RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 301 - Testo della
Trasmissione di martedì 28 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Non
si arresta la drammatica catena di agguati in Sudan
Nuove
esplosioni in Iraq: almeno 6 morti a
Falluja
Abu
Ala rimarrà premier palestinese, se potrà scegliere il ministro dell’Interno.
Israele al voto per le amministrative
Traballano
i mercati finanziari russi, dopo l’arresto del magnate Khodorkovski
La
Chiesa colombiana convince la guerriglia: presto liberi i 7 ostaggi dell’Esercito
di liberazione nazionale.
28 ottobre 2003
DAL
PAPA ALCUNI VESCOVI FILIPPINI.
DOMATTINA
UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO.
RIUNITA
LA SEGRETERIA DEL SINODO PER L’AMERICA
Il Papa
ha proseguito anche oggi gli incontri con i vescovi della Conferenza Episcopale
delle Filippine che stanno compiendo la visita “ad Limina Apostolorum” ed ha
ricevuto altri sette presuli del Paese asiatico.
Per domani mattina, alle ore 10.30, il consueto
appuntamento con Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, dove avrà luogo
l’udienza generale del mercoledì.
Oggi e domani, è in programma l’ottava riunione del
Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sull’Assemblea
Speciale per l’America, svoltasi in Vaticano dal 16m novembre al 12 dicembre
1997, sul tema: “Incontro con Gesù Cristi vivo, cammino per la conversione, la
comunione e la solidarietà in America”. E’ stato l’ultimo dei Sinodi
continentali in vista del Grande Giubileo del 2000, indetti da Giovanni Paolo
II con la Lettera Apostolica “Tertio Millennio Adveniente”.
PROTEGGERE
LA FAMIGLIA PER PROTEGGERE I BAMBINI:
INTERVENTO
DELL’OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU
Promuovere la famiglia e riconoscere il suo ruolo sociale
insostituibile per proteggere adeguatamente i diritti dei bambini: cosi
l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente delegazione della
Santa Sede presso l’Onu, intervenendo ai lavori dell’Assemblea generale in
corso a New York. Il servizio di Roberta Gisotti
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“Sfortunatamente, come sappiamo bene, la situazione
dell’infanzia nel mondo non è sempre come dovrebbe essere”, ha commentato
amareggiato il capo della delegazione vaticana nel Palazzo di Vetro. “Ogni
giorno innumerevoli bambini” “sono esposti a danni ed abusi che compromettono
la loro crescita e sviluppo”. Soffrono immensamente per la guerra e della
violenza; vittime di trascuratezza, crudeltà e sfruttamento sessuale e di altro
tipo; bambini rifugiati e sfollati; spesso emarginati perché indigeni, disabili
o bambini di strada. In diversi Paesi vittime della droga e dei disastri
naturali o per mano dell’uomo.” “Milioni di bambini vittime oggi anche
dell’Aids, trasmesso dalle loro mamme o rimasti orfani per la morte prematura
dei loro genitori.
Eppure non è mancato - ha osservato l’arcivescovo Migliore
- l’impegno della comunità internazionale. Dalla Convenzione sui diritti
dell’Infanzia in vigore dal 1990, alla Dichiarazione del Millennio, adottata
dall’Onu nel 2000, dove il benessere dei bambini è al centro di questo documento,
alla speciale Sessione sull’infanzia dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite nel maggio dello scorso anno. Ma ancora oggi 11 milioni di bimbi muoiono
ogni anno prima di aver compiuto 5 anni. “Il tasso di mortalità infantile - ha
ricordato il presule - potrebbe essere drasticamente ridotto” con mezzi ormai
risaputi e facilmente disponibili, ma “tragicamente al di là delle possibilità
dei bambini in stato di necessità”.
Queste sono le sfide da affrontare, lottare contro la
povertà, la fame ed anche l’ignoranza; gli stessi bambini, ragazzi dovrebbero
essere incoraggiati a contribuire per migliorare il futuro dei loro coetanei,
facendo uso dei loro talenti e doni. E fondamentale in tal senso è il ruolo
della famiglia - ha sottolineato il rappresentante vaticano - sollecitando che
sia tutelata ed assistita, con adeguate politiche e leggi dello Stato.
“Proteggere la famiglia significa proteggere i bambini”. In particolare “la
Santa Sede ha sempre affermato che i genitori hanno il dovere e il diritto di
essere i primi e i principali educatori dei loro figli”. Ed oggi in vista del
decimo anniversario dell’Anno Internazionale della famiglia “dovrebbero essere
intensificati gli sforzi per riconoscere il ruolo sociale della famiglia,
basata sul matrimonio, che è insostituibile per il bene comune.” “L’attenzione che noi diamo ora al benessere
dei bambini - ha concluso mons. Migliore - è un’assicurazione per il benessere della società, ora e nel
futuro.
