RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 302 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 29 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Convocato dal Santo Padre il Sinodo della Chiesa Caldea, per
l’elezione del nuovo Patriarca.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Scienziati di una casa farmaceutica tedesca annunciano farmaco anti-epatite C
Continuano gli attentati antiamericani in Iraq
Accuse di Bush ai leader palestinesi di un
insufficiente impegno contro il terrorismo
Vista
diplomatica cinese oggi in Corea del Nord
Prosegue in Russia il salvataggio dei minatori
intrappolati sotto terra; esplosione in un’altra miniera.
29 ottobre 2003
“LA CROCE DI CRISTO SORGENTE DI
LUCE, DI CONFORTO E DI SPERANZA
PER GLI UOMINI IN TUTTI I TEMPI”. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE DAL
PAPA,
QUESTA MATTINA, NELL’UDIENZA
GENERALE NELLA QUALE HA ANCHE RICORDATO CHE, CON LA FINE DEL MESE DI OTTOBRE, SI
CONCLUDE L’ANNO DEL ROSARIO
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
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“Contemplare con Maria il volto di Cristo”. Queste parole
tratte dalla lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae sono il centro
vitale dell’Anno del Rosario che si conclude con la fine del mese di ottobre.
Lo ha ricordato il Papa, stamani, all’udienza generale a cui gli oltre 16 mila
fedeli, a causa del maltempo, hanno assistito in parte nella Basilica di San
Pietro ed in parte nell’Aula Paolo VI.
Il Rosario - ha detto il Papa - costituisce la via mariana
privilegiata per aiutare i cristiani a crescere come “contemplatori del volto
di Cristo” e le Comunità ecclesiali a diventare “autentiche scuole di
preghiera”.
“E’ questa la via di Maria, la via sulla quale Ella ha
compiuto il suo esemplare pellegrinaggio di fede come discepola del Verbo
incarnato”.
Durante quest’anno il Papa ha voluto inoltre affidare a
Dio due grandi intenzioni di preghiera: la pace e la famiglia.
“Recitare la corona del Rosario non è un ripiegamento
intimistico, bensì una consapevole scelta di fede: contemplando il volto di
Cristo, nostra Pace e nostra riconciliazione, vogliamo implorare il dono della
pace, per intercessione di Maria Santissima”.
Sul tema della famiglia il Santo Padre ha rimarcato come
proprio “il nucleo familiare dovrebbe essere il primo ambiente in cui la pace
di Cristo è accolta, coltivata e custodita”. Al termine dell’udienza generale,
nei saluti ai pellegrini italiani, Giovanni Paolo II ha infine ricordato il
significato della croce per tutti gli uomini.
“Tutti vi esorto a fondare la vostra vita sulla Parola di
Dio, per essere costruttori della civiltà dell’amore, di cui è simbolo
eloquente la croce di Cristo, sorgente di luce, di conforto, e di speranza per
gli uomini di tutti i tempi”.
Sul significato della preghiera del Rosario come strumento
capace di rilanciare la dimensione della preghiera in tutto il mondo,
ascoltiamo il mariologo Stefano De Fiores.
R. – E’ una preghiera veramente speciale il Rosario, perché nella
spiritualità occidentale non troviamo un altro esercizio di pietà che sia
capace di introdurci così profondamente nel mistero di Cristo, in tutta la sua
vastità e con una ripetizione, come il Rosario. Dovremmo, però, cercare di
tener conto della clausola o conclusione con cui termina l‘Ave Maria che
rimanda al Mistero. Se già l’Ave Maria ha un baricentro che è il nome di Gesù,
questo carattere Cristocentrico, Cristologico riceve ancora un’accentuazione e
noi aggiungiamo, per esempio al primo Mistero: “Gesù che hai concepito per
opera dello Spirito Santo” oppure “Gesù, morto per noi, risorto per noi, che ti
incoroni di gloria”.
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LA FRATERNITA’ FRANCESCANA, BENEDIZIONE
PER LA CHIESA
E
TERAPIA PER L’UMANITA’: MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
AL
“CAPITOLO DELLE STUOIE” DEI CAPPUCCINI D’ITALIA, IN CORSO AD ASSISI
- A
cura di Roberta Gisotti -
“Discernendo e
scrutando il passato, vi aprirete alle esigenze del presente per costruire
insieme il futuro del vostro Ordine”: cosi il Papa in un lungo messaggio ai
Cappuccini d’Italia, riuniti in questi giorni nella “serafica città d’Assisi”,
per il “Capitolo delle stuoie”, a ricordo della “prima e singolare Assemblea
voluta da San Francesco” presso la chiesetta della “Porziuncola”, oggi
all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli. In quel luogo i
confratelli del Poverello ascoltavano la sua parola su dei tappetini erbacei,
appunto delle “stuoie”, su cui riposavano anche la notte. Il servizio di
Roberta Gisotti.
