RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 303 - Testo della
Trasmissione di giovedì 30 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi pomeriggio, in
Vaticano, un importante dibattito sulla figura di Papa Leone XIII.
Si apre oggi a Vienna
un seminario di studio sulla storia salesiana.
Prosegue a Santiago del Cile la
23.ma edizione della Fiera Internazionale del libro
E’ morto questa mattina,
Alessandro Garrone, giurista e storico italiano.
Ondata di arresti in Iraq,
ma gli attacchi non si fermano. Pesante il bilancio delle vittime di guerra
Nord
Uganda, nuovo raid dei ribelli: almeno 18 civili uccisi
Dissidi
tra Sharon ed i vertici militari israeliani, sulla gestione della crisi
mediorientale
Cambio
della guardia in Malaysia: Mahatir alla vigilia delle dimissioni, dopo 22 anni
di governo
Diritti
umani e questioni commerciali al centro dei colloqui tra Unione europea e Cina
La
Colombia chiede aiuto per poter pagare il debito estero.
30
ottobre 2003
PROMUOVERE UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE IN OGNI AMBITO DELLA SOCIETA’,
SOPRATTUTTO NELLA POLITICA:
COSI’, GIOVANNI PAOLO II
NEL DISCORSO
AD UN GRUPPO DI VESCOVI DELLE
FILIPPINE, RICEVUTI STAMANI
AL TERMINE DELLA VISITA
AD LIMINA
- Servizio di Alessandro
Gisotti -
Rafforzare l’impegno per una rinnovata evangelizzazione: è
la viva esortazione espressa stamani da Giovanni Paolo II nel discorso ad un
gruppo di vescovi delle Filippine, ricevuti in visita ad limina. Il Papa
ha quindi messo l’accento sui danni che la corruzione e la disonestà nel mondo
politico possono arrecare alla società e allo sviluppo di un popolo. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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La storia recente delle Filippine richiama ad “un urgente
bisogno di evangelizzazione integrale in ogni settore della società, specie
nelle sfere del governo e della politica”. Giovanni Paolo II ha sottolineato
come ogni cristiano consapevole non “possa mai ignorare il male della
corruzione”. Deve essere chiaro ha
proseguito “che nessun ufficio pubblico può essere trattato come una proprietà
privata o un privilegio personale”. Ancora, “considerare un incarico pubblico
come un beneficio per sé porta a favoritismi, che, a loro volta, si tramutano
in abuso e cattivo utilizzo del denaro pubblico” e quindi in fenomeni di
corruzione.
Il popolo filippino ha rilevato sa che “denunciare
pubblicamente fatti di corruzione richiede un grande coraggio”. Per eliminare
questa piaga serve allora il “supporto di tutti i cittadini, la risoluta
determinazione delle autorità e una solida coscienza morale”. Proprio in tale
contesto, la Chiesa ha un ruolo fondamentale come “agente primario per la
corretta formazione delle coscienze dei cittadini”. La sua funzione ha spiegato
non “va diretta ad un intervento nelle questioni strettamente politiche”, ma
piuttosto a “convertire gli individui e ad evangelizzare la cultura in modo che
la società stessa possa affrontare la sfida della promozione sociale”,
sviluppando una reale “trasparenza nel governo”, che rifiuti la corruzione.
Il Papa si è così soffermato sull’impegno della Chiesa per
una rinnovata evangelizzazione nelle Filippine. Processo, che richiede
l’essenziale elemento della testimonianza. E qui, ha ricordato la figura di
Madre Teresa di Calcutta, che - ha detto - dimostra come, in un tempo nel quale
siamo “bombardati dalle parole”, le “azioni compiute dai Cristiani devono
parlare più forte delle parole” stesse. Ricordando poi la straordinaria
esperienza della Giornata mondiale della Gioventù a Manila, nel 1995, ha messo
l’accento sul ruolo dei giovani nella nuova evangelizzazione lodando le molteplici
iniziative della Chiesa locale in loro favore. Ha, quindi, esortato i presuli
ad assicurare ai ragazzi, specie a rischio, un’educazione che li sostenga
nell’affrontare le minacce come la droga e l’alcool che più ne mettono a
rischio lo sviluppo.
D’altro canto, il Papa ha indicato anche alcuni elementi
negativi presenti nella società del Paese asiatico, tra cui la presenza di
alcuni cattolici nelle sette e la mancanza di familiarità con gli insegnamenti
della Chiesa. E, ancora, la diffusione di attitudini contro la vita, come
l’aborto. Per affrontare tali problemi in modo serio ha avvertito i vescovi
sono chiamati ad “animare e sviluppare con forza la missione ad gentes”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, il
Papa ha ricevuto, in successive udienze, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto
delle Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e il vescovo Felix Genn, della diocesi tedesca
di Essen.
Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo
pastorale dell’Ordinariato militare per la Spagna, presentata da mons. José
Manuel Estepa Llaurens, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato mons.
Francisco Pérez González arcivescovo Ordinario militare per la Spagna, finora
vescovo di Osma-Soria. Attualmente, il presule fa parte della Commissione
Episcopale per le Missioni e per la Cooperazione tra le Chiese ed è direttore
nazionale delle Pontificie Opere Missionarie.
Il Papa ha nominato, inoltre, delegato
della Sezione Straordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede
Apostolica, il dott. Paolo Mennini, finora vice Delegato della medesima Sezione
Straordinaria.