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LA
RIUNIONE, PRESSO IL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM,
DELLA
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO E LA SOLIDARIETA’ (CIDSE). CON NOI
IL VICE PRESIDENTE SERGIO MARELLI
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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La
Cidse – Cooperazione Internazionale per lo sviluppo e la solidarietà – è una rete
di 15 organismi cattolici europei e nord-americani, impegnati nel campo dello
sviluppo nel Sud del pianeta, e tutti, in vari modi, responsabili
dell’animazione, a nome delle rispettive conferenze episcopali, e del lavoro di
educazione allo sviluppo nei loro Paesi, in particolare durante la quaresima,
con la raccolta di fondi per finanziare progetti di sviluppo. Da circa 30 anni
questi 15 organismi hanno deciso di coordinarsi per quanto riguarda alcune
attività di particolare importanza a livello internazionale. Da 5-6 anni la
Cidse ha prestato particolare attenzione ad alcuni grossi problemi mondiali,
come il debito estero, il finanziamento allo sviluppo, il commercio. Su queste
questioni ha cercato di portare una visione cattolica ispirata all’insegnamento
sociale della Chiesa per elaborare proposte che siano poi dibattute a livello
internazionale. Questo è stato anche l’obiettivo della riunione in questione di
cui ci parla ora il vice presidente della Cidse, il dottor Sergio Marelli:
R. – Sì, una riunione che regolarmente la Cidse fa con Cor
Unum, ma anche con altri dicasteri della Santa Sede. Abbiamo incontrato
esponenti della Segreteria di Stato in Vaticano, abbiamo incontrato il
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, abbiamo incontrato Caritas Internationalis
con la quale da sempre abbiamo un rapporto di partenariato privilegiato proprio
per avere questo costante confronto anche con il magistero, anche con
l’istituzione, la gerarchia della nostra Chiesa, proprio per cercare di restare
fedeli il più possibile all’insegnamento sociale, alla dottrina sociale della
Chiesa e così essere ispirati nella nostra opera quotidiana di promozione e di
sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. Molte, quindi, le tematiche che abbiamo
trattato. Abbiamo parlato, per esempio, di Aids, abbiamo parlato della nostra
presenza all’interno dei vertici internazionali delle Conferenze delle Nazioni
Unite; abbiamo parlato di come noi riflettiamo per cercare di portare una
strategia alla luce della dottrina della Chiesa nei vari Paesi, nei vari
continenti dove noi lavoriamo. Quindi un incontro, come sempre, molto proficuo
nella distinzione dei ruoli, noi associazioni laicali, il magistero della
Chiesa come nostro faro di orientamento per il nostro agire quotidiano. Un
incontro molto ricco e molto positivo ed un incontro che ci darà nuova linfa
per continuare nel nostro lavoro.
D. – Progetti a medio termine?
R. – Assolutamente sì. Diciamo che lo specifico della
Cidse e degli organismi della Cidse, di cui la Focsiv è il membro italiano, è
quello proprio di promuovere dei progetti di sviluppo. Sappiamo che incidere
sulle cause e sugli effetti che oggi protraggono ancora questa situazione di
ingiustizia, che tiene nella povertà due terzi della nostra umanità, richiede
dei tempi medio lunghi, richiede un impegno costante, ma soprattutto richiede
la possibilità di poter progettare sul medio periodo per portare, per
appoggiare, per affiancare i cambiamenti che i nostri partner locali stanno
portando avanti nei loro rispettivi Paesi, per consentire un mondo più giusto,
per affermare la giustizia sociale e quindi per interpretare questa mirabile
sintesi fatta dal Santo Padre quando ha detto “non c’è pace senza giustizia”.
Il nostro impegno nella giustizia, nella cooperazione internazionale, vuole
proprio essere questo contributo per instaurare e stabilire la pace in tutto il
mondo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
sempre più critica situazione in Iraq: anche la città di Falluja, dopo Baghdad,
è stata colpita da un attentato suicida. Colin Powell invita le
organizzazioni umanitarie a non lasciare il Paese.
Sempre in prima, con forte
evidenza, - in riferimento alla sentenza del giudice dell'Aquila che ha bandito
il Crocifisso dalle aule di una scuola abruzzese - un riquadrato dal titolo
"La Croce non ce la faremo togliere"; testimonianze "di
sbigottimento, indignazione, sofferenza".
Nelle vaticane, una pagina
dedicata al "fervore spirituale" suscitato dalla beatificazione di
Madre Teresa.
Un articolo sulla testimonianza
del beato Giacomo Cusmano, fondatore dell'Opera "Boccone del
Povero".
Nelle estere, Medio Oriente: lo
sceicco Yassin annuncia una possibile riapertura del dialogo
israelo-palestinese.
Nella pagina culturale, un
articolo di M. Antonietta De Angelis, sull'esposizione, a Siena, delle opere di
Duccio di Buoninsegna.
Nell' "Osservatore libri", un contributo
di Pier Luigi Zampetti sull'opera "Istituzioni" di Flavio Magno
Aurelio Cassiodoro, riproposte da Antonio Caruso.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della finanziaria.