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500 frati, guidati dal
ministro generale padre John Corriveau, sono dunque convenuti nella cittadina
umbra, presso la tomba di San Francesco, in rappresentanza di circa 2400
cappuccini delle 24 province italiane. Tema del Capitolo delle Stuoie: la
fraternità in un mondo che cambia. La vostra forma di vita è “una sfida e una
proposta” - sottolinea Giovanni Paolo II - “nel mondo attuale spesso lacerato
dall'odio etnico o da follie omicide, percorso da passioni e da interessi
contrastanti, desideroso di unità ma incerto sulle vie da prendere.” Ma può
essere la vostra fraternità anche “una singolare benedizione per la Chiesa e
una terapia per l’umanità. La fraternità, dunque, “modello e fermento di vita
sociale, invita gli uomini – aggiunge il Santo Padre – “a unire le forze in
vista dello sviluppo e della liberazione di tutta la persona”.
Altro tema caro a
questo “Ordine di Fratelli”, secondo l’insegnamento di San Francesco, è l’amore
per la povertà evangelica, alla luce della “minorità”, da cui la denominazione
di Frati Minori: ciò “vi rende – ricorda il Papa – vicini e solidali con la
gente umile e semplice”, “punto di riferimento cordiale e accessibile per i
poveri e per quanti sono sinceramente alla ricerca di Dio” “Minorità – spiega
Giovanni Paolo II – che comporta un cuore libero, distaccato, umile, mansueto e
semplice” e “richiede una totale rinuncia a se stessi e una piena disponibilità
verso Dio e i fratelli. La “minorità” “forza disarmata e disarmante della
dimensione spirituale nella Chiesa e nel mondo”.
E poi l’“amore fedele
alla Chiesa”, che esige da voi – sottolinea ancora il Santo Padre ai frati
Cappuccini – “un atteggiamento di fede e di obbedienza”, che si traduce in
“servizio umile e creativo”, “di fedeltà ecclesiale e di apertura ai fratelli”.
Infine una raccomandazione di
Giovani Paolo II ai discepoli di San Francesco a “capire ancor di più l’urgenza
di percorrere la ‘via stretta’ del Vangelo”, perché “occorre cambiare il cuore
se si vuole sinceramente che cambi la vita”, ad evitare “il rischio - osserva -
di sperimentare disincanto e frustrazione”; risulterebbero allora “inutili
parole e proposte pur belle, incontri e raduni e si vanificherebbero le tante
energie spese per elaborare programmi spirituali e apostolici.”
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Entriamo ora nel vivo dei lavori del Capitolo delle
Stuoie, con questa intervista a padre Giulio Manera, al microfono di Daniele
Semeraro.
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R. - Uno dei
problemi più grandi che ci spinge a ritrovarci su questa linea della tradizione
francescana è la presa di coscienza che siamo davanti ad un mondo che è cambiato,
un mondo che non ha più gli stessi parametri di un tempo e certe cose che
eravamo abituati a vivere e davamo per scontate non lo sono più. Quindi, noi
sentiamo la necessità di ripensare bene cosa siamo e che cosa vogliamo fare. Il
consumismo è uno di questi aspetti cambiati di questo nostro mondo: una realtà
sempre più marcatamente presente nel vissuto, nella storia dei nostri
contemporanei, una grande sfida che richiede da parte nostra una risposta. La
risposta che possiamo dare, però, qual è? Certamente non una risposta
improvvisata, ma una risposta ben pensata e ripensata sulla base del Vangelo e
soprattutto della testimonianza dataci da Francesco.
D. – Si parla
sempre più di scontro di civiltà con l’islam. San Francesco è andato ad
annunziare il Vangelo al Saladino. Oggi come si comporterebbe?
R. – Francesco non
ha mai vissuto niente in termini di scontro o di conflitto. Il suo essere
pacificato, frutto di tutta un’esperienza pasquale, della morte e passione con
Cristo, e della sua risurrezione in Cristo a vita nuova, ha incontrato tutto,
ha incontrato tutto quello che esiste su questa Terra, dato agli uomini non per
entrare in conflitto o in scontro tra di loro, ma per entrare nell’incontro con
Dio, con il Creato, con il prossimo… Quindi, è più un problema della nostra
civiltà, che non ha elaborato percorsi giusti, intelligenti, sapienti di
incontro.
D. – Può
raccontarci qual è la sua esperienza di frate cappuccino?
R. – La mia è un’esperienza come
tante altre, niente di particolare. L’affascino mi è provenuto dall’aver visto,
in gioventù, un frate cappuccino, che era un frate questuante, ho saputo solo
in seguito fosse un frate cappuccino. Mi aveva colpito la semplicità del suo
viaggiare per le strade a mendicare e il suo tratto di gioia e soprattutto, ho
scoperto dopo, di serafica letizia. Mi sono trovato davanti a qualcosa che
cercavo. Ero piccolo, volevo crescere mantenendomi nella caratteristica del
‘piccolo’. Quindi, non ero disposto a sacrificare nulla in cambio della gioia
della letizia. E quell’esempio mi ha affascinato. Per cui tutta la mia
esperienza oggi a 50 anni tiene conto sempre di quel primo incontro.
