RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 292 - Testo della Trasmissione di domenica 19 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Donna coraggiosa, icona del buon samaritano, serva degli ultimi. Madre Teresa di Calcutta, la suora dei poveri, iscritta dal Papa nell’albo dei Beati. Folla di pellegrini e delegazioni ufficiali da tutto il mondo. Al centro della festa i poveri, con le missionarie della carità

 

In questo storico 19 ottobre, Giornata Missionaria Mondiale, lo speciale significato di Madre Teresa per l’Albania e per l’India, cornici geografiche della sua straordinaria missione. Con noi, don Davide Gjugja e il vescovo Placido Toppo

 

Su Rai Uno stasera la prima puntata dell’attesa fiction televisiva sulla vita di Madre Teresa. Ai nostri microfoni, il produttore Luca Bernabei, il regista Fabrizio Costa e la protagonista Olivia Hussey

 

Il 25. del Pontificato. “Fochi di gioia e di allegrezza”: è il titolo dello spettacolo pirotecnico, offerto dal Comune di Roma a Giovanni Paolo II, in programma stasera dal Gianicolo: ai nostri microfoni, l’ideatore Valerio Festi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Un europeo venuto dal futuro”. In una Mostra storico biografica al Vittoriano di Roma, la straordinaria figura di Alcide De Gasperi. Con noi, il prof. Pierluigi Ballini e la figlia dello statista democristiano Maria Romana.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si conclude oggi la staffetta della pace da San Giovanni Rotondo a Tirana, nel nome di Padre Pio e Madre Teresa

 

In un nuovo messaggio, Bin Laden minaccia nuovi attacchi

 

Con la preghiera ecumenica, la marcia della pace e la Messa presieduta dal cardinale James Stafford, si conclude a Bari il quarto Meeting carismatico internazionale “Kairòs 2003” su “Testimoni della fede cristiana e nuovi Martiri in Europa”.

 

A Tikrit, in Iraq, uccisi altri due soldati statunitensi – La “Nova T”, casa di produzioni televisive dei Padri Cappuccini, ha realizzato un film sulla vita del Papa

 

L’iran conferma l’avvio del negoziato sul proprio programma nucleare con Francia, Germania e Gran Bretagna.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 ottobre 2003

 

 

DONNA CORAGGIOSA, ICONA DEL BUON SAMARITANO, SERVA DEGLI ULTIMI.

MADRE TERESA DI CALCUTTA, LA SUORA DEI POVERI,

ISCRITTA DAL PAPA NELL’ALBO DEI BEATI.

FOLLA DI PELLEGRINI E DELEGAZIONI UFFICIALI DA TUTTO IL MONDO

- A cura di Paolo Salvo -

 

 

Madre Teresa di Calcutta è Beata. Un evento ecclesiale, mondiale e mediatico. Al centro della festa, i poveri, come avrebbe voluto la piccola “grande” suora di origine albanese e di nazionalità indiana, che Giovanni Paolo II ha elevato all’onore degli altari stamani con la solenne “cappella papale” presieduta in Piazza San Pietro, insieme a più di 40 concelebranti, tra cui il cardinale arcivescovo di Bombay, Ivan Dias, l’arcivescovo di Calcutta, Lucas Sirkar, l’arcivescovo di Scutari, Angelo Massafra, davanti ad una folla valutata alla fine in 300 mila persone e alle delegazioni giunte da ogni parte del mondo.

 

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Canto: Iubilate Deo

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Duemila poveri in prima fila, al posto d’onore, insieme alle suore della carità con il sari bianco bordato di blu, sul sagrato della Basilica Vaticana addobbato di fiori, in una sorprendente mattinata di sole dopo il diluvio di ieri sera. I grandi della terra, rappresentati da una trentina di delegazioni ufficiali, a cominciare dai presidenti di Albania, Macedonia, terra natale di Madre Teresa, Kosovo, e in rappresentanza dell’India il ministro della giustizia. Significativa anche la delegazione ecumenica e interreligiosa, con esponenti della Chiesa ortodossa e di due Comunità musulmane d’Albania. Con suor Nirmala Joshi, superiora generale delle Missionarie della Carità, presenti naturalmente i responsabili degli altri istituti fondati da Madre Teresa, tra cui i rami contemplativi delle suore e dei fratelli.

 

“In lei scorgiamo l’urgenza di metterci in atteggiamento di servizio, specialmente  dei più poveri e dimenticati, degli ultimi tra gli ultimi”, ha detto nel rito di introduzione Giovanni Paolo II, apparso con volto disteso e sorridente. Tre felici coincidenze hanno accompagnato la beatificazione di Madre Teresa, come ha sottolineato il Papa: l’odierna Giornata Missionaria Mondiale, la conclusione dell’anno del rosario e il 25.mo anniversario del suo Pontificato.

 

Canti, danze e preghiere tipici della cultura indiana hanno costellato il solenne rito, trasmesso in Mondovisione, con 77 enti televisivi di 48 Paesi, e più di mille tra fotografi e operatori. Il senso della gioia, con applausi e canti, è esploso quando il Papa, dopo la “domanda” canonica pronunciata dall’arcivescovo di Calcutta, Lucas Sirkar, ed alcuni cenni biografici della religiosa, ha pronunciato la formula di beatificazione, fissando la festa di Madre Teresa “nel giorno della sua nascita al cielo”, il 5 settembre. E’ la beata numero 1321 proclamata da Giovanni Paolo II in questi 25 anni.