Il Santo Padre ha nominato membri
ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Antonio García‑Bellido,
docente di Genetica presso il Centro di Biologia Molecolare “Severo Ochoa”
dell'Universidad Autónoma di Madrid; il prof. Fotis C. Kafatos, docente
di Biologia molecolare alle Università di Harvard, Atene e Creta; il prof.
Tsung‑Dao Lee, docente di Fisica alla Columbia University di New
York; il prof. Ryoji Noyori, docente di Chimica organica alla Nagoya
University; il prof. Kevin Ryan, docente e direttore Emerito del Center
for the Advancement of Ethics and Character all'Università di Boston.
LA GRANDE VITALITA’ DEI SANTUARI IN ASIA: E’ EMERSA
DAL PRIMO CONGRESSO ASIATICO DEI RETTORI, A MANILA, NELLE FILIPPINE.
CON
NOI L’ARCIVESCOVO AGOSTINO MARCHETTO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Il Congresso è stato
organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli
itineranti, in collaborazione con la Commissione per la pastorale della
mobilità umana della Conferenza episcopale delle Filippine. Questa Associazione
si è riunita regolarmente negli ultimi dieci anni. E, proprio grazie
all’esperienza maturata, si è pensato di poter offrire, nelle Filippine, una
prima occasione d’incontro dei rettori dei santuari di tutto il continente
asiatico. E’ con noi il segretario del Dicastero vaticano per i migranti,
l’arcivescovo Agostino Marchetto. Quale riscontro ha avuto l’avvenimento?
R. – La risposta è stata molto
soddisfacente, tenendo conto delle condizioni in quel vasto continente, delle
distanze geografiche e, in alcuni casi, delle limitazioni dei visti da parte
delle autorità politiche. Sono venuti, dunque, rappresentanti di 14 nazioni.
Oltre alle Filippine, il Paese anfitrione, vi erano delegati del Bangladesh,
India, Indonesia, Giappone, Kazakhstan, Corea, Macao, Malesia, Pakistan, Sri
Lanka, Taiwan, Thailandia e Vietnam. L’insieme era chiaramente rappresentativo
di una realtà molteplice e variegata secondo le differenti realtà culturali,
con testimonianza però di un tratto comune, cioè la grande vitalità dei
Santuari in Asia, la loro presenza dinamica nelle comunità cattoliche e
l’attrattiva che esercitano anche sui fratelli/sorelle di altre religioni.
D. – Il Congresso ha preso
ispirazione dall’esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia, e
dai documenti pastorali frutto delle Assemblee plenarie della Federazione delle
conferenze episcopali dell’Asia. Questa cornice generale è riassunta nel tema
del Congresso: “Il santuario, luogo di accoglienza e di incontro”. Perché
questa scelta?
R. – Questi due concetti,
accoglienza e incontro, riflettono ciò che il santuario è, vale a dire un luogo
dove Dio accoglie il pellegrino affinché, in un incontro di grazia con Lui,
egli veda rinnovata la sua fede e senta rafforzata la sua testimonianza
missionaria. Inoltre, i due termini risultano molto significativi per il ruolo
dei santuari in Asia, in quanto, accogliendo molte persone anche di altre
religioni ed essendo occasione di reciproco scambio di doni, si collocano in
prima fila nell’evangelizzazione di quel continente. Il contributo dei santuari
all’evangelizzazione in Asia è stato illustrato dal vescovo Ramon Arguelles,
presidente della Commissione episcopale per la pastorale della mobilità umana
delle Filippine. Padre Leonardo Mercado, verbita, ha fatto riferimento al loro
ruolo nel dialogo interreligioso. Per comprendere quanto sia importante ed
ampia la presenza dei santuari nella vita della Chiesa in Asia, è stato molto
illuminante l’intervento del padre Francio Clark, gesuita, che ha parlato delle
centinaia di santi asiatici, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa e per la
maggior parte martiri, alla cui memoria sono dedicati molti santuari. Tutta
questa riflessione è stata animata e guidata dalle parole di saluto che il
Santo Padre ha voluto inviare ai congressisti.
D. – Quali sono le prospettive
per il futuro di questo lavoro in comune iniziato dai responsabili dei santuari
e dei pellegrinaggi in Asia?
R. – A giudicare
dall’entusiasmo dei congressisti, dovrei dire che le prospettive sono ottime.
In effetti, nel comunicato finale hanno manifestato la loro volontà di dare una
struttura visibile e permanente a questo lavoro in comune, concretizzata nella
proposta di un secondo congresso da celebrare nel 2005 in Kazakhstan. Ma,
contemporaneamente, i congressisti hanno riconosciuto le difficoltà che
incontrano, per le grandi differenze culturali e sociali tra le varie nazioni
d’origine. Perciò hanno affermato la necessità di iniziare a realizzare questo
lavoro anzitutto in ciascun Paese, creando, ove possibile, associazioni
nazionali. Su questo tema, è stato di grande utilità l’apporto di mons. Gaspar
Quintana Jorquera, vescovo di Copiapò, in Cile, attuale presidente della
Confederazione dei santuari d’America e incaricato dei santuari e della
religiosità popolare all’interno del Celam. Mons Quintana ha illustrato il
cammino seguito dai rettori dei santuari d’America, una storia trentennale, che
ha portato al consolidamento delle associazioni nazionali e alla creazione
della Confederazione in parola. Sono certo che l’entusiasmo e la fratellanza,
con cui i congressisti hanno vissuto questi giorni, e la gioia di poter condividere
per la prima volta realtà pastorali tanto distanti e, al tempo stesso così
unite per un medesimo entusiasmo pastorale di servizio agli uomini e alle donne
dell’Asia saranno la miglior garanzia per un futuro di cooperazione molto
fruttuosa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la drammatica crisi
alimentare in Etiopia, dove tre milioni di bambini sono segnati dalla miseria e
dalla fame.
