RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 294 - Testo della
Trasmissione di martedì 21 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cardinale Francis Arinze in
Africa e in America per una serie di incontri sulla liturgia.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il mondo arabo, con le sue luci e ombre, in un Rapporto
delle Nazioni Unite
Riunito a Ginevra l Comitato dell’Onu per i diritti umani
CHIESA E SOCIETA’:
In Zambia e Malawi la
Chiesa cattolica in prima linea nel soccorso alimentare.
Medio Oriente, si infiamma la violenza: almeno 10
vittime in Cisgiordania, per 5 raid israeliani
Passo in avanti dell’Iran: stop temporaneo
all’arricchimento di uranio, via libera ad ispezioni più severe alcuni
arsenali.
21
ottobre 2003
QUESTA MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO LA CREAZIONE
DI TRENTA NUOVI CARDINALI
DI
SANTA ROMANA CHIESA CON L’IMPOSIZIONE DELLA BERRETTA E L’ASSEGNAZIONE
DEL
TITOLO O DIACONIA CHE LI UNISCE AL CLERO DI ROMA
- A
cura di Giovanni Peduto –
La cerimonia si è svolta nell’ambito di
una Liturgia della Parola in un’affollata e luminosa piazza San Pietro con
multicolori addobbi floreali a sottolineare il clima di festa … “Nella stupenda
cornice del sagrato della Basilica di San Pietro – come ha sottolineato il neo
cardinale Jean-Louis Tauran, che ha salutato il Pontefice a nome di tutti i neo
porporati – risplendeva questa mattina la Chiesa di Cristo, Chiesa antica ma
sempre nuova, una e variegata, presente sul cammino degli uomini, anche se
talvolta combattuta”. E alla fine del
saluto ha aggiunto:
**********
Guardando alla Vostra Persona, Beatissimo Padre, ci
ricordiamo che la Chiesa vive di Gesù Cristo e per Cristo, e ci sentiamo
soprattutto servitori, memori che, nella Chiesa, ogni Autorità non è altro che
servizio. Grazie per insegnarcelo, ormai da 25 anni, con la parola e l’esempio,
con commovente coerenza e fedele perseveranza!
**********
Gli ha
fatto eco il Pontefice – nel testo letto dal Sostituto della Segreteria di
Stato mons. Leonardo Sandri - sottolineando che l’odierno incontro costituiva
un ulteriore momento di grazia in questi giorni particolarmente densi di eventi
ecclesiali, ed affermando che arricchito di nuovi membri il Collegio
cardinalizio, mentre riflette ancora più la molteplicità di razze e culture che
caratterizza il popolo cristiano, pone con nuova evidenza in risalto l’unità di
ogni porzione del gregge di Cristo con la Cattedra del Vescovo di Roma.
Ai nuovi 30 cardinali Giovanni Paolo II ha ricordato
quindi il dono grande che è stato loro fatto e la grande responsabilità che
esso comporta: ancor più per loro vale
l’impegno di predicare con la parola e con l’esempio, come pone bene in luce la
recente esortazione apostolica Pastores Gregis firmata giovedì scorso.
Il rosso porpora dell’abito cardinalizio – dice il Papa - evoca il colore
del sangue e richiama l’eroismo dei martiri. E’ il simbolo di un amore per Gesù
e per la sua Chiesa che non conosce limiti: amore sino al sacrificio della
vita, “usque ad sanguinis effusionem”.
Ai neo porporati il Pontefice ha assicurato l’espressione
della stima e il suo costante ricordo nella preghiera con l’auspicio che Iddio
conceda loro di spendere interamente la loro vita per le anime, nelle varie
mansioni che Egli loro affida. Come noto rimane il cardinale in pectore
che il Papa si è riservato di rendere noto quando lo riterrà opportuno.
Ogni cardinale, secondo l’ordine di creazione, si è
avvicinato al Santo Padre, inginocchiandosi innanzi. Il Papa gli
consegnava la berretta cardinalizia e
gli assegnava il titolo di una chiesa romana o la diaconia quale segno di
partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa per la città di Roma, che
è la sua sede episcopale. Il Pontefice consegnava quindi a ciascuno la Bolla di
creazione cardinalizia e scambiava con il neo cardinale l’abbraccio di pace.
E’ seguita la preghiera universale dei fedeli, il canto
del Padre Nostro e la benedizione finale. L’assemblea si è sciolta al canto
dell’antifona mariana …
**********
**********
I nuovi cardinali riceveranno questo pomeriggio fino a
sera il saluto e le felicitazioni di parenti, amici e conoscenti nei saloni
appositamente indicati degli edifici vaticani.
Domattina in Piazza San Pietro Giovanni Paolo II
presiederà la Santa Messa con i nuovi cardinali e consegnerà loro l’anello
cardinalizio. La nostra emittente curerà la radiocronaca della cerimonia sulle
onde medie, le onde corte e la modulazione di frequenza con il commento in
italiano e inglese per l’Europa occidentale e l’India, in tedesco per l’Europa
centro-settentrionale, in francese per l’Africa, in spagnolo per l’Europa
occidentale e l’America Latina, e in portoghese per il Brasile solo via
satellite.,
NOMINATO
DAL PAPA IN AUSTRIA IL NUOVO VESCOVO DI INNSBRUCK
Il Papa
ha nominato vescovo di Innsbruck, in Austria, il sacerdote 48enne Manfred
Scheuer, del clero diocesano di Linz, finora professore di Teologia dog-matica
nella Facoltà teologica di Trier. Già alunno del Pontificio Collegio Germanico
Hungarico in Roma, dove ha studiato nella Pontificia Università Gre-goriana, il
nuovo vescovo di Innsbruck è stato assistente
presso l’Istituto di Teo-logia dogmatica ed ecumenica dell’Università di
Freiburg im Breisgau, in Ger-mania, dove ha conseguito anche il dottorato. Per
diversi anni, dal 1988 al 1996, è stato direttore spirituale del seminario
maggiore di Linz e docente di spiritualità presso quella facoltà teologica.
