RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 300 - Testo della Trasmissione di lunedì 27 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La comunione ecclesiale implica in modo speciale la pratica della fraterna carità verso i più poveri. Così il Papa, nella tradizionale udienza alle associazioni “Pro Petri Sede” del Benelux e “Etrennes Pontificales” del Belgio, impegnate a sostenere le iniziative caritative del Santo Padre

 

Il 25.mo del Pontificato. Giovanni Paolo II, Papa ecumenico. Con noi, il cardinale Walter Kasper.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prende il largo a Roma la “chiesa delle vele”, dedicata a Dio Padre Misericordioso, nel quartiere Tor Tre Teste. Ai nostri microfoni, l’architetto americano Richard Meier, il prof. Sergio Petruccioli e il parroco don Gianfranco Corbino 

 

 Generale sconcerto in Italia per la rimozione del Crocifisso dalle aule di una scuola con una sentenza del Tribunale dell’Aquila. I commenti dello storico Giorgio Rumi, di padre Justo Lacunza e  dell’esponente musulmano Mario Scialoja.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si cerca un inno per la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005. Melodia orecchiabile, attinenza al tema dell’evento e testo in cinque lingue, i requisiti richiesti.

 

Nel Laos una giovane donna, per la prima volta nella storia del Paese, è stata curata con farmaci antiretrovirali per il trattamento dell’Aids

 

Il “Don Bosco Technical College”  di Mandaluyong, nelle Filippine, ha vinto il “Catholic Mass Media 2003” per il cartellone pubblicitario realizzato in occasione dei cinquanta anni di presenza salesiana nelle Filippine

 

Decine di migliaia di famiglie algerine si preparano a passare il mese sacro del Ramadan nelle tende, in seguito al terremoto del maggio scorso

 

Dalla gioventù sfrenata al saio: un giovane di Rimini ha appena pronunciato la prima professione religiosa temporanea nei francescani

 

La mummia del faraone Ramses I, uscita nel 1871 dall’Egitto per essere esposta in Canada, è tornata nel Paese africano.

 

24 ORE NEL MONDO:

 

 Baghdad è stata devastata, stamani, da una drammatica serie di attentati che hanno causato la morte di almeno 33 persone

 

In Colombia doppia sconfitta elettorale del presidente Uribe

 

 Nello Zimbabwe il governo torna a colpire il dissenso.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 ottobre 2003

 

 

DAL PAPA STAMANE I MEMBRI DELLE ASSOCIAZIONI

“PRO PETRI SEDE” ED “ETRENNES PONTIFICALES”,

PER  UNIRSI GENEROSAMENTE ALLA CARITA’ DELLA CHIESA UNIVERSALE

 

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Come ogni anno, da tradizione sono arrivati al cospetto del Papa per offrire il frutto delle collette organizzate dall’Associazione Pro Petri Sede in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo e da Etrennes Pontificales, iniziativa dei giornalisti cattolici belgi. E stamani Giovanni Paolo II li ha ringraziati per il “comune attaccamento alla sede di Pietro” e per l’impegno profuso nelle loro diocesi e parrocchie nel tenere vivo “lo spirito di comunione che caratterizza la Chiesa cattolica e che si esprime nell’apertura di ciascuna Chiesa alle altre Chiese, attorno alla Sede di Pietro, garante dell’unità e della comunione tra tutti”.“Questo senso di comunione ecclesiale -  ha spiegato  il Santo Padre ai presenti, una quarantina persone - si manifesta in maniera particolare nella pratica della carità e nella preoccupazione di una condivisione fraterna, di modo che i più favoriti aiutino i più svantaggiati, perché la Chiesa sia veramente il Corpo di Cristo, nel quale ciascun membro si sente solidale con tutti gli altri.” Il Pontefice si è detto grato per l’aiuto generoso e fedele che le due Associazioni apportano alla Chiesa, perché ella persegua nelle sue comunità e nel mondo la sua azione spirituale e materiale in favore di tutti e particolarmente dei poveri, affinché la loro dignità sia promossa e soprattutto rispettata”.

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ALTRE UDIENZE AI VESCOVI DELLE FILIPPINE

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ripreso gli incontri con i vescovi delle Filippine in visita “ad Limina Apostolorum”, ricevendo altri sei presuli del Paese asiatico.

 

 

GIOVANNI PAOLO II – UN PONTIFICATO ECUMENICO.

CON NOI IL CARDINALE WALTER KASPER

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Quando, il 16 ottobre 1978, Karol Wojtyla fu eletto Papa con grande sorpresa di tutti, pochi si sarebbero immaginato che l’arcivescovo di Cracovia, che fino ad allora aveva avuto una limitata esperienza nel campo ecumenico, avrebbe dato avvio precisamente ad un pontificato ecumenico. Eppure, già nel discorso pronunciato il giorno successivo alla sua elezione, Karol Wojtyla espresse chiaramente la sua intenzione di tradurre nella realtà concreta l’impulso ecumenico impartito dal Concilio Vaticano II. Nella sua prima enciclica del 4 marzo 1979, “Redemptor hominis”, Giovanni Paolo II prese posizione contro le critiche portate, allora come oggi, al dialogo ecumenico e contro gli ostacoli che ad esso si frappongono: il disordine, l’indifferentismo ed il relativismo. Per ri-spondere alla preghiera di Gesù “affinché tutti siano una cosa sola”, egli non vide altre possibilità che l’apertura ed il riavvicinamento ecumenici, con determi-nazione, perseveranza, umiltà e coraggio. Con noi il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