Sempre in prima, con forte
rilievo, un riquadrato dal titolo "La Croce non ce la faremo
togliere": testimonianze di sbigottimento, indignazione, sofferenza
dopo la sentenza con la quale un giudice dell'Aquila ha bandito il Crocifisso
dalle aule di una scuola abruzzese.
Nelle pagine italiane, un
articolo in cui si sottolinea che "continua a vari livelli la protesta
contro la rimozione del Crocifisso": il vicepremier alla Camera ha
definito "sconcertante" l'ordinanza del giudice.
Nelle vaticane, nel discorso al
terzo ed ultimo gruppo di vescovi della Conferenza Episcopale
delle Filippine in visita "ad Limina", Giovanni Paolo II ha
sottolineato che l'eliminazione della corruzione esige il sostegno impegnato di
tutti i cittadini, la determinazione risoluta delle autorità e una solida
coscienza morale.
Una pagina sulle Celebrazioni
promosse in occasione del XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II.
Nelle estere, Iraq: la Croce
Rossa internazionale riduce il personale, ma l'attività proseguirà senza soste.
Medio Oriente: ragazzo
palestinese di 12 anni ucciso da soldati israeliani.
Nella pagina culturale, un
articolo sulla presentazione del libro "Il Vangelo del Giubileo" del
Cardinale Crescenzio Sepe.
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema della finanziaria e dell'immigrazione.
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30
ottobre 2003
L’INVITO AD EVITARE DRAMMATIZZAZIONI E
STRUMENTALIZZAZIONI
DOPO IL
CLAMORE SUSCITATO IN ITALIA INTORNO ALLA QUESTIONE DELLA PRESENZA
DEL CROCIFISSO NELLE SCUOLE
- Intervista con il cardinale Roberto Tucci -
Sono in molti a lanciare
l’invito a evitare strumentalizzazioni
dopo il clamore suscitato dalla
questione di Ofena, la cittadina dove un’ordinanza del giudice dell’Aquila ha
richiesto la rimozione del crocifisso dalla scuola materna e da quella
elementare. Il servizio di Fausta Speranza.
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Il
crocifisso è ancora al suo posto anche per questioni di ordine strettamente
giuridico. Come ha sottolineato subito il presidente Ciampi, c’è un grado
superiore di appello per contestare la decisione. “Si sta dando alla vicenda una
dimensione che il protagonista non merita” – ha affermato il cardinale Achille
Silvestrini, intervistato dai giornalisti. Ha sottolineato che le polemiche non
devono investire la dimensione dell’accoglienza agli immigrati che resta un
fondamentale segno di civiltà. Il presidente della Comunità di Sant'Egidio
Andrea Riccardi ha detto che non è drammatizzando che si difende la propria
identità. L’appello a non cadere nelle strumentalizzazioni è chiaro anche nelle
parole del cardinale Roberto Tucci intervistato questa mattina dal collega
Fabio Colagrande.
“Mi pare che sia tempo di spengere i riflettori su questa
persona che, cittadino italiano diventato islamico, pretende di imporre a noi
il concetto giusto, secondo lui, di laicità, che non è mai accettato in nessuno
dei Paesi che sono a grande maggioranza islamica. Ha detto chiaramente che
vuole mettersi in politica. Era giusto che reagissimo ma ora stiamo facendo una
grande propaganda. Adesso, forse, sarebbe il tempo di chiudere questo argomento
e lasciare andare le cose per il loro verso, per poi tornarci sopra, quando si
avrà la sentenza definitiva su questa vicenda”.
Si corre il rischio, ha spiegato il cardinale Tucci, di
male interpretare l’equilibrio democratico tra i diritti delle minoranze e
maggioranza.
“Nella democrazia attuale, occidentale, si sta verificando
una certa tendenza alla dittatura delle minoranze, mentre tutti hanno il
diritto di essere rispettati. Per esempio, nella libertà religiosa, basta che
ci sia una minoranza che non sia contenta di una cosa, che corrisponde ai
sentimenti e alla cultura della maggioranza, che subito, in nome della laicità,
si vuole chiudere la bocca a tanti, in un certo senso per lo meno. Ecco
che si vogliono eliminare dei segni
simbolici importanti per la cultura, oltre che per la fede, della maggioranza
di quelli che vivono in questo Paese, e si crede che per rispettare questa
minoranza bisogna offendere la maggioranza”.
A proposito del cosiddetto diritto alla laicità, questa
l’opinione del cardinale Tucci:
“Oggi si insiste talmente sui diritti individuali che si
dimenticano i diritti delle strutture intermedie della società, che sono molto
importanti. C’è la famiglia ma anche, per esempio, le comunità dei credenti,
strutturate in Chiese, in confessioni varie, che hanno il diritto di essere
rispettate anche loro. Fanno parte del popolo, del demos, che va
ascoltato in democrazia. Quindi, che uno Stato, pur rispettando i diritti alla
libertà religiosa di tutti, abbia un occhio di rispetto particolare per quello
che appartiene al patrimonio storico della nostra civiltà, la civiltà
occidentale e italiana, non mi sembra una violazione della laicità. Anzitutto,
bisogna spiegare in che cosa crediamo, perché noi abbiamo una concezione
religiosa diversa dalla loro su molti punti, e bisogna spiegare che abbiamo il
diritto di essere rispettati, come noi rispettiamo le loro concezioni
religiose”.