RINNOVARE L’IMPEGNO A PORRE I
VALORI ETICI AL CENTRO DELL’ATTIVITA’ TURISTICA: COSI’, MONS. PIERO MONNI, ALLA
15.MA ASSEMBLEA DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL TURISMO, IN CORSO A PECHINO
Anche
nel turismo è necessario partire dalla centralità della persona umana: è
l’esortazione espressa da mons. Piero Monni, osservatore permanente della Santa
Sede presso l’Organizzazione mondiale del Turismo, alla 15.ma assemblea
generale dell’organismo dell’Onu, in corso a Pechino. Il diplomatico vaticano
ha, inoltre, espresso la simpatia della Santa Sede al popolo cinese, colpito in
tempi recenti dall’emergenza Sars. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Il fenomeno turistico è da sempre “veicolo di valori,
quali il rispetto della dignità della persona e dei diritti fondamentali
dell’uomo”: lo ha ricordato mons. Piero Monni, che ha sottolineato come la
Chiesa operi nel mondo proprio “perché i valori etici siano sempre più presenti
nel settore” turistico. Il turismo, ha proseguito, può essere un “efficace
strumento di lotta alla povertà e rappresenta un importante strumento di
crescita sociale”. Tuttavia, ha rilevato, è un’attività estremamente sensibile
e vulnerabile alle guerre, al terrorismo e alle epidemie. E qui, l’osservatore
vaticano ha rammentato come la Cina sia appena uscita dall’emergenza Sars, la
cui diffusione ha “determinato un momento di crisi anche per il fiorente
mercato turistico cinese” ed internazionale.
Non ha poi mancato di manifestare la simpatia della Santa
Sede al “governo e al popolo cinese per aver superato le difficili circostanze”
che hanno dovuto fronteggiare. D’altro canto, si è soffermato sull’importanza
della cultura cinese. “Il turista – ha affermato – apprezza i valori culturali
e religiosi che si coniugano con la ricerca di ambienti naturali”
incontaminati. “La Cina – ha detto mons. Monni – presenta tutti questi elementi
di attrazione e di fascino”. In tale contesto, ha aggiunto, “il turismo
raccoglie le attese e le speranze di quanti vedono in esso una grande fonte di
energia” capace di trainare lo sviluppo. L’intervento di mons. Monni si è
concluso con l’auspicio che l’assemblea sul turismo di Pechino, “organizzata in
un Paese di grande tradizione e civiltà” possa “segnare una fase positiva di un
sereno dialogo per un rinnovato incremento e sviluppo dei valori di verità,
libertà e giustizia”.
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DUE
VIAGGI INTERCONTINENTALI DEL CARDINALE FRANCIS ARINZE
PER INCONTRI SULLA LITURGIA
- A
cura di Giovanni Peduto -
Il prefetto della Congregazione per il culto divino e la
disciplina dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze, ha compiuto un lungo
viaggio che lo ha visto prima in Africa – in Senegal – e poi negli Stati Uniti;
tematiche da lui affrontate, nei diversi incontri, sempre ovviamente
concernenti la liturgia.
A Dakar, in Senegal, al Simposio delle Conferenze
episcopali per l’Africa ed il Madagascar, incontro che si tiene ogni tre anni,
ha sottolineato il ruolo del vescovo come padre nella diocesi, come promotore
numero uno della sacra liturgia: è lui il ‘pontefice’ della diocesi, e come
vescovo coordina le attività delle altre persone e soprattutto forma il clero,
i religiosi, i laici a un retto svolgimento del culto divino.
Negli Stati Uniti, il primo incontro è stato a San
Antonio, in Texas, con le Commissioni per la liturgia di tutte le diocesi del
Paese, cioè con le persone incaricate dai vescovi locali di curare la liturgia.
E’ un incontro che si svolge ogni anno. Il cardinale Arinze ha qui parlato
dello sviluppo della vita liturgica nella Chiesa a 40 anni dal documento del
Vaticano II ‘Sacrosanctum Concilium’
sulla sacra liturgia. Ha toccato punti che investono la responsabilità di tutti
nella Chiesa e in particolare l’uso della Sacra Scrittura nella liturgia e le
traduzioni nella lingua locale, mentre il latino resta sempre la lingua
ufficiale della Chiesa, nonché la partecipazione del popolo alla liturgia e,
non ultimo per importanza, il ruolo dei laici.