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28 ottobre 2003
ITALIA, PAESE DI IMMIGRAZIONE:
NEL
2003 LA PRESENZA REGOLARE IN ITALIA
RAGGIUNGERA’ QUOTA DUE MILIONI E MEZZO.
PER LA
CARITAS ITALIANA SERVONO MIGLIORI POLITICHE DI INTEGRAZIONE
“Italia, Paese di immigrazione” questo il titolo del 13.mo
Rapporto sull’immigrazione redatto dalla Caritas Italiana e dall’Associazione
Migrantes presentato oggi a Roma. Per mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas
Italiana, è necessario puntare su una efficace integrazione degli immigrati,
che rappresentano per l’Italia un’opportunità da non sprecare. Il
sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, intervenuto alla presentazione
del Rapporto, ha sottolineato la diminuzione dei flussi di immigrati
clandestini grazie agli accordi bilaterali stipulati dall’Italia con i Paesi di
origine e di transito. A seguire l’evento c’era per noi Stefano Leszczynski:
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L’immigrazione è una realtà
consolidata che non può più essere affrontata in un clima di emergenza. Questo
il senso dei dati che emergono dal Dossier statistico immigrazione 2003 curato
dalla Caritas Italiana e dall’Associazione Migrantes. Mons. Vittorio Nozza,
direttore della Caritas italiana, introducendo il Rapporto si è soffermato sui
recenti drammatici fatti di cronaca relativi ai naufragi avvenuti nel Canale di
Sicilia, ed ha fatto anche riferimento alla questione del voto amministrativo
agli immigrati, che la Caritas italiana vede con estremo favore. Mons. Nozza ha
inoltre sottolineato la necessita di un superamento del sistema delle quote per
i visti d’ingresso, così come sono previsti dall’attuale legislazione.
“Una questione come quella del
voto agli immigrati deve essere affrontata senza preconcetti ideologici, non si
però pensare al voto – ha detto mons. Nozza – al voto se prima non si afferma
pienamente il concetto dell’integrazione”. Tra le disfunzioni rilevate nel
sistema italiano di accoglienza, il direttore della Caritas ha sottolineato in
particolare la lunghezza dei tempi di attesa per la regolarizzazione avviata
nel 2002, un procedimento che riguarda circa 750 mila domande delle quali si
stima almeno 600 mila saranno approvate entro la fine di quest’anno. Questo
porta ad un forte incremento della popolazione immigrata residente in Italia,
che passerà da più di un milione e mezzo di persone, che si trovavano in Italia
alla fine del 2002, a circa due milioni e mezzo di persone che si troveranno
sul territorio italiano nel 2003. Le nazionalità più numerose risultano essere
quella marocchina, seguita subito dopo da quella albanese, poi la romena, la
filippina, la cinese. I motivi prevalenti per il soggiorno in Italia degli
stranieri sono quelli per lavoro e per ricongiungimento familiare. I primi
rappresentano oltre il 55 per cento del totale, mentre quelli per motivi
familiari arrivano al 31,7 per cento del totale.
La pressione irregolare verso
le coste italiane continua a rimanere un problema, anche se come evidenziato
dal sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, i flussi di irregolari
verso le coste italiane sono diminuiti. Nel corso del 2002, tuttavia, sono
stati oltre 150 mila i provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale
o di divieto ad entrare in Italia. Il giudizio finale sulla normativa in vigore
in Italia, e cioè la legge Bossi-Fini, non è considerato del tutto negativo,
anche se continua ad essere interpretata come una normativa eccessivamente
repressiva che non appare in grado da sola di contrastare la pressione migratoria
clandestina. L’immigrazione – sottolineano gli autori del Dossier – è una
realtà che deve essere accettata e considerata un’opportunità da non sprecare.
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SI E’
APERTO IERI, PER I FEDELI MUSULMANI, IL MESE DEL RAMADAN,
TEMPO
DI DIGIUNO E DI PURIFICAZIONE SPIRITUALE
- Servizio di Fausta Speranza -
E’ ufficialmente aperto, da ieri, il mese del Ramadan durante il quale,
per i fedeli musulmani, è obbligatorio il digiuno dall’alba al tramonto.
Consiste nell’astenersi dall’introdurre nel corpo cibo o bevanda e
nell’astenersi dal rapporto coniugale. Al digiunante, inoltre, perché il suo
digiuno sia accettato da Allah, è richiesto un atto di beneficenza, cioè il
pagamento di un importo pari al prezzo di un pasto medio.
Del significato
del Ramadan ha parlato padre Justo Lacunza, rettore del Pontificio Istituto di
studi arabi e islamistica, al microfono di Eliana Astorri del nostro programma One-O-Five
Live.
Il
calendario islamico è lunare, perciò il Ramadan inizia con l’avvistamento della
nona luna nuova, che non sempre è immediatamente visibile se il cielo è
coperto. E’ vissuto dalle comunità
musulmane nel mondo come il quarto dei cinque pilastri sui quali si fonda il
codice di vita islamico. L’Islam, infatti, è una religione e un codice di vita.