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LE
QUESTIONI APERTE SULLO SFONDO DELLA VISITA DEL PRESIDENTE
DEL
PARLAMENTO CINESE, IN NORD COREA
-
Intervista con Francesco Sisci -
Cina e
Nord Corea sono d’accordo nel voler proseguire, a sei, i colloqui sulla
questione nucleare. E’ quanto emerso, questa mattina, durante la visita del presidente del Parlamento cinese in Nord
Corea, in corso fino a domani. Il “numero due” cinese, Wu Bangguo, ha invitato
il regime nordcoreano a “risolvere con il dialogo” la crisi innescata dagli
armamenti nucleari di Pyongyag e, in particolare, a riprendere il dialogo
multilaterale, iniziato in agosto a Pechino, con un incontro a sei fra i
rappresentanti di Nord e Sud Corea, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti. Ma,
oltre a motivi di sicurezza internazionale, perché questi Paesi cercano
insistentemente il dialogo con Pyongyang? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a
Francesco Sisci, direttore del Centro di Cultura Italiana a Pechino:
**********
R. –
C’è un interesse profondo da parte di Giappone e Sud Corea di aprire una rotta
terrestre con il Nord-Est della Cina. C’è un profondo interesse cinese proprio
perché il Nord-Est è una zona di arretramento industriale, di grande povertà,
che invece potrebbe essere rilanciata se si aprissero dei traffici e
collegamenti diretti con il Giappone e la Sud Corea. Perché questo avvenga la
Nord Corea deve essere in qualche modo pacificata, questo anche al di là della
minaccia nucleare.
D. – Su questo tema si confrontano anche Stati Uniti e
Russia…
R. – Sì, gli Stati Uniti hanno un interesse molto concreto
di eliminare la minaccia nucleare nord coreana. La minaccia nord coreana crea
una situazione di instabilità che potenzialmente potrebbe contagiare tutto il
continente. E, quindi, l’America, che è impegnatissima sul fronte della lotta
al terrorismo in centro Asia e in Medio Oriente, non vuole aprire un altro
fronte. La Russia rientra in una questione più delicata e più strategica.
C’è un problema di ponte con Vladivostock, e cioè la rotta ferroviaria che
dovrebbe passare attraverso la Nord Corea. Può andare su una rotta sud e,
quindi, andare direttamente attraverso l’ex Manciuria, poi dall’ex Manciuria
alla Mongolia, e dalla Mongolia alla Russia. Oppure può prendere quella che
viene definita la rotta lunga e cioè andare direttamente al nord, tagliando la
Cina e la Mongolia, prendere Vladivostock, e poi da Vladivostock fare tutta la
Siberia. Nella prima ipotesi si integrano la Manciuria e la Mongolia, assieme
alla Sud Corea e al Giappone. E’ una questione importante, grossa, perché nella
ex Manciuria abbiamo oltre 100 milioni di cinesi, abbiamo una base industriale
comunque forte. Nell’altra ipotesi si integra invece Vladivostock, che è il
centro nevralgico della presenza russa in Estremo Oriente, dove però ci sono
solo 2 milioni di persone. Naturalmente, la Russia vorrebbe integrare
Vladivostock, la Cina vorrebbe integrare la Manciuria, e invece la Corea del
Nord vorrebbe l’opzione russa, perché teme di essere schiacciata tra Sud Corea
ed ex Manciuria, ed ha meno timore dei russi di Vladivostock che giudica più
deboli.
D. – La Nord Corea usa la questione nucleare per ottenere
aiuti dall’Occidente e far fronte alla grave crisi economica. Quale sarà ora
l’atteggiamento di Pyongyang, considerando che non può comunque proseguire
all’infinito con questo modo di fare?
R. – Credo che il problema vero sia che la leadership nord
coreana vuole garanzie di sopravvivenza. Kim Yung Il vuole promesse e impegni
che se la Nord Corea sarà in qualche modo integrata in una nuova comunità
economica asiatica, se si faranno le riforme in Nord Corea, lui continuerà a mantenere
il potere. Questo è il problema politico vero. Su questo, naturalmente, ci sono
molteplici opinioni e oggi, realisticamente,
l’unica arma che Kim Yung Il ha è quella del fantasma nucleare. Altrimenti,
qualunque movimento dell’attuale assetto politico internazionale potrebbe
modificare l’assetto politico interno e, quindi, portare ad una sua caduta.
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IL 31 OTTOBRE DI UN ANNO FA, AVVENIVA, IN SEGUITO
AL TERREMOTO, LA TRAGEDIA NELLA SCUOLA ELEMENTARE DI SAN GIULIANO DI PUGLIA, IN
MOLISE
- Servizio di Massimiliano Menichetti -
Domani, 31 ottobre, ricorre il primo anniversario della
tragedia vissuta a San Giuliano Di Puglia, in Molise, a causa del crollo,
dovuto al terremoto, del tetto della scuola elementare “Francesco Jovine”.
Morirono immediatamente 26 bambini e la loro insegnante, un altro bambino morì
agli inizi di dicembre all’ospedale romano Bambino Gesù dove era stato
trasportato. Nonostante il dolore, per rilanciare la speranza, nel piccolo
centro molisano i genitori dei bimbi deceduti hanno dato il via ad una mostra
di oltre 500 cartoline, realizzate da artisti di tutto il mondo, che si aprirà
domani nel Palazzetto dello Sport di San Giuliano. Ma ripercorriamo i tragici
fatti di un anno fa ricostruiti da Massimiliano Menichetti.