 

“Un itinerario di amore e di servizio, che capovolge ogni logica umana. Essere il servo di tutti!”. Così il Papa ha indicato il cammino evangelico di Madre Teresa, all’omelia della Messa, affidando la lettura del testo ad un suo stretto collaboratore, l’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, e per la parte in inglese al cardinale arcivescovo di Bombay, Ivan Dias. “Donna coraggiosa”, “icona del Buon Samaritano”, “serva degli ultimi”, “messaggera dell’Amore”. Quasi come in una litania, Giovanni Paolo II ha sintetizzato la vita di Madre Teresa, “tutta donata ai poveri” e “avvolta dalla preghiera”.

 

“Sono personalmente grato – ha voluto testimoniare il Papa – a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire  Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla”. L’omelia del Papa è proseguita in racconto: “Ogni tanto veniva a parlarmi delle sue esperienze a servizio dei valori evangelici”. E ricorda ad esempio quanto disse ricevendo il premio Nobel per la pace: “Se sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire, cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il segno dell’amore di Dio”.

 

Significativo poi che la sua beatificazione avvenga proprio nella Giornata Missionaria Mondiale. “Con la testimonianza della sua vita – infatti – Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e nell’ascolto della parola di Dio”. “Emblematica di questo stile  missionario”, per Giovanni Paolo II, “è l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un bambino e, con l’altra, fa scorrere la corona del Rosario”.

 

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Contemplazione e azione, evangelizzazione e promozione umana: Madre Teresa proclama il Vangelo con la sua vita tutta donata ai poveri, ma, al tempo stesso, avvolta dalla preghiera.

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Così Madre Teresa “ha trovato la sua più grande realizzazione e ha vissuto le più nobili qualità della sua femminilità”, ricordando a tutti il valore e la dignità di tutti i figli di Dio, “creati per amare ed essere amati”, e saziando in tal modo “la sete di Cristo, specialmente per i più bisognosi, quelli ai quali la visione di Dio è stata oscurata dalla sofferenza e dal dolore”. Nel ricordo del Papa, poi, i lunghi anni di “buio interiore” vissuti da Madre Teresa, “prova a tratti lancinante”, accolta come un singolare “dono e privilegio”.

 

 

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Nelle ore più buie ella s’aggrappava con più tenacia alla preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Questo duro travaglio spirituale l’ha portata ad identificarsi sempre più con coloro che ogni giorno serviva, sperimentan-done la pena e talora persino il rigetto. Amava ripetere che la più grande povertà è quella di essere indesiderati, di non avere nessuno che si prenda cura di te.

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Per tutti, l’invito del Papa è quello di rendere “lode a questa piccola donna innamorata di Dio, umile messaggera del Vangelo e infaticabile benefattrice dell’umanità”, di onorare in lei “una delle personalità più rilevanti della nostra epoca”, di seguirne l’esempio e “servire con la gioia e il sorriso  ogni persona che incontriamo”.

 

Prima dell’Angelus, Giovanni Paolo II ha salutato i pellegrini giunti da tutto il mondo e ha invocato l’intercessione della Vergine perché “ci ottenga di progredire nell’amore di Dio e del prossimo”. Al termine, il Papa ha fatto il giro di Piazza San Pietro sull’autovettura scoperta, benedicendo la folla che lo applau-diva e agitava bandiere e fazzoletti multicolori, mentre i duemila poveri insieme alle suore missionarie della carità hanno raggiunto l’Aula “Paolo VI” in Vaticano, per il pranzo offerto loro a nome della Beata Madre Teresa di Calcutta. Per noi, c’era Dorotea Gambardella.

 

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E’ giorno di festa anche per loro, per i duemila poveri di ogni età e nazionalità che in questo momento stanno terminando il loro pranzo qui, all’interno dell’Aula “Paolo VI”. Così hanno voluto le Suore Missionarie della Carità, così è stato. Del resto, è il giorno della beatificazione di colei che, come ha detto con commozione Renato, un senzatetto di Napoli, in molti considerano una madre, che non ha mai esitato dinanzi alle sofferenze dei propri figli: “Non ha mai provato ribrezzo per quelli come noi”, ha precisato Ada, di Cosenza.

 

L’atmosfera qui è gioiosa, il pasto si sta consumando in un lieto vociare. Per lo più, i commenti sulle diverse pietanze. Nell’aria c’è un invitante profumo di lasagne al forno, pollo arrosto con patate, piselli e carote; per dessert: banane. Da bere: acqua minerale e succo d’arancia. Gli ospiti – tra essi molti disabili – sono arrivati alle 13, hanno preso posto ordinatamente disponendosi lungo le file dell’aula vaticana, accompagnati e serviti da volontari.  Di questi, circa 40 sono stati inviati dall’ambasciata statunitense, gli altri provengono da tutta Italia, 70 soltanto da Abbruzzo e Molise. Sono per lo più giovani che con entusiasmo si stanno adoperando perché tutto proceda per il meglio. Ad essi si affiancano le suore dal sari bianco e azzurro, circa 300. Tra loro, anche la madre superiora, suor Nirmala. Qualcuno degli ospiti sta già andando via; sui loro visi, l’emozione e la gioia per la bella giornata trascorsa.

 

Dall’Aula “Paolo VI”, per la Radio Vaticana, Dorotea Gambardella.

