RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 292 - Testo della
Trasmissione di domenica 19 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In un nuovo messaggio, Bin Laden minaccia nuovi attacchi
19
ottobre 2003
DONNA CORAGGIOSA, ICONA DEL BUON SAMARITANO, SERVA
DEGLI ULTIMI.
MADRE
TERESA DI CALCUTTA, LA SUORA DEI POVERI,
ISCRITTA
DAL PAPA NELL’ALBO DEI BEATI.
FOLLA
DI PELLEGRINI E DELEGAZIONI UFFICIALI DA TUTTO IL MONDO
- A
cura di Paolo Salvo -
Madre
Teresa di Calcutta è Beata. Un evento ecclesiale, mondiale e mediatico. Al
centro della festa, i poveri, come avrebbe voluto la piccola “grande” suora di
origine albanese e di nazionalità indiana, che Giovanni Paolo II ha elevato
all’onore degli altari stamani con la solenne “cappella papale” presieduta in
Piazza San Pietro, insieme a più di 40 concelebranti, tra cui il cardinale
arcivescovo di Bombay, Ivan Dias, l’arcivescovo di Calcutta, Lucas Sirkar,
l’arcivescovo di Scutari, Angelo Massafra, davanti ad una folla valutata alla
fine in 300 mila persone e alle delegazioni giunte da ogni parte del mondo.
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Duemila poveri in prima fila, al posto d’onore, insieme
alle suore della carità con il sari bianco bordato di blu, sul sagrato della
Basilica Vaticana addobbato di fiori, in una sorprendente mattinata di sole
dopo il diluvio di ieri sera. I grandi della terra, rappresentati da una
trentina di delegazioni ufficiali, a cominciare dai presidenti di Albania,
Macedonia, terra natale di Madre Teresa, Kosovo, e in rappresentanza dell’India
il ministro della giustizia. Significativa anche la delegazione ecumenica e
interreligiosa, con esponenti della Chiesa ortodossa e di due Comunità
musulmane d’Albania. Con suor Nirmala Joshi, superiora generale delle
Missionarie della Carità, presenti naturalmente i responsabili degli altri
istituti fondati da Madre Teresa, tra cui i rami contemplativi delle suore e
dei fratelli.
“In lei scorgiamo l’urgenza di metterci in atteggiamento
di servizio, specialmente dei più
poveri e dimenticati, degli ultimi tra gli ultimi”, ha detto nel rito di
introduzione Giovanni Paolo II, apparso con volto disteso e sorridente. Tre
felici coincidenze hanno accompagnato la beatificazione di Madre Teresa, come
ha sottolineato il Papa: l’odierna Giornata Missionaria Mondiale, la
conclusione dell’anno del rosario e il 25.mo anniversario del suo Pontificato.
Canti, danze e preghiere tipici della cultura indiana
hanno costellato il solenne rito, trasmesso in Mondovisione, con 77 enti
televisivi di 48 Paesi, e più di mille tra fotografi e operatori. Il senso
della gioia, con applausi e canti, è esploso quando il Papa, dopo la “domanda”
canonica pronunciata dall’arcivescovo di Calcutta, Lucas Sirkar, ed alcuni
cenni biografici della religiosa, ha pronunciato la formula di beatificazione,
fissando la festa di Madre Teresa “nel giorno della sua nascita al cielo”, il 5
settembre. E’ la beata numero 1321 proclamata da Giovanni Paolo II in questi 25
anni.
“Un itinerario di amore e di servizio, che capovolge ogni
logica umana. Essere il servo di tutti!”. Così il Papa ha indicato il cammino
evangelico di Madre Teresa, all’omelia della Messa, affidando la lettura del
testo ad un suo stretto collaboratore, l’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto
della Segreteria di Stato, e per la parte in inglese al cardinale arcivescovo
di Bombay, Ivan Dias. “Donna coraggiosa”, “icona del Buon Samaritano”, “serva
degli ultimi”, “messaggera dell’Amore”. Quasi come in una litania, Giovanni
Paolo II ha sintetizzato la vita di Madre Teresa, “tutta donata ai poveri” e
“avvolta dalla preghiera”.
“Sono personalmente grato – ha voluto testimoniare il Papa
– a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon
Samaritano, essa si recava ovunque per servire
Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre
riuscivano a fermarla”. L’omelia del Papa è proseguita in racconto: “Ogni tanto
veniva a parlarmi delle sue esperienze a servizio dei valori evangelici”. E
ricorda ad esempio quanto disse ricevendo il premio Nobel per la pace: “Se
sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire,
cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il
segno dell’amore di Dio”.
Significativo poi che la sua beatificazione avvenga
proprio nella Giornata Missionaria Mondiale. “Con la testimonianza della sua
vita – infatti – Madre Teresa ricorda a tutti che la missione evangelizzatrice
della Chiesa passa attraverso la carità, alimentata nella preghiera e
nell’ascolto della parola di Dio”. “Emblematica di questo stile missionario”, per Giovanni Paolo II, “è
l’immagine che ritrae la nuova Beata mentre stringe, con una mano, quella di un
bambino e, con l’altra, fa scorrere la corona del Rosario”.
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Contemplazione e azione,
evangelizzazione e promozione umana: Madre Teresa proclama il Vangelo con la
sua vita tutta donata ai poveri, ma, al tempo stesso, avvolta dalla preghiera.