 

“Esemplificazione ed apice del programma ecumenico di questo pontificato è stata l’enciclica “Ut unum sint” del 1995, la prima enciclica ecumenica di un Papa e, allo stesso tempo, un’enciclica estremamente personale. Con tale documento, il Santo Padre toglieva – per modo di dire – dalle mani dei “liberali” l’opzione ecumenica per porla in quelle dell’ortodossia. Poiché la ricerca dell’unità visibile della Chiesa corrisponde al progetto salvifico di Dio ed è radicata nella fede in Gesù Cristo, nostro unico Signore, essa non è soltanto un’“appendice”, ma è nel centro della missione della Chiesa. Come tale, l’ecumenismo non può essere confuso con una specie di diplomazia ecclesiale; l’ecumenismo spirituale è l’anima del cammino ecumenico, come ha più volte fatto osservare il Santo Padre. Proprio perché Giovanni Paolo II ha scelto il dialogo della verità, egli è aperto al cambiamento e alla molteplicità delle forme storiche. Questa apertura gli ha permesso di estendere agli altri cistiani un invito che molti considerano rivoluzionario: quello di riflettere insieme sulla forma che potrà assumere nel futuro l’esercizio del Ministero petrino. Tale processo è già iniziato. Nessuno naturalmente, neppure il Santo Padre, può aspettarsi rapidi risultati su questa via. Ma un fatto è certo: sotto questo Pontificato Roma è diventata un punto di riferimento comune per l’ecumenismo”.  

 

Il Santo Padre ha fatto chiaramente osservare che l’impegno ecumenico serio è ancorato in Gesù Cristo e che, pertanto, esso ha un solido fondamento teologico. L’impulso dato da Giovanni Paolo II allo spirito ecumenico del Concilio Vaticano II è un impulso duratura, un impulso duraturo che caratterizza marcatamente la Chiesa all’inizio del Terzo Millennio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Sul toccante sfondo del mutilo Crocifisso esposto a Sarajevo durante la Santa Messa celebrata dal Papa il 13 aprile 1997, la prima pagina sottolinea con forza: "A quanti in varie forme e con varia responsabilità - arrogandosi qualcuno anche il diritto di legiferare - hanno offeso la Fede dei cristiani e del popolo italiano per ora diciamo" (e seguono le parole del Santo Padre pronunciate il 21 giugno 1998): "Tante cose possono essere tolte a noi cristiani. Ma la Croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non permetteremo che essa venga esclusa dalla vita pubblica!".Nella pagina italiana, in primo piano l'articolo dal titolo "Rimuovere il Crocifisso dalla scuola: una sentenza offensiva, inaccettabile": un coro di critiche pressoché unanime alla decisione di un giudice dell'Aquila. Segue, al centro della pagina, il titolo "Tutti ringrazio dal profondo del cuore!": all'Angelus, Giovanni Paolo II ricorda quanti si sono stretti intorno a lui in occasione del XXV di Pontificato.

 

Nelle vaticane, nel discorso all'Associazione "Pro Petri Sede" e all'Organizzazione "Etrennes Pontificales", il Papa ha espresso il suo apprezzamento per l'aiuto da loro offerto alla Chiesa affinché prosegua nella sua azione a favore dei più poveri del mondo. Un articolo di Padre Gino Concetti dal titolo "La missione dei Frati Minori per il Terzo Millennio": redatto dal Capitolo generale dell'Ordine un documento programmatico.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq si sottolinea - alla luce della nuova serie di attentati a Baghdad - che il dopo-guerra è sempre più intriso di sangue. L'intervento della Santa Sede al terzo Comitato della 58 Assemblea Generale delle Nazioni Unite: promuovere la famiglia e riconoscere il suo ruolo sociale insostituibile per proteggere adeguatamente i diritti dei bambini". L'intervento della Santa Sede al sesto Comitato della 58 Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "La clonazione comporta gravissimi pericoli per la dignità umana e deve, pertanto, essere sottomessa ad accordi internazionali che regolino tutti gli aspetti della questione". L'intervento del Rappresentante della Santa Sede a Pechino, in occasione della XV Assemblea dell'Organizzazione mondiale del turismo. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giancarlo Galeazzi dal titolo "Il rapporto tra fede, ragione e vita": il seminario all'Università di Urbino dedicato a Italo Mancini.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi del terrorismo e delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 ottobre 2003

 

 

 

 

MIGLIAIA DI ROMANI E DI TURISTI IERI A TOR TRE TESTE,

IL QUARTIERE PERIFERICO DI ROMA DOVE SORGE LA NUOVA CHIESA-CAPOLAVORO

COSTRUITA DALL’ARCHITETTO RICHARD MEIER E SOLENNEMENTE DEDICATA

DAL CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI A DIO MISERICORDIOSO

- Servizio di Alessandro de Carolis -

 

