RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 302 - Testo della Trasmissione di mercoledì 29 ottobre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La preghiera de Rosario, “via mariana” e perciò “privilegiata” al “mistero” di Cristo. Così Giovanni Paolo II, all’udienza generale, nella catechesi dedicata alla conclusione dell’Anno del Rosario. Nelle parole del Papa, anche un invito a costruire la civiltà dell’amore, di cui è simbolo eloquente la croce di Cristo

 

Amore reciproco, amore per la povertà evangelica, amore per la Chiesa. E’ la via di San Francesco riproposta dal Pontefice ai frati Cappuccini italiani, riuniti per il cosiddetto “Capitolo delle Stuoie”. Con noi, padre Giulio Manera

 

Convocato dal Santo Padre il Sinodo della Chiesa Caldea, per l’elezione del nuovo Patriarca.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Cina e Vaticano. Dallo scontro al dialogo”. E’ il titolo del libro del vaticanista Alceste Santini, presentato ieri sera alla Pontificia Università Gregoriana. Ai nostri microfoni, l’autore e il cardinale Roger Etchegaray

 

 Ancora aria di guerra a Baghdad: paura per gli attentati, insofferenza per i militari. Intervista con Simona Pari.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La figura e l’opera di Papa Montini ripercorse in un seminario promosso dall’Istituto Paolo VI di Brescia e dall’Università tedesca di Bochum

 

Appello di “Save the Children” alla comunità internazionale: almeno tre milioni di bambini a rischi di morte per fame in Etiopia, a causa della carestia.

 

Presentato a Milano il libro “Cammino”, l’opera di San José Maria Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei

 

Scienziati di una casa farmaceutica  tedesca annunciano farmaco anti-epatite C

 

Al missionario saveriano, padre Gerardo Caglioni, concessa la cittadinanza onoraria della città sierra-leonese di Mabonto

 

24 ORE NEL MONDO:

Continuano gli attentati antiamericani in Iraq

 

Accuse di Bush ai leader palestinesi di un insufficiente impegno contro il terrorismo

 

 Vista diplomatica cinese oggi in Corea del Nord

 

Prosegue in Russia il salvataggio dei minatori intrappolati sotto terra; esplosione in un’altra miniera.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 ottobre 2003

 

“LA CROCE DI CRISTO SORGENTE DI LUCE, DI CONFORTO E DI SPERANZA

 PER GLI UOMINI IN TUTTI I TEMPI”. SONO LE PAROLE PRONUNCIATE DAL PAPA,

QUESTA MATTINA, NELL’UDIENZA GENERALE NELLA QUALE HA ANCHE RICORDATO CHE, CON LA FINE DEL MESE DI OTTOBRE, SI CONCLUDE L’ANNO DEL ROSARIO

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

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“Contemplare con Maria il volto di Cristo”. Queste parole tratte dalla lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae sono il centro vitale dell’Anno del Rosario che si conclude con la fine del mese di ottobre. Lo ha ricordato il Papa, stamani, all’udienza generale a cui gli oltre 16 mila fedeli, a causa del maltempo, hanno assistito in parte nella Basilica di San Pietro ed in parte nell’Aula Paolo VI.

 

Il Rosario - ha detto il Papa - costituisce la via mariana privilegiata per aiutare i cristiani a crescere come “contemplatori del volto di Cristo” e le Comunità ecclesiali a diventare “autentiche scuole di preghiera”.

 

E’ questa la via di Maria, la via sulla quale Ella ha compiuto il suo esemplare pellegrinaggio di fede come discepola del Verbo incarnato”.

 

Durante quest’anno il Papa ha voluto inoltre affidare a Dio due grandi intenzioni di preghiera: la pace e la famiglia.

 

“Recitare la corona del Rosario non è un ripiegamento intimistico, bensì una consapevole scelta di fede: contemplando il volto di Cristo, nostra Pace e nostra riconciliazione, vogliamo implorare il dono della pace, per intercessione di Maria Santissima”.

 

Sul tema della famiglia il Santo Padre ha rimarcato come proprio “il nucleo familiare dovrebbe essere il primo ambiente in cui la pace di Cristo è accolta, coltivata e custodita”. Al termine dell’udienza generale, nei saluti ai pellegrini italiani, Giovanni Paolo II ha infine ricordato il significato della croce per tutti gli uomini.

 

“Tutti vi esorto a fondare la vostra vita sulla Parola di Dio, per essere costruttori della civiltà dell’amore, di cui è simbolo eloquente la croce di Cristo, sorgente di luce, di conforto, e di speranza per gli uomini di tutti i tempi”.

 

Sul significato della preghiera del Rosario come strumento capace di rilanciare la dimensione della preghiera in tutto il mondo, ascoltiamo il mariologo Stefano De Fiores.

