, anche se non
vuole porsi sul piano etico delle responsabilità, vive in un sentimento che per
forza di cose è religioso”.
(musica da: La Strada)
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31
ottobre 2003
PADRE ANDRES TAMAYO, PARROCO IN HONDURAS, HA
RICEVUTO
IL ‘PREMIO NAZIONALE DEI DIRITTI UMANI’ PER LA SUA
LOTTA
A DIFESA DELL’AMBIENTE
SALAMÀ (HONDURAS). = Padre Andrés Tamayo, parroco di
Salamá, nella diocesi di Juticalpa, in Honduras, ha ricevuto il “Premio
nazionale dei diritti umani” per la sua “infaticabile lotta a difesa,
protezione e sostenibilità dell’ambiente”. Il riconoscimento è stato conferito
dalla Commissione inter-istituzionale di trasparenza, dalla società civile
organizzata e dalle autorità del dipartimento di Olancho, dove il sacerdote
lavora da più di venti anni al fianco della popolazione locale. “Con la sua
valorosa opera per la protezione delle risorse naturali del nostro Paese e del
mondo” spiega la motivazione, padre Tamayo si è fatto portavoce “del rispetto
del diritto umano alla vita”. Il premio arriva a pochi mesi dall’uccisione di
Carlos Arturo Reyes Méndez, dirigente ambientalista ed esponente della
Pastorale Sociale-Caritas della Chiesa cattolica dell’Honduras. Nelle settimane
precedenti al suo assassinio, il giovane attivista aveva guidato con padre
Tamayo la più imponente manifestazione registrata in Honduras negli ultimi
anni: una ‘Marcia per la vita’ contro il taglio massiccio e indiscriminato dei
boschi del dipartimento di Olancho, la ‘riserva’ forestale del Paese. Proprio
dopo la marcia, padre Tamayo era stato costretto ad abbandonare il Paese per
motivi di sicurezza. Le minacce però non lo hanno fermato e il sacerdote è
rientrato in Honduras per condividere le sofferenze e le lotte del popolo di
Olancho. (M.R.)
DODICI PICCOLI APPARTENENTI AD UNA TRIBÙ DEL
BANGLADESH VARCHERANNO,
PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA LORO ETNIA,
LA PORTA DI
UN’AULA SCOLASTICA: LE COMUNITÀ TRIBALI
SI STANNO RENDENDO CONTO DELL’IMPORTANZA
DELL’ISTRUZIONE PER I LORO FIGLI
BANGLADESH. = Dodici bambini della tribù dei
Bankaraya, in Bangladesh, hanno deciso di andare a scuola: sono i primi nella
storia della loro etnia a mettere piede in
un’aula scolastica. I Bankaraya, una tra le decine di tribù che vivono
in Bangladesh, sono sull’orlo dell’estinzione. Non sono coltivatori né
allevatori, ma vivono solo di tuberi e radici selvatiche che spesso vengono
cercati nelle foreste dai bambini. Il direttore delle piccola scuola del villaggio
di Handi Khola, Kaviraj Tiwari, ha trovato i ragazzi, seppure denutriti, in
buono stato di salute e li ha ritenuti in grado di affrontare gli impegni
scolastici. “Le comunità tribali stanno lentamente diventando consapevoli
dell’importanza dell’istruzione per il futuro dei loro figli”, ha detto Tiwari.
Il problema principale riguarda la povertà delle famiglie che non possono
acquistare i libri e materiale scolastico. Per molte famiglie l’unica
attrattiva verso la scuola è rappresentata dal pasto che offre la mensa. Il
Bangladesh ha una popolazione di 140 milioni di abitanti e le comunità tribali
conterebbero tra i 45 e 60 gruppi per un totale di un milione di persone. Le
maggiori preoccupazioni dei tribali riguardano il mantenimento della loro
identità culturale e della lingua, il miglioramento delle condizioni di vita e
il riconoscimento della proprietà della terra su cui vivono. (M.R.)