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Così Madre Teresa “ha trovato la sua più grande
realizzazione e ha vissuto le più nobili qualità della sua femminilità”,
ricordando a tutti il valore e la dignità di tutti i figli di Dio, “creati per
amare ed essere amati”, e saziando in tal modo “la sete di Cristo, specialmente
per i più bisognosi, quelli ai quali la visione di Dio è stata oscurata dalla
sofferenza e dal dolore”. Nel ricordo del Papa, poi, i lunghi anni di “buio
interiore” vissuti da Madre Teresa, “prova a tratti lancinante”, accolta come
un singolare “dono e privilegio”.
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Nelle ore più buie ella
s’aggrappava con più tenacia alla preghiera davanti al Santissimo Sacramento.
Questo duro travaglio spirituale l’ha portata ad identificarsi sempre più con
coloro che ogni giorno serviva, sperimentan-done la pena e talora persino il
rigetto. Amava ripetere che la più grande povertà è quella di essere
indesiderati, di non avere nessuno che si prenda cura di te.
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Per tutti, l’invito del Papa è quello di rendere “lode a
questa piccola donna innamorata di Dio, umile messaggera del Vangelo e
infaticabile benefattrice dell’umanità”, di onorare in lei “una delle
personalità più rilevanti della nostra epoca”, di seguirne l’esempio e “servire
con la gioia e il sorriso ogni persona
che incontriamo”.
Prima dell’Angelus, Giovanni Paolo II ha salutato i
pellegrini giunti da tutto il mondo e ha invocato l’intercessione della Vergine
perché “ci ottenga di progredire nell’amore di Dio e del prossimo”. Al termine,
il Papa ha fatto il giro di Piazza San Pietro sull’autovettura scoperta,
benedicendo la folla che lo applau-diva e agitava bandiere e fazzoletti
multicolori, mentre i duemila poveri insieme alle suore missionarie della
carità hanno raggiunto l’Aula “Paolo VI” in Vaticano, per il pranzo offerto
loro a nome della Beata Madre Teresa di Calcutta. Per noi, c’era Dorotea
Gambardella.
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E’
giorno di festa anche per loro, per i duemila poveri di ogni età e nazionalità
che in questo momento stanno terminando il loro pranzo qui, all’interno
dell’Aula “Paolo VI”. Così hanno voluto le Suore Missionarie della Carità, così
è stato. Del resto, è il giorno della beatificazione di colei che, come ha
detto con commozione Renato, un senzatetto di Napoli, in molti considerano una
madre, che non ha mai esitato dinanzi alle sofferenze dei propri figli: “Non ha
mai provato ribrezzo per quelli come noi”, ha precisato Ada, di Cosenza.
L’atmosfera qui è gioiosa, il pasto si sta consumando in
un lieto vociare. Per lo più, i commenti sulle diverse pietanze. Nell’aria c’è
un invitante profumo di lasagne al forno, pollo arrosto con patate, piselli e
carote; per dessert: banane. Da bere: acqua minerale e succo d’arancia. Gli
ospiti – tra essi molti disabili – sono arrivati alle 13, hanno preso posto
ordinatamente disponendosi lungo le file dell’aula vaticana, accompagnati e
serviti da volontari. Di questi, circa
40 sono stati inviati dall’ambasciata statunitense, gli altri provengono da
tutta Italia, 70 soltanto da Abbruzzo e Molise. Sono per lo più giovani che con
entusiasmo si stanno adoperando perché tutto proceda per il meglio. Ad essi si
affiancano le suore dal sari bianco e azzurro, circa 300. Tra loro, anche la
madre superiora, suor Nirmala. Qualcuno degli ospiti sta già andando via; sui
loro visi, l’emozione e la gioia per la bella giornata trascorsa.
Dall’Aula “Paolo VI”, per la Radio Vaticana, Dorotea
Gambardella.
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E sulla straordinaria figura di Madre Teresa, ascoltiamo
alcune testimo-nianze raccolte stamani, prima dell’inizio della cerimonia,
nella suggestiva corni-ce di Piazza San Petro, sempre da Dorotea Gambardella:
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R. – Una brava mamma per tutti: io la mamma non l’ho
conosciuta e allora mi sono attaccato a Madre Teresa perché so che vuole bene a
tutti.
R. – Madre Teresa è una santa. So che lei ha lavorato
tanto per i poveri, per l’umanità, ha fatto tanto.
R. – E’ stato bellissimo riconoscerla. Sono stato a San
Gregorio, ho bei ricordi, con madre Letizia che me la fece conoscere: veramente
bello!
R. – E’ unica. Una donna meravigliosa, non ci sono parole.
Sono esterrefatta per quello che ha fatto. Se ognuno di noi facesse una piccola
parte di quello che ha fatto lei, credo che ci sarebbe molto meno violenza!
R. – Insieme a padre Pio, sono le figure più importanti.
Rappresenta la solidarietà.
R. – E’ un faro, una luce per tutta l’umanità.
D. – Perché sei qui, questa mattina?
R. – Perché secondo me, Madre Teresa ha fatto del bene a
tutta l’umanità e merita questo riconoscimento.
R. – Ha un cuore enorme; si è sacrificata in tutto e per
tutto per gli altri ... ha veramente fegato, questa donna!