 

R. – E’ una preghiera veramente speciale il Rosario, perché nella spiritualità occidentale non troviamo un altro esercizio di pietà che sia capace di introdurci così profondamente nel mistero di Cristo, in tutta la sua vastità e con una ripetizione, come il Rosario. Dovremmo, però, cercare di tener conto della clausola o conclusione con cui termina l‘Ave Maria che rimanda al Mistero. Se già l’Ave Maria ha un baricentro che è il nome di Gesù, questo carattere Cristocentrico, Cristologico riceve ancora un’accentuazione e noi aggiungiamo, per esempio al primo Mistero: “Gesù che hai concepito per opera dello Spirito Santo” oppure “Gesù, morto per noi, risorto per noi, che ti incoroni di gloria”.

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LA FRATERNITA’ FRANCESCANA, BENEDIZIONE PER LA CHIESA

E TERAPIA PER L’UMANITA’: MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

AL “CAPITOLO DELLE STUOIE” DEI CAPPUCCINI D’ITALIA, IN CORSO AD ASSISI

- A cura di Roberta Gisotti -

        

“Discernendo e scrutando il passato, vi aprirete alle esigenze del presente per costruire insieme il futuro del vostro Ordine”: cosi il Papa in un lungo messaggio ai Cappuccini d’Italia, riuniti in questi giorni nella “serafica città d’Assisi”, per il “Capitolo delle stuoie”, a ricordo della “prima e singolare Assemblea voluta da San Francesco” presso la chiesetta della “Porziuncola”, oggi all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli. In quel luogo i confratelli del Poverello ascoltavano la sua parola su dei tappetini erbacei, appunto delle “stuoie”, su cui riposavano anche la notte. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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500 frati, guidati dal ministro generale padre John Corriveau, sono dunque convenuti nella cittadina umbra, presso la tomba di San Francesco, in rappresentanza di circa 2400 cappuccini delle 24 province italiane. Tema del Capitolo delle Stuoie: la fraternità in un mondo che cambia. La vostra forma di vita è “una sfida e una proposta” - sottolinea Giovanni Paolo II - “nel mondo attuale spesso lacerato dall'odio etnico o da follie omicide, percorso da passioni e da interessi contrastanti, desideroso di unità ma incerto sulle vie da prendere.” Ma può essere la vostra fraternità anche “una singolare benedizione per la Chiesa e una terapia per l’umanità. La fraternità, dunque, “modello e fermento di vita sociale, invita gli uomini – aggiunge il Santo Padre – “a unire le forze in vista dello sviluppo e della liberazione di tutta la persona”.

 

Altro tema caro a questo “Ordine di Fratelli”, secondo l’insegnamento di San Francesco, è l’amore per la povertà evangelica, alla luce della “minorità”, da cui la denominazione di Frati Minori: ciò “vi rende – ricorda il Papa – vicini e solidali con la gente umile e semplice”, “punto di riferimento cordiale e accessibile per i poveri e per quanti sono sinceramente alla ricerca di Dio” “Minorità – spiega Giovanni Paolo II – che comporta un cuore libero, distaccato, umile, mansueto e semplice” e “richiede una totale rinuncia a se stessi e una piena disponibilità verso Dio e i fratelli. La “minorità” “forza disarmata e disarmante della dimensione spirituale nella Chiesa e nel mondo”.

 

E poi l’“amore fedele alla Chiesa”, che esige da voi – sottolinea ancora il Santo Padre ai frati Cappuccini – “un atteggiamento di fede e di obbedienza”, che si traduce in “servizio umile e creativo”, “di fedeltà ecclesiale e di apertura ai fratelli”.

 

Infine una raccomandazione di Giovani Paolo II ai discepoli di San Francesco a “capire ancor di più l’urgenza di percorrere la ‘via stretta’ del Vangelo”, perché “occorre cambiare il cuore se si vuole sinceramente che cambi la vita”, ad evitare “il rischio - osserva - di sperimentare disincanto e frustrazione”; risulterebbero allora “inutili parole e proposte pur belle, incontri e raduni e si vanificherebbero le tante energie spese per elaborare programmi spirituali e apostolici.”

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Entriamo ora nel vivo dei lavori del Capitolo delle Stuoie, con questa intervista a padre Giulio Manera, al microfono di Daniele Semeraro.

 

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R. - Uno dei problemi più grandi che ci spinge a ritrovarci su questa linea della tradizione francescana è la presa di coscienza che siamo davanti ad un mondo che è cambiato, un mondo che non ha più gli stessi parametri di un tempo e certe cose che eravamo abituati a vivere e davamo per scontate non lo sono più. Quindi, noi sentiamo la necessità di ripensare bene cosa siamo e che cosa vogliamo fare. Il consumismo è uno di questi aspetti cambiati di questo nostro mondo: una realtà sempre più marcatamente presente nel vissuto, nella storia dei nostri contemporanei, una grande sfida che richiede da parte nostra una risposta. La risposta che possiamo dare, però, qual è? Certamente non una risposta improvvisata, ma una risposta ben pensata e ripensata sulla base del Vangelo e soprattutto della testimonianza dataci da Francesco.

