RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 300 - Testo della
Trasmissione di lunedì 27 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il 25.mo del Pontificato. Giovanni Paolo II, Papa ecumenico. Con
noi, il cardinale Walter Kasper.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Baghdad
è stata devastata, stamani, da una drammatica serie di attentati che hanno
causato la morte di almeno 33 persone
In Colombia doppia
sconfitta elettorale del presidente Uribe
Nello Zimbabwe il governo torna a colpire il
dissenso.
27
ottobre 2003
DAL
PAPA STAMANE I MEMBRI DELLE ASSOCIAZIONI
“PRO PETRI SEDE” ED “ETRENNES
PONTIFICALES”,
PER UNIRSI GENEROSAMENTE ALLA CARITA’ DELLA CHIESA UNIVERSALE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
Come ogni anno, da tradizione sono arrivati al cospetto
del Papa per offrire il frutto delle collette organizzate dall’Associazione Pro
Petri Sede in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo e da Etrennes Pontificales,
iniziativa dei giornalisti cattolici belgi. E stamani Giovanni Paolo II li ha
ringraziati per il “comune attaccamento alla sede di Pietro” e per l’impegno
profuso nelle loro diocesi e parrocchie nel tenere vivo “lo spirito di
comunione che caratterizza la Chiesa cattolica e che si esprime nell’apertura
di ciascuna Chiesa alle altre Chiese, attorno alla Sede di Pietro, garante
dell’unità e della comunione tra tutti”.“Questo senso di comunione ecclesiale
- ha spiegato il Santo Padre ai presenti, una quarantina persone - si manifesta
in maniera particolare nella pratica della carità e nella preoccupazione di una
condivisione fraterna, di modo che i più favoriti aiutino i più svantaggiati,
perché la Chiesa sia veramente il Corpo di Cristo, nel quale ciascun membro si
sente solidale con tutti gli altri.” Il Pontefice si è detto grato per l’aiuto
generoso e fedele che le due Associazioni apportano alla Chiesa, perché ella
persegua nelle sue comunità e nel mondo la sua azione spirituale e materiale in
favore di tutti e particolarmente dei poveri, affinché la loro dignità sia
promossa e soprattutto rispettata”.
**********
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ripreso gli incontri con i vescovi delle
Filippine in visita “ad Limina Apostolorum”, ricevendo altri sei presuli del
Paese asiatico.
GIOVANNI
PAOLO II – UN PONTIFICATO ECUMENICO.
CON
NOI IL CARDINALE WALTER KASPER
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Quando, il 16 ottobre 1978, Karol Wojtyla fu eletto Papa
con grande sorpresa di tutti, pochi si sarebbero immaginato che l’arcivescovo
di Cracovia, che fino ad allora aveva avuto una limitata esperienza nel campo
ecumenico, avrebbe dato avvio precisamente ad un pontificato ecumenico. Eppure,
già nel discorso pronunciato il giorno successivo alla sua elezione, Karol
Wojtyla espresse chiaramente la sua intenzione di tradurre nella realtà
concreta l’impulso ecumenico impartito dal Concilio Vaticano II. Nella sua
prima enciclica del 4 marzo 1979, “Redemptor hominis”, Giovanni Paolo II prese
posizione contro le critiche portate, allora come oggi, al dialogo ecumenico e
contro gli ostacoli che ad esso si frappongono: il disordine, l’indifferentismo
ed il relativismo. Per ri-spondere alla preghiera di Gesù “affinché tutti siano
una cosa sola”, egli non vide altre possibilità che l’apertura ed il
riavvicinamento ecumenici, con determi-nazione, perseveranza, umiltà e
coraggio. Con noi il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:
“Esemplificazione ed apice del programma ecumenico di
questo pontificato è stata l’enciclica “Ut unum sint” del 1995, la prima
enciclica ecumenica di un Papa e, allo stesso tempo, un’enciclica estremamente
personale. Con tale documento, il Santo Padre toglieva – per modo di dire – dalle
mani dei “liberali” l’opzione ecumenica per porla in quelle dell’ortodossia.
Poiché la ricerca dell’unità visibile della Chiesa corrisponde al progetto
salvifico di Dio ed è radicata nella fede in Gesù Cristo, nostro unico Signore,
essa non è soltanto un’“appendice”, ma è nel centro della missione della
Chiesa. Come tale, l’ecumenismo non può essere confuso con una specie di
diplomazia ecclesiale; l’ecumenismo spirituale è l’anima del cammino ecumenico,
come ha più volte fatto osservare il Santo Padre. Proprio perché Giovanni Paolo
II ha scelto il dialogo della verità, egli è aperto al cambiamento e alla
molteplicità delle forme storiche. Questa apertura gli ha permesso di estendere
agli altri cistiani un invito che molti considerano rivoluzionario: quello di
riflettere insieme sulla forma che potrà assumere nel futuro l’esercizio del
Ministero petrino. Tale processo è già iniziato. Nessuno naturalmente, neppure
il Santo Padre, può aspettarsi rapidi risultati su questa via. Ma un fatto è
certo: sotto questo Pontificato Roma è diventata un punto di riferimento comune
per l’ecumenismo”.