D. – Che donna era Madre Teresa?
R. – In un contesto dove vale solo il consumismo,
l’arrivismo, certo è una donna che ha dimostrato che l’amore da dei risultati
eccezionali, in termini di speranza, per quelle persone che vivono ai margini
della società.
R. – Una persona che ha vissuto amando
incondizionatamente, senza sapere chi avesse davanti ...
R. – Stavo pensando proprio a questo guardando questa
fotografia, e mi domandavo come fosse possibile che una persona fisicamente
così piccola – non era molto alta, di statura – potesse raccogliere tanta gente
in questa piazza. Quindi, ecco, mi veniva in mente la grandiosità delle piccole
cose ...
R. – La figura di Madre Teresa mi piace proprio per la sua
umanità. Ha aiutato i poveri ed ha dedicato la sua vita interamente a un
ideale, e questo secondo me dovrebbero farlo tutti!
R. – E’ riuscita con la sua serenità a dare tanto aiuto a
persone che hanno vissuto una vita di sofferenze; e se tutti noi forse riuscissimo
ad essere un po’ più vicini alle persone che soffrono, riusciremmo anche noi a
vivere una vita più serena!
R. – Era già santa in vita: l’ho sempre saputo!
R. – Era una persona che ha dato tutta se stessa per gli
altri, ha sacrificato tutto quello che aveva. Sinceramente, una figura così
grande che ho paura ad accostarmici, per quanto l’ammiro!
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IN QUESTO STORICO 19 OTTOBRE, NEL QUALE RICORRE ANCHE LA GIORNATA
MISSIONARIA MONDIALE, L’IMPRONTA DI MADRE TERESA SUL MONDO HA UN SIGNIFICATO
PARTICOLARE SOPRATTUTTO PER L’ALBANIA E L’INDIA, LE CORNICI GEOGRAFICHE DELLA
SUA STRAORDINARIA MISSIONE PER LA PACE
- A cura di Massimiliano
Menichetti e Amedeo Lomonaco -
In
Albania sono previste celebrazioni in grande stile per la beatificazione di
Madre Teresa. I festeggiamenti sono organizzati non solo per celebrare
l’evento, ma anche per sottolineare l’origine albanese della Beata, nata in
realtà a Skopje, capitale dell’odierna Repubblica di Macedonia. I macedoni
rivendicano Madre Teresa come propria connazionale ma gli storici albanesi
ricordano che nel 1910, l’anno di nascita di Madre Teresa, la Macedonia non
esisteva ancora come Stato e l’intera regione faceva parte dell’Impero
ottomano. In base a questa interpreta-zione storica viene messa in rilievo
l’appartenenza di Madre Teresa all’etnia albanese. Sul significato che la
fondatrice delle Missionarie della Carità ricopre per l’Albania ascoltiamo, al
microfono di Massimiliano Menichetti, il responsabile del Programma albanese
della nostra emittente, Davide Gjugja:
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R. - E’ un grande orgoglio ed una grande ricchezza. In
Madre Teresa l’intero popolo albanese in qualche modo si rivede, perché lei
rispecchia quella forza spirituale, ma anche umana, che ha caratterizzato per
secoli la famiglia albanese.
D. – La beatificazione è un momento di festa. Come gioisce
l’Albania per questo evento?
R. – Gli albanesi sentono fortemente questo evento come un
evento epocale, storico. Si sono dati da fare attraverso varie iniziative: gli
intellettuali attraverso le loro opere, poesie, pitture, sculture ecc.. Il
presidente albanese ha indetto e decretato il 19 ottobre di ogni anno festa
nazionale. E quest’anno – a partire dal 19 prossimo – sarà l’anno di Madre
Teresa. Il 26 ottobre, invece, una settimana dopo la beatificazione, a Scutari,
nella cattedrale che è stata inaugurata alla presenza di Madre Teresa dopo la
caduta del regime comunista, ci saranno tutti i vescovi, tutta la Chiesa
albanese, e non solo, anche del Kosovo, del Montenegro, e ci sarà colei che ha
sostituito Madre Teresa, Suor Nirmala, per ringraziare questo Paese, questo
piccolo popolo che ha donato alla Chiesa e al mondo questa piccola, grande
donna.
D. – Ma qual è l’eredità che Madre Teresa lascia
all’Albania?
R. – Noi avvertiamo questo invito forte a ritrovare
l’unione, l’armonia, questo invito a combattere insieme quelle che lei chiamava
le ingiustizie della povertà, e soprattutto a difendere la vita, la dignità di
ogni persona con amore e con rispetto.
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Ed oggi è un giorno di festa anche per l’India, Paese dove
Madre Teresa ha operato instancabilmente in favore delle persone bisognose
portando la parola di Cristo nel segno della carità. Ma cosa rappresenta questa
Beata per il Paese asiatico? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto
all’arcivescovo di Ranchi, in India, mons. Placido Toppo.
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R. - Madre Teresa è in un certo senso l’anima di
compassione dell’India, questo è un
Paese dove ci sono ricchi e poveri, gli intoccabili a causa del sistema di
divisione in caste e questo impianto è una tradizione che nessuno mai aveva
messo in discussione. Madre Teresa, invece, ha vissuto e mostrato la carità
sottolineando con la sua vita che tutti sono amati da Dio, che tutti sono figli
nell’immagine di Dio. E questo è un messaggio molto forte per l’India. Questa
carità è una sfida vera e propria. Servire i più poveri con generosità.
l’India, forse, non lo sapeva.