 

D. – Si parla sempre più di scontro di civiltà con l’islam. San Francesco è andato ad annunziare il Vangelo al Saladino. Oggi come si comporterebbe?

 

R. – Francesco non ha mai vissuto niente in termini di scontro o di conflitto. Il suo essere pacificato, frutto di tutta un’esperienza pasquale, della morte e passione con Cristo, e della sua risurrezione in Cristo a vita nuova, ha incontrato tutto, ha incontrato tutto quello che esiste su questa Terra, dato agli uomini non per entrare in conflitto o in scontro tra di loro, ma per entrare nell’incontro con Dio, con il Creato, con il prossimo… Quindi, è più un problema della nostra civiltà, che non ha elaborato percorsi giusti, intelligenti, sapienti di incontro.

 

D. – Può raccontarci qual è la sua esperienza di frate cappuccino?

 

R. – La mia è un’esperienza come tante altre, niente di particolare. L’affascino mi è provenuto dall’aver visto, in gioventù, un frate cappuccino, che era un frate questuante, ho saputo solo in seguito fosse un frate cappuccino. Mi aveva colpito la semplicità del suo viaggiare per le strade a mendicare e il suo tratto di gioia e soprattutto, ho scoperto dopo, di serafica letizia. Mi sono trovato davanti a qualcosa che cercavo. Ero piccolo, volevo crescere mantenendomi nella caratteristica del ‘piccolo’. Quindi, non ero disposto a sacrificare nulla in cambio della gioia della letizia. E quell’esempio mi ha affascinato. Per cui tutta la mia esperienza oggi a 50 anni tiene conto sempre di quel primo incontro.

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CONVOCATO DAL PAPA IN VATICANO IL SINODO DELLA CHIESA CALDEA,

PER L’ELEZIONE DEL PATRIARCA

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il Papa ha convocato per i primi di dicembre in Vaticano il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea, per l’elezione del Patriarca di Babilonia dei Caldei, sede rimasta vacante in seguito alla morte di Sua Beatitudine Raphael I Bidawid, avvenuta lo scorso 7 luglio all’età di 81 anni.

 

“Il Santo Padre Giovanni Paolo II – è detto in un breve comunicato diffuso stamani – nella sua paterna sollecitudine verso la venerabile Chiesa Caldea e in considerazione del canone 72 paragrafo 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, ha convocato per i giorni 2-3 dicembre 2003 in Vaticano, il Sinodo dei Vescovi di quella Chiesa per l’elezione del Patriarca di Babilonia dei Caldei”.

 

La Chiesa di Babilonia dei Caldei, con sede a Baghdad, rientra nelle antiche Chiese cristiane d’Oriente che si considerano figlie di San Tommaso Apostolo. E’ una delle cinque “famiglie” all’interno delle Chiese orientali, ognuna con propri riti e tradizioni: Alessandrina, Antiochena, Armena, Caldea, Costantinopolitana. E’ una Chiesa gloriosa, con molti santi e martiri, che poi è arrivata fino all’India, dando vita al ramo siro-malabarese. Nei primi secoli del cristianesimo, queste comunità erano molto fiorenti. Nel corso dei secoli, la Chiesa Caldea si è sempre più immedesimata nella storia e nella vita del popolo iracheno, con le sue speranze e i suoi drammi. Il 12 giugno del 2000, Giovanni Paolo II aveva ricevuto in udienza i Padri della Chiesa Caldea riuniti per il loro Sinodo, rivolgendo il suo affettuoso pensiero “a tutto il popolo iracheno” tanto provato.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto anche l’arcivescovo Antonio Arcari, nunzio apostolico in Honduras.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina così si apre: “Anno del Rosario” – “Sulla via della santità con lo sguardo fisso su Gesù e il Rosario tra le mani”.

All’udienza generale, Giovanni Paolo II esorta ad intraprendere il cammino che –dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 – ci è stato indicato dalla celebrazione di un anno di preghiera alla scuola di Maria.

Seguono, poste in forte risalto, le parole del Papa, sempre all’udienza generale: “La Croce di Cristo simbolo eloquente della civiltà dell’amore ... sorgente di luce, di conforto e di speranza per gli uomini di tutti i tempi”.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa in occasione del Capitolo delle Stuoie de Cappuccini italiani.

La prefazione del nostro direttore al volume di padre Alfredo Marranzini dal titolo “Giuseppe Moscati, modello del laico cristiani di oggi”.

Nel cammino della Chiesa in America, le celebrazioni – in Argentina, Uruguay, Venezuela – per il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II.

 

Nelle estere, nuovo sangue in Iraq, segnato da altri episodi di violenza.