Il Santo Padre ha fatto chiaramente osservare che
l’impegno ecumenico serio è ancorato in Gesù Cristo e che, pertanto, esso ha un
solido fondamento teologico. L’impulso dato da Giovanni Paolo II allo spirito
ecumenico del Concilio Vaticano II è un impulso duratura, un impulso duraturo
che caratterizza marcatamente la Chiesa all’inizio del Terzo Millennio.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Sul
toccante sfondo del mutilo Crocifisso esposto a Sarajevo durante la Santa Messa
celebrata dal Papa il 13 aprile 1997, la prima pagina sottolinea con forza:
"A quanti in varie forme e con varia responsabilità - arrogandosi qualcuno
anche il diritto di legiferare - hanno offeso la Fede dei cristiani e del
popolo italiano per ora diciamo" (e seguono le parole del Santo Padre
pronunciate il 21 giugno 1998): "Tante cose possono essere tolte a noi
cristiani. Ma la Croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non
permetteremo che essa venga esclusa dalla vita pubblica!".Nella pagina
italiana, in primo piano l'articolo dal titolo "Rimuovere il Crocifisso
dalla scuola: una sentenza offensiva, inaccettabile": un coro di critiche
pressoché unanime alla decisione di un giudice dell'Aquila. Segue, al centro
della pagina, il titolo "Tutti ringrazio dal profondo del cuore!":
all'Angelus, Giovanni Paolo II ricorda quanti si sono stretti intorno a lui in
occasione del XXV di Pontificato.
Nelle
vaticane, nel discorso all'Associazione "Pro Petri Sede" e
all'Organizzazione "Etrennes Pontificales", il Papa ha espresso il
suo apprezzamento per l'aiuto da loro offerto alla Chiesa affinché prosegua
nella sua azione a favore dei più poveri del mondo. Un articolo di Padre Gino
Concetti dal titolo "La missione dei Frati Minori per il Terzo
Millennio": redatto dal Capitolo generale dell'Ordine un documento
programmatico.
Nelle
estere, riguardo all'Iraq si sottolinea - alla luce della nuova serie di
attentati a Baghdad - che il dopo-guerra è sempre più intriso di sangue.
L'intervento della Santa Sede al terzo Comitato della 58 Assemblea Generale
delle Nazioni Unite: promuovere la famiglia e riconoscere il suo ruolo sociale
insostituibile per proteggere adeguatamente i diritti dei bambini".
L'intervento della Santa Sede al sesto Comitato della 58 Assemblea
Generale delle Nazioni Unite: "La clonazione comporta gravissimi pericoli
per la dignità umana e deve, pertanto, essere sottomessa ad accordi
internazionali che regolino tutti gli aspetti della questione".
L'intervento del Rappresentante della Santa Sede a Pechino, in occasione della
XV Assemblea dell'Organizzazione mondiale del turismo.
Nella pagina culturale, un articolo di Giancarlo
Galeazzi dal titolo "Il rapporto tra fede, ragione e vita": il
seminario all'Università di Urbino dedicato a Italo Mancini.
Nelle pagine italiane, in rilievo i temi del
terrorismo e delle pensioni.
=======ooo=======
27
ottobre 2003
MIGLIAIA DI ROMANI E DI TURISTI IERI
A TOR TRE TESTE,
IL
QUARTIERE PERIFERICO DI ROMA DOVE SORGE LA NUOVA CHIESA-CAPOLAVORO
COSTRUITA
DALL’ARCHITETTO RICHARD MEIER E SOLENNEMENTE DEDICATA
DAL
CARDINALE VICARIO CAMILLO RUINI A DIO MISERICORDIOSO
-
Servizio di Alessandro de Carolis -
**********
L’immagine
più efficace tra quelle coniate in questi giorni dai media è probabilmente quella
di “nave approdata in un quartiere”. E così sembra, a prima vista, la nuova
chiesa “Dives in misericordia”, Dio misericordioso, inaugurata ieri, con la Messa
di dedicazione presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini, nel quartiere
romano di Tor Tre Teste: una nave colossale e luminosa con il suo bianco quasi
irreale, che ora pare all’ancora, ma con le vele gonfiate dal vento, tra i
palazzi dell’estrema periferia est della capitale. La nuova chiesa, che ieri ha
visto migliaia di fedeli e di curiosi animare la celebrazione e affollare le
strade circostanti, è già stata catalogata come una delle nuove “meraviglie”
romane e come un modello di riferimento per i manuali di architettura. Merito,
anzitutto, del suo ideatore, l’ebreo newyorkese Richard Meier, 69 anni, tra i
maestri indiscussi e pluripremiati dell’architettura contemporanea, autore di
numerose realizzazioni di spicco, come l’High Museum di Atlanta o il Museo di
Arte contemporanea di Barcellona.