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E sulla straordinaria figura di Madre Teresa, ascoltiamo alcune testimo-nianze raccolte stamani, prima dell’inizio della cerimonia, nella suggestiva corni-ce di Piazza San Petro, sempre da Dorotea Gambardella:

 

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R. – Una brava mamma per tutti: io la mamma non l’ho conosciuta e allora mi sono attaccato a Madre Teresa perché so che vuole bene a tutti.

 

R. – Madre Teresa è una santa. So che lei ha lavorato tanto per i poveri, per l’umanità, ha fatto tanto.

 

R. – E’ stato bellissimo riconoscerla. Sono stato a San Gregorio, ho bei ricordi, con madre Letizia che me la fece conoscere: veramente bello!

 

R. – E’ unica. Una donna meravigliosa, non ci sono parole. Sono esterrefatta per quello che ha fatto. Se ognuno di noi facesse una piccola parte di quello che ha fatto lei, credo che ci sarebbe molto meno violenza!

 

R. – Insieme a padre Pio, sono le figure più importanti. Rappresenta la solidarietà.

 

R. – E’ un faro, una luce per tutta l’umanità.

 

D. – Perché sei qui, questa mattina?

 

R. – Perché secondo me, Madre Teresa ha fatto del bene a tutta l’umanità e merita questo riconoscimento.

 

R. – Ha un cuore enorme; si è sacrificata in tutto e per tutto per gli altri ... ha veramente fegato, questa donna!

 

D. – Che donna era Madre Teresa?

 

R. – In un contesto dove vale solo il consumismo, l’arrivismo, certo è una donna che ha dimostrato che l’amore da dei risultati eccezionali, in termini di speranza, per quelle persone che vivono ai margini della società.

 

R. – Una persona che ha vissuto amando incondizionatamente, senza sapere chi avesse davanti ...

 

R. – Stavo pensando proprio a questo guardando questa fotografia, e mi domandavo come fosse possibile che una persona fisicamente così piccola – non era molto alta, di statura – potesse raccogliere tanta gente in questa piazza. Quindi, ecco, mi veniva in mente la grandiosità delle piccole cose ...

 

R. – La figura di Madre Teresa mi piace proprio per la sua umanità. Ha aiutato i poveri ed ha dedicato la sua vita interamente a un ideale, e questo secondo me dovrebbero farlo tutti!

 

R. – E’ riuscita con la sua serenità a dare tanto aiuto a persone che hanno vissuto una vita di sofferenze; e se tutti noi forse riuscissimo ad essere un po’ più vicini alle persone che soffrono, riusciremmo anche noi a vivere una vita più serena!

 

R. – Era già santa in vita: l’ho sempre saputo!

 

R. – Era una persona che ha dato tutta se stessa per gli altri, ha sacrificato tutto quello che aveva. Sinceramente, una figura così grande che ho paura ad accostarmici, per quanto l’ammiro!

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IN QUESTO STORICO 19 OTTOBRE, NEL QUALE RICORRE ANCHE LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, L’IMPRONTA DI MADRE TERESA SUL MONDO HA UN SIGNIFICATO PARTICOLARE SOPRATTUTTO PER L’ALBANIA E L’INDIA, LE CORNICI GEOGRAFICHE DELLA SUA STRAORDINARIA MISSIONE PER LA PACE

- A cura di Massimiliano Menichetti e Amedeo Lomonaco -

 

In Albania sono previste celebrazioni in grande stile per la beatificazione di Madre Teresa. I festeggiamenti sono organizzati non solo per celebrare l’evento, ma anche per sottolineare l’origine albanese della Beata, nata in realtà a Skopje, capitale dell’odierna Repubblica di Macedonia. I macedoni rivendicano Madre Teresa come propria connazionale ma gli storici albanesi ricordano che nel 1910, l’anno di nascita di Madre Teresa, la Macedonia non esisteva ancora come Stato e l’intera regione faceva parte dell’Impero ottomano. In base a questa interpreta-zione storica viene messa in rilievo l’appartenenza di Madre Teresa all’etnia albanese. Sul significato che la fondatrice delle Missionarie della Carità ricopre per l’Albania ascoltiamo, al microfono di Massimiliano Menichetti, il responsabile del Programma albanese della nostra emittente, Davide Gjugja:

 

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R. - E’ un grande orgoglio ed una grande ricchezza. In Madre Teresa l’intero popolo albanese in qualche modo si rivede, perché lei rispecchia quella forza spirituale, ma anche umana, che ha caratterizzato per secoli la famiglia albanese.

 

D. – La beatificazione è un momento di festa. Come gioisce l’Albania per questo evento?

 

R. – Gli albanesi sentono fortemente questo evento come un evento epocale, storico. Si sono dati da fare attraverso varie iniziative: gli intellettuali attraverso le loro opere, poesie, pitture, sculture ecc.. Il presidente albanese ha indetto e decretato il 19 ottobre di ogni anno festa nazionale. E quest’anno – a partire dal 19 prossimo – sarà l’anno di Madre Teresa. Il 26 ottobre, invece, una settimana dopo la beatificazione, a Scutari, nella cattedrale che è stata inaugurata alla presenza di Madre Teresa dopo la caduta del regime comunista, ci saranno tutti i vescovi, tutta la Chiesa albanese, e non solo, anche del Kosovo, del Montenegro, e ci sarà colei che ha sostituito Madre Teresa, Suor Nirmala, per ringraziare questo Paese, questo piccolo popolo che ha donato alla Chiesa e al mondo questa piccola, grande donna.