Le fonti sono il Corano, l’insegnamento orale del Profeta e la sua sunna,
cioè proprio la pratica di vita.
I
primi tre pilastri sono rappresentati da: la professione di fede in Allah e il
riconoscimento che Muhammad è l’apostolo di Allah; l’adorazione quotidiana; il
pagamento dell’imposta coranica. Il quinto è il pellegrinaggio alla casa di
Allah quando sia possibile.
Spiega
il valore spirituale del quarto, e cioè proprio del Ramadan, padre Justo
Lacunza:
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Ha un triplice significato.Un significato religioso e
culturale per ogni singolo musulmano perché il digiuno durante il mese di
Ramadan, che non è un digiuno per mantenere lo stomaco vuoto, ma è un digiuno
per la purificazione dell’animo da tutto quello che è un impedimento ad un
avvicinamento a Dio e a una vita nella fede islamica. Questa è la dimensione
più importante, però c’è una seconda dimensione, quella comunitaria e sociale
ed è qui dove i musulmani di tutto il mondo - comunità, società, nazioni e
Stati – hanno questo senso di comunità della home islamica, di essere legati profondamente
attraverso la storia, la fede e il credo musulmano.
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Così
come per l’inizio, anche la conclusione del Ramadan è segnata dall’avvistamento
della luna nuova. E il mese lunare può essere di 29 o 30 giorni. Questa,
dunque, la durata di questo periodo che troppo spesso, al di là della forte
valenza spirituale, viene citato per l’incrementarsi degli atti terroristici.
Ancora la riflessione di padre Lacunza:
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Coloro che fomentano, alimentano ogni tipo di azione
terroristica, ogni tipo di azione contro, evidentemente prendono il binario
politico, il binario internazionale per creare incertezza, paura e soprattutto
per cercare di rendere questo Ramadan come se fosse un atto di Jihad, un atto
di confronto e di conflitto aperto con il mondo definito non musulmano.
Semplicemente penso che i terroristi se ne infischiano altamente di precetti,
di regole, della fede, dell’espressione anche culturale e religiosa della
propria fede. Basta pensare agli attentati che hanno causato la morte di almeno
una cinquantina di persone a Baghdad e più di 300 feriti. Atti terroristici che
hanno portato veramente dolore e
sofferenza agli stessi musulmani. Dunque penso che bisogna distinguere il fatto
che i terroristi si appoggiano ovviamente su quel pilastro fortissimo che è la
fede, per ricavare, strumentalizzare una fede, un credo, una religione ai
propri scopi. Penso che bisogna essere molto, molto attenti a non fare di ogni
erba un fascio e a dire automaticamente che quei terroristi sono musulmani.
Quei terroristi, con le loro azioni, stanno dimostrando di non esserlo, stanno
dimostrando di voler anche indirettamente calpestare la propria comunità
musulmana.
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IL FASCINO DELL’ARTE PROTAGONISTA NELLE COLLEZIONI
REALI
DI CRISTINA DI SVEZIA IN MOSTRA A PALAZZO
RUSPOLI A ROMA
- Con
noi, la prof.ssa Silvia Danesi Squarzina -
Si
inaugura stasera, alla presenza del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, e dei Reali di Svezia, a Palazzo Ruspoli in Roma, la mostra “Cristina
di Svezia. Le collezioni reali”, un omaggio alla grande regina che nel XVII
secolo si distinse per l’amore dell’arte, ma che seppe anche guidare la Svezia
nel cuore della politica europea. Stamani, nella storica cornice romana che
ospiterà la mostra – aperta al pubblico dal 31 ottobre al 15 gennaio – si è
tenuta la conferenza stampa di presentazione dell’evento. C’era per noi,
Alessandro Gisotti:
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Fascino
e suggestione è l’eccezionale binomio che accompagna tutta la mostra dedicata
ai reali di Svezia, Cristina fra tutti, che fra il XVII e il XVIII secolo
trasformarono una nazione fino allora periferica per la sua collocazione
geografica in una potenza di centrale importanza politica, capace di incidere
sui destini del vecchio continente. A Palazzo Ruspoli si ammirano così le
figure di regnanti soldati, ma anche amanti dell’arte, che seppero trasformare
i propri bottini di guerra in mirabili collezioni di tesori. Nella mostra,
organizzata dalla Fondazione Memmo e dai tre principali musei svedesi, spicca
l’affascinante figura di Cristina, regina salita al trono bambina che condusse
la Svezia alla pace di Westfalia. Un sovrano forte e deciso, amante dell’arte e
della filosofia, la cui vita fu segnata profondamente dalla conversione al
cristianesimo e dall’abdicazione al trono per venire in Italia, dove trascorse
la maggior parte della sua vita. Tra i pezzi unici in esposizione: “La Venere
con Adone” di Tiziano, la “Danae” del Correggio, e ancora capolavori di
Arcimboldo, Rubens e Rembrandt. Non mancano poi ricchissimi gioielli, costumi
di corte e sete preziose che evocano il fasto barocco e rococò del ‘600 e del
‘700. Una mostra, quindi, ricca di significato storico ed artistico, centrata
proprio sulla figura di Cristina di Svezia, come sottolinea ai nostri microfoni
la curatrice italiana dell’evento, la prof.ssa Silvia Danesi Squarzina, storica
dell’arte moderna all’Università La Sapienza di Roma.