Quale
è stata la scintilla creativa che ha portato Meier a stendere il progetto di
Tor Tre Teste e ad aggiudicarsi il bando di concorso precedendo altri di nomi
di grido dell’architettura mondiale? Glielo abbiamo chiesto stamani, a margine
della Conferenza organizzata a Valle Giulia dalla Facoltà di Architettura
dell’Università La Sapienza di Roma:
R. – THE
INSPIRATIONS CAME PROBABLY FROM THE MANY TIMES I HAVE BEEN...
L’ispirazione probabilmente è venuta perché sono stato
tante volte a Roma, nel corso della mia vita, fin da quando ero studente di
architettura nel 1955. vi sono tornato anche dopo la laurea e poi, ancora, in
visita in veste di architetto dell’Accademia americana a Roma. Tutto questo mi
ha dato l’opportunità di studiare ed assimilare l’architettura della città
eterna. Gli architetti che da sempre considero personalmente più importanti
sono il Borromini - con le sue Sant’Ivo e San Carlo alle Quattro Fontane – il
Bernini e il Bramante: la loro architettura è, in una parola, straordinaria!
Ecco, tutto ciò, sommato alle esperienze fatte camminando per la città, si è
accumulato nella mia testa. Ho pensato che quella di Tor Tre Teste sarebbe
dovuta essere una chiesa con la luce di Sant’Ivo, che ha una luce
straordinaria, e avrebbe dovuto trasmettere un senso di apertura e di accoglienza
allo stesso modo del colonnato del Bernini, a piazza San Pietro, che ti
abbraccia mentre ti avvii alla chiesa. Ecco, una chiesa con uno spazio
straordinario: lo spazio che cambia con l’uso diverso che ne fanno le persone
... Tutte queste cose, credo, sono in qualche modo dentro la tua testa mentre
pensi al disegno della nuova chiesa. In realtà, essa non riflette
specificamente alcuna di queste cose, ma io so che sono state molto importanti
per me.
Tra le
attrazioni, per così dire, che conta il nuovo edificio sacro – uno dei 50 voluti
per il Giubileo dalla Diocesi di Roma – svettano, e non solo per la loro
imponenza (26 metri nel punto più alto), le tre vele della costruzione. Per
innalzarle sono stati impiegati 256 elementi prefabbricati, detti conci, oltre
che centinaia di tonnellate di speciale cemento bianco al titanio. Una
costruzione per molti versi sperimentale, dunque, come conferma il prof. Sergio
Petruccioli, ordinario di Progettazione alla Facoltà di architettura di Valle
Giulia:
R. – E’ un progetto di altissima qualità, che include in
sé un’idea precisa di spazio liturgico, di rapporto con la divinità: da questa
si nutre e coerentemente la trasforma in oggetto, cioè in spazio. Questa è una
operazione che non è sicuramente facile gestire con quei livelli di coerenza e
con quei livelli di qualità.
D. – In che modo l’architetto Meyer ha cercato di
coniugare queste forme straordinare e un po’ avveniristiche della nuova chiesa
con l’architettura preesistente del quartiere di Tor Tre Teste?
R. – In realtà, il quartiere di Tor Tre Teste non ha
architettura. Quell’area praticamente è contornata da edifici alti nove piani e
questo già la dice lunga sulla scelta che ha fatto Meier. Il suo è un edificio
che gran parte delle persone, che vivono intorno, vedono dall’alto e quindi
Meier ha costruito uno spazio che non ha un piano di copertura tradizionale, ma
ha un prospetto superiore. L’altra elemento di rilievo è l’operazione di grandissimo
contenuto culturale ed anche religioso sottostante il progetto: Meier ha
studiato una tecnologia innovativa ed originale per costruire questa Chiesa. Le
tre vele sono delle strutture di cemento armato assolutamente complesse di
contenuto tecnologico innovativo ed anche di necessità di produzione
assolutamente innovativa. Quindi, l’aver inserito all’interno di questo
ambiente urbano anonimo ed anche, in parte, privo di qualsiasi qualità, un
gioiello sia dal punto di vista della qualità sia dello spazio - per tecnologia
e virtuosismo costruttivo oltre che per contenuti formali ed ideali – tutto
ciò, secondo me, risulta molto significativo proprio dal punto di vista della
rappresentazione che il Giubileo ha voluto dare del ruolo della Chiesa in relazione
al riscatto delle classi sociali più deboli ed emarginate.
D. – In che modo è possibile spiegare questa eccellenza di
tipo tecnologico?
R. – Prendo ad esempio l’elemento più evidente. Ci sono le
tre vele che chiudono dei piani che sono di vetro. Ora, la vela è una forma
che, da un punto di vista strutturale, è assolutamente antagonista all’uso del
cemento armato precompresso. Quindi la vela intesa, secondo Meier, quasi come
oggetto sovrannaturale, va contro la concezione architettonica usuale. In
genere, queste cose si costruiscono con una struttura metallica e delle finiture
esterne con materiale compatibile. Averla costruita in cemento e unita alla
leggerezza del vetro - avendo voluto quindi recuperare la materialità forte
delle Chiese della tradizione romana - è stato un atto davvero significativo,
che ha permesso di non rinunciare alla innovazione ma senza mettere in crisi la
tradizione. Costruire poi uno spazio di questo genere, con la possibilità di
giocare, appunto, su questo rapporto trasparente ed opaco in maniera virtuosa,
questo è un altro dei grandi elementi di innovazione.