Medio Oriente: Bush invita le parti al rispetto degli accordi; Abu Ala prepara un nuovo governo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi sul libro “Le immagini della critica”, a cura di Ugo M. Olivieri.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria e delle pensioni.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 ottobre 2003

                                                                             

 

 

“CINA E VATICANO. DALLO SCONTRO AL DIALOGO”:

E’ IL TITOLO DEL LIBRO DI ALCESTE SANTINI PRESENTATO IERI SERA

ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ GREGORIANA

- Servizio di Fausta Speranza -

 

“Cina e Vaticano. Dallo scontro al dialogo”. È il titolo del libro del vaticanista e saggista, Alceste Santini, pubblicato da Editori Riuniti e presentato ieri sera alla Pontificia Università Gregoriana, a Roma. Erano presenti il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il senatore a vita Giulio Andreotti, e Cesare Romiti, presidente dell’Istituto Italo-Cinese. 

 

Il volume spiega la situazione attuale dei rapporti tra Chiesa e Cina facendo un excursus storico a partire dall’esperienza, alla fine del cinquecento, del missionario padre Matteo Ricci. Ha seguito il dibattito Fausta Speranza:

 

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Le lungimiranti riflessioni del missionario gesuita Matteo Ricci sulla necessità di rispettare e valorizzare l’identità culturale della Cina. Da allora è stata fatta tanta strada anche tra errori e incomprensioni reciproche. Oggi, ribadisce il cardinale Etchegaray, si è giunti ad un rapporto amicale...

 

“L’EGLISE AUJOURD’HUI S’ORIENTE VERS UN DIALOGUE AMICAL, ...”

 

La Chiesa riconosce che bisogna comprendere la Cina partendo da essa stessa e sottolinea che la Chiesa non ha nulla da rivendicare per il passato. Da parte sua, l’autore Alceste Santini parla di un dialogo tra Cina e Vaticano, anche se chiarisce che si tratta dell’inizio di una nuova fase. Individua, poi, un segno tangibile della posizione delle attuali autorità in Cina:

 

“Finalmente, già il presidente Jang Xemin aveva detto che bisognava ripensare la visione della religione per superare la classica tradizione marxista-leninista che la definiva oppio dei popoli. La religione che, alla luce del Concilio Vaticano II, è incentrata sul messaggio evangelico di liberazione e di salvezza è una religione che ci fa riflettere e anche una persona di fede può dare un contributo importante alla creazione, alla realizzazione di una società nuova, fondata sui diritti. Con questa visione nuova, che è andata affermandosi con Jang Xemin, ora si misura Hu Hintao, che è stato eletto dal congresso del Partito comunista nel novembre del 2002 segretario generale del partito e nel marzo 2003 presidente della Repubblica. Sta al nuovo gruppo dirigente portare avanti questa nuova fase. Non è un caso che abbiano accolto nel Comitato centrale del partito comunista, cioè nell’assemblea del  Popolo, come viene chiamato il loro Parlamento, le tre rappresentanze: imprenditori, che hanno dato un grande contributo a questa nuova Cina, che sul piano economico sta facendo tremare tante grandi potenze; ma anche gli scienziati, tutte le personalità che hanno dato un contributo alla realizzazione di questo nuovo indirizzo; e le religioni”.

 

A sottolineare che in tema di pieno rispetto dei diritti umani il cammino è solo appena cominciato è il senatore a vita, Giulio Andreotti. Ha definito le tappe recenti “pietre di una costruzione futura”. Anche il cardinale Etchegaray parla di problemi ancora aperti, anche all’interno della Chiesa stessa in Cina:

 

“IPSO FACTO, TOUS LES PROBLEMES QUI SONT INHERENTS A LA VIE ...”

 

Ricorda però quanto ribadito dal Papa nel messaggio inviato a tutti i cattolici della Cina continentale l’8 dicembre del 2000:

 

“IL N’Y A QU’UNE SEULE EGLISE, A DEUX FACES. ...”

La Chiesa in Cina è una sola, anche se a due facce. Non ne esiste una ufficiale e una ufficiale e clandestina, ma entrambe sono veramente cinesi ed entrambe sono in comunione con il successore di Pietro.

 

“AU-DELA DES QUESTIONS DIPLOMATIQUES, IL Y A L’EXISTENCE ...”

 

In ogni caso, il cardinale Etchegaray invita a non considerare solo il piano dei rapporti diplomatici, ma l’umanità del vissuto dei cristiani in Cina.

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PAURA PER GLI ATTENTATI, INSOFFERENZA PER I MILITARI:

A BAGHDAD SI RESPIRA ANCORA ARIA DI GUERRA

- Intervista con Simona Pari, di “Un ponte per…” -

 

“Se lasciassimo Baghdad in questo momento, la gente si sentirebbe tradita”. Così la Croce Rossa italiana ha spiegato la decisione di restare nella capitale irachena, nonostante l’attentato di lunedì scorso. Dello stesso avviso anche l’organizzazione non governativa italiana “Un ponte per…”, che sta continuando la sua opera di assistenza alla popolazione locale. Al microfono di Andrea Sarubbi, Simona Pari racconta da Baghdad il difficile clima in cui “Un ponte per…” si trova a lavorare in questi giorni:

 

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R. – La tensione è salita molto, rispetto ai giorni scorsi. Il dopo-attacco alla Croce Rossa ha riportato alle immagini ed alla situazione che si era vissuta dopo l’attacco alle Nazioni Unite. La stessa popolazione è spaventata, perché si tratta di attacchi piuttosto violenti, che vengono organizzati in contemporanea e che - soprattutto - coinvolgono civili: la percezione del pericolo è molto diffusa.