I SOLDI CHE DOVREBBERO FINANZIARE LA CRESCITA DEI
PAESI POVERI
VENGONO DESTINATI OGNI ANNO ALL’ESTERO PERCHE’
MANCANO LE CONDIZIONI
PER
L’INVESTIMENTO: E’ LA DENUNCIA DI KOFI ANNAN IN CONCLUSIONE DEL DIALOGO AD ALTO
LIVELLO SUL FINANZIAMENTO PER LO SVILUPPO, CONCLUSA IERI A NEW YORK
- A cura di Elena Molinari -
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NEW YORK. = I capitali che dovrebbero muoversi dai
Paesi ricchi a quelli poveri, per finanziare lo sviluppo, viaggiano invece in
direzione opposta. È la denuncia che il Segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, ha lanciato ieri in conclusione dei due giorni di dialogo ad alto
livello sul finanziamento per lo sviluppo. L’appuntamento, che si tiene ogni
due anni al Palazzo di Vetro di New York, quest’anno è stato tra l’altro
dedicato al seguito da dare alla Conferenza sul finanziamento dello sviluppo
svoltasi a Monterrey nel 2002. In pratica, ha fatto notare Annan, oltre 200
miliardi di dollari che potrebbero essere usati per la crescita, vengono
trasferiti ogni anno all’estero perché non ci sono le condizioni per investirli
nei Paesi poveri. E’ un primo, concreto ostacolo al raggiungimento
dell’obiettivo Onu di dimezzare la povertà mondiale entro il 2015. E per
questo, nel dibattito che si è concluso ieri, sono stati ribaditi gli impegni
presi a Monterrey per migliorare le amministrazioni e le politiche economiche
dei Paesi in via di sviluppo, facendo dei governi e delle associazioni locali
dei partner e non degli spettatori. Annan e gli altri interlocutori hanno anche
puntato il dito contro il debito dei Paesi poveri, un’altra barriera allo
sviluppo, e contro le tariffe ed i sussidi dei Paesi ricchi che distorcono il
commercio internazionale.
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IN INDIA IL CENTRO PER
LA RIABILITAZIONE DI RAGAZZI PORTATORI DI HANDICAP ‘MANASA’ HA OTTENUTO UN
RICONOSCIMENTO DAL GOVERNO: LA STRUTTURA È GESTITA DA UN’ ORGANIZZAZIONE
CATTOLICA E IL PREMIO TESTIMONIA
L’APPREZZAMENTO DELLE
AUTORITÀ INDIANE
VERSO IL CONTRIBUTO DEI
CRISTIANI IN CAMPO ASSISTENZIALE
MANGALORE
(INDIA). = Un centro di riabilitazione per ragazzi gestito da una
organizzazione laica cattolica a Pananmbur, nei pressi di Mangalore, in India,
ha ottenuto un riconoscimento dal Governo dell’India: atto della fiducia che le
autorità civili ripongono nelle strutture cristiane impegnate nell’assistenza
sociale. Il premio è stato consegnato a Edward Lobo, direttore del centro
“Manasa”, da parte del Ministero per le Risorse Umane e lo Sviluppo per il
servizio che la struttura svolge a favore dei ragazzi portatori di handicap
fisici e mentali. Il centro, gestito dall’associazione cattolica “Sabha”, è
nato nel 1991 come scuola speciale per i ragazzi handicappati mentali. Con il
tempo si è trasformato in centro di accoglienza e riabilitazione anche per
disabili fisici. Il governo del Karnataka ha donato un appezzamento di terreno
che ha permesso all’associazione di ampliare
le strutture e di accogliere un numero maggiore di persone. Nel 1997 i ragazzi
assistiti erano 47, oggi sono 155. Ai ragazzi si insegnano lavori manuali
mentre le ragazze realizzano biglietti di auguri e disegni. Tutti vengono
istruiti in attività sportive. Nei Giochi nazionali della Gioventù per disabili
svoltisi nel 2002, i ragazzi del Manasa hanno vinto 5 medaglie d’oro e 9
d’argento. Sei ragazzi che hanno frequentato il Centro oggi frequentano con
profitto scuole regolari. (M.R.)
ESCE OGGI SUGLI SCHERMI ITALIANI
IL FILM DEL REGISTA RUSSO ANDREY ZVYAGINTSEV, “IL
RITORNO”,
VINCITORE DEL LEONE D’ORO ALL’ULTIMA MOSTRA DEL
CINEMA DI VENEZIA.
UN FILM RICCO DI
SIMBOLOGIE E DI RIFERIMENTI CRISTIANI
- A cura di Luca
Pellegrini -
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ROMA.