D. – Il messaggio di semplicità, di carità continuerà a
vivere in India?
R. – Sicuro continuerà. Non tutti forse lo accetteranno,
ma anche il Signore, quando è venuto in questo mondo, non è stato accolto da
tutti. Così è anche per Madre Teresa ma
il messaggio, come dicevo, è molto forte e certamente continuerà.
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E nel
giorno della beatificazione di Madre Teresa, che ha orientato la propria vita
verso l’eccezionale missione in difesa della pace e dei poveri, si celebra oggi
la Giornata missionaria mondiale. In occasione di questa ricorrenza Giovanni
Paolo II ha sottolineato, nel messaggio pubblicato lo scorso 21 febbraio,
l’esigenza di una Chiesa più contemplativa, più Santa e missionaria.
“La
guerra e l’ingiustizia – afferma - hanno il loro inizio nel cuore diviso”: per
questo è necessario “intensificare la recita del Santo Rosario” e non
dimenticare, tra le tante intenzioni,
la preghiera per la pace.
“Sotto
lo sguardo vigile della Madre – si legge nel messaggio - la comunità ecclesiale
cresce come una famiglia ravvivata dall’effusione potente dello Spirito e,
pronta a raccogliere le sfide della nuova evangelizzazione, contempla il volto
misericordioso di Gesù nei fratelli, specialmente nei poveri e bisognosi, nelle
persone lontane dalla fede e dal Vangelo”.
Per raggiungere questo obbiettivo il Papa sottolinea
l’urgenza di preparare “preparare evangelizzatori competenti e Santi; è
necessario che non si affievolisca il fervore negli apostoli, specialmente per
la missione ad gentes”.
Nel suo messaggio per l’odierna giornata, Giovanni Paolo
II affida quindi ai fedeli una ‘precisa consegna’: “Il compito dell’animazione
missionaria deve continuare ad essere impegno serio e coerente di ogni
battezzato e di ogni comunità ecclesiale”. “Se il Rosario batterà il ritmo
della nostra esistenza – dice il Santo Padre – potrà diventare strumento
privilegiato per costruire la pace nel cuore degli uomini, nelle famiglie e tra
i popoli”.
In occasione della Giornata Missionaria Mondiale,
l’Agenzia Fides ha presentato, come di consueto, alcuni dati, tratti
dall’ultimo “Annuario statistico della Chiesa 2001”. Tra i dati più indicativi
bisogna registrare il rapporto di 6 a 1 tra la popolazione mondiale, di oltre
sei miliardi di abitanti, ed il numero di cattolici, che supera il miliardo di
persone. Rispetto al 2000 la percentuale di cattolici è aumentata dello 0,02
per cento, le circoscrizioni ecclesiastiche sono 18 in più ed il numero degli
abitanti per sacerdote è aumentato, nel mondo, di 241 unità. Mentre resta
stabile il numero di religiosi è invece sensibilmente calato, con circa 8 mila
unità in meno, quello delle religiose.
Nel campo dell’istruzione e dell’educazione sono inoltre
in crescita sia il numero degli istituti che quello degli alunni per le scuole
materne, primarie, secondarie e superiori. L’unica lieve diminuzione riguarda,
in questo ambito, gli studenti universitari. Per quanto concerne gli Istituti
di beneficenza e assistenza gestiti dalla Chiesa, sono complessivamente
diminuiti ospedali, dispensari e lebbrosari, mentre sono aumentati gli istituti
per anziani e persone portatrici di handicap, gli orfanotrofi ed i giardini di
infanzia.
SARÀ TRASMESSA QUESTA SERA, SU RAI
UNO, LA PRIMA PUNTATA DELLA FICTION, MOLTO ATTESA, DEDICATA ALLA VITA DI MADRE
TERESA:
CON NOI, LUCA BERNABEI, FABRIZIO
COSTA E OLIVIA HUSSEY
- A cura di Amedeo Lomonaco e
Antonella Palermo -
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In occasione della beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, una
delle personalità più carismatiche del XX secolo, la vita della piccola suora
albanese dal sari bianco bordato di blu, sarà ripercorsa nella fiction di due
puntate, prodotta dalla
Lux Vide e diretta da Fabrizio Costa, in onda
stasera e domani sera su Rai Uno. Il film è stato girato tra la città indiana
di Calcutta, la capitale dello Sri Lanka, Colombo, e Roma con attori di sei
nazionalità, 8 mila comparse, decine di elefanti e 200 veicoli d’epoca. La
sceneggiatura ripercorre le tappe fondamentali della vita di madre Teresa:
l’infanzia a Skopje, nell’Albania degli anni Venti; la scelta di dedicarsi ai
poveri; la fondazione delle Missionarie della Carità; il conferimento nel 1979
del Premio Nobel e la morte, avvenuta nel 1997. Il genere della fiction a
sfondo religioso, dopo altri recenti successi, continua dunque a riscuotere
grande interesse.
Ma
quali sono i motivi di questa tendenza? Antonella Palermo lo ha chiesto al
direttore delle attività produttive della Lux Vide, Luca Bernabei.