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L’immagine più efficace tra quelle coniate in questi giorni dai media è probabilmente quella di “nave approdata in un quartiere”. E così sembra, a prima vista, la nuova chiesa “Dives in misericordia”, Dio misericordioso, inaugurata ieri, con la Messa di dedicazione presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini, nel quartiere romano di Tor Tre Teste: una nave colossale e luminosa con il suo bianco quasi irreale, che ora pare all’ancora, ma con le vele gonfiate dal vento, tra i palazzi dell’estrema periferia est della capitale. La nuova chiesa, che ieri ha visto migliaia di fedeli e di curiosi animare la celebrazione e affollare le strade circostanti, è già stata catalogata come una delle nuove “meraviglie” romane e come un modello di riferimento per i manuali di architettura. Merito, anzitutto, del suo ideatore, l’ebreo newyorkese Richard Meier, 69 anni, tra i maestri indiscussi e pluripremiati dell’architettura contemporanea, autore di numerose realizzazioni di spicco, come l’High Museum di Atlanta o il Museo di Arte contemporanea di Barcellona.

 

Quale è stata la scintilla creativa che ha portato Meier a stendere il progetto di Tor Tre Teste e ad aggiudicarsi il bando di concorso precedendo altri di nomi di grido dell’architettura mondiale? Glielo abbiamo chiesto stamani, a margine della Conferenza organizzata a Valle Giulia dalla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma:

 

R. – THE INSPIRATIONS CAME PROBABLY FROM THE MANY TIMES I HAVE BEEN...

L’ispirazione probabilmente è venuta perché sono stato tante volte a Roma, nel corso della mia vita, fin da quando ero studente di architettura nel 1955. vi sono tornato anche dopo la laurea e poi, ancora, in visita in veste di architetto dell’Accademia americana a Roma. Tutto questo mi ha dato l’opportunità di studiare ed assimilare l’architettura della città eterna. Gli architetti che da sempre considero personalmente più importanti sono il Borromini - con le sue Sant’Ivo e San Carlo alle Quattro Fontane – il Bernini e il Bramante: la loro architettura è, in una parola, straordinaria! Ecco, tutto ciò, sommato alle esperienze fatte camminando per la città, si è accumulato nella mia testa. Ho pensato che quella di Tor Tre Teste sarebbe dovuta essere una chiesa con la luce di Sant’Ivo, che ha una luce straordinaria, e avrebbe dovuto trasmettere un senso di apertura e di accoglienza allo stesso modo del colonnato del Bernini, a piazza San Pietro, che ti abbraccia mentre ti avvii alla chiesa. Ecco, una chiesa con uno spazio straordinario: lo spazio che cambia con l’uso diverso che ne fanno le persone ... Tutte queste cose, credo, sono in qualche modo dentro la tua testa mentre pensi al disegno della nuova chiesa. In realtà, essa non riflette specificamente alcuna di queste cose, ma io so che sono state molto importanti per me.

 

Tra le attrazioni, per così dire, che conta il nuovo edificio sacro – uno dei 50 voluti per il Giubileo dalla Diocesi di Roma – svettano, e non solo per la loro imponenza (26 metri nel punto più alto), le tre vele della costruzione. Per innalzarle sono stati impiegati 256 elementi prefabbricati, detti conci, oltre che centinaia di tonnellate di speciale cemento bianco al titanio. Una costruzione per molti versi sperimentale, dunque, come conferma il prof. Sergio Petruccioli, ordinario di Progettazione alla Facoltà di architettura di Valle Giulia:

 

R. – E’ un progetto di altissima qualità, che include in sé un’idea precisa di spazio liturgico, di rapporto con la divinità: da questa si nutre e coerentemente la trasforma in oggetto, cioè in spazio. Questa è una operazione che non è sicuramente facile gestire con quei livelli di coerenza e con quei livelli di qualità.

 

D. – In che modo l’architetto Meyer ha cercato di coniugare queste forme straordinare e un po’ avveniristiche della nuova chiesa con l’architettura preesistente del quartiere di Tor Tre Teste?

 

R. – In realtà, il quartiere di Tor Tre Teste non ha architettura. Quell’area praticamente è contornata da edifici alti nove piani e questo già la dice lunga sulla scelta che ha fatto Meier. Il suo è un edificio che gran parte delle persone, che vivono intorno, vedono dall’alto e quindi Meier ha costruito uno spazio che non ha un piano di copertura tradizionale, ma ha un prospetto superiore. L’altra elemento di rilievo è l’operazione di grandissimo contenuto culturale ed anche religioso sottostante il progetto: Meier ha studiato una tecnologia innovativa ed originale per costruire questa Chiesa. Le tre vele sono delle strutture di cemento armato assolutamente complesse di contenuto tecnologico innovativo ed anche di necessità di produzione assolutamente innovativa. Quindi, l’aver inserito all’interno di questo ambiente urbano anonimo ed anche, in parte, privo di qualsiasi qualità, un gioiello sia dal punto di vista della qualità sia dello spazio - per tecnologia e virtuosismo costruttivo oltre che per contenuti formali ed ideali – tutto ciò, secondo me, risulta molto significativo proprio dal punto di vista della rappresentazione che il Giubileo ha voluto dare del ruolo della Chiesa in relazione al riscatto delle classi sociali più deboli ed emarginate.