R. – Il percorso è un percorso storico che cerca di dare
un’idea dello svolgersi delle dinastie regnanti e delle loro collezioni.
Cristina assume indubbiamente un’importanza primaria sia per la personalità di
questa regina, che abdicò e venne in Italia, sia per l’importanza delle sue
collezioni. Per la cultura che aveva assorbito, grazie ad educatori di
primissimo piano, Cristina organizzò le sue collezioni. Poi, avvenne questo
misterioso taglio con la sua vita precedente. Indubbiamente lei era desiderosa
di vivere in un altro mondo, quello meridionale, in un mondo più solare di
quello nordico. Quindi, decise di abdicare. La sua conversione al cristianesimo
fu certamente fondamentale per questa decisione, e venne a Roma. La mostra ci
dà l’idea di questo evento, di questa trasformazione che avvenne in questa
persona straordinaria.
D. – Qual è il tratto umano di Cristina di Svezia che più
emerge dalle opere esposte a Palazzo Ruspoli?
R. – La sua personalità moderna, spregiudicata. Oggi si
tende a vedere nella figura di Cristina uno spessore maggiore, uno spessore
politico, un programma politico più importante di quanto non le sia stato
attribuito finora. Quindi, lei si mosse tra le grandi potenze – Spagna,
Francia, Papato – con grande spregiudicatezza, anche se i suoi progetti non
furono coronati dal successo. La sua personalità incisiva si vede, non solo
dall’amore per le arti, che sono il tema della mostra, ma anche dal gusto della
lotta politica. Lei ebbe amicizie di grande importanza con uomini di Stato ed
anche con artisti.
D. – Uno dei momenti di maggior fascino della mostra è
quello dedicato al tesoro reale. Cosa offrirà di unico questa sezione?
R. – Offre una campionatura, ovviamente, del tesoro
conservato in Svezia. C’è una scatola che è composta di antichi cammei romani,
ci sono degli oggetti di cristallo di rocca intagliato, che sono per lo più
frutto dei bottini di guerra. La mostra arriva fino alle collezioni di Gustavo
III, che era un grande appassionato di teatro. Quindi, è stato ricostruito un
teatrino con le sue scene. Ed uno dei punti della mostra tende a far vedere
l’umanesimo rinnovato di questo regnante. Nelle sue collezioni è esposto un
Rembrandt di grandissima qualità, “Una fanciulla affacciata alla finestra”, che
è uno dei pezzi di maggiore importanza della mostra.
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28 ottobre 2003
“NON ABBIAMO MAI RILASCIATO ALCUN COMMENTO CRITICO
SU QUANTO ESPRESSO
CON AUTOREVOLEZZA DALLA CEI SULLA VICENDA DEL CROCIFISSO DI OFELIA”.
COSI’ I MISSIONARI SAVERIANI E COMBONIANI SMENTISCONO LE DICHIARAZIONI
RILASCIATE, IERI, DAL PARLAMENTARE OLIVIERO DILIBERTO
NEL PROGRAMMA TELEVISIVO “PORTA A PORTA”
ROMA. = Gli Istituti
missionari saveriano e comboniano – secondo quanto ha riferito stamani
l’Agenzia Misna – hanno appreso con stupore le dichiarazioni rilasciate ieri
sera dal parlamentare italiano Oliviero Diliberto, nel corso del programma
“Porta a Porta” trasmesso su Rai Uno. Le due congregazioni religiose, impegnate
in prima linea nel servizio di evangelizzazione “ad gentes” tra “i lontani”,
dichiarano tramite la Misna che non hanno mai rilasciato alcuna dichiarazione
critica su quanto espresso con autorevolezza dalla Conferenza episcopale italiana
(Cei) sulla vicenda del crocifisso della scuola di Ofelia. Gli istituti
rilevano, inoltre, che il simbolo del crocifisso, come già per altro espresso
in più circostanze dal mondo missionario, ha un significato radicato nella
cultura italiana ed europea degno di rispetto e di considerazione, al di là di
interpretazioni religiose. Le due congregazioni auspicano che, in sintonia con
quanto indicato dal magistero pontificio, vi sia da parte di tutte le religioni
tolleranza, rispetto e reciprocità. Vi sono, infatti, numerosi Paesi di fede
islamica nei quali le comunità cristiane non possono manifestare pubblicamente
il loro culto. (A.L.)
NON SI ARRESTA LA DRAMMATICA CATENA DI AGGUATI IN SUDAN: NELLA REGIONE
DEL DARFUR SONO STATI UCCISI, LA SCORSA SETTIMANA, NOVE OPERATORI
SUDANESI DI UN’AGENZIA UMANITARIA STATUNITENSE.