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CONVOCATO
DAL PAPA IN VATICANO IL SINODO DELLA CHIESA CALDEA,
PER
L’ELEZIONE DEL PATRIARCA
- A
cura di Paolo Salvo -
Il Papa ha convocato per i primi di dicembre in Vaticano
il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea, per l’elezione del Patriarca di
Babilonia dei Caldei, sede rimasta vacante in seguito alla morte di Sua
Beatitudine Raphael I Bidawid, avvenuta lo scorso 7 luglio all’età di 81 anni.
“Il Santo Padre Giovanni Paolo II – è detto in un breve
comunicato diffuso stamani – nella sua paterna sollecitudine verso la
venerabile Chiesa Caldea e in considerazione del canone 72 paragrafo 2 del
Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, ha convocato per i giorni 2-3
dicembre 2003 in Vaticano, il Sinodo dei Vescovi di quella Chiesa per
l’elezione del Patriarca di Babilonia dei Caldei”.
La Chiesa di Babilonia dei Caldei, con sede a Baghdad,
rientra nelle antiche Chiese cristiane d’Oriente che si considerano figlie di
San Tommaso Apostolo. E’ una delle cinque “famiglie” all’interno delle Chiese
orientali, ognuna con propri riti e tradizioni: Alessandrina, Antiochena,
Armena, Caldea, Costantinopolitana. E’ una Chiesa gloriosa, con molti santi e
martiri, che poi è arrivata fino all’India, dando vita al ramo siro-malabarese.
Nei primi secoli del cristianesimo, queste comunità erano molto fiorenti. Nel
corso dei secoli, la Chiesa Caldea si è sempre più immedesimata nella storia e
nella vita del popolo iracheno, con le sue speranze e i suoi drammi. Il 12
giugno del 2000, Giovanni Paolo II aveva ricevuto in udienza i Padri della
Chiesa Caldea riuniti per il loro Sinodo, rivolgendo il suo affettuoso pensiero
“a tutto il popolo iracheno” tanto provato.
ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata, il
Santo Padre ha ricevuto anche l’arcivescovo Antonio Arcari, nunzio apostolico
in Honduras.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina così si apre: “Anno del Rosario” – “Sulla
via della santità con lo sguardo fisso su Gesù e il Rosario tra le mani”.
All’udienza generale, Giovanni Paolo II esorta ad
intraprendere il cammino che –dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 – ci è stato
indicato dalla celebrazione di un anno di preghiera alla scuola di Maria.
Seguono, poste in forte risalto, le parole del Papa,
sempre all’udienza generale: “La Croce di Cristo simbolo eloquente della
civiltà dell’amore ... sorgente di luce, di conforto e di speranza per gli
uomini di tutti i tempi”.
Nelle vaticane, il Messaggio del Papa in occasione del
Capitolo delle Stuoie de Cappuccini italiani.
La prefazione del nostro direttore al volume di padre
Alfredo Marranzini dal titolo “Giuseppe Moscati, modello del laico cristiani di
oggi”.
Nel cammino della Chiesa in America, le celebrazioni – in Argentina,
Uruguay, Venezuela – per il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II.
Nelle estere, nuovo sangue in Iraq, segnato da altri
episodi di violenza.
Medio Oriente: Bush invita le parti al rispetto degli
accordi; Abu Ala prepara un nuovo governo.
Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi sul
libro “Le immagini della critica”, a cura di Ugo M. Olivieri.
Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria
e delle pensioni.
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29 ottobre 2003
“CINA
E VATICANO. DALLO SCONTRO AL DIALOGO”:
E’ IL TITOLO DEL LIBRO DI ALCESTE SANTINI
PRESENTATO IERI SERA
ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ GREGORIANA
- Servizio di Fausta Speranza -
“Cina e Vaticano. Dallo scontro al dialogo”. È il titolo
del libro del vaticanista e saggista, Alceste Santini, pubblicato da Editori
Riuniti e presentato ieri sera alla Pontificia Università Gregoriana, a Roma.
Erano presenti il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace, il senatore a vita Giulio Andreotti, e Cesare
Romiti, presidente dell’Istituto Italo-Cinese.
Il volume spiega la situazione
attuale dei rapporti tra Chiesa e Cina facendo un excursus storico a partire
dall’esperienza, alla fine del cinquecento, del missionario padre Matteo Ricci.
Ha seguito il dibattito Fausta Speranza:
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Le lungimiranti riflessioni del missionario gesuita Matteo
Ricci sulla necessità di rispettare e valorizzare l’identità culturale della
Cina. Da allora è stata fatta tanta strada anche tra errori e incomprensioni
reciproche. Oggi, ribadisce il cardinale Etchegaray, si è giunti ad un rapporto
amicale...