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(musica)
31 ottobre 2002: la terra a San Giuliano di Puglia trema.
E’ il terremoto. Attimi di panico e terrore: c’è chi rimane sbigottito, chi
fugge, chi cerca di salvare le proprie cose e chi soccorre i propri cari. Il
pensiero di alcuni corre alla scuola dove i piccoli sono indifesi ed è proprio
lì, all’istituto elementare Francesco Jovine, che il tetto è crollato
intrappolando due intere classi. E’ subito emergenza nazionale, partono
immediati i primi soccorsi, sono i gruppi organizzati di volontariato delle
“Misericordie”. Romeo Faletra, governatore della Misericordia di Termoli, tra i
primi ad arrivare a San Giuliano ...
“Sono partito dopo 20 minuti
dalla scossa, con tre ambulanze e 16 uomini e quando sono arrivato lì c’erano
soltanto alcuni carabinieri. Noi eravamo andati come sanitari ma abbiamo dovuto
anche scavare, abbiamo tirato su quattro bambini e una signora”.
Tutta l’Europa e molte testate internazionali seguono con
apprensione la lotta dei gruppi di pronto intervento che cercano di strappare
alle macerie i piccoli rimasti intrappolati nella scuola: tratti in
salvo 38 bambini, due insegnanti e due bidelli. Una
tragedia, però, che costerà, alla fine, la vita a 27 piccoli, un docente e a
due donne morte nella propria casa.
Il Molise e l’Italia intera sono in lutto: 44 i centri
molisani e della vicina Puglia ad aver riportato danni. Vengono stanziati circa
47 milioni di euro per il 2003 e 8 per il 2004, il governo promette la
ricostruzione entro due anni. Ma ad un anno di distanza, cosa è cambiato? Padre
Ulisse Marinucci, parroco di San Giuliano:
“Noi abbiamo una buona parte degli abitanti del Paese che
continuano tuttora ad abitare nel villaggio prefabbricato, cioè
nell’insediamento abitativo temporaneo, perché le case – al 60 per cento circa
– sono inagibili o addirittura sono state buttate giù”.
I progetti di ricostruzione ancora non sono stati
presentati, ma gli abitanti di San Giuliano, nonostante le competenze, sperano
fiduciosi nell’intervento governativo e si chiedono quanto tempo passerà prima
di tornare ad abitare nelle proprie case. Ma chi è competente per la presentazione
al governo degli incartamenti? Adriano Ritucci presidente del comitato “Vittime
della scuola”...
“Ad oggi, non riusciamo a capire dove finisce – diciamo
così – il potere dell’amministrazione comunale, dove inizia quello del
Provveditorato, dove si pone quello del governatore della regione Molise”.
Mentre il paese lotta per sopravvivere, l’inchiesta della
magistratura per accertare le responsabilità del crollo alla scuola elementare
continua. Pino Ciciola, giornalista del quotidiano Avvenire che ha scritto il
libro “La scuola assassina”, spiega:
“I periti super partes, quelli nominati dal Gip,
dovrebbero consegnare le loro conclusioni il 21 gennaio. E’ stata accertata una
assoluta, totale, mancanza di qualsiasi documento prescritto dalla legge.
Pensiamo alle figure coinvolte: il costruttore, i responsabili della
sopraelevazione alla scuola, il capo ufficio tecnico del comune di San
Giuliano, il sindaco di San Giuliano, il presunto progettista della
sopraelevazione ... dico ‘presunto’ perché non è mai esistito un progetto di
quella sopraelevazione: lui andava giorno per giorno a dare indicazioni orali
in cantiere”.
Parallelamente proseguono i rilievi sul
territorio ed il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti accerta una
situazione di sostanziale precarietà della zona. Allora, mentre gli abitanti di
San Giuliano aspettano la ricostruzione, si scopre che bisogna ancora decidere.
Claudio Eva, direttore del Gndt...
“Per quanto riguarda San Giuliano, vi è un grosso problema che in
questo momento si sta portando alla ribalta: se convenga ristrutturare e
ricostruire quello che era stato danneggiato, oppure se è meglio decentrare completamente
tutte le nuove costruzioni, quindi ricostruendo un villaggio a parte. Questi sono
due aspetti ancora al vaglio dell’amministrazione regionale, che andrà poi a
prendere una decisione in merito”.
Domani ricorrerà un anno esatto dalla tragedia del
terremoto molisano e le luci dei media già da qualche giorno si sono accese
violente sul piccolo centro di San Giuliano, luci non sempre, rispettose del
dolore e della dignità. Ancora il parroco:
“Per non rischiare di essere travolti dal rumore, ho fatto
la proposta di una veglia prolungata, cioè inizieremo il 31 mattino con
un’adorazione che si protrarrà fino al 1° mattino. Alle 10 ci sarà la messa
celebrata dal vescovo. Questo proprio per dire che in fondo la memoria dei
nostri defunti è una memoria che passa dentro un luogo ed un tempo che sono di
silenzio e di preghiera”.
(musica)
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30
ottobre 2003
NEL
CENTENARIO DELLA MORTE SI APRIRA’ OGGI POMERIGGIO, IN VATICANO,
UN CONVEGNO
DEDICATO A PAPA LEONE XIII: AL CENTRO DEL DIBATTITO L’IMPEGNO PER UNA MIGLIORE
CONOSCENZA DELLA VITA DELLA CHIESA
CITTA’ DEL VATICANO. = In
occasione del centenario della morte di Leone XIII (1878-1903) si terrà oggi
pomeriggio, nella vecchia aula del sinodo della Città del Vaticano, un
importante convegno di studio sul Papa che nel 1891 ha promulgato
la lettera enciclica, Rerum novarum. Il convegno, promosso dal
Pontificio comitato di scienze storiche della Santa Sede, sarà aperto alle ore
17.30 sotto la presidenza del segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano.