LO HA RESO NOTO IL RESPONSABILE DI WASHINGTON DELL’ORGANIZZAZIONE
KHARTOUM. = Nove
operatori sudanesi di un’agenzia umanitaria statunitense sono stati uccisi
mentre trasportavano aiuti alimentari nel Darfur, la regione sud-occidentale
afflitta da scontri tra ribelli ed esercito. Lo ha reso noto dall’amba-sciata
americana di Khartoum il responsabile dell’agenzia di Washington per lo
sviluppo internazionale (Usaid), Andrew Natsios, precisando che l’aggressione è
avvenuta una settimana fa mentre gli operatori stavano portando aiuti nei campi
per sfollati. La scorsa settimana un quotidiano della capitale aveva riferito
di at-tacchi da parte di bande armate islamiche che avrebbero provocato un
centinaio di vittime ma questa notizia, al momento, non è stata confermata. E’
certo, invece, che la situazione umanitaria si stia pericolosamente deteriorando.
Nelle ultime settimane gli scontri in questa area isolata e semidesertica,
distante oltre un migliaio di chilometri dalla capitale, hanno provocato un
numero elevato di sfollati. Nella regione del Darfur sono frequenti gli
attacchi da parte di tribù nomadi arabe nei confronti del resto della
popolazione e nei mesi scorsi è sorta una formazione armata,
l’Esercito-movimento di liberazione, che accusa il gover-no di Khartoum di non
proteggere le popolazioni della zona. Dopo mesi di com-battimenti, le due parti
hanno concordato, nel mese di settembre, una tregua di 45 giorni che secondo i
ribelli è stata ripetutamente violata dalle forze armate sudanesi. (A.L.)
ALLE RADICI CULTURALI DELL’EUROPA SARÀ DEDICATO NELLA SEDE
DELLA RADIO VATICANA, IL PROSSIMO 6 NOVEMBRE, UN INCONTRO ORGANIZZATO
IN OCCASIONE DELLA PUBBLICAZIONE DEL VOLUME
“UNIVERSITA’ E CHIESA IN EUROPA”
ROMA. = “Radici
culturali ed identità europea”. E’ il tema del dibattito che avrà luogo a Roma,
il prossimo 6 novembre, nella sede della Radio Vaticana. L’iniziativa è
organizzata in occasione della pubblicazione - a cura della ElleDiCi - del volume “Universita e Chiesa in
Europa”, atti del Simposio Europeo svoltosi a Roma dal 17 al 20 luglio 2003,
promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa Ccee) e dalla
Conferenza Episcopale Italiana (Cei) e dedicato a Giovanni Paolo II per il
25.mo di Pontificato. Intervengono il cardinale Josip
Bo-zanić, arcivescovo di Zagabria e
vicepresidente del Ccee, il professore Giuseppe Dalla Torre, rettore della
Libera Universita Maria SS. Assunta di Roma, il profes-sore Gianpiero Milano,
prorettore dell'Universita di Roma Tor Vergata. Introdurrà l’incontro
l’arcivescovo Cesare Nosiglia, presidente della Sezione Catechesi e Uni-versità
del Ccee. Il moderatore del dibattito sarà il professore Gianpiero Gama-leri,
dell’Università di Roma Tre. (A.L.)
PROSEGUE LA CAMPAGNA DI EVANGELIZZAZIONE LANCIATA NELLA GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE DALLA DIOCESI DI HONG KONG PER RAGGIUNGERE
UN IMPORTANTE OBIETTIVO: DIECIMILA NUOVI BATTESIMI ENTRO IL 2005
HONG KONG. = Diecimila nuovi battesimi entro la
Pasqua 2005. E’ l’ambizioso obiettivo di una vasta campagna di evangelizzazione
lanciata dalla diocesi di Hong Kong. Il programma “Triennio di evangelizzazione
2003-2005”, elaborato tre anni fa dal sinodo diocesano, è stato ufficialmente
inaugurato nella Giornata Missionaria Mondiale, svoltasi lo scorso 19 ottobre,
con una solenne celebrazione presieduta dal vescovo di Hong Kong, mons. Joseph
Zen Ze-kiun, che ne ha illustrato le tappe e gli obiettivi. Ai 20 mila fedeli
riuniti nello stadio cittadino, mons. Zen ha voluto ricordare quali modelli di
zelo missionario da seguire, due figure di spicco: San Joseph Freinandemetz, il
grande missionario verbita evangelizzatore della Cina canonizzato il 5 ottobre,
e la Beata madre Teresa di Calcutta. Il presule ha altresì citato l’esempio del
sacerdote diocesano, don Paul Kam Po-Wai, recentemente inviato come missionario
Fidei donum in Tanzania, per sottolineare come la Chiesa di Hong Kong sia ormai
diventata a tutti gli effet-ti missionaria. Le varie iniziative di
evangelizzazione, coordinate da un’apposita Commissione diocesana,
coinvolgeranno tutti i fedeli a vari livelli: individui, famiglie, gruppi, parrocchie
e scuole. Tra le prime in programma figurano un seminario sulla spiritualità
biblica il 2 novembre, seguito, il 23 novembre, da un incontro giovanile
sull’evangelizzazione. E’ inoltre prevista
l’apertura di un sito speciale per promuovere la campagna. (L.Z.)