“L’EGLISE AUJOURD’HUI
S’ORIENTE VERS UN DIALOGUE AMICAL, ...”
La Chiesa riconosce che bisogna comprendere la Cina
partendo da essa stessa e sottolinea che la Chiesa non ha nulla da rivendicare
per il passato. Da parte sua, l’autore Alceste Santini parla di un dialogo tra
Cina e Vaticano, anche se chiarisce che si tratta dell’inizio di una nuova
fase. Individua, poi, un segno tangibile della posizione delle attuali autorità
in Cina:
“Finalmente, già il presidente Jang Xemin aveva detto che
bisognava ripensare la visione della religione per superare la classica
tradizione marxista-leninista che la definiva oppio dei popoli. La religione
che, alla luce del Concilio Vaticano II, è incentrata sul messaggio evangelico
di liberazione e di salvezza è una religione che ci fa riflettere e anche una
persona di fede può dare un contributo importante alla creazione, alla
realizzazione di una società nuova, fondata sui diritti. Con questa visione
nuova, che è andata affermandosi con Jang Xemin, ora si misura Hu Hintao, che è
stato eletto dal congresso del Partito comunista nel novembre del 2002
segretario generale del partito e nel marzo 2003 presidente della Repubblica.
Sta al nuovo gruppo dirigente portare avanti questa nuova fase. Non è un caso
che abbiano accolto nel Comitato centrale del partito comunista, cioè
nell’assemblea del Popolo, come viene
chiamato il loro Parlamento, le tre rappresentanze: imprenditori, che hanno
dato un grande contributo a questa nuova Cina, che sul piano economico sta
facendo tremare tante grandi potenze; ma anche gli scienziati, tutte le
personalità che hanno dato un contributo alla realizzazione di questo nuovo indirizzo;
e le religioni”.
A
sottolineare che in tema di pieno rispetto dei diritti umani il cammino è solo
appena cominciato è il senatore a vita, Giulio Andreotti. Ha definito le tappe
recenti “pietre di una costruzione futura”. Anche il cardinale Etchegaray parla
di problemi ancora aperti, anche all’interno della Chiesa stessa in Cina:
“IPSO FACTO, TOUS LES
PROBLEMES QUI SONT INHERENTS A LA VIE ...”
Ricorda però quanto ribadito dal Papa nel messaggio
inviato a tutti i cattolici della Cina continentale l’8 dicembre del 2000:
“IL N’Y A
QU’UNE SEULE EGLISE, A DEUX FACES. ...”
La
Chiesa in Cina è una sola, anche se a due facce. Non ne esiste una ufficiale e
una ufficiale e clandestina, ma entrambe sono veramente cinesi ed entrambe sono
in comunione con il successore di Pietro.
“AU-DELA DES
QUESTIONS DIPLOMATIQUES, IL Y A L’EXISTENCE ...”
In ogni caso, il cardinale Etchegaray invita a non
considerare solo il piano dei rapporti diplomatici, ma l’umanità del vissuto
dei cristiani in Cina.
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PAURA PER GLI ATTENTATI, INSOFFERENZA PER I MILITARI:
A
BAGHDAD SI RESPIRA ANCORA ARIA DI GUERRA
-
Intervista con Simona Pari, di “Un ponte per…” -
“Se lasciassimo Baghdad in questo momento, la gente si
sentirebbe tradita”. Così la Croce Rossa italiana ha spiegato la decisione di
restare nella capitale irachena, nonostante l’attentato di lunedì scorso. Dello
stesso avviso anche l’organizzazione non governativa italiana “Un ponte per…”,
che sta continuando la sua opera di assistenza alla popolazione locale. Al
microfono di Andrea Sarubbi, Simona Pari racconta da Baghdad il difficile clima
in cui “Un ponte per…” si trova a lavorare in questi giorni:
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R. – La tensione è salita molto, rispetto ai giorni
scorsi. Il dopo-attacco alla Croce Rossa ha riportato alle immagini ed alla
situazione che si era vissuta dopo l’attacco alle Nazioni Unite. La stessa popolazione
è spaventata, perché si tratta di attacchi piuttosto violenti, che vengono
organizzati in contemporanea e che - soprattutto - coinvolgono civili: la
percezione del pericolo è molto diffusa.
D. – Come la Croce Rossa, anche “Un ponte per ...” ha deciso
di restare in Iraq nonostante gli attentati. Perché?
R. – Noi abbiamo deciso di rimanere perché il nostro
compito non è soltanto quello di portare aiuti, ma anche quello di lavorare con
la popolazione locale, con cui stiamo a stretto contatto. Non abbassiamo
assolutamente la soglia d’attenzione ed analizziamo quotidianamente la
situazione, ma abbiamo dei progetti iniziati ed altri stanno iniziando: perciò
vogliamo rimanere qui, per lavorare con gli iracheni. Che a loro volta, va
detto, condannano questi attentati.