R. – La
gente ha bisogno di modelli di comportamento, di qualcuno che gli offra delle
strade da seguire. Questo rientra, secondo me, in una funzione importantissima,
fondamentale che la televisione deve avere, cioè quella di fornire delle
visioni della vita che non siano banali, che non siano sempre e soltanto
semplificazioni.
D. – Lei ha raccontato una bella esperienza, quella di
aver avuto il più bel regalo in merito a questa fiction, a questa produzione.
Qual è stato?
R. – L’esperienza della visione del film con il
postulatore della causa di beatifi-cazione, padre Bryan e con le suore
dell’Ordine delle missionarie della carità, che hanno visto il film insieme a
noi ed hanno espresso un giudizio molto interessante. Sono rimasti
assolutamente impressionati dall’interpre-tazione di Olivia Hassey, dalla sua
somiglianza a Madre Teresa e dalla regia sofisticata, sensibile e piena di cura
di Fabrizio Costa.
Sul significato di questa fiction ascoltiamo proprio il
regista Fabrizio Costa che in passato ha diretto altre due importanti opere
incentrate su temi religiosi come ‘Fatima’ e ‘Maria figlia del suo Figlio’.
R. – Ho cercato, in questo lavoro, di fare un film sulla
contemporaneità, cioè su quel sentimento di pietas e di vedere come in
realtà questo sentimento sia quello che muove la profondità dell’animo umano.
Un tentativo di entrare nella cronaca spirituale.
D. – Qual è la difficoltà che si è trovato di fronte,
anche tecnicamente …
R. – Condividere per due mesi e mezzo dei disagi che
necessariamente noi abbia-mo dovuto riprendere con la nostra macchina da presa
…
D. – E’ stato scritto moltissimo su questa donna. Da cosa
si è lasciato guidare?
R. – Dal racconto delle sue giovanissime discepole. Sono
il contrario della vanità, che ormai è diffusa, possono sembrare soldatesse ma
soldatesse di pace, di serenità, di profondità. Credo che Madre Teresa fosse
questa, però c’è un aspetto melanconico di questa donna problematica che ce la
rende più comprensiva, più umana.
Nel film è particolarmente toccante l’interpretazione
dell’attrice argentina, Olivia Hussey, che veste i panni di Madre Teresa.
Ascoltiamo il suo pensiero sulla suora albanese.
R. –
Tra le donne di questo secolo è la donna che ho ammirato di più. E’ una fonte
di luce per tutti noi. Lei ha amato incondizionatamente, traduceva le parole in
azioni ed ha visto il volto di Cristo in ogni persona che ha aiutato e
naturalmente noi possiamo cercare di essere un po’ come lei. Il mondo così
sarebbe migliore.
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‘FOCHI DI GIOIA E
DI ALLEGREZZA’. E’ IL TITOLO DELLO SPETTACOLO PIROTECNICO, DEDICATO AL PAPA, IN
PROGRAMMA QUESTA SERA A ROMA
- Intervista con l'ideatore, di
Valerio Festi -
Il
Comune di Roma offre a Giovanni Paolo II un ricco bouquet pirotecnico in
occasione dei 25 anni di pontificato. Le immagini di luce e di fuoco, i cui
disegni e processi compositivi sono ispirati alla tradizione della Roma
barocca, saranno posizionati al Gianicolo, nel giardino sottostante la terrazza
del Collegio Urbano. L’evento, che inizia alle ore 20, verrà trasmesso in
diretta dalla Radio Vaticana per la sola zona di Roma sulla modulazione di
frequenza di 105 Mhz e sull’onda media di 585 Khz. Su questa iniziativa
ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, l’ideatore dello spettacolo
pirotecnico, Valerio Festi:
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R. – E’ un concerto per “fochi, gioia ed allegrezza”. Così
erano chiamati, e sono stati chiamati per secoli, i giochi pirotecnici che
vedevano l’arte dei pirotec-nici, cioè quelli che in guerra elaboravano le armi
per offendere con la polvere pirica, in tempo sereno di pace trasformare questa
loro abilità in arte di gioia. Pian piano quest’arte ha preso una sua autonomia
e oggi conosciamo, e tutti riconoscono, i fuochi come forse uno dei gesti più
importanti, più forti, più imponenti per segnare la festa, per disegnare nel
cielo i nostri messaggi, forse anche le nostre speranze, i nostri segni di
serenità, di gioia, di colore e di luce. Con le tecniche che noi oggi
possediamo ho costruito una partitura pirotecnica, vale a dire dei fuochi che
durano il tempo esatto delle frasi musicali e accompagnano l’esecuzione
musicale con i colori, con il ritmo, con i vari disegni, con le varie forze di
luce. La musica scelta è stata la “Missa pro pace”, una messa composta da un
compositore polacco contemporaneo, Kilar Wojciech, ed eseguita nel dicembre del 2001 alla presenza del
Santo Padre. E’ una messa che contiene in sé il messaggio credo portante della
vita del Santo Padre, cioè la pace. E proprio dal brano che chiede pace per
tutti noi partiamo in questo spettacolo che vuole appunto coniugare un grande
momento di festa e di gioia con la ricerca della pace, anche attraverso un
momento di ritualità collettiva come quello che andiamo a proporre.