IN ITALIA OLTRE 4 MILIONI DI PERSONE SONO COLPITE
DALLE “NUOVE MALATTIE
DEL
BENESSERE” COME LA DEPRESSIONE, LA BULIMIA E L’ANORESSIA.
E’ UNO DEGLI ALLARMANTI DATI DELL’OTTAVO RAPPORTO
DEL CENTRO INTERNAZIONALE
STUDI FAMIGLIA
VENEZIA. = In Italia, 4 milioni
di persone soffrono di depressione e circa 50 mila di anoressia e bulimia. Ma
oltre alle “malattie del benessere”, crescono anche le patologie “croniche”
come il morbo di Alzheimer, che nella penisola italiana colpisce circa 500 mila
persone, con costi sociosanitari pari a quasi 40 mila miliardi di vecchie lire.
Sono alcuni dei drammatici dati dell’ottavo rapporto del Centro internazionale studi
famiglia (Cisf) dal titolo “Famiglia e capitale sociale nella società italiana”,
che verrà presentato domani, a Venezia. “Il vero benes-sere – spiega il
vicedirettore generale del Censis, Carla Collicelli – nasce e si sviluppa sulla
base di una buona relazione con sé e con gli altri: la famiglia, in quanto
substrato di queste relazioni, rappresenta l’elemento base su cui si poggia
l’intera architettura della costruzione delle condizioni di salute individuali
e sociali”. Secondo i dati del Censis in Italia si registra inoltre che, nel
corso degli ultimi decenni, “l’incidenza delle cure prestate ai disabili e agli
individui non autosufficienti ricade, per il 70-80% dei casi, sulle famiglie di
appartenenza”. (A.L.)
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28
ottobre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi e Marta Rossi -
Continua
a scorrere il sangue in Iraq, dove stamani si è verificato un altro grave
episodio di violenza: un attentato kamikaze nei pressi di una stazione di
polizia di Falluja, ad ovest di Baghdad. Un’altra esplosione era stata udita,
sempre questa mattina, nel sud-ovest della capitale, dove il bilancio dei 5
attentati di ieri si è fatto più pesante: 43 morti ed oltre 200 feriti. In
studio, Giancarlo La Vella:
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La ricorrenza islamica del Ramadan
non frena gli attentati antiamericani in Iraq; anzi il deposto dittatore, Saddam
Hussein, avrebbe emesso un documento, da lui definito decreto presidenziale,
con cui ha suddiviso il Paese in 6 distretti guidati da altrettanti governatori
con il compito di coordinare le forze della resistenza irachena, tra cui anche
i militanti islamici di altri Paesi. Lo sosterrebbe un sito internet arabo. E
infatti anche stamani una potente esplosione causata da un attentatore suicida
ha seminato il panico nella città di Falluja, 50 chilometri ad ovest di
Baghdad, lasciando sul terreno almeno sei vittime, tra cui alcuni scolari.
L’attentato è infatti avvenuto vicino ad una scuola. Intanto ci si chiede quale
sia la regia di questa inarrestabile sequenza di violenze. Il rappresentante
speciale della Gran Bretagna in Iraq, Jeremy Greenstock, ha detto oggi che ci
sono terroristi stranieri coinvolti negli attentati di ieri a Baghdad e ha
sottolineato che le violenze rischiano di proseguire durante l'inverno.
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Le difficoltà dell’economia irachena sono state tra gli
argomenti del vertice del G-20 a Morelia, in Messico, dove si sono riuniti fino
a ieri i ministri delle Finanze ed i governatori delle banche centrali delle 20
nazioni più industrializzate. All’incontro ha partecipato anche il ministro del
Tesoro americano, Snow, che ha auspicato un maggiore impegno di tutti nella
ricostruzione del Paese del Golfo. Nel testo finale, i Paesi partecipanti si
dicono inoltre preoccupati per quei paradisi fiscali che consentono l’accumulo
di capitali illeciti, potenzialmente utilizzabili dalle reti terroristiche.
Potrebbe essere ancora Abu Ala il capo del nuovo governo
palestinese. Il presidente Arafat ha chiesto infatti al premier attuale di restare
in carica anche dopo la scadenza del 4 novembre; Abu Ala si è detto
disponibile, purché gli venga garantita la scelta del ministro dell’Interno,
responsabile della sicurezza. La politica interna domina oggi anche il fronte
israeliano: nello Stato ebraico è infatti giorno di elezioni amministrative.