 

D. – Come la Croce Rossa, anche “Un ponte per ...” ha deciso di restare in Iraq nonostante gli attentati. Perché?

 

R. – Noi abbiamo deciso di rimanere perché il nostro compito non è soltanto quello di portare aiuti, ma anche quello di lavorare con la popolazione locale, con cui stiamo a stretto contatto. Non abbassiamo assolutamente la soglia d’attenzione ed analizziamo quotidianamente la situazione, ma abbiamo dei progetti iniziati ed altri stanno iniziando: perciò vogliamo rimanere qui, per lavorare con gli iracheni. Che a loro volta, va detto, condannano questi attentati.

 

D. – Dicevi di questa paura generalizzata: voi di “Un ponte per ...” quanta paura avete?

 

R. – Le esplosioni sono ormai all’ordine del giorno. L’altra mattina sono state molto chiare - soprattutto quella alla Croce Rossa, che si trova ad un paio di isolati da dove lavoriamo - ma ce ne sono state anche ieri sera e stanotte. Non si tratta di paura: si tratta di attenzione. Il che significa, ad esempio, che non si può camminare tranquillamente per la città, ma si cerca piuttosto di fare spostamenti ben precisi: di adottare, cioè, degli accorgimenti che non mettano a repentaglio la vita di chi lavora con noi.

 

D. – Che cosa pensa la popolazione irachena della presenza militare americana, dopo tutto questo tempo?

 

R. – La assoluta preoccupazione per le violenze convive con l’irritazione nei confronti dei soldati. Molte volte la presenza americana è davvero invadente, nella quotidianità: basti pensare alle pattuglie di carri armati o di camionette che interrompono il traffico. Insomma, la popolazione condanna in maniera assoluta le violenze, ma allo stesso tempo è pesante la vita in una città assolutamente assediata ed occupata, in cui la presenza militare si sente ad ogni angolo.

 

D. – E quanto manca all’Iraq per diventare un Paese ‘normale’?

 

R. – Ci sono problemi nel coordinamento degli interventi e, soprattutto, c’è un gravissimo ritardo da parte della coalizione e di questo governo nella ricostruzione e nella fornitura di servizi alla popolazione, come previsto dalle Convenzioni internazionali. I problemi, dunque, sono tantissimi: manca ancora l’elettricità, l’acqua, gli ospedali, ci sono persone senza casa che vengono sfollate da abitazioni pubbliche… E poi ci sono tutta una serie di questioni legate alla presenza militare - come gli le uccisioni ed i ferimenti dovuti a sparatorie tra la coalizione e la resistenza - e questo molte volte coinvolge la popolazione civile, che non ne può più!

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CHIESA E SOCIETA’

29 ottobre 2003

 

LA FIGURA E L’OPERA DI PAPA MONTINI RIPERCORSE IN GERMANIA,

IN UN SEMINARIO PROMOSSO DALL’’ISTITUTO PAOLO VI DI BRESCIA

E DALL’UNIVERSITA’ TEDESCA DI BOCHUM

 

BOCHUM. = Paolo VI e' stato un esempio di “straordinaria modernità e di contemporaneità con l'uomo d'oggi”. A 25 anni dalla morte, papa Montini e' stato ricordato in Germania un seminario di studi che “ha voluto rendere giustizia a Paolo VI nel contesto sociale e culturale della Germania, e restituire all'azione complessa da lui svolta nel suo tempo il rilievo che merita”. La giornata di studio e' stata promossa dall'Istituto Paolo VI di Brescia e dall’Università di Bochum, quasi “a voler colmare una vera e propria lacuna storiografica. In realtà, è stato affermato durante il seminario, l'attenzione degli storici e' in Germania ancora fortemente concentrata sugli anni del nazismo e della seconda guerra mondiale, con le sue tragiche conseguenze, e molto meno sui decenni immediatamente successivi, che hanno visto profondi rivolgimenti sul piano planetario”. In particolare, la figura e l'opera di Paolo VI, appare in Germania quasi totalmente dimenticata, in un Paese segnato oggi da un intenso processo di secolarizzazione e di cristianizzazione. Nel seminario sono stati analizzati, tra l'altro, i rapporti di Montini con il teologo Romano Guardini, al quale il futuro Papa guardava con particolare attenzione anche per l'impegno da lui profuso nella formazione della gioventù universitaria. (A.D.C.)

 

 

ALMENO TRE MILIONI DI BAMBINI A RISCHIO DI MORTE PER FAME, IN ETIOPIA,

DOVE SICCITA’ E ALLUVIONI HANNO PEGGIORATO L’ENDEMICO STATO DI CRISI.