D. – Dicevi di questa paura generalizzata: voi di “Un
ponte per ...” quanta paura avete?
R. – Le esplosioni sono ormai all’ordine del giorno.
L’altra mattina sono state molto chiare - soprattutto quella alla Croce Rossa,
che si trova ad un paio di isolati da dove lavoriamo - ma ce ne sono state
anche ieri sera e stanotte. Non si tratta di paura: si tratta di attenzione. Il
che significa, ad esempio, che non si può camminare tranquillamente per la
città, ma si cerca piuttosto di fare spostamenti ben precisi: di adottare,
cioè, degli accorgimenti che non mettano a repentaglio la vita di chi lavora
con noi.
D. – Che cosa pensa la popolazione irachena della presenza
militare americana, dopo tutto questo tempo?
R. – La assoluta preoccupazione per le violenze convive
con l’irritazione nei confronti dei soldati. Molte volte la presenza americana
è davvero invadente, nella quotidianità: basti pensare alle pattuglie di carri
armati o di camionette che interrompono il traffico. Insomma, la popolazione condanna
in maniera assoluta le violenze, ma allo stesso tempo è pesante la vita in una
città assolutamente assediata ed occupata, in cui la presenza militare si sente
ad ogni angolo.
D. – E quanto manca all’Iraq per diventare un Paese
‘normale’?
R. – Ci sono problemi nel coordinamento degli interventi
e, soprattutto, c’è un gravissimo ritardo da parte della coalizione e di questo
governo nella ricostruzione e nella fornitura di servizi alla popolazione, come
previsto dalle Convenzioni internazionali. I problemi, dunque, sono tantissimi:
manca ancora l’elettricità, l’acqua, gli ospedali, ci sono persone senza casa
che vengono sfollate da abitazioni pubbliche… E poi ci sono tutta una serie di
questioni legate alla presenza militare - come gli le uccisioni ed i ferimenti
dovuti a sparatorie tra la coalizione e la resistenza - e questo molte volte
coinvolge la popolazione civile, che non ne può più!
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29 ottobre 2003
LA
FIGURA E L’OPERA DI PAPA MONTINI RIPERCORSE IN GERMANIA,
IN UN SEMINARIO
PROMOSSO DALL’’ISTITUTO PAOLO VI DI BRESCIA
E DALL’UNIVERSITA’
TEDESCA DI BOCHUM
BOCHUM. = Paolo VI e' stato un
esempio di “straordinaria modernità e di contemporaneità con l'uomo d'oggi”. A
25 anni dalla morte, papa Montini e' stato ricordato in Germania un seminario
di studi che “ha voluto rendere giustizia a Paolo VI nel contesto sociale e
culturale della Germania, e restituire all'azione complessa da lui svolta nel
suo tempo il rilievo che merita”. La giornata di studio e' stata promossa
dall'Istituto Paolo VI di Brescia e dall’Università di Bochum, quasi “a voler
colmare una vera e propria lacuna storiografica. In realtà, è stato affermato
durante il seminario, l'attenzione degli storici e' in Germania ancora fortemente
concentrata sugli anni del nazismo e della seconda guerra mondiale, con le sue
tragiche conseguenze, e molto meno sui decenni immediatamente successivi, che
hanno visto profondi rivolgimenti sul piano planetario”. In particolare, la
figura e l'opera di Paolo VI, appare in Germania quasi totalmente dimenticata,
in un Paese segnato oggi da un intenso processo di secolarizzazione e di
cristianizzazione. Nel seminario sono stati analizzati, tra l'altro, i rapporti
di Montini con il teologo Romano Guardini, al quale il futuro Papa guardava con
particolare attenzione anche per l'impegno da lui profuso nella formazione
della gioventù universitaria. (A.D.C.)
ALMENO
TRE MILIONI DI BAMBINI A RISCHIO DI MORTE PER FAME, IN ETIOPIA,
DOVE SICCITA’ E
ALLUVIONI HANNO PEGGIORATO L’ENDEMICO STATO DI CRISI.
APPELLO DI SAVE THE
CHILDREN PER UN NUOVO IMPEGNO
DA PARTE DELLA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE
ADDIS
ABEBA. = La crisi alimentare continua a colpire l'Etiopia. La popolazione
malnutrita ammonta attualmente a 15 milioni di persone (su una popolazione totale
di 66 milioni), compresi 3 milioni di bambini con meno di 5 anni. Lo denuncia
Save the children in nuovo rapporto sulla crisi etiope presentato oggi. Ogni
anno, circa 70 mila bambini muoiono a causa della mancanza di cibo o per
patologie comunque legate alla malnutrizione, sottolinea l'organizzazione
umanitaria. In alcune regioni, diverse alluvioni hanno favorito il rapido
aumento di casi di malaria e tubercolosi, soprattutto tra i bambini. Sempre più
minori sono costretti a lavorare per procurarsi cibo. Dall'inizio del 2003 a
oggi, gli etiopi che hanno avuto bisogno di assistenza alimentare sono stati 13
milioni. Nonostante gli aiuti, per tutto il 2004 non dovrebbero scendere sotto
gli 8 milioni. Le regioni più colpite dalla carestia sono soprattutto quelle
nord orientali e la Southern Nations and Nationalities Region (SNNPR). Secondo
l'Onu, a causa della siccità, oltre 4 milioni di persone avranno presto bisogno
di rifornimenti di acqua. La mortalità del bestiame, principale fonte di
sostentamento per la popolazione rurale, rimane alta in molte regioni a causa
della scarsità di cibo. Il governo etiope, le agenzie umanitarie e le Nazioni
Unite stanno rispondendo a questa crisi con impegno senza precedenti.