A Chicago, il cardinale arcivescovo George ha indetto un
incontro degli animatori della liturgia nella sua grande arcidiocesi. Il
cardinale Arinze ha parlato loro della terza edizione tipica del Messale
latino, approvata l’anno scorso. Il porporato è rimasto colpito dalla premura
dei vescovi e dal senso di responsabilità di sacerdoti, religiosi e laici che si adoperano affinché il culto
divino sia veramente ben curato, perché esso è il cuore pulsante della Chiesa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina è interamente
dedicata all'evento del Concistoro - tenuto da Giovanni Paolo II - per la
creazione di trentuno Cardinali. Nell'allocuzione svolta durante la Celebrazione
in Piazza San Pietro, il Papa - si sottolinea in prima - ricorda che Gesù
chiede di convertirsi alla sua "logica": morire a se stessi per farsi
servi umili e disinteressati dei fratelli, rifuggendo da ogni tentazione di
carriera e di tornaconto personale. Sempre in prima, si evidenzia che nel 25
anniversario del solenne inizio del Ministero di Pastore Universale della
Chiesa, l'Osservatore Romano "con gioia immensa rinnova con amore a
Giovanni Paolo II fedeltà senza limiti e senza riserve".
Nelle vaticane, le dettagliate note biografiche dei
nuovi Porporati.
Nelle
estere, l'intervento della Delegazione della Santa Sede al terzo Comitato della
58 Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "Il flagello della droga
spoglia l'uomo della sua innata dignità".
L'intervento della Delegazone
della Santa Sede alla sessione plenaria della 58 Assemblea Generale dell'Onu
sul seguito del Vertice del Millennio: "Una solidarietà rinnovata tra le
Nazioni ricche e i popoli dell'Africa".
Nella
pagina culturale, per la rubrica "Oggi", un articolo di Franco
Patruno dal titolo "Giochi di apparente democraticità": due
parlamentari firmano durante uno spettacolo televisivo una proposta di legge
sulle "famiglie di fatto".
Nelle pagine italiane, in primo piano il dramma
dell'immigrazione.
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21
ottobre 2003
RAPPORTO CRITICO SUL MONDO ARABO PUNTA IL DITO
SULLA CLASSE DIRIGENTE:
POCHE
RIFORME SOCIO-POLITICHE E SCARSA LIBERTA’.
LO
STUDIO C0MMISSIONATO DAL PROGRAMA DELL’ONU PER LO SVILUPPO
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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Il
mondo arabo, 270 milioni di persone, sotto la lente delle Nazioni Unite ma a
fare il punto su sviluppo politico, economico, sociale e culturale di 22 Paesi
musulmani sono un gruppo di intellettuali arabi, una ventina di esperti in vari
campi, guidati dall’egiziano Nader Fergany.
Obiettività
e criticità racchiuse in 210 pagine da cui emergono poche luci e molte ombre,
accentuate queste dalla politica dell’Amministrazione Bush, dopo gli attentati
dell’11 settembre. Lo studio evidenzia come le restrizioni all’immigra-zione
islamica negli Stati Uniti, in difesa dall’estremismo islamico, siano in contraddizione
con l’ambizioso progetto dello stesso presidente statunitense di favorire le
riforme democratiche nel mondo arabo. Se gli studenti musulmani negli Usa sono
calati del 30 per cento, calano pure le speranze di molti riformisti che
puntano a questi giovani formatisi all’estero per democratizzare i loro Paesi e
favorire lo scambio e l’integrazione di diverse visioni culturali e religiose,
nel rispetto delle libertà fondamentali. Ma l’attacco americano all’Iraq -
scrive il rapporto - è da considerare una battuta d’arresto.
Forti
critiche non vengono risparmiate ai governi arabi repressivi e retrogradi
colpevoli di bloccare ogni forma di cambiamento, impedendo le riforme nel campo
dell’istruzione, degli investimenti e della modernizzazione delle infrastrutture,
soprattutto nel settore delle comunicazioni: Internet è accessibile a meno del
2 per cento della popolazione.
Capitolo
a parte è dedicato alla protratta occupazione israeliana dei territori
palestinesi, che deve trovare soluzione dall’interno, “poiché molti attori
esterni hanno interesse alla Regione” ma attenzione - avverte lo studio – a non avallare atteggiamenti
vittimistici, che vorrebbero le popolazioni arabe preda di eventi globali e di
forze strutturali immutabili. Il cambiamento invece è possibile, conclude il
rapporto, attraverso una leadership dei Paesi arabi illuminata e più aperta,
che rispetti i diritti umani e apra alle riforme per un’economia più forte, più
flessibile e strutture politiche più efficienti.
Un anno
fa uno studio analogo indicava tre handicap per lo sviluppo del mondo arabo: la
scarsa libertà e l’impossibilità per
donne e poveri di istruirsi. Un anno dopo questo Rapporto segnala solo alcuni
segnali positivi: le nuove quote per garantire la presenza delle donne in
Parlamento nelle elezione in Marocco, le prime elezioni degli ultimi 20 anni
nel Bahrein e il proliferare delle televisioni satellitari, 120 canali per un
accesso diretto alle informazioni. Ma lo scenario generale resta desolante.
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TRA LO
SGOMENTO E L’INDIGNAZIONE PER L’ENNESIMA TRAGEDIA DEL MARE
DI
LAMPEDUSA, TORNA IN PRIMO PIANO LA DRAMMATICA INADEGUATEZZA DELLE
POLITICHE
EUROPEE VERSO IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE DAL SUD DEL MONDO
- Con noi, don Bruno Mioli, della
Fondazione Migrantes -
Rabbia, tristezza, dolore: questi i sentimenti che
accompagnano, in queste ore, la strage di Lampedusa. L’ennesima tragedia del
mare, o, forse, sarebbe meglio dire dell’indifferenza. Ancora una volta, un
viaggio della speranza dal sud al nord del mondo si è tramutato in un incubo. A
dare il senso di questo dramma, l’impossibilità ancora adesso di determinare il
numero preciso di persone che, nel canale di Sicilia, hanno perso la vita nel
tentativo di cercarne una migliore.