Interverranno, tra gli altri, il prefetto della biblioteca apostolica vaticana,
Raffaele Farina, il docente all’Università salesiana, Cosimo Semeraro ed il
prefetto dell’archivio segreto vaticano, Sergio Pagano. Il convegno si
inserisce tra le molteplici iniziative tese a sottolineare il merito di Leone XIII
nell’aver favorito ed incoraggiato la ricerca storica per una migliore
conoscenza della vita della Chiesa. (A.L.)
NEL TEMPO LIBERO LA TELEVISIONE RIMANE L’ATTRAZIONE
PREFERITA DAI GIOVANI
MA IL PICCOLO SCHERMO E’ TALLONATO, A SORPRESA, DAI
LIBRI. E’ UNO DEI DATI
PIU’ SIGNIFICATIVI
DEL RAPPORTO SULLA COMUNICAZIONE IN ITALIA REALIZZATO
DAL CENSIS IN COLLABORAZIONE CON L’UNIONE CATTOLICA
DELLA STAMPA ITALIANA
- A cura di Ignazio Ingrao -
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MILANO. = Televisione, cellulare e radio sono in assoluto
i media più apprezzati dai giovani. Libri, quotidiani e periodici sono meno
diffusi, ma esercitano ugualmente un certo fascino. Internet è una vera eccezione:
spacca in due l’universo giovanile. Metà lo vede come uno strumento che corona
i desideri di comunicazione, per l’altra metà di giovani, invece, Internet
resta uno strumento difficile e poco agevole. Sono questi i dati che emergono
dal rapporto sulla comunicazione in Italia, realizzato per il terzo anno
consecutivo dal Censis, in collaborazione con l’Unione cattolica della stampa
italiana. Quest’anno il Rapporto si è focalizzato in maniera particolare sulle
“diete medianiche” dei giovani, tra i 14 e i 30 anni. Il cosiddetto universo
giovanile, hanno spiegato i ricercatori del Censis, è estremamente variegato a
seconda delle fasce d’età, ma si caratterizza per un consumo dei media
decisamente più alto di quello degli adulti. La tv è lo strumento utilizzato di
più. Ma è la radio il mezzo di comunicazione che i giovani sentono più vicino e
familiare. Il modello radiofonico è il modello giovanile per eccellenza, caratterizzato
dalla rapidità, fluidità e libertà nella fruizione. Un altro dato inatteso
riguarda il tempo libero. Il polo di maggiore attrazione anche in questo caso è
la tv, ma la sorpresa è che, a poca distanza, il tempo libero dei giovani è
occupato dalla lettura dei libri che surclassa Internet. C’è tuttavia una
differenza marcata tra maschi e femmine: Internet è molto più vicino ai maschi,
mentre le ragazze preferiscono leggere. Ma quali media sognano i giovani? I
giovani intervistati dal Censis hanno risposto che prediligono i media che
offrono molti temi diversi, ma lasciano libertà di scegliere. Questo non vuol
dire affatto che siano superficiali.
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IL PAPA E L’ATTIVITÀ SPORTIVA: E’ IL
TEMA DEL FILMATO REALIZZATO
DAL CENTRO TELEVISIVO VATICANO E
PRESENTATO IERI, A MILANO, IN OCCASIONE
DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE ‘SPORT &
MOVIES & TV 2003’
MILANO.
= ‘Giovanni Paolo II parla allo sport’. E’ il titolo dell’inedito filmato, realizzato
dal Centro televisivo vaticano e presentato ieri sera, a Milano, in occasione
dell’apertura del 21.mo Festival internazionale ‘Sport movies & Tv 2003’.
Il video, della durata di 18 minuti e diretto dai registi Massimo Laveni e
Marco Farneti, propone un collage di immagini che partendo da alcune remote
fotografie in bianco e nero arrivano fino al Karol Wojtyla pontefice,
presentando un unico filo conduttore: il Papa e l’attività sportiva. Si passa
dalle partite di calcio nel cortile della scuola di Wadowice alle arrampicate
in montagna ed allo sci, una passione sportiva che il Papa ha continuato a
coltivare anche dopo essere salito al soglio pontificio. Sport Movies 2003, il
più importante Festival mondiale dedicato al cinema e alla televisione sportiva
ed in programma fino al prossimo 3 novembre nel capoluogo lombardo, è
patrocinato dal presidente della Repubblica italiana con la collaborazione
della Regione Lombardia ed è
organizzato dalla Federation Internationale Cinema Television Sportifs (Ficts).
(A.L.)
NELLA SUGGESTIVA CORNICE
DI VIENNA SI APRE OGGI UN SEMINARIO DI STUDIO
DI STORIA SALESIANA CON L’OBIETTIVO DI STIMOLARE UN
MAGGIORE INTERESSE
PER LE RICERCHE SULLA FAMIGLIA SALESIANA
VIENNA. = “Linee teologiche, spirituali e
pedagogiche della società salesiana e dell’Istituto delle Figlie di Maria
ausiliatrice nel periodo 1880-1922”. E’ il tema del Seminario europeo di studio
di storia salesiana che si apre oggi a Vienna. Come sede dell’iniziativa è
stata scelta la capitale austriaca per festeggiare i 100 anni dall’arrivo dei
primi “figli” di Don Bosco a Vienna ed i 75 anni dalla fondazione della prima
opera delle religiose salesiane in terra austriaca. All’incontro, promosso
dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana (Acssa) in collaborazione con
l’Istituto storico salesiano (Iss), è prevista la presenza di vari specialisti,
competenti nelle scienze teologiche e pedagogiche. Uno degli scopi del
seminario è anche l’elaborazione delle tematiche definitive per il convegno
mondiale che si terrà nel 2005 in Messico. Con queste iniziative si spera non
solo di arricchire la bibliografia salesiana, ma anche di stimolare un maggiore
interesse per le ricerche sulla storia della famiglia salesiana. (A.L.)