APPELLO DI SAVE THE CHILDREN PER UN NUOVO IMPEGNO

DA PARTE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

 

ADDIS ABEBA. = La crisi alimentare continua a colpire l'Etiopia. La popolazione malnutrita ammonta attualmente a 15 milioni di persone (su una popolazione totale di 66 milioni), compresi 3 milioni di bambini con meno di 5 anni. Lo denuncia Save the children in nuovo rapporto sulla crisi etiope presentato oggi. Ogni anno, circa 70 mila bambini muoiono a causa della mancanza di cibo o per patologie comunque legate alla malnutrizione, sottolinea l'organizzazione umanitaria. In alcune regioni, diverse alluvioni hanno favorito il rapido aumento di casi di malaria e tubercolosi, soprattutto tra i bambini. Sempre più minori sono costretti a lavorare per procurarsi cibo. Dall'inizio del 2003 a oggi, gli etiopi che hanno avuto bisogno di assistenza alimentare sono stati 13 milioni. Nonostante gli aiuti, per tutto il 2004 non dovrebbero scendere sotto gli 8 milioni. Le regioni più colpite dalla carestia sono soprattutto quelle nord orientali e la Southern Nations and Nationalities Region (SNNPR). Secondo l'Onu, a causa della siccità, oltre 4 milioni di persone avranno presto bisogno di rifornimenti di acqua. La mortalità del bestiame, principale fonte di sostentamento per la popolazione rurale, rimane alta in molte regioni a causa della scarsità di cibo. Il governo etiope, le agenzie umanitarie e le Nazioni Unite stanno rispondendo a questa crisi con impegno senza precedenti. Nonostante ciò, problemi nella distribuzione del cibo hanno contribuito a incrementare i livelli di malnutrizione in diverse aree. E' perciò necessario, sottolinea il rapporto, un nuovo tipo di impegno da parte della comunità internazionale per portare finalmente un aiuto efficace e duraturo. “Bisogna innanzitutto rispondere ai bisogni dei minori e realizzare finalmente i diritti fondamentali alla vita, alla salute, all'istruzione dei bambini dell'Etiopia. E' la via obbligata per costruire un futuro migliore per questo Paese”, sostiene il portavoce di Save the Children Italia, Antonello Sacchetti. (A.D.C.)

 

 

“CAMMINO”, OPERA DI SAN JOSEMARIA ESCRIVÀ, FONDATORE DELL’OPUS DEI,

È STATO PRESENTATO IERI A MILANO. IL LIBRO È PUBBLICATO

DALLA “LEONARDO INTERNATIONAL”, FONDATA DA LEONARDO MONDADORI,

L’EDITORE PREMATURAMENTE SCOMPARSO L’ANNO SCORSO E CHE AVEVA INIZIATO

LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO PROPRIO DALLA LETTURA DI “CAMMINO”

 

MILANO. =  La nuova edizione del libro “Cammino” di San Josémaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei, è stata presentata ieri a Milano. Il volume è pubblicato dalla casa editrice “Leonardo International”, fondata da Leonardo Mondadori nel 1989. L’opera raccoglie il lavoro sacerdotale che il santo aveva iniziato nel 1925 e venne pubblicato per la prima volta in Spagna nel 1934 con il titolo "Considerazioni spirituali". Nel 1939 esce l'edizione successiva, riveduta ed ampliata  che recava già il titolo attuale e definitivo: da questo momento diverrà un classico della letteratura ascetica. Finora sono state pubblicate quasi cinque milioni di copie in 44 lingue. L'edizione presentata ieri a Milano nasce da un desiderio esplicito di Leonardo Mondadori, l'editore scomparso prematuramente l'anno scorso che aveva letto per la prima volta "Cammino" nel 1992: questa lettura segnò l'inizio del suo percorso di conversione alla fede cattolica. Il suo desiderio era che il libro potesse essere stampato in occasione della canonizzazione di Escrivá, avvenuta il 6 ottobre dell’anno scorso ma per una serie di circostanze ciò non fu possibile. (M.R.)

 

 

ALCUNI SCIENZIATI DI UNA CASA FARMACEUTICA TEDESCA AVREBBERO SVILUPPATO

UN FARMACO IN GRADO DI CONTRASTARE L’EPATITE C, VIRUS CHE HA GIÀ INFETTATO 170 MILIONI DI PERSONE NEL MONDO

 

LONDRA. = Secondo quanto hanno riferito oggi alcuni scienziati ci sarebbe un nuovo farmaco in grado di prevenire la duplicazione nel corpo dei virus e che potrebbe essere usato contro l'epatite C, una malattia che può uccidere più gente dell'Aids. Il virus ha già infettato oltre 170 milioni di persone in tutto il mondo. L’epatite C può causare danni permanenti al fegato e provocare, in molti casi, la morte. Attualmente non ci sono vaccini contro l'epatite C e le cure disponibili possono causare effetti collaterali non voluti. Gli scienziati al lavoro per una industria farmaceutica tedesca hanno sviluppato un farmaco che potrebbe offrire una nuova speranza ai pazienti. Chiamato BILN 2061, il farmaco agisce su un enzima che blocca la moltiplicazione del virus. Gli scienziati credono che “sia una grande promessa per una miglior cura delle infezioni croniche di Epatite C”, anche se necessita di ulteriori esami che attestino l’efficacia della sostanza. Il ministro della salute degli Stati Uniti, Everett Koop ha descritto la malattia come una minaccia più grave alla salute pubblica dell'Aids: “L'epatite C ha già infettato tre volte di più di quanto abbia fatto l'Aids. E' responsabile di oltre un terzo di tutti i trapianti di fegato”. La cura utilizzata attualmente contro il virus utilizza l'interferone in combinazione con ribavirin, un farmaco antivirale. (M.R.)