Un
quartiere in festa. E’ questo da ieri l’abitato di Tor Tre Teste, orgoglioso
dell’opera d’arte che ha impreziosito il paesaggio, ma ancor più per avere ora
a disposizione un luogo di culto che unisce arte e spiritualità. Ne è convinto
il parroco della nuova chiesa intitolata, secondo le intenzioni giubilari del
Papa, a Dio misericordioso, il 40enne don Gianfranco Corbino, al microfono di
Federico Piana:
R. – La chiesa di Dio misericordioso è nata come segno del
Giubileo, ma è una chiesa talmente avveniristica che ci sono voluti molti più
anni di quanto fosse previsto. Simbolicamente, la chiesa è una grande barca con
tre vele, che entra nel quartiere. In maniera traslata, rappresenta anche la
barca della Chiesa che entra nel terzo millennio. Questo è il particolare
significato che ha voluto dare Richard Meier. Le tre vele simboleggiano la
Trinità. Lui tiene moltissimo a quest’opera, per il grande carico di spiritualità
che possiede. Proprio l’altro giorno, venerdì, alla conferenza stampa di
presentazione, gli è stato chiesto cosa dovesse significare per lui, un ebreo,
l’aver costruito un tempio cristiano. La risposta è stata: l’aver voluto
costruire un edificio che potesse offrire a coloro che entravano un grande
segno di spiritualità.
D. – Don Gianfranco cosa hanno detto i parrocchiani, gli
abitanti di Tor Tre Teste, quando hanno visto ultimata questa grande Chiesa?
R. – I parrocchiani sono rimasti davvero contenti. Non
vedono l’ora di poterla far diventare la loro seconda casa, anzi, la loro prima
casa.
**********
SCONCERTO
E INDIGNAZIONE IN TUTTA ITALIA PER LA RIMOZIONE DEL CROCIFISSO DALLE AULE
SCOLASTICHE ORDINATA DAL TRIBUNALE DELL’AQUILA
- Servizio di Fausta Speranza -
Grande
sconcerto e profonda indignazione ha destato in tutta Italia la sentenza del
tribunale dell'Aquila, che ha ordinato la rimozione del crocifisso dalle aule
scolastiche. Il presidente della
Repubblica, Ciampi, ha sottolineato oggi che si tratta di “una decisione non
definitiva, suscettibile di impugnazione”, affermando che “il crocifisso resta
un simbolo di valori che stanno alla base della nostra identità”. Il segretario
generale della Conferenza Episcopale, mons. Giuseppe Betori, ha affermato ieri
che si rischia di aprire la strada ai “fondamentalismi religiosi più estremi”,
ricordando “la vigente legge dello Stato, che nessun Parlamento ha mai cambiato
né tanto meno la Corte Costituzionale''. La normativa risale al 1923 e fa
obbligo di esporre il crocifisso in tutte le
scuole, così come in tutti i tribunali. Il servizio di Fausta Speranza.
**********
E’ innegabile che il crocifisso e il suo messaggio di
amore universale siano al centro della storia europea e italiana. Da parte di
molti cattolici non sembra proprio giusto rimuoverlo. Ascoltiamo lo storico
cattolico Giorgio Rumi.
“Si può essere non credenti, ma
non per questo si possono rimuovere le chiese perché disturbano il paesaggio
laicista. L’argomento è così delicato che non solo ha un aspetto legale, ma
coinvolge anche la serenità, e nel segno religioso cristiano rappresenta garanzia
per gli altri segni religiosi, perchè domani il laicista potrebbe prendersela
con la Mezza Luna, con la Stella di David e così via. Mi fa venire in mente
come punto di arrivo quello che ha sostenuto il francese Jack Lang
sull’abolizione totale dei segni religiosi: mi sembra proprio un suicidio
culturale per l’Europa”.
Da parte di un certo mondo laico, invece, si rivendica il
principio della laicità dello spazio pubblico. Fa sua questa difesa il
politologo Gian Enrico Rusconi, aggiungendo però una sua riflessione.
“E’ assolutamente sbagliato aver
impostato il dibattito su questa sentenza come uno scontro di fedi. Qui non
c’entrano le fedi. E’ il discorso di uno spazio laico, al cui interno le fedi
si esprimono. Quello che contesto è che nel dibattito che ho sentito anche oggi
il crocifisso viene declassato da segno di fede fortissima a un indicatore
etico nazionale, un simbolo fortissimo di fede, identitario per la nostra
tradizione. Lo hanno chiamato graffito: “Io contro te, te contro l’altra”. La
laicità vera che ha radici cristiane è proprio lo spazio entro cui non soltanto
competono, ma si raggiungono delle denominazioni diverse di coesistenza, di
ragionamento”.
Resta da dire che si è parlato di una richiesta di rimozione del crocifisso voluta per la “rivendicazione”
di una famiglia musulmana. Ma per capire se si tratta di una posizione
condivisa, abbiamo raggiunto telefonicamente il responsabile in Italia della
Lega musulmana mondiale, Mario Scialoia.