 

D. – In che modo è possibile spiegare questa eccellenza di tipo tecnologico?

 

R. – Prendo ad esempio l’elemento più evidente. Ci sono le tre vele che chiudono dei piani che sono di vetro. Ora, la vela è una forma che, da un punto di vista strutturale, è assolutamente antagonista all’uso del cemento armato precompresso. Quindi la vela intesa, secondo Meier, quasi come oggetto sovrannaturale, va contro la concezione architettonica usuale. In genere, queste cose si costruiscono con una struttura metallica e delle finiture esterne con materiale compatibile. Averla costruita in cemento e unita alla leggerezza del vetro - avendo voluto quindi recuperare la materialità forte delle Chiese della tradizione romana - è stato un atto davvero significativo, che ha permesso di non rinunciare alla innovazione ma senza mettere in crisi la tradizione. Costruire poi uno spazio di questo genere, con la possibilità di giocare, appunto, su questo rapporto trasparente ed opaco in maniera virtuosa, questo è un altro dei grandi elementi di innovazione.

 

Un quartiere in festa. E’ questo da ieri l’abitato di Tor Tre Teste, orgoglioso dell’opera d’arte che ha impreziosito il paesaggio, ma ancor più per avere ora a disposizione un luogo di culto che unisce arte e spiritualità. Ne è convinto il parroco della nuova chiesa intitolata, secondo le intenzioni giubilari del Papa, a Dio misericordioso, il 40enne don Gianfranco Corbino, al microfono di Federico Piana:

 

R. – La chiesa di Dio misericordioso è nata come segno del Giubileo, ma è una chiesa talmente avveniristica che ci sono voluti molti più anni di quanto fosse previsto. Simbolicamente, la chiesa è una grande barca con tre vele, che entra nel quartiere. In maniera traslata, rappresenta anche la barca della Chiesa che entra nel terzo millennio. Questo è il particolare significato che ha voluto dare Richard Meier. Le tre vele simboleggiano la Trinità. Lui tiene moltissimo a quest’opera, per il grande carico di spiritualità che possiede. Proprio l’altro giorno, venerdì, alla conferenza stampa di presentazione, gli è stato chiesto cosa dovesse significare per lui, un ebreo, l’aver costruito un tempio cristiano. La risposta è stata: l’aver voluto costruire un edificio che potesse offrire a coloro che entravano un grande segno di spiritualità.

 

D. – Don Gianfranco cosa hanno detto i parrocchiani, gli abitanti di Tor Tre Teste, quando hanno visto ultimata questa grande Chiesa?

 

R. – I parrocchiani sono rimasti davvero contenti. Non vedono l’ora di poterla far diventare la loro seconda casa, anzi, la loro prima casa.

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SCONCERTO E INDIGNAZIONE IN TUTTA ITALIA PER LA RIMOZIONE DEL CROCIFISSO DALLE AULE SCOLASTICHE ORDINATA DAL TRIBUNALE DELL’AQUILA

- Servizio di Fausta Speranza -

 

Grande sconcerto e profonda indignazione ha destato in tutta Italia la sentenza del tribunale dell'Aquila, che ha ordinato la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche. Il  presidente della Repubblica, Ciampi, ha sottolineato oggi che si tratta di “una decisione non definitiva, suscettibile di impugnazione”, affermando che “il crocifisso resta un simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità”. Il segretario generale della Conferenza Episcopale, mons. Giuseppe Betori, ha affermato ieri che si rischia di aprire la strada ai “fondamentalismi religiosi più estremi”, ricordando “la vigente legge dello Stato, che nessun Parlamento ha mai cambiato né tanto meno la Corte Costituzionale''. La normativa risale al 1923 e fa obbligo di esporre il crocifisso in tutte le  scuole, così come in tutti i tribunali. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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E’ innegabile che il crocifisso e il suo messaggio di amore universale siano al centro della storia europea e italiana. Da parte di molti cattolici non sembra proprio giusto rimuoverlo. Ascoltiamo lo storico cattolico Giorgio Rumi.

 

“Si può essere non credenti, ma non per questo si possono rimuovere le chiese perché disturbano il paesaggio laicista. L’argomento è così delicato che non solo ha un aspetto legale, ma coinvolge anche la serenità, e nel segno religioso cristiano rappresenta garanzia per gli altri segni religiosi, perchè domani il laicista potrebbe prendersela con la Mezza Luna, con la Stella di David e così via. Mi fa venire in mente come punto di arrivo quello che ha sostenuto il francese Jack Lang sull’abolizione totale dei segni religiosi: mi sembra proprio un suicidio culturale per l’Europa”.

 

Da parte di un certo mondo laico, invece, si rivendica il principio della laicità dello spazio pubblico. Fa sua questa difesa il politologo Gian Enrico Rusconi, aggiungendo però una sua riflessione.