 

D. – Ma qual è l’eredità che Madre Teresa lascia all’Albania?

 

R. – Noi avvertiamo questo invito forte a ritrovare l’unione, l’armonia, questo invito a combattere insieme quelle che lei chiamava le ingiustizie della povertà, e soprattutto a difendere la vita, la dignità di ogni persona con amore e con rispetto.

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Ed oggi è un giorno di festa anche per l’India, Paese dove Madre Teresa ha operato instancabilmente in favore delle persone bisognose portando la parola di Cristo nel segno della carità. Ma cosa rappresenta questa Beata per il Paese asiatico? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto all’arcivescovo di Ranchi, in India, mons. Placido Toppo.

 

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R. - Madre Teresa è in un certo senso l’anima di compassione dell’India, questo è  un Paese dove ci sono ricchi e poveri, gli intoccabili a causa del sistema di divisione in caste e questo impianto è una tradizione che nessuno mai aveva messo in discussione. Madre Teresa, invece, ha vissuto e mostrato la carità sottolineando con la sua vita che tutti sono amati da Dio, che tutti sono figli nell’immagine di Dio. E questo è un messaggio molto forte per l’India. Questa carità è una sfida vera e propria. Servire i più poveri con generosità. l’India, forse, non lo sapeva.

 

D. – Il messaggio di semplicità, di carità continuerà a vivere in India?

 

R. – Sicuro continuerà. Non tutti forse lo accetteranno, ma anche il Signore, quando è venuto in questo mondo, non è stato accolto da tutti. Così è anche per  Madre Teresa ma il messaggio, come dicevo, è molto forte e certamente continuerà.

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E nel giorno della beatificazione di Madre Teresa, che ha orientato la propria vita verso l’eccezionale missione in difesa della pace e dei poveri, si celebra oggi la Giornata missionaria mondiale. In occasione di questa ricorrenza Giovanni Paolo II ha sottolineato, nel messaggio pubblicato lo scorso 21 febbraio, l’esigenza di una Chiesa più contemplativa, più Santa e missionaria.

 

“La guerra e l’ingiustizia – afferma - hanno il loro inizio nel cuore diviso”: per questo è necessario “intensificare la recita del Santo Rosario” e non dimenticare,  tra le tante intenzioni, la preghiera per la pace.

 

“Sotto lo sguardo vigile della Madre – si legge nel messaggio - la comunità ecclesiale cresce come una famiglia ravvivata dall’effusione potente dello Spirito e, pronta a raccogliere le sfide della nuova evangelizzazione, contempla il volto misericordioso di Gesù nei fratelli, specialmente nei poveri e bisognosi, nelle persone lontane dalla fede e dal Vangelo”.

 

Per raggiungere questo obbiettivo il Papa sottolinea l’urgenza di preparare “preparare evangelizzatori competenti e Santi; è necessario che non si affievolisca il fervore negli apostoli, specialmente per la missione ad gentes”.

 

Nel suo messaggio per l’odierna giornata, Giovanni Paolo II affida quindi ai fedeli una ‘precisa consegna’: “Il compito dell’animazione missionaria deve continuare ad essere impegno serio e coerente di ogni battezzato e di ogni comunità ecclesiale”. “Se il Rosario batterà il ritmo della nostra esistenza – dice il Santo Padre – potrà diventare strumento privilegiato per costruire la pace nel cuore degli uomini, nelle famiglie e tra i popoli”.

 

In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, l’Agenzia Fides ha presentato, come di consueto, alcuni dati, tratti dall’ultimo “Annuario statistico della Chiesa 2001”. Tra i dati più indicativi bisogna registrare il rapporto di 6 a 1 tra la popolazione mondiale, di oltre sei miliardi di abitanti, ed il numero di cattolici, che supera il miliardo di persone. Rispetto al 2000 la percentuale di cattolici è aumentata dello 0,02 per cento, le circoscrizioni ecclesiastiche sono 18 in più ed il numero degli abitanti per sacerdote è aumentato, nel mondo, di 241 unità. Mentre resta stabile il numero di religiosi è invece sensibilmente calato, con circa 8 mila unità in meno, quello delle religiose.

 

Nel campo dell’istruzione e dell’educazione sono inoltre in crescita sia il numero degli istituti che quello degli alunni per le scuole materne, primarie, secondarie e superiori. L’unica lieve diminuzione riguarda, in questo ambito, gli studenti universitari. Per quanto concerne gli Istituti di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa, sono complessivamente diminuiti ospedali, dispensari e lebbrosari, mentre sono aumentati gli istituti per anziani e persone portatrici di handicap, gli orfanotrofi ed i giardini di infanzia.