“Assolutamente no. Questa è
stata una infelice sentenza, motivata da un ricorso del signor Adel Smith, che
rappresenta se stesso e altre tre persone al massimo. Siamo tenuti a rispettare
i simboli della religione cristiana. Noi non abbiamo assolutamente nessuna
esigenza e nessuna richiesta che il crocifisso venga rimosso dalle scuole
pubbliche, se le scuole pubbliche lo vogliono apporre”.
In
conclusione, ascoltiamo come padre Justo Lacunza, rettore del Pontificio Istituto
di studi arabi e islamistica, invita a porsi
di fronte alla questione.
“Penso che bisogna lavorare moltissimo sull’integrazione, soprattutto per
costruire un dialogo nel rispetto e nella libertà di tutti. Non si possono cancellare
simboli e segni che fanno parte della storia intima, della storia profonda
della cultura di un Paese come l’Italia. Questo dialogo interreligioso, dunque,
bisogna avviarlo pur facendo accenno a delle difficoltà in corso. Penso che
questa questione dei simboli delle scuola dovrà essere discussa nel futuro e
penso che in un Paese libero e democratico come l’Italia il Parlamento, il
Senato abbiano la responsabilità, le competenze e il dovere di discutere e di dibattere
questa questione ed offrire una soluzione.
**********
=======ooo=======
27
ottobre 2003
UN
INNO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI COLONIA 2005:
GLI
ORGANIZZATORI SONO ALLA RICERCA DEL CANTO CHE ACCOMPAGNI I GIOVANI
PARTECIPANTI ALL’EVENTO. MELODIA
ORECCHIABILE, ATTINENZA AL TEMA
DELL’EVENTO
E L’INSERIMENTO DI CINQUE LINGUE NEL TESTO SONO I REQUISITI
FONDAMENTALI CHE LA CANZONE DOVRÀ AVERE
COLONIA.
= Gli organizzatori della Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia 2005 sono
alla ricerca dell’inno ufficiale dell’incontro. La canzone e la musica sono
destinati ad un successo mondiale: basti pensare all’Emmanuel di Roma
2000 o a Lumiere du mondo di Toronto 2002. È stato indetto un bando
internazionale, per scegliere al meglio e per permettere un’ampia adesione. Un
apposita giuria sceglierà il vincitore che riceverà un premio di 5 mila euro,
il termine di scadenza per poter inviare i motivi è fissato il 29 febbraio
2004. Il testo dovrà fare riferimento al tema dell’incontro: “Siamo venuti per
adorarlo”, e una melodia orecchiabile: testo e musica dovranno rispecchiare i
tratti della cultura del Paese ospitante oltre a quella dei gruppi linguistici
più numerosi. Per questo motivo nel canto dovrebbero essere presenti strofe in
cinque lingue: tedesco, inglese, francese, spagnolo e italiano. Maggiori
informazioni si possono trovare al sito della Giornata Mondiale:
www.wjt2005.de. (M.R.)
NEL
LAOS UNA DONNA MALATA DI AIDS E’ STATA CURATA, PER LA PRIMA VOLTA
NELLA
STORIA DEL PAESE, CON I FARMACI ANTIRETROVIRALI GRAZIE AD UNA CAMPAGNA PROMOSSA
DA ‘MEDICI SENZA FRONTIERE’ CHE PERMETTERA’ ALLA POPOLAZIONE
DI ACCEDERE A QUESTE TERAPIE FINORA TROPPO
COSTOSE
SAVANNAKETH
(LAOS). = Nel Laos una giovane donna, per la prima volta nella storia del
Paese, è stata curata con farmaci antiretrovirali per il trattamento dell’Aids,
grazie ad un programma avviato da ‘Medici senza frontiere’ in collaborazione
con le autorità sanitarie locali. Kinoy, questo è il nome della giovane, ora ha
buone possibilità di condurre una vita normale potendo assumere l’ Higly Active
Anti Retroviral Therapy, una combinazione di farmaci molto efficace. La terapia
è stata messa a punto all’ospedale di Savannaketh, a 500 chilometri dalla capitale
Vientiane. Fino a oggi la popolazione del Laos non aveva accesso a questi
farmaci essenziali per il loro alto costo: le condizioni di salute di Kinoy,
però, sono un’incoraggiante risultato della campagna internazionale per
l’accesso ai farmaci per dare anche alle popolazioni più povere il diritto alle
medicine essenziali. Oggi, rivela ‘Medici senza frontiere’, grazie alla crescente
pressione internazionale e alla concorrenza dei farmaci generici, i prezzi
delle terapie contro l’Aids sono scesi sensibilmente. La diffusione del virus
dell’Hiv in Laos è per fortuna contenuta: secondo dati delle Nazioni Unite,
soltanto lo 0,04 per cento dei 5,4 milioni di laotiani ha contratto
l’infezione. Scarsa immigrazione, pochi consumatori di eroina tra i
tossicodipendenti ma soprattutto un’intensa campagna di prevenzione imposta dal
governo sono i fattori che hanno contribuito a proteggere il Laos dal contagio.