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19
ottobre 2003
“UN
EUROPEO VENUTO DAL FUTURO”:
IN UNA
MOSTRA STORICO-BIOGRAFICA AL VITTORIANO DI ROMA,
LA
STRAORDINARIA FIGURA DI ALCIDE DE GASPERI
- Con
noi, Maria Romana De Gasperi e il prof. Pierluigi Ballini -
“Alcide
De Gasperi, un europeo venuto dal futuro”: è il suggestivo titolo di una mostra
inaugurata questa settimana al Vittoriano. Ricca di documenti ed immagini, la
rassegna storico-biografica illustra la straordinaria parabola politica dello
statista democristiano, annoverato tra i “padri nobili” dell’Europa unita assieme
al tedesco Adenauer e al francese Schuman. La mostra, visitabile fino al 20
dicembre, fa parte di una serie di iniziative per celebrare il leader politico
a cinquant’anni dalla morte. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Inno europeo)
Un grande italiano, un grande europeo. Uomo di profonda
fede, leader del dialogo, ma fermo sui principi, Alcide De Gasperi ha saputo
precorrere i tempi intuendo che la via dell’integrazione era l’unica possibile
per quei popoli che si erano affrontati in modo sanguinoso durante la Seconda
Guerra Mondiale. A mezzo secolo dalla sua scomparsa, è dunque ancora quanto mai
attuale la figura dello statista, che, con coraggio e saggezza non comuni,
seppe traghettare l’Italia dall’era buia del Fascismo al consolidamento della
democrazia. Un merito, questo, sottolineato dal curatore della mostra al
Vittoriano, lo storico dell’Università di Firenze, Pierluigi Ballini:
R. – De
Gasperi ha guidato la ricostruzione del Paese, di un Paese distrutto dalla
guerra, isolato sul piano internazionale dal Fascismo. Ha saldato a questa attività
di ricostruzione una fase di sviluppo; ha inserito l’Italia nell’area occidentale;
ha intuito che l’Europa sarebbe stata il nostro futuro.
D. – Oggi, per italiani, tedeschi e francesi è facile
definirsi europei. Ma quale fu la grande intuizione, la visione di De Gasperi
nell’Europa divisa dai muri, con le ferite ancora aperte della Seconda Guerra
Mondiale?
R. – Nel dopoguerra la propaganda nazionalistica trovava
ancora molti ascoltatori. Gli odi erano profondi. In quel contesto fu davvero
un’intuizione di grande novità proporre l’Europa unita nella pace. E non è un
caso che siano stati a pensarla così un lorenese, un renano e un trentino. Aver
pensato al futuro, al di là delle frontiere nazionali, è l’eredità più bella
che De Gasperi lascia agli statisti di oggi.
D. – Quali sono state, secondo lei, le qualità che hanno
reso il politico democristiano uno statista di prima grandezza?
R. – Le radici di questo suo modo di pensare la politica
come servizio, di non dimenticare mai la missione cristiana – non si intende De
Gasperi prescindendo dalla sua fede – sono il suo pragmatismo, il suo realismo,
la sua operosità, una capacità di concretezza ed un realismo che non è mai stata
rinuncia ai principi. Queste mi sembrano le sue qualità migliori: la politica
animata da una grande passione ideale e da una religiosità profonda. Perché
come De Gasperi ripeteva: “Senza una grande tensione ideale la democrazia sopravvive
stancamente”.
Ma quale è stato il tratto del carattere di De Gasperi,
che maggiormente ha influito sulla sua attività politica? Ecco la testimonianza
della figlia del leader democristiano, Maria Romana:
R. – Io credo sia stata la tolleranza, la capacità di
lavorare assieme a persone che avevano anche idee completamente diverse e
diversi atteggiamenti verso la politica o verso la fede.
D. – Qual è l’insegnamento più profondo che suo padre le
ha lasciato?
R. – Quello di accettare di non finire il proprio compito,
come mi ha detto alla fine della sua vita: “Il Signore ti dà vita, ti dà forza,
ti dà coraggio, ti dà anche un compito, ma ad un certo punto di dice ‘ora
basta, puoi andare’. Dobbiamo accettarlo. Io in questo momento ho fatto di
tutto e la mia coscienza è in pace”.
D. – Suo padre è stato una figura esemplare di politico
cristiano. Quanto la fede ha aiutato l’uomo e lo statista De Gasperi?
R. – La fede penso lo abbia aiutato sempre, anche nel
periodo difficile della sua vita, quando ha dovuto passare 20 anni al di fuori
della società e quindi nella solitudine. Ci accompagnava in San Pietro a
sentire la Messa la domenica e lo vedevamo assorto a pregare. Anche in Chiesa
aveva i suo piccolo messalino, che ha tenuto nei periodi di oscurità e quando
era presidente del Consiglio. Si è sempre, sempre appellato a Nostro Signore.