Stamani, nella
chiesa di Lampedusa, è stata celebrata una Messa in suffragio dei 13 somali
trovati esanimi sul barcone trascinato sull’isola domenica notte. Nel centro di
accoglienza, proseguono intanto le cure mediche per cinque superstiti, mentre,
purtroppo, si sono aggravate le condizioni della giovane donna rinvenuta ieri
mattina all’alba tra i cadaveri accatastati sull’imbarcazione. I medici
dell’ospedale “Civico” di Palermo, dove è ricoverata assieme ad altri superstiti,
stanno tentando di strapparla alla morte. D’altro canto, il mare calmo e le
buone condizioni meteorologiche favoriscono la traversata del mare da parte di
nuovi gruppi di migranti. Tanto che, proprio poco fa, una piccola imbarcazione
con una decina di clandestini a bordo è stata avvistata 15 miglia a sud ovest
dell’isola di Pantelleria. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
*********
Oggi una Messa in suffragio a Lampedusa, domani la
sepoltura a Porto Empedocle, perché nel cimitero della piccola isola non c’è
più posto. Questo il saluto ai 13 somali morti durante la traversata del Canale
di Sicilia. Alla funzione sull’isola hanno assistito in molti, soprattutto
giovani, ma anche rappresentanti delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco.
L’Europa deve cercare e dare subito risposte e progetti mirati per risolvere il
fenomeno dell’immigrazione clandestina – ha detto don Muratore, vicario del
vescovo di Agrigento che ha celebrato il rito e che ha ripetuto quanto già
detto ieri dalle più alte cariche istituzionali, dal presidente della Camera
Casini al ministro dell’interno Pisanu: l’Europa si assuma le sue
responsabilità. Ed è quanto ribadisce don Buno Mioli, direttore dell’Ufficio nazionale
Migrantes per la pastorale degli immigrati e dei profughi in Italia:
“C’è quasi l’impressione che questo Mediterraneo, in
particolare il Canale di Sicilia, diventi sempre di più un cimitero popolato da
vittime della persecuzione e della disperazione. Questa è la gente che viene da
noi. Vediamo questa ecatombe nel nostro mare. Quali le cause? Lo sappiamo. Non
c’è una spinta dell’avventura, c’è la spinta, veramente, della sopravvivenza.
L’Europa ci sembra molto, molto refrattaria di fronte a questa situazione. Non
ricorriamo con troppa facilità alle cosche mafiose che organizzano questi
viaggi. Hanno le loro responsabilità, però pescano nel torbido, ma siamo noi
che facciamo questo torbido, non diamo uno spiraglio di speranza a tutta questa
gente. Le responsabilità prime non sono delle cosche mafiose. Le responsabilità
sono della nostra inconcludente politica.”
Domani a Rabat, in Marocco, prenderà il via la riunione
tra cinque Paesi europei – Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta – e
cinque Paesi del Mediterraneo, tra i quali Libia, Marocco e Tunisia, Paesi con
i quali l’Italia ha siglato accordi bilaterali che però per molti ancora non funzionano. Ancora don Mioli:
“Con il Marocco era stato stipulato un accordo che pareva
essere andato in porto, però risorgono problematiche continuamente nuove. Con
la Tunisia l’accordo era stato definitivamente stipulato però l’Italia si era impegnata
a fornire mezzi, credo anche aiuti economici, alla Tunisia perché potesse fare
un effettivo controllo delle coste. La Tunisia dice che l’Italia è insolvente
verso di lei e vuol farlo capire non solo con la parole ma anche con i fatti:
non ci aiutate concretamente, non state alla parola data e allora vedrete che
dalle nostre coste continueranno a partire clandestini. Più cinica la posizione
della Libia. L’Italia ha fatto un passo per togliere le sanzioni verso la
Libia. Gheddafi dice: non basta l’Italia, ma tutta l’Europa deve togliere
questa strozzatura per il mercato della Libia. Quindi finché non sarà tutta
l’Europa che si muove, questi disperati continueranno ad avere via libera e a
partire verso le nostre coste. Spero che, passo su passo, l’Europa arrivi a
dire che a queste dichiarazioni di intenti, a questa volontà continuamente
ripetuta di muoversi verso una soluzione, seguono passi concreti. Questi finora
sono molto pochi”.
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IL COMITATO DELLE NAZIONI UNITE PER I DIRITTI
UMANI
RIUNITO
A GINEVRA, FINO AL 7 NOVEMBRE, PER LA 79.ESIMA SESSIONE
-
Servizio di Mario Martelli -
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Ai 18 esperti, membri del Comitato, spetta l’esame della
situazione nelle Filippine, nella Federazione di Russia, Guinea Equatoriale e
Sri Lanka in merito al rispetto e alla messa in opera delle disposizioni del
Patto internazionale sui diritti civili e politici. Patto adottato nel 1966
dall’Assemblea generale dell’Onu ed entrato in vigore nel 1976, ed al quale
hanno aderito 150 Stati.