Nonostante ciò, problemi nella distribuzione del cibo hanno contribuito a incrementare
i livelli di malnutrizione in diverse aree. E' perciò necessario, sottolinea il
rapporto, un nuovo tipo di impegno da parte della comunità internazionale per
portare finalmente un aiuto efficace e duraturo. “Bisogna innanzitutto
rispondere ai bisogni dei minori e realizzare finalmente i diritti fondamentali
alla vita, alla salute, all'istruzione dei bambini dell'Etiopia. E' la via obbligata
per costruire un futuro migliore per questo Paese”, sostiene il portavoce di
Save the Children Italia, Antonello Sacchetti. (A.D.C.)
“CAMMINO”,
OPERA DI SAN JOSEMARIA ESCRIVÀ, FONDATORE DELL’OPUS DEI,
È STATO PRESENTATO IERI
A MILANO. IL LIBRO È PUBBLICATO
DALLA “LEONARDO
INTERNATIONAL”, FONDATA DA LEONARDO MONDADORI,
L’EDITORE
PREMATURAMENTE SCOMPARSO L’ANNO SCORSO E CHE AVEVA INIZIATO
LA CONVERSIONE AL
CATTOLICESIMO PROPRIO DALLA LETTURA DI “CAMMINO”
MILANO. = La nuova edizione del libro “Cammino” di San
Josémaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, è stata presentata ieri
a Milano. Il volume è pubblicato dalla casa editrice “Leonardo International”,
fondata da Leonardo Mondadori nel 1989. L’opera raccoglie il lavoro sacerdotale
che il santo aveva iniziato nel 1925 e venne pubblicato per la prima volta in
Spagna nel 1934 con il titolo "Considerazioni spirituali". Nel 1939
esce l'edizione successiva, riveduta ed ampliata che recava già il titolo attuale e definitivo: da questo momento
diverrà un classico della letteratura ascetica. Finora sono state pubblicate
quasi cinque milioni di copie in 44 lingue. L'edizione presentata ieri a Milano
nasce da un desiderio esplicito di Leonardo Mondadori, l'editore scomparso
prematuramente l'anno scorso che aveva letto per la prima volta
"Cammino" nel 1992: questa lettura segnò l'inizio del suo percorso di
conversione alla fede cattolica. Il suo desiderio era che il libro potesse
essere stampato in occasione della canonizzazione di Escrivá, avvenuta il 6
ottobre dell’anno scorso ma per una serie di circostanze ciò non fu possibile.
(M.R.)
ALCUNI
SCIENZIATI DI UNA CASA FARMACEUTICA TEDESCA AVREBBERO SVILUPPATO
UN FARMACO IN GRADO DI
CONTRASTARE L’EPATITE C, VIRUS CHE HA GIÀ INFETTATO 170 MILIONI DI PERSONE NEL
MONDO
LONDRA. =
Secondo quanto hanno riferito oggi alcuni scienziati ci
sarebbe un nuovo farmaco in grado di prevenire la
duplicazione nel corpo dei virus e che potrebbe essere usato contro l'epatite C, una malattia che può
uccidere più gente dell'Aids. Il virus ha già infettato oltre 170 milioni di persone in tutto il mondo. L’epatite C può
causare danni permanenti al fegato e provocare, in molti casi, la morte.
Attualmente non ci sono vaccini contro l'epatite C e
le cure disponibili possono causare effetti collaterali non voluti. Gli scienziati al lavoro per una industria farmaceutica
tedesca hanno sviluppato un farmaco che potrebbe
offrire una nuova speranza ai pazienti. Chiamato BILN 2061, il farmaco agisce
su un enzima che blocca la moltiplicazione del virus. Gli scienziati credono
che “sia una grande promessa per una miglior cura delle infezioni croniche di
Epatite C”, anche se necessita di ulteriori esami che attestino l’efficacia della sostanza. Il ministro
della salute degli Stati Uniti, Everett Koop ha descritto la malattia
come una minaccia più grave alla salute pubblica dell'Aids: “L'epatite C ha già infettato tre volte di più di quanto abbia
fatto l'Aids. E' responsabile di oltre un terzo di tutti i trapianti di
fegato”. La cura utilizzata attualmente contro il virus utilizza l'interferone
in combinazione con ribavirin, un farmaco antivirale. (M.R.)