 

“E’ assolutamente sbagliato aver impostato il dibattito su questa sentenza come uno scontro di fedi. Qui non c’entrano le fedi. E’ il discorso di uno spazio laico, al cui interno le fedi si esprimono. Quello che contesto è che nel dibattito che ho sentito anche oggi il crocifisso viene declassato da segno di fede fortissima a un indicatore etico nazionale, un simbolo fortissimo di fede, identitario per la nostra tradizione. Lo hanno chiamato graffito: “Io contro te, te contro l’altra”. La laicità vera che ha radici cristiane è proprio lo spazio entro cui non soltanto competono, ma si raggiungono delle denominazioni diverse di coesistenza, di ragionamento”.

 

Resta da dire che si è parlato di una richiesta di rimozione  del crocifisso voluta per la “rivendicazione” di una famiglia musulmana. Ma per capire se si tratta di una posizione condivisa, abbiamo raggiunto telefonicamente il responsabile in Italia della Lega musulmana mondiale, Mario Scialoia.

 

“Assolutamente no. Questa è stata una infelice sentenza, motivata da un ricorso del signor Adel Smith, che rappresenta se stesso e altre tre persone al massimo. Siamo tenuti a rispettare i simboli della religione cristiana. Noi non abbiamo assolutamente nessuna esigenza e nessuna richiesta che il crocifisso venga rimosso dalle scuole pubbliche, se le scuole pubbliche lo vogliono apporre”.

 

In conclusione, ascoltiamo come padre Justo Lacunza, rettore del Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica, invita a porsi  di fronte alla questione.    

 

“Penso che bisogna lavorare moltissimo sull’integrazione, soprattutto per costruire un dialogo nel rispetto e nella libertà di tutti. Non si possono cancellare simboli e segni che fanno parte della storia intima, della storia profonda della cultura di un Paese come l’Italia. Questo dialogo interreligioso, dunque, bisogna avviarlo pur facendo accenno a delle difficoltà in corso. Penso che questa questione dei simboli delle scuola dovrà essere discussa nel futuro e penso che in un Paese libero e democratico come l’Italia il Parlamento, il Senato abbiano la responsabilità, le competenze e il dovere di discutere e di dibattere questa questione ed offrire una soluzione.

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CHIESA E SOCIETA’

27 ottobre 2003

 

UN INNO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI COLONIA 2005:

GLI ORGANIZZATORI SONO ALLA RICERCA DEL CANTO CHE ACCOMPAGNI I GIOVANI

 PARTECIPANTI ALL’EVENTO. MELODIA ORECCHIABILE, ATTINENZA AL TEMA

DELL’EVENTO E L’INSERIMENTO DI CINQUE LINGUE NEL TESTO SONO I REQUISITI

 FONDAMENTALI CHE LA CANZONE DOVRÀ AVERE

 

COLONIA. = Gli organizzatori della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005 sono alla ricerca dell’inno ufficiale dell’incontro. La canzone e la musica sono destinati ad un successo mondiale: basti pensare all’Emmanuel di Roma 2000 o a Lumiere du mondo di Toronto 2002. È stato indetto un bando internazionale, per scegliere al meglio e per permettere un’ampia adesione. Un apposita giuria sceglierà il vincitore che riceverà un premio di 5 mila euro, il termine di scadenza per poter inviare i motivi è fissato il 29 febbraio 2004. Il testo dovrà fare riferimento al tema dell’incontro: “Siamo venuti per adorarlo”, e una melodia orecchiabile: testo e musica dovranno rispecchiare i tratti della cultura del Paese ospitante oltre a quella dei gruppi linguistici più numerosi. Per questo motivo nel canto dovrebbero essere presenti strofe in cinque lingue: tedesco, inglese, francese, spagnolo e italiano. Maggiori informazioni si possono trovare al sito della Giornata Mondiale: www.wjt2005.de. (M.R.)

 

 

NEL LAOS UNA DONNA MALATA DI AIDS E’ STATA CURATA, PER LA PRIMA VOLTA

NELLA STORIA DEL PAESE, CON I FARMACI ANTIRETROVIRALI GRAZIE AD UNA CAMPAGNA PROMOSSA DA ‘MEDICI SENZA FRONTIERE’ CHE PERMETTERA’ ALLA POPOLAZIONE

 DI ACCEDERE A QUESTE TERAPIE FINORA TROPPO COSTOSE

 

SAVANNAKETH (LAOS). = Nel Laos una giovane donna, per la prima volta nella storia del Paese, è stata curata con farmaci antiretrovirali per il trattamento dell’Aids, grazie ad un programma avviato da ‘Medici senza frontiere’ in collaborazione con le autorità sanitarie locali. Kinoy, questo è il nome della giovane, ora ha buone possibilità di condurre una vita normale potendo assumere l’ Higly Active Anti Retroviral Therapy, una combinazione di farmaci molto efficace. La terapia è stata messa a punto all’ospedale di Savannaketh, a 500 chilometri dalla capitale Vientiane. Fino a oggi la popolazione del Laos non aveva accesso a questi farmaci essenziali per il loro alto costo: le condizioni di salute di Kinoy, però, sono un’incoraggiante risultato della campagna internazionale per l’accesso ai farmaci per dare anche alle popolazioni più povere il diritto alle medicine essenziali. Oggi, rivela ‘Medici senza frontiere’, grazie alla crescente pressione internazionale e alla concorrenza dei farmaci generici, i prezzi delle terapie contro l’Aids sono scesi sensibilmente. La diffusione del virus dell’Hiv in Laos è per fortuna contenuta: secondo dati delle Nazioni Unite, soltanto lo 0,04 per cento dei 5,4 milioni di laotiani ha contratto l’infezione. Scarsa immigrazione, pochi consumatori di eroina tra i tossicodipendenti ma soprattutto un’intensa campagna di prevenzione imposta dal governo sono i fattori che hanno contribuito a proteggere il Laos dal contagio. (M.R.)