PROSEGUE
CON SUCCESSO LA VENTITREESIMA EDIZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI
SANTIAGO DEL CILE INAUGURATA, MARTEDÌ SCORSO, DAL MINISTRO
DELLA
CULTURA DEL GOVERNO CILENO
SANTIAGO. = E’ entrata nel vivo
la ventitreesima edizione della Fiera internazionale del libro di Santiago del
Cile, inaugurata martedì scorso dal ministro della cultura del governo cileno,
José Weinstein. La manifestazione, in programma fino al prossimo 9 novembre, è
dedicata quest’anno all’opera dello scrittore cileno Roberto Bolaño, morto lo
scorso luglio. Il ministro ha ricordato l’autore dei ‘Detective selvaggi’ come
“uno dei narratori più importanti della letteratura sudamericana
contemporanea”. Le celebrazioni prevedono molti incontri sull’opera di Bolaño
ed un tributo alla sua figura da parte del mondo culturale cileno. Alla Fiera
del libro, uno dei maggiori spazi che il Cile concede ogni anno alla cultura,
sono presenti, tra gli altri, lo scrittore norvegese, Jostein Gaarder, gli
spagnoli Enrique Vila-Matas e Manuel Vicent, il filosofo italiano Gianni
Vattimo e quello belga, Benoit Denis. “Grande ospite di quest’anno - ha detto
Weinstein - è la letteratura europea ed, in particolare, quella dei Paesi
membri dell’Unione Europea”. Alla manifestazione, definita dal ministro “un
grande supermercato del libro” si stima che parteciperanno oltre 200 mila
persone e più di 500 case editoriali in rappresentanza di 147 Paesi. (A.L.)
E’ MORTO QUESTA MATTINA,
ALL’ETÀ DI 94 ANNI, ALESSANDRO GARRONE,
GIURISTA E STORICO ITALIANO
TORINO. = Il giurista e storico
Alessandro Galante Garrone è morto alle 5 di questa mattina a Torino. Aveva 94
anni e da tempo era malato. Durante la seconda guerra mondiale era stato
partigiano combattente e rappresentante del Partito d'Azione nel Comitato di
liberazione nazionale (Cln) del Piemonte. Nel 1963 aveva lasciato la sua
attività di magistrato per dedicarsi all’insegnamento di storia moderna, storia
contemporanea e storia del risorgimento negli Atenei di Torino e Cagliari.
Senatore della sinistra indipendente, molto sensibile alle tematiche dei
diritti civili, aveva dato alle stampe numerosi manuali di educazione civica
per le scuole mentre, sul versante storiografico, si era occupato dei
rivoluzionari del Settecento e dell’Ottocento. (A.L.)
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30
ottobre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
Tensione ancora altissima in Iraq, dove i soldati
americani hanno arrestato nelle ultime ore decine di membri della resistenza,
in due retate a Tikrit e Baghdad. Ma gli attacchi della guerriglia proseguono:
3 iracheni sono stati feriti da colpi di mortaio a Baaquba, mentre a Falluja un
treno merci che trasportava beni dell’esercito statunitense è stato colpito da
una bomba. Le ultime violenze hanno fatto salire a 117 le vittime americane nel
dopoguerra: un numero superiore ai soldati morti nel conflitto. Da New York,
Elena Molinari:
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Gli Stati Uniti ufficialmente attribuiscono la regia della
guerriglia antiamericana ai terroristi stranieri ed a frange di disperati
rimasti fedeli a Saddam Hussein. Ma le notizie che arrivano da Baghdad sono
contrastanti. Ieri, ad esempio, la rete televisiva americana Nbc, citando fonti
militari statunitensi, sosteneva che la mente degli attentati sarebbe invece
l’ex vice presidente del Consiglio del comando della rivoluzione irachena,
Izzat Ibrahim al-Douri, il numero due di Saddam Hussein. Intanto si apprende
che sono più di 11 mila, ma forse addirittura 15 mila, gli iracheni caduti
nella seconda Guerra del Golfo. È la prima volta che uno studio sistematico
delle perdite da parte irachena viene alla luce, ed anche la prima volta che
vengono contati sia i militari che i civili uccisi, in quella che è stata presentata
dal Pentagono come una “guerra di precisione”. Le vittime civili fra gli
iracheni sono state infatti 4 mila e 300, circa 800 in più rispetto alla prima
Guerra del Golfo.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
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Dall’Uganda settentrionale giunge notizia di un nuovo
massacro, compiuto dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del
Signore: un raid effettuato nel villaggio di Apala, circa 250 chilometri a nord
di Kampala, e costato la vita ad almeno 18 civili. L’esercito afferma inoltre
che i guerriglieri avrebbero sequestrato un numero imprecisato di persone.