(M.R.)
IL “DON BOSCO TECHNICAL COLLEGE” DI MANDALUYONG, NELLE FILIPPINE,
HA VINTO IL “CATHOLIC MASS MEDIA 2003” PER IL
CARTELLONE PUBBLICITARIO
REALIZZATO
IN OCCASIONE DEI CINQUANTA ANNI DI PRESENZA SALESIANA
NELLE FILIPPINE
MANILA. = Il “Don Bosco
Technical College” di Mandaluyong ha ricevuto, da parte dell’arcidiocesi di
Manila, il premio Catholic Mass Media 2003 per la realizzazione del
miglior cartellone pubblicitario in occasione dell’anno giubilare dei salesiani
delle Filippine. Il lavoro presentato
porta questa scritta: Prayer makes men out of boys, “La preghiera
fa diventare uomini i ragazzi”, un secondo cartellone, sempre prodotto dal
College salesiano, e classificatosi tra i tre finalisti della categoria, reca
questa scritta: Work builds character, “Il lavoro forma il carattere”.
Una speciale menzione è stata fatta ai salesiani delle Filippine per il libro
da tavolo, composto da magnifiche fotografie, “The changing face of the
filipino: a Salesian tribute to the youth of the Philippines”. La cerimonia
di premiazione si è tenuta qualche giorno fa, presso l’auditorium
dell’Università dei gesuiti di Manila, il premio è stato ritirato
dall’Ispettore delle Filippine Nord che l’ha dedicato ai giovani del Paese.
(M.R.)
DECINE DI MIGLIAIA DI FAMIGLIE ALGERINE,
DANNEGGIATE DAL TERREMOTO
DELLO SCORSO MAGGIO, PASSERANNO IL MESE SACRO DEL
RAMADAN
NEGLI ACCAMPAMENTI ASSEGNATI DAL GOVERNO
ALL’INDOMANI DEL SISMA:
LE PIOGGE STANNO DANNEGGIANDO LE TENDE E LA
POPOLAZIONE RECLAMA
LE CASE PROMESSE DALLO STATO DOPO LA CATASTROFE
ALGERI. = Decine di migliaia
di famiglie algerine si preparano a passare il mese sacro del Ramadan nelle
tende: in seguito al terremoto che, nel maggio scorso, causò più di duemila
morti e danneggiò 200 mila abitazioni, molte persone ancora non hanno ricevuto
l’alloggio sostitutivo. All’indomani di questa catastrofe le autorità civili si
impegnarono ad assegnare prima dell’inverno una nuova casa alle famiglie che
l’avevano persa: solo cento hanno beneficiato finora dell’alloggio e altri lo
hanno rifiutato perché troppo piccolo. “Abbiamo sopportato la calura
dell’estate, la pioggia ha invaso le nostre tende e ci apprestiamo a passare il
Ramadan senza un tetto adeguato”, si lamentano gli interessati. Solo nella provincia
di Bourmedes più di 16 mila famiglie, rifugiate nelle tende dopo il sisma,
vivono ancora lì, in condizioni precarie, rese peggiori dalle piogge copiose.
Anche nelle regioni di Regalia e di Bordj El Bahri è la pioggia ad aver causato
i danni maggiori agli accampamenti: proprio nella zona di Regahia lo scorso
sabato ci sono stati scontri tra la polizia e la popolazione sfollata che si
prepara a vivere “il peggiore Ramadan nella storia di migliaia di algerini”.
(M.R.)
DALLA GIOVENTU’ SFRENATA AL SAIO: UN GIOVANE
DI RIMINI HA APPENA
PRONUNCIATO LA
PRIMA PROFESSIONE RELIGIOSA TEMPORANEA NEI FRANCESCANI.
CON UN TRASCORSO
NELLE BANDE DELLE ZONE A RISCHIO DELLA CITTÀ,
IL GIOVANE FRATE
È UN ESEMPIO PER I RAGAZZI CHE ANCORA CONDUCONO
UNA VITA “DISORDINATA”
RIMINI.
= Dalla strada alla sequela di san Francesco d'Assisi: fra Denis Castronovo, 30
anni, è l’ultimo riminese ad aver pronunciato la professione religiosa
temporanea all'interno della Collegiata di Santarcangelo circondato da amici e
parenti. Fino a qualche anno fa fra Denis camminava su strade molto lontane da
quella appena scelta: “Sì, sono uno dei ragazzi di via Acquario, una zona a rischio
di Rimini, ho vissuto l'adolescenza in mezzo alle bande, alla gioventù sfrenata,
insomma un ragazzaccio” ha detto il frate idraulico: infatti, dopo aver frequentato
un istituto professionale al Centro Zavatta di Rimini, è entrato nel mondo del
lavoro e per 13 anni è stato idraulico. “Conducevo una vita disordinata ma non
ero felice – continua il giovane frate - Emergevano le domande esistenziali:
chi sono? perché vivo?”. Interrogativi che l’hanno portato “dopo vent'anni, a
confessarmi». La pace trovata dopo la confessione non basta: inizia ad
avvicinarsi ai francescani e decide di entrare in noviziato, nel 2000. Tra un
libro e l'altro, Denis si occupa dell'idraulica del convento, dando ogni tanto
due calci al pallone: la Nazionale Cappuccini lo ha già ingaggiato. “Finché i
superiori riterranno opportuno mandarmi in campo..”. L'ultimo pensiero va agli
amici del bar: “Ragazzi, qui c'è la pace, questa è la gioia”. E loro già hanno
iniziato le visite all’amico frate: “Uno alla volta, però; non vogliono che si
sappia”. (M.R.)