 

 

IL “DON BOSCO TECHNICAL COLLEGE”  DI MANDALUYONG, NELLE FILIPPINE,

HA VINTO IL “CATHOLIC MASS MEDIA 2003” PER IL CARTELLONE PUBBLICITARIO

 REALIZZATO IN OCCASIONE DEI CINQUANTA ANNI DI PRESENZA SALESIANA

 NELLE FILIPPINE

 

MANILA. = Il “Don Bosco Technical College” di Mandaluyong ha ricevuto, da parte dell’arcidiocesi di Manila, il premio Catholic Mass Media 2003 per la realizzazione del miglior cartellone pubblicitario in occasione dell’anno giubilare dei salesiani delle Filippine. Il lavoro presentato  porta questa scritta: Prayer makes men out of boys, “La preghiera fa diventare uomini i ragazzi”, un secondo cartellone, sempre prodotto dal College salesiano, e classificatosi tra i tre finalisti della categoria, reca questa scritta: Work builds character, “Il lavoro forma il carattere”. Una speciale menzione è stata fatta ai salesiani delle Filippine per il libro da tavolo, composto da magnifiche fotografie, “The changing face of the filipino: a Salesian tribute to the youth of the Philippines”. La cerimonia di premiazione si è tenuta qualche giorno fa, presso l’auditorium dell’Università dei gesuiti di Manila, il premio è stato ritirato dall’Ispettore delle Filippine Nord che l’ha dedicato ai giovani del Paese. (M.R.)

 

 

DECINE DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE ALGERINE, DANNEGGIATE DAL TERREMOTO

DELLO SCORSO MAGGIO, PASSERANNO IL MESE SACRO DEL RAMADAN

NEGLI ACCAMPAMENTI ASSEGNATI DAL GOVERNO ALL’INDOMANI DEL SISMA:

LE PIOGGE STANNO DANNEGGIANDO LE TENDE E LA POPOLAZIONE RECLAMA

LE CASE PROMESSE DALLO STATO DOPO LA CATASTROFE

 

ALGERI. = Decine di migliaia di famiglie algerine si preparano a passare il mese sacro del Ramadan nelle tende: in seguito al terremoto che, nel maggio scorso, causò più di duemila morti e danneggiò 200 mila abitazioni, molte persone ancora non hanno ricevuto l’alloggio sostitutivo. All’indomani di questa catastrofe le autorità civili si impegnarono ad assegnare prima dell’inverno una nuova casa alle famiglie che l’avevano persa: solo cento hanno beneficiato finora dell’alloggio e altri lo hanno rifiutato perché troppo piccolo. “Abbiamo sopportato la calura dell’estate, la pioggia ha invaso le nostre tende e ci apprestiamo a passare il Ramadan senza un tetto adeguato”, si lamentano gli interessati. Solo nella provincia di Bourmedes più di 16 mila famiglie, rifugiate nelle tende dopo il sisma, vivono ancora lì, in condizioni precarie, rese peggiori dalle piogge copiose. Anche nelle regioni di Regalia e di Bordj El Bahri è la pioggia ad aver causato i danni maggiori agli accampamenti: proprio nella zona di Regahia lo scorso sabato ci sono stati scontri tra la polizia e la popolazione sfollata che si prepara a vivere “il peggiore Ramadan nella storia di migliaia di algerini”. (M.R.)

 

DALLA GIOVENTU’ SFRENATA AL SAIO: UN GIOVANE DI RIMINI HA APPENA

PRONUNCIATO LA PRIMA PROFESSIONE RELIGIOSA TEMPORANEA NEI FRANCESCANI.

CON UN TRASCORSO NELLE BANDE DELLE ZONE A RISCHIO DELLA CITTÀ,

IL GIOVANE FRATE È UN ESEMPIO PER I RAGAZZI CHE ANCORA CONDUCONO

 UNA VITA “DISORDINATA”

 