 

 

LA GRATITUDINE E LA RICONOSCENZA DELLA CITTA’ DI MABONTO, IN SIERRA LEONE,

CHE HA CONCESSO LA CITTADINANZA ONORARIA AL MISSIONARIO SAVERIANO

PADRE GERARDO CAGLIONI,

REALIZZATORE DI UNA SCUOLA PER GIOVANI ADOLESCENTI

 

MABONTO (SIERRA LEONE). = E’ un missionario cattolico, ma d’ora in poi sarà anche considerato un “imam”, nome col quale vengono chiamati i responsabili della preghiera dei musulmani. Un titolo insolito che vuole esprimere però riconoscimento e gratitudine nei confronti del bergamasco padre Gerardo Caglioni, saveriano, da anni in Sierra Leone, a servizio della missione di Bumbuna. Il religioso ha recentemente ricevuto la cittadinanza onoraria di Mabonto con il nome “Alimamy Bangura III”. Quell’“Alimamy” è diventato il nome proprio dell’attuale famiglia da cui proviene Alimamy Bangura II, il “chief paramount” (capo tradizionale) dell’antico regno di Kafe Simiria e di Mabonto, nel cuore del piccolo Stato africano. Il titolo, assai raro e concesso solo per meriti speciali da quelle parti, è il ringraziamento delle autorità locali al missionario italiano per la realizzazione di una scuola secondaria destinata ai ragazzi dagli 11 ai 14 anni della comunità. “Sono già oltre quaranta gli alunni che la frequentano”, ha spiegato alla Misna padre Caglioni, che ha per così dire “completato” il titolo ricevuto con l'aggiunta del suo nome di battesimo, diventando così padre Gerry Bangura III. “Siamo particolarmente contenti perché si tratta della prima struttura scolastica del genere in questa zona del Paese”, ha osservato il religioso, che per il quale “l’avvio di questa scuola segna il riscatto da un lungo periodo di decadenza, legato anche al conflitto terminato nel 2001. Promuovere l’educazione e l’istruzione significa far uscire dall’isolamento le generazioni più giovani”. (A.D.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 ottobre 2003

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Nuove violenze in Iraq, dove la situazione rimane estremamente difficile per le truppe statunitensi. Due bombe sono esplose stamani a Bassora, nell'Iraq meridionale. Un soldato della coalizione e due civili, uno dei quali iracheno, sono morti, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Nella notte due soldati americani erano rimasti uccisi, quando il loro mezzo corazzato è saltato in aria nei pressi di Balad, 70 km a nord di Baghdad. Questi nuovi episodi seguono i gravi attentati dei giorni scorsi. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:

 

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Ieri, un’autobomba è esplosa a Falluja, davanti ad una stazione dell’elettricità, uccidendo almeno quattro persone. Attacchi mirati contro le truppe americane sono invece avvenuti in altre zone del Paese. Un soldato è morto a Baghdad, dove domenica sera era stato ucciso anche il vice sindaco. L’attentato di ieri mattina si somma ai quattro avvenuti lunedì nella capitale, davanti alla sede della Croce Rossa e a commissariati di polizia, in cui sono morte oltre 30 persone. Di fronte a questa escalation della violenza, il presidente americano Bush ha tenuto una conferenza stampa, per rispondere ai suoi critici. Il capo della Casa Bianca ha addossato la responsabilità a gruppi terroristici venuti dai Paesi vicini e ai fedelissimi di Saddam Hussein, che ancora operano in Iraq. Quindi, ha dichiarato che lo scopo di questi attacchi è intimidire gli Stati Uniti e i loro alleati e spingerli a ritirarsi, proprio perciò ha garantito che non lascerà l’Iraq, anche se, secondo i sondaggi, i cittadini americani cominciano ad essere favorevoli a questa ipotesi. Il capo della Casa Bianca ha sollecitato la Siria e l’Iran a controllare meglio le loro frontiere, per impedire l’accesso dei terroristi in Iraq ed ha aggiunto che le tattiche sul terreno potrebbero cambiare per contenere le violenze.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nuove violenze costellano anche la crisi israelo-palestinese. Un palestinese è stato ucciso ed un altro è rimasto ferito da spari esplosi la scorsa notte da soldati israeliani di guardia al valico di Nahal Oz, nel nord della striscia di Gaza. Lo ha riferito la radio militare. Secondo la emittente, i due erano impegnati nella progettazione di un attentato. Intanto, secondo il presidente americano Bush i leader palestinesi non si sono ancora adoperati abbastanza contro il terrorismo e per far nascere uno Stato indipendente. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Ci si presenta lo scenario di un governo palestinese allargato, dopo il fallito tentativo di Abu Ala, che aveva riunito un governo ristretto di emergenza. Questo esecutivo dovrebbe esaurire le sue funzioni fra giorni, ai primi di novembre, quando lo stesso Abu Ala conta di presentare una compagine di governo con rappresentanti di tutti gli schieramenti parlamentari, compresi quelli fondamentalisti islamici, il cui leader, lo sceicco, Ahmed Yassin, si è detto disponibile a trattare con Israele un nuovo cessate il fuoco. Proposta, questa, non presa in considerazione dal governo di Gerusalemme, che non intende avere alcun contatto con i gruppi impegnati nella rivolta armata. Le elezioni amministrative, svoltesi ieri in 150 località, hanno segnato, come commentano i giornali, una vittoria dell’indifferenza, con una percentuale di votanti del 40 per cento, benché fosse aumentato il numero degli elettori per l’ammissione alle urne dei giovani d 17 anni.  Gran parte dei sindaci in carica sono stati rieletti, come quello laburista di Tel Aviv, maggiore città interessata dalla consultazione elettorale