Al Comitato, si presenteranno poi rappresentanti di
organizzazioni non governative per esposizioni su particolari problemi, ed in
sedute private si procederà poi all’esame di esposti e denunce provenienti da
singoli individui. Non mancano, infine, esposti sul protocollo facoltativo del
Patto per l’abolizione della pena di morte, protocollo entrato in vigore nel
1991.
Ed è nell’ambito dell’esame dell’ultimo Rapporto
presentato dalla Federazione di Russia, in una sessione precedente, che il
Comitato aveva rivolto raccomandazione al Paese per una riduzione sensibile nel
numero dei crimini per i quali poteva essere prevista la pena capitale, nella
prospettiva di un’abolizione completa della pena stessa. Raccomandazioni alla
stessa Federazione di Russia erano state rivolte per il sistema della
‘propiska’, speciali lasciapassare per gli spostamenti dei cittadini
all’interno della Federazione; ed all’avvio di inchiesta su gravi violazioni
dei diritti umani in Cecenia con relativi indennizzi da stabilire per le
vittime.
Da Ginevra, Mario Martelli per la Radio Vaticana.
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TECNOLOGIA MEDICA E
UMANIZZAZIONE DELLE CURE:
I VERTICI MANAGERIALI DELL’ORDINE OSPEDALIERO DEI
FATEBENEFRATELLI, RIUNITI DAL 20 AL 22 OTTOBRE IN PROVINCIA DI COMO,
RIBADISCONO GLI OBIETTIVI DI SEMPRE STUDIANDO LE SFIDE DEL FUTURO
Difendere il “valore aggiunto
dell’umanizzazione delle cure” è l’obiettivo che da sempre distingue l’Ordine
Ospedaliero dei Fatebenefratelli. La sfida per il futuro è conservare la stessa
attenzione alla persona senza trascurare le potenzialità offerte dalle nuove
tecnologie. Per capire come realizzare concretamente tali obiettivi, i vertici
manageriali dell’Ordine sono riuniti, da ieri fino a domani, presso il Centro Studi di Monguzzo a Erba,
in provincia di Como. Il
servizio di Fausta Speranza.
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All’apertura, il priore Pasquale
Piles ha chiesto di impegnarsi per una
“attualizzazione e globalizzazione dell’ospitalità”. Attualizzazione significa non trascurare nulla in tema di nuove
tecnologie. Ma va considerato che i macchinari
possono essere strumento eccezionale per venire incontro ai bisogni del
paziente ma possono essere anche una barriera nel rapporto tra medico e malato.
Fondamentale – sottolinea il prof. Marco Robino, docente della Fondazione
Internazionale Fatebenefratelli – è la gestione delle macchine sempre con la
stessa finalità voluta dal fondatore dell’Ordine, San Giovanni di Dio, e cioè prima di tutto con l’attenzione alla
persona sofferente.
“Devo dire che il rischio è un rischio frequente
soprattutto laddove nella relazione medico-paziente non intervengano principi
etici che costruiscano una relazione umanizzante”.
Di globalizzazione, poi,
l’Ordine può ben parlare dal momento che è presente in 51 Paesi, in 5
continenti. Solo in Italia si contano
una ventina di istituti: ospedali, case di riposo per anziani, residenze
sanitarie assistenziali, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico.
Globale, poi, sembra essere l’impegno richiesto a religiosi e laici, come
spiega il prof. Robino.
“Il concetto chiave è proprio quello dell’integrazione,
cioè passare dalla collaborazione all’integrazione. Elemento che si può
raggiungere laddove le due dimensioni, quella religiosa e quella laica,
condividano la stessa finalità. Il concetto della gestione carismatica è il concetto di base che la carta
d’identità dell’Ordine ha lanciato negli ultimi due anni. Quindi noi cerchiamo
di riempire di contenuti questi aspetti. Però, la novità è proprio questa,
perché poi si collabora sempre, storicamente, solo che bisogna passare da un
livello di collaborazione, che lascia un po’ distanti i due soggetti, ad una
vera integrazione, senza perdere le proprie identità”.
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21
ottobre 2003
NUMEROSI VESCOVI ITALIANI E PERSONALITA’
ACCADEMICHE
AL
CONVEGNO DEDICATO ALLA PACEM IN TERRIS,
CHE SI
TERRA’ DOMANI E DOPODOMANI A BERGAMO
BERGAMO. = Si terrà al Centro Congressi Giovanni XXIII di
Bergamo il convegno sul tema “Pacem in terris: impegno permanente. Le comunità
cristiane protagoniste di segni e gesti di pace”. Il convegno è promosso dall’Ufficio nazionale della Cei per i
Problemi sociali e il lavoro, la Caritas Italiana e Pax Christi. Si aprirà con
il saluto e la presentazione del vescovo ausiliare di Messina, Francesco Montenegro,
presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute.