RIMINI. = Dalla strada alla sequela di san Francesco d'Assisi: fra Denis Castronovo, 30 anni, è l’ultimo riminese ad aver pronunciato la professione religiosa temporanea all'interno della Collegiata di Santarcangelo circondato da amici e parenti. Fino a qualche anno fa fra Denis camminava su strade molto lontane da quella appena scelta: “Sì, sono uno dei ragazzi di via Acquario, una zona a rischio di Rimini, ho vissuto l'adolescenza in mezzo alle bande, alla gioventù sfrenata, insomma un ragazzaccio” ha detto il frate idraulico: infatti, dopo aver frequentato un istituto professionale al Centro Zavatta di Rimini, è entrato nel mondo del lavoro e per 13 anni è stato idraulico. “Conducevo una vita disordinata ma non ero felice – continua il giovane frate - Emergevano le domande esistenziali: chi sono? perché vivo?”. Interrogativi che l’hanno portato “dopo vent'anni, a confessarmi». La pace trovata dopo la confessione non basta: inizia ad avvicinarsi ai francescani e decide di entrare in noviziato, nel 2000. Tra un libro e l'altro, Denis si occupa dell'idraulica del convento, dando ogni tanto due calci al pallone: la Nazionale Cappuccini lo ha già ingaggiato. “Finché i superiori riterranno opportuno mandarmi in campo..”. L'ultimo pensiero va agli amici del bar: “Ragazzi, qui c'è la pace, questa è la gioia”. E loro già hanno iniziato le visite all’amico frate: “Uno alla volta, però; non vogliono che si sappia”. (M.R.)

 

 

LA MUMMIA DEL FARAONE RAMSES I, USCITA NEL 1871 DALL’EGITTO

PER ESSERE ESPOSTA IN CANADA, E’ TORNATA NEL PAESE AFRICANO.

LE SPOGLIE DEL RE EGIZIANO VERRANNO CONSERVATE NEL MUSEO DEL CAIRO

PRIMA DI ESSERE TRASFERITE AL TEMPIO DI LUXOR


IL CAIRO. = La mummia di Ramses I, l’unico re d’Egitto le cui spoglie si trovavano all’estero, è tornata in patria dopo oltre 130 anni di esilio. Fasciata nella bandiera egiziana e protetta da una cassa di legno massiccio, la mummia del faraone, accompagnata dalla direttrice del Carlos Museum della Emory University di Atlanta e dal segretario generale del  consiglio superiore delle antichità egiziane, Zahi Hawass, è stata trasportata, sabato scorso, a bordo di un aereo dell’Air France. Per dare il benvenuto alla mummia si è svolta, ieri, una solenne cerimonia al Museo nazionale del Cairo, dove le spoglie del re rimarranno per 45 giorni prima di essere trasferite al tempio di Luxor. La mummia di Ramses I era uscita dall’Egitto nel 1871 per essere esposta in Canada e poi al museo d’arte di Niagara ma quando fu scoperto che si trattava di una mummia reale venne venduta al museo di Atlanta, nel 1999, per due milioni di dollari. Il faraone, conosciuto soprattutto per aver fatto costruire le famose colonne del tempio di Karnak a Luxor ed una suntuosa tomba  nella Valle dei Re, resse il regno per pochi anni - dal 1292 al 1290 a.C - ed inaugurò la XIX dinastia, quella che fece grande l’Egitto. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 ottobre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

E’ una giornata drammatica per l’Iraq, Paese dove stamani almeno 33 persone sono state uccise da una nuova offensiva terroristica che ha sconvolto Baghdad con cinque tragici attacchi. Dopo l’attentato perpetrato, ieri, contro il quartier generale delle forze americane, il principale bersaglio di oggi è stato la Croce Rossa. Sull’attentato contro l’organizzazione umanitaria, ecco la testimonianza di Simona Pari, di “Un ponte per…”, raggiunta a Baghdad da Roberto Piermarini:

 

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R. – Alle otto e mezza c’è stata una fortissima esplosione che ha scosso tutto il centro di Baghdad. Si è trattato di un’ambulanza carica di esplosivo piazzata davanti al quartier generale della Croce Rossa. La situazione subito dopo l’esplosione era molto grave perché la sede della Croce Rossa si trova in un posto centrale di Baghdad, in una piazza dove circolano molte auto e persone. Venti minuti dopo la prima esplosione se ne è sentita un’altra, meno forte e poi altre ancora, una dietro l’altra. La situazione a Baghdad è, in questo momento, piuttosto tesa e in città sembra esserci lo stesso clima di tensione che si era avvertito dopo l’attacco alle Nazioni Unite.

 

D. – Come mai questa recrudescenza degli attentati? Cosa sta succedendo?

 

R. – In realtà non si è alzata di molto la soglia di attenzione perché l’attentato di ieri al Rashid Hotel, che è il quartier generale delle forze della Coalition of Provisional Authority, faceva parte degli attacchi mirati alle forze di occupazione. Quando si tratta invece di attacchi ad organizzazioni umanitarie, come nel caso degli attentati all’Onu ed oggi alla Croce Rossa, l’attenzione si alza moltissimo perché i primi a farne le spese sono sempre i civili iracheni. Questi attentati, inoltre, rischiano di compromettere il lavoro umanitario o di rallentarlo.