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19
ottobre 2003
SI CONCLUDE OGGI LA STAFFETTA DELLA PACE
PARTITA DA SAN GIOVANNI ROTONDO ALLA VOLTA DI TIRANA
NEL NOME DI PADRE PIO E MADRE TERESA
SAN GIOVANNI ROTONDO. = E’ partita venerdì scorso da San Giovanni
Rotondo la “Maratona dei popoli”, il primo memorial in onore di Madre Teresa di
Calcutta, che unirà con una staffetta simbolica la città di San Pio al
capoluogo albanese, Tirana. L’evento, che si conclude oggi, è stato
organizzato, tra gli altri, dai frati cappuccini del convento – santuario Santa
Maria delle Grazie, dall’ospedale Casa sollievo della sofferenza, e dal comune
di San Giovanni Rotondo. Parteciperanno all’iniziativa centinaia di atleti,
tutti appartenenti ai vari sodalizi presenti in città e nel comprensorio. La
staffetta, partita dal sagrato di Santa Maria delle Grazie dove è stata
consegnata la fiaccola simbolica della pace, è proseguita alla volta di
Brindisi per essere benedetta dall’arcivescovo, mons. Rocco Talucci. La
fiaccola è stata poi trasportata con la nave a Tirana dai soldati italiani.
Secondo gli organizzatori questa iniziativa rappresenta una tappa importante
per il rilancio turistico della cittadina tanto cara a Padre Pio da
Pietrelcina. (A.L.)
IN UN
NUOVO MESSAGGIO TRASMESSO IERI DA ‘Al Jazeera’’,
BIN LADEN MINACCIA NUOVI ATTACCHI “DENTRO
E FUORI GLI STATI UNITI”.
NEL MIRINO ANCHE L’ITALIA
DOHA. = In un nuovo
messaggio registrato su nastro ed inviato alla televisione del Qatar, ‘Al
Jazeera’, il leader dell’organizzazione terroristica di Al Qaida, Osama Bin
Laden, minaccia nuovi attentati suicidi, cita l’Italia fra gli obiettivi
possibili ed ordina agli americani di lasciare immediatamente l’Iraq. “Le forze
americane - dice Bin Laden - si sono impantanate in Iraq e noi continueremo a
combatterle con operazioni suicide dentro e fuori gli Stati Uniti, finché non
riusciremo a fermare gli oppressori”. Bin Laden si rivolge quindi al popolo
iracheno, lo incita alla jihad e avverte che saranno colpiti anche i
Paesi che hanno aiutato gli Stati Uniti nella guerra nel Golfo Persico: “Ci
riserviamo – annuncia nella registrazione - il diritto di una rappresaglia al
momento giusto e nel posto giusto, contro tutti gli Stati che prendono parte a
questa guerra iniqua” citando espressamente Italia, Gran Bretagna, Spagna,
Australia, Polonia e Giappone. Dalla rappresaglia, ha ammonito ancora lo
sceicco saudita, “non saranno esclusi i Paesi islamici che prendono parte al conflitto”.
In particolare, questo vale per “i Paesi del Golfo, e soprattutto per il Kuwait
- ha detto Bin Laden - che è stato rampa di lancio per l’intervento militare in
Iraq”. Dopo la diffusione del messaggio il ministero degli Interni italiano ha
assicurato che “il livello di attenzione in Italia continua ad essere alto e
sono già attive tutte le misure di prevenzione che la situazione consiglia”.
(A.L.)
LA PREGHIERA ECUMENICA, LA MARCIA DELLA PACE
E LA CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA BASILICA
PONTIFICIA
DI SAN NICOLA DI BARI. SONO GLI ODIERNI EVENTI
CONCLUSIVI DI KAIROS 2003,
IL 4° MEETING CARISMATICO PATROCINATO DALLA CONFERENZA
EPISCOPALE PUGLIESE
BARI. = “Testimoni della fede cristiana e nuovi
martiri in Europa”. E’ questo il tema del 4° Meeting internazionale per la pace
tra le nazioni, ‘Kairòs 2003’, organizzato dalla Comunità di Gesù con il
patrocinio della Conferenza episcopale pugliese. Il convegno, iniziato venerdì
ed in corso di svolgimento presso la Fiera del Levante di Bari, prevede
nell’odierna giornata conclusiva la preghiera ecumenica presieduta alle 15.30,
nella Basilica ‘San Nicola’, dal vescovo di Altamura – Gravina – Acquaviva,
mons. Mario Paciello. Successivamente si svolgerà la Marcia della pace per le strade della città pugliese e a partire
dalle ore 19.00, la concelebrazione eucaristica presieduta dal presidente del
Pontificio consiglio per i laici, il cardinale James Francis Stafford. ‘Kairòs
2003’, un incontro carismatico di riconciliazione incentrato sulla riscoperta
delle radici cristiane dell’Europa, è aperto al dialogo fra cattolici romani,
ortodossi, evangelici, protestanti, luterani, pentecostali e non
denominazionali. Il meeting, dove è possibile sperimentare l’esperienza di un
nuovo “Battesimo nello Spirito” ed una rinnovata effusione dei doni carismatici
dello Spirito, intende approfondire il “cammino verso l’unità visibile delle
Chiese in Europa” mettendo in evidenza la relazione tra l’Eucaristia ed il
martirio. (A.L.)
ANCORA
ODIO E VIOLENZE IN IRAQ: L’UCCISIONE A TIKRIT DI ALTRI DUE SOLDATI
STATUNITENSI
CONFERMA I TIMORI DI UNO STUDIO PUBBLICATO, LA SCORSA
PRIMAVERA,
DAL DIPARTIMENTO DI STATO AMERICANO SUI PERICOLI
NELLA
GESTIONE DEL DOPOGUERRA NEL PAESE ARABO
BAGHDAD.