= A Venezia è stato una rivelazione ed ha vinto il Leone d’Oro, il Premio De
Laurentiis opera prima ed i due riconoscimenti delle giurie cattoliche presenti
alla Mostra: il Premio Signis e quello dell’Ente dello Spettacolo – La
Navicella. Il Ritorno è riuscito,
dunque, a sorprendere e commuovere la critica ed ora affronta il pubblico
arrivando nelle sale italiane mentre in Russia sta riscuotendo un altrettanto
inaspettato successo. Il regista Andrei Zvyagintsev, fino ad oggi sconosciuto,
ha trentanove anni ed è nato a Novosibirsk. Fa molto sperare per la rinascita
del cinema russo, dopo i gloriosi fasti del passato. Vale la pena di riportare
una sua dichiarazione: “Mentre giravo il film non pensavo ad una storia di
tutti i giorni o a sfondo sociale. Per larga parte il film intende soffermarsi
sull’aspetto mitologico della vita umana”. Dunque, nel momento in cui due
fratelli, ricchi di intuito e di fragilità, si trovano a vivere una settimana
esatta in compagnia del padre, riapparso dopo una misteriosa assenza di dodici
anni e questo tempo imprevedibile diventerà per loro un’esperienza mitica. Non
c’è indagine sociale, non interessa il degrado della famiglia o della città,
non c’entrano mafia o corruzione politica con cui troppo facilmente
identifichiamo la Russia di oggi. Perché allora siamo dalle parti del mito?
Perché è mitica la tendenza del figlio ad identificarsi col padre da cui
attingere certezze prima di navigare da solo nella vita. Processo di crescita
dalle molte incognite. Andrey e Ivan (strepitosi, questi due giovani attori:
Vladimir Garin - tragicamente scomparso nelle acque dello stesso lago ove molte
delle scene del film sono girate - e Ivan Dobronravov), saranno prelevati dal
genitore per un viaggio iniziatico volto alla reciproca conoscenza. Ma lui si
dimostra non essere proprio quello che ci si immagina, forse “mutilato” della
paternità come ruolo di riferimento e come responsabilità morale. Reclusi su di
un’isola per motivi che non ci saranno, giustamente, svelati e riguardano il
passato del padre - di cui nemmeno conosciamo il nome - non si tratta per i tre
protagonisti di lottare per la sopravvivenza fisica, ma di spegnere una sete
inestinguibile di verità, nel momento in cui viene continuamente procrastinata
e vilipesa dai fatti. La relazione è pericolosa: alla conoscenza si perviene
spesso col sacrificio. Qui si tratta addirittura di quello della vita. Il film
è ricco di simbologie e di riferimenti cristiani: la Bibbia, il padre, il
pesce, il settimo giorno) mentre scorrono le immagini e si ascoltano i silenzi
dell’anima, viene in mente Giovanni il Battista: “Perché uno cresca, l’altro
deve diminuire”. Il padre lo capisce troppo tardi e i figli ne faranno tragica,
dolorosa esperienza.
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31
ottobre 2003
- A cura di Giada Aquilino-
Più di 87 miliardi di dollari per le truppe americane in
Iraq e la ricostruzione del Paese del Golfo. E’ lo stanziamento per il 2004
approvato stanotte dalla Camera statunitense, in linea con le richieste del
presidente Bush. Il Senato voterà probabilmente lunedì. Ma in Iraq la
situazione rimane difficile. Tre civili ed un poliziotto sono morti stamani in
scontri in un sobborgo occidentale di Baghdad, mentre a sud della capitale
irachena un altro ordigno è saltato in aria, senza provocare danni. Un attacco
a sorpresa contro il municipio di Falluja, a ovest di Baghdad, ha causato invece
un ferito. Proprio per il peggiorare delle condizioni di sicurezza, il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha richiamato ''per
consultazioni'' il personale Onu a Baghdad, in risposta alla minaccia di nuovi
attentati dopo l'autobomba esplosa lunedì contro il quartier generale della
Croce Rossa nella capitale irachena. Sentiamo Elena Molinari:
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Il ritiro dello staff delle Nazioni Unite da Baghdad è
ufficialmente temporaneo, ma la preoccupazione del Palazzo di Vetro per
l’incolumità dei suoi dipendenti è palpabile, 22 dei quali persero la vita in
un attentato a fine agosto. Allo stesso tempo, “Medici senza frontiere” ha
ridotto il numero dei propri operatori e anche l’Agenzia per gli aiuti
dell’Unione Europea ha fatto sapere che potrebbe chiudere la sua sede. Ieri, in
realtà, è stata una giornata relativamente tranquilla nella capitale irachena:
una strada di Baghdad è stata dilaniata da un’esplosione che ha ucciso un
civile, ma i vigili del fuoco hanno accertato che a scoppiare è stata una bombola
del gas. Attacchi si sono registrati, invece, nei pressi di Fallujah e di
Mosul, ma fortunatamente non ci sono state vittime. Per prevenire la guerriglia,
Washington è disposta a servirsi anche degli agenti dell’Intelligence, circa
1.400 persone che erano state inviate in Iraq per individuare le armi di
distruzione di massa.