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Gli altri 4 attacchi, sferrati a Baghdad contro commissariati di polizia, hanno provocato diverse vittime fra gli agenti e tra i civili. Nel governo provvisorio cresce intanto il timore, espresso questa mattina dal vice ministro dell’Interno, che Saddam Hussein possa rappresentare ancora una minaccia reale per il Paese arabo. Ma è questa un’ipotesi attendibile oppure bisogna cercare i responsabili degli attentati tra gli integralisti sciiti? Risponde Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:

 

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Probabilmente c’è un po’ di tutto. Ci possono essere membri dell’apparato di sicurezza di Saddam, elementi sciiti, forse anche infiltrazioni di questi volontari che arrivano dai Paesi arabi. Tutto questo magma di possibili cause sembra coagularsi intorno all’opposizione della presenza americana. Io vedo in questi attacchi alcuni punti che vanno evidenziati: il primo è che gli attentatori – chiunque essi siano – cercano l’elemento spettacolare e vogliono dimostrare che gli Stati Uniti non controllano affatto l’Iraq; il secondo elemento è che questi colpi contro istituzioni internazionali rappresentano degli avvisi o dei moniti a tutti coloro che collaborano in qualche modo con gli Stati Uniti a stare fuori dall’Iraq; il terzo punto è quello di voler dimostrare la difficoltà crescente degli Stati Uniti nel controllare il territorio. L’impressione netta e chiara è che l’elemento sicurezza sta ormai evaporando; la forza relativa di questi gruppi è infatti sufficiente a mettere in crisi la presenza americana.

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Le iniziative del governo israeliano continuano ad impensierire la comunità internazionale. Gli Stati Uniti si sono detti “preoccupati” per la costruzione del muro di sicurezza in Cisgiordania, mentre l’Onu ha definito illegale la demolizione di tre palazzi vicino a Gaza. Intanto il premier palestinese Abu Ala ha chiesto di incontrare la leadership di Hamas per discutere un progetto di tregua. Ma sul terreno continuano le violenze: i soldati israeliani hanno ucciso un palestinese presso il confine tra la Striscia di Gaza ed Israele. Secondo fonti dell’esercito dello Stato ebraico i soldati hanno scambiato l’uomo per un terrorista che tentava di infiltrarsi nel territorio israeliano.

 

In Colombia il presidente Uribe ha incassato una doppia sconfitta elettorale. Sabato scorso l’astensionismo ha invalidato il referendum costituzionale e ieri l’opposizione ha vinto le amministrative nelle principali città del Paese. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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         Non si tratta solo degli scarsi successi avuti nella lotta contro il movimento guerrigliero di sinistra, ma delle difficoltà economiche che attanagliano la Colombia e che Uribe continua a pensare di poter risolvere con tagli alla spesa pubblica: una strategia che i votanti hanno mostrato di non gradire assolutamente. E così, con l’elezione a Bogotà del sindaco Luccio Garzon, nel dipartimento del Cauca del governatore Angelino Garzon, e a Medellin del sindaco Sergio Fazardo, è emersa con chiarezza per la prima volta in Colombia una corrente di centro-sinistra, sulla scia di quanto avvenuto in Brasile, Argentina e Bolivia, che si oppone chiaramente ad Uribe ed al suo programma di austerità concordato con il Fondo monetario internazionale e con gli Stati Uniti.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Il governo dello Zimbabwe torna a colpire il dissenso. Nonostante le aperture manifestate dai giudici nei confronti della stampa, la polizia ha arrestato, ieri, uno dei dirigenti del Daily News, giornale molto critico nei confronti del presidente Mugabe. E nel Paese africano cresce la preoccupazione per la mancanza di democrazia, come ci riferisce Giulio Albanese:

 

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L’arresto di Washington Sansole, giudice e attuale membro del Board of editors, il Consiglio direttivo del Daily News, è avvenuto domenica nella città di Bulawayo, suscitando com’era prevedibile l’indignazione della società civile, dei sindacati e dell’opposizione. In effetti, proprio sabato, era stata emessa una sentenza che di fatto autorizzava la riapertura della testata indipendente, accusata in precedenza, circa un mese fa, di aver trasgredito la normativa vigente sull’editoria, ideata – è bene ricordarlo – dal governo di Harare per imbavagliare la stampa indipendente. L’arresto del dirigente Sansole è motivata, stando a fonti indipendenti, dal fatto che domenica il giornale è uscito senza che le autorità avessero concesso la licenza di riapertura. Insomma, la sentenza del tribunale non bastava a consentire la riapertura del giornale, che in questi anni si è schierato decisamente contro la dirigenza di Harare.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Secondo un’organizzazione cattolica americana sono stati arrestati in Cina, lo scorso 20 ottobre, 12 preti e diversi seminaristi che partecipavano ad un ritiro spirituale. La polizia locale finora non ha smentito la notizia.

 

         Andiamo in California dove gli incendi hanno già causato almeno 14 vittime e provocato disagi e ritardi nel traffico aereo di tutti gli Stati Uniti. Le fiamme, che bruciano la vasta area, sono alimentate da un vento caldo e secco. Sono più di mille le persone evacuate e oltre 300 le case distrutte.

 

Cresce in Liberia il rischio di nuove tensioni. Il principale gruppo ribelle ha chiesto le dimissioni del presidente, Gyude Bryant, scelto alcune settimane fa da tutti i partiti e dai gruppi ribelli a sostituire l’ex capo dello Stato esiliato, Charles Taylor, e a guidare la transizione della Liberia verso le elezioni fissate per il 2005.

 

 

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