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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E’ iniziata oggi la missione diplomatica di tre giorni a Pyongyang del numero due del partito comunista cinese, Wu Bangguo. Al centro dei colloqui la crisi nucleare nordcoreana. La Cina sta cercando di convincere la controparte a riprendere il dialogo multilaterale iniziato in agosto a Pechino, con un incontro a sei, che potrebbe svolgersi a dicembre, fra i rappresentanti di Nord e Sud Corea, Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti.

 

E intanto a Pechino giunge l’appello dell’Unione Europea a fare progressi più concreti per il rispetto dei diritti umani. Il monito arriva alla vigilia del vertice bilaterale tra Cina ed Ue, in programma nella capitale del Paese asiatico domani e venerdì. Secondo un rapporto, diffuso ieri da Amnesty International, in Cina sarebbero moltissimi i detenuti condannati con processi irregolari e trattenuti in condizioni lesive dei diritti fondamentali della persona. Non sono inoltre cessate le esecuzioni capitali e la tortura.

 

Sono ancora vivi undici dei tredici i minatori rimasti intrappolati giovedì scorso nella miniera della regione di Rostov, nella Russia meridionale. Dieci dei sopravvissuti sono stati riportati alla luce, mentre un altro - gravemente ferito - è ancora all’interno della miniera. Ma proprio oggi altri operai sono morti in un’esplosione avvenuta in un centro di estrazione dell'estremo oriente russo. Sentiamo Giuseppe D’Amato:

 

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In una miniera del Primoire, vicino Vladivostock, è avvenuto un altro spaventoso incidente: a causa di un’esplosione  avvenuta a circa 700 metri di profondità, cinque lavoratori hanno perso la vita. Numerosi sono i dispersi, mentre altri 37 minatori sono riusciti a risalire in superficie. La macchina dei soccorsi si è già messa in moto. Intanto a Rostov le operazioni di salvataggio hanno avuto successo. Lo riferisce l’agenzia Ria-Novosti. Per tutta la giornata di ieri la speranza e la disperazione di non farcela si erano alternate in un vortice spaventoso di sensazioni. Un tunnel di oltre 50 metri è stato scavato dalla miniera vicina a quella dell’incidente, ma ad un certo punto è sembrato che i calcoli fatti fossero sbagliati. Per di più non si registravano segnali di vita. Ed invece all’alba è avvenuto il ritrovamento dei minatori.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha accettato la proposta dei combattenti dell’Esercito di liberazione nazionale. Le truppe ribelli avevano chiesto di liberare i sette ostaggi, detenuti da sei settimane e di consegnarli a una commissione composta di rappresentanti delle Nazioni unite e Inglesi. Lo hanno reso noto fonti ecclesiastiche.

Si svolgeranno il prossimo 26 novembre le elezioni locali in Irlanda del Nord, nonostante l’esito negativo dei negoziati tra repubblicani e unionisti sulla ripresa di un governo di unità nazionale. Ad annunciarlo sono state ieri fonti governative britanniche.

 

Il segretario generale della Nato, Robertson, si trova oggi a Mosca, per invitare il presidente russo Putin ad assistere al Consiglio Nato - Russia, che si terrà ad Istanbul in primavera. La visita di Robertson servirà anche a discutere i risultati del lavoro del consiglio a 20 Nato - Russia, creato in occasione della conferenza di Pratica di Mare del 28 maggio 2002. Questa sarà l’ultima visita di Robertson a Mosca in veste di segretario generale dell'Alleanza atlantica: da gennaio sarà sostituito dal ministro degli Esteri olandese, Jaap de Hoop Scheffer.

 

 

 

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