LA
GRATITUDINE E LA RICONOSCENZA DELLA CITTA’ DI MABONTO, IN SIERRA LEONE,
CHE HA
CONCESSO LA CITTADINANZA ONORARIA AL MISSIONARIO SAVERIANO
PADRE
GERARDO CAGLIONI,
REALIZZATORE
DI UNA SCUOLA PER GIOVANI ADOLESCENTI
MABONTO
(SIERRA LEONE). = E’ un missionario cattolico, ma d’ora in poi sarà anche
considerato un “imam”, nome col quale vengono chiamati i responsabili della
preghiera dei musulmani. Un titolo insolito che vuole esprimere però riconoscimento
e gratitudine nei confronti del bergamasco padre Gerardo Caglioni, saveriano,
da anni in Sierra Leone, a servizio della missione di Bumbuna. Il religioso ha
recentemente ricevuto la cittadinanza onoraria di Mabonto con il nome “Alimamy
Bangura III”. Quell’“Alimamy” è diventato il nome proprio dell’attuale famiglia
da cui proviene Alimamy Bangura II, il “chief paramount” (capo tradizionale)
dell’antico regno di Kafe Simiria e di Mabonto, nel cuore del piccolo Stato
africano. Il titolo, assai raro e concesso solo per meriti speciali da quelle
parti, è il ringraziamento delle autorità locali al missionario italiano per la
realizzazione di una scuola secondaria destinata ai ragazzi dagli 11 ai 14 anni
della comunità. “Sono già oltre quaranta gli alunni che la frequentano”, ha
spiegato alla Misna padre Caglioni, che ha per così dire “completato” il titolo
ricevuto con l'aggiunta del suo nome di battesimo, diventando così padre Gerry
Bangura III. “Siamo particolarmente contenti perché si tratta della prima
struttura scolastica del genere in questa zona del Paese”, ha osservato il
religioso, che per il quale “l’avvio di questa scuola segna il riscatto da un
lungo periodo di decadenza, legato anche al conflitto terminato nel 2001.
Promuovere l’educazione e l’istruzione significa far uscire dall’isolamento le
generazioni più giovani”. (A.D.C.)
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29
ottobre 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Nuove violenze in Iraq, dove la
situazione rimane estremamente difficile per le truppe statunitensi. Due bombe
sono esplose stamani a Bassora, nell'Iraq meridionale. Un soldato della
coalizione e due civili, uno dei quali iracheno, sono morti, ma il bilancio
potrebbe essere più grave. Nella notte due soldati americani erano rimasti
uccisi, quando il loro mezzo corazzato è saltato in aria nei pressi di Balad,
70 km a nord di Baghdad. Questi nuovi episodi seguono i gravi attentati dei
giorni scorsi. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:
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Ieri, un’autobomba è esplosa a Falluja, davanti ad una
stazione dell’elettricità, uccidendo almeno quattro persone. Attacchi mirati
contro le truppe americane sono invece avvenuti in altre zone del Paese. Un
soldato è morto a Baghdad, dove domenica sera era stato ucciso anche il vice sindaco.
L’attentato di ieri mattina si somma ai quattro avvenuti lunedì nella capitale,
davanti alla sede della Croce Rossa e a commissariati di polizia, in cui sono
morte oltre 30 persone. Di fronte a questa escalation della violenza, il
presidente americano Bush ha tenuto una conferenza stampa, per rispondere ai
suoi critici. Il capo della Casa Bianca ha addossato la responsabilità a gruppi
terroristici venuti dai Paesi vicini e ai fedelissimi di Saddam Hussein, che
ancora operano in Iraq. Quindi, ha dichiarato che lo scopo di questi attacchi è
intimidire gli Stati Uniti e i loro alleati e spingerli a ritirarsi, proprio
perciò ha garantito che non lascerà l’Iraq, anche se, secondo i sondaggi, i
cittadini americani cominciano ad essere favorevoli a questa ipotesi. Il capo
della Casa Bianca ha sollecitato la Siria e l’Iran a controllare meglio le loro
frontiere, per impedire l’accesso dei terroristi in Iraq ed ha aggiunto che le
tattiche sul terreno potrebbero cambiare per contenere le violenze.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Nuove violenze costellano anche la crisi
israelo-palestinese. Un palestinese è stato ucciso ed un altro è rimasto ferito
da spari esplosi la scorsa notte da soldati israeliani di guardia al valico di
Nahal Oz, nel nord della striscia di Gaza. Lo ha riferito la radio militare.