La prima relazione è affidata a Loris Francesco Capovilla, già segretario di
Giovanni XXIII, che si soffermerà sulla caratteristica di “uomo di pace” di
Papa Roncalli. Al suo intervento, seguirà quello del vescovo Giampaolo
Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e pace. “La pace e il
mondo: il metodo dei segni dei tempi” è il titolo della relazione curata dal
prof. Antonio Papisca, direttore del Centro di Studi e Formazione sui diritti
dell’uomo e dei popoli presso l’Università di Padova. A mons. Bruno Forte,
docente di teologia dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Italia
meridionale, toccherà invece la riflessione su “Cristo nostra pace: per una
teologia della pace”. Nel pomeriggio, i convegnisti si trasferiranno a Sotto il
Monte, paese natale di Papa Giovanni XXIII. Giovedì prossimo, il vescovo della
diocesi molisana di Termoli-Larino, Tommaso Valentinetti, presidente di Pax
Christi, introdurrà ai lavori dei gruppi, suddivisi in tre ambiti: Iniziazione
cristiana e formazione permanente, i segni liturgici sacramentali, i segni
della carità, della profezia e della testimonianza. Le conclusioni del convegno
sono state affidate al vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Bregantini,
presidente della Commissione episcopale per i Problemi sociali e il lavoro, la
giustizia e la pace. (A.D.C.)
L’ORGANIZZAZIONE
MONDIALE CONTRO LA TORTURA DENUNCIA IN UN RAPPORTO
DOZZINE
DI CASI DI TORTURA, DI VIOLENZE CONTRO MINORI E DI TRAFFICO DI DONNE
AVVENUTI
NELLE FILIPPINE DAL 2001 AD OGGI
MANILA.
= Le Filippine sotto la lente di un drammatico microscopio, che mette in luce
casi di tortura a partire dal 2001, la situazione dei bambini di strada e il
traffico delle donne nel Paese. Si tratta dei tre temi principali della
denuncia contenuta in un rapporto presentato al Comitato per i diritti umani
dell’Onu dall’Omct, l’Organizzazione mondiale contro la tortura, in collaborazione
con altre organizzazioni non governative. Secondo il documento, sono almeno 88
le persone torturate dal 2001 ad oggi, e si teme che molti altri potrebbero
aver subito la stessa sorte senza che se ne sia avuta notizia. L’Omct
sottolinea che i torturatori sono per lo più componenti delle forze armate. La
ricerca mette inoltre in evidenza le continue minacce e persecuzioni alle quali
sono sottoposti giornalisti e difensori dei diritti umani: 43 sono gli
operatori dei media assassinati dal 1986, senza che a tutt’oggi i colpevoli
siano stati identificati. L’Omct si è poi soffermata sulla situazione dei
bambini di strada nelle Filippine, rilevando che molti di essi vengono posti in
stato di fermo e reclusi anche in mancanza di una precisa incriminazione nei
loro confronti. Bambini di otto anni, specifica il rapporto dell’Omct, si
ritrovano incarcerati in piccole celle senza letto, mobilio, docce né servizi
igienici, e vengono sottoposti a torture e maltrattamenti. Inoltre, denuncia la
ong con sede in Svizzera, alcuni minori sono rimasti vittime di esecuzioni
sommarie, soprattutto nell’isola meridionale di Mindanao, da parte dei
cosiddetti “squadroni della morte”, che avrebbero ucciso oltre 150 persone
negli ultimi sette anni. Oltre al problema dei bambini di strada, le autorità
di Manila hanno a che fare con quello del traffico di donne: tra le
venticinquemila e le trentacinquemila filippine restano vittime, ogni anno, del
traffico di esseri umani. Alcune di esse finiscono per essere ‘esportate’ in
vari Stati del sudest asiatico o in Occidente. (A.D.C.)
LA CHIESA CATTOLICA LOCALE IN PRIMA LINEA NEL
SOCCORSO ALIMENTARE
IN
ZAMBIA E MALAWI. NEI DUE PAESI AFRICANI, MIGLIORATI SENSIBILMENTE
I
RACCOLTI, GRAZIE ALL’ESTENSIONE DI TECNICHE AVANZATE DI AGRICOLTURA
LILONGWE. = Zambia e Malawi
stanno superando la fase più acuta della gravissima crisi alimentare che
continua a colpire diversi paesi dell’Africa australe. Secondo il Programma
Alimentare Mondiale (Pam) - riferisce la Fides - quest’anno il raccolto di cereali
è stato pari a 22 volte quello dell’anno precedente. Il notevole incremento è
dovuto ad un miglioramento delle condizioni climatiche e al massiccio ed esteso
utilizzo di sementi e fertilizzanti. Il Pam ha continuato a fornire aiuti
alimentari ai contadini anche dopo il mese di marzo fino alla fine di giugno,
per non costringere gli agricoltori a consumare il mais “verde”, che avrebbe
ridotto la consistenza del raccolto. Se il Malawi non è più in una situazione
di crisi alimentare acuta, centinaia di migliaia tra le persone più povere si
trovano in una condizione di grave insicurezza alimentare perché non hanno i
mezzi per comprare cibo, neanche quello calmierato dia sussidi governativi. La
Chiesa cattolica ha contribuito e contribuisce a portare aiuto alle fasce più
deboli della popolazione, spesso intervenendo in operazioni di primo soccorso.
La tempestività è frutto di un’attenta pianificazione che ha visto la Caritas
Internationalis e il Pontificio Consiglio Cor Unum chiedere alle loro
rappresentanze locali in Zambia e Malawi di elaborare, fin dall’inizio della
crisi, un piano di emergenza, in base al quale sono state inviate richieste
d’aiuto alle singole Caritas nazionali in tutto il mondo. (A.D.C.)
IL PRIMO FILM REALIZZATO IN AFGHANISTAN DOPO LA CADUTA
DEI TALEBANI
VINCE
IL PREMIO COME MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO
AL
FESTIVAL DEL CINEMA DI MONTREAL
MONTERAL.