= Non si arresta la scia di violenze in Iraq. Due soldati statunitensi sono
rimasti uccisi ed un altro è stato ferito in un’imboscata a Tikrit, città
natale di Saddam Hussein. Lo ha reso noto un portavoce della coalizione guidata
dagli Stati Uniti, precisando che i militari sono stati raggiunti da colpi
esplosi con un lancia razzi. Sale così a 103 il numero dei soldati americani
uccisi in combattimento dallo scorso primo maggio. C’è anche la notizia, non
confermata, di un attacco contro le forze americane a Falluja. Secondo un
testimone, un razzo avrebbe colpito un camion che trasportava munizioni
provocando un’enorme esplosione. Non si hanno ancora notizie di eventuali
vittime. Uno studio pubblicato la scorsa primavera dal dipartimento di Stato
aveva intanto previsto le disfunzioni ed i problemi che stanno rendendo
difficile la gestione del dopoguerra nel Paese arabo. La ricerca, alla quale
hanno lavorato circa 200 esperti per un anno intero, fu però completamente
ignorata dal Pentagono, che aveva allora il totale controllo anche della
ricostruzione in Iraq. Un controllo che ora il presidente americano, George
Bush, di fronte ad una realtà del dopoguerra molto più difficile e complessa
rispetto al quadro prospettato dal Pentagono, ha affidato direttamente
al suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleeza Rice. Le linee
portanti dello studio, intitolato “Progetto per il futuro dell'Iraq”, erano già
note, ma solo adesso sono emersi - rivela oggi il New York Times” - nuovi
elementi che sottolineano l’ennesimo scontro fra Pentagono e dipartimento di
Stato durante i mesi precedenti all’intervento militare nel Golfo Persico.
(A.L.)
IL FILM SULLA VITA DEL PAPA REALIZZATO DALLA ‘NOVA
T’, LA CASA DI PRODUZIONI
TELEVISIVE FONDATA DAI PADRI CAPPUCCINI, SARÀ
PROSSIMAMENTE TRASMESSO
DALLA
PRIMA RETE PUBBLICA TEDESCA
TORINO. = Un documentario sulla
vita di Giovanni Paolo II, prodotto dalla casa torinese dei padri cappuccini,
la ‘Nova T’, verrà trasmesso nei Paesi di lingua tedesca. Il primo canale della
televisione pubblica, Zdf, ha infatti acquistato il film diretto da
Michelangelo Dotta e si appresta a trasmetterlo in Germania, in Austria ed in
Svizzera. La vita di Karol Wojtyla, viene raccontata esclusivamente attraverso
le sue parole ed i suoi scritti, con brani di suoi discorsi o attraverso la
voce fuori campo dell’attore e doppiatore italiano Ferruccio Amendola.
Nell’opera sono riletti gli avvenimenti più significativi della sua vita in
relazione ad alcuni dei principali eventi degli ultimi decenni. Immagini
d’archivio, alcune inedite ed esclusive di proprietà del Centro Televisivo
Vaticano (Ctv), si succedono a quelle realizzate in Polonia, in India e nella
Città del Vaticano, per raccontare l’unicità del primo Papa non italiano dopo
quasi 450 anni. I brani letti da Ferruccio Amendola sono tratti dal volume di
Giovanni Paolo II “Dono e Mistero” e da altri suoi testi. La Nova T è stata
fondata dai Frati Cappuccini della Provincia di Torino nel 1982 e realizza
documentari e reportage sul fenomeno della globalizzazione, sui drammi del
terzo mondo e sul rapporto tra l’uomo e la spiritualità. Il suo gruppo
azionario è formato interamente da religiosi e l’equipe di lavoro è coordinata
dal segretario del Centro missioni estere dei frati cappuccini della provincia
del Piemonte, padre Ottavio Fasano. (D.D.
– A.L.)
L’IRAN CONFERMA L’AVVIO DEL NEGOZIATO CON FRANCIA, GERMANIA E GRAN
BRETAGNA SUL PROPRIO PROGRAMMA NUCLEARE
TEHERAN.
= Per risolvere la crisi sul programma nucleare iraniano, il governo di Teheran
ha ufficialmente dichiarato di aver avviato negoziati con Gran Bretagna,
Francia e Germania. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hamid-Reza Asefi,
ha anche confermato la notizia, dell'invito in Iran dei ministri degli Esteri
dei tre paesi europei. Secondo quanto riporta il sito dell’emittente britannica
Bbc, i tre Paesi europei hanno inviato, alcuni mesi fa, una lettera al governo
iraniano offrendo di cooperare nel settore della produzione del nucleare civile
se l’Iran accetterà di rispettare tutte le condizioni poste dall’Agenzia
internazionale per l'Energia atomica (Aiea). L’Agenzia di Vienna ha fissato per
il prossimo 31 ottobre un importante ultimatum: entro questa data l’Iran dovrà
infatti dimostrare “apertura e trasparenza”' in merito al suo programma
nucleare, permettendo quindi agli esperti dell’Aiea di escludere completamente
ogni intenzione bellica da parte di Teheran. L’Aiea ha anche chiesto all’Iran
la firma di un protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione che
consentirà ispezioni senza preavviso e in qualunque sito del Paese. Ma tale
richiesta non è stata inserita nell'ultimatum. (A.L.)
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