Sono chiamati al voto oltre 160 comuni, tra cui Tel Aviv: un importante banco
di prova per il Likud, partito del premier Sharon. Ieri proprio il primo
ministro, parlando ad una delegazione europea, ha attenuato i toni dello
scontro sul leader palestinese Arafat:
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Sharon ha affermato di non avere
alcuna intenzione di eliminare Yasser Arafat, anche se lo ritiene
indirettamente responsabile della morte di israeliani, in maggior parte donne e
bambini. Secondo il primo ministro israeliano, il presidente palestinese “è
tuttora implicato in azioni terroristiche” ed è per questo “il maggior ostacolo
al processo di pace”. Sharon ha detto, inoltre, che intende alleviare le
condizioni di vita della popolazione palestinese, illustrate nella loro
drammaticità ai parlamentari da un rappresentante del governo di Abu Ala a Betlemme,
ma ha precisato che “questi propositi dipendono dal terrorismo”. Israele – ha
aggiunto – riconoscerà uno Stato palestinese nella terza tappa della road
map ed affronterà la questione delle frontiere degli insediamenti dei
coloni ebrei nei Territori. Ieri, è tornata esplosiva la situazione alla
frontiera israelo-libanese per un nuovo attacco di guerriglieri hezbollah
contro militari dello Stato ebraico, alle pendici del monte Hernon: un soldato
ferito, mezzi degli attaccanti danneggiati nella risposta delle artiglierie
israeliane. Il rappresentante dell’Onu ritiene imperativo che sia ristabilita
la sovranità dello Stato libanese nel sud del Paese, per impedire agli hezbollah
di operare.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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E proprio l’offensiva degli hezbollah
desta preoccupazione nel governo israeliano: il ministro della Difesa, Mofaz,
ha affermato oggi che i guerriglieri libanesi starebbero preparando “un grande
attacco” ed ha minacciato una reazione durissima.
La crisi in Costa d’Avorio torna a
preoccupare la comunità internazionale: il varo del governo di unità nazionale
non ha risolto la difficile situazione economica e sociale, e per questo
l’Ecowas (Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale) ha deciso di
intervenire. Il presidente ivoriano, Gbagbo, ha incontrato Kufuor ed Obasanjo,
presidenti di Ghana e Nigeria; quest’ultimo ha avuto, a sua volta, un colloquio
con il leader dei ribelli, Soro.
Traballano i mercati finanziari
russi dopo l’arresto, sabato scorso, di Mikhail Khodorkovski, maggior azionista
della Yukos, la quarta compagnia petrolifera del mondo. Ieri, per calmare la situazione
e per evitare ulteriori ripercussioni, ha parlato lo stesso presidente Putin.
Secondo la stampa locale, il capo del Cremlino avrebbe dato il via libera alla
procura per chiarire la situazione dell’imprenditore:
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“Fermiamo l’isteria e le
speculazioni”: questo l’intervento di Vladimir Putin in risposta alle reazioni
del mondo politico ed economico russo all’arresto di Mikhail Khodorkovski. Il
principale azionista della Youkos è da sabato in carcere a Mosca, accusato di
truffa ed evasione fiscale, ma per gli avvocati del magnate le ragioni sono di
carattere politico. Khodorkovski finanzia partiti liberali anti-Cremlino. La
borsa russa non ha preso bene la decisione della procura generale, sebbene
fosse nell’aria da tempo: è scesa quasi del 12 per cento, mentre le azioni del
colosso petrolifero hanno registrato perdite fino al 18. E questo, secondo
alcuni analisti, è solo l’inizio. L’onda lunga di questa situazione potrebbe
arrivare fino a Wall Street, visto i recenti importanti investimenti Usa in
Russia. L’americana Exxon, intenzionata a comprare quote azionarie della
Youkos, ha sospeso per ora l’affare.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Prosegue, intanto, la corsa contro
il tempo per salvare i 13 minatori ancora intrappolati nella miniera di carbone
nella zona di Rostov. I soccorritori – che hanno già estratto dalla miniera 33
persone – sarebbero arrivati a pochi metri: l’acqua ha rallentato la propria
salita e tutto fa sperare nella riuscita delle operazioni di soccorso.
La mediazione della Chiesa
colombiana con la guerriglia comincia a dare frutto: l’Esercito di liberazione
nazionale libererà presto i 7 turisti rapiti a metà settembre nel nord del
Paese. Lo ha annunciato mons. Alberto Giraldo, arcivescovo di Medellín, al
termine di un incontro fra il Comitato di mediazione della Chiesa locale ed il
portavoce dell’Eln, Francisco Galán, detenuto nel carcere di Itagüí. Il primo ostaggio
ad essere rilasciato sarà uno spagnolo, tra una settimana; nelle mani dei
ribelli ci sono anche 4 israeliani, un britannico ed un tedesco.
I 25 ministri degli Esteri
dell’Unione europea, riuniti ieri a Bruxelles, non sono riusciti a superare le
divergenze sulla nuova Costituzione: 4 Paesi si sono opposti alla proposta del
capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, sulla possibilità della
Commissione di sanzionare gli Stati che superano il limite del deficit nei loro
conti pubblici. Si avvicina, invece, l’accordo su una rotazione del Consiglio
dei ministri tecnici.
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