LA MUMMIA DEL FARAONE RAMSES
I, USCITA NEL 1871 DALL’EGITTO
PER ESSERE ESPOSTA IN CANADA, E’ TORNATA NEL PAESE AFRICANO.
LE SPOGLIE DEL RE EGIZIANO VERRANNO CONSERVATE NEL
MUSEO DEL CAIRO
PRIMA DI ESSERE TRASFERITE AL TEMPIO DI LUXOR
IL CAIRO. = La mummia
di Ramses I, l’unico re d’Egitto le cui spoglie si trovavano all’estero, è
tornata in patria dopo oltre 130 anni di esilio. Fasciata nella bandiera
egiziana e protetta da una cassa di legno massiccio, la mummia del faraone, accompagnata
dalla direttrice del Carlos Museum della Emory University di Atlanta e dal
segretario generale del consiglio superiore
delle antichità egiziane, Zahi Hawass, è stata trasportata, sabato scorso, a
bordo di un aereo dell’Air France. Per
dare il benvenuto alla mummia si è svolta, ieri, una solenne cerimonia al Museo
nazionale del Cairo, dove le spoglie del re rimarranno per 45 giorni prima di
essere trasferite al tempio di Luxor. La mummia di Ramses I era uscita
dall’Egitto nel 1871 per essere esposta in Canada e poi al museo d’arte di Niagara
ma quando fu scoperto che si trattava di una mummia reale venne venduta al museo
di Atlanta, nel 1999, per due milioni di dollari. Il faraone, conosciuto soprattutto
per aver fatto costruire le famose colonne del tempio di Karnak a Luxor ed una
suntuosa tomba nella Valle dei Re,
resse il regno per pochi anni - dal 1292 al 1290 a.C - ed inaugurò la XIX
dinastia, quella che fece grande l’Egitto. (A.L.)
=======ooo=======
27
ottobre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
E’ una
giornata drammatica per l’Iraq, Paese dove stamani almeno 33 persone sono state
uccise da una nuova offensiva terroristica che ha sconvolto Baghdad con cinque
tragici attacchi. Dopo l’attentato perpetrato, ieri, contro il quartier
generale delle forze americane, il principale bersaglio di oggi è stato la
Croce Rossa. Sull’attentato contro l’organizzazione umanitaria, ecco la testimonianza
di Simona Pari, di “Un ponte per…”, raggiunta a Baghdad da Roberto Piermarini:
**********
R. – Alle otto e mezza c’è stata una fortissima esplosione
che ha scosso tutto il centro di Baghdad. Si è trattato di un’ambulanza carica
di esplosivo piazzata davanti al quartier generale della Croce Rossa. La
situazione subito dopo l’esplosione era molto grave perché la sede della Croce
Rossa si trova in un posto centrale di Baghdad, in una piazza dove circolano
molte auto e persone. Venti minuti dopo la prima esplosione se ne è sentita
un’altra, meno forte e poi altre ancora, una dietro l’altra. La situazione a
Baghdad è, in questo momento, piuttosto tesa e in città sembra esserci lo
stesso clima di tensione che si era avvertito dopo l’attacco alle Nazioni
Unite.
D. – Come mai questa recrudescenza degli attentati? Cosa
sta succedendo?
R. – In realtà non si è alzata di molto la soglia di
attenzione perché l’attentato di ieri al Rashid Hotel, che è il quartier
generale delle forze della Coalition of Provisional Authority, faceva parte
degli attacchi mirati alle forze di occupazione. Quando si tratta invece di
attacchi ad organizzazioni umanitarie, come nel caso degli attentati all’Onu ed
oggi alla Croce Rossa, l’attenzione si alza moltissimo perché i primi a farne
le spese sono sempre i civili iracheni. Questi attentati, inoltre, rischiano di
compromettere il lavoro umanitario o di rallentarlo.