Secondo la emittente, i due erano impegnati nella progettazione di un
attentato. Intanto, secondo il presidente americano Bush i leader palestinesi
non si sono ancora adoperati abbastanza contro il terrorismo e per far nascere
uno Stato indipendente. Il servizio di Graziano Motta:
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Ci si presenta lo scenario di un
governo palestinese allargato, dopo il fallito tentativo di Abu Ala, che aveva
riunito un governo ristretto di emergenza. Questo esecutivo dovrebbe esaurire
le sue funzioni fra giorni, ai primi di novembre, quando lo stesso Abu Ala
conta di presentare una compagine di governo con rappresentanti di tutti gli
schieramenti parlamentari, compresi quelli fondamentalisti islamici, il cui
leader, lo sceicco, Ahmed Yassin, si è detto disponibile a trattare con Israele
un nuovo cessate il fuoco. Proposta, questa, non presa in considerazione dal
governo di Gerusalemme, che non intende avere alcun contatto con i gruppi
impegnati nella rivolta armata. Le elezioni amministrative, svoltesi ieri in
150 località, hanno segnato, come commentano i giornali, una vittoria
dell’indifferenza, con una percentuale di votanti del 40 per cento, benché
fosse aumentato il numero degli elettori per l’ammissione alle urne dei giovani
d 17 anni. Gran parte dei sindaci in
carica sono stati rieletti, come quello laburista di Tel Aviv, maggiore città
interessata dalla consultazione elettorale
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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E’ iniziata oggi la missione diplomatica di tre giorni a
Pyongyang del numero due del partito comunista cinese, Wu Bangguo. Al centro
dei colloqui la crisi nucleare nordcoreana. La Cina sta cercando di convincere
la controparte a riprendere il dialogo multilaterale iniziato in agosto a
Pechino, con un incontro a sei, che potrebbe svolgersi a dicembre, fra i
rappresentanti di Nord e Sud Corea, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti.
E intanto a Pechino giunge l’appello dell’Unione Europea a
fare progressi più concreti per il rispetto dei diritti umani. Il monito arriva
alla vigilia del vertice bilaterale tra Cina ed Ue, in programma nella capitale
del Paese asiatico domani e venerdì. Secondo un rapporto, diffuso ieri
da Amnesty International, in Cina sarebbero moltissimi i detenuti
condannati con processi irregolari e trattenuti in condizioni lesive dei
diritti fondamentali della persona. Non sono inoltre cessate le esecuzioni
capitali e la tortura.
Sono
ancora vivi undici dei tredici i minatori rimasti intrappolati giovedì scorso
nella miniera della regione di Rostov, nella Russia meridionale. Dieci dei
sopravvissuti sono stati riportati alla luce, mentre un altro - gravemente
ferito - è ancora all’interno della miniera. Ma proprio oggi altri operai sono
morti in un’esplosione avvenuta in un centro di estrazione dell'estremo oriente
russo. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
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In una miniera del Primoire,
vicino Vladivostock, è avvenuto un altro spaventoso incidente: a causa di
un’esplosione avvenuta a circa 700
metri di profondità, cinque lavoratori hanno perso la vita. Numerosi sono i dispersi,
mentre altri 37 minatori sono riusciti a risalire in superficie. La macchina
dei soccorsi si è già messa in moto. Intanto a Rostov le operazioni di
salvataggio hanno avuto successo. Lo riferisce l’agenzia Ria-Novosti. Per tutta
la giornata di ieri la speranza e la disperazione di non farcela si erano
alternate in un vortice spaventoso di sensazioni. Un tunnel di oltre 50 metri è
stato scavato dalla miniera vicina a quella dell’incidente, ma ad un certo
punto è sembrato che i calcoli fatti fossero sbagliati. Per di più non si
registravano segnali di vita. Ed invece all’alba è avvenuto il ritrovamento dei
minatori.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha accettato la
proposta dei combattenti dell’Esercito di liberazione nazionale. Le truppe
ribelli avevano chiesto di liberare i sette ostaggi, detenuti da sei settimane
e di consegnarli a una commissione composta di rappresentanti delle Nazioni
unite e Inglesi. Lo hanno reso noto fonti ecclesiastiche.
Si svolgeranno il prossimo 26 novembre le elezioni locali
in Irlanda del Nord, nonostante l’esito negativo dei negoziati tra repubblicani
e unionisti sulla ripresa di un governo di unità nazionale. Ad annunciarlo sono
state ieri fonti governative britanniche.
Il segretario generale della Nato, Robertson, si trova
oggi a Mosca, per invitare il presidente russo Putin ad assistere al Consiglio
Nato - Russia, che si terrà ad Istanbul in primavera. La visita di Robertson
servirà anche a discutere i risultati del lavoro del consiglio a 20 Nato -
Russia, creato in occasione della conferenza di Pratica di Mare del 28 maggio
2002. Questa sarà l’ultima visita di Robertson a Mosca in veste di segretario
generale dell'Alleanza atlantica: da gennaio sarà sostituito dal ministro degli
Esteri olandese, Jaap de Hoop Scheffer.
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