Si continua a combattere nei quartieri nord di Bujumbura,
capitale del Burundi, da giorni in preda alla violenza. Ieri sera, una granata
ha ucciso un ragazzo di 13 anni e ferito 3 bambini che giocavano con lui;
raffiche di armi leggere hanno segnato invece la notte, nonostante il coprifuoco
e l’intervento di una “polizia civile” inviata dalle autorità. Per sfuggire
agli scontri fra esercito e ribelli, ogni giorno migliaia di persone abbandonano
la parte settentrionale della città, cercando rifugio in altri quartieri.
Il premier israeliano Sharon al centro di una vicenda
giudiziaria. La polizia lo sta interrogando nella sua residenza di Gerusalemme,
su due presunti finanziamenti illeciti ricevuti da altrettanti uomini d’affari.
E per il capo del governo non mancano difficoltà neppure sul fronte politico,
dove è in atto uno scontro con i vertici militari sulla gestione della crisi
con i palestinesi. Ci riferisce Graziano Motta:
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Il rischio di un ulteriore degrado della situazione nei
territori palestinesi evidenziato dal capo di Stato maggiore, generale Moshe
Ya'alon, in un incontro con giornalisti, ha irritato il primo ministro Sharon
che non ne condivide le cause: in particolare, il mancato alleviamento delle
restrizioni imposte alla popolazione palestinese. Perché, secondo i servizi di
sicurezza, di questo alleviamento approfittano subito i gruppi della rivolta
per intensificare le operazioni di guerriglia ed i preparativi di attentati che
– viene rivelato – sono in costante aumento. E poi perché c’è il disegno delle
organizzazioni fondamentaliste islamiche, ancorché si dichiarino disponibili a
trattare con Israele una nuova tregua, ad intensificare la lotta in sintonia
con quella in atto nell’Iraq. D’altra parte, in Cisgiordania e a Gaza le tensioni
non si allentano. Nel campo profughi di Balata, presso Nablus, soldati
israeliani hanno ucciso un ragazzo palestinese di 12 anni, reagendo al lancio
di pietre, mentre un guerrigliero della Jihad è stato ucciso, ed un altro
ferito, da soldati quando avevano superato il confine tra Gaza ed Israele,
presso il kibbutz Nahal Oz.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Dopo 22 anni, la Malaysia cambia premier: avverrà domani
il passaggio delle consegne tra Mahatir Mohamad, alla guida del Paese da 22
anni, ed Abdullah Ahwad Badawi, suo attuale vice. Il capo di governo uscente ha
presieduto oggi il suo ultimo Consiglio dei ministri – l’883.esimo, dall’inizio
del mandato – ed ha parlato al Parlamento. “L’ossessione democratica può
portare all’anarchia”, ha detto nel suo discorso, ribattendo alle critiche mossegli
da varie organizzazioni internazionali sul mancato rispetto dei diritti umani.
Il problema del rispetto dei diritti umani – libertà di
culto, di espressione e di opinione – è stato sollevato oggi anche nei colloqui
tra i leader dell’Unione europea e della Cina, in corso a Pechino: il governo
cinese si è detto disponibile ad affrontare la questione in un prossimo
incontro ed il premier Wen Jibao ha annunciato l’imminente adesione alla
convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Tra gli altri temi in
agenda, i problemi doganali e le contraffazioni commerciali.
Prosegue lentamente il cammino di avvicinamento tra India
e Pakistan, divisi dalla disputa sul Kashmir. Il governo di Islamabad ha
risposto positivamente all’offerta indiana di riprendere alcuni importanti
collegamenti stradali e marittimi, dicendosi anche pronto a colloqui sulla
regione contesa. Ma le posizioni in merito restano piuttosto distanti: New
Delhi chiede la fine dell’appoggio pakistano ai terroristi, Islamabad nega di
fornire loro aiuto logistico.
Dopo la sconfitta alle amministrative di domenica ed il
fallimento del referendum costituzionale di sabato, il presidente colombiano
Álvaro Uribe ha assicurato ai connazionali il rispetto delle loro scelte
elettorali. Ma allo stesso tempo ha avvertito che il Paese si trova in una
grave situazione economica, per cui è necessario ridurre la spesa pubblica,
mantenendo comunque alto il potenziale di investimento sociale a favore delle
fasce meno favorite. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Dopo aver
elencato una serie di misure fiscali ed economiche che dovrebbero permettere di
risparmiare l’equivalente di centinaia di milioni di euro, Uribe ha aperto un
nuovo fronte, preannunciando che praticamente la Colombia chiederà una
ristrutturazione del suo debito estero. “Un Paese che non è in grado di pagare
i propri debiti – ha detto – finisce per rovinare i lavoratori ed i pensionati,
per spaventare gli investimenti, annullando le possibilità di occupazione e la
conquista di nuovi mercati. Qui non neghiamo
- ha aggiunto – che pagheremo tutti i nostri conti, però per la democrazia
è grave sia che un Paese non paghi i suoi debiti, sia che i suoi cittadini
soffrano la fame per doverli pagare”. La comunità finanziaria internazionale –
ha concluso – deve appoggiare gli sforzi del popolo colombiano, offrendo tassi
di interesse bassi e termini di scadenza più ampi.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Con tre giorni di lutto nazionale, il Cile piange la morte
di un simbolo della difesa dei diritti umani. È l’avvocato Jaime Castillo
Velasco, deceduto ieri a Santiago, conosciuto per aver denunciato le torture e
le sparizioni perpetrate durante il regime di Augusto Pinochet. Difensore in
tribunale dei familiari dei desaparecidos, Castillo aveva anche
presieduto la Commissione cilena dei diritti umani.
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