**********
Gli
altri 4 attacchi, sferrati a Baghdad contro commissariati di polizia, hanno
provocato diverse vittime fra gli agenti e tra i civili. Nel governo provvisorio
cresce intanto il timore, espresso questa mattina dal vice ministro
dell’Interno, che Saddam Hussein possa rappresentare ancora una minaccia reale
per il Paese arabo. Ma è questa un’ipotesi attendibile oppure bisogna cercare i
responsabili degli attentati tra gli integralisti sciiti? Risponde Guido
Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera:
**********
Probabilmente c’è un po’ di tutto. Ci possono essere
membri dell’apparato di sicurezza di Saddam, elementi sciiti, forse anche
infiltrazioni di questi volontari che arrivano dai Paesi arabi. Tutto questo
magma di possibili cause sembra coagularsi intorno all’opposizione della
presenza americana. Io vedo in questi attacchi alcuni punti che vanno
evidenziati: il primo è che gli attentatori – chiunque essi siano – cercano
l’elemento spettacolare e vogliono dimostrare che gli Stati Uniti non
controllano affatto l’Iraq; il secondo elemento è che questi colpi contro
istituzioni internazionali rappresentano degli avvisi o dei moniti a tutti
coloro che collaborano in qualche modo con gli Stati Uniti a stare fuori
dall’Iraq; il terzo punto è quello di voler dimostrare la difficoltà crescente
degli Stati Uniti nel controllare il territorio. L’impressione netta e chiara è
che l’elemento sicurezza sta ormai evaporando; la forza relativa di questi
gruppi è infatti sufficiente a mettere in crisi la presenza americana.
**********
Le
iniziative del governo israeliano continuano ad impensierire la comunità
internazionale. Gli Stati Uniti si sono detti “preoccupati” per la costruzione
del muro di sicurezza in Cisgiordania, mentre l’Onu ha definito illegale la
demolizione di tre palazzi vicino a Gaza. Intanto il premier palestinese Abu
Ala ha chiesto di incontrare la leadership di Hamas per discutere un progetto
di tregua. Ma sul terreno continuano le violenze: i soldati israeliani hanno
ucciso un palestinese presso il confine tra la Striscia di Gaza ed Israele.
Secondo fonti dell’esercito dello Stato ebraico i soldati hanno scambiato
l’uomo per un terrorista che tentava di infiltrarsi nel territorio israeliano.
In
Colombia il presidente Uribe ha incassato una doppia sconfitta elettorale.
Sabato scorso l’astensionismo ha invalidato il referendum costituzionale e ieri
l’opposizione ha vinto le amministrative nelle principali città del Paese. Ce
ne parla Maurizio Salvi:
**********
Non si tratta solo degli scarsi
successi avuti nella lotta contro il movimento guerrigliero di sinistra, ma
delle difficoltà economiche che attanagliano la Colombia e che Uribe continua a
pensare di poter risolvere con tagli alla spesa pubblica: una strategia che i
votanti hanno mostrato di non gradire assolutamente. E così, con l’elezione a
Bogotà del sindaco Luccio Garzon, nel dipartimento del Cauca del governatore
Angelino Garzon, e a Medellin del sindaco Sergio Fazardo, è emersa con
chiarezza per la prima volta in Colombia una corrente di centro-sinistra, sulla
scia di quanto avvenuto in Brasile, Argentina e Bolivia, che si oppone
chiaramente ad Uribe ed al suo programma di austerità concordato con il Fondo
monetario internazionale e con gli Stati Uniti.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
**********
Il governo dello Zimbabwe torna
a colpire il dissenso. Nonostante le aperture manifestate dai giudici nei
confronti della stampa, la polizia ha arrestato, ieri, uno dei dirigenti del
Daily News, giornale molto critico nei confronti del presidente Mugabe. E nel
Paese africano cresce la preoccupazione per la mancanza di democrazia, come ci
riferisce Giulio Albanese:
**********
L’arresto di Washington Sansole, giudice e attuale membro
del Board of editors, il Consiglio direttivo del Daily News, è avvenuto domenica
nella città di Bulawayo, suscitando com’era prevedibile l’indignazione della
società civile, dei sindacati e dell’opposizione. In effetti, proprio sabato,
era stata emessa una sentenza che di fatto autorizzava la riapertura della
testata indipendente, accusata in precedenza, circa un mese fa, di aver
trasgredito la normativa vigente sull’editoria, ideata – è bene ricordarlo –
dal governo di Harare per imbavagliare la stampa indipendente. L’arresto del
dirigente Sansole è motivata, stando a fonti indipendenti, dal fatto che
domenica il giornale è uscito senza che le autorità avessero concesso la licenza
di riapertura. Insomma, la sentenza del tribunale non bastava a consentire la
riapertura del giornale, che in questi anni si è schierato decisamente contro
la dirigenza di Harare.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
Secondo
un’organizzazione cattolica americana sono stati arrestati in Cina, lo scorso
20 ottobre, 12 preti e diversi seminaristi che partecipavano ad un ritiro
spirituale. La polizia locale finora non ha smentito la notizia.
Andiamo in California dove gli incendi
hanno già causato almeno 14 vittime e provocato disagi e ritardi nel traffico
aereo di tutti gli Stati Uniti. Le fiamme, che bruciano la vasta area, sono
alimentate da un vento caldo e secco. Sono più di mille le persone evacuate e
oltre 300 le case distrutte.
Cresce
in Liberia il rischio di nuove tensioni. Il principale gruppo ribelle ha
chiesto le dimissioni del presidente, Gyude Bryant, scelto alcune settimane fa
da tutti i partiti e dai gruppi ribelli a sostituire l’ex capo dello Stato
esiliato, Charles Taylor, e a guidare la transizione della Liberia verso le elezioni
fissate per il 2005.
=======ooo=======