 

 

SARÀ TRASMESSA QUESTA SERA, SU RAI UNO, LA PRIMA PUNTATA DELLA FICTION, MOLTO ATTESA, DEDICATA ALLA VITA DI MADRE TERESA:

CON NOI, LUCA BERNABEI, FABRIZIO COSTA E OLIVIA HUSSEY

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Palermo -

 

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In occasione della beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, una delle personalità più carismatiche del XX secolo, la vita della piccola suora albanese dal sari bianco bordato di blu, sarà ripercorsa nella fiction di due puntate, prodotta dalla Lux Vide e diretta da Fabrizio Costa, in onda stasera e domani sera su Rai Uno. Il film è stato girato tra la città indiana di Calcutta, la capitale dello Sri Lanka, Colombo, e Roma con attori di sei nazionalità, 8 mila comparse, decine di elefanti e 200 veicoli d’epoca. La sceneggiatura ripercorre le tappe fondamentali della vita di madre Teresa: l’infanzia a Skopje, nell’Albania degli anni Venti; la scelta di dedicarsi ai poveri; la fondazione delle Missionarie della Carità; il conferimento nel 1979 del Premio Nobel e la morte, avvenuta nel 1997. Il genere della fiction a sfondo religioso, dopo altri recenti successi, continua dunque a riscuotere grande interesse.

 

Ma quali sono i motivi di questa tendenza? Antonella Palermo lo ha chiesto al direttore delle attività produttive della Lux Vide, Luca Bernabei.

 

R. – La gente ha bisogno di modelli di comportamento, di qualcuno che gli offra delle strade da seguire. Questo rientra, secondo me, in una funzione importantissima, fondamentale che la televisione deve avere, cioè quella di fornire delle visioni della vita che non siano banali, che non siano sempre e soltanto semplificazioni.

 

D. – Lei ha raccontato una bella esperienza, quella di aver avuto il più bel regalo in merito a questa fiction, a questa produzione. Qual è stato?

 

R. – L’esperienza della visione del film con il postulatore della causa di beatifi-cazione, padre Bryan e con le suore dell’Ordine delle missionarie della carità, che hanno visto il film insieme a noi ed hanno espresso un giudizio molto interessante. Sono rimasti assolutamente impressionati dall’interpre-tazione di Olivia Hassey, dalla sua somiglianza a Madre Teresa e dalla regia sofisticata, sensibile e piena di cura di Fabrizio Costa.

 

Sul significato di questa fiction ascoltiamo proprio il regista Fabrizio Costa che in passato ha diretto altre due importanti opere incentrate su temi religiosi come ‘Fatima’ e ‘Maria figlia del suo Figlio’.

 

R. – Ho cercato, in questo lavoro, di fare un film sulla contemporaneità, cioè su quel sentimento di pietas e di vedere come in realtà questo sentimento sia quello che muove la profondità dell’animo umano. Un tentativo di entrare nella cronaca spirituale.

 

D. – Qual è la difficoltà che si è trovato di fronte, anche tecnicamente …

 

R. – Condividere per due mesi e mezzo dei disagi che necessariamente noi abbia-mo dovuto riprendere con la nostra macchina da presa …

 

D. – E’ stato scritto moltissimo su questa donna. Da cosa si è lasciato guidare?

 

R. – Dal racconto delle sue giovanissime discepole. Sono il contrario della vanità, che ormai è diffusa, possono sembrare soldatesse ma soldatesse di pace, di serenità, di profondità. Credo che Madre Teresa fosse questa, però c’è un aspetto melanconico di questa donna problematica che ce la rende più comprensiva, più umana.

 

Nel film è particolarmente toccante l’interpretazione dell’attrice argentina, Olivia Hussey, che veste i panni di Madre Teresa. Ascoltiamo il suo pensiero sulla suora albanese.

 

R. – Tra le donne di questo secolo è la donna che ho ammirato di più. E’ una fonte di luce per tutti noi. Lei ha amato incondizionatamente, traduceva le parole in azioni ed ha visto il volto di Cristo in ogni persona che ha aiutato e naturalmente noi possiamo cercare di essere un po’ come lei. Il mondo così sarebbe migliore.

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‘FOCHI DI GIOIA E DI ALLEGREZZA’. E’ IL TITOLO DELLO SPETTACOLO PIROTECNICO, DEDICATO AL PAPA, IN PROGRAMMA QUESTA SERA A ROMA

- Intervista con l'ideatore, di Valerio Festi -

 

Il Comune di Roma offre a Giovanni Paolo II un ricco bouquet pirotecnico in occasione dei 25 anni di pontificato. Le immagini di luce e di fuoco, i cui disegni e processi compositivi sono ispirati alla tradizione della Roma barocca, saranno posizionati al Gianicolo, nel giardino sottostante la terrazza del Collegio Urbano. L’evento, che inizia alle ore 20, verrà trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana per la sola zona di Roma sulla modulazione di frequenza di 105 Mhz e sull’onda media di 585 Khz. Su questa iniziativa ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, l’ideatore dello spettacolo pirotecnico, Valerio Festi:

 

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R. – E’ un concerto per “fochi, gioia ed allegrezza”. Così erano chiamati, e sono stati chiamati per secoli, i giochi pirotecnici che vedevano l’arte dei pirotec-nici, cioè quelli che in guerra elaboravano le armi per offendere con la polvere pirica, in tempo sereno di pace trasformare questa loro abilità in arte di gioia. Pian piano quest’arte ha preso una sua autonomia e oggi conosciamo, e tutti riconoscono, i fuochi come forse uno dei gesti più importanti, più forti, più imponenti per segnare la festa, per disegnare nel cielo i nostri messaggi, forse anche le nostre speranze, i nostri segni di serenità, di gioia, di colore e di luce. Con le tecniche che noi oggi possediamo ho costruito una partitura pirotecnica, vale a dire dei fuochi che durano il tempo esatto delle frasi musicali e accompagnano l’esecuzione musicale con i colori, con il ritmo, con i vari disegni, con le varie forze di luce. La musica scelta è stata la “Missa pro pace”, una messa composta da un compositore polacco contemporaneo, Kilar Wojciech, ed eseguita nel dicembre del 2001 alla presenza del Santo Padre. E’ una messa che contiene in sé il messaggio credo portante della vita del Santo Padre, cioè la pace. E proprio dal brano che chiede pace per tutti noi partiamo in questo spettacolo che vuole appunto coniugare un grande momento di festa e di gioia con la ricerca della pace, anche attraverso un momento di ritualità collettiva come quello che andiamo a proporre.