Da New York, Elena Molinari per la Radio Vaticana.
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E un soldato americano delle forze speciali schierate in
Afghanistan è morto dopo essere rimasto ferito in un combattimento nel
centro-sud del Paese. Lo scontro tra militari Usa ed elementi vicini ai Taleban
è avvenuto nella provincia di Uruzgan. Si tratta della terza perdita militare
statunitense nel Paese asiatico in meno di una settimana.
Si fa sempre più duro lo
scontro politico in Russia. Sono state ufficializzate ieri le dimissioni di
Aleksandr Voloshin, capo dell'amministrazione del Cremlino, contrario
all'offensiva intrapresa dai vertici russi contro l’oligarchia locale. Le
autorità giudiziarie russe hanno, infatti, posto sotto il loro controllo la
Yukos, il colosso petrolifero guidato dal miliardario Mikhail Khodorkovskij, in
carcere da sabato scorso. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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La situazione al Cremino si
ripercuote anche sui
mercati: tutte le principali compagnie energetiche russe hanno subito pesanti
perdite. L’indice complessivo della borsa di Mosca è arretrato dell’8 per cento,
solo nell’ultima settimana sono andati in fumo 15 miliardi di dollari. Le
azioni sequestrate dalle autorità giudiziarie appartengono formalmente a due
compagnie straniere ma che in realtà sarebbero – secondo gli inquirenti –di Khodorkovskij. In serata, Putin ha ricevuto i
rappresentanti degli investitori stranieri in Russia nel tentativo di
tranquillizzarli. “Non è in corso alcuna nazionalizzazione”, ha detto. Il capo
del Cremlino ha quindi accettato le dimissioni dell’influente capo
dell’amministrazione presidenziale, l’eltsiniano Voloshin, vicino a Khodorkovskij, e l’ha sostituito con Dimitri
Medvedev.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Prosegue oggi a Shangai con una
riunione sui rapporti tra le autorità di Pechino e quelle di Roma la missione
diplomatica europea che ieri ha avuto uno dei suoi momenti più importanti nel
vertice Ue-Cina. Nella capitale cinese, il presidente di turno dell’Unione
Europea, Berlusconi, e il presidente della Commissione europea Prodi, hanno
ottenuto dal presidente cinese Hu Jintao, oltre alla firma di accordi
bilaterali, anche la promessa dell’adesione di Pechino alla Convenzione internazionale
sui diritti umani e l’impegno cinese di combattere il fenomeno della contraffazione
di marchi commerciali. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Per il presidente di turno dell’Unione Europea, Silvio
Berlusconi, quest’anno, nei primi tre trimestri, l’interscambio tra Ue e Cina
ha superato il livello raggiunto nell’intero 2002, ma l’obiettivo è quello di
arrivare ad un interscambio per 150 miliardi di dollari entro il 2007 e di 200
entro il 2013. Ma oltre alle luci, ci sono anche le ombre. Durante questi
colloqui pechinesi, nessun tema è stato nascosto e sono stati analizzati
difficoltà politiche e nodi commerciali, ha spiegato il presidente della
Commissione europea. Romano Prodi ha anche parlato di dogane per risolvere il
problema della contraffazione, di trasporti, di armi. Si è discusso, inoltre,
del prossimo round negoziale del Wto, cui Pechino ha aderito due anni fa. E per
fortuna ha detto ancora Prodi si è trovato il tempo per sollevare a fondo anche
il problema dei diritti umani, della libertà di culto, di espressione e di
opinione.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Conferma dell'Autorità nazionale palestinese ai contatti
in corso con Israele. Soltanto ieri il premier dello Stato ebraico Sharon aveva
riacceso le speranze per un dialogo tra israeliani e palestinesi. Ma la polizia
di Gerusalemme si è detta in stato di allerta in occasione, oggi, del secondo
venerdì di digiuno del Ramadan. Il servizio di Graziano Motta:
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Il primo segnale politico positivo è venuto da Sharon, che