= Il film afgano “Osama” del regista Siddiq Barman ha vinto il premio per il
miglior lungometraggio al Festival cinematografico di Monteral. “Osama” è il
primo film realizzato in Afghanistan dopo la caduta del regime talebano che
aveva bandito ogni forma di espressione culturale. Il film racconta la storia
di una madre vedova che non può lavorare perché il regime glielo proibisce e rischia
di morire di fame insieme ai figli. La mamma ha l’idea di travestire una figlia
da maschio in modo tale che può trovare un occupazione e salvare la famiglia.
Il titolo è stato scelto perché, ha spiegato il regista, la storia è ambientata
nel periodo in cui il Paese era identificato con Osama Bin Laden. L’opera,
sostiene sempre Barman, vuole dar voce alla rivendicazione delle donne afgane
per le quali la situazione, dopo l’avvento della democrazia, non è migliorata.
La giuria di Montreal ha assegnato una menzione speciale al film marocchino Les
fibres de l’ame di Hakim Belabbes e il Premio del pubblico a Les yeux
secs sempre di un marocchino, il regista Nerjiss Nejjar. (M.R.)
LA
COMMISSIONE INTERAMERICANA DEI DIRITTI UMANI AVVIERA’ UNA INCHIESTA
SUI
CRIMINI CONTRO GLI INDIGENI IN COLOMBIA. L’ETNIA DEI KANKUAMOS
VIVE
SEGREGATA NEI VILLAGGI, COINVOLTA SUO MALGRADO NELLE GUERRIGLIE
PER LA
DISTRIBUZIONE DELLA TERRA
SANTA FE DE BOGOTA’. = Gli indigeni Kankuamos di Atanquez, un’etnia che conta
complessivamente 13 mila persone, riuniti in dodici comunità distribuite in 24
mila ettari di terra, vivono da cinque anni ‘sequestrati’ nei loro villaggi
sulla Sierra Nevada de Santa Marta, in Colombia. I Kankuamos sono stati
coinvolti, loro malgrado, nella lotta per il controllo delle terre tra
guerriglie e paramilitari che, in tutta la regione, ha dato vita ad una
escalation di violenza: secondo l’ufficio per i diritti civili, la “Defensoria
del pueblo”, i guerriglieri hanno già ucciso 44 indigeni. Atanquez, spiegano i
Kankuamos, è un bel posto in cui vivere, grazie anche ai terreni fertili
favorevoli alle coltivazioni: negli ultimi anni quasi un migliaio di indigeni
sono stati costretti a lasciare le loro case per non rimanere uccisi o per non
essere arruolati nelle fazioni. La loro speranza è riposta nell’appello che la
Commissione interamericana dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati americani
ha presentato al presidente Alvaro Uribe Vélez per garantire la sicurezza delle
comunità native della Sierra. È stato annunciato che saranno avviate inchieste
sui crimini contro gli indigeni e il governo si è impegnato a favorire il
rientro degli sfollati nei loro villaggi. I Kankuamos non hanno invece accolto
la proposta di creare una loro forza di polizia perché la loro legge proibisce
l’uso di armi da fuoco. (M.R.)
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21
ottobre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
La crisi mediorientale ancora
una volta al centro dell’attenzione internazionale. Se ne discute, oggi, in due
diverse riunioni: a New York ed al Cairo. Al Palazzo di Vetro, l'Assemblea
Generale dell'Onu tornerà a riunirsi per parlare della costruzione da parte di
Israele del muro lungo la frontiera con la Cisgiordania. In Egitto, la Lega
Araba – su richiesta palestinese – affronterà la questione degli attacchi
israeliani nei Territori: quelli di ieri sera hanno provocato almeno 12 morti
ed un’ottantina di feriti. Il servizio di Graziano Motta:
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Cinque raid di elicotteri – a
qualcuno hanno partecipato anche aerei – hanno sconvolto alcune località della
Striscia di Gaza. L’obiettivo erano alcune uccisioni mirate di esponenti del
braccio militare di Hamas, peraltro non tutte riuscite: i missili lanciati
contro le automobili su cui viaggiavano, infatti, hanno colpito molti civili.
Dinanzi alla successione incalzante delle operazioni, il primo ministro palestinese
Abu Ala ha chiesto con un appello l’intervento urgente della comunità
internazionale, definendo le aggressioni israeliane “inqualificabili”. D’altra
parte, il portavoce del primo ministro israeliano ha evitato di giustificare il
raid come rappresaglia all’agguato teso domenica sera da guerriglieri
palestinesi ad una pattuglia di soldati presso Ramallah – tre di essi sono
stati uccisi ed uno gravemente ferito – ed ha ribadito la determinazione di
colpire ovunque i capi della rivolta. Sharon è tornato sulla necessità di
rimuovere Arafat, considerato “il principale ostacolo alla pace”. Lo stato di
allerta anti-terrorismo è in vigore in tutto Israele, perché con due comunicati
Hamas e Jihad hanno minacciato pesanti vendette.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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“Chiedo alla comunità
internazionale di intervenire immediatamente per fermare questa follia
militare”, ha detto questa mattina il presidente palestinese Arafat, in
risposta agli attacchi di ieri. Critiche anche dall russia, che ha parlato di
“sproporzionato uso della forza”. Ed i raid nella striscia di Gaza hanno
destato profondo dissenso nella stessa stampa israeliana: il quotidiano Maariv
sostiene che i vertici militari sono “impazziti”, mentre Yediot Ahronot si
chiede se “è mai possibile che tutta la società palestinese sia diventata un
obiettivo”.