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 ottobre 2003

 

 

“UN EUROPEO VENUTO DAL FUTURO”:

IN UNA MOSTRA STORICO-BIOGRAFICA AL VITTORIANO DI ROMA,

LA STRAORDINARIA FIGURA DI ALCIDE DE GASPERI

- Con noi, Maria Romana De Gasperi e il prof. Pierluigi Ballini -

 

 

“Alcide De Gasperi, un europeo venuto dal futuro”: è il suggestivo titolo di una mostra inaugurata questa settimana al Vittoriano. Ricca di documenti ed immagini, la rassegna storico-biografica illustra la straordinaria parabola politica dello statista democristiano, annoverato tra i “padri nobili” dell’Europa unita assieme al tedesco Adenauer e al francese Schuman. La mostra, visitabile fino al 20 dicembre, fa parte di una serie di iniziative per celebrare il leader politico a cinquant’anni dalla morte. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Inno europeo)

 

Un grande italiano, un grande europeo. Uomo di profonda fede, leader del dialogo, ma fermo sui principi, Alcide De Gasperi ha saputo precorrere i tempi intuendo che la via dell’integrazione era l’unica possibile per quei popoli che si erano affrontati in modo sanguinoso durante la Seconda Guerra Mondiale. A mezzo secolo dalla sua scomparsa, è dunque ancora quanto mai attuale la figura dello statista, che, con coraggio e saggezza non comuni, seppe traghettare l’Italia dall’era buia del Fascismo al consolidamento della democrazia. Un merito, questo, sottolineato dal curatore della mostra al Vittoriano, lo storico dell’Università di Firenze, Pierluigi Ballini:

 

R. – De Gasperi ha guidato la ricostruzione del Paese, di un Paese distrutto dalla guerra, isolato sul piano internazionale dal Fascismo. Ha saldato a questa attività di ricostruzione una fase di sviluppo; ha inserito l’Italia nell’area occidentale; ha intuito che l’Europa sarebbe stata il nostro futuro.

 

D. – Oggi, per italiani, tedeschi e francesi è facile definirsi europei. Ma quale fu la grande intuizione, la visione di De Gasperi nell’Europa divisa dai muri, con le ferite ancora aperte della Seconda Guerra Mondiale?

 

R. – Nel dopoguerra la propaganda nazionalistica trovava ancora molti ascoltatori. Gli odi erano profondi. In quel contesto fu davvero un’intuizione di grande novità proporre l’Europa unita nella pace. E non è un caso che siano stati a pensarla così un lorenese, un renano e un trentino. Aver pensato al futuro, al di là delle frontiere nazionali, è l’eredità più bella che De Gasperi lascia agli statisti di oggi.

 

D. – Quali sono state, secondo lei, le qualità che hanno reso il politico democristiano uno statista di prima grandezza?

 

R. – Le radici di questo suo modo di pensare la politica come servizio, di non dimenticare mai la missione cristiana – non si intende De Gasperi prescindendo dalla sua fede – sono il suo pragmatismo, il suo realismo, la sua operosità, una capacità di concretezza ed un realismo che non è mai stata rinuncia ai principi. Queste mi sembrano le sue qualità migliori: la politica animata da una grande passione ideale e da una religiosità profonda. Perché come De Gasperi ripeteva: “Senza una grande tensione ideale la democrazia sopravvive stancamente”.

 

Ma quale è stato il tratto del carattere di De Gasperi, che maggiormente ha influito sulla sua attività politica? Ecco la testimonianza della figlia del leader democristiano, Maria Romana:

 

R. – Io credo sia stata la tolleranza, la capacità di lavorare assieme a persone che avevano anche idee completamente diverse e diversi atteggiamenti verso la politica o verso la fede.

 

D. – Qual è l’insegnamento più profondo che suo padre le ha lasciato?

 

R. – Quello di accettare di non finire il proprio compito, come mi ha detto alla fine della sua vita: “Il Signore ti dà vita, ti dà forza, ti dà coraggio, ti dà anche un compito, ma ad un certo punto di dice ‘ora basta, puoi andare’. Dobbiamo accettarlo. Io in questo momento ho fatto di tutto e la mia coscienza è in pace”.

 

D. – Suo padre è stato una figura esemplare di politico cristiano. Quanto la fede ha aiutato l’uomo e lo statista De Gasperi?

 

R. – La fede penso lo abbia aiutato sempre, anche nel periodo difficile della sua vita, quando ha dovuto passare 20 anni al di fuori della società e quindi nella solitudine. Ci accompagnava in San Pietro a sentire la Messa la domenica e lo vedevamo assorto a pregare. Anche in Chiesa aveva i suo piccolo messalino, che ha tenuto nei periodi di oscurità e quando era presidente del Consiglio. Si è sempre, sempre appellato a Nostro Signore.