ha comunicato “la disponibilità ad avviare discussioni in ogni momento”,
proprio adesso che Abu Ala si appresta a sciogliere il governo ristretto di
emergenza e a dar vita ad un governo allargato. Il nuovo esecutivo dovrebbe nascere
la settimana ventura, periodo in cui è previsto che il ministro della Difesa,
Mofaz, incontri i più alti responsabili della sicurezza palestinesi. Sharon ha
detto esplicitamente di voler consentire ad Abu Ala di rafforzare la sua
posizione; si attende che conquisti più margini di autonomia e di manovra di
quelli che finora gli ha consentito Arafat, in particolare sul controllo
dell’apparato di sicurezza perché sia in grado di affrontare il disarmo e
l’emarginazione dei gruppi estremisti. Ieri, inoltre, Sharon è stato interrogato
per sette ore nella sua residenza di Gerusalemme da alti ufficiali della
polizia giudiziaria su due presunti casi di corruzione in cui appaiono in primo
piano i suoi due figli: uno risale al 1986, quando era ministro degli Esteri,
l’altro al 1999, in periodo di campagna elettorale.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Sdegno e condanna del governo israeliano per la
profanazione del monumento eretto al Municipio di Tel Aviv in memoria di
Yitzhak Rabin, il premier israeliano ucciso nel ’95. Nelle ultime ore, alcuni
vandali hanno imbrattato la statua con scritte offensive. Domani sera, nella
piazza del Municipio dove otto anni fa Rabin fu ucciso da un terrorista, si
svolgerà una cerimonia ufficiale alla presenza dei familiari, di artisti e di
esponenti del mondo politico e della cultura.
Anche il capo di Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, ha
telefonato questa mattina al senatore a vita Giulio Andreotti, dopo la
conclusione della lunga vicenda giudiziaria per l'omicidio di Mino Pecorelli
che ha visto l’ex presidente del Consiglio coinvolto per dieci anni. Ieri le
sezioni unite penali della Cassazione hanno annullato senza rinvio la sentenza
di condanna a 24 anni di reclusione inflitti a Giulio Andreotti e Gaetano
Badalamenti con l'accusa di essere i mandanti dell'omicidio del giornalista,
ucciso a Roma nel 1979.
Il Presidente del Tribunale dell'Aquila, accogliendo un
ricorso presentato dal Ministero dell'Istruzione tramite l'Avvocatura dello
Stato, ha sospeso l'esecuzione dell'ordinanza emessa il 22 ottobre scorso dal
giudice Mario Montanaro, che aveva disposto la rimozione del Crocifisso dalle
aule della scuola di Ofena, in provincia dell’Aquila.
I ribelli delle ‘Tigri per la
liberazione della patria tamil’ (Ltte), in lotta da oltre vent’anni con il
governo dello Sri Lanka, hanno consegnato oggi ai mediatori norvegesi il loro
primo documento scritto contenente la proposta di un’amministrazione ad interim
nel nord e nell’est del Paese asiatico. L’ambasciatore norvegese a Colombo,
Hans Brattskar, trasmetterà ora la proposta al governo dello Sri Lanka, nella
speranza di porre fine al conflitto iniziato nel 1983, con un bilancio di oltre
60 mila vittime.
Il nuovo premier malaysiano, Abdullah Ahmad Badawi, ha
giurato oggi a Kuala Lumpur davanti al re Tuanku Syed Sirajuddn. Badawi ha
assunto l'incarico che per 22 anni è stato ricoperto da Mahatir Mohamad,
l’anziano premier salito in queste ultime settimane alla ribalta della scena
mondiale per alcune affermazioni antisemite, che hanno suscitato reazioni
negative in tutto il mondo. L’attuale primo ministro Abdullah è il quinto capo
del governo dal 1957, anno in cui il l’ex colonia britannica ha ottenuto l'indipendenza
del Paese.
Il Fronte Polisario, che rivendica l’indipendenza del
Sahara occidentale, ha proceduto ad un rimpasto del “governo”
dell’autoproclamata Repubblica araba del Saharawi democratico (Rasd). E’ stato,
infatti, nominato un nuovo primo ministro, Abdelkader Taleb Oumar, in
sostituzione Bouchraya Beyoun.
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