Nella crisi nucleare iraniana si è compiuto oggi un passo
importante verso una soluzione pacifica. Il governo di Teheran ha infatti
annunciato di essere disponibile a sospendere temporaneamente il processo di
arricchimento dell'uranio ed a firmare il protocollo addizionale al Trattato di
non proliferazione nucleare, che impone ispezioni più severe. La decisione
dovrà ora essere ratificata dal Parlamento.
Ancora disordini in Iraq, a testimonianza di una tensione
difficile da placare. Ieri sera, l’attacco ad un convoglio di militari polacchi
in viaggio da Baghdad a Babilonia, verso sud. Stamattina, nel centro della
capitale, una violenta protesta contro i soldati americani, rei di utilizzare i
cani – considerati impuri dai musulmani – per le perquisizioni: ne è scaturita
una sparatoria che fortunatamente non ha provocato vittime.
Dopo mesi di dialogo
interrotto, nella martoriata regione dell’Ulster torna ad aprirsi uno spiraglio
di pace. Mentre l’Ira ha annunciato la disponibilità alla distruzione di una
parte del suo arsenale, il governo di Londra ha fissato la data per le elezioni
politiche in Irlanda del nord: si terranno il prossimo 26 novembre. Anche i
nazionalisti hanno dato il proprio assenso: Gerry Adams, leader di Sinn Fein,
ha garantito “appoggio totale ed esclusivo al processo democratico”, come ci
riferisce da Belfast Enzo Farinella:
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“Siamo contrari all’uso o alla minaccia dell’uso della
forza per ottenere un qualunque scopo politico”, ha detto il leader
nazionalista. “Vogliamo inoltre che tutte le armi vengano bandite dalla nostra
società e quindi diciamo ‘no’ ai paramilitari di ogni parte”. Rivolgendosi ai
paramilitari, Gerry Adams ha dichiarato: “Unitevi a noi e fate un salto in
avanti per costruire la nuova Irlanda. Noi ci sentiamo impegnati in questa
costruzione per un nuovo ed armonioso futuro con gli unionisti”. Con questa
visione programmatica concorda il leader del partito unionista e Premio Nobel
per la pace, David Trimble, il quale da parte sua ha assicurato istituzioni
stabili, dalle quali dovranno dipendere il sistema giudiziario e le forze di polizia.
Questo pomeriggio, i due primi ministri – il britannico Blair e l’irlandese
Ahern – dovranno sancire con la loro autorità questo nuovo, importante e
storico accordo tra nazionalisti e unionisti, al quale anche i paramilitari
dell’Ira hanno dato il loro assenso, dichiarando che la guerra è finita per
sempre con il silenzio delle loro armi.
Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
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L’avvicendamento al vertice
della Bolivia ha portato con sé la fine della protesta. Sono tre i mesi di
tregua concessi dai contadini al neopresidente, Carlos Mesa, che si è a sua
volta impegnato a prendere in considerazione le loro richieste: tra queste,
l’abrogazione della legge sugli idrocarburi, il rilascio dei dirigenti
arrestati durante le manifestazioni, la redistribuzione della terra, le
indagini sulle responsabilità della passata amministrazione. L’ex capo di
Stato, Gonzalo Sánchez de Lozada, è intanto giunto a Washington: ha dichiarato
di essere stato vittima “di un golpe ben pianificato” dall’opposizione, ma di
aver preferito “mantenere il filo della democrazia e rinunciare alla carica”.
Dalla penisola coreana giungono nuovi segnali di tensione:
la Corea del Nord avrebbe effettuato oggi un test missilistico a corto raggio
terra-mare. Lo ha comunicato il Giappone, precisando che il missile sarebbe
stato lanciato dalla costa orientale nordcoreana. Un invito alla “moderazione”
è giunto anche dalla Cina, che ha comunque ribadito il diritto di Pyongang di
difendere la propria sovranità.
Collaborazione
nella lotta al terrorismo ed al disarmo, rilancio del commercio multilaterale.
Dall’Asia, dove prosegue la sua visita, il presidente degli Stati Uniti, Bush,
traccia un bilancio positivo dei risultati raggiunti finora dal vertice
dell’Apec, il Forum di cooperazione economica tra i Paesi dell’Asia e del Pacifico,
in corso in Thailandia. Dopo una tappa a Singapore, il capo della Casa Bianca sarà
nell’isola indonesiana di Bali, per ricordare l’attentato che un anno fa
provocò la morte di 202 persone.
Ancora vittime
tra gli operatori umanitari in Somaliland, l’autoproclamata repubblica nel
nordovest della Somalia in cui, il 5 ottobre, era stata uccisa l’italiana
Annalena Tonelli. Stanotte hanno perso la vita due cittadini britannici,
appartenenti all’organizzazione non governativa Sos Kinderdorf: sono stati
uccisi da colpi di arma da fuoco mentre si trovavano in casa, nella località di
Sheikh. Tutti i rappresentanti delle Ong operanti in Somalia stanno ora
valutando la situazione della sicurezza: lo stesso faranno, nel pomeriggio, gli
inviati dell’Unione europea in Kenya.
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