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CHIESA E SOCIETA’

19 ottobre 2003

 

 

SI CONCLUDE OGGI LA STAFFETTA DELLA PACE

PARTITA DA SAN GIOVANNI ROTONDO ALLA VOLTA DI TIRANA

NEL NOME DI PADRE PIO E MADRE TERESA

 

SAN GIOVANNI ROTONDO. = E’ partita venerdì scorso da San Giovanni Rotondo la “Maratona dei popoli”, il primo memorial in onore di Madre Teresa di Calcutta, che unirà con una staffetta simbolica la città di San Pio al capoluogo albanese, Tirana. L’evento, che si conclude oggi, è stato organizzato, tra gli altri, dai frati cappuccini del convento – santuario Santa Maria delle Grazie, dall’ospedale Casa sollievo della sofferenza, e dal comune di San Giovanni Rotondo. Parteciperanno all’iniziativa centinaia di atleti, tutti appartenenti ai vari sodalizi presenti in città e nel comprensorio. La staffetta, partita dal sagrato di Santa Maria delle Grazie dove è stata consegnata la fiaccola simbolica della pace, è proseguita alla volta di Brindisi per essere benedetta dall’arcivescovo, mons. Rocco Talucci. La fiaccola è stata poi trasportata con la nave a Tirana dai soldati italiani. Secondo gli organizzatori questa iniziativa rappresenta una tappa importante per il rilancio turistico della cittadina tanto cara a Padre Pio da Pietrelcina. (A.L.)

 

 

IN UN NUOVO MESSAGGIO TRASMESSO IERI DA Al Jazeera’’,

BIN LADEN MINACCIA NUOVI ATTACCHI “DENTRO E FUORI GLI STATI UNITI”.

NEL MIRINO ANCHE L’ITALIA

 

DOHA. = In un nuovo  messaggio registrato su nastro ed inviato alla televisione del Qatar, ‘Al Jazeera’, il leader dell’organizzazione terroristica di Al Qaida, Osama Bin Laden, minaccia nuovi attentati suicidi, cita l’Italia fra gli obiettivi possibili ed ordina agli americani di lasciare immediatamente l’Iraq. “Le forze americane - dice Bin Laden - si sono impantanate in Iraq e noi continueremo a combatterle con operazioni suicide dentro e fuori gli Stati Uniti, finché non riusciremo a fermare gli oppressori”. Bin Laden si rivolge quindi al popolo iracheno, lo incita alla jihad e avverte che saranno colpiti anche i Paesi che hanno aiutato gli Stati Uniti nella guerra nel Golfo Persico: “Ci riserviamo – annuncia nella registrazione - il diritto di una rappresaglia al momento giusto e nel posto giusto, contro tutti gli Stati che prendono parte a questa guerra iniqua” citando espressamente Italia, Gran Bretagna, Spagna, Australia, Polonia e Giappone. Dalla rappresaglia, ha ammonito ancora lo sceicco saudita, “non saranno esclusi i Paesi islamici che prendono parte al conflitto”. In particolare, questo vale per “i Paesi del Golfo, e soprattutto per il Kuwait - ha detto Bin Laden - che è stato rampa di lancio per l’intervento militare in Iraq”. Dopo la diffusione del messaggio il ministero degli Interni italiano ha assicurato che “il livello di attenzione in Italia continua ad essere alto e sono già attive tutte le misure di prevenzione che la situazione consiglia”. (A.L.)

 

 

LA PREGHIERA ECUMENICA, LA MARCIA DELLA PACE

E LA CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA BASILICA PONTIFICIA

DI SAN NICOLA DI BARI. SONO GLI ODIERNI EVENTI CONCLUSIVI DI KAIROS 2003,

IL 4° MEETING CARISMATICO PATROCINATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

 

BARI. = “Testimoni della fede cristiana e nuovi martiri in Europa”. E’ questo il tema del 4° Meeting internazionale per la pace tra le nazioni, ‘Kairòs 2003’, organizzato dalla Comunità di Gesù con il patrocinio della Conferenza episcopale pugliese. Il convegno, iniziato venerdì ed in corso di svolgimento presso la Fiera del Levante di Bari, prevede nell’odierna giornata conclusiva la preghiera ecumenica presieduta alle 15.30, nella Basilica ‘San Nicola’, dal vescovo di Altamura – Gravina – Acquaviva, mons. Mario Paciello. Successivamente si svolgerà la  Marcia della pace per le strade della città pugliese e a partire dalle ore 19.00, la concelebrazione eucaristica presieduta dal presidente del Pontificio consiglio per i laici, il cardinale James Francis Stafford. ‘Kairòs 2003’, un incontro carismatico di riconciliazione incentrato sulla riscoperta delle radici cristiane dell’Europa, è aperto al dialogo fra cattolici romani, ortodossi, evangelici, protestanti, luterani, pentecostali e non denominazionali. Il meeting, dove è possibile sperimentare l’esperienza di un nuovo “Battesimo nello Spirito” ed una rinnovata effusione dei doni carismatici dello Spirito, intende approfondire il “cammino verso l’unità visibile delle Chiese in Europa” mettendo in evidenza la relazione tra l’Eucaristia ed il martirio. (A.L.)

 

 

ANCORA ODIO E VIOLENZE IN IRAQ: L’UCCISIONE A TIKRIT DI ALTRI DUE SOLDATI

STATUNITENSI CONFERMA I TIMORI DI UNO STUDIO PUBBLICATO, LA SCORSA

PRIMAVERA, DAL DIPARTIMENTO DI STATO AMERICANO SUI PERICOLI

NELLA GESTIONE DEL DOPOGUERRA NEL PAESE ARABO

 

BAGHDAD. = Non si arresta la scia di violenze in Iraq. Due soldati statunitensi sono rimasti uccisi ed un altro è stato ferito in un’imboscata a Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Lo ha reso noto un portavoce della coalizione guidata dagli Stati Uniti, precisando che i militari sono stati raggiunti da colpi esplosi con un lancia razzi. Sale così a 103 il numero dei soldati americani uccisi in combattimento dallo scorso primo maggio. C’è anche la notizia, non confermata, di un attacco contro le forze americane a Falluja. Secondo un testimone, un razzo avrebbe colpito un camion che trasportava munizioni provocando un’enorme esplosione. Non si hanno ancora notizie di eventuali vittime. Uno studio pubblicato la scorsa primavera dal dipartimento di Stato aveva intanto previsto le disfunzioni ed i problemi che stanno rendendo difficile la gestione del dopoguerra nel Paese arabo. La ricerca, alla quale hanno lavorato circa 200 esperti per un anno intero, fu però completamente ignorata dal Pentagono, che aveva allora il totale controllo anche della ricostruzione in Iraq. Un controllo che ora il presidente americano, George Bush, di fronte ad una realtà del dopoguerra molto più difficile e complessa rispetto al quadro prospettato dal Pentagono, ha affidato direttamente al suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice. Le linee portanti dello studio, intitolato “Progetto per il futuro dell'Iraq”, erano già note, ma solo adesso sono emersi - rivela oggi il New York Times” - nuovi elementi che sottolineano l’ennesimo scontro fra Pentagono e dipartimento di Stato durante i mesi precedenti all’intervento militare nel Golfo Persico. (A.L.)

 

 

IL FILM SULLA VITA DEL PAPA REALIZZATO DALLA ‘NOVA T’, LA CASA DI PRODUZIONI

TELEVISIVE  FONDATA DAI PADRI CAPPUCCINI, SARÀ PROSSIMAMENTE TRASMESSO

DALLA PRIMA RETE PUBBLICA TEDESCA

 

TORINO. = Un documentario sulla vita di Giovanni Paolo II, prodotto dalla casa torinese dei padri cappuccini, la ‘Nova T’, verrà trasmesso nei Paesi di lingua tedesca. Il primo canale della televisione pubblica, Zdf, ha infatti acquistato il film diretto da Michelangelo Dotta e si appresta a trasmetterlo in Germania, in Austria ed in Svizzera. La vita di Karol Wojtyla, viene raccontata esclusivamente attraverso le sue parole ed i suoi scritti, con brani di suoi discorsi o attraverso la voce fuori campo dell’attore e doppiatore italiano Ferruccio Amendola. Nell’opera sono riletti gli avvenimenti più significativi della sua vita in relazione ad alcuni dei principali eventi degli ultimi decenni. Immagini d’archivio, alcune inedite ed esclusive di proprietà del Centro Televisivo Vaticano (Ctv), si succedono a quelle realizzate in Polonia, in India e nella Città del Vaticano, per raccontare l’unicità del primo Papa non italiano dopo quasi 450 anni. I brani letti da Ferruccio Amendola sono tratti dal volume di Giovanni Paolo II “Dono e Mistero” e da altri suoi testi. La Nova T è stata fondata dai Frati Cappuccini della Provincia di Torino nel 1982 e realizza documentari e reportage sul fenomeno della globalizzazione, sui drammi del terzo mondo e sul rapporto tra l’uomo e la spiritualità. Il suo gruppo azionario è formato interamente da religiosi e l’equipe di lavoro è coordinata dal segretario del Centro missioni estere dei frati cappuccini della provincia del Piemonte,  padre Ottavio Fasano. (D.D. – A.L.)

 

 

L’IRAN CONFERMA L’AVVIO DEL NEGOZIATO CON FRANCIA, GERMANIA E GRAN BRETAGNA SUL PROPRIO PROGRAMMA NUCLEARE

TEHERAN. = Per risolvere la crisi sul programma nucleare iraniano, il governo di Teheran ha ufficialmente dichiarato di aver avviato negoziati con Gran Bretagna, Francia e Germania. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hamid-Reza Asefi, ha anche confermato la notizia, dell'invito in Iran dei ministri degli Esteri dei tre paesi europei. Secondo quanto riporta il sito dell’emittente britannica Bbc, i tre Paesi europei hanno inviato, alcuni mesi fa, una lettera al governo iraniano offrendo di cooperare nel settore della produzione del nucleare civile se l’Iran accetterà di rispettare tutte le condizioni poste dall’Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Aiea). L’Agenzia di Vienna ha fissato per il prossimo 31 ottobre un importante ultimatum: entro questa data l’Iran dovrà infatti dimostrare “apertura e trasparenza”' in merito al suo programma nucleare, permettendo quindi agli esperti dell’Aiea di escludere completamente ogni intenzione bellica da parte di Teheran. L’Aiea ha anche chiesto all’Iran la firma di un protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione che consentirà ispezioni senza preavviso e in qualunque sito del Paese. Ma tale richiesta non è stata inserita nell'ultimatum. (A.L.)

 

 

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